DIARIO SPIRITUALE : Appendice



che comprende una scelta di detti e di fatti di santi, o di altre persone di singolare virtù adattati ad incitare le anime all'acquisto della perfezione , 
e i loro confessori a condurveli
EDIZIONE DUODECIMA 
corretta , accresciuta, e ridotta a miglior ordine coll'aggiunta
 
DI UNA UTILISSIMA APPENDICE
colla pratica della umiltà , e della carità
 
------
Tipografia Paci, Napoli, 1843. 

*************************************

APPENDICE 


*************************************



  • INDICE  delle materie contenute  nell'APPENDICE 

  • CAPITOLO  I : PRATICA DELL'UMILTA'
  • I - Pratica dell'Umiltà ne' pensieri
  • II - Pratica dell'Umiltà nelle parole
  • III - Pratica dell'Umiltà nelle opere

  • CAPITOLO  II : PRATICA DELLA CARITA' FRATERNA
  • I - Pratica della Carità fraterna nei pensieri
  • II - Pratica della Carità fraterna nelle parole
  • III - Pratica della Carità fraterna nelle opere
  • -----
  • CONFIDENZA NELLE TENTAZIONI ED ARIDITA' DI SPIRITO
  • I - Confidenza nelle Tentazioni
  • II - Confidenza nelle Aridità , e Desolazioni
  • -----
  • PROTESTA PER LA BUONA MORTE



******************************************************


PRATICA DELL'UMILTA'

I. Pratica dell'Umiltà ne' pensieri .
La Pratica dell'Umiltà dipende dallo stabilirsi nella mente questi due principj , cioè :
I. Ogni bene è da Dio , ed a lui solo se ne dee la gloria .
II. L'Uomo per se stesso non ha altro , che miserie , e disposizione ad ogni male .

1. Premessi questi principj , procura di mantenerti sempre in un basso sentimento di te medesimo , non dandoti mai a credere d'esser qualche gran cosa , di poter molto , o d'aver de' meriti , o dell'abilità per alcun bene .
Un gran servo di Dio , molto stimato da S. Ignazio Loyola , avea spesso in bocca questo bel detto : Chi crede di valer qualche cosa , val poco ; e chi crede di valer molto , non vale niente .   S. Vincenzo de Paoli era sì altamente persuaso di questa verità , che non potea far di meno di non annichilarsi continuamente innanzi a Dio , riputandosi inettissimo per qualunque opera buona , ed inabile per ogni bene . Onde rivolto spesso a Dio , solea dire : Dio mio , io distruggerò tutto , se voi non regolate ogni mia parola ed azione .  Questo facea ch'egli non avesse animo d'intraprendere alcuna da se stesso , e di suo proprio parere , ma unicamente s'attenesse ad eseguire gli ordini della divina Provvidenza , secondo i più chiari contrassegni , che aver ne potea .   Tommaso da Kempis parlando col Signore , diceva : o Signore , quanto mi umiliano gli abissi de' vostri giudizj , ne' quali io trovo di non essere altro , che un puro nulla .   S. Domenico avea tanto vil concetto di se , che prima d'entrare nelle Città , ove andava a predicare , pregava il Signore colle ginocchia per terra a non mandarvi qualche flagello per cagione de' suoi peccati .   La V. M. Serafina era tanto persuasa della necessità , in cui l'uomo trovasi di esser umile , che , com'ella medesima attesta in una sua relazione , nel sentir alle volte esagerare da' Predicatori che bisognava esser umile , ed aver basso concetto di se : Io , dice , me ne stupiva , e dicea tra me : a che proposito dicono questo ? non è questa una cosa chiara e potente ? chi è quegli , che voglia rubare , e pigliarsi quello che non è suo ? E ad un Confessore di molto spirito , che una volta mi esagerava la bellezza dell'Umiltà , gli dimandai che avessi da fare per acquistar tal virtù . E dicendomi esso , che bisognava pensare a' suoi peccati , ed alle proprie miserie : io con ammirazione risposi : questa è una cosa che si vede , e si tocca con mano , e non ci vuol tanta fatica per conoscerla . Chi ha una piaga nel suo corpo , e gli duole , che bisogno ha d'andarvi pensando , se la vede e sente ? Così ho io inteso , ed intendo la verità del mio misero stato .   S. Caterina da Genova parlando delle miserie dell'uomo , dice così : Sul principio della mia conversione ebbi una visione , in cui mi fu data a conoscere la malizia e malignità dell'uomo , che di continuo mi sta presente ; ed ogni dì meglio la veggo , ed è incredibile ed inenarrabile .  E' egli tanto forte nella sua propria volontà , che per vincerlo convien che la divina possanza vi adopri l'ingegno ; è tanto congiunto a' diletti della carne , del Mondo , e della propria stima , che per cavarnelo , bisogna , che la divina Bontà gli doni de' gusti spirituali , i quali sien di gran lunga migliori di tutti questi altri , che amava ; altrimenti non li lascerebbe mai .  Anzi ancorché provando la preziosità di questi , abbia più volte deliberato di lasciar tutto il resto , e di abbandonar mille Mondi per lo minimo di essi ; per un poco , che Dio ne lo privi , ritorna subito al suo maligno istinto .  Ond'è , che se il Signore guardasse a questa nostra tanta malignità , non potrebbe mai vederci , né farci alcun bene . Ma egli guarda solamente alla sua infinita clemenza e bontà , e mosso dal suo puro amore , cerca di condurci a quel fine , per cui ci ha creati . Da che si conosce , tutta la gloria esser di Dio , e l'uomo da se altro non avere che malignità ; la quale se Dio con la sua misericordia non tenesse bassa , immantinente si precipiterebbe in tutt'i mali possibili , da' quali senza uno speciale ajuto di Dio non potrebbe più uscire .

2. In qualunque grado di perfezione tu stia , nel tuo interno ti dei sempre stimare per inferiore a tutti , riconoscendoti anche più iniquo degli stessi peccatori pubblici , o de' medesimi i quali non avranno forse mai riconosciuta la gravezza del peccato , e che se avessero avuti tanti ajuti da Dio quanti ne hai avuti tu , forse avrebbero fatto più bene che non hai fatto tu , e sarebber già arrivati alla cima della perfezione ; laddove tu te ne stai ancora al principio .  Tu , con tutta l'abilità che ti par d'avere , se il Signore ti levasse il suo lume , incontanente resteresti come uno , al quale di notte viene smorzata la candela in mano . Oltracciò , colui che ti pare tanto imperfetto può essere , che negli occhi di Dio sia , o sia per essere assai più grande di te .  E quello ch'è più , potrebbe essere , che un giorno tu avessi a cedergli il posto , e ch'egli sia per essere un beato nel Cielo e tu un miserabile dannato nell'Inferno .  Giuda ebbe grandi principj di bontà , maggiori di quelli che possiamo figurarci in qualunque persona perfetta .  S. Paolo fu persecutore della Chiesa più barbaro di quanti ne vivono oggidì : e pure che cambiamento non fecero ?
S. M. Madd. de Pazzi , benché fosse sì eccellente nelle virtù e nella santità , si stimava la più vile , abietta e imperfetta , e la più manchevole e peccatrice tra tutte le Monache ; onde spesso baciava ov'esse aveano posto i piedi .  Tenea poi tutte le altre per sante , e più atte di se ad ogni bene ; e sempre innalzava le virtù delle altre , non solo delle vive , ma ancor delle morte , tanto che ne ingenerava in chi la sentiva gran concetto , e venerazione .  E non solo tra le Monache , ma tra tutti gli uomini ancora , fin tra i maggiori peccatori , ella si tenea per la più iniqua e rea , credendo d'esser cagione di tutte le imperfezioni  , che si commetteano nel Monastero , ed anche di tutt'i peccati del Mondo , e della dannazione di molte Anime : perché  le parea d'esser fervente quanto doveva in pregar Dio per li peccatori : ed in cercar di placar l'ira sua per li peccatori : conforme lo dichiarò ella stessa in un'estasi , in cui postasi a piangere le colpe altrui , uscì in questa esclamazione : oh , che se io fossi stata fervente nell'orazione : se io avessi avuto raccoglimento in me stessa , Iddio m'avrebbe certamente illuminata altramente : il che non ha potuto fare per li miei difetti : onde avrei ottenuti mezzi da impetrar lume a queste povere Anime , ed esse non sarebbero in questo misero stato . E non bastandole questo , si riputava di più similissima agli stessi Demonj per la superbia ed ingratitudine , che le parea d'avere : e solea dir , che ogni altra persona , che avesse ricevuti da Dio i benefizj ed i comodi di far del bene , che aveva essa ricevuti , non l'avrebbe al certo offeso , quanto l'aveva essa offeso , ma l'avrebbe onorato più , che non l'onorava essa . Laonde quando udiva , o vedeva in alcuna qualche difetto , non ne concepiva disprezzo , o sdegno , come altre fanno ; ma la compativa teneramente , dicendo tra se : se io fossi ne' suoi piedi , forse avrei fatto peggio : e conforme dicea colla lingua , così la sentiva veramente nel cuore . Poiché richiesta una volta da una novizia , come facesse ad avere sì bassa stima di se , vedendo che Iddio le facea tanti favori e doni sì rari , rispose con grande umiltà : Sappiate , figlia , che se il Signore non mi avesse trattata così , e trattenuta in questa guisa , io mi sarei precipitata nelle maggiori enormità . A voi altre non fa così , perchè voi ubbidite alla semplice sua voce , e lo servite senza questi particolari favori . E perciò io vengo ad essere più miserabile di tutte voi .   S. Francesco Saverio si riputava il più iniquo di tutti gli uomini . Così S. Cater. di Bologna , la quale si esercitava più delle altre Religiose nelle virtù ; e si riputava la più imperfetta di tutte , così pure S. Francesco , S. Chiara , ed infiniti altri .   Racconta Anastasio Abate del Monte Sinai , esservi stato nel suo Monastero un Monaco , che non troppo si accomodava alle cose della Comunità , specialmente al coro e a' digiuni ; e che però non era tenuto per molto buon Religioso : e pure venuto alla morte si mostrava tutto allegro e contento ; di che il medesimo Anastasio lo riprese : come , disse , un Monaco ch'è vissuto tanto rilassatamente , ride , e sta in quest'ora tanto allegro !  Padre , rispose il moribondo , non ti maravigliare di questo ; poiché il Signore mi ha mandato a dire per un Angelo , che mi ho da salvare , perché ho adempiuto quella sua parola : non vogliate giudicare , e non sarete giudicati : perdonate , e vi sarà perdonato .  E sebbene è vero , che io non mi uniformava quanto doveva alle cose della Comunità , parte per la mia poca sanità , e parte per la mia rilassazione ; nondimeno soffriva , che mi maltrattassero , e loro perdonava di cuore , né mal li giudicava , anzi scusava sempre quel che facevano e dicevano : e per questo io sto allegro .  Se ci fossimo incontrati nel buon Ladrone in fine della sua pessima vita , allorché egli perduto ogni rimorso , ed ogni sentimento di pietà , ad altro non pensava , che a rendersi sempre più famoso nell'iniquità , chi non l'avrebbe tenuto per un uomo prescito , e totalmente abbandonato da Dio ? e pure poco dopo fu dichiarato per bocca dell'istessa Verità per un vero predestinato .

3. Avverti di non far molta stima delle tue operazioni , e molto più di non preferirle mai a quelle degli altri : perché sebben ti paressero ben fatte , agli altri forse non parranno tali , e molto meno a Dio , avanti a cui le nostre migliori azioni non son più , che i panni di una mestruata . Oltre di che , quante volte tu medesimo giudicasti perfette le opere tue , parendoti , che non vi mancasse niente : e poi tornando a rivederle dopo qualche tempo non ti piaceano più ? Sicché il non iscoprirci difetti , lo dei attribuire alla debolezza della tua vista .
A S. M. Madd. de Pazzi tutto ciò che facea , le parea di farlo imperfettamente , e che tutte le azioni sue nulla valessero . Onde mostrandole il Signore in un'estasi il premio , che le tenea riposto in Paradiso per le astinenze e mortificazioni della sua puerizia , grandemente se ne maravigliò , come di opere di niun valore . Nelle stesse azioni manuali ancorché fosse in tutte molto esquisita , sempre le parea di difettare ; e stimava che le altre facessero ogni cosa meglio di lei . Fin negli esercizj della cucina si sottometteva alle converse , né mai preferiva alcuna cosa a quelle delle altre . Onde quando diceva , o facea qualche cosa , soleva interrogar le compagne , e dire : Vi pare che io abbia fatto , e detto bene ? Avvisatemi di grazia , se ci ho fatto mancamento . E se alcuna l'avvisava di qualche difetto ; ancorché ella non lo vedesse , o veramente non vi fosse , pure subito cedea senza giustificarsi , credendo di farlo e non conoscerlo . Quando era maestra delle novizie , se ne vedeva alcuna di buon talento , o che si compiacesse delle sue operazioni per tenerla bassa , con quel gran lume , che avea delle cose spirituali , trovava in quelle azioni molte imperfezioni , e loro le scopriva sì chiaramente , che restavano illuminate ed umiliate : talmente che quella , che prima sentiva vana gloria , o compiacimento nelle sue azioni , dopo si vergognava di averle fatte così male , come la maestra le mostrava .   Chiedendo un dì il Signore a S. Gaetano , che cosa volesse per quel che avea fatto per lui : il Santo rispose di non aver mai fatto alcuna cosa buona ; e che tutte le opere sue erano state sì imperfette , che meritavano piuttosto gastigo , che premio .   Il P. Alvarez ebbe una volta una visione celeste in cui gli fu mostrata tutta la serie della sua vita sotto il simbolo di un grappolo d'uva , i cui acini , che significano le azioni da esso fatte , si vedeano chi vizzo , chi secco , chi fracido , chi punto , chi macchiato : in una parola niuno se ne vedea , che fosse perfetto , fuorché quattro , o cinque : ed in questi ancora , soggiunse l'Angiolo , se vorrò esaminarli a tutto rigore , ci troverò delle imperfezioni .

4. Se talora vedrai d'avere , o di fare qualche bene , guardati di non attribuirlo mai a te , né di cercarne , o di pretenderne alcuna stima , o lode degli altri . E se mai vedessi , che alcuno per quello ti stima , e ti loda ; ne dei far quel conto , che faresti della stima  e delle lodi di un fanciullo . Chi ti loda , t'inganna ; mentre concorre a farti tener per tuo quel ch'è della Grazia . E se in tali casi ti verranno modi di compiacenza , o di vanità , per parerti , che quel bene , se non altro , sia almeno effetto della tua cooperazione ed industria : ricordati , che tal cooperazione ed industria , da te usata , suppone sempre una grazia speciale , che ti è stata conceduta . Ond'è che se hai cooperato , hai fatto quel ch'eri obbligato a fare ; e perciò il maggior titolo , che ne potresti pretendere , sarà quello di servo inutile . Oltre di che , se confronterai quel bene , che in te vedi , col bene , ch'è in Dio ; il tuo scomparirà di tal maniera che non lo riconoscerai più per bene .
S. Vincenzo de Paoli , benché facesse tanto bene a pro del prossimo , non attribuiva mai a se cosa alcuna , ma tutto a Dio ; e solea dire : Guai a' missionarj se attribuiranno a se stessi qualche parte del bene , che fanno , e se crederanno di meritarne stima ed onore .  Tengano per certo che quei , che credono di esser autori del bene , che sperano , o d'averci minima parte , o si compiacciono di tal pensiero , perdono assai più che non guadagnano ; ancorché per altro le cose , che fanno , sieno buone e sante .   Suora Rachele Pastore di Napoli pregata dal Confessore di raccomandare a Dio un certo predicatore , rapita in estasi nell'orazione disse : non si affatichi troppo perché il Signore l'assiste con grazia speciale ; e poi : oh quanto è bella quest'Anima , e quanto Iddio in essa si compiace , perché quanto da Dio riceve , tutto a Dio rende ; riconoscendo tutto da lui , e niente attribuendo a se !  oh quanto di questo si compiace il Signore !   S. Luigi Gonzaga sempre che sentiva qualche cosa di propria lode s'arrossiva in volto , come se fosse stata cosa di vitupero .   La V. M. Crocifissa non ebbe mai stimoli interni di vanagloria , anzi aveva una totale incapacità d'averne : tanto che non sapea capire come l'uomo potesse ammettere nel suo cuore simili atti , avendo in se tanti motivi d'avvilirsi .   S. Teresa dicea che sebbene avesse voluto di proposito invanirsi delle proprie lodi non le sarebbe riuscito : tanto stava ben fondata nella cognizione delle sue miserie .   Il P. Suarez , con tutto che fosse tanto insigne in lettere , diceva , ingenuamente , che non sentiva per questo alcun moto di vanità ; perché sapea , che molti villani sarebbero divenuti più dotti di lui , se avessero potuto avere gli stessi mezzi ed ajuti .   S. M. Madd. de Pazzi richiesta da una sua confidente , se tante grazie che avea ricevuto da Dio , l'avessero mai data occasione di vana compiacenza : Non sapete voi , rispose , che niuno si dee prender gloria di quel che non è suo ?  Ed un'altra volta leggendole una Monaca alcune intelligenze , che avea scritte nel sentirle proferir da essa in un ratto , per veder se vi fosse errore , le dimandò se sentisse moti di vanagloria , rispose , che tanto sentiva di quel che le avea letto , quanto se l'avessero letto qualsiasi altro libro , e che solo riconoscea d'aver avuti in se quei sentimenti .   La V. M. Serafina scrisse al suo Direttore in questa guisa : Conosco chiaramente , che io son come una tromba , la quale tanto suona , quanto v'è il fiato di colui , che l'adopra : e quando questo manca , se ne giace in un cantone senza valere a niente . Così appunto son io , che , allora vaglio a qualche cosa , quando Dio se ne vuol servire , e mi dà il vigore della sua divina influenza ; e quando questo vi manca , non son atta a far alcuna cosa di buono , fuorché a starmene buttata in un cantone , parendomi di non meritare , che alcuno si ricordi di me , e mi tenga per qualche cosa , ma solo di dover esser da tutti scordata e vilipesa . Onde quando io vedea , che alcuno si ricordava di me , me ne stupitiva ; ricevendo dispregi ed oltraggi , pareami , che questi avessero trovato il lor proprio luogo . Ed una volta sentendosi esagerar da un Confessore , che chi riceve grazie e favori da Dio , sta in pericolo d'insuperbirsi , e che perciò dee star molto sopra di se : Padre , rispose come può esser questo , che uno voglia rubare e prendersi quello che non è suo ? Spartiamo giusto , e diamo a ciascuno quel che gli spetta . Diamo a Dio il suo , e noi pigliamoci il nostro ; e poi stiam sicuri , che non abbiam che temere .   S. Caterina da Genova diceva : io veggo chiaramente , che se in me , o in altra creatura , ed anche ne' Santi vi è alcuna cosa di bene , è tutta di Dio . E questo lo veggo tanto certo , che se tutti gli Angeli mi dicessero il contrario , io non crederei loro , perché lo veggo troppo chiaro , che tutto il bene è di Dio , né in me senza la divina grazia non ci è altro , che difetti . Onde di questo solo io mi glorio , che non veggo in me cosa veruna , di cui io possa gloriarmi : E se ne vedessi alcuna , la mia gloria sarebbe vana , non conoscendo , che la gloria è , e dev'essere di Dio : e non mia , perciò la vanagloria nasce da ignoranza . Quindi è , che nel sentirsi ella talvolta lodare , punto non si movea parendole , che non si parlasse di lei .

5. Quando troverai d'aver commesso alcun difetto , o di non poter far qualche cosa , che vorresti fare , avverti di non te ne meravigliare , né inquietare , o turbare mai ; che sono tutti atti di falsa Umiltà . Quello che allora si dee fare , e riconoscere praticamente la propria debolezza , e confermarsi maggiormente nel basso sentimento di se stesso . Il più perfetto però sarebbe non nascondere tali mancamenti ed imperfezioni : ma anzi aver gusto , che fossero veduti dagli altri , e manifestarli a tutti , affine di perdere il buon concetto , ch'è quello che tanto amano e cercano i veri umili .
Un gran servo di Dio in simili casi dicea , che allora gli parea di toccar con mani la propria debolezza ; ed avanzandosi con ciò in una certa cognizione esperimentale delle sue miserie , in vece di stupirsene diceva : io ho fatto da quel che sono .   Il P. Alvarez , riferisce di se , che al principio i suoi difetti l'inquietavano . ma che poi cresciuto nel lume di Dio , si mutò talmente che quelli gli sembravano come tante finestre per cui entrasse la luce del Cielo in maggior copia nell'Anima sua .   La V. M. Crocifissa pregava spesso la Superiora , che la lasciasse dire in pubblico i suoi difetti , e glie ne imponesse penitenze gravissime , per potere con questo esser disprezzata .   S. Cater. da Genova ebbe in una visione un lume sì chiaro della sua grande inclinazione al male , che dicea : quando io faccio qualche male , io solo son quella , che lo faccio , e non ne posso dar la colpa al Demonio , o a verun'altra creatura , ma solo alla mia pessima volontà , alla mia mala inclinazione , al mio amor proprio , superbia , sessualità , e ad altri simili maligni movimenti . E se Dio non m'ajutasse , non farei mai bene alcuno , perché nel mal fare mi veggo peggiore di Lucifero . Ond'è che nelle sue cadute solea dire : questa è un'erba del mio orto , e poi si umiliava assai .  Quando alcuno fosse caduto in qualche mancamento , S. Filippo Neri consigliava a dire : se io fossi stato umile non sarei caduto .

6. Quando ti occorrerà di patir qualche male di corpo , o d'Anima che sia , come fame , sete , freddo , caldo , dolori , afflizioni , desolazioni , aridità , tentazioni , o persecuzioni degli uomini ; venendo da essi disprezzato , deriso , disapprovato , contrariato , incolpato , molestato , interrotto , non ben trattato , o in qualsivoglia altro modo aggravato : quel che hai da fare in simili patimenti , è di entrare in te stesso , e credertene meritevole , se non per quella cagione , per cui par che allora ti vengano ; per tante altre almeno , che gli altri non sanno : o vero dare una occhiata a' patimenti , che parte soffrì il Signore in quel medesimo genere , e forse anche da te medesimo ; e poi di procurar di concepirne allegrezza , per vederli trattato come esso ; e forse anche meno male di esso .
S. Cater. da Siena essendo stata destituita molti giorni d'ogni spiritual consolazione , e nel tempo stesso combattuta da tentazioni bruttissime , orava con maggior fervore , dicendo a se stessa : Tu vilissima peccatrice non meriti veruna consolazione : or non dovresti esser contenta ; se per fuggire l'eterno supplizio , dovessi patir queste tenebre , e questi tormenti per tutta la tua vita ? Certo è , che non dei servir Dio per riceverne da lui consolazioni in questa vita , ma per godere lui eternamente nell'altra . Alzati dunque , e seguita l'orazione , perseverando fedelmente nel servizio del tuo Signore . In tal guisa si consolava .   Quando a S. Francesco di Sales veniva riferito , che alcuni diceano male , e cose strane di lui , egli in luogo di difendersi , e di scusarsi , rispondea con gran dolcezza : Non dicono altro , che questo ? Veggo bene , che non sanno tutto .  Questi mi adulano , lasciando molte altre cose indietro : onde si vede , che han piuttosto pietà , che invidia : e credono che io sia migliore di quel che sono . Sia dunque benedetto Iddio , che imparerò così a correggermi . E se non merito di esser ripreso in questo , lo merito bene in altro : ed è sempre un effetto della divina Misericordia , ch'ella voglia proceder meco con tanta benignità . Questa è pure una grazia , che mi vien fatta coll'insegnarmi questo scoglio , che debbo fuggire .   La V. Suor Maria Diaz stette sette anni con una Dama principale d'Avila per ordine del P. Alvarez suo Direttore , e vi soffrì grandi molestie , scherni , persecuzioni , ingiurie , azioni invereconde , infamie , ed altri patimenti , e sempre tacque , giudicando , che avean ragione di così trattarla .   S. Teresa vedendosi travagliata con improperj e calunnie , solea riflettere a tante altre cose da se fatte , che non le rinfacciavano , e con questo giunse a non sentir più fastidio di qualunque cosa le venisse fatta , o detta . E col riflettere a' travagli sofferti da Cristo , si affezionò tanto a' patimenti , che n'andava in cerca , come fanatica ; onde un giorno uscì in questo sentimento : Quando io penso in quante maniere patì il Signore , e come per niuna colpa lo meritava : non so dove io m'abbia il cervello , mentre non desidero di patire , e dove io mi stia quando mi scuso .   S. Gregorio Magno vedendosi perseguitato da Maurizio Imperatore così gli scrisse : Essendo io peccatore , credo , che voi tanto più vi conciliate l'amore di Dio , quanto più affliggete me , che sì malamente lo servo .


II. Pratica dell'Umiltà nelle parole .

7. Non parlar mai senza bisogno di cose , che risultano in tua propria lode , e molto meno di addurre in esempio di ciò che s'ha da fare . Di se sarebbe bene , ove il bisogno lo richieda , non parlarne mai né bene né male . E quando vi sia bisogno preciso di dirne qualche cosa di bene , dirlo sempre in modo che quello venga a rifondersi in Dio .
S. Arsenio benché nel secolo fosse stato tanto illustre , fatto Monaco , non fu mai udito dire una minima parola delle sue grandezze .   Così S. Luigi Gonzaga , che non disse mai una parola di propria lode . E l'istesso si nota di S. Vincenzo de Paoli .   La B. M. di Chantal scrisse una volta così a S. Francesco di Sales : Procuro con ogni esattezza di non dir mai parola alcuna , dalla quale mi possa provenire qualche poco di gloria , o di onore .  S. Francesco di Sales era in questo sì delicato , che fuggiva con grande attenzione di parlar di sé sì in bene , che in male , fino nelle cose indifferenti ; ed in modo speciale abborriva di dir parola di propria umiliazione .   La V. M. Serafina avea gran difficoltà di scoprire per fino a' suoi medesimi Direttori gli atti di virtù , che faceva .  Onde avendole uno di loro ordinato , che gli svelasse per minuto quanto mai avea fatto sì di bene , che di male in tutta la vita sua , vi sentì tutta la ripugnanza ; ma poi costretta dall'ubbidienza nel giorno destinato a ciò fare ottenne di premettere la confession generale , e la cominciò , dicendo : Padre , io vorrei , che Gesù Cristo , la cui persona  Voi rappresentate , vi desse il lume , per poter vedere e notare tutt'i miei peccati e scelleraggini ; ma chi vuol dirli tutti ? o quanti libri se n'empirebbero 1 Io sono la più scellerata peccatrice , che sia al Mondo ; ma la misericordia di Dio mi mantiene sopra la Terra , e non permette , che si apra per ingojarmi : e così seguitò con altre simili espressioni : Venendo poi al racconto del ben operato . Io , disse , non ho al fatto , né patito mai niente per Dio , e se ho fatta alcuna cosa , mi è più tormento il dirla di quanto mai io abbia patito . Ho fatti bensì peccati assai , e ci vorrebbero anni a raccontarli . Solo parve , che sentisse qualche soddisfazione allorché avendo riferito ciò che avea fatto di bene fino all'undecimo anno dell'età sua , venne a dar con de' difetti , che indi in poi avea commessi per tre anni che visse in tiepidezza , ed era l'unica materia di male , che fatto avesse ; e perciò arrivata a questo punto : Padre , disse , in questa materia , bisogna farci riflessione , e trattenerci assai , per notar bene ogni cosa , ed io voglio pensarvi molti giorni , per dirvi tutto . E di fatti continuò per sei giorni a discorrer sempre su tal materia esagerando e ponderando ogni menomo difettuccio . E quel ch'è più notabile , che per tutto il tempo , in cui durò il racconto delle buone opere fatte in vita sua , ogni volta , prima di portarsi al Confessore , andava nella stalla , e là si prostrava col volto sul letame , per aver sempre avanti gli occhi di esser ella come un'immondezza della Terra , e ad altro non esser buona , che ad esser buttata in un fosso , e coperta di letame , destinata a marcire .

8. Sii molto parco in parlare , esagerare , e lamentarti de' mali , che patisci , e molto anche più parco in iscusare i mali , che fai ; parchissimo poi in ributtarli sopra degli altri ; tenendo questo per fermo , che scusar se stesso , ed accusare gli altri , è il vero nido della superbia e della malizia .
Dolendosi un giorno Monsignor Camus con S. Francesco di Sales d'un grave torto , che gli era stato fatto , perché il Santo si mostrò dalla parte sua , quegli seguitava a più esagerare la gravezza dell'ingiuria . Allora Sales ripigliò così : E' vero , che colui ha torto , ed è cosa indegna di lui l'aver fatto ciò ad una persona della vostra condizione . Una sola cosa trovo in questo fatto , in cui voi avete il torto . E che cosa è ? replicò l'altro ; ed egli , la vostra doglianza ; poiché a voi tocca d'esser più prudente e tacere . A ciò non seppe che replicare Mons. Camus , ma tacque , e si umiliò grandemente . Avendo avuta necessità questo Santo di passare per la Città di Ginevra per un affare di gran premura , i suoi ministri lo spinsero a ciò con assicurarlo , che niuno avrebbe ardito d'oltraggiarlo . Or un giorno essendosi preso a discorrere di questo fatto in una conversazione ; egli subito ripigliò , che questa era stata una sua imprudenza , senza punto incolparne i suoi ministri , come avrebbe potuto .   S. Vincenzo de Paoli , sempre che succedea male qualche cosa , in cui avesse egli avuta qualche parte , volgea la colpa sopra di se , benché veramente non ce l'avesse ; dicendo : io sono stato la causa , che la cosa non sia andata come dovea . Così quando alcuno mancava d'eseguire qualche suo ordine , solea dire : Vi prego a scusarmi , se non ho saputo dichiarar bene il mio pensiero : ovvero , io sono il colpevole di questo male : perché non ho saputo farmi intendere . E quando gli erano riferiti mancamenti notabili d'alcuno di Congregazione , s'inginocchiava , dicendo : Misericordia , mio Dio , io sono la causa di questo male per lo mio cattivo esempio .

9. Discorrendo con altri , guardati di farla da maestro , o mostrar di soprassapere : anzi in occasioni avvezzati a tacere alcune risposte ingegnose e convincenti che dar potresti , come se non avessi che rispondere .
S. Arsenio , il quale nel secolo era stato eminente in dottrina , fatto Monaco non si udì , che dicesse mai cosa alcuna , con cui mostrasse esser uomo di lettera ; ma trattava con gli altri Monaci con tal semplicità , come se fosse un Idiota , anzi spesso domandava sino a' più semplici le cose di spirito .   La V. M. Serafina , attestò di sé , di non aver avuto mai ardire di rispondere da se ne' ragionamenti , nè di mostrar di sapere , ma che sempre avea taciuto , ancorché sapesse quello che potea rispondere .

10. Non disapprovare , disprezzare , o deridere le cose , o sentimenti altrui , né parlar mai con modi imperiosi , che per lo più son tutti atti provenienti dalla stima , che uno ha di se sopra degli altri , e facili ad alienarci gli animi de' nostri prossimi .
La V. M. Serafina non usava mai con verune parole , o maniere disprezzanti , e molto meno che mostrassero predominio , o maggioranza .  Il V. Bercmans non disse mai contra di alcuno parole discherno , neppur per giuoco .   Narra Cassiano che l'Abate Mosé disse una volta una parola mortificava a S. Macario ; e che subito entrò in lui un brutto Demonio che egli empiva la bocca d'immondezza ; dal quale fu poi liberato per l'orazione dell'istesso S. Macario .


III. Pratica dell'Umiltà nelle opere .

11. Bisogna fuggire più che sia possibile ogni singolarità . Alcuni vorrebbero sempre distinguersi da tutti gli altri , e spiccare sopra d'ognuno . Gli umili all'incontro amano molto di star nascosti ; a segno tale che tutto quel bene , che esce fuor dell'ordinario a loro non piace , e lo ricoprono con sommo studio .
S. Vincenzo de' Paoli , perché odiava la singolarità , si propose d'imitare la vita nascosta di Cristo . Perciò si studiava di non far cosa alcuna , che nell'apparenza uscisse dal comune , non solo nel vivere , ma anche nell'operare . E l'istesso ancora facea circa le medesime virtù , esercitandosi più volentieri in quelle , che sono stimate le più comuni come l'umiltà ,la pazienza , la mansuetudine , la mortificazione , la sofferenza del prossimo , la povertà , e simili .   S. Gregorio Nisseno disse di S. Efrem , che amava più di esser Santo , che di parer tale .  S. Vincenzo Ferreri , contuttoché fosse Legato del Papa , ed avesse il privilegio di poter alloggiare fuori de' suoi Conventi , non volle mai prevalersene , per non derivare dal comun modo di alloggiare de' suoi Religiosi .

12. Contentatevi di tutto quel che viene , ed accomodatevi a tutto specialmente nelle cose contrarie alla vostra volontà ; come negli abiti vecchi e grossolani , o non così bene aggiustati ; ne' cibi civili , ed apparecchiati malamente e con poca pulizia ne' ministerj bassi ; ne' luoghi scomodi , nella conversazione di persone povere , semplici , ed incivili guardandovi di non mai rifiutare alcuna di queste cose con isdegno , o con mostrare di non gradirle ; ma anzi abbracciatele , ed anche eleggetele volentieri per quanto si può , come più proporzionate a' proprj demeriti .
S. Luigi Gonzaga si dilettava grandemente d'aver cose vili , e di esercitarsi negli ufficj più bassi .   La V. Suora Maddalena di Gesù e Maria Carmelitana Scalza provava gran fastidio , quando si comprava alcuna cosa nuova per lei dicendo , che le povere di Gesù Cristo avevano assai , quando avevano di che coprirsi , e tanto vitto per non morir di fame .   Il V. Bercmans godea molto di portar vesti logore e rappezzate , e d'esercitarsi in ufizj vili , e si rallegrava , che il suo asinello ( come egli chiamava il suo corpo ) fosse travagliato da se e dagli altri .

13. Abbi a cuore di consigliarti spesso con altri circa le cose , che avrai da fare , ancorché quelli fossero men capaci di te , e d'accomodarti in tutto quel che si può al parere loro . Questo però sopra tutto lo dei fare col tuo proprio Direttore , col quale hai da professare una incessante e totale chiarezza e dipendenza in tutto : essendo proprio de' veri umili fidarsi poco di se , e però far più volentieri la volontà altrui , che la sua .
S. M. Madd. de Pazzi , con tutto che fosse tanto illuminata nelle cose divine , si stimava la più ignorante di tutte : e perciò non si vergognava di chieder consiglio ancoe nelle minime cose alle altre anche inferiori a se , non fidandosi mai del giudizio proprio . E benché fosse sì eccellente maestra della vita religiosa , quando nel guidar alcuna trovava qualche durezza , o difficoltà , chiedeva ajuto e consiglio sin alle stesse sue novizie , dicendo loro con grande umiltà : ditemi Sorella , che vi pare , ch'io posso fare per illuminare quest'Anima ?   La V. M. Serafina non facea mai cosa alcuna senza prenderne prima il consiglio e consenso del suo Direttore , o del Confessore , e dipendeva in tutto da' loro cenni . E quando non potea ciò fare , ne consultava le Compagne , e col parer loro regolava ogni sua azione , avendo sempre per sospetto il parere proprio . E così sempre si portava eziandio quando era Superiora .

14. Avverti bene , che non sii di quelli , che son molto facili , ad incomodare gli altri , e farsi da loro servire , come altresì a fuggire gl'incomodi e le fatiche comuni , scaricandole anche talora sopra negli altri . Gli umili hanno gran propensione a star soggetti a tutti e a non istimar veruno degno d'incomodo fuorché se stessi : e perciò per ordinario sono sempre i primi al travaglio , e gli ultimi al riposo ; e son portati dalla Grazia ad ajutare e sgravare gli altri , pigliando sempre il peggio per se , e niente più abborrendo che i posti d'onore , d'esecuzione , o di comodo .
S. Vincenzo de Paoli spiccò molto in questo . Poichè egli pigliava sempre per se le cose peggiori e più abbiette nel vitto , nel vestito , negl'impieghi , ed in ogni cosa . Ond'è , che gustava al sommo di mangiare gli avanzi altrui , e d'esercitarsi ne' ministeri più vili della cucina . Nelle missioni prendeva il letto , e la stanza peggiore , come anche l'ultimo confessionario ; e se non ve n'erano abbastanza per tutti , si sedeva a confessare sopra una pietra : si dilettava pure di fare le funzioni di minor'apparenza , come d'insegnare a' fanciulli il Pater , ed Ave , ed i primi rudimenti della Fede . Per fin nella celebrazione della Messa voleva i paramenti più semplici e più poveri , che fossero in sagrestia . Avea gran genio , e si mostrava sempre pronto a servir tutti ; ma era altrettanto renitente in permettere , che si facesse qualsivoglia anche menoma servitù verso la persona sua . E quando per cagion della vecchiaja , e delle sue gravi indisposizioni non ne potea far di meno , spesso esclamava con gran sentimento d'umiltà : E chi son io , che reco tanto fastidio , tanto incomodo agli altri ? O fetido letamajo , e pascolo di vermini , quanta pena cagioni tu a' tuoi fratelli !   La B. M. di Chantal non permise mai , che il grado di Superiora , o l'età sua avanzata le servissero di scusa per esentarsi dalle faccende comuni . Ond'è , che ordinando alle altre alcun'operazione in comune , come di portar lega , o pietre , lavar panni , e simili , non mancava mai di trovarcisi anch'essa . Quindi gustando ella molto della lettura della Sacra Bibbia , era solita d'impiegare in questo quella mezz'ora che dalla regola vien conceduta al riposo del giorno : ma essendosi in appresso giudicato , che quelle , che in tal tempo non riposavano , attendessero a qualche lavoro , lasciò subito tal lettura in detto tempo , per non esimersi dal faticare colle altre .   L'istesso pure facea S. Vincenzo Ferreri , il quale sebbene fosse come capo della sua Compagnia , in tutto eleggea sempre per se il peggio , ed il rifiuto degli altri , sembrandogli , che ad un uomo il più vile , indegno , ed inutile di tutti , come ei si stimava , non si convenissero , se non le cose peggiori .   Così pure  si narra di S. M. Madd. de Pazzi , che non mancava mai negl'impieghi comuni a tutte le altre sorelle , e che era sempre la prima a venire . Anzi non si facea opera alcuna del monastero , ch'ella per quanto l'obbedienza gliel permettea , non vi mettesse la mano .   Il V. Bercmans venendo  mandato a Frascati per ajutare negli ufizj della settimana Santa , subito arrivato si mise da se a scopar la scala : ed essendo giunti dopo di lui alcuni altri tutti infanganti , prese nascostamente le loro scarpe e le pulì . E dimandato da uno , che lo vide , perché ciò facesse , egli senza rispondere se la passò con un modesto riso .   Narra S. Girolamo di S. Eugenia , al quale travestita da uomo menava in un monastero di monaci una vita sì perfetta , che morto l'Abate , ad una voce fu eletta in suo luogo . Benché contra sua voglia accettò ella quell'impiego per non parer che facesse poco conto della loro supplica : ma nel tempo stesso si protestò di voler essere l'infima di tutti . In fatti prese per se la stanza e l'impiego , che si solea dare a quello , ch'era l'ultimo , ed in oltre accorrea prontamente a tutti gl'impieghi bassi , come di portar l'acqua a tutti , di tagliar e trasportar legna , di scopare , e simili : con che riuscì grata non solo agli uomini , ma anche a Dio , che le concesse la virtù di scacciare i Demonj dagli ossessi , e d'illuminare i ciechi .

15. Per meglio e più facilmente praticare i sopradetti atti , possono giovar molto i seguenti mezzi . Fa spesso atti di Fede intorno al tuo nulla , massime nell'ordine della Grazia , protestandoti , che se tal volta fai qualche bene , è tutto effetto della Grazia : e se non fai del male questo è , perché il Signore ti porge una particolar assistenza , e tanto seguiterai a star in piedi , e ad operar qualche poco di bene , quanto egli seguiterà a tenerti , e moverto coll'ajuto della sua Grazia . E però pregalo sovente , che non ti abbandoni mai in mano delle tue passioni ; ed avvezzati a chiedergli ajuto ogni volta che hai da far qualche cosa , confessandoti inabile a poterla fare da te medesimo , e quando l'avrai fatta , a riconoscerne da lui il buon esito , e ringraziarnelo .
Così praticava la serva di Dio Suora Rachele Pastore , la quale , tanto si stimava inabile ad ogni cosa , che non ardiva di dar principio a qualunque minima azione , se prima non invocava l'ajuto di Dio ; tenendo per fermo , che senza di questa , nulla avrebbe ella potuto fare , se non del male . E dopo ogni minima azione lo ringraziava dell'ajuto prestatole : e di più gli chiedea perdono de' difetti commessi ancorché non ve li conoscesse : perché ogni nostra operazione , diceva , è manchevole avanti a Dio .   S. Vincenzo de Paoli , quantunque fosse d'uno spirito assai capace , e molto illuminato , con tutto ciò diffidava molto de' proprj pensieri . Questo facea , che per ogni affare ricorresse sempre a Dio , per chiedergli lume ed ajuto .   S. Filippo Neri solea dire : la piaga del Costato di Cristo è grande ; però se egli non mi tenesse io gliela farei maggiore . Perciò ogni mattina facea questa protesta a Dio , Signore , guardati da me in questo giorno ; perché se tu non hai cura di me , io ti tradirò , e commetterò ogni qualunque enormità . Ed ogni volta che usciva di casa : Signore , tienimi la mano in capo : altrimenti io esco Cristiano , e tornerò Giudeo .

16. Discendi spesso nel tuo interno , vestendoti di varj personaggi di confusione avanti a Dio : come sarebbe , or di cieco , il quale chiede rimedio per le sue tenebre ; or di lebbroso , il quale domanda d'esser sanato ; or di pubblicano , il quale si confessa per lo maggiore de' peccatori ; ed or di una puzzolente palude , la quale intanto non appesta l'aria in quanto non viene commossa . Perciò ti dei riputare degno d'essere abborrito e odiato da tutti , e di morire affatto nel cuore di tutti . Perché non si può dir uno vero simile , se non gli pare , che tutti lo debbano giustamente abborrire .
S. M. Madd. de Pazzi per via di questo esercizio era venuta in sì basso concetto di se , che si riguardava come la cosa più miserabile e più abbominevole , che fosse sopra la Terra . Perciò si credeva indegna di trattar col prossimo , e di servire a Dio , ed immeritevole affatto della cura , e provvidenza di lui , e dell'amore , ch'egli porta a tutte le creature , come anche di tutt'i suoi lumi , inspirazioni , ajuti , e d'ogni altra grazia e dono del Cielo ; e degna solamente di essere abbandonata da Dio , e abborrita da tutti gli uomini , lasciata nelle tenebre degli errori e de' peccati ; e di essere fondata nelle fiamme dell'Inferno .   Suora Rachele Pastore avea sì poca stima di se stessa , che stimava di ricever sommo onore dal convivere coll'altre Monache , quali venerava tutte in cuor suo , come sue Superiore , e nell'esteriore mostrava a tutte per fino all'ultima serva del Monastero chiarissimi segni di stima , di rispetto , e di riverenza . Si stupiva come le altre avessero tanta pazienza , e tanta bontà di trattar con lei , e come non la discacciassero qual indegna dal lor commercio . Quindi ebbe in costume di spesso prostrarsi tutta sul pavimento , ed ivi invitare non solo le sue sorelle , ma tutte le creature , per fin le bestie della Terra , e tutt'i Demonj dell'Inferno , acciocché la calpestassero e la conculcassero come la cosa più vile , e più schifosa e dispregevole del Mondo . Ed in tale sito giacendo , sentiva in cuor suo non meno un interiore annichilimento , che un interno giubilo , parendole d'esser trattata secondo il suo merito . Inoltre pregava spesso il suo Direttore , che la caricasse d'ingiurie e di strapazzi ; perché , dicea che stimava non esservi disonore , pena , ed oltraggio , che a lei non si dovesse : e con questo riflesso giubilava in vedersi così trattata , perchè secondo il suo merito . Stupiva , com'egli avesse con lei tanta pazienza in guidarla e non cavando ella dalla sua direzione verun bene ; sovente gli chiedea perdono .   S. Francesco Borgia arrivò tant'oltre in questo grado , che nelle lettere si sottoscriveva col nome di peccatore , e chiamava l'Inferno la casa sua .   S. Vincenzo Ferreri : Io , dicea , sono come un fetente cadavere pieno di vermini che a tutti mette orrore e nausea , poiché il mio corpo , e la mia Anima , e quanto in me trovasi , tutto è schifoso e puzzolente a cagione delle mie scelleraggini e de' miei peccati . E quel ch'è peggio , conosco , che di giorno in giorno sempre più va crescendo il fetore .

17. Prendi motivo di propria umiliazione dalle occasioni , che ti si presenteranno : come nell'incontrarti in cose sordide e stomachevoli ricordati quanto più sei vile tu , e stomachevole per lo tuo nulla , e per li tuoi peccati . Nel ritrovarti in compagnia d'altri ; figurati d'esser come un cervo tra le colombe , e come un ribaldo che dovrebbe star sotto i piedi di tutti . Stando a mensa , rimirati come uno che dovrebbe stare sotto la tavola per mangiarvi alcun tozzo di pane avanzato . Così pure nella stanza , nel letto , ed in ogni altra occorrenza , in cui ti vedrai accarezzato , servito , o in altro modo ben trattato , stupiscitene , credendo , che se fossi ben conosciuto , non saresti così trattato . E soprattutto t'hai sempre da riputare , come il servo di tutti , e come indegno d'ogni bene , e meritevole d'ogni male .
Viaggiando un dì S. Francesco Borgia col P. Bustamante , nell'osteria stettero in una piccola camera sopra due pagliacci . E perché il P. Bustamante era raffreddato , tossì tutta la notte , e credendosi di sputar verso il muro , accadde , che sputò sempre verso il Santo , e spesso sulla faccia di lui : il quale contuttocciò non disse mai niente , né mai si mutò di luogo ; o di sito . Però accortosi l'altro la mattina di quanto avea fatto la notte , ne restò grandemente mortificato e confuso . Ma il Santo mostrandosi tutto allegro , lo consolò , con dirgli , che non si pigliasse fastidio di ciò ; perché in tutta la stanza non potea trovar luogo più proprio da gettarvi gli sputi , quanto il suo volto .   S. M. Madd. de Pazzi si giudicava sì immeritevole d'abitare in quel sagro collegio di Vergini , e di unir le lodi sue con le loro , che molte volte trovandosi in presenza della Priora , tremava . Perché , come disse ad una , che di ciò le richiese , temea di non esser da lei cavata di Monistero , e che le parea sentirsi dire : Partiti da questo luogo , che non sei degna di star in compagnia di queste spose del Signore . Ond'è , che si maravigliava come Iddio la lasciasse star ivi , e la sopportasse sopra la Terra ; e come la medesima Terra non si aprisse , e l'inghiottisse viva : e perciò si stimava molto obbligata a tutte le sue Monache , perché si contestassero di tenerla tra di loro , e onorava tutte grandemente per fin le stesse sue novizie , riputandosi la serva di tutte  (a) .


-------

(a)  Da tutto ciò , che si è detto finora della Umiltà chiaro rilevasi la bella conseguenza , che dessa è la base dell'edifizio della Virtù ; e che quando più essa è profonda , e bene stabilita , tanto più quello s'innalza grande e forte . In breve in chi non è Umiltà , non vi è vera virtù , ed il cammino della virtù comincia dall'Umiltà .  L'Edit.






PRATICA DELLA CARITA' FRATERNA


I. Pratica della Carità fraterna ne' pensieri .

18. Non formar mai cattivo concetto di veruno . Cioè non ammettere giudizj , sospetti , riflessioni , o altri pensieri , che tirino a toglierti , o sminuirti in qualche modo la buona opinione del tuo prossimo . Chi giudica male del prossimo , dicea S. Francesco di Sales , è simile alla sanguisuga , che cava dal corpo il sangue più marcioso , lasciandone il puro , né vi è contrassegno più infallabile di un'Anima viziosa , che l'inclinazione di giudicare , e parlar male de' prossimi . Di quà nascono i primi raffreddamenti della Carità . E molti non arrivano mai all'acquisto di essa , per non esser vigilanti in questo quanto conviene . E' comune sentimento de' Santi , di non impicciarsi ne' fatti altrui senza gran necessità , ma o interpretarli in bene , o sospendere almeno il giudizio , e lasciarli come stanno innanzi al Signore .
Quando comparve il ritratto d'Antigono tirato in profilo , talché non vedeasi la deformità dell'occhio , che gli mancava , vi fu chi dimandò ad Apelle , dov'è il vostro giudizio ? rispose questi : perché avrò io a produrre un malamento nella mia pittura , se posso nasconderlo senza pregiudizio d'alcuno ?   Il P. Pietro Fabro escludea con gran diligenza ogni pensiero anche minimo che gli potesse sminuire la buona opinione del suo prossimo : e solea chiamare simili pensieri soffj de' Demonj per estinguer il fuoco della Carità .   S. Vincenzo de Paoli avea ben intesa questa verità ; e perciò non potea soffrire che nelle Comunità si mancasse , benché in poco , nella stima degli uni verso gli altri . Onde consigliava a rifletter molto alle virtù degli altri , massime di quei , che sono difettosi , ed interpretar sempre in bene le cose per quanto fosse permesso . E perché tale era la pratica di questo Santo ; perciò egli non perdea mai la stima di veruno .   Fra Bernardo da Quintavalle giudicava sempre secondo il senso migliore quello che vedea negli altri . Quando vedeva alcuno rappezzato ; dicea a se stesso : questo osserva la povertà meglio di te . Quando vedeva un altro ben aggiustato : questo porta forse sotto il cilizio , e veste così per fuggir la vanagloria . Quando uno andava scioccamente : Beato lui , che va tutto assorto in Dio ecc. Per la qual cosa egli fu veduto in una visione da Fra Leone in compagnia di molti , assai più risplendente di tutti , e che dagli occhi suoi uscivano raggi più luminosi del sole .   Narra Cassiano , che l'Abate Machete raccontava di se stesso d'aver giudicato male degli altri Monaci particolarmente in tre cose , che vedea lor fare , e gli parean mal fatte ; e che il Signore in gastigo di tali giudizj l'avea lasciato cadere in tutte e tre quelle cose , avendo egli stesso fatte quelle medesime azioni , che avea condannato in altri .

19. Non nudrire avversioni contra veruno , specialmente di quelli , che generano alienazione d'animo , malevolenze , amarezze , ed invidia contra la persona , e portano ad osservare i di lei andamenti e difetti per criticarla , renderla disprezzevole appresso di se . Queste sorte d'avversioni bisogna troncarle subito , con far de' servizi alla Persona , e sforzandosi di trattar con essa con amorevolezza , e più frequentemente che si può . Se poi fossero di quelle , che piuttosto si possono dir contraggenj naturali , ed altro male non anno , se non farci trattare colla persona con minor gusto , e con minor dolcezza di quel , che facciamo colle persone di nostro genio ; non bisogna farne gran conto : anzi questo stesso , dice S. Francesco di Sales , esser l'unico loro rimedio : non pensarci punto , e non farne caso procedendo come se non si avessero .
Il P. Pietro Fabro quando sentiva in se pensieri d'avversione contra d'alcuno , allora si sforzava di praticar più spesso con quello .   Qualunque male veggiate , che alcuno faccia , diceva a' suoi Discepoli l'Abate Mosé , non vogliate per questo sprezzarlo , né mormorare di lui , o prendere avversione contra di lui . E per potervi astenere da tutto questo , basta , che allora richiamiate alla memoria i peccati vostri perché chi tiene avanti gli occhi i proprj peccati , non sta a vedere quelli del suo prossimo .   Racconta Tommaso da Kempis , che un uomo Secolare narrava ad un buon Sacerdote un caso avvenutogli , ed era , che quando egli udiva la Messa , non vedeva il Sacramento nelle mani del Sacerdote , e credendosi , che ciò accadesse perché stava forse discosto dall'Altare si avvicinò , e contuttocciò non lo vedeva ; e ch'essendogli ciò durato più d'un anno con sua gran confusione e rammarico , finalmente lo comunicò ad un Sacerdote in Confessione , il quale dopo averlo esaminato con prudenza trovò , che nudriva da qualche tempo dell'avversione ad uno per ingiuria da lui ricevuta ; e fattagli un'amorevole e forte esortazione gli disse , che questa era la causa , perché non potea vedere il SS. Sagramento , e che Iddio non l'avrebbe mai ammesso alla sua perfetta amicizia , finché non lo vedesse perfettamente riconciliato col suo prossimo . Compunto egli a queste voci , e pentito della sua colpa ricevé l'assoluzione ; dopo la quale si portò in Chiesa ad udir la Messa ; nella quale vide con una straordinaria consolazione la S. Ostia nelle mani del Sacerdote .

20. Compatisci i difetti del prossimo ; ora scusandoli nel suo interno e pigliandoli come fatti per inavvertenza , per ignoranza , per passione , e per caso ; ora dissimulandoli , e lasciando correre , senza badar tanto in tutto quel che si può , e soprattutto guardando sempre le debolezze della persona con occhi di compassione e portandoti con essa come se non fosse succeduto niente . Se sapessi quanti saranno quelli che si portan così con te ! se non altro , Iddio , è certo , che ti sta continuamente sopportando in questa medesima maniera . Or perché non dovrai farlo ancora tu con gli altri ?
Il V. P. Gio. Leonardi compativa qualunque difetto , anche di quei medesimi , che l'odiavano e lo perseguitavano scusandoli , e rigettando sopra di se la cagione del loro odio , con dire che le sue imprudenze n'erano l'origine .   S. Francesco di Sales , essendo vescovo argomentava in una pubblica conclusione ; e nel più bello un Religioso ebbe l'ardire d'interromperlo , e proseguir l'argomento . Sdegnati di ciò i suoi Canonici , gridarono , che quell'audace si dovea scacciare colle verghe : ma il Santo gli acquietò con cenni : e tacendo , osservava come ne sarebbe riuscito . Or essendosi colui imbrogliato malamente , allora egli senza mostrarsi punto offeso ripigliò l'argomento , e si studiò di coprire l'ignominia dell'altro con tal prudenza , che diede motivo d'ammirare egualmente la sua carità e dottrina . Avendogli un gentiluomo per alcuni falsi rapporti per lo spazio di sei mesi fatti molti oltraggi , sino a sparger satire contra di lui , e venir di notte nel suo cortile a far romore con cani e corni da caccia , e tirargli delle pietre , e delle pistolettate nelle vetrate : per la qual cosa volevano uscirgli incontro , o almeno farlo sapere a sua Altezza ; egli non volle : dicendo , che questo era un perderlo , ed egli lo volea guadagnare . Finalmente incontratolo un dì , lo salutò e l'abbracciò ; e con parole di gran benevolenza dimandò la sua amicizia . Del qual atto rimasto confuso il gentiluomo , gli fece scusa , gli offerse ogni soddisfazione , e gli fu di poi grande amico .

21. Vogli veramente bene al prossimo . Cioè portargli un vivo e tenero affetto , di quello che procede dal fondo del cuore , e genera una certa interna propensione verso la persona , e porta a desiderarle , e farle volentieri del bene , ed a provar tal contento nelle sue prosperità , e tal afflizione nelle sue avversità come se fossero nostre proprie . Chi arriva ad aver questa bella tenerezza d'affetto verso il suo prossimo , avrà ancora gran facilità in compatirlo , scusarlo , soccorrerlo , ed in particolare verso di lui tutti gli altri atti di carità : come appunto si veggono far le madri verso i figliuoli loro , i quali elle amano con un amore di questa fatta . Vedi quanto è necessario insistere nell'esercizio di questo atto ?
S. M. Maddalena de Pazzi era giunta a questa finezza di carità verso i suoi prossimi . Imperciocché ella desiderava a tutti ogni bene , ed in vedere , o sentire Anime favorite da Dio con doni celesti , e con altri buoni talenti , giubilava d'allegrezza , come se fossero stati suoi proprj . Ed all'incontro tanto compativa le afflizioni altrui sì corporali , che spirituali , che spesso ne piangea come se essa medesima le provasse , e sovente bramava ancora di levarle alle altre , e tirarle sopra di se . Anzi era tanto grande questo sentimento  , che avea delle pene altrui , che quando si trovava oppressa da infermità gravissime e perniciosissime , per fare , ch'ella non le sentisse , non vi era miglior rimedio , che rappresentarle le gravi afflizioni , o tentazioni d'alcun'altra . Onde piangendo tal volta per li suoi eccessivi dolori , se vedeva alcuna afflitta , rasciugava tosto le lagrime ; e quasi scordata di se stessa , si volgeva a consolare colei , ed a cercar rimedio al di lei male : parandole sempre gli altrui mali maggiori de' suoi . Ed in queste occasioni , quando le veniva portato qualche cibo delicato , se sapeva trovarsi alcun'altra inferma nel Monastero , se ne privava , e glielo mandava , stimando ognuna più bisognosa di se .   Il V. Bercmans si rallegrava molto del bene di tutt'i suoi prossimi , e molto si affliggea delle miserie e travagli loro , e ne domandava con tanta ansietà , con quanta avrebbe procurato il suo bene proprio .


II. Pratica della Carità fraterna nelle parole .

22. Non mormorare mai di nessuno , incolpandolo a torto , scoprendo , aggravando , o rammemorando i suoi difetti , ancorché pubblici ; né sentirne ragionar volentieri , o inducendo altri a ragionare , o anche scoprendo i sinistri giudizj e sospetti , che avessi dda lui , e discorrendone in qualunque altra maniera , che possa oscurare , o sminuire anche leggiermente la di lui fama .
S. Vincenzo de Paoli perché avea molto a cuore la fama del prossimo , non solo non fu mai udito mormorare d'alcuno ; ma neppur potea soffrire , che si biasimasse veruno , o se ne dicesse male , nemmen de' proprj avversarj . E se mai ciò accadea , divertiva subito il discorso con destrezza , e con libertà Sacerdotale lo troncava affatto , o almeno gli scusava , e li difendeva quanto più poteva .  Spiccò molto questa sua carità verso coloro , che uscivano di Congregazione ; avendo egli per massima di non dolersi mai di loro , e di non manifestare la causa della loro uscita . Anzi quando si gli presentava l'occasione , e potea farlo senza mancare alla verità , parlava in loro favore , e ad essi rendeva ancor de' servigj . Anche il P. Almeras suo successore nel governo della Congregazione era circospettissimo in parlare de' difetti altrui ancorché pubblici : tanto che se talora gli fosse scappata qualche parola anche minima  di questa sorte , benché detta con qualche necessità , ne sentiva gran rimorso , e subito ne chiedea perdono a chi l'aveva udita .   S. Ignazio non s'intese mai mormorare d'altri , né mai diede ascolto alle altrui mormorazioni . Non parlava mai degli altrui vizj , ed usava ogni diligenza perché nemmen si parlasse degli altri . Non parlava mai de' difetti de' suoi domestici senza evidente necessità : e quando questa vi era , dicea quello ch'era puramente necessario , e nulla di più .   S. Ugone non volea mai sentir mormorazioni , solendo dire , che basta sapere i peccati proprj , e che non è giusto né necessario imbrattarsi la coscienza colle altrui imperfezioni , e S. Agostino avea fatto scrivere a lettere cubitali nella camera , ove solea mangiare , questo distico : Quisquis amat dictis absentum rodere vitam , Hanc mensam indignam noverit esse sibi .  E perché un Vescovo suo commensale cominciò un giorno a mormorare d'alcuno , il Santo si commosse alquanto , dicendo , o si cassino quei versi , o io me ne vado nella mia stanza .

23. Guardati di non usar mai parole , o maniere aspre , pungenti , o in qualunque modo mortificative , che altro non partoriscono , che sdegno in chi li riceve , e pentimento in chi le dice .
Attentissimi stavano i Santi sopra di se circa di questo . Di S. Ignazio si narra che in trenta e più anni non disse mai parole contumeliose , o mordaci , che potessero offender veruno .  Di S. Vincenzo de Paoli , che in tutta la vita non profferì mai parole aspre , o di disprezzo , o di burla contra d'alcuno .  Di S. Franc. di Sales , che si guardava molto dal disprezzare , ed anche dall'apportar minima confusione sì a' ricchi , che a' poveri e difettosi .  E di S. Efrem , che in punto di morte disse , che non si ricordava di non aver mai dette parole ingiuriose , ed obbrobriose e mortificative ad alcuno , e che mai non avea contrastato con altri . E così pure di molti altri , che stavano sempre sopra di se nel parlare , per non dir mai cosa , che potesse disgustare , o confondere alcuno .

24. Parla sempre bene degli assenti , ed esaltando nelle occasioni le loro virtù , e scusando i loro difetti in tutto quello che si può .
S. Vincenzo de Paoli delle persone assenti , ne parlava sempre con segni di venerazione e di stima : e se ne dovea dir qualche difetto , nel tempo stesso ne dicea le virtù , e buone qualità . Sentendone poi parlar male da alcuno , le difendeva così bene , che correa voce , che dov'egli era , gli assenti vi avevano un buon avvocato , il quale abbracciava con più affetto la causa loro , che la sua propria .   Così pure faceva il P. Almeras suo successore . Essendo andato da lui un Fratello coadjutore , tentato d'abbandonare la sua vocazione per certi falsi concetti impressigli da due altri fratelli usciti di Congregazione , e che lo molestavano con liti apertamente ingiuste ; il buon Superiore lo ricevé con amorevolezza grande ; quindi passò a fargli vedere minutamente come quei due si erano ingannati , e il torto che perciò aveano : ma ciò fece con termini di tal rispetto , e di tal compassione verso de' medesimi , e con diminuire sì fattamente la colpa loro , che quel fratello ammirato della gran carità del suo Superiore restò affatto libero dalle tentazioni .  S. M. Maddalena de Pazzi non si lasciò mai uscir di bocca minima parola , che potesse offendere il buon nome del suo prossimo ; e quando sentiva parlarne male , ne provava tanto dispiacere , che non potea trattenere le lagrime . E facea di ciò tanto conto , che questo teneva ella per contrassegno di chi mena vita spirituale , il non parlar mai , né voler sentire parlar male del prossimo .

25. Sia il tuo trattto umile , rispettoso , soave , cordiale , con tutti , senz'affettazione però , o adulazione ; che ti renderà a tutti amabile , e ti ruberà il cuore di tutti .
Di S. Ignazio si dice , ch'era molto amato e rispettato da tutti , perché trattava tutti con tal piacevolezza e rispetto , che ognuno si persuadeva , ch'egli avesse buona opinione di lui .  Del P. Suarez , ch'era di tanta dolcezza e moderazione nel parlare , che si rubava il cuore di tutti , di S. Fr. di Sales , e di S. Vinc. de Paoli non occorre qui ripetere gli effetti ammirabili , che si son riferiti altrove , del loro soavissimo tratto .   Questa era la cagione perché il V. Bercmans era amatissimo da tutt'i suoi compagni , tanto che alla di lui morte si attristò e pianse tutta la casa ; poiché si mostrava dolce e cordiale con tutti , e con somma facilità si accomodava al parere e volere di ciascheduno .


II. Pratica della Carità fraterna nelle opere .

26. Non ti rendere d'aggravio agli altri col tuo modo d'operare , come sarebbe , per cercar il proprio comodo , far cose , che portino peso , o fatica ad altri ; attraversarsi agli altrui disegni ; farsi aspettar dai compagni ; disturbare quei che stanno in applicazione , o in riposo ; e simili .
S. Carlo , se tal volta dovea passar di notte per le stanze de' suoi staffieri in tempo , ch'essi dormivano , andava lentamente , ed in punta di piedi , per non far romore , loro interrompere il sonno .   Il V. Bercmans quando veniva assegnato per compagno ad alcuno per uscire , subito s'informava da quello quando pensava di partire , ed a quell'ora appuntino si facea trovare alla porteria . Quando accompagnava alcuno alla Chiesa del Gesù , gli domandava quanto tempo pensava di trattenersi , ed egli intanto se n'entrava in Chiesa a far orazione : e quando giudicava , che si avvicinasse il tempo , se n'andava ad aspettarlo alla porteria , e là si tratteneva orando , o leggendo .

27. Sovvieni il prossimo ne' suoi bisogni . Cioè quando vedrai il tuo fratello posto in qualche afflizione , tentazione , o pericolo , o pure aggravato da fatiche , persecuzioni , miserie , o in qualsivoglia altra necessità spirituale , o corporale , che sia ; se ricorrerà a te , sii subito pronto a soccorrerlo , sgravarlo , consolarlo , e dargli ajuto in tutto quel che potrai : Ma se non ricorre s'ha da lasciar così ?
S. Vincenzo de Paoli , quando alcuno ricorreva a lui per qualche bisogno , l'ascoltava con attenzione , e con affetto , gli rispondea con segni di compassione , gli dava tutto l'ajuto che potea : tanto che si dice , non essersi trovato chi ricorresse a lui , e se ne trovasse scontento , e mal soddisfatto , e senza ricevere alcun sollievo a' suoi mali : perché egli avea una grazia particolare di consolar tutti . Ma non si fermava qui la sua carità . Poiché quando s'incontrava a sentire o vedere da se qualche bisogno , non aspettava , non che gli fosse chiesto l'ajuto , ma da se si movea subito a porgervi il rimedio .   Il medesimo si riferisce della V. M. Crocifissa , ch'era molto attenta a consolare con dolci conforti , con salutari documenti tutte quelle persone , che ricorrevano a lei ne' loro bisogni ed afflizioni ; come se avesse presi a suo carico tutt'i travagli altrui . Dal che animate le Religiose , in ogni loro occorrenza andavano subito a darne parte a lei , né mai avveniva , che alcuna ne ritornasse scontenta : tantoché era voce comune , che Suor Maria Crocifissa , era il comune , e sicuro asilo di tutte le tribolate . Ella però non aspettava che le tribolate ricorressero a lei ; ma se intendea , che alcuna si trovasse in qualche bisogno , incontanente l'andava essa a trovare ; e co' più soavi uffizj offerendole orazioni , ed indirizzandola , e rincorandola , la consolava .   Si narra nelle vite de' PP. come l'Abate Giovanni essendosi accorto , che uno al quale egli solea dar delle sante istruzioni , facilmente si dimenticava di quanto avea inteso , e non ardiva di tornar a domandarlo ;  una sera lo pregò ad accendergli la lucerna con la sua , e poi gli dimandò se la sua lucerna avesse patito in questo fatto ; e rispostogli da quello di no ; Or così appunto , soggiunse l'Abate , non patisce Giovanni , ancorché venisse a lui tutta la Scizia , da cui non sarebbe mai impedito dall'esercitare la carità del Signore , e però quando hai bisogno , vieni pur francamente .   Riferisce S. Girolamo di S. Paola , che si accomodava a tutti , ed a tutti facea bene , secondo il bisogno di cischeduno . Se vedea poveri , era pronta a soccorrerli coll'elemosine ; se ricchi , egli esortava a far del bene .   S. M. Maddalena de Pazzi , era molto sollecita in consolar le meste , e le afflitte , in confortare le tentate , ed animare le pussillanimi . Non fu mai richiesta , né mai se le presentò occasione di far qualche carità , ch'ella potendo , non lo facesse con qualunque suo incomodo .  Onde sebbene alle volte si trovasse molto affaticata , non si trovava mai stanca : ma se dopo qualche lunga fatica se le porgeva occasione d'un'altra opera , con gran prontezza si offeriva anche a quella , come se allora cominciasse a fatigare . E se talora era pregata a riposarsi un poco , ovvero richiesta come potesse fare tante fatiche , rispondea : Questo corpo è un asinello , e non bisogna tenerlo in riposo , ma fargli portare la soma giorno e notte . Ajutava frequentemente in cucina , impiegandosi in cucinare , spazzare , tirar acqua , portar a mensa , far il pane , portarlo al forno , ed in altri simili esercizj : e questo non solo di passaggio , o per supplimento , ma come se fosse una Conversa , e le toccasse per uffizio .  Quando stava faticando con le Converse , le esortava talora a riposarsi , ed ella frattanto seguitava senza intermissione ; e negli esercizj , che con esse facea , scegliea sempre per se le cose di maggior fatica cercando di sgravarle quanto più potea .  Ajutò per sei anni continui una Conversa a far il pane ; ma di tal maniera , ch'ella era la prima a levarsi ; ed avanti che l'altra si fosse alzata riscaldava l'acqua , ed incominciava a far il pane : nel portarlo poi al forno , correa con gran sollecitudine per portarne più tavole , che fosse possibile . Quando s'avea da far il bucato si levava prima di tutte , ed empiva le caldaje , portava la legna , accendeva il fuoco , e cominciava a lavorare : sicché quando le altre anche Converse si levavano , ella avea già faticato per più ore : e sovente spendea in tal esercizio cinque , o sei ore di notte , sì per non essere veduta di giorno in quell'assidua fatica , sì ancora per potersi il giorno esercitare in altre cose spettanti al suo officio . Quando era maestra delle Novizie , le mandava per lo convento a cercar i panni succidi , e li lavava essa la notte . Avendo una Conversa l'impiego di chiamar le Monache al mattutino , ella con licenza della Superiora , le chiese in grazia di far ciò seco a vicenda una settimana per una : e dopo aver durato così per molto tempo , essendosi poi ammalata la Conversa , seguitò da se sola in quell'impiego per lo spazio di quindici anni .  Quando qualche Conversa per riverenza  , o per carità ricusava il suo ajuto , ella le ne facea molte istanze , dicendo fra l'altre cose : Sorella , non mi togliete il merito di quest'opera : lasciatemi far questo , e poi farete voi qualche cosa per me . Onde bisognava che si guardassero bene in presenza sua di mostrare , che avessero alcun bisogno : perché ella s'offeriva a tutte per ogni fatica , e senz'alcun risparmio , e con tali istanze , che conveniva loro d'accettar l'offerta . Finalmente tanto si affaticò in questo esercizio del lavoro , che se l'era stravolto un osso del collo , ed una mano : e le Monache affermavano , ch'ella sola facea più , che quattro Converse insieme : e che nessuna si trovava nel Monastero , che non avesse ricevuta da lei qualche carità . E perciò era comunemente chiamata la madre della Carità , e la Carità del Monastero .

28. Studiati di far sempre a modo d'altri . Cioè quando altri mostrano desiderio , o propensione a qualche cosa , e molto più poi se lo richieggono , condiscendi sempre subito loro : e fallo volentieri , nel modo e tempo che vogliono . Sforzati pure di secondare in tutto il genio degli altri , e di contentare tutti , né di prefiggere altri termini alla tua condiscendenza , che la mera offesa di Dio .
S. Vincenzo de Paoli usava una grande attenzione in procurar d'incontrare il gusto di tutti , benché suoi inferiori , e specialmente di quelli , ch'egli giudicava operar con retta intenzione , e senz'attaccamento al proprio giudizio . Onde qualora andava per la Città a cavallo , prendea quella strada , che più gradiva al giovane , che l'accompagnava : e dicea , che poco importa l'andar per una strada , o per un'altra , quando amendue conducono allo stesso luogo ; ma che non è di poco momento il soggettare la sua volontà a quella del prossimo . E per dir tutto in poco , egli si regolava in questo con una massima , quale ripetea di tanto in tanto dicendo : Condiscendenza quanta volete , purché non si offenda Dio .   L'istesso pure praticava , e facea praticare agli altri S. Francesco di Sales , come apparisce dalle sue lettere . Lodava egli una Dama sua conoscente , la quale , per compiacere al marito usava contra sua voglia mille vanità ne' suoi abiti , e non si comunicava in palese , fuorché alla Pasqua . Ad un'altra scrisse : Bisogna accomodarsi agli altrui voleri , sopportare le loro affezioni , e piegare il più che si può senza rompere le nostre buone risoluzioni . Già ve l'ho detto altre volte , che quanto meno viveremo a gusto nostro , e quanto meno vi avrà d'elezione nelle nostre azioni , tanto più sarà buona e soda la nostra divozione . Questa ancora per quanto si può convien procurare di non renderla noiosa agli altri . Egli è forza di lasciare qualche volta il nostro Signore per gradire al prossimo per amore di lui .   S. Anselmo per tutto il tempo che fu Priore ed Abate , fu amato sommamente da tutti ; perché era molto condiscendente , e si lasciava piegare alla volontà di tutti , e non solo de' Monaci , ma ancora degli esterni . Onde se uno gli dicea , ch'era bene , ch'egli pigliasse un po' di brodo la mattina , lo pigliava . Gli diceva un altro , che il brodo gli facea male , ed egli lo lasciava ; e così in tutto quello , che non fosse offesa di Dio , si sottometteva alla volontà de' suoi fratelli , i quali senza dubbio seguivano la loro propria inclinazione .  E l'istesso praticava co' secolari , che lo faceano girare per ogni parte secondo la loro volontà . Non era egli perciò approvato da tutti , era però da tutti molto amato .

29. Il bene , che fai , fallo con buono modo . Onde quando vorrai sopportare alcuno , compatirlo , sovvenirlo , condiscendergli , concedergli , o negargli qualche cosa ; t'hai da studiare di farlo sempre con buon modo ; cioè con volto gioviale , con parole affabili , e con espressioni cordiali e sincere , dalle quali colui venga a conoscere , che quel bene , che gli fai , glielo fai di buon cuore . Questo è quel che si dice il fiore della Carità , il quale fa , ch'ella si renda soprammodo accetta , ed incateni i cuori di tutti . Vale più , e comunemente si fa più conto del buon modo , con cui si fa il servizio , che non dello stesso servizio , talmente che anche le medesime negative piacciono quanto son date con buon modo . Usa pure in questo ogni studio .
L'Abate Apollo , quando era richiesto da alcun Monaco di qualche servizio , subito s'alzava con volto allegro , dicendo : eccomi pronto .  Il V. Bercmans facea servizio a chiunque lo richiedea , rispondendo subito : Padre sì molto volentieri . Per la qual cosa ognun che avea bisogno ricorreva a lui senza soggezione ; ond'era perciò chiamato il comun rifugio .  S. Vincenzo de Paoli , se talvolta dovea dar la negativa ad alcuna inchiesta , lo faceva in modo , che le persone non solo non ne restavano amareggiate , ma per lo più partivano soddisfatte , come se avessero ricevute quanto chiedevano .  S. Fr. di Sales , avea per massima di non negare mai niente di quel che potea concedere : e quando non potea , i suoi rifiuti erano conditi di tanta grazia , che riuscivano più grati delle medesime grazie di molti , che le concedono sì sgraziatamente , annientando i loro proprj favori .  Si legge nella vita di S. Camillo de Lellis , che quando non poteva pagar i creditori , allegava loro con tal dolcezza le debite scuse , e con tal soavità di parole , che ne restavano persuasi e contenti : come appunto accadde una volta ad uno di costoro , il quale per partirsi andava tra se quasi maravigliato ripetendo : in somma me ne vado consolato , e senza quattrini .

30. Per poter rendere , conviene la propria Carità universale , è necessario farsi tutto a tutti secondo il consiglio dell'Apostolo : studiando perciò il genio delle persone regolandosi con diverse misure , e trasformandosi in varie guise secondo la diversità de' soggetti , delle occasioni , de' tempi , e de' luoghi .
S. Vincenzo de' Paoli nel trattar colle persone procurava d'accomodarsi alle disposizioni di ciascheduna ; e di farsi appunto tutto a tutti , per guadagnar tutti a Cristo . Onde benché fosse un uomo molto serio , e grave , solea talora , per dar animo a' pusillanimi , usar qualche tratto d'allegria , sino a contraffare il linguaggio del lor paese ; con che consolava ed edificava tutti , ed a tutti si rendea grato ed accetto .   Il V. P. Gio. Leonardo s'accomodava alla natura di ognuno de' suoi Religiosi . Per incamminar tutti nella via della perfezione proponeva a ciascuno quei mezzi , che conosceva esser proporzionati alla di loro capacità . Co' mesti e malinconici trattava con tanta benignità e piacevolezza , che quasi gli sforzava a vincer la loro natura . Con quei di poco talento , o di umore stravagante si portava con ispeciale amorevolezza senza mai mostrarsi infastidito , o annojato del lor trattare e condiscendendo con essi in tutto quel che poteva : e con queto gl'incoraggiava al ben operare . Se nel tempo della ricreazione avesse veduto alcuno malcontento , o appartato dagli altri chiamatolo a se , gli dimandava la cagione di tal novità , e con poche parole amorevoli consolatolo , lo rimandava a trattenersi cogli altri . Ond'è che con queste affabili maniere si cattivava gli animi di tutti ; tanto che non vi era alcuno , che non avesse con lui una total confidenza : tanto più , che usando egli egualmente con tutti questa sua affabilità e carità , ciascuno si credea di essere il più amato e favorito da lui .  Spiccò anche molto in questo la B. M. di Chantal , e specialmente nel governo temporale del suo Ordine , e molto anche più nella condotta spirituale delle sue figlie , avendo sempre tenuta una regola sì ben pensata , che riuscì d'universal gradimento e profitto .  E questo fu , perché avendo ella uno squisito discernimento per conoscere le inclinazioni e le virtù di tutte in particolare , sapeva accomodarsi all'umore di ciascheduna . Con le deboli di spirito usava una speciale affabilità , sentendole con pazienza , rispondendo loro con tutta dolcezza , e fin prevenendole con carità ne' loro desiderj . E con questo bel modo insinuandosi per la via del cuore ne' loro spiriti , le rendea coraggiose nella via della perfezione . Quelle poi , che vedeva avanzarsi nelle virtù e nella vita spirituale , procurava con grande zelo d'animarle vie più al bene : e dicea , che a simili Anime di buona volontà basta insegnar loro la strada , e seguire ad infervorare i loro santi proponimenti ed affetti , perché si portino molto avanti . In tutte poi osservava con gran diligenza i diversi movimenti dello spirito di Dio nelle loro Anime , e poi per parte sua altro non facea , che secondare i divini impulsi comunicando loro le istruzioni , e ricordi più proprj e più confacevoli alla capacità di ciascuno quanto all'interno ; e quanto all'esterno facea lor osservare fedelmente le regole , procurando però d'imprimere ne' cuori di tutte una certa santa libertà , che muovendole ad operar per forza d'un amor soave verso Dio , venisse a togliere , o almeno a raddolcire in esse le difficoltà , che incontransi nell'operare .

31. Se vuoi un ottimo mezzo per praticar sempre e con facilità la Carità fraterna , hai da piantare bene nel tuo cuore due massime , e con esse regolarti nelle occorrenze , e sono le seguenti :
I - FARE AGLI ALTRI QUELLO CHE UNO VORREBBE CHE FOSSE FATTO A SE .
II - TUTTO QUELLO CHE SI FA AGLI UOMINI , SI FA ALLO STESSO DIO .
Il modo di servirsi di esse è questo . Ogni volta che si presenta l'occasione di praticare la Carità verso d'alcuno , dir tra se stesso : Se ti trovassi ai piedi di costui , come vorresti essere trattato ?  Avresti a caro che uno ti facesse questo ?  ovvero : Se vedessi Cristo posto nel caso di costui , che faresti ?  Avverti , che quello che fai a quegli , lo fai a Dio , di cui , quello è un'immagine .
La B. M. di Chantal facea gran conto di questo principio , ed esortava spesso le sue Religiose a renderselo familiare . Laonde disse loro una volta : oh che noi saremo beate , se in tutte le occasioni fossimo attente a non profferir neppure una parola , ed a non operar cosa alcuna che potesse danneggiare il nostro prossimo : come appunto vorremmo che non si proferisse parola , né si facesse cos'alcuna da esso contra di noi . Così lo sopporteremo , e lo scuseremo ne' suoi mancamenti ; l'ajuteremo ne' suoi bisogni , lo compatiremo nelle sue disgrazie , e goderemo de' suoi vantaggi , come appunto vorremmo , ch'egli ci sopportasse , e scusasse ne' mancamenti da noi fatti , ci ajutasse ne' nostri bisogni , ci compatisse nelle nostre disgrazie , e godesse de' nostri vantaggi .   Quando S. Francesco di Sales vedea , che si scherniva alcuno , o di lui si mormorava nella conversazione , col mettersi in contegno facea conoscere , che quel discorso gli dispiaceva ; e per interromperlo ne intavolava un altro ; e se non gli riusciva , si alzava , e dicea : questo è un troppo strapazzare quel povero uomo , ed un passare i termini della discrezione ; e talvolta soggiungea : Chi ci dà quest'autorità di divertirci a spese altrui ? Vorremmo noi esser trattati in questo modo , e che si facessero palesi con tal indecenza le nostre miserie ?   S. Anselmo disapprovato da alcuni , come altrove si è riferito , perché sempre condiscendeva al parere e volere d'ognuno , così rispose : Voi dite così perchè non sapete con qual'intenzione io lo faccia . Sappiate per tanto , che io fo questo : primo , perché nostro Signore ha detto , che facciamo agli altri quello che vorremmo , che fosse fatto a noi : Or io vorrei , che il Signore facesse la mia volontà , e perciò faccio volentieri quella de' miei prossimi . Secondo , perché non trovo miglior mezzo di questo , per conservare in me la carità ed unione col prossimo ; ch'è la cosa , che Dio ci ha tanto raccomandata .   S. Giovanni Elemosinario avendo fatta dare più volte buona somma di danaro ad uno , che mutava abito e nome , fingendo di essere schiavo bisognoso di riscattarsi , benché egli se ne accorgesse , seguitò a beneficarlo . Ed avvisato dal Procuratore della frode di colui , disse : dagli il danaro che cerca ; poiché può essere la persona di Gesù Cristo , che vuol far pruova della tua carità .   Venne un giorno da S. Gregorio Magno , allorché era Abate del Monastero , un Angelo dal Cielo in figura di mercatante , che navigando avea fatto naufragio , e perduta tutta la sua mercanzia , e gli chiese qualche soccorso . Ordinò il Santo , che gli fossero dati sei scudi : quali ricevuti tornò a dirgli , che quello era troppo poco per sollevarlo dalla sua gran perdita ; ed il Santo gli fece dare sei altri scudi . Ma tornò quegli dopo tre giorni per la terza volta , tutto dolente ed afflitto a chiedergli nuovo soccorso , allegando la sua estrema miseria ; ed il buon Santo tutto compassione gliene fece dare altri sei : e perché questi non erano in casa , in vece di essi , gli fece dare una tazza d'argento , che S. Silvia sua madre gli avea mandata quella mattina piena di legumi , di cui solea cibarsi . Essendo in seguito Papa , ordinò un giorno ad un suo cappellano , che chiamasse a mangiare i dodici poveri , ed entrato al vederli , osservò ch'erano tredici : e domandando al cappellano , perché non ne avesse chiamati solamente dodici , siccome gli aveva ordinato : quegli incontanente rispose , di non averne chiamati più di dodici , e che dodici appunto egli ne vedeva , e non più . Ma il Santo ne vedea tredici ; e stimando ciò non esser senza mistero , fissò gli occhi nel tredicesimo ; e mirandolo attentamente , vide , che si mutava di sembiante nel volto , parendo ora giovane , ed ora vecchio . Terminata la mensa , lo tirò in disparte , e lo scongiurò a dirgli chi era ; il quale rispose io sono quel mercatante perduto nel mare , a cui tu desti i dodici scudi di limosina , e la tazza d'argento di tua madre . Sappi che per quell'opera volle Iddio , che tu fossi successore di S. Pietro . Come sai tu questo , ripigliò S. Gregorio ? Perché sono un Angelo , disse quegli , mandato da Dio per provarti . Al che prostratosi egli con gran riverenza a terra : oh disse , se per una cosa sì picciola mi ha fatto Iddio universal pastore della Chiesa sua , quanto maggiori cose posso io aspettare da lui , se lo servirò con grande affetto ? E da allora in poi crebbe tanto la sua liberalità co' bisognosi , che niuno a lui s'accostava , che non ne partecipasse . Un'altra volta ch'essendo pure Sommo Pontefice voleva egli stesso dar l'acqua alle mani ad un povero prima di mangiare , mentre dava di mano al vaso , colui disparve . La notte appresso gli apparve in sogno Gesù Cristo , dicendogli : altre volte mi hai ricevuto ne' miei membri ; ma ieri mi ricevesti nella mia stessa persona .   Teobaldo potentissimo Conte di Chartres , uomo liberalissimo verso i poveri , viaggiando con gran comitiva nel cuore d'un rigidissimo inverno , s'incontrò in un povero nudo , che si raccomandava a lui : che domandi disse il Conte ?  dammi , rispose il povero , il manto che porti , ed il Conte subito glielo diede , dicendo : domanda se vuoi altra cosa . Soggiunse il povero : dammi l'abito , che porti sotto la tonica , ed essendogli stato conceduto , ricercò la tonica stessa , ed il Conte pur ce la diede , restando in camicia ; seguitò il povero : tu vedi o Conte , che ho la testa nuda e rasa , onde dammi anche il cappello ; ma il Conte arrossendosi alqunto perché era calvo , disse : adesso figlio caro , sei troppo importuno , poiché non posso stare senza cappello . Ciò detto immediatamente disparve il povero , lasciando le vesti sulla neve . Allora il Conte gittatosi da cavallo proruppe in un grandissimo pianto , e vivendo con vigilanza , non mai negò limosina , che in appresso gli venisse richiesta .   Di S. Martino poi ben si sa , che avendo un giorno data una parte della sua clamide ad un povero mezzo nudo , che gli domandò la limosina ; la notte susseguente gli apparve Gesù Cristo con quel pezzo di veste in dosso , dicendo : Martino mi ha ricoperto con questa veste  ( a ) .


-------

( a ) - Questi sentimenti di carità fraterna erano conosciuti e praticati anche da' Gentili , ed ora si conoscono e si praticano da tutti i Popoli in generale . Niuno però li conosceva e praticava meglio del divino Maestro Gesù Cristo , che bisogna imitare , avendocelo insegnato , e prescritto .  Mio caro lettore se desideri leggere qualche altra cosa di buono sulla Carità , studia il Cap. II della Parte III dell'ottima opera dell'Arid. D. Luca de Samuele Cagnazzi intitolata : Precetti della morale evangelica posti per ordine didascalico , Napoli 1823 .  L'Edit.





CONFIDENZA
NELLE
TENTAZIONI
ED
ARIDITA' DI SPIRITO


I. Confidenza nelle Tentazioni .

1. Chi veramente confida in Dio , lo dà soprattutto a divedere nelle tentazioni , che sono i maggiori e più ordinarj travagli delle persone spirituali , alle quali è specialmente indirizzato quanto qui dicesi su tal materia .
A tutti gli altri travagli esterni giungono elleno per via della virtù ad accomodarsi ; ma questi , che le toccano nel più vivo dell'anima tentando di separarle dall'amicizia di Dio , riescono loro veramente insoffribili . Ed il peggio si è , che andando le cose a lungo , entrano spesso in timore d'aver perduta la grazia del loro Signore , e che mentre loro avvengono tali cose , debbono esser da lui abbandonate , e sommamente abborrite , e che già se ne vanno in rovina .   Ma questo è un grandissimo inganno , che prima d'ogni altra cosa convien toglier loro dalla mente . Ed ecco S. Giovanni Crisostomo , che spinto dalla sua carità si ha presa questa incombenza .  No , dice il Santo , che il buon Signore non vi manda certamente le tentazioni per rovinarvi , ma all'opposto per maggiormente perfezionarvi , e per unirvi più strettamente a se : poiché questi sono i gran beni , ch'esse producono in chi sa maneggiarle . Sicché il vedervi così tentato è piuttosto indizio di una cura speciale , che Dio si ha preso di voi ; e però dovreste anzi da questo prender motivo di maggiormente confidare in lui . Odansi le sue parole : Ne existimemus esse signum , quod nos dereliquerit , vel despiciat Dominus , si tentationes nobis inferantur ; sed hoc maximum sit indicium , quod Deus nostri curam gerit : si quis enim omnia enumerare velit , plurima tentationum emolumenta reperiet .   Né il Santo disse questo a caso , ma ben appoggiato su l'esperienza ; e però a maraviglia conferma esso stesso il suo detto col caso tanto strepitoso del Patriarca Giuseppe . Fu egli venduto da' suoi empj fratelli come un giumento , trasportato in lontani paesi come uno schiavo , accusato a torto come malfattore , tenuto lungamente in prigione come reo , senz'aver chi parlasse per lui , e conseguentemente senza speranza di più uscirne . Fra tanti travagli esterni non gli saranno già mancate , con tutta la sua innocenza , delle molte interne tentazioni , e d'impazienza , e di diffidenza , e d'abbattimento , ed altre . Poveretto se in tante strettezze ed in tante angustie egli avesse detto tra se : già veggo che Dio mi ha abbandonato . Sembra che in qualche modo sarebbe stato compatibile , e pure è certo , che avrebbe pensato male ; perché il Signore avea ben veduti tutt'i suoi patimenti ed ascoltato tutt'i suoi gemiti , senza però mai muoversi e consolarlo , non già perché avesse deposta affatto la cura di lui , ma piuttosto per una specialissima cura , che ne tenea , per la quale egli medesimo aveagli ordinato tutti que' gran travagli , affin d'innalzarlo per essi come per tanti gradini a sublime posto . Volle , che fosse venduto , acciocché con questo mezzo condotto venisse in Egitto , e quivi gettato in carcere , mostrasse la sapienza , che avea d'interpretare i sogni al coppiere del Faraone , che stava ivi carcerato ; e costui si dimenticasse per lo spazio di due anni di procurar la promessa di liberazione presso il Re , finattanto che venisse il tempo destinato per li dubbj sogni di Faraone , essendo questi l'ultimo gradino , che gli restava per salire al governo di tutto l'Egitto .   E questo sentimento non è solamente del Crisostomo , ma di tutti i Padri , e Dottori della Chiesa , i quali non solo riconoscono concordemente questa speciale cura , che il Signore mostra verso le persone spirituali col permettere , che sien tentate ma con quel celeste lume , di cui erano supernalmente provvisti hanno di più penetrati i fini particolari , per cui si muove a permetterlo , che dicono esser appunto , per provarle , per umiliarle , per purificarla , per fortificarle , e per accrescere loro i meriti , e le corone .

2. Il primo fine , per cui Dio manda le tentazioni alle persone dabbene , come dice S. Girolamo , è il provarle .  Tu dici , che ami Dio , e ti pare di farlo . Or bene . Egli ti vuol mettere alla pruova ; acciò si vegga se l'ami da vero , e di tutto cuore , o no .
In tempo di pace non si sa , se quella tua fedeltà sia virtù , o se procede dalla tua buona natura , o da gusto particolare , che provi in quell'esercizio , ovvero dal non esservi altra cosa , che ti tiri altrove , ma colui , che combattuto dalla tentazione , persevera nel bene , mostra chiaramente , che lo fa per virtù , e per l'amore che porta a Dio . Ecco una delle cagioni , per cui Dio ti ha mandata quella tentazione , per vedere , se sei uno de' suoi veri amici , e quando si possa egli fidare di te .  E se gli mostrerai fedeltà , ti esalterà molto . Comprovano assai chiaramente questo gli esempj di Giobbe e di Tobia , modelli di pazienza e di santità . Glorificano ben essi il Signore colle loro sante operazioni ; e pure ciò non bastò a sollevarli a quell'eminente grado di perfezione , a cui la Divina Provvidenza gli avea eletti , ma fu necessario per questo , che la tribolazione li visitasse , e che divenissero poveri , afflitti , insultati , vilipesi , tentati , e desolati . E' vero che Giobbe meritò molto colle sue gran limosine ; ma piacque a Dio più , dice il Crisostomo , quel  sicut Domino placuit ita factum est , sit nomen Domini benedictum , nel tempo della tribolazione , che tutte le opere di pietà , e le virtù da lui praticate nella prosperità . Gran meriti accumulò Tobia cogli atti di misericordia , ch'esercitò , e con tanti documenti , che diede di vita perfetta . Però non meritò tanto , quanto allorché in mezzo di tante angustie non mancò punto di fede a Dio , ma sempre benediceva il Signore .

3. Il secondo fine , dice S. Bernardo , è per far loro conoscere chi sieno , e quanto possano , e con ciò metterle in possesso della vera umiltà , virtù tanto necessaria , la quale non si acquista mai meglio , che per questa via .
Poiché quando non abbiamo tentazioni , ma ci veggiamo di continuo accarezzati , e favoriti dal Signore , e le cose nostre ci vanno sempre bene , e teniamo per qualche cosa , e ci pensiamo molto forti . Laddove venendo uno assalito da lunghe e gagliarde tentazioni , gli accade talvolta di vedersi in punto di cadere ; parendogli , che non vi manca più , che una costa di coltello per andar a traverso ; o con questo viene a toccar con mano la propria debolezza , e ne resta grandemente umiliato , conoscendo chiaramente la necessità , che ha dell'ajuto continuo di Dio , e però ricorre a lui con più sollecitudine , e si mantiene con più cautela , per non mettersi nelle occasioni , che lo possono precipitare .   Si vede ciò ad evidenza nella persona di S. Paolo , il quale patì tentazioni tanto vive , e sì forti , che si vedea vicinissimo alla caduta : di modo che altro scampo per se non mirava  , che la morte , e la chiedeva istantemente a Dio , per poter uscire di quel sì imminente pericolo d'offendere il suo amato Signore . Or qual fu la cagione , per cui il Signore  lasciò cadere quel servo suo tanto a lui sì caro , e tanto da lui favorito , in tal profondo di miserie ' l'assegna l'istesso S. Apostolo : a fine , dice , di tenermi umile , e perché io non m'insuperbissi per la moltitudine de' suoi favori .   Dicea pur bene S. Lorenzo Giustiniani , che la vera scienza e sapienza dell'Anima consiste in intendere , che Dio è ogni cosa , e noi un nulla . E quando noi ci riputeremo veramente un nulla , allora saremo da lui sollevati a grazie speciali , e conseguiremo in abbondanza le sue misericordie . Poiché sta scritto decisivamente : Che Iddio dà la sua grazia agli umili , e resiste a' superbi . Ed ecco il secondo bene , che la divina Bontà ci fa cavare dalle tentazioni .

4. Il terzo fine è , secondo il Gersone , per purgarle da molte imperfezioni e difetti . E lo rende chiaro con questa similitudine . In quella guisa , che il mare sbattuto dalle tempeste , caccia via da se le immondezze , che a poco a poco ha raccolte ; così l'Anima combattuta dalle tentazioni , scaccia da se le imperfezioni , che in se radunò nel tempo della tranquillità . Ed a questo fine Iddio permette , che sieno tentate le Anime de' giusti ; perché con tal mezzo vengono a raffinarsi , e purificarsi , e così comparir più vaghe e più aggradevoli agli occhi suoi .
Né dee parer cosa strana , che ciò talvolta si faccia per mezzo di certe tentazioni bruttissime e molto schifose , le quali sembrano più atte ad imbrattare l'Anima ; e farla divenir esosa e stomachevole , che a ripulirla , e renderla graziosa e più amabile nel divino cospetto . Poiché diceva uno di quei Padri antichi , anche la liscia forte par che non sia buona , ad altro , che ad imbrattare e lordar le cose , che tocca ; e pur veggiamo , che posta su i pannilini , allorché son più succidi ed indecenti , ha una virtù particolare per pulirli , e renderli bianchi come la neve .   Non fa qui bisogno d'addurre esempj ; poiché ben si vede , e tutto giorno si tocca con mano , che i buoni dopo d'aver sofferte molte e gravi tentazioni , compariscono più modesti , più umili , più circospetti , più staccati dalle cose del Mondo e da se stessi , ed assai più attaccati a Dio , ed alle cose di Dio : perché conoscendo per esperienza la bontà del Signore in non abbandonarli , e le buone accoglienze da lui ricevute nel tempo della loro necessità , lo riconoscono per Padre veramente amoroso , e per difensore loro ; e non san finire di dargli immense lodi , ed eterni ringraziamenti .

5. Il quarto fine , è per fortificarle nella virtù , siccome attesta il S. Ab. Nilo , comprovandolo anch'esso con una similitudine . Perocché dice , siccome i venti rendono più forti le piante , le quali cogli sforzi , che fanno per resistere a quegl'insoliti sbattimenti , vengono a gettar in terra più profonde le radici ; così l'Anima , che nel tempo della tentazione , per non cadere , si dà ad abborrire il vizio , a replicare i buoni propositi , a mortificar la carne , a ricorrere a Dio con ferventissime preghiere ; con tanti , e sì veementi atti , non mai da lei praticati in tempo di tranquillità , viene a stabilirsi maggiormente nella virtù .
L'Apostolo S. Paolo dice di se stesso , che quando si vide tanto debilitato da quelle sue fortissime tentazioni , che al parer suo l'avean ridotto tanto vicino alla caduta , pregò con grande istanza il Signore a volernelo liberare , e che il Signore negò di farlo , dicendogli : sappi , che questa infermità ti perfeziona maggiormente , perché , come spiegano gl'interpreti quelle parole , aggiungendo io alle tue forze il mio ajuto , elleno diventano maggiori , ed atte a superare tutt'i tentativi del nemico .   Racconta S. Gregorio di S. Benedetto , che per avergli resistito virilmente una notte ad una gagliardissima tentazione di senso , con rivolgersi ignudo tra le spine , il Signore lo perfezionò talmente nella virtù della purità , che da lì avanti non sentì mai più tentazioni di quella specie . L'istesso si racconta esser accaduto a S. Francesco , e a S. Bernardo , il primo de' quali per una simile tentazione si gittò in mezzo alla neve , ed il secondo in uno stagno gelato .

6. Il quinto fine , che come asserisce S. Gregorio , è per accrescer loro i meriti , e le corone , si può dire come una conseguenza del quarto . Perocché siccome le diligenze e gli sforzi , che la persona usa per superar la tentazione , servono a maggiormente fortificarla e stabilirla nella virtù : così con questi stessi mezzi vien ella ad accrescersi i meriti , ed a fabbricarsi altrettante corone : essendoché ognun di quegli atti provenendo per un grado di grazia , a questi dovran corrispondere altrettanti gradi di gloria . Ed un giorno il vedremo non senza nostro stupore quanto ci avrà fruttato ogni piccola tentazione .
Si legge di un Monaco Cistercense , che assalito una notte da una fortissima tentazione di senso , pareagli di non poter ad essa resistere , e già si dava per vinto , ma pure ricordandosi del voto , che avea fatto di castità , si fece forza e resisté per tre volte . Or il Signore , per fargli conoscere quanto avesse gradita quella fedeltà , in quella stessa notte rapj in ispirito un Converso di quel Monastero , e gli dié a vedere un Angelo , che per ordine suo portava al suddetto Monaco tre preziosissime corone , per le tre vittorie da lui riportate contra il nemico , alla narrazione della qual visione il Monaco vittorioso , molto si consolò , e si animò grandemente per combattere in avvenire con più coraggio .

7. Sapendo adunque le persone spirituali queste verità , appoggiate al testimonio della Santa Scrittura , confermate dall'autorità de' Padri , ed autenticate dalla medesima esperienza , e però non potendone punto dubitare ; cioè che le tentazioni per una parte possono loro apportare tanti , e sì grandi beni ; e per l'altra , che in tempo di esse han sempre seco il Signore in ajuto , conforme egli steso ha promesso , sebbene non sempre il conoscono sensibilmente , però qualora vogliamo fare quanto è dal canto loro , son sicure di non dover cadere : perché dunque esclama S. Ambrogio , perché tanto rattristarsi , ed affliggersi , allorché vengono da quelle molestate e combattute ? Non è questo un mostrarsi più amanti delle loro consolazioni , che del proprio avanzamento ? e che si fidano del sentimento proprio , piucché delle promesse di Dio ?  Se vogliamo operar da veri soldati del Signore , dice l'Apostolo S. Giacomo , non abbiamo da rattristarci nelle tentazioni , ma anzi da gloriarci in esse , e da rallegrarci perché in tal tempo ci si vanno fabbricando le corone . I Santi così faceano .
Quando S. Paolo udì dirsi da Cristo , che le tentazioni servivano a più fortificare e perfezionare l'Anima sua : se così è , sogiunse , io dunque mi glorierò d'esser così travagliato , e mi compiacerò nelle stesse mie tentazioni . Ed il Santo Re Davide ricevea tutt'i travagli interni , che Dio gl'inviava come tesori di Paradiso con tal riconoscimento , che ad ogni tratto inventava nuove formule per ringraziarnelo ; Laetati sumus pro diebus , quibus non humiliasti annis quibus vidimus mala . Bonum mihi , quia humiliasti me , ut discam justificationes tuas .   Racconta S. Girolamo , che il S. Abate Giovanni supplicato da un Monaco con grande istanza a pregare il Signore , che lo liberasse da una sua grande infermità : o fratel mio , rispose il Santo , e tu vuoi gettar via una cosa , che ti è di sì grande umiltà ?   D'un discepolo di uno di que' Padri antichi riferisce S. Doroteo , ch'essendo molto molestato da tentazioni sensuali , resistea virilmente con lunghe orazioni e con austerissime mortificazioni corporali : e che il suo maestro mossone a compassione se gli offerse di pregare il Signore , che lo liberasse da quel sì aspro combattimento . Al che rispose il discepolo : Padre mio , io ben veggo , ch'è grande il travaglio , ch'io patisco ; ma conosco ancora , che a cagione di questa tentazione fo più profitto : perché io più ricorro a Dio coll'orazione , e colla mortificazione , e penitenze : e però quel che vi prego si è , che m'impetriate da Dio pazienza per sopportar questo travaglio , e per uscirne vincitore , e senza macchia alcuna . Riferisce ancora d'un altro santo Monaco , che avendogli Dio levata  una tentazione , che avea , s'attristò grandemente , e piangendo , diceva amorevolmente a Dio : Signore , dunque non son degno di patire , e di essere afflitto e tribolato qualche poco per amor vostro ? Anche S. Gio Climaco narra di S. Efrem , che dopo aver sofferte molte gravi tentazioni , vedendosi in altissimo grado di pace e tranquillità pregava Dio , che gli restituisse le sue antiche battaglie , per non perder l'occasione e la materia di meritare , e di lavorarsi la sua corona .

8. Ma dirà alcuno : anche io goderei di quelle tentazioni per farmi del merito appresso Dio , se fossi sicuro di non offenderlo : ma questo timore è quello , che mi fa chiuder gli occhi ad ogni mio vantaggio . E credi tu , che questa scusa sia per giovarti nel Tribunale di Dio ?
Quando dli Apostoli si trovarono in quella gran tempesta , che minacciava di sommergerli ; il Signore , ch'era insieme con loro stava dormendo , e però corsero pieni di spavento a svegliarlo ; ed egli senza punto commuoversi , rispose loro : di che temete , uomini di poca fede ? quasi volesse dire : come potete voi temere , sapendo che avete la virtù di Dio in vostra compagnia , e tutta in vostro potere ?   Ecco donde viene tutto il male dal non fidarsi dell'assistenza di Dio . Nemmen S. Paolo avea sicurezza di non dover cadere in quelle sì gravi tentazioni , che pativa : ma nel sentire , che allora più che mai era da Dio assistito , prese tanto coraggio , che sebben la sentiva , non più le temea .   E tanto parli per togliere , o almeno diminuire in parte alle persone dabbene quel grand'orrore , che loro apportano le tentazioni ; sicché quando vogliano regolarsi colla ragione , e co' dettami della Fede , quantunque gravissime , non debbono temerle . Ora si assegnano qui alcuni buoni rimedj affinché possano soffrirle non solo senza nocumento , ma con loro notabil vantaggio , ch'è il fine generale , per cui loro vengono dal Signore mandate . Per tale effetto dunque quattro cose han da fare le persone spirituali , quando son assalite dalle tentazioni
  1. Non turbarsi , né affliggersi , ma procurar di mantenere l'animo in pace , senza prendersene gran fastidio .
  2. Non mettersi a discorrere colla tentazione , ma volger subito il pensiero ad altre cose .
  3. Scoprir la tentazione , se bisogna al P. Spirituale .
  4. Ricorrere a Dio con gran fiducia , ed umiltà .

9. La prima cosa adunque , che si ha da fare in tempo della tentazione , è di non turbarsi , né affliggersi , ma procurar di mantenere l'animo in pace .
E' questo un mezzo , che insegnava ai suoi discepoli S. Antonio , uomo tanto esercitato in questo genere di battaglie . Perché diceva il Santo Abate , quando il Demonio vede , che uno nella tentazione si mostra animoso , ed allegro , se n'attrista fortemente , e quasi perde la speranza di vincerlo : ma se la persona si mette in timore , allora si fa più ardito , e l'investe con più vigore ; e molto anche più seguiterà poi a molestarlo , se vede , che dal semplice timore passi ad affliggersi e sgomentarsi , perché in quel caso quando non gli riesca di farlo cadere , si gode almeno quel piacere di tener afflitti e travagliati i servi di Dio . Oltre di che con quell'istesso timore e perturbamento viene uno ad accrescersi il pericolo da se medesimo ; poiché la paura , fa , che la tentazione maggiormente si imprima nella fantasia , e così si rende più gagliarda e più lunga . La sperienza fa vedere , che quando uno assalito da suo nemico , si fa coraggio , combatte con vigore e generosità : ma se si mette in timore ed in pena , par che vengano a mancargli le forze ; e quasi si tien per vinto ; ond'è uscito il proverbio : Soldato abbattuto , mezzo perduto .  Si narra nelle storie Ecclesiastiche , che una delle cose , in cui i Ss. Martiri facevano arrabbiare i tiranni , e con cui gli tormentavano più di quello che venivano da essi corporalmente tormentati , era l'animo e la fortezza , che mostravano ne' tormenti . Così abbiam da far noi co' Demonj nelle tentazioni , per farli arrabbiare e confondere .   L'istesso S. Antonio che dava il consiglio , ne diede ancora l'esempio .  Quando gli apparivano i Demonj in diverse forme spaventevoli di leoni , tigri , tori e serpenti , circondandolo e minacciandolo colle loro unghie , denti , ruggiti e fischi formidabili , che parea che lo volessero divorare , il Santo si burlava di essi , e dicea loro : se aveste qualche forza , uno solo di voi altri basterebbe per combattere contra un uomo ; ma perché siete deboli , vi radunate insieme molta canaglia per farmi con ciò paura , ma per questo appunto io non vi temo niente .

10. La seconda cosa da farsi nell'atto della tentazione , è di non mettersi a discorrere , ed a cozzar con essa , come alcuni fanno massime nelle tentazioni più gravi e pericolose ; come quelle che sono contro la purità , o contra la Fede , nelle quali sogliono fare gran forza , ed insistono molto in voler scacciar via il pensiero , e fargli resistenza : stringendo perciò le tempia , increspando il capo , come chi dice , quà non ci hai da entrare : ed alle volte , se non  restan persuasi in contrario , non rispondono , non voglio , par loro di acconsentire .
Or sebbene da ciò si vede , che hanno questi tali una volontà di non cedere alla tentazione ; e però maggiore il nocumento , che con questo fanno a se stessi che quello , che loro fa la medesima tentazione . Sa bene il Demonio , che le persone dabbene son molto lontane dal consentire al male , e però quel che da queste pretende nel tentarle è piuttosto d'indurle a prender le armi , ed a venir con lui alla zuffa , persuadendosi che se la cosa andrà per via di discorso , egli co' suoi cavilli potrà imbrogliarle malamente , e se per via di sforzi , o le stancherà , e loro guasterà la complessione , ed il cervello , come suole spesso accadere : e così esso ne caverà sempre il suo guadagno . No , non è negozio questo da farsi a forza di contrasti .   Il vero modo di portarsi in questi casi l'insegna S. Gio. Crisostomo ; ed è di disprezzar la tentazione , e non farne conto , rivolgendosi a pensare , o a fare qualch'altra cosa , o vero immergendosi più con l'affetto in quella , che allora si stà facendo . Ed apporta a questo proposito una similitudine , che spiega la cosa molto chiaramente . Vedi , dice , come fa un cane , quando comincia ad abbajare alcuno ? se questi lo guarda , e gli mostra il pane , lo seguita , e gli fa tante carezze , che finalmente l'obbliga a dargli qualche cosa . se lo sgrida , e gli tira de' sassi , molto più l'investe , e tanto lo perseguita , che gli mette paura , e lo stanca . Ma se vede che quegli passa senza guardarlo , e come se non lo sentisse ; facilmente s'accheta , e lo lascia andar per li fatti suoi . Or questo medesimo , dice il Santo , fa tu colla tentazione : non ti fermare a rimirarla con affetto , non ti metter a combatterla con isdegno e con forza ; ma datti a pensare , o a fare altra cosa quietamente , come se non l'avessi , o non la sentissi : che così ti lascerà più presto .   E' questo un mezzo molto lodato ed approvato dai Maestri della vita spirituale : perché dicono , in questa maniera il Demonio resta sommamente confuso ; recandosi egli a scorno che la persona non si prenda alcun fastidio di tante sue importunità , e ne faccia sì poco conto , che nemmen gli dia udienza . E perciò tutti esortano ed inculcano quest'istessa cosa , di non far conto de' pensieri per pessimi che sieno : anzi che quanto peggiori sono , tanto minor conto bisogna farne , per esser questi men pericolosi . Possono darsi pensieri peggiori , che contra Dio ed i Santi , e contra la Fede e la Religione ? Or questi sono i men pericolosi , perché quanto sono peggiori , tanto più per la grazia del Signore ti dispiacciono e sono più lontani dalla tua volontà e dal tuo consentimento , conforme tu stesso per esperienza l'avrai provato : e conseguentemente non son peccati ; perché non li fai , ma li patisci contra la tua volontà : e però non occorre prendersene fastidio alcuno ; e questo è meglio che possa farsi ; disprezzarli , e non farne conto .   Racconta S. Smeraldo Abate una cosa alquanto faceta , ma tutta al proposito . Dice , che un S. Religioso vide una volta due Demonj , che stavano ragionando fra di loro in questa forma . Domandava uno : come te la passi tu col tuo Monaco ? molto bene , rispose l'altro ; perché gli propongo il cattivo pensiero , ed egli si ferma a rimirarlo ; dopo torna a far riflessione , come andò quel pensiero , se vi si trattenne , se vi ebbe qualche colpa , se gli fece resistenza , se v'aconnsentì , d'onde gli venne , se vi diede occasione , se fece tutto quel che poteva e con questo gli fo girare il cervello , e lo fo quasi impazzire ; e ciò dicendo se ne facea le sue belle risate . Oh , non succede così a me , ripigliò il primo : ho trovato un monaco furbo più di me ; il quale , appena gli propongo quel cattivo pensiero , che subitamente rivolge la mente in una , o più cose disparate , o vero si leva da sedere e dà di mano a qualche occupazione , e si fissa , e s'interna in queste cose con tal'applicazione e gusto , che per quanto io tenti , e ritenti per tirarlo all'intento mio , non c'è modo di ridurlo : con che mi ha straccato di tal maniera , che per non perder più tempo , mi bisogna lasciarlo .

11. Un'avvertenza fa qui S. Girolamo , ch'è molto necessaria e molto utile . Acciocché il mezzo poc'anzi additato , dice il S. Dottore , abbia tutto il suo buon effetto , convien adoprarlo subito , quando il nemico è ancor piccolo ; perché allora è debole , ed è facile il resistergli . Ma se gli dai tempo di crescere , e di fermarsi un poco , riesce poi difficile il discacciarlo .
La tentazione è simile ad una scintilla di fuoco , la quale , per piccola che sia , un tantino che si fermi sul panno , fa subito presa , e cresce ed abbrucia . E però bisogna scacciar subito il pensiero , o il movimento cattivo con quella stessa diligenza , con cui scacceresti una favilla , che ti cadesse sul vestito , cioè appena che comparisce , volgerti subito a pensar ad un'altra cosa , senza punto fermarti a rimirarlo .   Si narra nelle vite de' PP. che il Demonio apparve una volta a S. Pacomio in figura d'una donna molto avvenente ; ed avendole egli sgridato perché usasse tant'inganni per far male agli uomini : il male se lo fanno essi da se con la loro pigrizia , rispose il Demonio . Vi sono alcuni , i quali quando mettiamo loro in capo dei cattivi pensieri , subitamente li rigettano ; ed allora noi , come se ci avessero chiusa la porta in faccia , ci dileguiamo subito come fumo , svergognati e confusi . Ma la maggior parte di loro non fa così ; si trattengono alquanto a rimirarli e rivolgerli nella loro mente : e noi ci serviamo dell'occasione per lavorar le nostre insidie , di modo che difficilmente si possono più liberare dalle nostre mani : perché quando ci han lasciato prendere un cantoncino nella mente loro , ce ne rendiamo facilmente padroni : ed ancorché vogliano non ci possono più scacciare .

12. La terza cosa da farsi , quando non bastino le altre due , è di scoprir la sua tentazione al P. Spirituale .
E' questo un avviso molto raccomandato da' Maestri di spirito , ed era come un primo principio di quegli antichi PP. ch'essi praticavano esattamente non solo nella Confessione , ma anche fuori di essa , e massimamente nell'atto che pativano violente tentazioni , e non le poteano discacciare . Né fa maraviglia , poiché questo è un rimedio di tanta efficacia , che col solo manifestar la persona la sua tentazione al Direttore , senz'anche riceverne rimedio o risposta alcuna ; anzi , come s'è più volte sperimentato , con solo risolversi d'andargliene a manifestare , se n'è veduta subito libera .   Riferisce S. Doroteo di S. Macario , che incontratosi un dì col Demonio , gli dimandò come la passava co' suoi Monaci , acui egli rispose , che molto male ; perchè tutti lo scoprivano al P. Spirituale , fuori di uno , che era suo grande amico ; e però ne facea quel che voleva , e lo nominò . Inteso questo il Santo , si portò da quel monaco , e trovata la verità l'avvisò , che se voleva liberarsi dalle cadute , scoprisse le sue tentazioni al P. Spirituale ; il che colui eseguì fedelmente . Dopo qualche tempo incontrando Macario un'altra volta il nemico , gli dimandò se quel tal monaco continuava ad esser suo amico come prima : no , rispose con rabbia il Demonio , ora è divenuto mio nemico , e non più mi ascolta .

13. La quarta cosa che nelle tentazioni s'ha da fare , ch'è molto importante , e perciò nell'esecuzione non dee esser l'ultima , è di ricorrere a Dio con molta fiducia ed umiltà .
Il che però non dee mai farsi per movimento di timore , ma in modo che anzi accresca l'animo ed il coraggio ; ora gettandoci nelle sue braccia , secondo l'insegnamento del S. Ab. Giovanni , e facendo come uno , che sta a sedere sotto un grand'albero , e veggendo venire contra di se molte fiere , alle quali gli pare di non poter resistere , se ne sale sopra dell'albero , e si mette in sicuro ora riflettendo , che allora , come ci assicura la Santa Scrittura , il Signore ci sta accanto tutto intento a prestarci il suo ajuto ; ora considerando , dice S. Agostino , che in quel tempo egli sta guardando , ed osservando come combattiamo : il che ci dee molto animar a combattere virilmente . Quando un soldato sta in battaglia combattendo contra i nemici , e s'accorge che il Re , o il suo Generale lo sta guardando , e compiacesi del coraggio , con cui combatte ; piglia da ciò animo e vigore , e fa prodezze incredibili .   In questo modo portavasi lo stesso S. Agostino nel tempo delle sue tentazioni , alle volte umiliandosi innanzi a Dio , dicendogli : Signore , io sono un pulcino tenero e debole , se tu non mi proteggi , sotto l'ombra delle tue ali , il nibbio mi rapirà : altre volte immaginandosi , che il Signore lo stesse mirando attentamente cogli occhi , e con una mano in atto di soccorrerlo , tenendo nell'altra una vaghissima corona , per rimunerarlo della vittoria , che riporterebbe , e con ciò molto si animava .   Tutti e tre questi mezzi praticò S. Vinc. de Paoli in una tentazione fortissima , ch'ebbe contra la fede , che gli durò tre anni continui . Prima di tutto , prevedendo che la sua tentazione doveva essere di lunga durata , si mise sul seno dalla parte del cuore la professione della Fede in una carta da se sottoscritta , pregando Dio a degnarsi , che ogni qualvolta si ponesse la mano al petto s'intendesse con quell'atto rinnovata la protesta della Fede , e la rinunzia che in general faceva a tutte le tentazioni contra di essa . Poi negli assalti che pativa , senza punto affliggersi , e senza venir a discorso coll'inimico , né dando orecchio alle sue suggestioni , alzava dolcemente il cuore a Dio ; e divertiva con tranquillità la mente in altre cose , toccandosi talora soavemente il petto . Si mettea poi frattanto a fare quello che dovea , regolandosi secondo i detti e fatti del Signore . In particolare , in segno della ferma Fede , che prestava alle parole di Cristo , il quale si protesta di riputar per fatto alla sua medesima persona quel bene , che si fa al minimo de' suoi ; si diede con affetto speciale al servizio de' poveri ; e finalmente avendo rinnovata un giorno con maggior fervore questa risoluzione di consegrar la vita sua al servizio de' poveri , restò affatto libero dalla tentazione . Ma frattanto in tutto il tempo ch'ella durò , sebbene vi patì molto , così ordinando il Signore per suoi giustissimi fini : non però s'inquietò , nè si turbò egli mai , e non ebbe mai a confessarsi d'alcun peccato in questa materia .

14. Né si dee temere , dicono i Santi , che il Signore in tali occorrenze abbia a negarci il suo ajuto , perché egli si è protestato di trovarsi con noi , e di volerci soccorrere nel tempo della necessità e della tribolazione : e non può venir meno di sua parola .
Che se alle volte , dice il medesimo S. Agostino , ci differisce il liberarci dalla tentazione , questo lo fa , affinché meglio sperimentiamo la nostra debolezza ed impariamo a diffidar di noi medesimi , e venghiamo praticamente a conoscere , che la vittoria è dono del Signore , e così stimiamo maggiormente i suoi doni , e non attribuiamo a noi quello ch'è di Dio . Perocché se ottenessimo con facilità la vittoria , non la stimeremmo tanto , o ci crederemmo d'averla conseguita con le forze e diligenze nostre , e d'averla come nella manica , per potercene sevire sempre che vogliamo . Fa il Signore colle Anime buone , come fa una Madre amorosa col suo fanciullo , quando lo vuol imparar a camminar , la quale lascia tal volta di tenerlo colle proprie mani , standogli però accanto , e mirandolo attentamente ; e quando vede , che sta per cadere , è subito pronta a trattenerlo , perché non cada , E di questo ne hanno ben esse la sperienza : mentre tante volte che si son vedute nel prossimo pericolo cadere nel tempo della tentazione , non pero son cadute , come già lo sarebbero , se Iddio non le avesse tenute .   Il miglior mezzo per ottenere la vera luce è . disse il Signore a S. Teresa , che l'Anima conosca nulla poter essa da se , o che quanto ha , o opera ottenere di bene , tutto è suo dono . E se ella si trova in luce , intenderà , che per un tantino , ch'egli si ritira , vien subito la notte . Questa è la vera umiltà , conoscere quel che può l'Anima da se , e quello che può Iddio .   Conferma bene questo il caso di S. Pietro , quando si pose a camminar sul mare , e la tempesta insorta stava per affondarlo e già si sarebbe affondato , se il Signore da lui invocato non vi avesse posta la mano . A questa considerazione di aver sempre in sua compagnia ed in suo ajuto il Signore nelle tribolazioni , il S. Re Davide prendea gran coraggio , e dicea : mentre ho Dio alla mia destra , non mi commuoverò per niente ; ed il Profeta Geremia : mentre ho il Signore meco in ajuto , mi perseguitino pure i nemici quanto vogliono , che resteranno vinti senz'altro ; e l'Apostolo S. Paolo sfidava a battaglia le stesse avversità , e dicea : se ho Dio in mio favore , di che cosa ho da temere ? e chi mi dovrà mai separare dall'amore di lui ?

15. Chi il crederebbe ? Si trovano alcuni , per altro di buona capacità ; ma tanto pusillanimi , che con tutte le promesse fatte dal medesimo Dio d'assisterli ed ajutarli nel tempo delle tentazioni , e con tutto l'esempio di tanti , che di ciò animati punto non le temevano : essi però nell'atto che vengono da quelle molestati , s'avviliscono , s'abbattono , si perdon d'animo , e quasi si tengono per perduti , non potendosi persuadere , che Dio abbia a trattenersi con Anime sì detestabili , e che stanno immerse in cose sì abbominevoli : onde già si credono , che gli abborrisca , gli abbomini , e non li possa più vedere ; e che perciò già si sia ritirato affatto da loro , ch'essi non sien più degni d'accostarsi a lui , che la sola Confessione li possa rimettere in grazia di lui ; la quale a tal effetto fanno e rifanno , dicendo sempre le medesime cose , senza mai trovare la quiete , che cercano . Diamo qui luogo alla compassione , e veggiamo se tanto Dio , quanto i Santi egualmente convengono nel sentimento loro .
Voi dunque credete , che il Signore nel veder un'Anima tutta immersa in bruttissime tentazioni , debba da lei allontanarsi ?   Riferisce S. Attanasio di S. Antonio , che una notte dopo essere stato lungamente tormentato , e fortemente tentato , da' Demonj , gli apparve Gesù Cristo in mezzo ad una gran luce , al quale egli disse , mandando dal petto un dolce sospiro : Dove stavi tu mio buon Gesù , quando io era sì maltrattato da' nemici ? e che il Signore rispose : Antonio , io sin dal principio del combattimento sono stato sempre qui presente osservando come ti portavi : e perché hai combattuto virilmente , sempre più ti ajuterò , e ti renderò famoso per tutto il Mondo .   Si legge nella vita di S. Caterina da Siena che venne un giorno soprammodo travagliata di bruttissimi pensieri e movimenti di senso sì violenti , e sì vivi , che , com'ella stessa racconta , teneva inceppata in quelli la fantasia l'intelletto , i sensi , il cuore , e tutto il corpo stava come abbruciando in quell'incendio d'inferno . Vero è che restavate di fuori la sola e nuda volontà , ma sommamente estenuata e quasi spirante , a guisa d'una piccola bambina , che sta sopra una pietra morendo di freddo , e come manadando gli ultimi aneliti . In questo misero stato durò ella lungo tempo . Alla fine però òe apparve il Signore , alla cui vista incontanente disparve ogni nebbia ; ed allora ella si lamentò con lui dolcemente ; dicendogli : Ah! Signore ov'eri tu nel tempo delle mie angustie ? ed il Signore le rispose : Io allora stava in mezzo al tuo cuore . Gesù mio , ripigliò ella , come potevi tu stare tra tante abbominevoli sozzure ? Dimmi , figlia , gustavi tu forse d'aver que' pensieri e movimenti brutti ? O Signore , non so che mi arrivava all'Anima ; e non so che cosa m'avrei eletta piuttosto che averli ! Or chi , soggiunse il Signore , avrebbe fatto , che tanto ti dispiacessero , se io non fossi stato teco ? ed allora sì , che la Santa tutta si consolò . Che dite , Anime tentate , a questi fatti ? Lo vedete , se Dio si ritira da chi si trova immerso nelle tentazioni anche più gravi ? Le tentazioni di questi erano certamente assai più gravi delle vostre .   Voi vi tenete per totalmente indegni d'accostarvi a Dio .  Si narra di S. Caterina di Bologna , che avendo ella una volta perduta ogni consolazione , e trovandosi di più combattuta da gravissime tentazioni di bestemmia , di sensualità e d'infedeltà , specialmente intorno alla presenza di Dio nel Sacramento , non avea animo d'accostarsi alla santa Comunione ; quando apparsole il Signore , le disse : Sappi , che se un'Anima oppressa da tentazioni si comunica , sopportando pazientemente le tempeste dello spirito io allora mi comunico a quella più volentieri , che se fosse ripiena di soavità e d'amore ; e subito si quietò . Ed a quest'altro fatto , che dite ? Sarete ancor fermo nel vostro primo sentimento ?   Voi giudicate , non esservi al vostro male altro rimedio , che la Confessione . Si racconta della B. M. di Chantal , ch'essendo vivuta per molto tempo aggravata da tali e tante orrende tentazioni che le paragonava al martirio ; pure dimandata come si portasse in quel tempo nelle sue Confessioni , rispose : che non avendo mai avuta chiara cognizione di aver acconsentito alle tentazioni , o mancato di sofferenze nelle sue pene interne , non se ne confessava mai : essendo che l'effetto , che in lei producevano le tentazioni e le pene , altro non era , che il solo patire . Quindi il modo , che tenea nel governarsi in esse , era di mirar sempre Dio , e lasciarlo fare , senza punto rimirar se stessa , nè esaminar curiosamente quello che in lei passava , e poi osservar esattamente le istruzioni avute dal suo Direttore . Vedete , se questa grand'Anima giudicava , che le Confessioni fossero l'unico rimedio a' suoi gran mali .   E notate qui tre cose : 1. Che le bastava per non confessarsene , il non conoscere chiaramente d'aver acconsentito alla tentazione . E pure dovea ben rimanerne sovente in dubbio : perché se fosse stata di ciò sicura ; non le sarebbe restato il patire , com'ella medesima attesta , che le restava .  2. Che non s'applicava a mirar se stessa : né ad esaminar quanto in lei passava , ma rivolgea lo sguardo in Dio , rimirandolo come Padre ; e quasi dicendogli : voi siete l'assoluto padrone di quest'Anima , volete che patisca , si faccia in essa la vostra volontà .   3. Che osservava esattamente le regole datale dal suo Direttore ; ed in questo mettea la sua sicurezza .   Qui dunque sta tutto il vostro male . Voi vorreste un lume chiaro che vi facesse conoscere con certezza di non aver acconsentito alla tentazione , e questo nel caso vostro non è possibile . Mirate unicamente  a voi , ed al modo , con cui vi portate ; e questo ad altro non serve , che a maggiormente confondervi ed avvilirvi . Vi regolate più da quello che sentite nel vostro interno , che da quello che vi dice il vostro P. Spirituale , e questa non può esser mai buona regola , perché proprio di questo stato è sentire il male , e non sentire il bene . Sicché il volere in questi casi creder piuttosto alla vostra fantasia , che al Sacerdote di Dio ; datovi da lui per nunzio del suo volere , è un voler vivere volontariamente ingannato ed inquieto . Questa soggezione vuole il Signore da voi .   Ecco il modo , che avete a tenere nelle vostre tentazioni . Tenete ferma e risoluta la volontà di non acconsentire al male ; che questa è quella , che guarda il Signore : e poi fate come facea quella santa Anima ; che così vi renderete il travaglio e men gravoso , e tutto meritorio (a) .

-------
(a) - Uomo , chiunque sei , non ti fidar giammai di te stesso , nè di altro uomo ; ma fida soltanto in Dio , poiché egli è onnipotente verace , e fedele nelle sue promesse , e perciò non lascerà di raffermarti nelle tue opere buone , e ti custodirà dallo spirito maligno. L'Edit. 



II. Confidenza nelle Aridità , e Desolazioni .

16. Le Aridità di spirito , e le Desolazioni , che con tanta loro pena sogliono patire le persone spirituali ( alle quali è unicamente diretta questa istruzione ) si distinguono dalle tentazioni in questo , che le tentazioni stimolano l'uomo a far del male , e le aridità almeno in apparenza lo ritirano dal far del bene .
Il vero però si è , che queste pure egualmente , che quelle , provengono da una cura particolare , che il Signore si prende delle Anime a lui più care , e dal desiderio , che ha di unirle strettamente a se .  Imperocché non potendosi per una parte fare questa stretta unione dell'Anima con Dio , se essa Anima non istacca il suo affetto da ogni cosa creata , per metterlo tutto in lui ; e dall'altra parte non potendo l'Anima  far da se questo totale staccamento , per la continua resistenza , che le fa l'amor proprio , tutto attento a cercare in ogni cosa la propria soddisfazione : da ciò ne avviene , che Dio ( conforme se ne dichiarò col B. Enrico Susone ) con una provvidenza mirabile , lo va egli stesso facendo a poco a poco , principiando dalle cose piccole , e di grado in grado ascendendo alle più sublimi , coll'ordine seguente , che ci vien acconciamente descritto nel suo Compendio della Perfezione dal P. Achille Gagliardi , gran maestro di spirito molto stimato da S. Carlo .

17. Comincia , dic'egli , il Signore dalle cose temporali ; come sono la sanità , la vita , gli onori , i comodi , i parenti , gli amici , e tutti gli altri beni della vita .
Poiché vedendo esso , che l'uomo s'affeziona a queste cose talmente , che viene a scordarsi di lui , di giorno in giorno va aspergendole di amarezze , per via d'infermità , di povertà , di avversità , di molestie , di discordie , di torti , di morti , e di tante altre motazioni , che ad ogni ora proviamo , di modo che non trovando più l'anima in queste cose , se non afflizioni e disturbi , di mano in mano ne va perdendo la stima e l'affetto sin a giungere ad abborrirle . Quindi aprendo gli occhi della mente , viene a conoscere che solamente in Dio si può trovar la vera contentezza . E però a lui rivolgesi , e si mette nella pratica delle cose spirituali , che sono il mezzo proprio , per arrivare alla divina unione .

18. Fatto che si è questo primo passo nella vita spirituale , il Signore per affezionar la persona agli esercizj di divozione , da principio mette in essi de' gusti di gran lunga migliori di que' che si trovano nelle cose temporali ; come tenerezze , lagrime , e consolazioni di spirito , che ridondano nella parte sensi tiva del cuore , cagionano godimenti sensitivi , da' quali tirata l'Anima non solamente s'affeziona alle cose spirituali , ma vi si attacca di tal maniera , che non vorrebbe far altro che quelle , provando gran facilità e prontezza in vincersi , ed in are tutte le sue azioni , e parendole di farsi per questo mezzo de' meriti appresso Dio .
Ma s'inganna , mentre in questo anzi si diminuisce il merito , e s'impedisce da per se stessa il proprio profitto . Perocché quella facilità e prontezza , che prova nel vincersi , e nell'operare , non nascono dal puro amore di Dio e della virtù , com'è necessario per meritare ; ma provengono in gran parte dall'amor proprio , che con grande avidità si pasce di que' gusti o tenerezze . Il che apparisce chiaro da quel che siegue . Poiché vedendo Dio , che l'Anima si lascia rubare dall'amor proprio il frutto delle sue operazioni , a poco a poco va togliendo da quelle ogni gesto sensibile , onde esso amor proprio si pascea . Quindi è , che quegli stessi esercizj di pietà non più sembrano facili e soavi come prima , ma amari e difficili , di modo che la persona non li può più praticare senza farsi gran forza , e però li fa mal volentieri ; e spesso ancora li lascia . Segno evidentissimo che tutta quella facilità e fervore , con cui prima li facea , non provenivano dal desiderio di dar con quello gusto a Dio , ma dal piacere , che in quelli provava .

19. Dopo i gusti già detti da Dio all'Anima de' lumi e buoni sentimenti , che sono senza paragone cose molte più alte , e subito producono in essa ottimo effetto , spingendolo ad unirsi a lui per via delle sole virtù .
Però se l'uomo qui si lascia trasportar dal suo naturale , suole abbracciar tali lumi con molta sua soddisfazione , ch'è un'occulta compiacenza di se in quelli : ond'è , che si pone a discorrere a lungo intorno ad essi adoperandovi le forze dell'intelletto e della volontà ; perchè gli par , che con ciò crescano molto , e si dilatino nel suo interno . Il che però non è vero poiché quell'aumento non è de' lumi divini , ma una pura riflessione dell'Anima , che per amor proprio : e per la compiacenza , che vi prova , li va nudrendo e dilatando quanto più può , e però gli pare d'aver gran lume ; e quindi gli nasce una certa persuasione di esser uomo di Dio , d'aver fatto profitto , e di esser passato molto avanti nelle virtù , ed insieme un certo disprezzo degli altri , che vede senza divozione , giudicandoli per persone vili , e tenendosi da più e migliore di loro . Ed ecco che la superbia viene ad alzar la testa dentro il suo cuore : onde ben spesso nascono gravissime illusioni , ed inganni . Per questo il Signore , affinché l'uomo ammaestrato de' proprj casi , si avvezzi a compatir gli altri , e a non riputarsi da più di quel ch'è , sottrae la mano , e così pian piano cessano i lumi e sentimenti divini , de' quali vedendosi l'uomo privo , gli sembra d'essere in tenebre , e di camminare affatto al bujo , non sapendo più quel che faccia , né dove vada ; se operi bene , o male ; se aggrandisca a Dio , o no : e se meriti , o pure demeriti . Ed ho , che afflizione ! Che cosa è questa ? Ma è Iddio , che vi leva quel bene , che vi aveva dato , affinché non vi generi del male .

20. Da tali lumi e sentimenti nascono nell'anima i desiderj delle virtù , che sono mezzi , ancor più prossimi per entrare nell'unione con Dio . Ma qui ancora trova l'amor proprio di che pascersi ; perché a' desiderj delle virtù ci aggiunge un'ansia e sollecitudine grande di voler consegnare le cose in un subito .
E Dio , il quale sa , che tutt'i movimenti dell'amor proprio ad altro non servono , che a mandar l'anima nel buon cammino , vi mette degl'impedimenti , sicché non possa conseguire quelle virtù , che vorrebbe , o con quella prestezza e modo che bramerebbe . Questi impedimenti però alle volte sono umani , come quando uno si sente molto tirato all'orazione , o al ritiramento ; e l'ubbidienza o la carità richieggono , che si lascino per un'altra opera distrattiva di servizio di Dio , o di bisogno del prossimo . Altre volte sono impedimenti meramente divini ; a cagione che Dio non concorre a secondar le pretenzioni dell'Anima , perché mosse dall'amor proprio : come chiaramente apparisce dall'afflizione , che l'Anima stessa prova in tali occasioni : non potendo quella pena , che offre in lasciare il ritiramento , provenire dal timore di non contentar Iddio , mentre dalla carità , o dall'ubbidienza vien accertata , che Dio allora vuol da lei quell'altro esercizio distrattivo . E però è d'uopo concludere , che provenga dall'amor proprio , per vedersi impedita la propria soddisfazione .

21. Se l'Anima si porta come dee nelle aridità fin ora accennate , cioè sottomettendosi a Dio , e lasciandogli far sopra di se quanto gli piace ; va senza avvedersene facendo de' gran progressi nelle sode virtù , finché con l'abito , che avrà acquistato di domandar la carne , e le proprie passioni , giunse allo stato di tener soggetta la parte inferiore alla superiore , ch'è uno stato di quiete , e quello , al quale il Signore ha preteso di portarla per via di tante pene , per cui l'ha fatto passare .
Ma l'amor proprio neppur qui dopo tante sferzate vuol darsi per vinto : perchép qui ancora trova egli onde pasciersi , ch'è d'una gran compiacenza di vedersi come in uno stato angelico : onde sol nascere una certa presunzione di esser molto avanti in virtù e merito di non esser più soggetto a' peccati . E però la divina Bontà , per chiuder il passo ad una tal superbia , che la potrebbe condurre al precipizio , permette , che se le suscitino un'altra volta delle gravi tentazioni contra la fede , contro la purità , ed altre maggiori ancora di quelle , che pativa nel principio della sua conversione , accompagnate da rappresentazioni bruttissime , e da una grande inclinazione al male , non mai intesa per lo passato . Il che la riempie d'afflizione , e di cruccio indicibile , parendole che torna indietro , e che sta in malissimo stato .  Il Signore però non contento di questo , per tenerlo più lontana da ogni compiacenza e presunzione di se , dopo d'aver così commossa la parte inferiore , passa a debilitar la superiore : onde la povera Anima non solo si trova destituta di lumi , di sentimenti , d'affetti , di desiderj , e di tutta quella facilità , e prontezza , che aveva una volta al bene ; ma arriva fin a sentirci della ripugnanza ed abborrimento , e talvolta ancora una quasi impotenza di farlo ; di modo , che dove prima combattea con gran vigore , ora le pare di esser senza forza ; ogni paglia le sembra una trave , e che ad ogni passo sia per cadere . Quindi altro in se più non rimira , che oscurità , tenebre , difficoltà , aridità , debolezze , freddezze , tedj , e pusillanimità , e timori ; e vedendo , che non ha commozione nell'orazione , né divozioni negli esercizj di pietà ; che nulla le giova , che le sue lagrime , e le sue preghiere non sono esaudite , e che ogni giorno va di male in peggio : si considera come un'Anima già abbandonata , e divenuta soggetto dell'abominio di Dio ; tantoché non ha più animo di comparirgli davanti , né di far più cose di suo servizio , parendole tutto buttato . E però colla mente ingombrata da tali bruttissime rappresentazioni , altro non fa , che rivolger tra se funesti pensieri di diffidenza , di riprovazione , e di disperazione , senza trovar quiete in cosa alcuna .   S. Teresa attesta di se , che fu posta da Dio in tale stato , che per due anni continui vi patì aridità sì tormentose , e tenebre sì dense , accompagnate da tentazioni e travagli sì gravi , che mette orrore in udirli . Dice dunque , che le parea , che non si fosse mai ricordata di Dio , e che il Signore non si avesse a ricordar mai di lei , e che le grazie godute per l'addietro fossero state un capriccio , ed un sogno e solo se le rappresentavano i suoi peccati per accrescimento di dolore , ed il Signore giustamente sdegnato , che le avesse voltato le spalle , e tenesse le mani pieni di gastighi e di pene , per distruggerla : che il Demonio le suggeriva , esser ella già separata da Dio , e riprovata , e mille altri spropositi , che le cagionavano al cuore grandi angustie e pene di morte , che sebbene facea l'orazione mentale , non poteva attuarvisi in verun modo ; e vi provava tanta ripugnanza , che in quell'ora sarebbe stata più volentieri nell'Inferno ; che se volea ajutarsi col recitar preci e divozioni , erale come se nulla dicesse , nè punto intendea quel che dicesse : e che finalmente in niuna cosa trovava sollievo : che la solitudine l'era di tormento , la convesione di noja ; non potea soffrire , che alcuno le parlasse , ed ogni cosa l'era di afflizione e tormento .

22. Questo stato , in cui trovasi qui l'Anima , vonvien dirla , è uno stato compassionevole , perché penosissimo : ma nel tempo stesso è uno stato invidiabile , perché fruttuosissimo : la prima di queste due verità l'Anima desolata pur troppo la crede : perché la pruova : ma in verun conto non si sa persuadere della seconda , perchè nonl'intende . Si metta perciò la cosa nel suo prospetto con tre avvertenze , le quali ben intese , le possono esser di molto sollievo .   Avvertasi dunque : 1. che tutta l'afflizione , che la persona prova in questo stato , nasce da un eccessivo timore , che ha d'aver perduta la grazia di Dio , o di non poter durare lungamente in essa : ch'è il punto più importante , ed il pensiero , che più d'ogni altro suol affliggere i servi del Signore , portati però violentemente dalla natura a volgersi in ogni canto per assicurarsi di questo .
E lo sogliono talvolta dire : se io fossi sicuro di non offender Dio , di tutto il resto non me ne curerei . Però è necessario di scoprire gli occulti ed ammirabili misterj , che stanno qui nascosti .   E' vero , che il cercar la sicurezza di non stare in peccato è troppo connaturale a chi ama Dio ; ma è anche vero , che l'averla gli sarebbe di gran contento , e di sua gran soddisfazione : e questo appunto è quello , che il Signore non vuole in essi ; perché sa , che ogni propria soddisfazione quantunque minima , ritarda sempre l'Anima dall'arrivare alla perfetta unione , alla quale ei intende condurla . E di quà proviene tutta la pena , cioè del contrasto delle due volontà ; dell'Anima , che vorrebbe quella a se tanto conveniente soddisfazione di sapere , che sta in grazia del suo Signore : e di Dio , che non vuol dargliela , ma vuol , che soffra la pena , che indi nasce , affinché con tal pentimento si faccia merito per poter arrivare al sommo dei godimenti , qual è quel , che provasi nella divina unione .

23. Avvertasi 2. che que' gran timori , che tanto affliggono l'Anima , per parerle d'esser piena di peccati , d'aver perdute le virtù , di non fare alcun atto buono e virtuoso , e quindi quel credere di non aver più Dio con se ; questi sono tutti inganni del Demonio , ed illusioni della propria appressione : perchè la cosa non possa veramente così , come pare a lei : e se vorrà aprir bene gli occhi , e meglio esaminarsi , troverà tutto il contrario .
E quanto all'esser piena di peccati , troverà che que' cattivi movimenti , che sente nell'interno , altro non sono , che commozioni della parte inferiore , e mere suggestioni e tentazioni del nemico senza colpa , delle quali pativa l'istesso S. Paolo . Perché consistendo la colpa nella volontà , in rifletterci attentamente , conoscerà quanto la sua volontà sia lontana dal commetterla , da che tutto il suo affanno è appunto per questo , cioè per la gran volontà , che ha di non acconsentire al peccato . Ed in verità quante volte sarà avvenuto , che nel tempo di quelle grandi agitazioni le parea di esser già caduta , e poi passata quella tempesta , conobbe chiaramente , che non v'era stato niente di male ? Or perché questo non le serve di regola per giudicare quando le tornano a venire simili tentazioni ?   Quanto poi alle virtù , troverà , che il massiccio di esse lo tiene . Poiché se uno le dimandasse , se in tanti tedj , oscurità , e ribellioni volesse lasciare d'amare il suo prossimo : non sia mai direbbe subito .Se vuol confermarsi al divino volere ; questo è tutto il mio desiderio risponderebbe . Ed il medesimo direbbe del desiderio d'emendarsi , e di esser perfetta , e tutta di Dio . Segno chiaro , che il sodo delle virtù non è in lei punto rilassato , ma si resta nel suo vigore , benché non lo senta sì chiaramente come prima .   E quanto agli atti buoni e virtuosi , gli esterni , come di temperanza , di pazienza , di carità verso il prossimo , di ricorrere a Dio ne' bisogni , e procurar d'adempiere , quanto può , le parti del suo ufizio ; questi già non lascia di praticarli a tempo suo . E gl'interni forse che non li pratica ad ogni ora ? chi è , che la tiene dal non cadere in tante , e sì gravi tentazioni , che patisce , se non gli sforzi , che fa per trattenere la sua volontà , acciò non si pieghi al male , e per mantenerla affezionata al bene quanto più può ? Questi son pur atti interni , buoni e virtuosi , quantunque Iddio li tenga nascosti alla di lei vista per suo maggior bene , qual ella ora non conosce , ma lo conoscerà in altro tempo . Il che potrà anche meglio vedere , se vorrà confrontare il suo stato con quello di chi senti i medesimi tedj , ed oscurità , per colpa della sua negligenza . Poichè questi perde affatto gli atti di virtù , e i desiderj della perfezione ; e se pur ne sente , sono del tutto inefficaci nell'opera ; e così lasciando molto bene , che prima facea , va chiaramente peggiorando con gran pericolo della propria rovina . Laddove di se trova tutto il contrario . Ma se pur fo qualche buon atto , dice , sono sì languidi e sì tenui , che non vagliono a nulla . Ed io dico , che saranno di maggior valore di quei , che avrete fatti altre volte con tutto vigore e calore . Non sapete voi , che vale più un : Signore ti ringrazio ; Signore , non ti voglio offendere in tempo di aridità e di tentazioni , che mille ringraziamenti , e mille propositi , fervorosi ed ardenti , che si fanno , quando uno si trova tutto illuminato ed investito dalla grazia consolatrice ? Sicchè gli atti della virtù il pratica ella bene , ma non se ne accorge , e perciò le pare di non farli . E qui è dove sta tutto l'inganno , e l'origine dei suoi tanti patimenti , e dov'è necessario soprattutto avvertire .

24. Avvertasi dunque 3.  che ne' nostri atti interni e spirituali vi è l'atto diretto , e l'atto riflesso . Il diretto è quell'azione , che si fa intorno al suo oggetto ; come per esempio il veder patire , amare , non consentire al peccato , e simili . Il riflesso è l'avvertire uno e conoscere che fa quell'atto di voler patire , amare , e non consentire al peccato ; e sentirsi per questo forte e vittorioso della tentazione con gran quiete della volontà .
Di questi due il primo è il puro atto della virtù , il secondo è il frutto , che da esso ridonda in noi , ed il godimento di essa virtù . Ed è cosa chiara , che l'atto v. g. di temperanza non consiste in sentirlo , in goderne , in pensarvi , in provarne soddisfazione , ma in volerlo ed in farlo . Or essendo che l'uomo da se , per quanto si sforzi senza il concorso di Dio non può fare un atto buono ; nel caso nostro accade , che il Signore pone il suo concorso al primo atto , e così facciamo gli atti di virtù , ma lo sottrae al secondo ; cioè a quella cognizione e soddisfazione d'averlo fatto ; ed allora vengono queste a mancarci , ed invece della cognizione entrano le tenebre , e l'aridità in luogo della soddisfazione . E perciò ancorché si facciano gli atti di virtù , per cagion d'esempio , un atto di Fede , ci pare di non averlo fatto , perché non conosciamo , né sentiamo d'averlo fatto .   Si noti bene quest'ultima avvertenza , ch'è di somma importanza ; perché tutto l'inganno di questa , ed in molte altre simili materie nasce per non distinguere il fare e l'avere dal conoscer ed avvertire di fare e di avere .   Tre cose sono qui pure da osservarsi .  I. Ch'essendo certo , che il conoscere d'aver fatto l'atto buono interno niente aggiunge all'atto di virtù ; ma è solo una nostra soddisfazione , la quale non serve ad altro , che a pascere il nostro amor proprio e a diminuirsi l'amor di Dio : impedendo il Signore tal soddisfazione col non prestarvi il suo divino concorso ; non ci fa male alcuno , ma , piuttosto ci fa un gran bene . Perché così i nostri atti virtuosi restano del tutto purificati , e le Anime nostre divengano meritevoli di maggiori grazie , e di maggior unione con S. D. M. ch'è quello che egli pretende con mandarci le aridità suddette , come se ne dichiarò apertamente con un'Anima santa , dicendole : Io m'occupo , e m'applico più intorno all'approfittamento de' miei servi , che alla loro consolazione ed allegrezza . Più mi preme , il perfezionarli , che il consolarli : e per tal causa mando loro delle tentazioni e dei travagli .   II. Da ciò può l'Anima ben vedere quanto sia vano il timore , che nel tempo della desolazione Iddio si sia allontanato da lei . Tanto più che in più luoghi delle sacre carte ei si protesta , che anzi allora più che mai ci stava vicino , più amorosamente ci assiste , è più graziosamente ci protegge ; sebbene non sentiamo la consolazione della sua grazia ; e non troviamo la sua amata presenza : Cum ipso sum in tribulatione , Protector in tempore tribulationis . Adjutor in tribulationis . Juxta est Dominus in his , qui tribulato sunt corde , et humiles spiritu salvabit .   E di fatti ben ha comprovato l'evento , che quelle orrende tentazioni , che con tanta sua pena , come di sopra si è riferito , S. Teresa patì , non le vennero certamente , per allontanarla da Dio ma per più avvicinarla , e per raffinarla maggiormente nelle virtù , e disporre il suo spirito a ricevere quelle grazie supreme , e quelle intelligenze sublimi , che poi ricevé . Vedete se lo stato primiero di questa gloriosa Santa , che allora era in apparenza tanto miserabili , non era in se stesso più degno d'invidia , che di compassione ? Chi non avrebbe desiderato d'averle , se avesse saputo , che dovevano apportarle un giorno tanto bene ? Ma io vi aggiungo di più , che non solo era invidiabile per lo gran bene , che avea da portarle dopo ; ma per quel medesimo , che le portava allora .   Chiedendo consiglio per lalettera a S. Gio. della Croce un'Anima desolata , lontana dal suo Direttore , la quale temeva e s'affliggea del suo stato , il Santo così le rispose : Non vi siete mai trovata in migliore stato del presente : poiché non siete mai stata tanto umiliata e soggetta : non avete mai fatto sì poco conto di voi , e delle cose del mondo ; non vi siete mai riconosciuta così cattiva , e Dio così buono ; non avete mai servito il Signore con tanta purità , e senza proprio interesse : e finalmente non siete mai stata sì lontana dal far la propria volontà , e dal cercare voi stessa , come ora . Cosa dunque volete ? Qual modo di camminare v'andate fingendo ? Pensate forse , che il servire Dio sia altra cosa , che l'astenersi dal male con osservare i Divini Comandamenti , ed attendere , per quanto le forze s'estendono , al suo santo amore ? Mentre vi è questo , che fa bisogno d'apprender altro , e voler altri lumi ?   III. Le tre avvertenze già dette ben penetrate e comprese da molte Anime grandi ed illuminate , fecero loro tanta forza , che non solo non si mostrano afflitte nel mancar loro le supreme consolazioni : ma s'indussero di più a rinunziarle per sempre a Dio ; a fine di servirlo gratis , o per lo solo suo merito . Come fecero fra le altre S. M. Madd. de Pazzi , e quel Monaco riferito da Taulero , come si è detto di sopra .

25. Ma perché di queste Anime generose e disinteressate poche se ne trovano , e la maggior parte , tuttoché in speculativa restino persuase di tali verità , quando poi si trovano sopraffatte dalla tentazione , siscordano di que' veri e chiari lumi , che una volta ebbero : perciò si assegnano alcuni mezzi , acciò sappiano come possan portarsi con merito , e senza danno in tali occorrenze .
Ma prima di tutto convien premettere tre principj , da' quali dipende il modo di regolarsi in tutta questa materia : i quali perciò è necessario , che si fissino ben nella mente , per averli sempre alle mani nelle occorrenze .   I. Il meritare , ed il camminare a Dio non sta ne' lumi , e negli affetti , ne' desiderj , e molto meno ne' gusti e nelle tenerezze sensibili . E però non si ha da fare gran fondamento in queste cose , ma stimarle come cose basse , puerili , e di poco momento , o si abbiano , o non si abbiano . Quello , di cui si dee far tutto il conto , è il separare la sua volontà ed il suo affetto da ogni cosa creata .  II. Venendo tali cose a mancare , quando non se l'è data occasione avvertitamente , la vera origine di tal mancanza è la Divina Provvidenza : la quale dopo averle date all'Anima , per tirarla dolcemente a se , passato qualche tempo , gliele toglie : affinché ella non ponga , come spesso accade , molto del suo affetto in esse : ma lo riponga tutto in lui , e così se ne disponga alla perfetta unione .   III. Due sole cose fanno qui tutta la guerra ; cioè la propria soddisfazione , e la propria stima . L'uomo , per molto dabbene che sia , queste sempre cerca in ogni sua azione , portato violentemente a ciò dal proprio naturale . Iddio , che ama il di lui vero bene , e vede quanto queste gli nuocciano , attende ad impedirgliele . E quindi tutte le tempeste e le tante afflizioni dell'Anima , per vedersi impedita di conseguir quel che tanto brama . Rinunzii da vero l'uomo a queste due cose , e saran finiti i travagli . Ciò supposto , ecco i mezzi , che assegna l'istesso P. Gagliardi .

26. Il primo mezzo è sentir di se bassamente , a cagione del suo niente e de' suoi peccati , e di tal maniera , che si reputi indegno d'ogni consolazione e di qualunque grazia di Dio , e degno di ogni gastigo e travaglio , facendone spesso degli atti .
Da questo ne seguirà , che non molto s'affliggerà per non aver consolazioni , o per aver dei travagli ; come non molto uno s'affligge , quando non ha un bene , che sa di non meritare , o quando ha un male , che sa di meritare .  S. Teresa quando abbondava di consolazione , si rivoltava a Dio , e gli diceva : o Signore , come ponete le vostre grazie in un vaso sì immondo ? così presto voi vi siete scordato dei miei peccati ?   S. Cat. da Siena , come altrove si è riferito , trovandosi molestata da bruttissime tentazioni , e grandi aridità , si animava e si confortava , con dir a se stessa : Vilissima peccatrice , quando anche tu dovessi soffrir queste tenebre e questi tormenti per tutta la tua vita , non dovresti contentarte , per fuggir l'eterno supplicio ?

27. Secondo mezzo . Quando vengono lumi , sentimenti , ed affetti , non mai reputarli come premj del proprio merito , ma riconoscerli sempre con gran sommissione , come doni di Dio gratuiti , e servirsene unicamente per lo fine , per cui dati gli vengono , ch'è per stabilirsi e per crescere nelle vere e sode virtù .
Perciò non fermarsi in essi con compiacenza e soddisfazione , ma da questi passare all'amore della virtù , e della gloria di Dio , procurando , e trattando di fare ogni propria azione puramente per lui .   Da questo ne seguirà , che Dio benedetto trovando l'Anima per tale desiderio , e purità d'intenzione ben disposta , le accrescerà i lumi , e le darà sentimenti migliori e più sodi ( quantunque non di tanto suo gusto e genio ) , e la condurrà per la via diritta alla perfezione .   Se vi fu al Mondo persona , che tanto partecipasse de' lumi sublimi di Dio , e delle sue inesplicabili consolazioni , fu ceretamente il grande Apostolo S. Paolo ; ma egli era tanto lontano dal rimirarle come cose sue proprie , da fondarsi sopra di esse , e dal prenderne vana compiacenza , che all'opposto si protestava , che solamente trovava da compiacersi nelle sue debolezze ed infermità spirituali . Parlò veramente , scrivendo a' Corintj , di simili doni di Dio ; ma ne parlò come in terza persona , ne parlò perché lo richiedea necessariamente il suo ministero , ne parlò senza ostentazione e sua vanagloria , e conchiuse in fine : Pro me nihil gloriabor , nisi in infirmitatibus meis . E per questo poi il Signore lo favorì in appresso di maggiori lumi e consolazioni spirituali .

28. Terzo mezzo .  E quanto a' desiderj delle virtù e della gloria di Dio , questi pure dee l'uomo ricevere come doni di Dio , e procurare di usar diligenza ed ogni mezzo per giungere alla perfezione , alla quale lo spingono .
Non si ha però da appoggiar molto su tali diligenze ( perché qui pure potrebbe entrare l'amor proprio con la compiacenza e stima propria ) ; ma aver una certa fiducia , che chi gli ha dato il desiderio , gliene darà parimente l'adempimento quando e come a lui piacerà . E poi quando nascono impedimenti , pensi che la sua divina Bontà per suoi giusti fini non si compiace di adempire allora il suo desiderio : e però si protesti di non volere né virtù , né altra qualunque cosa , se non come e quando vuole il Signore , rinunziando affatto a tutto il resto .   Da questo ne seguirà , che resti il desiderio  maggiore anche di prima : non però con quella pena umana , che affligge e perturba l'Anima perché mossa dall'amor proprio : ma con una pena divina , che necessariamente va annessa al desiderio di cosa , che non si ha ; ed è pena tale , che sta insieme con una mirabile contentezza e rassegnazione , della quale il Signore sommamente compiacesi per vedere un'Anima , che pospone volentieri l'adempimento del suo desiderio all'adempimento del suo divino volere .  Un grand'esempio ci diedero in questo S. M. Maddalena de' Pazzi , e S. Vincenzo de Paoli . Se la vita della prima , come si è riferito in molti diversi luoghi del Diario , fu una continua e ardente brama della propria perfezione , fu anche da lei ben coltivata co' fatti ; ma sempre con tal rispetto all'ubbidienza ed alla carità , che alla semplice voce di esse lasciava prontamente addietro ogni proprio avanzamento ; e con tale subordinazione al divino beneplacito , che si protestò di voler piuttosto restare affatto priva di perfezione , che averla senza il volere di Dio .  Il secondo poi , conforme si narra in molte parti dello stesso Diario , ed in tant'altre della sua vita , come avesse pieno il cuore di desiderj della gloria di Dio ben lo manifestano le tante opere grandi , che per tal fine effettuò . Le quali però quanto era tardo ad intraprendere , se prima non s'accertava del divino volere ; altrettanto era forte in proseguirle dopo d'averlo conosciuto : e sempre appoggiato all'assistenza del Signore , più che alle proprie forze e diligenze : Ond'è , che amendue fossero da Dio largamente premiati con una totale e pacifica rassegnazione per ogni qualunque esito avessero le loro operazioni .

29. Quarto mezzo .  Quando poi gli verranno tentazioni gravi e violente con propensione al male , ed ancor con tedj , e con ripugnanze , e fin con impotenza di fare il bene ( che sono le aridità più penose ) ; oltre di ciò che si è detto delle tentazioni , tre cose dee uno qui procurar di fare .
I. Non apprenderle , troppo fissamente , considerandole , che in realtà non son tali , come si è veduto sopra nelle tre avvertenze ; e che questo non serve ad altro , che ad accrescerle e moltiplicarle .   II. Quando l'Anima stia forte nella tentazione , e non sappia d'averci data occasione , non usar molto studio per procurar di levarsela , perché venendo ella da Dio , non ci rimedia , e si raddoppia il fastidio . E però quel che ha da fare si è procurar di divertir la mente ed il cuore in altre cose , e poi rimettersi al santo volere di Dio .   III. Non trattenersi a cercare come , donde vengano , e come siasi portato in esse : perché in quel turbamento di cose non si può trovar la verità . E se il nemico , come suole , gli suggerirà , che vengono da qualche suo difetto , a fine di tener così l'Anima disturbata ed afflitta ; per liberarsi da questa nocevolissima tentazione , si ecciti a pentimento di tutto il difetto , che vi potesse essere per colpa tua , per non pensarci più , rimettendosi in tutto alla divina pietà . Questo veramente è difficile a farsi ; ma è il meglio , che in tali casi si possa fare .   Ecco come si portava in simili occasioni la B. M. di Chantal , conforme ella medesima l'attestò scrivendone al Direttore : Padre mio , gli diceva , io mi trovo oppressa da tentazioni orrende e da estreme afflizioni di spirito : né in altro trovo rimedio e sollievo , fuorché in fissare un semplice sguardo in Dio , rimessa semplicemente alla di lui mercé . E sebbene non sento più quella totale rassegnazione , quella dolce confidenza , e quell'abborrimento al male , che sentiva prima : anzi non posso neppur farne degli atti : mi pare però , che con quel semplice sguardo queste stesse virtù divengono più che mai sode e ferme . Perché quando mi do a credere di fortificar l'Anima mia con discorsi , con riflessioni , con rassegnazioni , con abborrimenti , e con altri simili atti ; allora mi espongo a nuove tentazioni e travagli . Laddove quanto più tengo  lo spirito mio fermo in quel semplice sguardo , non sento tante agitazioni , e tante angustie .

30. Si dirà : Tutte quelle ricerche provengono dalla premura che ho d'assicurarmi in che stato mi trovo , se in grazia , o in disgrazia di Dio .
Si potrebbe rispondere , che in farle voi siete degno bensì di compassione , ma non di scusa : atteso che quanto la natura vi spinge a questo , altrettanto l'esperienza vi fa vedere , che questo , nello stato in cui siete , non è possibile : perché , come sopra si è detto , il Signore presentemente per vostro bene vi trattiene nello stato del patire , e perciò quanto durerà un tale stato , non vuol farvi trovare la sicurezza , che tanto bramate ; la quale siccome v'apporterebbe sollievo , così vi sarebbe di danno . Or no , non è travaglio inutile il cercare quel che non si può ottenere ? Tuttavia però se volete questa sicurezza , pur la potrete avere : non già per via di chiaro conoscimento , ch'è quel che vorreste voi , e non vuole Dio ; ma per via di un puro ed irrevocabile abbandonamento di tutto voi e di tutte le cose vostre nelle mani di lui , accompagnato da una forte e ferma risoluzione di non mai acconsentire avvertitamente ad alcun peccato né grande , né piccolo ( cioè né mortale , né veniale ) . Quando l'Anima veda in se tal risoluzione e tal abbandonamento ; tenga per certo , che sta in buono stato : perché questa , al dir di S. Francesco Sales , come si è riferito e comprovato con varj esempj nel Diario , e la maggior sicurezza , che possiamo aver in questo Mondo di esser in grazia di Dio : e non occorre cercarlo altronde , ch'è tutto indarno .   Padre , questo abbandonamento nelle mani di Dio io lo fo ; ma ritornando la tentazione , subito torna il timore di cadere , e mi pare di star sull'orlo della caduta . Questa forte risoluzione di non fare alcun peccato io la tengo ferma nel cuore , e spesso ancor la rinnovo ; ma mi sembra così debole , ch'è come non l'avessi , e non la facessi ; soprattutto alle volte mi trovo sì estenuato di forze , e che se mi venisse l'occasione , mi pare , che cadrei senz'altro . Con tutto l'abbandonamento , nel ritorno della tentazione io temo .   Ma una volta che vi siete abbandonato da vero in Dio , voi dovete tenervi per certo tutta la di lui assistenza , e perché egli è vostro Padre , e perché vi ama più che non vi amate voi medesimo : e perché l'ha promesso , e non può mancar di parola , e perché in oltre si trova anche a ciò impegnato da quel medesimo vostro abbandonamento in lui : essendo questo , al dir di S. Vincenzo de Paoli , un atto , da cui il Signore si trova sommamente onorato e glorificato . Or con tutta questa certezza , che avete con voi nella tentazione tutta l'assistenza di Dio , perché temete voi ? Si è mai trovato un soldato forte , che avendo in suo ajuto il proprio Padre ancor  più valoroso di lui tema nella zuffa con un altro molto men forte di se ? anzi questi tali sogliono andare in cerca di simili incontri . E voi temete ? Sapete donde nasce il vostro timore ? dal confidare voi molto nelle vostre forze , e poco nel divino soccorso . Dal che avviene , che come ne' bisogni urgenti si suole l'uomo attaccare a que' rimedj , che stima più efficaci , voi nel tempo della tentazione più v'appoggiate sull'uso delle proprie forze , che ad implorare il divino soccorso . Ma perché le umane forze tanto vagliono , quanto vengono da Dio avvalorate , e Dio non le avvalora , che a misura della vostra confidenza in lui ; essendo poca la confidenza , che voi avete in Dio , ancor poco sarà il valore delle vostre forze : e però trovandovi nel tempo della battaglia con forze molto tenui , temete di cadere . In fatti vedete voi come S. Teresa , e S. Rosa di Lima , perché , conforme altrove si è riferito , temeano molto de Demonj e delle larve notturne , finché si guidarono colle forze loro naturali , non poteano per lo timore , neppur andar sole da un luogo all'altro : ma quando giunsero ad accertarsi della continua assistenza che seco avean di Dio , da allora in poi non ebbero più alcun timore , di modo che correvano a sfidare i nemici tra le più folte tenebre .   La risoluzione di mai non consentire al peccato , io l'ho , e spesso la rinnovo , dite voi , ma mi sembra così debole , e fiacca , ch'è come se non l'avessi e non la facessi . Ma se è tanto debole , come a voi pare , come dunque resistete a quelle fortissime tentazioni che patite ? Un soldato debole , e quasi cascante per la fiacchezza non può certamente resistere ad un fortissimo guerriero . Il difetto adunque non è , che la vostra risoluzione non sia forte ; ma perché voi non la sentite , vorreste la sua fortezza . E questo è il gran male , che volete giudicare delle cose , non come sono in se stesse , ma secondo il sentimento , che a voi n'arriva . Fate voi questa risoluzione nel miglior modo , che potete ; e poi lasciate , che l'esamini Dio , il quale ben vede , ch'ella procede dal fondo del cuore , benché a voi non paja così . E ricordatevi di quel che si è detto sopra , che pesa più sulle bilance del Signore un tenue proposito di non peccare in tempo d'aridità , che mille altri fatti con gran fervore tra le consolazioni dello spirito . Chi avrebbe creduto , che dovesse esser considerata da Dio la resistenza , che faceva a quelle gagliarde tentazioni S. Caterina da Siena , la quale pareva ad essa , che appena fosse pendente da un tenuissimo filo di volontà quasi spirante ? E pure il medesimo Signore la stava mirando con suo sommo gradimento e piacere .  Soprattutto mi trovo talvolta sì fiacco , che se mi venisse l'occasione , mi pare che senz'altro io cadrei . Se aveste una vera , o ferma confidenza in Dio non sarebbe così . S. Francesco di Sales fu una volta assalito da una passione , che molto lo molestava , e ne scrisse così alla B. M. di Chantal .  Io son molto sollecitato , e mi pare , che non ho forze per resistere , e che se l'occasione fosse presente , cadrei . Ma quanto più mi sento debole , più la confidenza in Dio mi si accresce , restando assicurato , che in presenza degli oggetti io sarei investito da lui di tal forza e virtù , che divorerei i miei nemici come tanti agnellini . Ecco quello che fa in un'Anima ben risoluta ed abbandonata da vero in Dio , una vera e ferma confidenza nel suo Signore .  Fate dunque un intero abbandonamento di tutto voi , e di quanto avete e potrete avere nelle mani di Dio , con una generosa determinazione di lasciargli fare in voi , e sopra di voi quanto gli piacerà ; mantenendo intanto sempre ferma ed immobile la volontà di mai non consentire al peccato : e poi abbiate una piena fiducia , che non avverrà mai se non quel che sia di sua gloria , e di vostro vantaggio ; ed avrete in questo tutta la sicurezza di essere da lui gradito , ed in grazia sua . Come appunto l'assicurò il V. P. da Ponte , scrivendo ad un Anima desolata , dicendole : s'ella desidera da vero di dar gusto a Dio , e di far la divina volontà , stìa certa anzi certissima , che Dio vuole , che patisca questo travaglio ; e però si uniformi al volere di S. D. M. per tutto il tempo che ordinerà ; e creda certamente , che combattendo , come combatte , dà gusto a Dio , e merita molto .

31. Per restringere in breve quanto si è detto nel presente paragrafo .  Il fine di Dio nel mandar le Aridità alle persone spirituali è , per istaccarle dal troppo affetto alle cose create .
Le stacca dalle cose del Mondo con aspergerle di molte amarezze , e con questo le tira alle cose spirituali .  Per affezionarle maggiormente a queste , mette in esse da principio delle consolazioni sensibili . Ma perché tosto ad esse s'attaccano , a poco a poco le vascemando fin a toglierle quasi del tutto ; e di qua cominciano le aridità dello spirito .  In tanto va loro comunicando de' buoni lumi , pii sentimenti , affetti santi , e desiderj delle virtù . Ma essendo queste cose di maggior pregio delle passate , ed esse più inclinate alle proprie soddisfazioni , che alla gloria del loro Signore ; in vece d'avanzarsi con tali mezzi nella via dello spirito , qui si fermano : e non contente di godersi que' gusti , che in esse trovano , cavano in oltre da essi non poco di vanità , e propria stima ; anzi parendo loro di esser qualche gran cosa , e migliori degli altri , giungono a disprezzar gli altri , e si rovinano a simiglianza di Lucifero .   Quindi è , che la divina Bontà compatendo l'umana debolezza , per far loro conoscere e toccar con mano quel che sono in se stesse , e quel che possono senza di lui ; va di giorno in giorno ritirando da esse i suoi doni : onde viene a debilitarsi loro la parte superiore , ed a ribellarsele contro la parte inferiore .   Quindi le tenebre , i tedj , le ripugnanze , e le impotenze al bene da una parte ; e dall'altra tentazioni orrende , molestie continue , che quasi mettono la povera Anima sull'orlo della disperazione : sicché quella , che prima si credeva un gigante di valore , ed il terror de' nemici , si vede ben presto divenuta un pigmeo vilissimo , senza forze , senz'animo , a nulla atto , e soggetto a cadere agli urti di una formica .  E qui poi le afflizioni , i terrori , gli avvilimenti , gli abbattimenti , i timori insanabili di esser caduta , o di dover presto cadere : parendole di non far gli atti necessarj di resistenza , d'abborrimento , o altro che si ricerca in tali rincontri .   E qui è il grande inganno . Non è che non li faccia , ma solo , che non conosce di farli : che sono due cose ben diverse , che la persona non distingue , ed è necessario , e le sarebbe di gran giovamento il distinguerle .  Perocché il far un atto v. g. di Fede è il vero atto di virtù ; ed il conoscere d'averlo fatto è un altro atto , che nulla di bene aggiunge al primo , ma soltanto porta a noi della consolazione ; la quale però ci diminuisce il merito di esso , ed alle volte cel toglie in tutto con farci invanire di noi medesimi . Or bene ci accade talvolta di fare il primo , e di non fare il secondo ; perché non potendo noi da noi far verun atto senza il concorso di Dio , egli , che ama più il nostro profitto che la nostra consolazione , concorre al primo , e non concorre al secondo . Quindi avviene , che sebbene facciamo l'atto di virtù , non conosciamo però d'averlo fatto ; e così ci pare di non averlo fatto .   Tutto bene . Ma intanto il non avere l'Anima desolata un tal conoscimento , l'è d'una gran pena ; perché non sa se abbia , o non abbia perduta la grazia di Dio ; e l'assicurarsi di non averla perduta le alleggerirebbe di molto le tante sue afflizioni .  Ma questa sicurezza è quella , che il Signore non vuol concederle , affinché così si mantenga più umile e combatta più virilmente , abbandonandosi nel resto interamente e totalmente al di lui volere ; e così venga a meritarsi la corona con più sicurezza e con più gloria  ( a ) .
LAUS  DEO .


-------

( a ) . Mio caro lettore , tu hai letto con riflessione il presente istruttivo Diario , ed hai studiato con attenzione questa dotta Appendice , ed avrai osservato a piè di diverse pagine alcuni miei piccoli avvertimenti analoghi alla materia di cui trattavasi .  Ora ti presento l'ultimo avvertimento ( preso dalla Bibbia ) , cioè fuggi ogni occasione di peccare , evita ogni pericolo di peccare , e fatti un'abitudine di pensare ai tuoi novissimi ; e poi vivi certissimo di non peccare .  L'Edit.






PROTESTA
PER LA BUONA MORTE (a)


1. Gesù Signore , Dio di bontà , Padre di misericordia , io mi presento innanzi a Voi con un cuore umiliato , contrito , e confuso ; vi raccomando l'ultima ora , e ciò , che dopo di essa mi attende .
2. Io mi protesto , Dio mio , mercé la vostra santa grazia di vivere per quanto a voi piace nei termini stabilitemi , sempre uniformato alla vostra volontà , da vero Cristiano cattolico , e da degno figlio dell'immacolata Vergine Maria Santissima , quale me la consegnò il vostro e suo dilettissimo figliuolo Gesù Cristo pendente dalla Croce per cagione de' miei peccati .  Misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
3. Io perdono con tutta la mia volontà , e per amore di Dio a tutti coloro , che in qualunque modo per divina permissione mi offendono nell'Anima , o nel corpo ; e così spero dalla divina misericordia il perdono de' miei innumerabili peccati di pensieri , parole , opere , omissioni , e simili , specialmente con scandalo .  Misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
4. Io propongo colla grazia vostra , o Dio mio , di frequentare i santi Sacramenti per tutto il resto di questa vita mia ; e di chiedervi l'assoluzione di tutti i miei peccati come sono innanzi a voi , e dei quali sempre mi pento e dolgo con tutta la mia volontà perchè sono di vostra offesa , per mezzo di un vostro Sacerdote , e di ricevere ancora nel punto della mia morte tutti quei Sacramenti che la Chiesa Cattolica vi ha stabiliti necessarj .  Misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
5. Io mi protesto colla grazia vostra , o Dio mio , di non acconsentire  ad alcuna tentazione , che mi vien fatta dal Demonio , o per mezzo della mia ragione sregolata , o de' miei sensi mal disposti , e vi prego di concedermi colla santa perseveranza la vostra grazia finale , la quale io spero mi darete pei meriti del preziosissimo sangue di Gesù Cristo sparso per me sopra la Croce formata dalla malizia de' miei innumerabili peccati .  Misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
6. Io vi ringrazio infinitamente , e mi protesto eternamente obbligato , o Dio mio , di tutti i beneficj fisici e spirituali , temporali ed eterni , che voi finora mi avete compartiti , e che per la vostra passione e morte tuttora mi compartirete .  Misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
7. Quando i miei piedi immobili mi avvertiranno , che la mia carriera in questo Mondo sarà presso a finire .  Misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
8. Quando le mie mani tremole , e intorpidite non potranno più stringervi Crocifisso , e mio malgrado lascerovvi cadere sul letto pel mio dolore .  Misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
9. Quando i miei occhi offuscati , e stravolti all'orror della morte imminente fisseranno in Voi gli sguardi languidi , e moribondi . Misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
10. Quando le mie labbra fredde , e tremanti pronunzieranno per l'ultima volta il vostro Nome adorabile , che tante volte hanno offeso . Misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
11. Quando le mie guance pallide , e livide ispireranno agli astanti la compassione , e il terrore , e i miei capelli bagnati dal sudor della morte , sollevandosi su la mia testa , annunzieranno prossimo il mio fine .  Misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
12. Quando le mie orecchie presso a chiudersi per sempre ai discorsi degli uomini si apriranno per intendere la vostra voce , che pronunzierà l'irrevocabile sentenza onde verrà fissata la mia sorte per tutta l'eternità .  Misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
13. Quando la mia immaginazione agitata da orrendi , e spaventevoli fantasmi s'immergerà in mortali tristezze , ed il mio spirito turbato dall'aspetto delle mie iniquità , e dal timore della vostra giustizia lotterà contro l'Angelo delle tenebre , che vorrà togliermi la vista consolatrice delle vostre misericordie , e precipitarmi in seno alla disperazione , misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
14. Quando il mio debole cuore oppresso dal colmo della malattia , sarà sorpreso dagli errori di morte , e spossato dagli sforzi , che avrà fatto contro la cagione della stessa morte ,  misericordioso Gesù abbiate pietà di me . 
15. Quando verserò le mie ultime lagrime , sintomi della mia vicina morte , ricevetele in sagrifizio di espiazione , affinché io spiri come una vittima di penitenza , ed in quel terribile momento ,  misericordioso Gesù abbiate pietà di me . 
16. Quando i miei parenti , ed amici , stretti a me d'intorno s'inteneriranno sul dolente mio stato , e v'invocheranno per me povero moribondo ,  misericordioso Gesù abbiate pietà di me . 
17. Quando avrò perduto l'uso di tutti i sensi , ed il Mondo intero sarà sparito da me , ed io gemerò nelle angosce dell'estrema agonia , e negli affanni di morte ,  misericordioso Gesù abbiate pietà di me . 
18. Quando gli ultimi sospiri del cuore sforzeranno la mia Anima ad uscir dal corpo , accettateli come figli di una santa impazienza di venire a Voi , e voi ,  misericordioso Gesù abbiate pietà di me .
19. Quando la mia Anima sull'estremità delle labbra uscirà per sempre da questo Mondo , e lascerà il mio corpo pallido , freddo , e senza vita , accettate la distruzione del mio corpo , come un omaggio , che io vengo a rendere alla vostra divina Maestà ; ed allora , misericordioso Gesù abbiate pietà di me . 
20. Finalmente quando la mia Anima comparirà innanzi a Voi , e vedrà per la prima volta lo splendore immortale della vostra Maestà , non la rigettate dal vostro cospetto , e degnatevi di riceverla nel seno amoroso della vostra misericordia , affinché canti eternamente le vostre lodi :  misericordioso Gesù abbiate pietà di me . 
ORAZIONE
O Dio , che condannandoci alla morte , ce ne avete occultato il momento , o l'ora , fate , che io passando nella giustizia , e nella santità tutti i giorni della mia vita , possa meritare d'uscire da questo Mondo nel vostro santo amore , per li meriti del nostro Signore Gesù Cristo , che vive , e regna con Voi nell'unità dello Spirito Santo . Così sia .



FINE
-------

(a). La Santità di N. S. PAPA PIO VII si è degnato sotto il di' 12 Maggio dell'anno 1802 concedere l'indulgenza di 100 giorni da potersi lucrare una sola volta il giorno , a tutti i Fedeli , i quali reciteranno con cuore contrito la presente Protesta , per implorare il divino ajuto negli ultimi estremi della loro vita e l'Indulgenza Plenaria a quelli , i quali recitandola ogni giorno per un mese continuo e confessandosi , e comunicandosi in un giorno di esso mese a loro scelta , pregheranno il Signore per lo felice stato della Santa Madre Chiesa , e secondo l'intenzione della Santità Sua . Di più ha conceduto , che le suddette Indulgenze si possono applicare per modo di suffragio anche ai fedeli Defunti .











********************************************************

Fonte : DIARIO SPIRITUALE , di autore Anonimo napoletano , Tipografia Paci , Napoli , 1843 .











Nessun commento:

Posta un commento

Post più popolari negli ultimi 30 giorni