che
comprende una scelta di detti e di fatti di santi, o di altre persone di
singolare virtù adattati ad incitare le anime all'acquisto della perfezione ,
e
i loro confessori a condurveli
EDIZIONE DUODECIMA
corretta , accresciuta, e
ridotta a miglior ordine coll'aggiunta
DI UNA UTILISSIMA
APPENDICE
colla pratica della umiltà
, e della carità
------
Tipografia Paci, Napoli, 1843.
APPENDICE
*************************************
- INDICE delle materie contenute nell'APPENDICE
-
- CAPITOLO I : PRATICA DELL'UMILTA'
- I - Pratica dell'Umiltà ne' pensieri
- II - Pratica dell'Umiltà nelle parole
- III - Pratica dell'Umiltà nelle opere
-
- CAPITOLO II : PRATICA DELLA CARITA' FRATERNA
- I - Pratica della Carità fraterna nei pensieri
- II - Pratica della Carità fraterna nelle parole
- III - Pratica della Carità fraterna nelle opere
- -----
- CONFIDENZA NELLE TENTAZIONI ED ARIDITA' DI SPIRITO
- I - Confidenza nelle Tentazioni
- II - Confidenza nelle Aridità , e Desolazioni
- -----
- PROTESTA PER LA BUONA MORTE
******************************************************
PRATICA DELL'UMILTA'
I. Pratica dell'Umiltà ne'
pensieri .
La Pratica dell'Umiltà dipende
dallo stabilirsi nella mente questi due principj , cioè :
I. Ogni bene è da Dio , ed a
lui solo se ne dee la gloria .
II. L'Uomo per se stesso non
ha altro , che miserie , e disposizione ad ogni male .
1. Premessi questi principj
, procura di mantenerti sempre in un basso sentimento di te medesimo , non
dandoti mai a credere d'esser qualche gran cosa , di poter molto , o d'aver de'
meriti , o dell'abilità per alcun bene .
Un gran servo di Dio , molto stimato da S.
Ignazio Loyola , avea spesso in bocca questo bel detto : Chi crede di valer
qualche cosa , val poco ; e chi crede di valer molto , non vale niente .
S. Vincenzo de Paoli era sì altamente persuaso di questa verità , che non potea
far di meno di non annichilarsi continuamente innanzi a Dio , riputandosi
inettissimo per qualunque opera buona , ed inabile per ogni bene . Onde rivolto
spesso a Dio , solea dire : Dio mio , io distruggerò tutto , se voi non regolate
ogni mia parola ed azione . Questo facea ch'egli non avesse animo
d'intraprendere alcuna da se stesso , e di suo proprio parere , ma unicamente
s'attenesse ad eseguire gli ordini della divina Provvidenza , secondo i più
chiari contrassegni , che aver ne potea . Tommaso da Kempis parlando
col Signore , diceva : o Signore , quanto mi umiliano gli abissi de' vostri
giudizj , ne' quali io trovo di non essere altro , che un puro nulla .
S. Domenico avea tanto vil concetto di se , che prima d'entrare nelle Città ,
ove andava a predicare , pregava il Signore colle ginocchia per terra a non
mandarvi qualche flagello per cagione de' suoi peccati . La V. M.
Serafina era tanto persuasa della necessità , in cui l'uomo trovasi di esser
umile , che , com'ella medesima attesta in una sua relazione , nel sentir alle
volte esagerare da' Predicatori che bisognava esser umile , ed aver basso
concetto di se : Io , dice , me ne stupiva , e dicea tra me : a che proposito
dicono questo ? non è questa una cosa chiara e potente ? chi è quegli , che
voglia rubare , e pigliarsi quello che non è suo ? E ad un Confessore di molto
spirito , che una volta mi esagerava la bellezza dell'Umiltà , gli dimandai che
avessi da fare per acquistar tal virtù . E dicendomi esso , che bisognava
pensare a' suoi peccati , ed alle proprie miserie : io con ammirazione risposi :
questa è una cosa che si vede , e si tocca con mano , e non ci vuol tanta fatica
per conoscerla . Chi ha una piaga nel suo corpo , e gli duole , che bisogno ha
d'andarvi pensando , se la vede e sente ? Così ho io inteso , ed intendo la
verità del mio misero stato . S. Caterina da Genova parlando delle
miserie dell'uomo , dice così : Sul principio della mia conversione ebbi una
visione , in cui mi fu data a conoscere la malizia e malignità dell'uomo , che
di continuo mi sta presente ; ed ogni dì meglio la veggo , ed è incredibile ed
inenarrabile . E' egli tanto forte nella sua propria volontà , che per
vincerlo convien che la divina possanza vi adopri l'ingegno ; è tanto congiunto
a' diletti della carne , del Mondo , e della propria stima , che per cavarnelo ,
bisogna , che la divina Bontà gli doni de' gusti spirituali , i quali sien di
gran lunga migliori di tutti questi altri , che amava ; altrimenti non li
lascerebbe mai . Anzi ancorché provando la preziosità di questi , abbia
più volte deliberato di lasciar tutto il resto , e di abbandonar mille Mondi per
lo minimo di essi ; per un poco , che Dio ne lo privi , ritorna subito al suo
maligno istinto . Ond'è , che se il Signore guardasse a questa nostra
tanta malignità , non potrebbe mai vederci , né farci alcun bene . Ma egli
guarda solamente alla sua infinita clemenza e bontà , e mosso dal suo puro amore
, cerca di condurci a quel fine , per cui ci ha creati . Da che si conosce ,
tutta la gloria esser di Dio , e l'uomo da se altro non avere che malignità ; la
quale se Dio con la sua misericordia non tenesse bassa , immantinente si
precipiterebbe in tutt'i mali possibili , da' quali senza uno speciale ajuto di
Dio non potrebbe più uscire .
2.
In qualunque grado di perfezione tu stia , nel tuo interno ti dei sempre stimare
per inferiore a tutti , riconoscendoti anche più iniquo degli stessi peccatori
pubblici , o de' medesimi i quali non avranno forse mai riconosciuta la gravezza
del peccato , e che se avessero avuti tanti ajuti da Dio quanti ne hai avuti tu
, forse avrebbero fatto più bene che non hai fatto tu , e sarebber già arrivati
alla cima della perfezione ; laddove tu te ne stai ancora al principio .
Tu , con tutta l'abilità che ti par d'avere , se il Signore ti levasse il suo
lume , incontanente resteresti come uno , al quale di notte viene smorzata la
candela in mano . Oltracciò , colui che ti pare tanto imperfetto può essere ,
che negli occhi di Dio sia , o sia per essere assai più grande di te . E
quello ch'è più , potrebbe essere , che un giorno tu avessi a cedergli il posto
, e ch'egli sia per essere un beato nel Cielo e tu un miserabile dannato
nell'Inferno . Giuda ebbe grandi principj di bontà , maggiori di quelli
che possiamo figurarci in qualunque persona perfetta . S. Paolo fu
persecutore della Chiesa più barbaro di quanti ne vivono oggidì : e pure che
cambiamento non fecero ?
S. M. Madd. de Pazzi , benché fosse sì eccellente
nelle virtù e nella santità , si stimava la più vile , abietta e imperfetta , e
la più manchevole e peccatrice tra tutte le Monache ; onde spesso baciava ov'esse
aveano posto i piedi . Tenea poi tutte le altre per sante , e più atte di
se ad ogni bene ; e sempre innalzava le virtù delle altre , non solo delle vive
, ma ancor delle morte , tanto che ne ingenerava in chi la sentiva gran concetto
, e venerazione . E non solo tra le Monache , ma tra tutti gli uomini
ancora , fin tra i maggiori peccatori , ella si tenea per la più iniqua e rea ,
credendo d'esser cagione di tutte le imperfezioni , che si commetteano nel
Monastero , ed anche di tutt'i peccati del Mondo , e della dannazione di molte
Anime : perché le parea d'esser fervente quanto doveva in pregar Dio per
li peccatori : ed in cercar di placar l'ira sua per li peccatori : conforme lo
dichiarò ella stessa in un'estasi , in cui postasi a piangere le colpe altrui ,
uscì in questa esclamazione : oh , che se io fossi stata fervente nell'orazione
: se io avessi avuto raccoglimento in me stessa , Iddio m'avrebbe certamente
illuminata altramente : il che non ha potuto fare per li miei difetti : onde
avrei ottenuti mezzi da impetrar lume a queste povere Anime , ed esse non
sarebbero in questo misero stato . E non bastandole questo , si riputava di più
similissima agli stessi Demonj per la superbia ed ingratitudine , che le parea
d'avere : e solea dir , che ogni altra persona , che avesse ricevuti da Dio i
benefizj ed i comodi di far del bene , che aveva essa ricevuti , non l'avrebbe
al certo offeso , quanto l'aveva essa offeso , ma l'avrebbe onorato più , che
non l'onorava essa . Laonde quando udiva , o vedeva in alcuna qualche difetto ,
non ne concepiva disprezzo , o sdegno , come altre fanno ; ma la compativa
teneramente , dicendo tra se : se io fossi ne' suoi piedi , forse avrei fatto
peggio : e conforme dicea colla lingua , così la sentiva veramente nel cuore .
Poiché richiesta una volta da una novizia , come facesse ad avere sì bassa stima
di se , vedendo che Iddio le facea tanti favori e doni sì rari , rispose con
grande umiltà : Sappiate , figlia , che se il Signore non mi avesse trattata
così , e trattenuta in questa guisa , io mi sarei precipitata nelle maggiori
enormità . A voi altre non fa così , perchè voi ubbidite alla semplice sua voce
, e lo servite senza questi particolari favori . E perciò io vengo ad essere più
miserabile di tutte voi . S. Francesco Saverio si riputava il più
iniquo di tutti gli uomini . Così S. Cater. di Bologna , la quale si esercitava
più delle altre Religiose nelle virtù ; e si riputava la più imperfetta di tutte
, così pure S. Francesco , S. Chiara , ed infiniti altri . Racconta
Anastasio Abate del Monte Sinai , esservi stato nel suo Monastero un Monaco ,
che non troppo si accomodava alle cose della Comunità , specialmente al coro e
a' digiuni ; e che però non era tenuto per molto buon Religioso : e pure venuto
alla morte si mostrava tutto allegro e contento ; di che il medesimo Anastasio
lo riprese : come , disse , un Monaco ch'è vissuto tanto rilassatamente , ride ,
e sta in quest'ora tanto allegro ! Padre , rispose il moribondo , non ti
maravigliare di questo ; poiché il Signore mi ha mandato a dire per un Angelo ,
che mi ho da salvare , perché ho adempiuto quella sua parola : non vogliate
giudicare , e non sarete giudicati : perdonate , e vi sarà perdonato . E
sebbene è vero , che io non mi uniformava quanto doveva alle cose della Comunità
, parte per la mia poca sanità , e parte per la mia rilassazione ; nondimeno
soffriva , che mi maltrattassero , e loro perdonava di cuore , né mal li
giudicava , anzi scusava sempre quel che facevano e dicevano : e per questo io
sto allegro . Se ci fossimo incontrati nel buon Ladrone in fine della sua
pessima vita , allorché egli perduto ogni rimorso , ed ogni sentimento di pietà
, ad altro non pensava , che a rendersi sempre più famoso nell'iniquità , chi
non l'avrebbe tenuto per un uomo prescito , e totalmente abbandonato da Dio ? e
pure poco dopo fu dichiarato per bocca dell'istessa Verità per un vero
predestinato .
3.
Avverti di non far molta stima delle tue operazioni , e molto più di non
preferirle mai a quelle degli altri : perché sebben ti paressero ben fatte ,
agli altri forse non parranno tali , e molto meno a Dio , avanti a cui le nostre
migliori azioni non son più , che i panni di una mestruata . Oltre di che ,
quante volte tu medesimo giudicasti perfette le opere tue , parendoti , che non
vi mancasse niente : e poi tornando a rivederle dopo qualche tempo non ti
piaceano più ? Sicché il non iscoprirci difetti , lo dei attribuire alla
debolezza della tua vista .
A S. M. Madd. de Pazzi tutto ciò che facea , le
parea di farlo imperfettamente , e che tutte le azioni sue nulla valessero .
Onde mostrandole il Signore in un'estasi il premio , che le tenea riposto in
Paradiso per le astinenze e mortificazioni della sua puerizia , grandemente se
ne maravigliò , come di opere di niun valore . Nelle stesse azioni manuali
ancorché fosse in tutte molto esquisita , sempre le parea di difettare ; e
stimava che le altre facessero ogni cosa meglio di lei . Fin negli esercizj
della cucina si sottometteva alle converse , né mai preferiva alcuna cosa a
quelle delle altre . Onde quando diceva , o facea qualche cosa , soleva
interrogar le compagne , e dire : Vi pare che io abbia fatto , e detto bene ?
Avvisatemi di grazia , se ci ho fatto mancamento . E se alcuna l'avvisava di
qualche difetto ; ancorché ella non lo vedesse , o veramente non vi fosse , pure
subito cedea senza giustificarsi , credendo di farlo e non conoscerlo . Quando
era maestra delle novizie , se ne vedeva alcuna di buon talento , o che si
compiacesse delle sue operazioni per tenerla bassa , con quel gran lume , che
avea delle cose spirituali , trovava in quelle azioni molte imperfezioni , e
loro le scopriva sì chiaramente , che restavano illuminate ed umiliate :
talmente che quella , che prima sentiva vana gloria , o compiacimento nelle sue
azioni , dopo si vergognava di averle fatte così male , come la maestra le
mostrava . Chiedendo un dì il Signore a S. Gaetano , che cosa
volesse per quel che avea fatto per lui : il Santo rispose di non aver mai fatto
alcuna cosa buona ; e che tutte le opere sue erano state sì imperfette , che
meritavano piuttosto gastigo , che premio . Il P. Alvarez ebbe una
volta una visione celeste in cui gli fu mostrata tutta la serie della sua vita
sotto il simbolo di un grappolo d'uva , i cui acini , che significano le azioni
da esso fatte , si vedeano chi vizzo , chi secco , chi fracido , chi punto , chi
macchiato : in una parola niuno se ne vedea , che fosse perfetto , fuorché
quattro , o cinque : ed in questi ancora , soggiunse l'Angiolo , se vorrò
esaminarli a tutto rigore , ci troverò delle imperfezioni .
4. Se talora vedrai d'avere
, o di fare qualche bene , guardati di non attribuirlo mai a te , né di cercarne
, o di pretenderne alcuna stima , o lode degli altri . E se mai vedessi , che
alcuno per quello ti stima , e ti loda ; ne dei far quel conto , che faresti
della stima e delle lodi di un fanciullo . Chi ti loda , t'inganna ;
mentre concorre a farti tener per tuo quel ch'è della Grazia . E se in tali casi
ti verranno modi di compiacenza , o di vanità , per parerti , che quel bene , se
non altro , sia almeno effetto della tua cooperazione ed industria : ricordati ,
che tal cooperazione ed industria , da te usata , suppone sempre una grazia
speciale , che ti è stata conceduta . Ond'è che se hai cooperato , hai fatto
quel ch'eri obbligato a fare ; e perciò il maggior titolo , che ne potresti
pretendere , sarà quello di servo inutile . Oltre di che , se confronterai quel
bene , che in te vedi , col bene , ch'è in Dio ; il tuo scomparirà di tal
maniera che non lo riconoscerai più per bene .
S. Vincenzo de Paoli , benché facesse tanto bene
a pro del prossimo , non attribuiva mai a se cosa alcuna , ma tutto a Dio ; e
solea dire : Guai a' missionarj se attribuiranno a se stessi qualche parte del
bene , che fanno , e se crederanno di meritarne stima ed onore . Tengano
per certo che quei , che credono di esser autori del bene , che sperano , o
d'averci minima parte , o si compiacciono di tal pensiero , perdono assai più
che non guadagnano ; ancorché per altro le cose , che fanno , sieno buone e
sante . Suora Rachele Pastore di Napoli pregata dal Confessore di
raccomandare a Dio un certo predicatore , rapita in estasi nell'orazione disse :
non si affatichi troppo perché il Signore l'assiste con grazia speciale ; e poi
: oh quanto è bella quest'Anima , e quanto Iddio in essa si compiace , perché
quanto da Dio riceve , tutto a Dio rende ; riconoscendo tutto da lui , e niente
attribuendo a se ! oh quanto di questo si compiace il Signore !
S. Luigi Gonzaga sempre che sentiva qualche cosa di propria lode s'arrossiva in
volto , come se fosse stata cosa di vitupero . La V. M. Crocifissa
non ebbe mai stimoli interni di vanagloria , anzi aveva una totale incapacità
d'averne : tanto che non sapea capire come l'uomo potesse ammettere nel suo
cuore simili atti , avendo in se tanti motivi d'avvilirsi . S.
Teresa dicea che sebbene avesse voluto di proposito invanirsi delle proprie lodi
non le sarebbe riuscito : tanto stava ben fondata nella cognizione delle sue
miserie . Il P. Suarez , con tutto che fosse tanto insigne in
lettere , diceva , ingenuamente , che non sentiva per questo alcun moto di
vanità ; perché sapea , che molti villani sarebbero divenuti più dotti di lui ,
se avessero potuto avere gli stessi mezzi ed ajuti . S. M. Madd. de
Pazzi richiesta da una sua confidente , se tante grazie che avea ricevuto da Dio
, l'avessero mai data occasione di vana compiacenza : Non sapete voi , rispose ,
che niuno si dee prender gloria di quel che non è suo ? Ed un'altra volta
leggendole una Monaca alcune intelligenze , che avea scritte nel sentirle
proferir da essa in un ratto , per veder se vi fosse errore , le dimandò se
sentisse moti di vanagloria , rispose , che tanto sentiva di quel che le avea
letto , quanto se l'avessero letto qualsiasi altro libro , e che solo riconoscea
d'aver avuti in se quei sentimenti . La V. M. Serafina scrisse al
suo Direttore in questa guisa : Conosco chiaramente , che io son come una tromba
, la quale tanto suona , quanto v'è il fiato di colui , che l'adopra : e quando
questo manca , se ne giace in un cantone senza valere a niente . Così appunto
son io , che , allora vaglio a qualche cosa , quando Dio se ne vuol servire , e
mi dà il vigore della sua divina influenza ; e quando questo vi manca , non son
atta a far alcuna cosa di buono , fuorché a starmene buttata in un cantone ,
parendomi di non meritare , che alcuno si ricordi di me , e mi tenga per qualche
cosa , ma solo di dover esser da tutti scordata e vilipesa . Onde quando io
vedea , che alcuno si ricordava di me , me ne stupitiva ; ricevendo dispregi ed
oltraggi , pareami , che questi avessero trovato il lor proprio luogo . Ed una
volta sentendosi esagerar da un Confessore , che chi riceve grazie e favori da
Dio , sta in pericolo d'insuperbirsi , e che perciò dee star molto sopra di se :
Padre , rispose come può esser questo , che uno voglia rubare e prendersi quello
che non è suo ? Spartiamo giusto , e diamo a ciascuno quel che gli spetta .
Diamo a Dio il suo , e noi pigliamoci il nostro ; e poi stiam sicuri , che non
abbiam che temere . S. Caterina da Genova diceva : io veggo
chiaramente , che se in me , o in altra creatura , ed anche ne' Santi vi è
alcuna cosa di bene , è tutta di Dio . E questo lo veggo tanto certo , che se
tutti gli Angeli mi dicessero il contrario , io non crederei loro , perché lo
veggo troppo chiaro , che tutto il bene è di Dio , né in me senza la divina
grazia non ci è altro , che difetti . Onde di questo solo io mi glorio , che non
veggo in me cosa veruna , di cui io possa gloriarmi : E se ne vedessi alcuna ,
la mia gloria sarebbe vana , non conoscendo , che la gloria è , e dev'essere di
Dio : e non mia , perciò la vanagloria nasce da ignoranza . Quindi è , che nel
sentirsi ella talvolta lodare , punto non si movea parendole , che non si
parlasse di lei .
5.
Quando troverai d'aver commesso alcun difetto , o di non poter far qualche
cosa , che vorresti fare , avverti di non te ne meravigliare , né inquietare , o
turbare mai ; che sono tutti atti di falsa Umiltà . Quello che allora si dee
fare , e riconoscere praticamente la propria debolezza , e confermarsi
maggiormente nel basso sentimento di se stesso . Il più perfetto però sarebbe
non nascondere tali mancamenti ed imperfezioni : ma anzi aver gusto , che
fossero veduti dagli altri , e manifestarli a tutti , affine di perdere il buon
concetto , ch'è quello che tanto amano e cercano i veri umili .
Un gran servo di Dio in simili casi dicea , che
allora gli parea di toccar con mani la propria debolezza ; ed avanzandosi con
ciò in una certa cognizione esperimentale delle sue miserie , in vece di
stupirsene diceva : io ho fatto da quel che sono . Il P. Alvarez ,
riferisce di se , che al principio i suoi difetti l'inquietavano . ma che poi
cresciuto nel lume di Dio , si mutò talmente che quelli gli sembravano come
tante finestre per cui entrasse la luce del Cielo in maggior copia nell'Anima
sua . La V. M. Crocifissa pregava spesso la Superiora , che la
lasciasse dire in pubblico i suoi difetti , e glie ne imponesse penitenze
gravissime , per potere con questo esser disprezzata . S. Cater. da
Genova ebbe in una visione un lume sì chiaro della sua grande inclinazione al
male , che dicea : quando io faccio qualche male , io solo son quella , che lo
faccio , e non ne posso dar la colpa al Demonio , o a verun'altra creatura , ma
solo alla mia pessima volontà , alla mia mala inclinazione , al mio amor proprio
, superbia , sessualità , e ad altri simili maligni movimenti . E se Dio non m'ajutasse
, non farei mai bene alcuno , perché nel mal fare mi veggo peggiore di Lucifero
. Ond'è che nelle sue cadute solea dire : questa è un'erba del mio orto , e poi
si umiliava assai . Quando alcuno fosse caduto in qualche mancamento , S.
Filippo Neri consigliava a dire : se io fossi stato umile non sarei caduto .
6. Quando ti occorrerà di
patir qualche male di corpo , o d'Anima che sia , come fame , sete , freddo ,
caldo , dolori , afflizioni , desolazioni , aridità , tentazioni , o
persecuzioni degli uomini ; venendo da essi disprezzato , deriso , disapprovato
, contrariato , incolpato , molestato , interrotto , non ben trattato , o in
qualsivoglia altro modo aggravato : quel che hai da fare in simili patimenti , è
di entrare in te stesso , e credertene meritevole , se non per quella cagione ,
per cui par che allora ti vengano ; per tante altre almeno , che gli altri non
sanno : o vero dare una occhiata a' patimenti , che parte soffrì il Signore in
quel medesimo genere , e forse anche da te medesimo ; e poi di procurar di
concepirne allegrezza , per vederli trattato come esso ; e forse anche meno male
di esso .
S. Cater. da Siena essendo stata destituita molti
giorni d'ogni spiritual consolazione , e nel tempo stesso combattuta da
tentazioni bruttissime , orava con maggior fervore , dicendo a se stessa : Tu
vilissima peccatrice non meriti veruna consolazione : or non dovresti esser
contenta ; se per fuggire l'eterno supplizio , dovessi patir queste tenebre , e
questi tormenti per tutta la tua vita ? Certo è , che non dei servir Dio per
riceverne da lui consolazioni in questa vita , ma per godere lui eternamente
nell'altra . Alzati dunque , e seguita l'orazione , perseverando fedelmente nel
servizio del tuo Signore . In tal guisa si consolava . Quando a S.
Francesco di Sales veniva riferito , che alcuni diceano male , e cose strane di
lui , egli in luogo di difendersi , e di scusarsi , rispondea con gran dolcezza
: Non dicono altro , che questo ? Veggo bene , che non sanno tutto .
Questi mi adulano , lasciando molte altre cose indietro : onde si vede , che han
piuttosto pietà , che invidia : e credono che io sia migliore di quel che sono .
Sia dunque benedetto Iddio , che imparerò così a correggermi . E se non merito
di esser ripreso in questo , lo merito bene in altro : ed è sempre un effetto
della divina Misericordia , ch'ella voglia proceder meco con tanta benignità .
Questa è pure una grazia , che mi vien fatta coll'insegnarmi questo scoglio ,
che debbo fuggire . La V. Suor Maria Diaz stette sette anni con una
Dama principale d'Avila per ordine del P. Alvarez suo Direttore , e vi soffrì
grandi molestie , scherni , persecuzioni , ingiurie , azioni invereconde ,
infamie , ed altri patimenti , e sempre tacque , giudicando , che avean ragione
di così trattarla . S. Teresa vedendosi travagliata con improperj e
calunnie , solea riflettere a tante altre cose da se fatte , che non le
rinfacciavano , e con questo giunse a non sentir più fastidio di qualunque cosa
le venisse fatta , o detta . E col riflettere a' travagli sofferti da Cristo ,
si affezionò tanto a' patimenti , che n'andava in cerca , come fanatica ; onde
un giorno uscì in questo sentimento : Quando io penso in quante maniere patì il
Signore , e come per niuna colpa lo meritava : non so dove io m'abbia il
cervello , mentre non desidero di patire , e dove io mi stia quando mi scuso .
S. Gregorio Magno vedendosi perseguitato da Maurizio Imperatore così gli scrisse
: Essendo io peccatore , credo , che voi tanto più vi conciliate l'amore di Dio
, quanto più affliggete me , che sì malamente lo servo .
II. Pratica dell'Umiltà
nelle parole .
7.
Non parlar mai senza bisogno di cose , che risultano in tua propria lode , e
molto meno di addurre in esempio di ciò che s'ha da fare . Di se sarebbe bene ,
ove il bisogno lo richieda , non parlarne mai né bene né male . E quando vi sia
bisogno preciso di dirne qualche cosa di bene , dirlo sempre in modo che quello
venga a rifondersi in Dio .
S. Arsenio benché nel secolo fosse stato tanto
illustre , fatto Monaco , non fu mai udito dire una minima parola delle sue
grandezze . Così S. Luigi Gonzaga , che non disse mai una parola di
propria lode . E l'istesso si nota di S. Vincenzo de Paoli . La B.
M. di Chantal scrisse una volta così a S. Francesco di Sales : Procuro con ogni
esattezza di non dir mai parola alcuna , dalla quale mi possa provenire qualche
poco di gloria , o di onore . S. Francesco di Sales era in questo sì
delicato , che fuggiva con grande attenzione di parlar di sé sì in bene , che in
male , fino nelle cose indifferenti ; ed in modo speciale abborriva di dir
parola di propria umiliazione . La V. M. Serafina avea gran
difficoltà di scoprire per fino a' suoi medesimi Direttori gli atti di virtù ,
che faceva . Onde avendole uno di loro ordinato , che gli svelasse per
minuto quanto mai avea fatto sì di bene , che di male in tutta la vita sua , vi
sentì tutta la ripugnanza ; ma poi costretta dall'ubbidienza nel giorno
destinato a ciò fare ottenne di premettere la confession generale , e la
cominciò , dicendo : Padre , io vorrei , che Gesù Cristo , la cui persona
Voi rappresentate , vi desse il lume , per poter vedere e notare tutt'i miei
peccati e scelleraggini ; ma chi vuol dirli tutti ? o quanti libri se
n'empirebbero 1 Io sono la più scellerata peccatrice , che sia al Mondo ; ma la
misericordia di Dio mi mantiene sopra la Terra , e non permette , che si apra
per ingojarmi : e così seguitò con altre simili espressioni : Venendo poi al
racconto del ben operato . Io , disse , non ho al fatto , né patito mai niente
per Dio , e se ho fatta alcuna cosa , mi è più tormento il dirla di quanto mai
io abbia patito . Ho fatti bensì peccati assai , e ci vorrebbero anni a
raccontarli . Solo parve , che sentisse qualche soddisfazione allorché avendo
riferito ciò che avea fatto di bene fino all'undecimo anno dell'età sua , venne
a dar con de' difetti , che indi in poi avea commessi per tre anni che visse in
tiepidezza , ed era l'unica materia di male , che fatto avesse ; e perciò
arrivata a questo punto : Padre , disse , in questa materia , bisogna farci
riflessione , e trattenerci assai , per notar bene ogni cosa , ed io voglio
pensarvi molti giorni , per dirvi tutto . E di fatti continuò per sei giorni a
discorrer sempre su tal materia esagerando e ponderando ogni menomo difettuccio
. E quel ch'è più notabile , che per tutto il tempo , in cui durò il racconto
delle buone opere fatte in vita sua , ogni volta , prima di portarsi al
Confessore , andava nella stalla , e là si prostrava col volto sul letame , per
aver sempre avanti gli occhi di esser ella come un'immondezza della Terra , e ad
altro non esser buona , che ad esser buttata in un fosso , e coperta di letame ,
destinata a marcire .
8. Sii molto parco in
parlare , esagerare , e lamentarti de' mali , che patisci , e molto anche più
parco in iscusare i mali , che fai ; parchissimo poi in ributtarli sopra degli
altri ; tenendo questo per fermo , che scusar se stesso , ed accusare gli altri
, è il vero nido della superbia e della malizia .
Dolendosi un giorno Monsignor Camus con S.
Francesco di Sales d'un grave torto , che gli era stato fatto , perché il Santo
si mostrò dalla parte sua , quegli seguitava a più esagerare la gravezza
dell'ingiuria . Allora Sales ripigliò così : E' vero , che colui ha torto , ed è
cosa indegna di lui l'aver fatto ciò ad una persona della vostra condizione .
Una sola cosa trovo in questo fatto , in cui voi avete il torto . E che cosa è ?
replicò l'altro ; ed egli , la vostra doglianza ; poiché a voi tocca d'esser più
prudente e tacere . A ciò non seppe che replicare Mons. Camus , ma tacque , e si
umiliò grandemente . Avendo avuta necessità questo Santo di passare per la Città
di Ginevra per un affare di gran premura , i suoi ministri lo spinsero a ciò con
assicurarlo , che niuno avrebbe ardito d'oltraggiarlo . Or un giorno essendosi
preso a discorrere di questo fatto in una conversazione ; egli subito ripigliò ,
che questa era stata una sua imprudenza , senza punto incolparne i suoi ministri
, come avrebbe potuto . S. Vincenzo de Paoli , sempre che succedea
male qualche cosa , in cui avesse egli avuta qualche parte , volgea la colpa
sopra di se , benché veramente non ce l'avesse ; dicendo : io sono stato la
causa , che la cosa non sia andata come dovea . Così quando alcuno mancava
d'eseguire qualche suo ordine , solea dire : Vi prego a scusarmi , se non ho
saputo dichiarar bene il mio pensiero : ovvero , io sono il colpevole di questo
male : perché non ho saputo farmi intendere . E quando gli erano riferiti
mancamenti notabili d'alcuno di Congregazione , s'inginocchiava , dicendo :
Misericordia , mio Dio , io sono la causa di questo male per lo mio cattivo
esempio .
9.
Discorrendo con altri , guardati di farla da maestro , o mostrar di
soprassapere : anzi in occasioni avvezzati a tacere alcune risposte ingegnose e
convincenti che dar potresti , come se non avessi che rispondere .
S. Arsenio , il quale nel secolo era stato
eminente in dottrina , fatto Monaco non si udì , che dicesse mai cosa alcuna ,
con cui mostrasse esser uomo di lettera ; ma trattava con gli altri Monaci con
tal semplicità , come se fosse un Idiota , anzi spesso domandava sino a' più
semplici le cose di spirito . La V. M. Serafina , attestò di sé , di
non aver avuto mai ardire di rispondere da se ne' ragionamenti , nè di mostrar
di sapere , ma che sempre avea taciuto , ancorché sapesse quello che potea
rispondere .
10. Non disapprovare ,
disprezzare , o deridere le cose , o sentimenti altrui , né parlar mai con modi
imperiosi , che per lo più son tutti atti provenienti dalla stima , che uno ha
di se sopra degli altri , e facili ad alienarci gli animi de' nostri prossimi .
La V. M. Serafina non usava mai con verune parole
, o maniere disprezzanti , e molto meno che mostrassero predominio , o
maggioranza . Il V. Bercmans non disse mai contra di alcuno parole
discherno , neppur per giuoco . Narra Cassiano che l'Abate Mosé
disse una volta una parola mortificava a S. Macario ; e che subito entrò in lui
un brutto Demonio che egli empiva la bocca d'immondezza ; dal quale fu poi
liberato per l'orazione dell'istesso S. Macario .
III. Pratica dell'Umiltà
nelle opere .
11. Bisogna fuggire più che
sia possibile ogni singolarità . Alcuni vorrebbero sempre distinguersi da tutti
gli altri , e spiccare sopra d'ognuno . Gli umili all'incontro amano molto di
star nascosti ; a segno tale che tutto quel bene , che esce fuor dell'ordinario
a loro non piace , e lo ricoprono con sommo studio .
S. Vincenzo de' Paoli , perché odiava la
singolarità , si propose d'imitare la vita nascosta di Cristo . Perciò si
studiava di non far cosa alcuna , che nell'apparenza uscisse dal comune , non
solo nel vivere , ma anche nell'operare . E l'istesso ancora facea circa le
medesime virtù , esercitandosi più volentieri in quelle , che sono stimate le
più comuni come l'umiltà ,la pazienza , la mansuetudine , la mortificazione , la
sofferenza del prossimo , la povertà , e simili . S. Gregorio
Nisseno disse di S. Efrem , che amava più di esser Santo , che di parer tale .
S. Vincenzo Ferreri , contuttoché fosse Legato del Papa , ed avesse il
privilegio di poter alloggiare fuori de' suoi Conventi , non volle mai
prevalersene , per non derivare dal comun modo di alloggiare de' suoi Religiosi
.
12. Contentatevi di tutto
quel che viene , ed accomodatevi a tutto specialmente nelle cose contrarie alla
vostra volontà ; come negli abiti vecchi e grossolani , o non così bene
aggiustati ; ne' cibi civili , ed apparecchiati malamente e con poca pulizia ne'
ministerj bassi ; ne' luoghi scomodi , nella conversazione di persone povere ,
semplici , ed incivili guardandovi di non mai rifiutare alcuna di queste cose
con isdegno , o con mostrare di non gradirle ; ma anzi abbracciatele , ed anche
eleggetele volentieri per quanto si può , come più proporzionate a' proprj
demeriti .
S. Luigi Gonzaga si dilettava grandemente d'aver
cose vili , e di esercitarsi negli ufficj più bassi . La V. Suora
Maddalena di Gesù e Maria Carmelitana Scalza provava gran fastidio , quando si
comprava alcuna cosa nuova per lei dicendo , che le povere di Gesù Cristo
avevano assai , quando avevano di che coprirsi , e tanto vitto per non morir di
fame . Il V. Bercmans godea molto di portar vesti logore e
rappezzate , e d'esercitarsi in ufizj vili , e si rallegrava , che il suo
asinello ( come egli chiamava il suo corpo ) fosse travagliato da se e dagli
altri .
13. Abbi a cuore di
consigliarti spesso con altri circa le cose , che avrai da fare , ancorché
quelli fossero men capaci di te , e d'accomodarti in tutto quel che si può al
parere loro . Questo però sopra tutto lo dei fare col tuo proprio Direttore ,
col quale hai da professare una incessante e totale chiarezza e dipendenza in
tutto : essendo proprio de' veri umili fidarsi poco di se , e però far più
volentieri la volontà altrui , che la sua .
S. M. Madd. de Pazzi , con tutto che fosse tanto
illuminata nelle cose divine , si stimava la più ignorante di tutte : e perciò
non si vergognava di chieder consiglio ancoe nelle minime cose alle altre anche
inferiori a se , non fidandosi mai del giudizio proprio . E benché fosse sì
eccellente maestra della vita religiosa , quando nel guidar alcuna trovava
qualche durezza , o difficoltà , chiedeva ajuto e consiglio sin alle stesse sue
novizie , dicendo loro con grande umiltà : ditemi Sorella , che vi pare , ch'io
posso fare per illuminare quest'Anima ? La V. M. Serafina non facea
mai cosa alcuna senza prenderne prima il consiglio e consenso del suo Direttore
, o del Confessore , e dipendeva in tutto da' loro cenni . E quando non potea
ciò fare , ne consultava le Compagne , e col parer loro regolava ogni sua azione
, avendo sempre per sospetto il parere proprio . E così sempre si portava
eziandio quando era Superiora .
14. Avverti bene , che non
sii di quelli , che son molto facili , ad incomodare gli altri , e farsi da loro
servire , come altresì a fuggire gl'incomodi e le fatiche comuni , scaricandole
anche talora sopra negli altri . Gli umili hanno gran propensione a star
soggetti a tutti e a non istimar veruno degno d'incomodo fuorché se stessi : e
perciò per ordinario sono sempre i primi al travaglio , e gli ultimi al riposo ;
e son portati dalla Grazia ad ajutare e sgravare gli altri , pigliando sempre il
peggio per se , e niente più abborrendo che i posti d'onore , d'esecuzione , o
di comodo .
S. Vincenzo de Paoli spiccò molto in questo .
Poichè egli pigliava sempre per se le cose peggiori e più abbiette nel vitto ,
nel vestito , negl'impieghi , ed in ogni cosa . Ond'è , che gustava al sommo di
mangiare gli avanzi altrui , e d'esercitarsi ne' ministeri più vili della cucina
. Nelle missioni prendeva il letto , e la stanza peggiore , come anche l'ultimo
confessionario ; e se non ve n'erano abbastanza per tutti , si sedeva a
confessare sopra una pietra : si dilettava pure di fare le funzioni di minor'apparenza
, come d'insegnare a' fanciulli il Pater , ed Ave , ed i primi rudimenti della
Fede . Per fin nella celebrazione della Messa voleva i paramenti più semplici e
più poveri , che fossero in sagrestia . Avea gran genio , e si mostrava sempre
pronto a servir tutti ; ma era altrettanto renitente in permettere , che si
facesse qualsivoglia anche menoma servitù verso la persona sua . E quando per
cagion della vecchiaja , e delle sue gravi indisposizioni non ne potea far di
meno , spesso esclamava con gran sentimento d'umiltà : E chi son io , che reco
tanto fastidio , tanto incomodo agli altri ? O fetido letamajo , e pascolo di
vermini , quanta pena cagioni tu a' tuoi fratelli ! La B. M. di
Chantal non permise mai , che il grado di Superiora , o l'età sua avanzata le
servissero di scusa per esentarsi dalle faccende comuni . Ond'è , che ordinando
alle altre alcun'operazione in comune , come di portar lega , o pietre , lavar
panni , e simili , non mancava mai di trovarcisi anch'essa . Quindi gustando
ella molto della lettura della Sacra Bibbia , era solita d'impiegare in questo
quella mezz'ora che dalla regola vien conceduta al riposo del giorno : ma
essendosi in appresso giudicato , che quelle , che in tal tempo non riposavano ,
attendessero a qualche lavoro , lasciò subito tal lettura in detto tempo , per
non esimersi dal faticare colle altre . L'istesso pure facea S.
Vincenzo Ferreri , il quale sebbene fosse come capo della sua Compagnia , in
tutto eleggea sempre per se il peggio , ed il rifiuto degli altri , sembrandogli
, che ad un uomo il più vile , indegno , ed inutile di tutti , come ei si
stimava , non si convenissero , se non le cose peggiori . Così pure
si narra di S. M. Madd. de Pazzi , che non mancava mai negl'impieghi comuni a
tutte le altre sorelle , e che era sempre la prima a venire . Anzi non si facea
opera alcuna del monastero , ch'ella per quanto l'obbedienza gliel permettea ,
non vi mettesse la mano . Il V. Bercmans venendo mandato a
Frascati per ajutare negli ufizj della settimana Santa , subito arrivato si mise
da se a scopar la scala : ed essendo giunti dopo di lui alcuni altri tutti
infanganti , prese nascostamente le loro scarpe e le pulì . E dimandato da uno ,
che lo vide , perché ciò facesse , egli senza rispondere se la passò con un
modesto riso . Narra S. Girolamo di S. Eugenia , al quale travestita
da uomo menava in un monastero di monaci una vita sì perfetta , che morto
l'Abate , ad una voce fu eletta in suo luogo . Benché contra sua voglia accettò
ella quell'impiego per non parer che facesse poco conto della loro supplica : ma
nel tempo stesso si protestò di voler essere l'infima di tutti . In fatti prese
per se la stanza e l'impiego , che si solea dare a quello , ch'era l'ultimo , ed
in oltre accorrea prontamente a tutti gl'impieghi bassi , come di portar l'acqua
a tutti , di tagliar e trasportar legna , di scopare , e simili : con che riuscì
grata non solo agli uomini , ma anche a Dio , che le concesse la virtù di
scacciare i Demonj dagli ossessi , e d'illuminare i ciechi .
15. Per meglio e più
facilmente praticare i sopradetti atti , possono giovar molto i seguenti mezzi .
Fa spesso atti di Fede intorno al tuo nulla , massime nell'ordine della Grazia ,
protestandoti , che se tal volta fai qualche bene , è tutto effetto della Grazia
: e se non fai del male questo è , perché il Signore ti porge una particolar
assistenza , e tanto seguiterai a star in piedi , e ad operar qualche poco di
bene , quanto egli seguiterà a tenerti , e moverto coll'ajuto della sua Grazia .
E però pregalo sovente , che non ti abbandoni mai in mano delle tue passioni ;
ed avvezzati a chiedergli ajuto ogni volta che hai da far qualche cosa ,
confessandoti inabile a poterla fare da te medesimo , e quando l'avrai fatta , a
riconoscerne da lui il buon esito , e ringraziarnelo .
Così praticava la serva di Dio Suora Rachele
Pastore , la quale , tanto si stimava inabile ad ogni cosa , che non ardiva di
dar principio a qualunque minima azione , se prima non invocava l'ajuto di Dio ;
tenendo per fermo , che senza di questa , nulla avrebbe ella potuto fare , se
non del male . E dopo ogni minima azione lo ringraziava dell'ajuto prestatole :
e di più gli chiedea perdono de' difetti commessi ancorché non ve li conoscesse
: perché ogni nostra operazione , diceva , è manchevole avanti a Dio .
S. Vincenzo de Paoli , quantunque fosse d'uno spirito assai capace , e molto
illuminato , con tutto ciò diffidava molto de' proprj pensieri . Questo facea ,
che per ogni affare ricorresse sempre a Dio , per chiedergli lume ed ajuto .
S. Filippo Neri solea dire : la piaga del Costato di Cristo è grande ; però se
egli non mi tenesse io gliela farei maggiore . Perciò ogni mattina facea questa
protesta a Dio , Signore , guardati da me in questo giorno ; perché se tu non
hai cura di me , io ti tradirò , e commetterò ogni qualunque enormità . Ed ogni
volta che usciva di casa : Signore , tienimi la mano in capo : altrimenti io
esco Cristiano , e tornerò Giudeo .
16. Discendi spesso nel tuo
interno , vestendoti di varj personaggi di confusione avanti a Dio : come
sarebbe , or di cieco , il quale chiede rimedio per le sue tenebre ; or di
lebbroso , il quale domanda d'esser sanato ; or di pubblicano , il quale si
confessa per lo maggiore de' peccatori ; ed or di una puzzolente palude , la
quale intanto non appesta l'aria in quanto non viene commossa . Perciò ti dei
riputare degno d'essere abborrito e odiato da tutti , e di morire affatto nel
cuore di tutti . Perché non si può dir uno vero simile , se non gli pare , che
tutti lo debbano giustamente abborrire .
S. M. Madd. de Pazzi per via di questo esercizio
era venuta in sì basso concetto di se , che si riguardava come la cosa più
miserabile e più abbominevole , che fosse sopra la Terra . Perciò si credeva
indegna di trattar col prossimo , e di servire a Dio , ed immeritevole affatto
della cura , e provvidenza di lui , e dell'amore , ch'egli porta a tutte le
creature , come anche di tutt'i suoi lumi , inspirazioni , ajuti , e d'ogni
altra grazia e dono del Cielo ; e degna solamente di essere abbandonata da Dio ,
e abborrita da tutti gli uomini , lasciata nelle tenebre degli errori e de'
peccati ; e di essere fondata nelle fiamme dell'Inferno . Suora
Rachele Pastore avea sì poca stima di se stessa , che stimava di ricever sommo
onore dal convivere coll'altre Monache , quali venerava tutte in cuor suo , come
sue Superiore , e nell'esteriore mostrava a tutte per fino all'ultima serva del
Monastero chiarissimi segni di stima , di rispetto , e di riverenza . Si stupiva
come le altre avessero tanta pazienza , e tanta bontà di trattar con lei , e
come non la discacciassero qual indegna dal lor commercio . Quindi ebbe in
costume di spesso prostrarsi tutta sul pavimento , ed ivi invitare non solo le
sue sorelle , ma tutte le creature , per fin le bestie della Terra , e tutt'i
Demonj dell'Inferno , acciocché la calpestassero e la conculcassero come la cosa
più vile , e più schifosa e dispregevole del Mondo . Ed in tale sito giacendo ,
sentiva in cuor suo non meno un interiore annichilimento , che un interno
giubilo , parendole d'esser trattata secondo il suo merito . Inoltre pregava
spesso il suo Direttore , che la caricasse d'ingiurie e di strapazzi ; perché ,
dicea che stimava non esservi disonore , pena , ed oltraggio , che a lei non si
dovesse : e con questo riflesso giubilava in vedersi così trattata , perchè
secondo il suo merito . Stupiva , com'egli avesse con lei tanta pazienza in
guidarla e non cavando ella dalla sua direzione verun bene ; sovente gli chiedea
perdono . S. Francesco Borgia arrivò tant'oltre in questo grado ,
che nelle lettere si sottoscriveva col nome di peccatore , e chiamava l'Inferno
la casa sua . S. Vincenzo Ferreri : Io , dicea , sono come un
fetente cadavere pieno di vermini che a tutti mette orrore e nausea , poiché il
mio corpo , e la mia Anima , e quanto in me trovasi , tutto è schifoso e
puzzolente a cagione delle mie scelleraggini e de' miei peccati . E quel ch'è
peggio , conosco , che di giorno in giorno sempre più va crescendo il fetore .
17. Prendi motivo di
propria umiliazione dalle occasioni , che ti si presenteranno : come
nell'incontrarti in cose sordide e stomachevoli ricordati quanto più sei vile tu
, e stomachevole per lo tuo nulla , e per li tuoi peccati . Nel ritrovarti in
compagnia d'altri ; figurati d'esser come un cervo tra le colombe , e come un
ribaldo che dovrebbe star sotto i piedi di tutti . Stando a mensa , rimirati
come uno che dovrebbe stare sotto la tavola per mangiarvi alcun tozzo di pane
avanzato . Così pure nella stanza , nel letto , ed in ogni altra occorrenza , in
cui ti vedrai accarezzato , servito , o in altro modo ben trattato ,
stupiscitene , credendo , che se fossi ben conosciuto , non saresti così
trattato . E soprattutto t'hai sempre da riputare , come il servo di tutti , e
come indegno d'ogni bene , e meritevole d'ogni male .
Viaggiando un dì S. Francesco Borgia col P.
Bustamante , nell'osteria stettero in una piccola camera sopra due pagliacci . E
perché il P. Bustamante era raffreddato , tossì tutta la notte , e credendosi di
sputar verso il muro , accadde , che sputò sempre verso il Santo , e spesso
sulla faccia di lui : il quale contuttocciò non disse mai niente , né mai si
mutò di luogo ; o di sito . Però accortosi l'altro la mattina di quanto avea
fatto la notte , ne restò grandemente mortificato e confuso . Ma il Santo
mostrandosi tutto allegro , lo consolò , con dirgli , che non si pigliasse
fastidio di ciò ; perché in tutta la stanza non potea trovar luogo più proprio
da gettarvi gli sputi , quanto il suo volto . S. M. Madd. de Pazzi
si giudicava sì immeritevole d'abitare in quel sagro collegio di Vergini , e di
unir le lodi sue con le loro , che molte volte trovandosi in presenza della
Priora , tremava . Perché , come disse ad una , che di ciò le richiese , temea
di non esser da lei cavata di Monistero , e che le parea sentirsi dire : Partiti
da questo luogo , che non sei degna di star in compagnia di queste spose del
Signore . Ond'è , che si maravigliava come Iddio la lasciasse star ivi , e la
sopportasse sopra la Terra ; e come la medesima Terra non si aprisse , e
l'inghiottisse viva : e perciò si stimava molto obbligata a tutte le sue Monache
, perché si contestassero di tenerla tra di loro , e onorava tutte grandemente
per fin le stesse sue novizie , riputandosi la serva di tutte (a) .
-------
(a) Da tutto ciò , che si è detto finora
della Umiltà chiaro rilevasi la bella conseguenza , che dessa è la base dell'edifizio
della Virtù ; e che quando più essa è profonda , e bene stabilita , tanto più
quello s'innalza grande e forte . In breve in chi non è Umiltà , non vi è vera
virtù , ed il cammino della virtù comincia dall'Umiltà . L'Edit.
PRATICA DELLA CARITA' FRATERNA
I. Pratica della Carità
fraterna ne'
pensieri .
18. Non formar mai cattivo
concetto di veruno . Cioè non ammettere giudizj , sospetti , riflessioni , o
altri pensieri , che tirino a toglierti , o sminuirti in qualche modo la buona
opinione del tuo prossimo . Chi giudica male del prossimo , dicea S. Francesco
di Sales , è simile alla sanguisuga , che cava dal corpo il sangue più marcioso
, lasciandone il puro , né vi è contrassegno più infallabile di un'Anima viziosa
, che l'inclinazione di giudicare , e parlar male de' prossimi . Di quà nascono
i primi raffreddamenti della Carità . E molti non arrivano mai all'acquisto di
essa , per non esser vigilanti in questo quanto conviene . E' comune sentimento
de' Santi , di non impicciarsi ne' fatti altrui senza gran necessità , ma o
interpretarli in bene , o sospendere almeno il giudizio , e lasciarli come
stanno innanzi al Signore .
Quando comparve il ritratto d'Antigono tirato in
profilo , talché non vedeasi la deformità dell'occhio , che gli mancava , vi fu
chi dimandò ad Apelle , dov'è il vostro giudizio ? rispose questi : perché avrò
io a produrre un malamento nella mia pittura , se posso nasconderlo senza
pregiudizio d'alcuno ? Il P. Pietro Fabro escludea con gran
diligenza ogni pensiero anche minimo che gli potesse sminuire la buona opinione
del suo prossimo : e solea chiamare simili pensieri soffj de' Demonj per
estinguer il fuoco della Carità . S. Vincenzo de Paoli avea ben
intesa questa verità ; e perciò non potea soffrire che nelle Comunità si
mancasse , benché in poco , nella stima degli uni verso gli altri . Onde
consigliava a rifletter molto alle virtù degli altri , massime di quei , che
sono difettosi , ed interpretar sempre in bene le cose per quanto fosse permesso
. E perché tale era la pratica di questo Santo ; perciò egli non perdea mai la
stima di veruno . Fra Bernardo da Quintavalle giudicava sempre
secondo il senso migliore quello che vedea negli altri . Quando vedeva alcuno
rappezzato ; dicea a se stesso : questo osserva la povertà meglio di te . Quando
vedeva un altro ben aggiustato : questo porta forse sotto il cilizio , e veste
così per fuggir la vanagloria . Quando uno andava scioccamente : Beato lui , che
va tutto assorto in Dio ecc. Per la qual cosa egli fu veduto in una visione da
Fra Leone in compagnia di molti , assai più risplendente di tutti , e che dagli
occhi suoi uscivano raggi più luminosi del sole . Narra Cassiano ,
che l'Abate Machete raccontava di se stesso d'aver giudicato male degli altri
Monaci particolarmente in tre cose , che vedea lor fare , e gli parean mal fatte
; e che il Signore in gastigo di tali giudizj l'avea lasciato cadere in tutte e
tre quelle cose , avendo egli stesso fatte quelle medesime azioni , che avea
condannato in altri .
19. Non nudrire avversioni
contra veruno , specialmente di quelli , che generano alienazione d'animo ,
malevolenze , amarezze , ed invidia contra la persona , e portano ad osservare i
di lei andamenti e difetti per criticarla , renderla disprezzevole appresso di
se . Queste sorte d'avversioni bisogna troncarle subito , con far de' servizi
alla Persona , e sforzandosi di trattar con essa con amorevolezza , e più
frequentemente che si può . Se poi fossero di quelle , che piuttosto si possono
dir contraggenj naturali , ed altro male non anno , se non farci trattare colla
persona con minor gusto , e con minor dolcezza di quel , che facciamo colle
persone di nostro genio ; non bisogna farne gran conto : anzi questo stesso ,
dice S. Francesco di Sales , esser l'unico loro rimedio : non pensarci punto , e
non farne caso procedendo come se non si avessero .
Il P. Pietro Fabro quando sentiva in se pensieri
d'avversione contra d'alcuno , allora si sforzava di praticar più spesso con
quello . Qualunque male veggiate , che alcuno faccia , diceva a'
suoi Discepoli l'Abate Mosé , non vogliate per questo sprezzarlo , né mormorare
di lui , o prendere avversione contra di lui . E per potervi astenere da tutto
questo , basta , che allora richiamiate alla memoria i peccati vostri perché chi
tiene avanti gli occhi i proprj peccati , non sta a vedere quelli del suo
prossimo . Racconta Tommaso da Kempis , che un uomo Secolare narrava
ad un buon Sacerdote un caso avvenutogli , ed era , che quando egli udiva la
Messa , non vedeva il Sacramento nelle mani del Sacerdote , e credendosi , che
ciò accadesse perché stava forse discosto dall'Altare si avvicinò , e
contuttocciò non lo vedeva ; e ch'essendogli ciò durato più d'un anno con sua
gran confusione e rammarico , finalmente lo comunicò ad un Sacerdote in
Confessione , il quale dopo averlo esaminato con prudenza trovò , che nudriva da
qualche tempo dell'avversione ad uno per ingiuria da lui ricevuta ; e fattagli
un'amorevole e forte esortazione gli disse , che questa era la causa , perché
non potea vedere il SS. Sagramento , e che Iddio non l'avrebbe mai ammesso alla
sua perfetta amicizia , finché non lo vedesse perfettamente riconciliato col suo
prossimo . Compunto egli a queste voci , e pentito della sua colpa ricevé
l'assoluzione ; dopo la quale si portò in Chiesa ad udir la Messa ; nella quale
vide con una straordinaria consolazione la S. Ostia nelle mani del Sacerdote .
20.
Compatisci i difetti del prossimo ; ora scusandoli nel suo interno e
pigliandoli come fatti per inavvertenza , per ignoranza , per passione , e per
caso ; ora dissimulandoli , e lasciando correre , senza badar tanto in tutto
quel che si può , e soprattutto guardando sempre le debolezze della persona con
occhi di compassione e portandoti con essa come se non fosse succeduto niente .
Se sapessi quanti saranno quelli che si portan così con te ! se non altro ,
Iddio , è certo , che ti sta continuamente sopportando in questa medesima
maniera . Or perché non dovrai farlo ancora tu con gli altri ?
Il V. P. Gio. Leonardi compativa qualunque
difetto , anche di quei medesimi , che l'odiavano e lo perseguitavano scusandoli
, e rigettando sopra di se la cagione del loro odio , con dire che le sue
imprudenze n'erano l'origine . S. Francesco di Sales , essendo
vescovo argomentava in una pubblica conclusione ; e nel più bello un Religioso
ebbe l'ardire d'interromperlo , e proseguir l'argomento . Sdegnati di ciò i suoi
Canonici , gridarono , che quell'audace si dovea scacciare colle verghe : ma il
Santo gli acquietò con cenni : e tacendo , osservava come ne sarebbe riuscito .
Or essendosi colui imbrogliato malamente , allora egli senza mostrarsi punto
offeso ripigliò l'argomento , e si studiò di coprire l'ignominia dell'altro con
tal prudenza , che diede motivo d'ammirare egualmente la sua carità e dottrina .
Avendogli un gentiluomo per alcuni falsi rapporti per lo spazio di sei mesi
fatti molti oltraggi , sino a sparger satire contra di lui , e venir di notte
nel suo cortile a far romore con cani e corni da caccia , e tirargli delle
pietre , e delle pistolettate nelle vetrate : per la qual cosa volevano uscirgli
incontro , o almeno farlo sapere a sua Altezza ; egli non volle : dicendo , che
questo era un perderlo , ed egli lo volea guadagnare . Finalmente incontratolo
un dì , lo salutò e l'abbracciò ; e con parole di gran benevolenza dimandò la
sua amicizia . Del qual atto rimasto confuso il gentiluomo , gli fece scusa ,
gli offerse ogni soddisfazione , e gli fu di poi grande amico .
21.
Vogli veramente bene al prossimo . Cioè portargli un vivo e tenero affetto ,
di quello che procede dal fondo del cuore , e genera una certa interna
propensione verso la persona , e porta a desiderarle , e farle volentieri del
bene , ed a provar tal contento nelle sue prosperità , e tal afflizione nelle
sue avversità come se fossero nostre proprie . Chi arriva ad aver questa bella
tenerezza d'affetto verso il suo prossimo , avrà ancora gran facilità in
compatirlo , scusarlo , soccorrerlo , ed in particolare verso di lui tutti gli
altri atti di carità : come appunto si veggono far le madri verso i figliuoli
loro , i quali elle amano con un amore di questa fatta . Vedi quanto è
necessario insistere nell'esercizio di questo atto ?
S. M. Maddalena de Pazzi era giunta a questa
finezza di carità verso i suoi prossimi . Imperciocché ella desiderava a tutti
ogni bene , ed in vedere , o sentire Anime favorite da Dio con doni celesti , e
con altri buoni talenti , giubilava d'allegrezza , come se fossero stati suoi
proprj . Ed all'incontro tanto compativa le afflizioni altrui sì corporali , che
spirituali , che spesso ne piangea come se essa medesima le provasse , e sovente
bramava ancora di levarle alle altre , e tirarle sopra di se . Anzi era tanto
grande questo sentimento , che avea delle pene altrui , che quando si
trovava oppressa da infermità gravissime e perniciosissime , per fare , ch'ella
non le sentisse , non vi era miglior rimedio , che rappresentarle le gravi
afflizioni , o tentazioni d'alcun'altra . Onde piangendo tal volta per li suoi
eccessivi dolori , se vedeva alcuna afflitta , rasciugava tosto le lagrime ; e
quasi scordata di se stessa , si volgeva a consolare colei , ed a cercar rimedio
al di lei male : parandole sempre gli altrui mali maggiori de' suoi . Ed in
queste occasioni , quando le veniva portato qualche cibo delicato , se sapeva
trovarsi alcun'altra inferma nel Monastero , se ne privava , e glielo mandava ,
stimando ognuna più bisognosa di se . Il V. Bercmans si rallegrava
molto del bene di tutt'i suoi prossimi , e molto si affliggea delle miserie e
travagli loro , e ne domandava con tanta ansietà , con quanta avrebbe procurato
il suo bene proprio .
II. Pratica della Carità
fraterna nelle parole .
22. Non
mormorare mai di nessuno , incolpandolo a torto , scoprendo , aggravando , o
rammemorando i suoi difetti , ancorché pubblici ; né sentirne ragionar
volentieri , o inducendo altri a ragionare , o anche scoprendo i sinistri
giudizj e sospetti , che avessi dda lui , e discorrendone in qualunque altra
maniera , che possa oscurare , o sminuire anche leggiermente la di lui fama .
S. Vincenzo de Paoli perché avea molto a cuore la
fama del prossimo , non solo non fu mai udito mormorare d'alcuno ; ma neppur
potea soffrire , che si biasimasse veruno , o se ne dicesse male , nemmen de'
proprj avversarj . E se mai ciò accadea , divertiva subito il discorso con
destrezza , e con libertà Sacerdotale lo troncava affatto , o almeno gli scusava
, e li difendeva quanto più poteva . Spiccò molto questa sua carità verso
coloro , che uscivano di Congregazione ; avendo egli per massima di non dolersi
mai di loro , e di non manifestare la causa della loro uscita . Anzi quando si
gli presentava l'occasione , e potea farlo senza mancare alla verità , parlava
in loro favore , e ad essi rendeva ancor de' servigj . Anche il P. Almeras suo
successore nel governo della Congregazione era circospettissimo in parlare de'
difetti altrui ancorché pubblici : tanto che se talora gli fosse scappata
qualche parola anche minima di questa sorte , benché detta con qualche
necessità , ne sentiva gran rimorso , e subito ne chiedea perdono a chi l'aveva
udita . S. Ignazio non s'intese mai mormorare d'altri , né mai diede
ascolto alle altrui mormorazioni . Non parlava mai degli altrui vizj , ed usava
ogni diligenza perché nemmen si parlasse degli altri . Non parlava mai de'
difetti de' suoi domestici senza evidente necessità : e quando questa vi era ,
dicea quello ch'era puramente necessario , e nulla di più . S. Ugone
non volea mai sentir mormorazioni , solendo dire , che basta sapere i peccati
proprj , e che non è giusto né necessario imbrattarsi la coscienza colle altrui
imperfezioni , e S. Agostino avea fatto scrivere a lettere cubitali nella camera
, ove solea mangiare , questo distico : Quisquis amat dictis absentum rodere
vitam , Hanc mensam indignam noverit esse sibi . E perché un Vescovo
suo commensale cominciò un giorno a mormorare d'alcuno , il Santo si commosse
alquanto , dicendo , o si cassino quei versi , o io me ne vado nella mia stanza
.
23.
Guardati di non usar mai parole , o maniere aspre , pungenti , o in qualunque
modo mortificative , che altro non partoriscono , che sdegno in chi li riceve ,
e pentimento in chi le dice .
Attentissimi stavano i Santi sopra di se circa di
questo . Di S. Ignazio si narra che in trenta e più anni non disse mai parole
contumeliose , o mordaci , che potessero offender veruno . Di S. Vincenzo
de Paoli , che in tutta la vita non profferì mai parole aspre , o di disprezzo ,
o di burla contra d'alcuno . Di S. Franc. di Sales , che si guardava molto
dal disprezzare , ed anche dall'apportar minima confusione sì a' ricchi , che a'
poveri e difettosi . E di S. Efrem , che in punto di morte disse , che non
si ricordava di non aver mai dette parole ingiuriose , ed obbrobriose e
mortificative ad alcuno , e che mai non avea contrastato con altri . E così pure
di molti altri , che stavano sempre sopra di se nel parlare , per non dir mai
cosa , che potesse disgustare , o confondere alcuno .
24.
Parla sempre bene degli assenti , ed esaltando nelle occasioni le loro virtù
, e scusando i loro difetti in tutto quello che si può .
S. Vincenzo de Paoli delle persone assenti , ne
parlava sempre con segni di venerazione e di stima : e se ne dovea dir qualche
difetto , nel tempo stesso ne dicea le virtù , e buone qualità . Sentendone poi
parlar male da alcuno , le difendeva così bene , che correa voce , che dov'egli
era , gli assenti vi avevano un buon avvocato , il quale abbracciava con più
affetto la causa loro , che la sua propria . Così pure faceva il P.
Almeras suo successore . Essendo andato da lui un Fratello coadjutore , tentato
d'abbandonare la sua vocazione per certi falsi concetti impressigli da due altri
fratelli usciti di Congregazione , e che lo molestavano con liti apertamente
ingiuste ; il buon Superiore lo ricevé con amorevolezza grande ; quindi passò a
fargli vedere minutamente come quei due si erano ingannati , e il torto che
perciò aveano : ma ciò fece con termini di tal rispetto , e di tal compassione
verso de' medesimi , e con diminuire sì fattamente la colpa loro , che quel
fratello ammirato della gran carità del suo Superiore restò affatto libero dalle
tentazioni . S. M. Maddalena de Pazzi non si lasciò mai uscir di bocca
minima parola , che potesse offendere il buon nome del suo prossimo ; e quando
sentiva parlarne male , ne provava tanto dispiacere , che non potea trattenere
le lagrime . E facea di ciò tanto conto , che questo teneva ella per
contrassegno di chi mena vita spirituale , il non parlar mai , né voler sentire
parlar male del prossimo .
25.
Sia il tuo trattto umile , rispettoso , soave , cordiale , con tutti ,
senz'affettazione però , o adulazione ; che ti renderà a tutti amabile , e ti
ruberà il cuore di tutti .
Di S. Ignazio si dice , ch'era molto amato e
rispettato da tutti , perché trattava tutti con tal piacevolezza e rispetto ,
che ognuno si persuadeva , ch'egli avesse buona opinione di lui . Del P.
Suarez , ch'era di tanta dolcezza e moderazione nel parlare , che si rubava il
cuore di tutti , di S. Fr. di Sales , e di S. Vinc. de Paoli non occorre qui
ripetere gli effetti ammirabili , che si son riferiti altrove , del loro
soavissimo tratto . Questa era la cagione perché il V. Bercmans era
amatissimo da tutt'i suoi compagni , tanto che alla di lui morte si attristò e
pianse tutta la casa ; poiché si mostrava dolce e cordiale con tutti , e con
somma facilità si accomodava al parere e volere di ciascheduno .
II. Pratica della Carità
fraterna nelle opere .
26. Non
ti rendere d'aggravio agli altri col tuo modo d'operare , come sarebbe , per
cercar il proprio comodo , far cose , che portino peso , o fatica ad altri ;
attraversarsi agli altrui disegni ; farsi aspettar dai compagni ; disturbare
quei che stanno in applicazione , o in riposo ; e simili .
S. Carlo , se tal volta dovea passar di notte per
le stanze de' suoi staffieri in tempo , ch'essi dormivano , andava lentamente ,
ed in punta di piedi , per non far romore , loro interrompere il sonno .
Il V. Bercmans quando veniva assegnato per compagno ad alcuno per uscire ,
subito s'informava da quello quando pensava di partire , ed a quell'ora
appuntino si facea trovare alla porteria . Quando accompagnava alcuno alla
Chiesa del Gesù , gli domandava quanto tempo pensava di trattenersi , ed egli
intanto se n'entrava in Chiesa a far orazione : e quando giudicava , che si
avvicinasse il tempo , se n'andava ad aspettarlo alla porteria , e là si
tratteneva orando , o leggendo .
27.
Sovvieni il prossimo ne' suoi bisogni . Cioè quando vedrai il tuo fratello
posto in qualche afflizione , tentazione , o pericolo , o pure aggravato da
fatiche , persecuzioni , miserie , o in qualsivoglia altra necessità spirituale
, o corporale , che sia ; se ricorrerà a te , sii subito pronto a soccorrerlo ,
sgravarlo , consolarlo , e dargli ajuto in tutto quel che potrai : Ma se non
ricorre s'ha da lasciar così ?
S. Vincenzo de Paoli , quando alcuno ricorreva a
lui per qualche bisogno , l'ascoltava con attenzione , e con affetto , gli
rispondea con segni di compassione , gli dava tutto l'ajuto che potea : tanto
che si dice , non essersi trovato chi ricorresse a lui , e se ne trovasse
scontento , e mal soddisfatto , e senza ricevere alcun sollievo a' suoi mali :
perché egli avea una grazia particolare di consolar tutti . Ma non si fermava
qui la sua carità . Poiché quando s'incontrava a sentire o vedere da se qualche
bisogno , non aspettava , non che gli fosse chiesto l'ajuto , ma da se si movea
subito a porgervi il rimedio . Il medesimo si riferisce della V. M.
Crocifissa , ch'era molto attenta a consolare con dolci conforti , con salutari
documenti tutte quelle persone , che ricorrevano a lei ne' loro bisogni ed
afflizioni ; come se avesse presi a suo carico tutt'i travagli altrui . Dal che
animate le Religiose , in ogni loro occorrenza andavano subito a darne parte a
lei , né mai avveniva , che alcuna ne ritornasse scontenta : tantoché era voce
comune , che Suor Maria Crocifissa , era il comune , e sicuro asilo di tutte le
tribolate . Ella però non aspettava che le tribolate ricorressero a lei ; ma se
intendea , che alcuna si trovasse in qualche bisogno , incontanente l'andava
essa a trovare ; e co' più soavi uffizj offerendole orazioni , ed indirizzandola
, e rincorandola , la consolava . Si narra nelle vite de' PP. come
l'Abate Giovanni essendosi accorto , che uno al quale egli solea dar delle sante
istruzioni , facilmente si dimenticava di quanto avea inteso , e non ardiva di
tornar a domandarlo ; una sera lo pregò ad accendergli la lucerna con la
sua , e poi gli dimandò se la sua lucerna avesse patito in questo fatto ; e
rispostogli da quello di no ; Or così appunto , soggiunse l'Abate , non patisce
Giovanni , ancorché venisse a lui tutta la Scizia , da cui non sarebbe mai
impedito dall'esercitare la carità del Signore , e però quando hai bisogno ,
vieni pur francamente . Riferisce S. Girolamo di S. Paola , che si
accomodava a tutti , ed a tutti facea bene , secondo il bisogno di cischeduno .
Se vedea poveri , era pronta a soccorrerli coll'elemosine ; se ricchi , egli
esortava a far del bene . S. M. Maddalena de Pazzi , era molto
sollecita in consolar le meste , e le afflitte , in confortare le tentate , ed
animare le pussillanimi . Non fu mai richiesta , né mai se le presentò occasione
di far qualche carità , ch'ella potendo , non lo facesse con qualunque suo
incomodo . Onde sebbene alle volte si trovasse molto affaticata , non si
trovava mai stanca : ma se dopo qualche lunga fatica se le porgeva occasione
d'un'altra opera , con gran prontezza si offeriva anche a quella , come se
allora cominciasse a fatigare . E se talora era pregata a riposarsi un poco ,
ovvero richiesta come potesse fare tante fatiche , rispondea : Questo corpo è un
asinello , e non bisogna tenerlo in riposo , ma fargli portare la soma giorno e
notte . Ajutava frequentemente in cucina , impiegandosi in cucinare , spazzare ,
tirar acqua , portar a mensa , far il pane , portarlo al forno , ed in altri
simili esercizj : e questo non solo di passaggio , o per supplimento , ma come
se fosse una Conversa , e le toccasse per uffizio . Quando stava faticando
con le Converse , le esortava talora a riposarsi , ed ella frattanto seguitava
senza intermissione ; e negli esercizj , che con esse facea , scegliea sempre
per se le cose di maggior fatica cercando di sgravarle quanto più potea .
Ajutò per sei anni continui una Conversa a far il pane ; ma di tal maniera ,
ch'ella era la prima a levarsi ; ed avanti che l'altra si fosse alzata
riscaldava l'acqua , ed incominciava a far il pane : nel portarlo poi al forno ,
correa con gran sollecitudine per portarne più tavole , che fosse possibile .
Quando s'avea da far il bucato si levava prima di tutte , ed empiva le caldaje ,
portava la legna , accendeva il fuoco , e cominciava a lavorare : sicché quando
le altre anche Converse si levavano , ella avea già faticato per più ore : e
sovente spendea in tal esercizio cinque , o sei ore di notte , sì per non essere
veduta di giorno in quell'assidua fatica , sì ancora per potersi il giorno
esercitare in altre cose spettanti al suo officio . Quando era maestra delle
Novizie , le mandava per lo convento a cercar i panni succidi , e li lavava essa
la notte . Avendo una Conversa l'impiego di chiamar le Monache al mattutino ,
ella con licenza della Superiora , le chiese in grazia di far ciò seco a vicenda
una settimana per una : e dopo aver durato così per molto tempo , essendosi poi
ammalata la Conversa , seguitò da se sola in quell'impiego per lo spazio di
quindici anni . Quando qualche Conversa per riverenza , o per carità
ricusava il suo ajuto , ella le ne facea molte istanze , dicendo fra l'altre
cose : Sorella , non mi togliete il merito di quest'opera : lasciatemi far
questo , e poi farete voi qualche cosa per me . Onde bisognava che si
guardassero bene in presenza sua di mostrare , che avessero alcun bisogno :
perché ella s'offeriva a tutte per ogni fatica , e senz'alcun risparmio , e con
tali istanze , che conveniva loro d'accettar l'offerta . Finalmente tanto si
affaticò in questo esercizio del lavoro , che se l'era stravolto un osso del
collo , ed una mano : e le Monache affermavano , ch'ella sola facea più , che
quattro Converse insieme : e che nessuna si trovava nel Monastero , che non
avesse ricevuta da lei qualche carità . E perciò era comunemente chiamata la
madre della Carità , e la Carità del Monastero .
28.
Studiati di far sempre a modo d'altri . Cioè quando altri mostrano desiderio
, o propensione a qualche cosa , e molto più poi se lo richieggono , condiscendi
sempre subito loro : e fallo volentieri , nel modo e tempo che vogliono .
Sforzati pure di secondare in tutto il genio degli altri , e di contentare tutti
, né di prefiggere altri termini alla tua condiscendenza , che la mera offesa di
Dio .
S. Vincenzo de Paoli usava una grande attenzione
in procurar d'incontrare il gusto di tutti , benché suoi inferiori , e
specialmente di quelli , ch'egli giudicava operar con retta intenzione , e
senz'attaccamento al proprio giudizio . Onde qualora andava per la Città a
cavallo , prendea quella strada , che più gradiva al giovane , che
l'accompagnava : e dicea , che poco importa l'andar per una strada , o per
un'altra , quando amendue conducono allo stesso luogo ; ma che non è di poco
momento il soggettare la sua volontà a quella del prossimo . E per dir tutto in
poco , egli si regolava in questo con una massima , quale ripetea di tanto in
tanto dicendo : Condiscendenza quanta volete , purché non si offenda Dio .
L'istesso pure praticava , e facea praticare agli altri S. Francesco di Sales ,
come apparisce dalle sue lettere . Lodava egli una Dama sua conoscente , la
quale , per compiacere al marito usava contra sua voglia mille vanità ne' suoi
abiti , e non si comunicava in palese , fuorché alla Pasqua . Ad un'altra
scrisse : Bisogna accomodarsi agli altrui voleri , sopportare le loro affezioni
, e piegare il più che si può senza rompere le nostre buone risoluzioni . Già ve
l'ho detto altre volte , che quanto meno viveremo a gusto nostro , e quanto meno
vi avrà d'elezione nelle nostre azioni , tanto più sarà buona e soda la nostra
divozione . Questa ancora per quanto si può convien procurare di non renderla
noiosa agli altri . Egli è forza di lasciare qualche volta il nostro Signore per
gradire al prossimo per amore di lui . S. Anselmo per tutto il tempo
che fu Priore ed Abate , fu amato sommamente da tutti ; perché era molto
condiscendente , e si lasciava piegare alla volontà di tutti , e non solo de'
Monaci , ma ancora degli esterni . Onde se uno gli dicea , ch'era bene , ch'egli
pigliasse un po' di brodo la mattina , lo pigliava . Gli diceva un altro , che
il brodo gli facea male , ed egli lo lasciava ; e così in tutto quello , che non
fosse offesa di Dio , si sottometteva alla volontà de' suoi fratelli , i quali
senza dubbio seguivano la loro propria inclinazione . E l'istesso
praticava co' secolari , che lo faceano girare per ogni parte secondo la loro
volontà . Non era egli perciò approvato da tutti , era però da tutti molto amato
.
29.
Il bene , che fai , fallo con buono modo . Onde quando vorrai sopportare
alcuno , compatirlo , sovvenirlo , condiscendergli , concedergli , o negargli
qualche cosa ; t'hai da studiare di farlo sempre con buon modo ; cioè con volto
gioviale , con parole affabili , e con espressioni cordiali e sincere , dalle
quali colui venga a conoscere , che quel bene , che gli fai , glielo fai di buon
cuore . Questo è quel che si dice il fiore della Carità , il quale fa , ch'ella
si renda soprammodo accetta , ed incateni i cuori di tutti . Vale più , e
comunemente si fa più conto del buon modo , con cui si fa il servizio , che non
dello stesso servizio , talmente che anche le medesime negative piacciono quanto
son date con buon modo . Usa pure in questo ogni studio .
L'Abate Apollo , quando era richiesto da alcun
Monaco di qualche servizio , subito s'alzava con volto allegro , dicendo :
eccomi pronto . Il V. Bercmans facea servizio a chiunque lo richiedea ,
rispondendo subito : Padre sì molto volentieri . Per la qual cosa ognun che avea
bisogno ricorreva a lui senza soggezione ; ond'era perciò chiamato il comun
rifugio . S. Vincenzo de Paoli , se talvolta dovea dar la negativa ad
alcuna inchiesta , lo faceva in modo , che le persone non solo non ne restavano
amareggiate , ma per lo più partivano soddisfatte , come se avessero ricevute
quanto chiedevano . S. Fr. di Sales , avea per massima di non negare mai
niente di quel che potea concedere : e quando non potea , i suoi rifiuti erano
conditi di tanta grazia , che riuscivano più grati delle medesime grazie di
molti , che le concedono sì sgraziatamente , annientando i loro proprj favori .
Si legge nella vita di S. Camillo de Lellis , che quando non poteva pagar i
creditori , allegava loro con tal dolcezza le debite scuse , e con tal soavità
di parole , che ne restavano persuasi e contenti : come appunto accadde una
volta ad uno di costoro , il quale per partirsi andava tra se quasi maravigliato
ripetendo : in somma me ne vado consolato , e senza quattrini .
30. Per poter rendere ,
conviene la propria Carità universale , è necessario farsi tutto a tutti secondo
il consiglio dell'Apostolo : studiando perciò il genio delle persone regolandosi
con diverse misure , e trasformandosi in varie guise secondo la diversità de'
soggetti , delle occasioni , de' tempi , e de' luoghi .
S. Vincenzo de' Paoli nel trattar colle persone
procurava d'accomodarsi alle disposizioni di ciascheduna ; e di farsi appunto
tutto a tutti , per guadagnar tutti a Cristo . Onde benché fosse un uomo molto
serio , e grave , solea talora , per dar animo a' pusillanimi , usar qualche
tratto d'allegria , sino a contraffare il linguaggio del lor paese ; con che
consolava ed edificava tutti , ed a tutti si rendea grato ed accetto .
Il V. P. Gio. Leonardo s'accomodava alla natura di ognuno de' suoi Religiosi .
Per incamminar tutti nella via della perfezione proponeva a ciascuno quei mezzi
, che conosceva esser proporzionati alla di loro capacità . Co' mesti e
malinconici trattava con tanta benignità e piacevolezza , che quasi gli sforzava
a vincer la loro natura . Con quei di poco talento , o di umore stravagante si
portava con ispeciale amorevolezza senza mai mostrarsi infastidito , o annojato
del lor trattare e condiscendendo con essi in tutto quel che poteva : e con
queto gl'incoraggiava al ben operare . Se nel tempo della ricreazione avesse
veduto alcuno malcontento , o appartato dagli altri chiamatolo a se , gli
dimandava la cagione di tal novità , e con poche parole amorevoli consolatolo ,
lo rimandava a trattenersi cogli altri . Ond'è che con queste affabili maniere
si cattivava gli animi di tutti ; tanto che non vi era alcuno , che non avesse
con lui una total confidenza : tanto più , che usando egli egualmente con tutti
questa sua affabilità e carità , ciascuno si credea di essere il più amato e
favorito da lui . Spiccò anche molto in questo la B. M. di Chantal , e
specialmente nel governo temporale del suo Ordine , e molto anche più nella
condotta spirituale delle sue figlie , avendo sempre tenuta una regola sì ben
pensata , che riuscì d'universal gradimento e profitto . E questo fu ,
perché avendo ella uno squisito discernimento per conoscere le inclinazioni e le
virtù di tutte in particolare , sapeva accomodarsi all'umore di ciascheduna .
Con le deboli di spirito usava una speciale affabilità , sentendole con pazienza
, rispondendo loro con tutta dolcezza , e fin prevenendole con carità ne' loro
desiderj . E con questo bel modo insinuandosi per la via del cuore ne' loro
spiriti , le rendea coraggiose nella via della perfezione . Quelle poi , che
vedeva avanzarsi nelle virtù e nella vita spirituale , procurava con grande zelo
d'animarle vie più al bene : e dicea , che a simili Anime di buona volontà basta
insegnar loro la strada , e seguire ad infervorare i loro santi proponimenti ed
affetti , perché si portino molto avanti . In tutte poi osservava con gran
diligenza i diversi movimenti dello spirito di Dio nelle loro Anime , e poi per
parte sua altro non facea , che secondare i divini impulsi comunicando loro le
istruzioni , e ricordi più proprj e più confacevoli alla capacità di ciascuno
quanto all'interno ; e quanto all'esterno facea lor osservare fedelmente le
regole , procurando però d'imprimere ne' cuori di tutte una certa santa libertà
, che muovendole ad operar per forza d'un amor soave verso Dio , venisse a
togliere , o almeno a raddolcire in esse le difficoltà , che incontransi
nell'operare .
31. Se vuoi un ottimo mezzo
per praticar sempre e con facilità la Carità fraterna , hai da piantare bene nel
tuo cuore due massime , e con esse regolarti nelle occorrenze , e sono le
seguenti :
I - FARE AGLI ALTRI QUELLO
CHE UNO VORREBBE CHE FOSSE FATTO A SE .
II - TUTTO QUELLO CHE SI FA
AGLI UOMINI , SI FA ALLO STESSO DIO .
Il modo di servirsi di esse
è questo . Ogni volta che si presenta l'occasione di praticare la Carità verso
d'alcuno , dir tra se stesso : Se ti trovassi ai piedi di costui , come vorresti
essere trattato ? Avresti a caro che uno ti facesse questo ? ovvero
: Se vedessi Cristo posto nel caso di costui , che faresti ? Avverti , che
quello che fai a quegli , lo fai a Dio , di cui , quello è un'immagine .
La B. M. di Chantal facea gran conto di questo
principio , ed esortava spesso le sue Religiose a renderselo familiare . Laonde
disse loro una volta : oh che noi saremo beate , se in tutte le occasioni
fossimo attente a non profferir neppure una parola , ed a non operar cosa alcuna
che potesse danneggiare il nostro prossimo : come appunto vorremmo che non si
proferisse parola , né si facesse cos'alcuna da esso contra di noi . Così lo
sopporteremo , e lo scuseremo ne' suoi mancamenti ; l'ajuteremo ne' suoi bisogni
, lo compatiremo nelle sue disgrazie , e goderemo de' suoi vantaggi , come
appunto vorremmo , ch'egli ci sopportasse , e scusasse ne' mancamenti da noi
fatti , ci ajutasse ne' nostri bisogni , ci compatisse nelle nostre disgrazie ,
e godesse de' nostri vantaggi . Quando S. Francesco di Sales vedea ,
che si scherniva alcuno , o di lui si mormorava nella conversazione , col
mettersi in contegno facea conoscere , che quel discorso gli dispiaceva ; e per
interromperlo ne intavolava un altro ; e se non gli riusciva , si alzava , e
dicea : questo è un troppo strapazzare quel povero uomo , ed un passare i
termini della discrezione ; e talvolta soggiungea : Chi ci dà quest'autorità di
divertirci a spese altrui ? Vorremmo noi esser trattati in questo modo , e che
si facessero palesi con tal indecenza le nostre miserie ? S. Anselmo
disapprovato da alcuni , come altrove si è riferito , perché sempre
condiscendeva al parere e volere d'ognuno , così rispose : Voi dite così perchè
non sapete con qual'intenzione io lo faccia . Sappiate per tanto , che io fo
questo : primo , perché nostro Signore ha detto , che facciamo agli altri quello
che vorremmo , che fosse fatto a noi : Or io vorrei , che il Signore facesse la
mia volontà , e perciò faccio volentieri quella de' miei prossimi . Secondo ,
perché non trovo miglior mezzo di questo , per conservare in me la carità ed
unione col prossimo ; ch'è la cosa , che Dio ci ha tanto raccomandata .
S. Giovanni Elemosinario avendo fatta dare più volte buona somma di danaro ad
uno , che mutava abito e nome , fingendo di essere schiavo bisognoso di
riscattarsi , benché egli se ne accorgesse , seguitò a beneficarlo . Ed avvisato
dal Procuratore della frode di colui , disse : dagli il danaro che cerca ;
poiché può essere la persona di Gesù Cristo , che vuol far pruova della tua
carità . Venne un giorno da S. Gregorio Magno , allorché era Abate
del Monastero , un Angelo dal Cielo in figura di mercatante , che navigando avea
fatto naufragio , e perduta tutta la sua mercanzia , e gli chiese qualche
soccorso . Ordinò il Santo , che gli fossero dati sei scudi : quali ricevuti
tornò a dirgli , che quello era troppo poco per sollevarlo dalla sua gran
perdita ; ed il Santo gli fece dare sei altri scudi . Ma tornò quegli dopo tre
giorni per la terza volta , tutto dolente ed afflitto a chiedergli nuovo
soccorso , allegando la sua estrema miseria ; ed il buon Santo tutto compassione
gliene fece dare altri sei : e perché questi non erano in casa , in vece di essi
, gli fece dare una tazza d'argento , che S. Silvia sua madre gli avea mandata
quella mattina piena di legumi , di cui solea cibarsi . Essendo in seguito Papa
, ordinò un giorno ad un suo cappellano , che chiamasse a mangiare i dodici
poveri , ed entrato al vederli , osservò ch'erano tredici : e domandando al
cappellano , perché non ne avesse chiamati solamente dodici , siccome gli aveva
ordinato : quegli incontanente rispose , di non averne chiamati più di dodici ,
e che dodici appunto egli ne vedeva , e non più . Ma il Santo ne vedea tredici ;
e stimando ciò non esser senza mistero , fissò gli occhi nel tredicesimo ; e
mirandolo attentamente , vide , che si mutava di sembiante nel volto , parendo
ora giovane , ed ora vecchio . Terminata la mensa , lo tirò in disparte , e lo
scongiurò a dirgli chi era ; il quale rispose io sono quel mercatante perduto
nel mare , a cui tu desti i dodici scudi di limosina , e la tazza d'argento di
tua madre . Sappi che per quell'opera volle Iddio , che tu fossi successore di
S. Pietro . Come sai tu questo , ripigliò S. Gregorio ? Perché sono un Angelo ,
disse quegli , mandato da Dio per provarti . Al che prostratosi egli con gran
riverenza a terra : oh disse , se per una cosa sì picciola mi ha fatto Iddio
universal pastore della Chiesa sua , quanto maggiori cose posso io aspettare da
lui , se lo servirò con grande affetto ? E da allora in poi crebbe tanto la sua
liberalità co' bisognosi , che niuno a lui s'accostava , che non ne partecipasse
. Un'altra volta ch'essendo pure Sommo Pontefice voleva egli stesso dar l'acqua
alle mani ad un povero prima di mangiare , mentre dava di mano al vaso , colui
disparve . La notte appresso gli apparve in sogno Gesù Cristo , dicendogli :
altre volte mi hai ricevuto ne' miei membri ; ma ieri mi ricevesti nella mia
stessa persona . Teobaldo potentissimo Conte di Chartres , uomo
liberalissimo verso i poveri , viaggiando con gran comitiva nel cuore d'un
rigidissimo inverno , s'incontrò in un povero nudo , che si raccomandava a lui :
che domandi disse il Conte ? dammi , rispose il povero , il manto che
porti , ed il Conte subito glielo diede , dicendo : domanda se vuoi altra cosa .
Soggiunse il povero : dammi l'abito , che porti sotto la tonica , ed essendogli
stato conceduto , ricercò la tonica stessa , ed il Conte pur ce la diede ,
restando in camicia ; seguitò il povero : tu vedi o Conte , che ho la testa nuda
e rasa , onde dammi anche il cappello ; ma il Conte arrossendosi alqunto perché
era calvo , disse : adesso figlio caro , sei troppo importuno , poiché non posso
stare senza cappello . Ciò detto immediatamente disparve il povero , lasciando
le vesti sulla neve . Allora il Conte gittatosi da cavallo proruppe in un
grandissimo pianto , e vivendo con vigilanza , non mai negò limosina , che in
appresso gli venisse richiesta . Di S. Martino poi ben si sa , che
avendo un giorno data una parte della sua clamide ad un povero mezzo nudo , che
gli domandò la limosina ; la notte susseguente gli apparve Gesù Cristo con quel
pezzo di veste in dosso , dicendo : Martino mi ha ricoperto con questa veste
( a ) .
-------
( a ) - Questi sentimenti di carità fraterna
erano conosciuti e praticati anche da' Gentili , ed ora si conoscono e si
praticano da tutti i Popoli in generale . Niuno però li conosceva e praticava
meglio del divino Maestro Gesù Cristo , che bisogna imitare , avendocelo
insegnato , e prescritto . Mio caro lettore se desideri leggere qualche
altra cosa di buono sulla Carità , studia il Cap. II della Parte III dell'ottima
opera dell'Arid. D. Luca de Samuele Cagnazzi intitolata : Precetti della morale
evangelica posti per ordine didascalico , Napoli 1823 . L'Edit.
CONFIDENZA
NELLE
TENTAZIONI
ED
ARIDITA' DI SPIRITO
I. Confidenza nelle
Tentazioni .
1. Chi veramente confida in
Dio , lo dà soprattutto a divedere nelle tentazioni , che sono i maggiori e più
ordinarj travagli delle persone spirituali , alle quali è specialmente
indirizzato quanto qui dicesi su tal materia .
A tutti gli altri travagli esterni giungono
elleno per via della virtù ad accomodarsi ; ma questi , che le toccano nel più
vivo dell'anima tentando di separarle dall'amicizia di Dio , riescono loro
veramente insoffribili . Ed il peggio si è , che andando le cose a lungo ,
entrano spesso in timore d'aver perduta la grazia del loro Signore , e che
mentre loro avvengono tali cose , debbono esser da lui abbandonate , e
sommamente abborrite , e che già se ne vanno in rovina . Ma questo è
un grandissimo inganno , che prima d'ogni altra cosa convien toglier loro dalla
mente . Ed ecco S. Giovanni Crisostomo , che spinto dalla sua carità si ha presa
questa incombenza . No , dice il Santo , che il buon Signore non vi manda
certamente le tentazioni per rovinarvi , ma all'opposto per maggiormente
perfezionarvi , e per unirvi più strettamente a se : poiché questi sono i gran
beni , ch'esse producono in chi sa maneggiarle . Sicché il vedervi così tentato
è piuttosto indizio di una cura speciale , che Dio si ha preso di voi ; e però
dovreste anzi da questo prender motivo di maggiormente confidare in lui . Odansi
le sue parole : Ne existimemus esse signum , quod nos dereliquerit , vel
despiciat Dominus , si tentationes nobis inferantur ; sed hoc maximum sit
indicium , quod Deus nostri curam gerit : si quis enim omnia enumerare velit ,
plurima tentationum emolumenta reperiet . Né il Santo disse
questo a caso , ma ben appoggiato su l'esperienza ; e però a maraviglia conferma
esso stesso il suo detto col caso tanto strepitoso del Patriarca Giuseppe . Fu
egli venduto da' suoi empj fratelli come un giumento , trasportato in lontani
paesi come uno schiavo , accusato a torto come malfattore , tenuto lungamente in
prigione come reo , senz'aver chi parlasse per lui , e conseguentemente senza
speranza di più uscirne . Fra tanti travagli esterni non gli saranno già mancate
, con tutta la sua innocenza , delle molte interne tentazioni , e d'impazienza ,
e di diffidenza , e d'abbattimento , ed altre . Poveretto se in tante strettezze
ed in tante angustie egli avesse detto tra se : già veggo che Dio mi ha
abbandonato . Sembra che in qualche modo sarebbe stato compatibile , e pure è
certo , che avrebbe pensato male ; perché il Signore avea ben veduti tutt'i suoi
patimenti ed ascoltato tutt'i suoi gemiti , senza però mai muoversi e consolarlo
, non già perché avesse deposta affatto la cura di lui , ma piuttosto per una
specialissima cura , che ne tenea , per la quale egli medesimo aveagli ordinato
tutti que' gran travagli , affin d'innalzarlo per essi come per tanti gradini a
sublime posto . Volle , che fosse venduto , acciocché con questo mezzo condotto
venisse in Egitto , e quivi gettato in carcere , mostrasse la sapienza , che
avea d'interpretare i sogni al coppiere del Faraone , che stava ivi carcerato ;
e costui si dimenticasse per lo spazio di due anni di procurar la promessa di
liberazione presso il Re , finattanto che venisse il tempo destinato per li
dubbj sogni di Faraone , essendo questi l'ultimo gradino , che gli restava per
salire al governo di tutto l'Egitto . E questo sentimento non è
solamente del Crisostomo , ma di tutti i Padri , e Dottori della Chiesa , i
quali non solo riconoscono concordemente questa speciale cura , che il Signore
mostra verso le persone spirituali col permettere , che sien tentate ma con quel
celeste lume , di cui erano supernalmente provvisti hanno di più penetrati i
fini particolari , per cui si muove a permetterlo , che dicono esser appunto ,
per provarle , per umiliarle , per purificarla , per fortificarle , e per
accrescere loro i meriti , e le corone .
2.
Il primo fine , per cui Dio manda le tentazioni alle persone dabbene , come
dice S. Girolamo , è il provarle . Tu dici , che ami Dio , e ti pare di
farlo . Or bene . Egli ti vuol mettere alla pruova ; acciò si vegga se l'ami da
vero , e di tutto cuore , o no .
In tempo di pace non si sa , se quella tua
fedeltà sia virtù , o se procede dalla tua buona natura , o da gusto particolare
, che provi in quell'esercizio , ovvero dal non esservi altra cosa , che ti tiri
altrove , ma colui , che combattuto dalla tentazione , persevera nel bene ,
mostra chiaramente , che lo fa per virtù , e per l'amore che porta a Dio . Ecco
una delle cagioni , per cui Dio ti ha mandata quella tentazione , per vedere ,
se sei uno de' suoi veri amici , e quando si possa egli fidare di te . E
se gli mostrerai fedeltà , ti esalterà molto . Comprovano assai chiaramente
questo gli esempj di Giobbe e di Tobia , modelli di pazienza e di santità .
Glorificano ben essi il Signore colle loro sante operazioni ; e pure ciò non
bastò a sollevarli a quell'eminente grado di perfezione , a cui la Divina
Provvidenza gli avea eletti , ma fu necessario per questo , che la tribolazione
li visitasse , e che divenissero poveri , afflitti , insultati , vilipesi ,
tentati , e desolati . E' vero che Giobbe meritò molto colle sue gran limosine ;
ma piacque a Dio più , dice il Crisostomo , quel sicut Domino placuit
ita factum est , sit nomen Domini benedictum , nel tempo della tribolazione
, che tutte le opere di pietà , e le virtù da lui praticate nella prosperità .
Gran meriti accumulò Tobia cogli atti di misericordia , ch'esercitò , e con
tanti documenti , che diede di vita perfetta . Però non meritò tanto , quanto
allorché in mezzo di tante angustie non mancò punto di fede a Dio , ma sempre
benediceva il Signore .
3. Il secondo fine , dice
S. Bernardo , è per far loro conoscere chi sieno , e quanto possano , e con ciò
metterle in possesso della vera umiltà , virtù tanto necessaria , la quale non
si acquista mai meglio , che per questa via .
Poiché quando non abbiamo tentazioni , ma ci
veggiamo di continuo accarezzati , e favoriti dal Signore , e le cose nostre ci
vanno sempre bene , e teniamo per qualche cosa , e ci pensiamo molto forti .
Laddove venendo uno assalito da lunghe e gagliarde tentazioni , gli accade
talvolta di vedersi in punto di cadere ; parendogli , che non vi manca più , che
una costa di coltello per andar a traverso ; o con questo viene a toccar con
mano la propria debolezza , e ne resta grandemente umiliato , conoscendo
chiaramente la necessità , che ha dell'ajuto continuo di Dio , e però ricorre a
lui con più sollecitudine , e si mantiene con più cautela , per non mettersi
nelle occasioni , che lo possono precipitare . Si vede ciò ad
evidenza nella persona di S. Paolo , il quale patì tentazioni tanto vive , e sì
forti , che si vedea vicinissimo alla caduta : di modo che altro scampo per se
non mirava , che la morte , e la chiedeva istantemente a Dio , per poter
uscire di quel sì imminente pericolo d'offendere il suo amato Signore . Or qual
fu la cagione , per cui il Signore lasciò cadere quel servo suo tanto a
lui sì caro , e tanto da lui favorito , in tal profondo di miserie ' l'assegna
l'istesso S. Apostolo : a fine , dice , di tenermi umile , e perché io non
m'insuperbissi per la moltitudine de' suoi favori . Dicea pur bene
S. Lorenzo Giustiniani , che la vera scienza e sapienza dell'Anima consiste in
intendere , che Dio è ogni cosa , e noi un nulla . E quando noi ci riputeremo
veramente un nulla , allora saremo da lui sollevati a grazie speciali , e
conseguiremo in abbondanza le sue misericordie . Poiché sta scritto
decisivamente : Che Iddio dà la sua grazia agli umili , e resiste a' superbi .
Ed ecco il secondo bene , che la divina Bontà ci fa cavare dalle tentazioni .
4.
Il terzo fine è , secondo il Gersone , per purgarle da molte imperfezioni e
difetti . E lo rende chiaro con questa similitudine . In quella guisa , che il
mare sbattuto dalle tempeste , caccia via da se le immondezze , che a poco a
poco ha raccolte ; così l'Anima combattuta dalle tentazioni , scaccia da se le
imperfezioni , che in se radunò nel tempo della tranquillità . Ed a questo fine
Iddio permette , che sieno tentate le Anime de' giusti ; perché con tal mezzo
vengono a raffinarsi , e purificarsi , e così comparir più vaghe e più
aggradevoli agli occhi suoi .
Né dee parer cosa strana , che ciò talvolta si
faccia per mezzo di certe tentazioni bruttissime e molto schifose , le quali
sembrano più atte ad imbrattare l'Anima ; e farla divenir esosa e stomachevole ,
che a ripulirla , e renderla graziosa e più amabile nel divino cospetto . Poiché
diceva uno di quei Padri antichi , anche la liscia forte par che non sia buona ,
ad altro , che ad imbrattare e lordar le cose , che tocca ; e pur veggiamo , che
posta su i pannilini , allorché son più succidi ed indecenti , ha una virtù
particolare per pulirli , e renderli bianchi come la neve . Non fa
qui bisogno d'addurre esempj ; poiché ben si vede , e tutto giorno si tocca con
mano , che i buoni dopo d'aver sofferte molte e gravi tentazioni , compariscono
più modesti , più umili , più circospetti , più staccati dalle cose del Mondo e
da se stessi , ed assai più attaccati a Dio , ed alle cose di Dio : perché
conoscendo per esperienza la bontà del Signore in non abbandonarli , e le buone
accoglienze da lui ricevute nel tempo della loro necessità , lo riconoscono per
Padre veramente amoroso , e per difensore loro ; e non san finire di dargli
immense lodi , ed eterni ringraziamenti .
5. Il quarto fine , è per
fortificarle nella virtù , siccome attesta il S. Ab. Nilo , comprovandolo
anch'esso con una similitudine . Perocché dice , siccome i venti rendono più
forti le piante , le quali cogli sforzi , che fanno per resistere a quegl'insoliti
sbattimenti , vengono a gettar in terra più profonde le radici ; così l'Anima ,
che nel tempo della tentazione , per non cadere , si dà ad abborrire il vizio ,
a replicare i buoni propositi , a mortificar la carne , a ricorrere a Dio con
ferventissime preghiere ; con tanti , e sì veementi atti , non mai da lei
praticati in tempo di tranquillità , viene a stabilirsi maggiormente nella virtù
.
L'Apostolo S. Paolo dice di se stesso , che
quando si vide tanto debilitato da quelle sue fortissime tentazioni , che al
parer suo l'avean ridotto tanto vicino alla caduta , pregò con grande istanza il
Signore a volernelo liberare , e che il Signore negò di farlo , dicendogli :
sappi , che questa infermità ti perfeziona maggiormente , perché , come spiegano
gl'interpreti quelle parole , aggiungendo io alle tue forze il mio ajuto ,
elleno diventano maggiori , ed atte a superare tutt'i tentativi del nemico .
Racconta S. Gregorio di S. Benedetto , che per avergli resistito virilmente una
notte ad una gagliardissima tentazione di senso , con rivolgersi ignudo tra le
spine , il Signore lo perfezionò talmente nella virtù della purità , che da lì
avanti non sentì mai più tentazioni di quella specie . L'istesso si racconta
esser accaduto a S. Francesco , e a S. Bernardo , il primo de' quali per una
simile tentazione si gittò in mezzo alla neve , ed il secondo in uno stagno
gelato .
6.
Il quinto fine , che come asserisce S. Gregorio , è per accrescer loro i meriti
, e le corone , si può dire come una conseguenza del quarto . Perocché siccome
le diligenze e gli sforzi , che la persona usa per superar la tentazione ,
servono a maggiormente fortificarla e stabilirla nella virtù : così con questi
stessi mezzi vien ella ad accrescersi i meriti , ed a fabbricarsi altrettante
corone : essendoché ognun di quegli atti provenendo per un grado di grazia , a
questi dovran corrispondere altrettanti gradi di gloria . Ed un giorno il
vedremo non senza nostro stupore quanto ci avrà fruttato ogni piccola tentazione
.
Si legge di un Monaco Cistercense , che assalito
una notte da una fortissima tentazione di senso , pareagli di non poter ad essa
resistere , e già si dava per vinto , ma pure ricordandosi del voto , che avea
fatto di castità , si fece forza e resisté per tre volte . Or il Signore , per
fargli conoscere quanto avesse gradita quella fedeltà , in quella stessa notte
rapj in ispirito un Converso di quel Monastero , e gli dié a vedere un Angelo ,
che per ordine suo portava al suddetto Monaco tre preziosissime corone , per le
tre vittorie da lui riportate contra il nemico , alla narrazione della qual
visione il Monaco vittorioso , molto si consolò , e si animò grandemente per
combattere in avvenire con più coraggio .
7.
Sapendo adunque le persone spirituali queste verità , appoggiate al
testimonio della Santa Scrittura , confermate dall'autorità de' Padri , ed
autenticate dalla medesima esperienza , e però non potendone punto dubitare ;
cioè che le tentazioni per una parte possono loro apportare tanti , e sì grandi
beni ; e per l'altra , che in tempo di esse han sempre seco il Signore in ajuto
, conforme egli steso ha promesso , sebbene non sempre il conoscono
sensibilmente , però qualora vogliamo fare quanto è dal canto loro , son sicure
di non dover cadere : perché dunque esclama S. Ambrogio , perché tanto
rattristarsi , ed affliggersi , allorché vengono da quelle molestate e
combattute ? Non è questo un mostrarsi più amanti delle loro consolazioni , che
del proprio avanzamento ? e che si fidano del sentimento proprio , piucché delle
promesse di Dio ? Se vogliamo operar da veri soldati del Signore , dice
l'Apostolo S. Giacomo , non abbiamo da rattristarci nelle tentazioni , ma anzi
da gloriarci in esse , e da rallegrarci perché in tal tempo ci si vanno
fabbricando le corone . I Santi così faceano .
Quando S. Paolo udì dirsi da Cristo , che le
tentazioni servivano a più fortificare e perfezionare l'Anima sua : se così è ,
sogiunse , io dunque mi glorierò d'esser così travagliato , e mi compiacerò
nelle stesse mie tentazioni . Ed il Santo Re Davide ricevea tutt'i travagli
interni , che Dio gl'inviava come tesori di Paradiso con tal riconoscimento ,
che ad ogni tratto inventava nuove formule per ringraziarnelo ; Laetati sumus
pro diebus , quibus non humiliasti annis quibus vidimus mala . Bonum mihi , quia
humiliasti me , ut discam justificationes tuas . Racconta S.
Girolamo , che il S. Abate Giovanni supplicato da un Monaco con grande istanza a
pregare il Signore , che lo liberasse da una sua grande infermità : o fratel mio
, rispose il Santo , e tu vuoi gettar via una cosa , che ti è di sì grande
umiltà ? D'un discepolo di uno di que' Padri antichi riferisce S.
Doroteo , ch'essendo molto molestato da tentazioni sensuali , resistea
virilmente con lunghe orazioni e con austerissime mortificazioni corporali : e
che il suo maestro mossone a compassione se gli offerse di pregare il Signore ,
che lo liberasse da quel sì aspro combattimento . Al che rispose il discepolo :
Padre mio , io ben veggo , ch'è grande il travaglio , ch'io patisco ; ma conosco
ancora , che a cagione di questa tentazione fo più profitto : perché io più
ricorro a Dio coll'orazione , e colla mortificazione , e penitenze : e però quel
che vi prego si è , che m'impetriate da Dio pazienza per sopportar questo
travaglio , e per uscirne vincitore , e senza macchia alcuna . Riferisce ancora
d'un altro santo Monaco , che avendogli Dio levata una tentazione , che
avea , s'attristò grandemente , e piangendo , diceva amorevolmente a Dio :
Signore , dunque non son degno di patire , e di essere afflitto e tribolato
qualche poco per amor vostro ? Anche S. Gio Climaco narra di S. Efrem , che dopo
aver sofferte molte gravi tentazioni , vedendosi in altissimo grado di pace e
tranquillità pregava Dio , che gli restituisse le sue antiche battaglie , per
non perder l'occasione e la materia di meritare , e di lavorarsi la sua corona .
8. Ma dirà alcuno : anche
io goderei di quelle tentazioni per farmi del merito appresso Dio , se fossi
sicuro di non offenderlo : ma questo timore è quello , che mi fa chiuder gli
occhi ad ogni mio vantaggio . E credi tu , che questa scusa sia per giovarti nel
Tribunale di Dio ?
Quando dli Apostoli si trovarono in quella gran
tempesta , che minacciava di sommergerli ; il Signore , ch'era insieme con loro
stava dormendo , e però corsero pieni di spavento a svegliarlo ; ed egli senza
punto commuoversi , rispose loro : di che temete , uomini di poca fede ? quasi
volesse dire : come potete voi temere , sapendo che avete la virtù di Dio in
vostra compagnia , e tutta in vostro potere ? Ecco donde viene tutto
il male dal non fidarsi dell'assistenza di Dio . Nemmen S. Paolo avea sicurezza
di non dover cadere in quelle sì gravi tentazioni , che pativa : ma nel sentire
, che allora più che mai era da Dio assistito , prese tanto coraggio , che
sebben la sentiva , non più le temea . E tanto parli per togliere ,
o almeno diminuire in parte alle persone dabbene quel grand'orrore , che loro
apportano le tentazioni ; sicché quando vogliano regolarsi colla ragione , e co'
dettami della Fede , quantunque gravissime , non debbono temerle . Ora si
assegnano qui alcuni buoni rimedj affinché possano soffrirle non solo senza
nocumento , ma con loro notabil vantaggio , ch'è il fine generale , per cui loro
vengono dal Signore mandate . Per tale effetto dunque quattro cose han da fare
le persone spirituali , quando son assalite dalle tentazioni
-
Non turbarsi , né affliggersi , ma procurar di mantenere l'animo in pace , senza prendersene gran fastidio .
-
Non mettersi a discorrere colla tentazione , ma volger subito il pensiero ad altre cose .
-
Scoprir la tentazione , se bisogna al P. Spirituale .
-
Ricorrere a Dio con gran fiducia , ed umiltà .
9.
La prima cosa adunque , che si ha da fare in tempo della tentazione , è di
non turbarsi , né affliggersi , ma procurar di mantenere l'animo in pace .
E' questo un mezzo , che insegnava ai suoi
discepoli S. Antonio , uomo tanto esercitato in questo genere di battaglie .
Perché diceva il Santo Abate , quando il Demonio vede , che uno nella tentazione
si mostra animoso , ed allegro , se n'attrista fortemente , e quasi perde la
speranza di vincerlo : ma se la persona si mette in timore , allora si fa più
ardito , e l'investe con più vigore ; e molto anche più seguiterà poi a
molestarlo , se vede , che dal semplice timore passi ad affliggersi e
sgomentarsi , perché in quel caso quando non gli riesca di farlo cadere , si
gode almeno quel piacere di tener afflitti e travagliati i servi di Dio . Oltre
di che con quell'istesso timore e perturbamento viene uno ad accrescersi il
pericolo da se medesimo ; poiché la paura , fa , che la tentazione maggiormente
si imprima nella fantasia , e così si rende più gagliarda e più lunga . La
sperienza fa vedere , che quando uno assalito da suo nemico , si fa coraggio ,
combatte con vigore e generosità : ma se si mette in timore ed in pena , par che
vengano a mancargli le forze ; e quasi si tien per vinto ; ond'è uscito il
proverbio : Soldato abbattuto , mezzo perduto . Si narra nelle
storie Ecclesiastiche , che una delle cose , in cui i Ss. Martiri facevano
arrabbiare i tiranni , e con cui gli tormentavano più di quello che venivano da
essi corporalmente tormentati , era l'animo e la fortezza , che mostravano ne'
tormenti . Così abbiam da far noi co' Demonj nelle tentazioni , per farli
arrabbiare e confondere . L'istesso S. Antonio che dava il consiglio
, ne diede ancora l'esempio . Quando gli apparivano i Demonj in diverse
forme spaventevoli di leoni , tigri , tori e serpenti , circondandolo e
minacciandolo colle loro unghie , denti , ruggiti e fischi formidabili , che
parea che lo volessero divorare , il Santo si burlava di essi , e dicea loro :
se aveste qualche forza , uno solo di voi altri basterebbe per combattere contra
un uomo ; ma perché siete deboli , vi radunate insieme molta canaglia per farmi
con ciò paura , ma per questo appunto io non vi temo niente .
10. La seconda cosa da
farsi nell'atto della tentazione , è di non mettersi a discorrere , ed a cozzar
con essa , come alcuni fanno massime nelle tentazioni più gravi e pericolose ;
come quelle che sono contro la purità , o contra la Fede , nelle quali sogliono
fare gran forza , ed insistono molto in voler scacciar via il pensiero , e
fargli resistenza : stringendo perciò le tempia , increspando il capo , come chi
dice , quà non ci hai da entrare : ed alle volte , se non restan persuasi
in contrario , non rispondono , non voglio , par loro di acconsentire .
Or sebbene da ciò si vede , che hanno questi tali
una volontà di non cedere alla tentazione ; e però maggiore il nocumento , che
con questo fanno a se stessi che quello , che loro fa la medesima tentazione .
Sa bene il Demonio , che le persone dabbene son molto lontane dal consentire al
male , e però quel che da queste pretende nel tentarle è piuttosto d'indurle a
prender le armi , ed a venir con lui alla zuffa , persuadendosi che se la cosa
andrà per via di discorso , egli co' suoi cavilli potrà imbrogliarle malamente ,
e se per via di sforzi , o le stancherà , e loro guasterà la complessione , ed
il cervello , come suole spesso accadere : e così esso ne caverà sempre il suo
guadagno . No , non è negozio questo da farsi a forza di contrasti .
Il vero modo di portarsi in questi casi l'insegna S. Gio. Crisostomo ; ed è di
disprezzar la tentazione , e non farne conto , rivolgendosi a pensare , o a fare
qualch'altra cosa , o vero immergendosi più con l'affetto in quella , che allora
si stà facendo . Ed apporta a questo proposito una similitudine , che spiega la
cosa molto chiaramente . Vedi , dice , come fa un cane , quando comincia ad
abbajare alcuno ? se questi lo guarda , e gli mostra il pane , lo seguita , e
gli fa tante carezze , che finalmente l'obbliga a dargli qualche cosa . se lo
sgrida , e gli tira de' sassi , molto più l'investe , e tanto lo perseguita ,
che gli mette paura , e lo stanca . Ma se vede che quegli passa senza guardarlo
, e come se non lo sentisse ; facilmente s'accheta , e lo lascia andar per li
fatti suoi . Or questo medesimo , dice il Santo , fa tu colla tentazione : non
ti fermare a rimirarla con affetto , non ti metter a combatterla con isdegno e
con forza ; ma datti a pensare , o a fare altra cosa quietamente , come se non
l'avessi , o non la sentissi : che così ti lascerà più presto . E'
questo un mezzo molto lodato ed approvato dai Maestri della vita spirituale :
perché dicono , in questa maniera il Demonio resta sommamente confuso ;
recandosi egli a scorno che la persona non si prenda alcun fastidio di tante sue
importunità , e ne faccia sì poco conto , che nemmen gli dia udienza . E perciò
tutti esortano ed inculcano quest'istessa cosa , di non far conto de' pensieri
per pessimi che sieno : anzi che quanto peggiori sono , tanto minor conto
bisogna farne , per esser questi men pericolosi . Possono darsi pensieri
peggiori , che contra Dio ed i Santi , e contra la Fede e la Religione ? Or
questi sono i men pericolosi , perché quanto sono peggiori , tanto più per la
grazia del Signore ti dispiacciono e sono più lontani dalla tua volontà e dal
tuo consentimento , conforme tu stesso per esperienza l'avrai provato : e
conseguentemente non son peccati ; perché non li fai , ma li patisci contra la
tua volontà : e però non occorre prendersene fastidio alcuno ; e questo è meglio
che possa farsi ; disprezzarli , e non farne conto . Racconta S.
Smeraldo Abate una cosa alquanto faceta , ma tutta al proposito . Dice , che un
S. Religioso vide una volta due Demonj , che stavano ragionando fra di loro in
questa forma . Domandava uno : come te la passi tu col tuo Monaco ? molto bene ,
rispose l'altro ; perché gli propongo il cattivo pensiero , ed egli si ferma a
rimirarlo ; dopo torna a far riflessione , come andò quel pensiero , se vi si
trattenne , se vi ebbe qualche colpa , se gli fece resistenza , se v'aconnsentì
, d'onde gli venne , se vi diede occasione , se fece tutto quel che poteva e con
questo gli fo girare il cervello , e lo fo quasi impazzire ; e ciò dicendo se ne
facea le sue belle risate . Oh , non succede così a me , ripigliò il primo : ho
trovato un monaco furbo più di me ; il quale , appena gli propongo quel cattivo
pensiero , che subitamente rivolge la mente in una , o più cose disparate , o
vero si leva da sedere e dà di mano a qualche occupazione , e si fissa , e
s'interna in queste cose con tal'applicazione e gusto , che per quanto io tenti
, e ritenti per tirarlo all'intento mio , non c'è modo di ridurlo : con che mi
ha straccato di tal maniera , che per non perder più tempo , mi bisogna
lasciarlo .
11. Un'avvertenza fa qui S.
Girolamo , ch'è molto necessaria e molto utile . Acciocché il mezzo poc'anzi
additato , dice il S. Dottore , abbia tutto il suo buon effetto , convien
adoprarlo subito , quando il nemico è ancor piccolo ; perché allora è debole ,
ed è facile il resistergli . Ma se gli dai tempo di crescere , e di fermarsi un
poco , riesce poi difficile il discacciarlo .
La tentazione è simile ad una scintilla di fuoco
, la quale , per piccola che sia , un tantino che si fermi sul panno , fa subito
presa , e cresce ed abbrucia . E però bisogna scacciar subito il pensiero , o il
movimento cattivo con quella stessa diligenza , con cui scacceresti una favilla
, che ti cadesse sul vestito , cioè appena che comparisce , volgerti subito a
pensar ad un'altra cosa , senza punto fermarti a rimirarlo . Si
narra nelle vite de' PP. che il Demonio apparve una volta a S. Pacomio in figura
d'una donna molto avvenente ; ed avendole egli sgridato perché usasse tant'inganni
per far male agli uomini : il male se lo fanno essi da se con la loro pigrizia ,
rispose il Demonio . Vi sono alcuni , i quali quando mettiamo loro in capo dei
cattivi pensieri , subitamente li rigettano ; ed allora noi , come se ci
avessero chiusa la porta in faccia , ci dileguiamo subito come fumo ,
svergognati e confusi . Ma la maggior parte di loro non fa così ; si trattengono
alquanto a rimirarli e rivolgerli nella loro mente : e noi ci serviamo
dell'occasione per lavorar le nostre insidie , di modo che difficilmente si
possono più liberare dalle nostre mani : perché quando ci han lasciato prendere
un cantoncino nella mente loro , ce ne rendiamo facilmente padroni : ed ancorché
vogliano non ci possono più scacciare .
12. La terza cosa da farsi
, quando non bastino le altre due , è di scoprir la sua tentazione al P.
Spirituale .
E' questo un avviso molto raccomandato da'
Maestri di spirito , ed era come un primo principio di quegli antichi PP.
ch'essi praticavano esattamente non solo nella Confessione , ma anche fuori di
essa , e massimamente nell'atto che pativano violente tentazioni , e non le
poteano discacciare . Né fa maraviglia , poiché questo è un rimedio di tanta
efficacia , che col solo manifestar la persona la sua tentazione al Direttore ,
senz'anche riceverne rimedio o risposta alcuna ; anzi , come s'è più volte
sperimentato , con solo risolversi d'andargliene a manifestare , se n'è veduta
subito libera . Riferisce S. Doroteo di S. Macario , che
incontratosi un dì col Demonio , gli dimandò come la passava co' suoi Monaci ,
acui egli rispose , che molto male ; perchè tutti lo scoprivano al P. Spirituale
, fuori di uno , che era suo grande amico ; e però ne facea quel che voleva , e
lo nominò . Inteso questo il Santo , si portò da quel monaco , e trovata la
verità l'avvisò , che se voleva liberarsi dalle cadute , scoprisse le sue
tentazioni al P. Spirituale ; il che colui eseguì fedelmente . Dopo qualche
tempo incontrando Macario un'altra volta il nemico , gli dimandò se quel tal
monaco continuava ad esser suo amico come prima : no , rispose con rabbia il
Demonio , ora è divenuto mio nemico , e non più mi ascolta .
13. La quarta cosa che
nelle tentazioni s'ha da fare , ch'è molto importante , e perciò nell'esecuzione
non dee esser l'ultima , è di ricorrere a Dio con molta fiducia ed umiltà .
Il che però non dee mai farsi per movimento di
timore , ma in modo che anzi accresca l'animo ed il coraggio ; ora gettandoci
nelle sue braccia , secondo l'insegnamento del S. Ab. Giovanni , e facendo come
uno , che sta a sedere sotto un grand'albero , e veggendo venire contra di se
molte fiere , alle quali gli pare di non poter resistere , se ne sale sopra
dell'albero , e si mette in sicuro ora riflettendo , che allora , come ci
assicura la Santa Scrittura , il Signore ci sta accanto tutto intento a
prestarci il suo ajuto ; ora considerando , dice S. Agostino , che in quel tempo
egli sta guardando , ed osservando come combattiamo : il che ci dee molto animar
a combattere virilmente . Quando un soldato sta in battaglia combattendo contra
i nemici , e s'accorge che il Re , o il suo Generale lo sta guardando , e
compiacesi del coraggio , con cui combatte ; piglia da ciò animo e vigore , e fa
prodezze incredibili . In questo modo portavasi lo stesso S.
Agostino nel tempo delle sue tentazioni , alle volte umiliandosi innanzi a Dio ,
dicendogli : Signore , io sono un pulcino tenero e debole , se tu non mi
proteggi , sotto l'ombra delle tue ali , il nibbio mi rapirà : altre volte
immaginandosi , che il Signore lo stesse mirando attentamente cogli occhi , e
con una mano in atto di soccorrerlo , tenendo nell'altra una vaghissima corona ,
per rimunerarlo della vittoria , che riporterebbe , e con ciò molto si animava .
Tutti e tre questi mezzi praticò S. Vinc. de Paoli in una tentazione fortissima
, ch'ebbe contra la fede , che gli durò tre anni continui . Prima di tutto ,
prevedendo che la sua tentazione doveva essere di lunga durata , si mise sul
seno dalla parte del cuore la professione della Fede in una carta da se
sottoscritta , pregando Dio a degnarsi , che ogni qualvolta si ponesse la mano
al petto s'intendesse con quell'atto rinnovata la protesta della Fede , e la
rinunzia che in general faceva a tutte le tentazioni contra di essa . Poi negli
assalti che pativa , senza punto affliggersi , e senza venir a discorso coll'inimico
, né dando orecchio alle sue suggestioni , alzava dolcemente il cuore a Dio ; e
divertiva con tranquillità la mente in altre cose , toccandosi talora soavemente
il petto . Si mettea poi frattanto a fare quello che dovea , regolandosi secondo
i detti e fatti del Signore . In particolare , in segno della ferma Fede , che
prestava alle parole di Cristo , il quale si protesta di riputar per fatto alla
sua medesima persona quel bene , che si fa al minimo de' suoi ; si diede con
affetto speciale al servizio de' poveri ; e finalmente avendo rinnovata un
giorno con maggior fervore questa risoluzione di consegrar la vita sua al
servizio de' poveri , restò affatto libero dalla tentazione . Ma frattanto in
tutto il tempo ch'ella durò , sebbene vi patì molto , così ordinando il Signore
per suoi giustissimi fini : non però s'inquietò , nè si turbò egli mai , e non
ebbe mai a confessarsi d'alcun peccato in questa materia .
14. Né si dee temere ,
dicono i Santi , che il Signore in tali occorrenze abbia a negarci il suo ajuto
, perché egli si è protestato di trovarsi con noi , e di volerci soccorrere nel
tempo della necessità e della tribolazione : e non può venir meno di sua parola
.
Che se alle volte , dice il medesimo S. Agostino
, ci differisce il liberarci dalla tentazione , questo lo fa , affinché meglio
sperimentiamo la nostra debolezza ed impariamo a diffidar di noi medesimi , e
venghiamo praticamente a conoscere , che la vittoria è dono del Signore , e così
stimiamo maggiormente i suoi doni , e non attribuiamo a noi quello ch'è di Dio .
Perocché se ottenessimo con facilità la vittoria , non la stimeremmo tanto , o
ci crederemmo d'averla conseguita con le forze e diligenze nostre , e d'averla
come nella manica , per potercene sevire sempre che vogliamo . Fa il Signore
colle Anime buone , come fa una Madre amorosa col suo fanciullo , quando lo vuol
imparar a camminar , la quale lascia tal volta di tenerlo colle proprie mani ,
standogli però accanto , e mirandolo attentamente ; e quando vede , che sta per
cadere , è subito pronta a trattenerlo , perché non cada , E di questo ne hanno
ben esse la sperienza : mentre tante volte che si son vedute nel prossimo
pericolo cadere nel tempo della tentazione , non pero son cadute , come già lo
sarebbero , se Iddio non le avesse tenute . Il miglior mezzo per
ottenere la vera luce è . disse il Signore a S. Teresa , che l'Anima conosca
nulla poter essa da se , o che quanto ha , o opera ottenere di bene , tutto è
suo dono . E se ella si trova in luce , intenderà , che per un tantino , ch'egli
si ritira , vien subito la notte . Questa è la vera umiltà , conoscere quel che
può l'Anima da se , e quello che può Iddio . Conferma bene questo il
caso di S. Pietro , quando si pose a camminar sul mare , e la tempesta insorta
stava per affondarlo e già si sarebbe affondato , se il Signore da lui invocato
non vi avesse posta la mano . A questa considerazione di aver sempre in sua
compagnia ed in suo ajuto il Signore nelle tribolazioni , il S. Re Davide
prendea gran coraggio , e dicea : mentre ho Dio alla mia destra , non mi
commuoverò per niente ; ed il Profeta Geremia : mentre ho il Signore meco in
ajuto , mi perseguitino pure i nemici quanto vogliono , che resteranno vinti
senz'altro ; e l'Apostolo S. Paolo sfidava a battaglia le stesse avversità , e
dicea : se ho Dio in mio favore , di che cosa ho da temere ? e chi mi dovrà mai
separare dall'amore di lui ?
15. Chi il crederebbe ? Si
trovano alcuni , per altro di buona capacità ; ma tanto pusillanimi , che con
tutte le promesse fatte dal medesimo Dio d'assisterli ed ajutarli nel tempo
delle tentazioni , e con tutto l'esempio di tanti , che di ciò animati punto non
le temevano : essi però nell'atto che vengono da quelle molestati ,
s'avviliscono , s'abbattono , si perdon d'animo , e quasi si tengono per perduti
, non potendosi persuadere , che Dio abbia a trattenersi con Anime sì
detestabili , e che stanno immerse in cose sì abbominevoli : onde già si credono
, che gli abborrisca , gli abbomini , e non li possa più vedere ; e che perciò
già si sia ritirato affatto da loro , ch'essi non sien più degni d'accostarsi a
lui , che la sola Confessione li possa rimettere in grazia di lui ; la quale a
tal effetto fanno e rifanno , dicendo sempre le medesime cose , senza mai
trovare la quiete , che cercano . Diamo qui luogo alla compassione , e veggiamo
se tanto Dio , quanto i Santi egualmente convengono nel sentimento loro .
Voi dunque credete , che il Signore nel veder
un'Anima tutta immersa in bruttissime tentazioni , debba da lei allontanarsi ?
Riferisce S. Attanasio di S. Antonio , che una notte dopo essere stato
lungamente tormentato , e fortemente tentato , da' Demonj , gli apparve Gesù
Cristo in mezzo ad una gran luce , al quale egli disse , mandando dal petto un
dolce sospiro : Dove stavi tu mio buon Gesù , quando io era sì maltrattato da'
nemici ? e che il Signore rispose : Antonio , io sin dal principio del
combattimento sono stato sempre qui presente osservando come ti portavi : e
perché hai combattuto virilmente , sempre più ti ajuterò , e ti renderò famoso
per tutto il Mondo . Si legge nella vita di S. Caterina da Siena che
venne un giorno soprammodo travagliata di bruttissimi pensieri e movimenti di
senso sì violenti , e sì vivi , che , com'ella stessa racconta , teneva
inceppata in quelli la fantasia l'intelletto , i sensi , il cuore , e tutto il
corpo stava come abbruciando in quell'incendio d'inferno . Vero è che restavate
di fuori la sola e nuda volontà , ma sommamente estenuata e quasi spirante , a
guisa d'una piccola bambina , che sta sopra una pietra morendo di freddo , e
come manadando gli ultimi aneliti . In questo misero stato durò ella lungo tempo
. Alla fine però òe apparve il Signore , alla cui vista incontanente disparve
ogni nebbia ; ed allora ella si lamentò con lui dolcemente ; dicendogli : Ah!
Signore ov'eri tu nel tempo delle mie angustie ? ed il Signore le rispose : Io
allora stava in mezzo al tuo cuore . Gesù mio , ripigliò ella , come potevi tu
stare tra tante abbominevoli sozzure ? Dimmi , figlia , gustavi tu forse d'aver
que' pensieri e movimenti brutti ? O Signore , non so che mi arrivava all'Anima
; e non so che cosa m'avrei eletta piuttosto che averli ! Or chi , soggiunse il
Signore , avrebbe fatto , che tanto ti dispiacessero , se io non fossi stato
teco ? ed allora sì , che la Santa tutta si consolò . Che dite , Anime tentate ,
a questi fatti ? Lo vedete , se Dio si ritira da chi si trova immerso nelle
tentazioni anche più gravi ? Le tentazioni di questi erano certamente assai più
gravi delle vostre . Voi vi tenete per totalmente indegni
d'accostarvi a Dio . Si narra di S. Caterina di Bologna , che avendo ella
una volta perduta ogni consolazione , e trovandosi di più combattuta da
gravissime tentazioni di bestemmia , di sensualità e d'infedeltà , specialmente
intorno alla presenza di Dio nel Sacramento , non avea animo d'accostarsi alla
santa Comunione ; quando apparsole il Signore , le disse : Sappi , che se
un'Anima oppressa da tentazioni si comunica , sopportando pazientemente le
tempeste dello spirito io allora mi comunico a quella più volentieri , che se
fosse ripiena di soavità e d'amore ; e subito si quietò . Ed a quest'altro fatto
, che dite ? Sarete ancor fermo nel vostro primo sentimento ? Voi
giudicate , non esservi al vostro male altro rimedio , che la Confessione . Si
racconta della B. M. di Chantal , ch'essendo vivuta per molto tempo aggravata da
tali e tante orrende tentazioni che le paragonava al martirio ; pure dimandata
come si portasse in quel tempo nelle sue Confessioni , rispose : che non avendo
mai avuta chiara cognizione di aver acconsentito alle tentazioni , o mancato di
sofferenze nelle sue pene interne , non se ne confessava mai : essendo che
l'effetto , che in lei producevano le tentazioni e le pene , altro non era , che
il solo patire . Quindi il modo , che tenea nel governarsi in esse , era di
mirar sempre Dio , e lasciarlo fare , senza punto rimirar se stessa , nè
esaminar curiosamente quello che in lei passava , e poi osservar esattamente le
istruzioni avute dal suo Direttore . Vedete , se questa grand'Anima giudicava ,
che le Confessioni fossero l'unico rimedio a' suoi gran mali . E
notate qui tre cose : 1. Che le bastava per non confessarsene , il non conoscere
chiaramente d'aver acconsentito alla tentazione . E pure dovea ben rimanerne
sovente in dubbio : perché se fosse stata di ciò sicura ; non le sarebbe restato
il patire , com'ella medesima attesta , che le restava . 2. Che non
s'applicava a mirar se stessa : né ad esaminar quanto in lei passava , ma
rivolgea lo sguardo in Dio , rimirandolo come Padre ; e quasi dicendogli : voi
siete l'assoluto padrone di quest'Anima , volete che patisca , si faccia in essa
la vostra volontà . 3. Che osservava esattamente le regole datale
dal suo Direttore ; ed in questo mettea la sua sicurezza . Qui
dunque sta tutto il vostro male . Voi vorreste un lume chiaro che vi facesse
conoscere con certezza di non aver acconsentito alla tentazione , e questo nel
caso vostro non è possibile . Mirate unicamente a voi , ed al modo , con
cui vi portate ; e questo ad altro non serve , che a maggiormente confondervi ed
avvilirvi . Vi regolate più da quello che sentite nel vostro interno , che da
quello che vi dice il vostro P. Spirituale , e questa non può esser mai buona
regola , perché proprio di questo stato è sentire il male , e non sentire il
bene . Sicché il volere in questi casi creder piuttosto alla vostra fantasia ,
che al Sacerdote di Dio ; datovi da lui per nunzio del suo volere , è un voler
vivere volontariamente ingannato ed inquieto . Questa soggezione vuole il
Signore da voi . Ecco il modo , che avete a tenere nelle vostre
tentazioni . Tenete ferma e risoluta la volontà di non acconsentire al male ;
che questa è quella , che guarda il Signore : e poi fate come facea quella santa
Anima ; che così vi renderete il travaglio e men gravoso , e tutto meritorio (a)
.
-------
(a) - Uomo , chiunque sei , non ti fidar giammai
di te stesso , nè di altro uomo ; ma fida soltanto in Dio , poiché egli è
onnipotente verace , e fedele nelle sue promesse , e perciò non lascerà di
raffermarti nelle tue opere buone , e ti custodirà dallo spirito maligno. L'Edit.
II. Confidenza nelle Aridità
, e Desolazioni .
16. Le Aridità di spirito ,
e le Desolazioni , che con tanta loro pena sogliono patire le persone spirituali
( alle quali è unicamente diretta questa istruzione ) si distinguono dalle
tentazioni in questo , che le tentazioni stimolano l'uomo a far del male , e le
aridità almeno in apparenza lo ritirano dal far del bene .
Il vero però si è , che queste pure egualmente ,
che quelle , provengono da una cura particolare , che il Signore si prende delle
Anime a lui più care , e dal desiderio , che ha di unirle strettamente a se .
Imperocché non potendosi per una parte fare questa stretta unione dell'Anima con
Dio , se essa Anima non istacca il suo affetto da ogni cosa creata , per
metterlo tutto in lui ; e dall'altra parte non potendo l'Anima far da se
questo totale staccamento , per la continua resistenza , che le fa l'amor
proprio , tutto attento a cercare in ogni cosa la propria soddisfazione : da ciò
ne avviene , che Dio ( conforme se ne dichiarò col B. Enrico Susone ) con una
provvidenza mirabile , lo va egli stesso facendo a poco a poco , principiando
dalle cose piccole , e di grado in grado ascendendo alle più sublimi , coll'ordine
seguente , che ci vien acconciamente descritto nel suo Compendio della
Perfezione dal P. Achille Gagliardi , gran maestro di spirito molto stimato da
S. Carlo .
17. Comincia , dic'egli ,
il Signore dalle cose temporali ; come sono la sanità , la vita , gli onori , i
comodi , i parenti , gli amici , e tutti gli altri beni della vita .
Poiché vedendo esso , che l'uomo s'affeziona a
queste cose talmente , che viene a scordarsi di lui , di giorno in giorno va
aspergendole di amarezze , per via d'infermità , di povertà , di avversità , di
molestie , di discordie , di torti , di morti , e di tante altre motazioni , che
ad ogni ora proviamo , di modo che non trovando più l'anima in queste cose , se
non afflizioni e disturbi , di mano in mano ne va perdendo la stima e l'affetto
sin a giungere ad abborrirle . Quindi aprendo gli occhi della mente , viene a
conoscere che solamente in Dio si può trovar la vera contentezza . E però a lui
rivolgesi , e si mette nella pratica delle cose spirituali , che sono il mezzo
proprio , per arrivare alla divina unione .
18. Fatto che si è questo
primo passo nella vita spirituale , il Signore per affezionar la persona agli
esercizj di divozione , da principio mette in essi de' gusti di gran lunga
migliori di que' che si trovano nelle cose temporali ; come tenerezze , lagrime
, e consolazioni di spirito , che ridondano nella parte sensi tiva del cuore ,
cagionano godimenti sensitivi , da' quali tirata l'Anima non solamente
s'affeziona alle cose spirituali , ma vi si attacca di tal maniera , che non
vorrebbe far altro che quelle , provando gran facilità e prontezza in vincersi ,
ed in are tutte le sue azioni , e parendole di farsi per questo mezzo de' meriti
appresso Dio .
Ma s'inganna , mentre in questo anzi si
diminuisce il merito , e s'impedisce da per se stessa il proprio profitto .
Perocché quella facilità e prontezza , che prova nel vincersi , e nell'operare ,
non nascono dal puro amore di Dio e della virtù , com'è necessario per meritare
; ma provengono in gran parte dall'amor proprio , che con grande avidità si
pasce di que' gusti o tenerezze . Il che apparisce chiaro da quel che siegue .
Poiché vedendo Dio , che l'Anima si lascia rubare dall'amor proprio il frutto
delle sue operazioni , a poco a poco va togliendo da quelle ogni gesto sensibile
, onde esso amor proprio si pascea . Quindi è , che quegli stessi esercizj di
pietà non più sembrano facili e soavi come prima , ma amari e difficili , di
modo che la persona non li può più praticare senza farsi gran forza , e però li
fa mal volentieri ; e spesso ancora li lascia . Segno evidentissimo che tutta
quella facilità e fervore , con cui prima li facea , non provenivano dal
desiderio di dar con quello gusto a Dio , ma dal piacere , che in quelli provava
.
19. Dopo i gusti già detti
da Dio all'Anima de' lumi e buoni sentimenti , che sono senza paragone cose
molte più alte , e subito producono in essa ottimo effetto , spingendolo ad
unirsi a lui per via delle sole virtù .
Però se l'uomo qui si lascia trasportar dal suo
naturale , suole abbracciar tali lumi con molta sua soddisfazione , ch'è
un'occulta compiacenza di se in quelli : ond'è , che si pone a discorrere a
lungo intorno ad essi adoperandovi le forze dell'intelletto e della volontà ;
perchè gli par , che con ciò crescano molto , e si dilatino nel suo interno . Il
che però non è vero poiché quell'aumento non è de' lumi divini , ma una pura
riflessione dell'Anima , che per amor proprio : e per la compiacenza , che vi
prova , li va nudrendo e dilatando quanto più può , e però gli pare d'aver gran
lume ; e quindi gli nasce una certa persuasione di esser uomo di Dio , d'aver
fatto profitto , e di esser passato molto avanti nelle virtù , ed insieme un
certo disprezzo degli altri , che vede senza divozione , giudicandoli per
persone vili , e tenendosi da più e migliore di loro . Ed ecco che la superbia
viene ad alzar la testa dentro il suo cuore : onde ben spesso nascono gravissime
illusioni , ed inganni . Per questo il Signore , affinché l'uomo ammaestrato de'
proprj casi , si avvezzi a compatir gli altri , e a non riputarsi da più di quel
ch'è , sottrae la mano , e così pian piano cessano i lumi e sentimenti divini ,
de' quali vedendosi l'uomo privo , gli sembra d'essere in tenebre , e di
camminare affatto al bujo , non sapendo più quel che faccia , né dove vada ; se
operi bene , o male ; se aggrandisca a Dio , o no : e se meriti , o pure
demeriti . Ed ho , che afflizione ! Che cosa è questa ? Ma è Iddio , che vi leva
quel bene , che vi aveva dato , affinché non vi generi del male .
20.
Da tali lumi e sentimenti nascono nell'anima i desiderj delle virtù , che
sono mezzi , ancor più prossimi per entrare nell'unione con Dio . Ma qui ancora
trova l'amor proprio di che pascersi ; perché a' desiderj delle virtù ci
aggiunge un'ansia e sollecitudine grande di voler consegnare le cose in un
subito .
E Dio , il quale sa , che tutt'i movimenti
dell'amor proprio ad altro non servono , che a mandar l'anima nel buon cammino ,
vi mette degl'impedimenti , sicché non possa conseguire quelle virtù , che
vorrebbe , o con quella prestezza e modo che bramerebbe . Questi impedimenti
però alle volte sono umani , come quando uno si sente molto tirato all'orazione
, o al ritiramento ; e l'ubbidienza o la carità richieggono , che si lascino per
un'altra opera distrattiva di servizio di Dio , o di bisogno del prossimo .
Altre volte sono impedimenti meramente divini ; a cagione che Dio non concorre a
secondar le pretenzioni dell'Anima , perché mosse dall'amor proprio : come
chiaramente apparisce dall'afflizione , che l'Anima stessa prova in tali
occasioni : non potendo quella pena , che offre in lasciare il ritiramento ,
provenire dal timore di non contentar Iddio , mentre dalla carità , o
dall'ubbidienza vien accertata , che Dio allora vuol da lei quell'altro
esercizio distrattivo . E però è d'uopo concludere , che provenga dall'amor
proprio , per vedersi impedita la propria soddisfazione .
21.
Se l'Anima si porta come dee nelle aridità fin ora accennate , cioè
sottomettendosi a Dio , e lasciandogli far sopra di se quanto gli piace ; va
senza avvedersene facendo de' gran progressi nelle sode virtù , finché con
l'abito , che avrà acquistato di domandar la carne , e le proprie passioni ,
giunse allo stato di tener soggetta la parte inferiore alla superiore , ch'è uno
stato di quiete , e quello , al quale il Signore ha preteso di portarla per via
di tante pene , per cui l'ha fatto passare .
Ma l'amor proprio neppur qui dopo tante sferzate
vuol darsi per vinto : perchép qui ancora trova egli onde pasciersi , ch'è d'una
gran compiacenza di vedersi come in uno stato angelico : onde sol nascere una
certa presunzione di esser molto avanti in virtù e merito di non esser più
soggetto a' peccati . E però la divina Bontà , per chiuder il passo ad una tal
superbia , che la potrebbe condurre al precipizio , permette , che se le
suscitino un'altra volta delle gravi tentazioni contra la fede , contro la
purità , ed altre maggiori ancora di quelle , che pativa nel principio della sua
conversione , accompagnate da rappresentazioni bruttissime , e da una grande
inclinazione al male , non mai intesa per lo passato . Il che la riempie
d'afflizione , e di cruccio indicibile , parendole che torna indietro , e che
sta in malissimo stato . Il Signore però non contento di questo , per
tenerlo più lontana da ogni compiacenza e presunzione di se , dopo d'aver così
commossa la parte inferiore , passa a debilitar la superiore : onde la povera
Anima non solo si trova destituta di lumi , di sentimenti , d'affetti , di
desiderj , e di tutta quella facilità , e prontezza , che aveva una volta al
bene ; ma arriva fin a sentirci della ripugnanza ed abborrimento , e talvolta
ancora una quasi impotenza di farlo ; di modo , che dove prima combattea con
gran vigore , ora le pare di esser senza forza ; ogni paglia le sembra una trave
, e che ad ogni passo sia per cadere . Quindi altro in se più non rimira , che
oscurità , tenebre , difficoltà , aridità , debolezze , freddezze , tedj , e
pusillanimità , e timori ; e vedendo , che non ha commozione nell'orazione , né
divozioni negli esercizj di pietà ; che nulla le giova , che le sue lagrime , e
le sue preghiere non sono esaudite , e che ogni giorno va di male in peggio : si
considera come un'Anima già abbandonata , e divenuta soggetto dell'abominio di
Dio ; tantoché non ha più animo di comparirgli davanti , né di far più cose di
suo servizio , parendole tutto buttato . E però colla mente ingombrata da tali
bruttissime rappresentazioni , altro non fa , che rivolger tra se funesti
pensieri di diffidenza , di riprovazione , e di disperazione , senza trovar
quiete in cosa alcuna . S. Teresa attesta di se , che fu posta da
Dio in tale stato , che per due anni continui vi patì aridità sì tormentose , e
tenebre sì dense , accompagnate da tentazioni e travagli sì gravi , che mette
orrore in udirli . Dice dunque , che le parea , che non si fosse mai ricordata
di Dio , e che il Signore non si avesse a ricordar mai di lei , e che le grazie
godute per l'addietro fossero state un capriccio , ed un sogno e solo se le
rappresentavano i suoi peccati per accrescimento di dolore , ed il Signore
giustamente sdegnato , che le avesse voltato le spalle , e tenesse le mani pieni
di gastighi e di pene , per distruggerla : che il Demonio le suggeriva , esser
ella già separata da Dio , e riprovata , e mille altri spropositi , che le
cagionavano al cuore grandi angustie e pene di morte , che sebbene facea
l'orazione mentale , non poteva attuarvisi in verun modo ; e vi provava tanta
ripugnanza , che in quell'ora sarebbe stata più volentieri nell'Inferno ; che se
volea ajutarsi col recitar preci e divozioni , erale come se nulla dicesse , nè
punto intendea quel che dicesse : e che finalmente in niuna cosa trovava
sollievo : che la solitudine l'era di tormento , la convesione di noja ; non
potea soffrire , che alcuno le parlasse , ed ogni cosa l'era di afflizione e
tormento .
22.
Questo stato , in cui trovasi qui l'Anima , vonvien dirla , è uno stato
compassionevole , perché penosissimo : ma nel tempo stesso è uno stato
invidiabile , perché fruttuosissimo : la prima di queste due verità l'Anima
desolata pur troppo la crede : perché la pruova : ma in verun conto non si sa
persuadere della seconda , perchè nonl'intende . Si metta perciò la cosa nel suo
prospetto con tre avvertenze , le quali ben intese , le possono esser di molto
sollievo . Avvertasi dunque : 1. che tutta l'afflizione ,
che la persona prova in questo stato , nasce da un eccessivo timore , che ha
d'aver perduta la grazia di Dio , o di non poter durare lungamente in essa :
ch'è il punto più importante , ed il pensiero , che più d'ogni altro suol
affliggere i servi del Signore , portati però violentemente dalla natura a
volgersi in ogni canto per assicurarsi di questo .
E lo sogliono talvolta dire :
se io fossi sicuro di non offender Dio , di tutto il resto non me ne curerei .
Però è necessario di scoprire gli occulti ed ammirabili misterj , che stanno qui
nascosti . E' vero , che il cercar la sicurezza di non stare in
peccato è troppo connaturale a chi ama Dio ; ma è anche vero , che l'averla gli
sarebbe di gran contento , e di sua gran soddisfazione : e questo appunto è
quello , che il Signore non vuole in essi ; perché sa , che ogni propria
soddisfazione quantunque minima , ritarda sempre l'Anima dall'arrivare alla
perfetta unione , alla quale ei intende condurla . E di quà proviene tutta la
pena , cioè del contrasto delle due volontà ; dell'Anima , che vorrebbe quella a
se tanto conveniente soddisfazione di sapere , che sta in grazia del suo Signore
: e di Dio , che non vuol dargliela , ma vuol , che soffra la pena , che indi
nasce , affinché con tal pentimento si faccia merito per poter arrivare al sommo
dei godimenti , qual è quel , che provasi nella divina unione .
23.
Avvertasi 2. che que' gran timori , che tanto affliggono l'Anima , per
parerle d'esser piena di peccati , d'aver perdute le virtù , di non fare alcun
atto buono e virtuoso , e quindi quel credere di non aver più Dio con se ;
questi sono tutti inganni del Demonio , ed illusioni della propria appressione :
perchè la cosa non possa veramente così , come pare a lei : e se vorrà aprir
bene gli occhi , e meglio esaminarsi , troverà tutto il contrario .
E quanto all'esser piena di peccati , troverà che
que' cattivi movimenti , che sente nell'interno , altro non sono , che
commozioni della parte inferiore , e mere suggestioni e tentazioni del nemico
senza colpa , delle quali pativa l'istesso S. Paolo . Perché consistendo la
colpa nella volontà , in rifletterci attentamente , conoscerà quanto la sua
volontà sia lontana dal commetterla , da che tutto il suo affanno è appunto per
questo , cioè per la gran volontà , che ha di non acconsentire al peccato . Ed
in verità quante volte sarà avvenuto , che nel tempo di quelle grandi agitazioni
le parea di esser già caduta , e poi passata quella tempesta , conobbe
chiaramente , che non v'era stato niente di male ? Or perché questo non le serve
di regola per giudicare quando le tornano a venire simili tentazioni ?
Quanto poi alle virtù , troverà , che il massiccio di esse lo tiene . Poiché se
uno le dimandasse , se in tanti tedj , oscurità , e ribellioni volesse lasciare
d'amare il suo prossimo : non sia mai direbbe subito .Se vuol confermarsi al
divino volere ; questo è tutto il mio desiderio risponderebbe . Ed il medesimo
direbbe del desiderio d'emendarsi , e di esser perfetta , e tutta di Dio . Segno
chiaro , che il sodo delle virtù non è in lei punto rilassato , ma si resta nel
suo vigore , benché non lo senta sì chiaramente come prima . E
quanto agli atti buoni e virtuosi , gli esterni , come di temperanza , di
pazienza , di carità verso il prossimo , di ricorrere a Dio ne' bisogni , e
procurar d'adempiere , quanto può , le parti del suo ufizio ; questi già non
lascia di praticarli a tempo suo . E gl'interni forse che non li pratica ad ogni
ora ? chi è , che la tiene dal non cadere in tante , e sì gravi tentazioni , che
patisce , se non gli sforzi , che fa per trattenere la sua volontà , acciò non
si pieghi al male , e per mantenerla affezionata al bene quanto più può ? Questi
son pur atti interni , buoni e virtuosi , quantunque Iddio li tenga nascosti
alla di lei vista per suo maggior bene , qual ella ora non conosce , ma lo
conoscerà in altro tempo . Il che potrà anche meglio vedere , se vorrà
confrontare il suo stato con quello di chi senti i medesimi tedj , ed oscurità ,
per colpa della sua negligenza . Poichè questi perde affatto gli atti di virtù ,
e i desiderj della perfezione ; e se pur ne sente , sono del tutto inefficaci
nell'opera ; e così lasciando molto bene , che prima facea , va chiaramente
peggiorando con gran pericolo della propria rovina . Laddove di se trova tutto
il contrario . Ma se pur fo qualche buon atto , dice , sono sì languidi e sì
tenui , che non vagliono a nulla . Ed io dico , che saranno di maggior valore di
quei , che avrete fatti altre volte con tutto vigore e calore . Non sapete voi ,
che vale più un : Signore ti ringrazio ; Signore , non ti voglio offendere in
tempo di aridità e di tentazioni , che mille ringraziamenti , e mille propositi
, fervorosi ed ardenti , che si fanno , quando uno si trova tutto illuminato ed
investito dalla grazia consolatrice ? Sicchè gli atti della virtù il pratica
ella bene , ma non se ne accorge , e perciò le pare di non farli . E qui è dove
sta tutto l'inganno , e l'origine dei suoi tanti patimenti , e dov'è necessario
soprattutto avvertire .
24.
Avvertasi dunque 3. che ne' nostri atti interni e spirituali vi è
l'atto diretto , e l'atto riflesso . Il diretto è quell'azione , che si fa
intorno al suo oggetto ; come per esempio il veder patire , amare , non
consentire al peccato , e simili . Il riflesso è l'avvertire uno e conoscere che
fa quell'atto di voler patire , amare , e non consentire al peccato ; e sentirsi
per questo forte e vittorioso della tentazione con gran quiete della volontà .
Di questi due il primo è il puro atto della virtù
, il secondo è il frutto , che da esso ridonda in noi , ed il godimento di essa
virtù . Ed è cosa chiara , che l'atto v. g. di temperanza non consiste in
sentirlo , in goderne , in pensarvi , in provarne soddisfazione , ma in volerlo
ed in farlo . Or essendo che l'uomo da se , per quanto si sforzi senza il
concorso di Dio non può fare un atto buono ; nel caso nostro accade , che il
Signore pone il suo concorso al primo atto , e così facciamo gli atti di virtù ,
ma lo sottrae al secondo ; cioè a quella cognizione e soddisfazione d'averlo
fatto ; ed allora vengono queste a mancarci , ed invece della cognizione entrano
le tenebre , e l'aridità in luogo della soddisfazione . E perciò ancorché si
facciano gli atti di virtù , per cagion d'esempio , un atto di Fede , ci pare di
non averlo fatto , perché non conosciamo , né sentiamo d'averlo fatto .
Si noti bene quest'ultima avvertenza , ch'è di somma importanza ; perché tutto
l'inganno di questa , ed in molte altre simili materie nasce per non distinguere
il fare e l'avere dal conoscer ed avvertire di fare e di avere . Tre
cose sono qui pure da osservarsi . I. Ch'essendo certo , che il conoscere
d'aver fatto l'atto buono interno niente aggiunge all'atto di virtù ; ma è solo
una nostra soddisfazione , la quale non serve ad altro , che a pascere il nostro
amor proprio e a diminuirsi l'amor di Dio : impedendo il Signore tal
soddisfazione col non prestarvi il suo divino concorso ; non ci fa male alcuno ,
ma , piuttosto ci fa un gran bene . Perché così i nostri atti virtuosi restano
del tutto purificati , e le Anime nostre divengano meritevoli di maggiori grazie
, e di maggior unione con S. D. M. ch'è quello che egli pretende con mandarci le
aridità suddette , come se ne dichiarò apertamente con un'Anima santa ,
dicendole : Io m'occupo , e m'applico più intorno all'approfittamento de' miei
servi , che alla loro consolazione ed allegrezza . Più mi preme , il
perfezionarli , che il consolarli : e per tal causa mando loro delle tentazioni
e dei travagli . II. Da ciò può l'Anima ben vedere quanto sia vano
il timore , che nel tempo della desolazione Iddio si sia allontanato da lei .
Tanto più che in più luoghi delle sacre carte ei si protesta , che anzi allora
più che mai ci stava vicino , più amorosamente ci assiste , è più graziosamente
ci protegge ; sebbene non sentiamo la consolazione della sua grazia ; e non
troviamo la sua amata presenza : Cum ipso sum in tribulatione , Protector in
tempore tribulationis . Adjutor in tribulationis . Juxta est Dominus in his ,
qui tribulato sunt corde , et humiles spiritu salvabit . E di
fatti ben ha comprovato l'evento , che quelle orrende tentazioni , che con tanta
sua pena , come di sopra si è riferito , S. Teresa patì , non le vennero
certamente , per allontanarla da Dio ma per più avvicinarla , e per raffinarla
maggiormente nelle virtù , e disporre il suo spirito a ricevere quelle grazie
supreme , e quelle intelligenze sublimi , che poi ricevé . Vedete se lo stato
primiero di questa gloriosa Santa , che allora era in apparenza tanto miserabili
, non era in se stesso più degno d'invidia , che di compassione ? Chi non
avrebbe desiderato d'averle , se avesse saputo , che dovevano apportarle un
giorno tanto bene ? Ma io vi aggiungo di più , che non solo era invidiabile per
lo gran bene , che avea da portarle dopo ; ma per quel medesimo , che le portava
allora . Chiedendo consiglio per lalettera a S. Gio. della Croce
un'Anima desolata , lontana dal suo Direttore , la quale temeva e s'affliggea
del suo stato , il Santo così le rispose : Non vi siete mai trovata in migliore
stato del presente : poiché non siete mai stata tanto umiliata e soggetta : non
avete mai fatto sì poco conto di voi , e delle cose del mondo ; non vi siete mai
riconosciuta così cattiva , e Dio così buono ; non avete mai servito il Signore
con tanta purità , e senza proprio interesse : e finalmente non siete mai stata
sì lontana dal far la propria volontà , e dal cercare voi stessa , come ora .
Cosa dunque volete ? Qual modo di camminare v'andate fingendo ? Pensate forse ,
che il servire Dio sia altra cosa , che l'astenersi dal male con osservare i
Divini Comandamenti , ed attendere , per quanto le forze s'estendono , al suo
santo amore ? Mentre vi è questo , che fa bisogno d'apprender altro , e voler
altri lumi ? III. Le tre avvertenze già dette ben penetrate e
comprese da molte Anime grandi ed illuminate , fecero loro tanta forza , che non
solo non si mostrano afflitte nel mancar loro le supreme consolazioni : ma
s'indussero di più a rinunziarle per sempre a Dio ; a fine di servirlo gratis ,
o per lo solo suo merito . Come fecero fra le altre S. M. Madd. de Pazzi , e
quel Monaco riferito da Taulero , come si è detto di sopra .
25.
Ma perché di queste Anime generose e disinteressate poche se ne trovano , e
la maggior parte , tuttoché in speculativa restino persuase di tali verità ,
quando poi si trovano sopraffatte dalla tentazione , siscordano di que' veri e
chiari lumi , che una volta ebbero : perciò si assegnano alcuni mezzi , acciò
sappiano come possan portarsi con merito , e senza danno in tali occorrenze .
Ma prima di tutto convien premettere tre principj
, da' quali dipende il modo di regolarsi in tutta questa materia : i quali
perciò è necessario , che si fissino ben nella mente , per averli sempre alle
mani nelle occorrenze . I. Il meritare , ed il camminare a Dio non
sta ne' lumi , e negli affetti , ne' desiderj , e molto meno ne' gusti e nelle
tenerezze sensibili . E però non si ha da fare gran fondamento in queste cose ,
ma stimarle come cose basse , puerili , e di poco momento , o si abbiano , o non
si abbiano . Quello , di cui si dee far tutto il conto , è il separare la sua
volontà ed il suo affetto da ogni cosa creata . II. Venendo tali cose a
mancare , quando non se l'è data occasione avvertitamente , la vera origine di
tal mancanza è la Divina Provvidenza : la quale dopo averle date all'Anima , per
tirarla dolcemente a se , passato qualche tempo , gliele toglie : affinché ella
non ponga , come spesso accade , molto del suo affetto in esse : ma lo riponga
tutto in lui , e così se ne disponga alla perfetta unione . III. Due
sole cose fanno qui tutta la guerra ; cioè la propria soddisfazione , e la
propria stima . L'uomo , per molto dabbene che sia , queste sempre cerca in ogni
sua azione , portato violentemente a ciò dal proprio naturale . Iddio , che ama
il di lui vero bene , e vede quanto queste gli nuocciano , attende ad
impedirgliele . E quindi tutte le tempeste e le tante afflizioni dell'Anima ,
per vedersi impedita di conseguir quel che tanto brama . Rinunzii da vero l'uomo
a queste due cose , e saran finiti i travagli . Ciò supposto , ecco i mezzi ,
che assegna l'istesso P. Gagliardi .
26.
Il primo mezzo è sentir di se bassamente , a cagione del suo niente e de'
suoi peccati , e di tal maniera , che si reputi indegno d'ogni consolazione e di
qualunque grazia di Dio , e degno di ogni gastigo e travaglio , facendone spesso
degli atti .
Da questo ne seguirà , che non molto s'affliggerà
per non aver consolazioni , o per aver dei travagli ; come non molto uno
s'affligge , quando non ha un bene , che sa di non meritare , o quando ha un
male , che sa di meritare . S. Teresa quando abbondava di consolazione ,
si rivoltava a Dio , e gli diceva : o Signore , come ponete le vostre grazie in
un vaso sì immondo ? così presto voi vi siete scordato dei miei peccati ?
S. Cat. da Siena , come altrove si è riferito , trovandosi molestata da
bruttissime tentazioni , e grandi aridità , si animava e si confortava , con dir
a se stessa : Vilissima peccatrice , quando anche tu dovessi soffrir queste
tenebre e questi tormenti per tutta la tua vita , non dovresti contentarte , per
fuggir l'eterno supplicio ?
27.
Secondo mezzo . Quando vengono lumi , sentimenti , ed affetti , non mai
reputarli come premj del proprio merito , ma riconoscerli sempre con gran
sommissione , come doni di Dio gratuiti , e servirsene unicamente per lo fine ,
per cui dati gli vengono , ch'è per stabilirsi e per crescere nelle vere e sode
virtù .
Perciò non fermarsi in essi con compiacenza e
soddisfazione , ma da questi passare all'amore della virtù , e della gloria di
Dio , procurando , e trattando di fare ogni propria azione puramente per lui .
Da questo ne seguirà , che Dio benedetto trovando l'Anima per tale desiderio , e
purità d'intenzione ben disposta , le accrescerà i lumi , e le darà sentimenti
migliori e più sodi ( quantunque non di tanto suo gusto e genio ) , e la
condurrà per la via diritta alla perfezione . Se vi fu al Mondo
persona , che tanto partecipasse de' lumi sublimi di Dio , e delle sue
inesplicabili consolazioni , fu ceretamente il grande Apostolo S. Paolo ; ma
egli era tanto lontano dal rimirarle come cose sue proprie , da fondarsi sopra
di esse , e dal prenderne vana compiacenza , che all'opposto si protestava , che
solamente trovava da compiacersi nelle sue debolezze ed infermità spirituali .
Parlò veramente , scrivendo a' Corintj , di simili doni di Dio ; ma ne parlò
come in terza persona , ne parlò perché lo richiedea necessariamente il suo
ministero , ne parlò senza ostentazione e sua vanagloria , e conchiuse in fine :
Pro me nihil gloriabor , nisi in infirmitatibus meis . E per questo poi
il Signore lo favorì in appresso di maggiori lumi e consolazioni spirituali .
28.
Terzo mezzo . E quanto a' desiderj delle virtù e della gloria di Dio ,
questi pure dee l'uomo ricevere come doni di Dio , e procurare di usar diligenza
ed ogni mezzo per giungere alla perfezione , alla quale lo spingono .
Non si ha però da appoggiar molto su tali
diligenze ( perché qui pure potrebbe entrare l'amor proprio con la compiacenza e
stima propria ) ; ma aver una certa fiducia , che chi gli ha dato il desiderio ,
gliene darà parimente l'adempimento quando e come a lui piacerà . E poi quando
nascono impedimenti , pensi che la sua divina Bontà per suoi giusti fini non si
compiace di adempire allora il suo desiderio : e però si protesti di non volere
né virtù , né altra qualunque cosa , se non come e quando vuole il Signore ,
rinunziando affatto a tutto il resto . Da questo ne seguirà , che
resti il desiderio maggiore anche di prima : non però con quella pena
umana , che affligge e perturba l'Anima perché mossa dall'amor proprio : ma con
una pena divina , che necessariamente va annessa al desiderio di cosa , che non
si ha ; ed è pena tale , che sta insieme con una mirabile contentezza e
rassegnazione , della quale il Signore sommamente compiacesi per vedere un'Anima
, che pospone volentieri l'adempimento del suo desiderio all'adempimento del suo
divino volere . Un grand'esempio ci diedero in questo S. M. Maddalena de'
Pazzi , e S. Vincenzo de Paoli . Se la vita della prima , come si è riferito in
molti diversi luoghi del Diario , fu una continua e ardente brama della propria
perfezione , fu anche da lei ben coltivata co' fatti ; ma sempre con tal
rispetto all'ubbidienza ed alla carità , che alla semplice voce di esse lasciava
prontamente addietro ogni proprio avanzamento ; e con tale subordinazione al
divino beneplacito , che si protestò di voler piuttosto restare affatto priva di
perfezione , che averla senza il volere di Dio . Il secondo poi , conforme
si narra in molte parti dello stesso Diario , ed in tant'altre della sua vita ,
come avesse pieno il cuore di desiderj della gloria di Dio ben lo manifestano le
tante opere grandi , che per tal fine effettuò . Le quali però quanto era tardo
ad intraprendere , se prima non s'accertava del divino volere ; altrettanto era
forte in proseguirle dopo d'averlo conosciuto : e sempre appoggiato
all'assistenza del Signore , più che alle proprie forze e diligenze : Ond'è ,
che amendue fossero da Dio largamente premiati con una totale e pacifica
rassegnazione per ogni qualunque esito avessero le loro operazioni .
29.
Quarto mezzo . Quando poi gli verranno tentazioni gravi e violente con
propensione al male , ed ancor con tedj , e con ripugnanze , e fin con impotenza
di fare il bene ( che sono le aridità più penose ) ; oltre di ciò che si è detto
delle tentazioni , tre cose dee uno qui procurar di fare .
I. Non apprenderle , troppo fissamente ,
considerandole , che in realtà non son tali , come si è veduto sopra nelle tre
avvertenze ; e che questo non serve ad altro , che ad accrescerle e
moltiplicarle . II. Quando l'Anima stia forte nella tentazione , e
non sappia d'averci data occasione , non usar molto studio per procurar di
levarsela , perché venendo ella da Dio , non ci rimedia , e si raddoppia il
fastidio . E però quel che ha da fare si è procurar di divertir la mente ed il
cuore in altre cose , e poi rimettersi al santo volere di Dio . III.
Non trattenersi a cercare come , donde vengano , e come siasi portato in esse :
perché in quel turbamento di cose non si può trovar la verità . E se il nemico ,
come suole , gli suggerirà , che vengono da qualche suo difetto , a fine di
tener così l'Anima disturbata ed afflitta ; per liberarsi da questa
nocevolissima tentazione , si ecciti a pentimento di tutto il difetto , che vi
potesse essere per colpa tua , per non pensarci più , rimettendosi in tutto alla
divina pietà . Questo veramente è difficile a farsi ; ma è il meglio , che in
tali casi si possa fare . Ecco come si portava in simili occasioni
la B. M. di Chantal , conforme ella medesima l'attestò scrivendone al Direttore
: Padre mio , gli diceva , io mi trovo oppressa da tentazioni orrende e da
estreme afflizioni di spirito : né in altro trovo rimedio e sollievo , fuorché
in fissare un semplice sguardo in Dio , rimessa semplicemente alla di lui mercé
. E sebbene non sento più quella totale rassegnazione , quella dolce confidenza
, e quell'abborrimento al male , che sentiva prima : anzi non posso neppur farne
degli atti : mi pare però , che con quel semplice sguardo queste stesse virtù
divengono più che mai sode e ferme . Perché quando mi do a credere di fortificar
l'Anima mia con discorsi , con riflessioni , con rassegnazioni , con
abborrimenti , e con altri simili atti ; allora mi espongo a nuove tentazioni e
travagli . Laddove quanto più tengo lo spirito mio fermo in quel semplice
sguardo , non sento tante agitazioni , e tante angustie .
30. Si dirà : Tutte quelle
ricerche provengono dalla premura che ho d'assicurarmi in che stato mi trovo ,
se in grazia , o in disgrazia di Dio .
Si potrebbe rispondere , che in farle voi siete
degno bensì di compassione , ma non di scusa : atteso che quanto la natura vi
spinge a questo , altrettanto l'esperienza vi fa vedere , che questo , nello
stato in cui siete , non è possibile : perché , come sopra si è detto , il
Signore presentemente per vostro bene vi trattiene nello stato del patire , e
perciò quanto durerà un tale stato , non vuol farvi trovare la sicurezza , che
tanto bramate ; la quale siccome v'apporterebbe sollievo , così vi sarebbe di
danno . Or no , non è travaglio inutile il cercare quel che non si può ottenere
? Tuttavia però se volete questa sicurezza , pur la potrete avere : non già per
via di chiaro conoscimento , ch'è quel che vorreste voi , e non vuole Dio ; ma
per via di un puro ed irrevocabile abbandonamento di tutto voi e di tutte le
cose vostre nelle mani di lui , accompagnato da una forte e ferma risoluzione di
non mai acconsentire avvertitamente ad alcun peccato né grande , né piccolo (
cioè né mortale , né veniale ) . Quando l'Anima veda in se tal risoluzione e tal
abbandonamento ; tenga per certo , che sta in buono stato : perché questa , al
dir di S. Francesco Sales , come si è riferito e comprovato con varj esempj nel
Diario , e la maggior sicurezza , che possiamo aver in questo Mondo di esser in
grazia di Dio : e non occorre cercarlo altronde , ch'è tutto indarno .
Padre , questo abbandonamento nelle mani di Dio io lo fo ; ma ritornando la
tentazione , subito torna il timore di cadere , e mi pare di star sull'orlo
della caduta . Questa forte risoluzione di non fare alcun peccato io la tengo
ferma nel cuore , e spesso ancor la rinnovo ; ma mi sembra così debole , ch'è
come non l'avessi , e non la facessi ; soprattutto alle volte mi trovo sì
estenuato di forze , e che se mi venisse l'occasione , mi pare , che cadrei
senz'altro . Con tutto l'abbandonamento , nel ritorno della tentazione io temo .
Ma una volta che vi siete abbandonato da vero in Dio , voi dovete tenervi per
certo tutta la di lui assistenza , e perché egli è vostro Padre , e perché vi
ama più che non vi amate voi medesimo : e perché l'ha promesso , e non può
mancar di parola , e perché in oltre si trova anche a ciò impegnato da quel
medesimo vostro abbandonamento in lui : essendo questo , al dir di S. Vincenzo
de Paoli , un atto , da cui il Signore si trova sommamente onorato e glorificato
. Or con tutta questa certezza , che avete con voi nella tentazione tutta
l'assistenza di Dio , perché temete voi ? Si è mai trovato un soldato forte ,
che avendo in suo ajuto il proprio Padre ancor più valoroso di lui tema
nella zuffa con un altro molto men forte di se ? anzi questi tali sogliono
andare in cerca di simili incontri . E voi temete ? Sapete donde nasce il vostro
timore ? dal confidare voi molto nelle vostre forze , e poco nel divino soccorso
. Dal che avviene , che come ne' bisogni urgenti si suole l'uomo attaccare a
que' rimedj , che stima più efficaci , voi nel tempo della tentazione più
v'appoggiate sull'uso delle proprie forze , che ad implorare il divino soccorso
. Ma perché le umane forze tanto vagliono , quanto vengono da Dio avvalorate , e
Dio non le avvalora , che a misura della vostra confidenza in lui ; essendo poca
la confidenza , che voi avete in Dio , ancor poco sarà il valore delle vostre
forze : e però trovandovi nel tempo della battaglia con forze molto tenui ,
temete di cadere . In fatti vedete voi come S. Teresa , e S. Rosa di Lima ,
perché , conforme altrove si è riferito , temeano molto de Demonj e delle larve
notturne , finché si guidarono colle forze loro naturali , non poteano per lo
timore , neppur andar sole da un luogo all'altro : ma quando giunsero ad
accertarsi della continua assistenza che seco avean di Dio , da allora in poi
non ebbero più alcun timore , di modo che correvano a sfidare i nemici tra le
più folte tenebre . La risoluzione di mai non consentire al peccato
, io l'ho , e spesso la rinnovo , dite voi , ma mi sembra così debole , e fiacca
, ch'è come se non l'avessi e non la facessi . Ma se è tanto debole , come a voi
pare , come dunque resistete a quelle fortissime tentazioni che patite ? Un
soldato debole , e quasi cascante per la fiacchezza non può certamente resistere
ad un fortissimo guerriero . Il difetto adunque non è , che la vostra
risoluzione non sia forte ; ma perché voi non la sentite , vorreste la sua
fortezza . E questo è il gran male , che volete giudicare delle cose , non come
sono in se stesse , ma secondo il sentimento , che a voi n'arriva . Fate voi
questa risoluzione nel miglior modo , che potete ; e poi lasciate , che
l'esamini Dio , il quale ben vede , ch'ella procede dal fondo del cuore , benché
a voi non paja così . E ricordatevi di quel che si è detto sopra , che pesa più
sulle bilance del Signore un tenue proposito di non peccare in tempo d'aridità ,
che mille altri fatti con gran fervore tra le consolazioni dello spirito . Chi
avrebbe creduto , che dovesse esser considerata da Dio la resistenza , che
faceva a quelle gagliarde tentazioni S. Caterina da Siena , la quale pareva ad
essa , che appena fosse pendente da un tenuissimo filo di volontà quasi spirante
? E pure il medesimo Signore la stava mirando con suo sommo gradimento e piacere
. Soprattutto mi trovo talvolta sì fiacco , che se mi venisse l'occasione
, mi pare che senz'altro io cadrei . Se aveste una vera , o ferma confidenza in
Dio non sarebbe così . S. Francesco di Sales fu una volta assalito da una
passione , che molto lo molestava , e ne scrisse così alla B. M. di Chantal .
Io son molto sollecitato , e mi pare , che non ho forze per resistere , e che se
l'occasione fosse presente , cadrei . Ma quanto più mi sento debole , più la
confidenza in Dio mi si accresce , restando assicurato , che in presenza degli
oggetti io sarei investito da lui di tal forza e virtù , che divorerei i miei
nemici come tanti agnellini . Ecco quello che fa in un'Anima ben risoluta ed
abbandonata da vero in Dio , una vera e ferma confidenza nel suo Signore .
Fate dunque un intero abbandonamento di tutto voi , e di quanto avete e potrete
avere nelle mani di Dio , con una generosa determinazione di lasciargli fare in
voi , e sopra di voi quanto gli piacerà ; mantenendo intanto sempre ferma ed
immobile la volontà di mai non consentire al peccato : e poi abbiate una piena
fiducia , che non avverrà mai se non quel che sia di sua gloria , e di vostro
vantaggio ; ed avrete in questo tutta la sicurezza di essere da lui gradito , ed
in grazia sua . Come appunto l'assicurò il V. P. da Ponte , scrivendo ad un
Anima desolata , dicendole : s'ella desidera da vero di dar gusto a Dio , e di
far la divina volontà , stìa certa anzi certissima , che Dio vuole , che patisca
questo travaglio ; e però si uniformi al volere di S. D. M. per tutto il tempo
che ordinerà ; e creda certamente , che combattendo , come combatte , dà gusto a
Dio , e merita molto .
31. Per restringere in
breve quanto si è detto nel presente paragrafo . Il fine di Dio nel mandar
le Aridità alle persone spirituali è , per istaccarle dal troppo affetto alle
cose create .
Le stacca dalle cose del Mondo con aspergerle di
molte amarezze , e con questo le tira alle cose spirituali . Per
affezionarle maggiormente a queste , mette in esse da principio delle
consolazioni sensibili . Ma perché tosto ad esse s'attaccano , a poco a poco le
vascemando fin a toglierle quasi del tutto ; e di qua cominciano le aridità
dello spirito . In tanto va loro comunicando de' buoni lumi , pii
sentimenti , affetti santi , e desiderj delle virtù . Ma essendo queste cose di
maggior pregio delle passate , ed esse più inclinate alle proprie soddisfazioni
, che alla gloria del loro Signore ; in vece d'avanzarsi con tali mezzi nella
via dello spirito , qui si fermano : e non contente di godersi que' gusti , che
in esse trovano , cavano in oltre da essi non poco di vanità , e propria stima ;
anzi parendo loro di esser qualche gran cosa , e migliori degli altri , giungono
a disprezzar gli altri , e si rovinano a simiglianza di Lucifero .
Quindi è , che la divina Bontà compatendo l'umana debolezza , per far loro
conoscere e toccar con mano quel che sono in se stesse , e quel che possono
senza di lui ; va di giorno in giorno ritirando da esse i suoi doni : onde viene
a debilitarsi loro la parte superiore , ed a ribellarsele contro la parte
inferiore . Quindi le tenebre , i tedj , le ripugnanze , e le
impotenze al bene da una parte ; e dall'altra tentazioni orrende , molestie
continue , che quasi mettono la povera Anima sull'orlo della disperazione :
sicché quella , che prima si credeva un gigante di valore , ed il terror de'
nemici , si vede ben presto divenuta un pigmeo vilissimo , senza forze ,
senz'animo , a nulla atto , e soggetto a cadere agli urti di una formica .
E qui poi le afflizioni , i terrori , gli avvilimenti , gli abbattimenti , i
timori insanabili di esser caduta , o di dover presto cadere : parendole di non
far gli atti necessarj di resistenza , d'abborrimento , o altro che si ricerca
in tali rincontri . E qui è il grande inganno . Non è che non li
faccia , ma solo , che non conosce di farli : che sono due cose ben diverse ,
che la persona non distingue , ed è necessario , e le sarebbe di gran giovamento
il distinguerle . Perocché il far un atto v. g. di Fede è il vero atto di
virtù ; ed il conoscere d'averlo fatto è un altro atto , che nulla di bene
aggiunge al primo , ma soltanto porta a noi della consolazione ; la quale però
ci diminuisce il merito di esso , ed alle volte cel toglie in tutto con farci
invanire di noi medesimi . Or bene ci accade talvolta di fare il primo , e di
non fare il secondo ; perché non potendo noi da noi far verun atto senza il
concorso di Dio , egli , che ama più il nostro profitto che la nostra
consolazione , concorre al primo , e non concorre al secondo . Quindi avviene ,
che sebbene facciamo l'atto di virtù , non conosciamo però d'averlo fatto ; e
così ci pare di non averlo fatto . Tutto bene . Ma intanto il non
avere l'Anima desolata un tal conoscimento , l'è d'una gran pena ; perché non sa
se abbia , o non abbia perduta la grazia di Dio ; e l'assicurarsi di non averla
perduta le alleggerirebbe di molto le tante sue afflizioni . Ma questa
sicurezza è quella , che il Signore non vuol concederle , affinché così si
mantenga più umile e combatta più virilmente , abbandonandosi nel resto
interamente e totalmente al di lui volere ; e così venga a meritarsi la corona
con più sicurezza e con più gloria ( a ) .
LAUS DEO .
-------
( a ) . Mio caro lettore , tu hai letto con
riflessione il presente istruttivo Diario , ed hai studiato con attenzione
questa dotta Appendice , ed avrai osservato a piè di diverse pagine alcuni miei
piccoli avvertimenti analoghi alla materia di cui trattavasi . Ora ti
presento l'ultimo avvertimento ( preso dalla Bibbia ) , cioè fuggi ogni
occasione di peccare , evita ogni pericolo di peccare , e fatti un'abitudine di
pensare ai tuoi novissimi ; e poi vivi certissimo di non peccare . L'Edit.
PROTESTA
PER LA BUONA MORTE (a)
1. Gesù Signore , Dio di bontà
, Padre di misericordia , io mi presento innanzi a Voi con un cuore umiliato ,
contrito , e confuso ; vi raccomando l'ultima ora , e ciò , che dopo di essa mi
attende .
2. Io mi protesto , Dio mio ,
mercé la vostra santa grazia di vivere per quanto a voi piace nei termini
stabilitemi , sempre uniformato alla vostra volontà , da vero Cristiano
cattolico , e da degno figlio dell'immacolata Vergine Maria Santissima , quale
me la consegnò il vostro e suo dilettissimo figliuolo Gesù Cristo pendente dalla
Croce per cagione de' miei peccati . Misericordioso Gesù abbiate pietà di
me .
3. Io perdono con tutta la mia
volontà , e per amore di Dio a tutti coloro , che in qualunque modo per divina
permissione mi offendono nell'Anima , o nel corpo ; e così spero dalla divina
misericordia il perdono de' miei innumerabili peccati di pensieri , parole ,
opere , omissioni , e simili , specialmente con scandalo . Misericordioso
Gesù abbiate pietà di me .
4. Io propongo colla grazia
vostra , o Dio mio , di frequentare i santi Sacramenti per tutto il resto di
questa vita mia ; e di chiedervi l'assoluzione di tutti i miei peccati come sono
innanzi a voi , e dei quali sempre mi pento e dolgo con tutta la mia volontà
perchè sono di vostra offesa , per mezzo di un vostro Sacerdote , e di ricevere
ancora nel punto della mia morte tutti quei Sacramenti che la Chiesa Cattolica
vi ha stabiliti necessarj . Misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
5. Io mi protesto colla grazia
vostra , o Dio mio , di non acconsentire ad alcuna tentazione , che mi
vien fatta dal Demonio , o per mezzo della mia ragione sregolata , o de' miei
sensi mal disposti , e vi prego di concedermi colla santa perseveranza la vostra
grazia finale , la quale io spero mi darete pei meriti del preziosissimo sangue
di Gesù Cristo sparso per me sopra la Croce formata dalla malizia de' miei
innumerabili peccati . Misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
6. Io vi ringrazio
infinitamente , e mi protesto eternamente obbligato , o Dio mio , di tutti i
beneficj fisici e spirituali , temporali ed eterni , che voi finora mi avete
compartiti , e che per la vostra passione e morte tuttora mi compartirete .
Misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
7. Quando i miei piedi
immobili mi avvertiranno , che la mia carriera in questo Mondo sarà presso a
finire . Misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
8. Quando le mie mani tremole
, e intorpidite non potranno più stringervi Crocifisso , e mio malgrado
lascerovvi cadere sul letto pel mio dolore . Misericordioso Gesù abbiate
pietà di me .
9. Quando i miei occhi
offuscati , e stravolti all'orror della morte imminente fisseranno in Voi gli
sguardi languidi , e moribondi . Misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
10. Quando le mie labbra
fredde , e tremanti pronunzieranno per l'ultima volta il vostro Nome adorabile ,
che tante volte hanno offeso . Misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
11. Quando le mie guance
pallide , e livide ispireranno agli astanti la compassione , e il terrore , e i
miei capelli bagnati dal sudor della morte , sollevandosi su la mia testa ,
annunzieranno prossimo il mio fine . Misericordioso Gesù abbiate pietà di
me .
12. Quando le mie orecchie
presso a chiudersi per sempre ai discorsi degli uomini si apriranno per
intendere la vostra voce , che pronunzierà l'irrevocabile sentenza onde verrà
fissata la mia sorte per tutta l'eternità . Misericordioso Gesù abbiate
pietà di me .
13. Quando la mia
immaginazione agitata da orrendi , e spaventevoli fantasmi s'immergerà in
mortali tristezze , ed il mio spirito turbato dall'aspetto delle mie iniquità ,
e dal timore della vostra giustizia lotterà contro l'Angelo delle tenebre , che
vorrà togliermi la vista consolatrice delle vostre misericordie , e precipitarmi
in seno alla disperazione , misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
14. Quando il mio debole cuore
oppresso dal colmo della malattia , sarà sorpreso dagli errori di morte , e
spossato dagli sforzi , che avrà fatto contro la cagione della stessa morte ,
misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
15. Quando verserò le mie
ultime lagrime , sintomi della mia vicina morte , ricevetele in sagrifizio di
espiazione , affinché io spiri come una vittima di penitenza , ed in quel
terribile momento , misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
16. Quando i miei parenti , ed
amici , stretti a me d'intorno s'inteneriranno sul dolente mio stato , e
v'invocheranno per me povero moribondo , misericordioso Gesù abbiate pietà
di me .
17. Quando avrò perduto l'uso
di tutti i sensi , ed il Mondo intero sarà sparito da me , ed io gemerò nelle
angosce dell'estrema agonia , e negli affanni di morte , misericordioso
Gesù abbiate pietà di me .
18. Quando gli ultimi sospiri
del cuore sforzeranno la mia Anima ad uscir dal corpo , accettateli come figli
di una santa impazienza di venire a Voi , e voi , misericordioso Gesù
abbiate pietà di me .
19. Quando la mia Anima
sull'estremità delle labbra uscirà per sempre da questo Mondo , e lascerà il mio
corpo pallido , freddo , e senza vita , accettate la distruzione del mio corpo ,
come un omaggio , che io vengo a rendere alla vostra divina Maestà ; ed allora ,
misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
20. Finalmente quando la mia
Anima comparirà innanzi a Voi , e vedrà per la prima volta lo splendore
immortale della vostra Maestà , non la rigettate dal vostro cospetto , e
degnatevi di riceverla nel seno amoroso della vostra misericordia , affinché
canti eternamente le vostre lodi : misericordioso Gesù abbiate pietà di me
.
ORAZIONE
O Dio , che condannandoci alla
morte , ce ne avete occultato il momento , o l'ora , fate , che io passando
nella giustizia , e nella santità tutti i giorni della mia vita , possa meritare
d'uscire da questo Mondo nel vostro santo amore , per li meriti del nostro
Signore Gesù Cristo , che vive , e regna con Voi nell'unità dello Spirito Santo
. Così sia .
FINE
-------
(a). La Santità di N. S.
PAPA PIO VII si è degnato sotto il di' 12 Maggio dell'anno 1802 concedere
l'indulgenza di 100 giorni da potersi lucrare una sola volta il giorno , a tutti
i Fedeli , i quali reciteranno con cuore contrito la presente Protesta , per
implorare il divino ajuto negli ultimi estremi della loro vita e l'Indulgenza
Plenaria a quelli , i quali recitandola ogni giorno per un mese continuo e
confessandosi , e comunicandosi in un giorno di esso mese a loro scelta ,
pregheranno il Signore per lo felice stato della Santa Madre Chiesa , e secondo
l'intenzione della Santità Sua . Di più ha conceduto , che le suddette
Indulgenze si possono applicare per modo di suffragio anche ai fedeli Defunti .
********************************************************
Fonte : DIARIO SPIRITUALE , di autore Anonimo napoletano , Tipografia Paci , Napoli , 1843 .
Nessun commento:
Posta un commento