“La Parabola dei ciechi” Luca 6, 39-45 nell’arte e nella poesia.
di Raffaello Tontodonati
“La Parabola dei ciechi” Luca 6, 39-45 nell’arte e nella poesia.
di Raffaello Tontodonati
ECCLESIA IN EUROPA
Esortazione Apostolica
di Papa Giovanni Paolo II
a) L'aiuto della Chiesa all'uomo contemporaneo
575 Un nuovo bisogno di senso è diffusamente avvertito e vissuto nella società contemporanea: « L'uomo desidererà sempre sapere, almeno confusamente, quale sia il significato della sua vita, del suo lavoro e della sua morte ».1206 Risultano ardui i tentativi di rispondere all'esigenza di progettare l'avvenire nel nuovo contesto delle relazioni internazionali, sempre più complesse e interdipendenti, ma anche sempre meno ordinate e pacifiche. Vita e morte delle persone sembrano affidate unicamente al progresso scientifico e tecnologico che avanza assai più velocemente della capacità umana di stabilirne i fini e di valutarne i costi. Molti fenomeni indicano, invece, che « il senso di crescente insoddisfazione che si diffonde nelle comunità nazionali ad alto livello di vita dissolve l'illusione di un sognato paradiso in terra, nello stesso tempo però si fa... più chiara la coscienza di diritti inviolabili ed universali della persona, e più viva l'aspirazione a rapporti più giusti e più umani ».1207
576 Agli interrogativi di fondo sul senso e sul fine dell'umana avventura risponde la Chiesa con l'annuncio del Vangelo di Cristo, che sottrae la dignità della persona umana al fluttuare delle opinioni, assicurando la libertà dell'uomo come nessuna legge umana può fare. Il Concilio Vaticano II indicò che la missione della Chiesa nel mondo contemporaneo consiste nell'aiutare ogni essere umano a scoprire in Dio il significato ultimo della sua esistenza: la Chiesa sa bene che « Dio solo, al quale essa serve, risponde ai più profondi desideri del cuore umano, che mai può essere pienamente saziato dal pane terreno ».1208 Soltanto Dio, il quale ha creato l'uomo a Sua immagine e lo ha redento dal peccato, può offrire agli interrogativi umani più radicali una risposta pienamente adeguata per mezzo della Rivelazione compiuta nel Figlio Suo fatto uomo: il Vangelo, infatti, « annunzia e proclama la libertà dei figli di Dio, respinge ogni schiavitù che deriva in ultima analisi dal peccato, rispetta scrupolosamente la dignità della coscienza e la sua libera decisione, esorta senza sosta a raddoppiare tutti i talenti umani nel servizio di Dio e a vantaggio degli uomini, infine raccomanda tutti alla carità di tutti ».1209
b) Ripartire dalla fede in Cristo
577 La fede in Dio e in Gesù Cristo illumina i principi morali che sono « l'unico e insostituibile fondamento di quella stabilità e tranquillità, di quell'ordine interno ed esterno, privato e pubblico, che solo può generare e salvaguardare la prosperità degli Stati ».1210 La vita sociale va ancorata al disegno divino: « La dimensione teologica risulta necessaria sia per interpretare che per risolvere gli attuali problemi della convivenza umana ».1211 Di fronte alle gravi forme di sfruttamento e di ingiustizia sociale « si fa sempre più diffuso e acuto il bisogno di un radicale rinnovamento personale e sociale capace di assicurare giustizia, solidarietà, onestà, trasparenza. Certamente lunga e faticosa è la strada da percorrere; numerosi e ingenti sono gli sforzi da compiere perché si possa attuare un simile rinnovamento, anche per la molteplicità e la gravità delle cause che generano e alimentano le situazioni di ingiustizia oggi presenti nel mondo. Ma, come la storia e l'esperienza di ciascuno insegnano, non è difficile ritrovare alla base di queste situazioni cause propriamente “culturali”, collegate cioè con determinate visioni dell'uomo, della società e del mondo. In realtà, al cuore della questione culturale sta il senso morale, che a sua volta si fonda e si compie nel senso religioso ».1212 Anche per quanto riguarda la « questione sociale », non si può accettare « la prospettiva ingenua che, di fronte alle grandi sfide del nostro tempo, possa esserci una formula magica. No, non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde: Io sono con voi! Non si tratta, allora, di inventare un “nuovo programma”. Il programma c'è già: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione. Esso si incentra, in ultima analisi, in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare, per vivere in Lui la vita trinitaria, e trasformare con Lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste ».1213
578 La Chiesa insegna all'uomo che Dio gli offre la reale possibilità di superare il male e di raggiungere il bene. Il Signore ha redento l'uomo, lo ha riscattato « a caro prezzo » (1 Cor 6,20). Il senso e il fondamento dell'impegno cristiano nel mondo derivano da tale certezza, capace di accendere la speranza, nonostante il peccato che segna profondamente la storia umana: la promessa divina garantisce che il mondo non resta chiuso in se stesso, ma è aperto al Regno di Dio. La Chiesa conosce gli effetti del « mistero dell'iniquità » (2 Ts 2,7), ma sa anche che « ci sono nella persona umana sufficienti qualità ed energie, c'è una fondamentale “bontà” (cfr. Gen 1,31), perché è immagine del Creatore, posta sotto l'influsso redentore di Cristo, “che si è unito in certo modo ad ogni uomo”, e perché l'azione efficace dello Spirito Santo “riempie la terra” (Sap 1,7) ».1214
579 La speranza cristiana imprime un grande slancio all'impegno in campo sociale, infondendo fiducia nella possibilità di costruire un mondo migliore, nella consapevolezza che non può esistere un « paradiso in terra ».1215 I cristiani, specialmente i fedeli laici, sono esortati a comportarsi in modo che « la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale. Essi si dimostrano come figli della promessa se, forti nella fede e nella speranza, profittano del tempo presente (cfr. Ef 5,16; Col 4,5) e attendono con perseveranza la gloria futura (cfr. Rm 8,25). E non nascondano questa speranza nell'interiorità del loro animo, ma con la continua conversione e la battaglia “contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male” (Ef 6,12) la esprimano anche nelle strutture della vita secolare ».1216 Le motivazioni religiose di tale impegno possono non essere condivise, ma le convinzioni morali che ne discendono costituiscono un punto di incontro tra i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà.
d) Costruire la « civiltà dell'amore »
580 Finalità immediata della dottrina sociale è quella di proporre i principi e i valori che possono sorreggere una società degna dell'uomo. Tra questi principi, quello della solidarietà in qualche misura comprende tutti gli altri: esso costituisce « uno dei principi basilari della concezione cristiana dell'organizzazione sociale e politica ».1217
Tale principio viene illuminato dal primato della carità « che è il segno distintivo dei discepoli di Cristo (cfr. Gv 13,35) ».1218 Gesù « ci insegna che la legge fondamentale della perfezione umana, e quindi della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento della carità »1219 (cfr. Mt 22,40; Gv 15,12; Col 3,14; Gc 2,8). Il comportamento della persona è pienamente umano quando nasce dall'amore, manifesta l'amore, ed è ordinato all'amore. Questa verità vale anche in ambito sociale: occorre che i cristiani ne siano testimoni profondamente convinti e sappiano mostrare, con la loro vita, come l'amore sia l'unica forza (cfr. 1 Cor 12,31-14,1) che può guidare alla perfezione personale e sociale e muovere la storia verso il bene.
581 L'amore deve essere presente e penetrare tutti i rapporti sociali: 1220 specialmente coloro che hanno il dovere di provvedere al bene dei popoli « alimentino in sé e accendano negli altri, nei grandi e nei piccoli, la carità, signora e regina di tutte le virtù. La salvezza desiderata dev'essere principalmente frutto di una effusione di carità; intendiamo dire quella carità cristiana che compendia in sé tutto il Vangelo e che, pronta sempre a sacrificarsi per il prossimo, è il più sicuro antidoto contro l'orgoglio e l'egoismo del secolo ».1221 Questo amore può essere chiamato « carità sociale » 1222 o « carità politica » 1223 e deve essere esteso all'intero genere umano.1224 L'« amore sociale » 1225 si trova agli antipodi dell'egoismo e dell'individualismo: senza assolutizzare la vita sociale, come avviene nelle visioni appiattite sulle letture esclusivamente sociologiche, non si può dimenticare che lo sviluppo integrale della persona e la crescita sociale si condizionano vicendevolmente. L'egoismo, pertanto, è il più deleterio nemico di una società ordinata: la storia mostra quale devastazione dei cuori si produca quando l'uomo non è capace di riconoscere altro valore e altra realtà effettiva oltre i beni materiali, la cui ricerca ossessiva soffoca e preclude la sua capacità di donarsi.
582 Per rendere la società più umana, più degna della persona, occorre rivalutare l'amore nella vita sociale — a livello politico, economico, culturale —, facendone la norma costante e suprema dell'agire. Se la giustizia « è di per sé idonea ad “arbitrare” tra gli uomini nella reciproca ripartizione dei beni oggettivi secondo l'equa misura, l'amore invece, e soltanto l'amore (anche quell'amore benigno, che chiamiamo “misericordia”), è capace di restituire l'uomo a se stesso ».1226 Non si possono regolare i rapporti umani unicamente con la misura della giustizia: « Il cristiano sa che l'amore è il motivo per cui Dio entra in rapporto con l'uomo. Ed è ancora l'amore che Egli s'attende come risposta dall'uomo. L'amore è perciò la forma più alta e più nobile di rapporto degli esseri umani tra loro. L'amore dovrà dunque animare ogni settore della vita umana, estendendosi anche all'ordine internazionale. Solo un'umanità nella quale regni la “civiltà dell'amore” potrà godere di una pace autentica e duratura ».1227 In questa prospettiva, il Magistero raccomanda vivamente la solidarietà perché è in grado di garantire il bene comune, aiutando lo sviluppo integrale delle persone: la carità « fa vedere nel prossimo un altro te stesso ».1228
583 Solo la carità può cambiare completamente l'uomo.1229 Un simile cambiamento non significa annullamento della dimensione terrena in una spiritualità disincarnata.1230 Chi pensa di conformarsi alla virtù soprannaturale dell'amore senza tener conto del suo corrispondente fondamento naturale, che include i doveri di giustizia, inganna se stesso: « La carità rappresenta il più grande comandamento sociale. Essa rispetta gli altri e i loro diritti. Esige la pratica della giustizia e soltanto essa ce ne rende capaci. Essa ispira una vita che si fa dono di sé: “Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà” (Lc 17,33) ».1231 Né la carità può esaurirsi nella sola dimensione terrena delle relazioni umane e dei rapporti sociali, perché deriva tutta la sua efficacia dal riferimento a Dio: « Alla sera di questa vita comparirò davanti a Te con le mani vuote; infatti non ti chiedo, o Signore, di tener conto delle mie opere. Tutte le nostre giustizie non sono senza macchie ai tuoi occhi. Voglio perciò rivestirmi della tua giustizia e ricevere dal tuo amore l'eterno possesso di te stesso... ».1232
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1206Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 41: AAS 58 (1966) 1059.
1207Giovanni XXIII, Lett. enc. Mater et magistra: AAS 53 (1961) 451.
1208Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 41: AAS 58 (1966) 1059.
1209Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 41: AAS 58 (1966) 1059-1060.
1210Pio XII, Lett. enc. Summi Pontificatus: AAS 31 (1939) 425.
1211Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 55: AAS 83 (1991) 860-861.
1212Giovanni Paolo II, Lett. enc. Veritatis splendor, 98: AAS 85 (1993) 1210; cfr. Id., Lett. enc. Centesimus annus, 24: AAS 83 (1991) 821-822.
1213Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 29: AAS 93 (2001) 285.
1214Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 47: AAS 80 (1988) 580.
1215Giovanni XXIII, Lett. enc. Mater et magistra: AAS 53 (1961) 451.
1216Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 35: AAS 57 (1965) 40.
1217Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 10: AAS 83 (1991) 805-806.
1218Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 40: AAS 80 (1988) 568.
1219Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 38: AAS 58 (1966) 1055- 1056; cfr. Id., Cost. dogm. Lumen gentium, 42: AAS 57 (1965) 47-48; Catechismo della Chiesa Cattolica, 826.
1220Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1889.
1221Leone XIII, Lett. enc. Rerum novarum: Acta Leonis XIII, 11 (1892) 143; cfr. Benedetto XV, Lett. enc. Pacem Dei: AAS 12 (1920) 215.
1222Cfr. San Tommaso d'Aquino, QD De caritate, a. 9, c: San Tommaso d'Aquino, Le Questioni Disputate. Testo latino di S. Tommaso e traduzione italiana, v. Quinto; 1 - Le Virtù (De virtutibus in communi, De caritate, De correctione fraterna, De spe, De virtutibus cardinalibus) 2 - L'unione del Verbo incarnato (De unione Verbi incarnati), Introduzione di P. Abelardo Lobato, O.P., trad. di P. Pietro Lippini, O.P. (Le virtù) e P. Roberto Coggi, O.P. (L'unione del Verbo incarnato), Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2002, pp. 368-381; Pio XI, Lett. enc. Quadragesimo anno: AAS 23 (1931) 206- 207; Giovanni XXIII, Lett. enc. Mater et magistra: AAS 53 (1961) 410; Paolo VI, Discorso alla FAO (16 novembre 1970), 11: AAS 62 (1970) 837-838; Giovanni Paolo II, Discorso ai membri della Pontificia Commissione « Iustitia et Pax » (9 febbraio 1980), 7: AAS 72 (1980) 187.
1223Cfr. Paolo VI, Lett. ap. Octogesima adveniens, 46: AAS 63 (1971) 433-435.
1224Cfr. Concilio Vaticano II, Decr. Apostolicam actuositatem, 8: AAS 58 (1966) 844-845; Paolo VI, Lett. enc. Populorum progressio, 44: AAS 59 (1967) 279; Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, 42: AAS 81 (1989) 472-476; Catechismo della Chiesa Cattolica, 1939.
1225Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis, 15: AAS 71 (1979) 288.
1226Giovanni Paolo II, Lett. enc. Dives in misericordia, 14: AAS 72 (1980) 1223.
1227Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2004, 10: AAS 96 (2004) 121; cfr. Id., Lett. enc. Dives in misericordia, 14: AAS 72 (1980) 1224; cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2212.
1228San Giovanni Crisostomo, Homilia De perfecta caritate, 1, 2: PG 56, 281-282.
1229Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 49-51: AAS 93 (2001) 302-304.
1230Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 5: AAS 83 (1991)
798-800.
1231Catechismo della Chiesa Cattolica, 1889.
1232Santa Teresa di Gesù Bambino, Atto di offerta all'Amore misericordioso: Preghiere: Opere complete, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1997, pp. 942-943, citato in Catechismo della Chiesa Cattolica, 2011.
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