Una web-rivista cristiana cattolica sull'espressione artistica e culturale
Pagine
▼
ARTCUREL Sezioni
▼
AUTORI Rubriche
▼
venerdì 12 luglio 2019
Arte, Zen e Ikebana , di Daisetz T. Suzuki
Daisetz T. Suzuki ARTE , ZEN E IKEBANA
In ogni tentativo di espressione artistica giunge
un momento in cui è necessario prendere coscienza della duplice dimensione
dell'arte; l'aspetto metafisico e quello pratico, il significato irrazionale e
quello accessibile al ragionamento o, secondo la terminologia della filosofia
indiana, prajna e vijnana. L'aspetto positivo e razionale della pittura, il
suo vijnana, è l'uso del pennello, la mescolanza dei colori, il tracciato
delle linee: in una parola , la tecnica. Tuttavia, l'artista non può limitarsi a dominare
la tecnica; noi sentiamo nel profondo della nostra coscienza che c'è dell'altro
da raggiungere e da scoprire. L'insegnamento e l'esercizio non bastano e non
possono rivelarci il segreto dell'arte: sin quando il suo mistero ci rimane
nascosto, essa non è autentica arte. Questo mistero è di ordine
metafisico, è al di là della comprensione logica; proviene dal prajna ,
la saggezza trascendentale. Lo spirito occidentale è ossessionato dalla
tecnica e dalla precisione delle proprie strutture; lo spirito orientale,
invece, ha una tensione mistica e il suo fine è soprattutto ciò che può venir
definito il segreto dell'essere. In un certo senso la vita stessa è un'arte.
Breve o lunga che sia, e quali che siano le condizioni della nostra esistenza,
non solo cerchiamo di viverla nel modo più positivo, ma vogliamo anche
comprenderne il significato ; in altri termini, cerchiamo di cogliere qualche
bagliore del suo mistero. E' da questa prospettiva che il giapponese
considera le arti; egli le intende come metodi particolari di formazione che
permettono di cogliere la bellezza dell'esistenza, quella bellezza che supera
ogni comprensione razionale, ogni significato utilitaristico, e che è il mistero
stesso. In questo senso lo Zen è strettamente imparentato
con le arti : con la pittura , la cerimonia del tè , l'ikebana , la spada , il
tiro con l'arco... ...In Giappone non si studia un'arte per amore
dell'arte, ma per ricevere l'illuminazione spirituale che essa può donare. Se
l'arte si limita alla dimensione esteriore, se non conduce a ciò che è più
profondo e più essenziale, in altre parole se non diventa una forma di
spiritualità, il giapponese non la ritiene degna di essere studiata. Arte e "religione" sono intimamente unite nella
storia della cultura giapponese. L'arte di "disporre i fiori" - ikebana -
non è un'arte nel senso proprio del termine, ma è l'espressione di una
concezione della vita molto più profonda. I fiori devono essere disposti in modo da
suscitare la visione dei "gigli dei campi", di cui si dice che Salomone in tutta
la sua gloria non poteva uguagliare lo splendore. Basho, poeta giapponese del
XVII secolo, guardava con rispetto il più modesto fiore selvatico (nazuna),
giacché esso testimonia il più profondo segreto della natura, che è un' "arte
senza arte".
Fonte : dal libro "Lo Zen e l'Arte di
disporre i fiori" di Gusty Herrigel , CDE, Milano, 1991, dall'introduzione di
Daisetz T. Suzuki. Fonte foto :
www.holymtn.com/garden/ikebana1.jpg
Nessun commento:
Posta un commento