sabato 1 marzo 2025

“La Parabola dei ciechi” Luca 6, 39-45 nell’arte e nella poesia, di Raffaello Tontodonati

“La Parabola dei ciechi” Luca 6, 39-45 nell’arte e nella poesia.

di Raffaello Tontodonati




Il Vangelo di domenica 2 Marzo ci propone la famosa “Parabola dei ciechi” (Luca 6, 39-45) che invita i Cristiani dal guardarsi bene dai falsi maestri. Una Parabola che ritroviamo anche in Matteo 15:14. 
Questa Parabola ha ispirato il celebre dipinto databile al 1568 di Bruegel il Vecchio, pittore olandese del XVI secolo, conservato a Napoli presso il Museo Capodimonte un quadro nel quale si percepisce la sofferenza dell’umanità in cammino se chi guida non è la persona giusta. 
Questo quadro ispirò il poeta Giuseppe Tontodonati (Scafa (PE) 1917 – Bologna 1989) che era anche un esperto di arti figurative noto a Bologna per aver fondato il “Centro Internazionale Delle Arti” (C.I.D.A.) un centro culturale nel cuore di Bologna attivo dal 1973 al 1985. 
Nel 1953 in visita a Napoli, Tontodonati riuscì finalmente ad andare al Museo di Capodimonte per vedere quel quadro dal vivo e ne rimase colpito profondamente tanto da sentire il bisogno di trasportare nei versi di seguito riportati quelle sensazioni e quelle vibrazioni percepite nella contemplazione di quell’opera.



I CIECHI  DEL  BRUEGEL

Rispecchiata sul fondo

di limpido cedro

resta l’immagine grottesca

del favoloso pensiero,

o Bruegel, il vecchio!

Cieca umanità vagante

sul baratro del nulla,

anelito di culla

che la morte adesca

e falcia; richiamo

di dolore allo specchio

tra pinnacoli rossi di corallo

e teneri riflessi d’asfodelo; 

ombre che brancolano 

mute al pensiero 

che li sospinge nel vallo, 

cariatidi cadute 

tra immagini di cielo. 


Giuseppe Tontodonati (Napoli – Capodimonte, 1953)



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Tratto da “Poesie inedite di Giuseppe Tontodonati” a cura di Vittoriano Esposito, Regione Abruzzo – Consiglio Regionale (1993) 
- Nella foto il dipinto di Bruegel, Pinacoteca di Capodimonte a Napoli

Articolo a cura di Raffaello Tontodonati (figlio del poeta)

Per approfondimenti sul poeta Giuseppe Tontodonati vai al sito: www.giuseppetontodonati.it/public/cms/



giovedì 27 febbraio 2025

Il Vangelo della Speranza per un'Europa nuova, estratto dall'Esortazione Apostolica Ecclesia in Europa di Papa Giovanni Paolo II


ECCLESIA IN EUROPA

Esortazione Apostolica

di Papa Giovanni Paolo II

 

(estratto)

CAPITOLO SESTO

IL VANGELO DELLA SPERANZA

PER UN'EUROPA NUOVA

« Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme,
scendere dal cielo » (Ap 21,2)



La novità di Dio nella storia



La novità di Dio – pienamente comprensibile sullo sfondo delle cose vecchie, fatte di lacrime, lutto, lamento, affanno, morte (cfr Ap 21,4) – consiste nell'uscire dalla condizione di peccato e dalle conseguenze di esso in cui si trova l'umanità; è il nuovo cielo e la nuova terra, la nuova Gerusalemme, in contrapposizione a un cielo e a una terra vecchi, a un antiquato ordine di cose e ad una vetusta Gerusalemme, travagliata dalle sue rivalità.

Non è indifferente per la costruzione della città dell'uomo l'immagine della nuova Gerusalemme, che scende « dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo » (Ap 21,2) e si riferisce direttamente al mistero della Chiesa. È un'immagine che parla di una realtà escatologica: essa va oltre tutto quello che l'uomo può fare; è un dono di Dio che si compirà negli ultimi tempi. Ma non è un'utopia: è realtà già presente. Lo indica il verbo al presente usato da Dio – « Ecco, io faccio nuove tutte le cose » (Ap 21,5) –, con l'ulteriore precisazione: « Ecco sono compiute! » (Ap 21,6). Dio, infatti, sta già agendo per rinnovare il mondo; la Pasqua di Gesù è già la novità di Dio. Essa fa nascere la Chiesa, ne anima l'esistenza, rinnova e trasforma la storia.


107 Questa novità comincia a prendere forma anzitutto nella comunità cristiana, che già ora è « dimora di Dio con gli uomini » (cfr Ap 21,3), nel cui seno Dio già opera, rinnovando la vita di coloro che si sottomettono al soffio dello Spirito. La Chiesa è per il mondo segno e strumento del Regno che si realizza innanzitutto nei cuori. Un riflesso di questa stessa novità si manifesta anche in ogni forma di umana convivenza animata dal Vangelo. Si tratta di una novità che interpella la società in ogni momento della storia e in ogni luogo della terra, e in particolare la società europea che da tanti secoli ascolta il Vangelo del Regno inaugurato da Gesù.

I. La vocazione spirituale dell'Europa



L'Europa promotrice dei valori universali



Certamente non sì può dubitare che la fede cristiana appartenga, in modo radicale e determinante, ai fondamenti della cultura europea. Il cristianesimo, infatti, ha dato forma all'Europa, imprimendovi alcuni valori fondamentali. La modernità europea stessa che ha dato al mondo l'ideale democratico e i diritti umani attinge i propri valori dalla sua eredità cristiana. Più che come luogo geografico, essa è qualificabile come « un concetto prevalentemente culturale e storico, che caratterizza una realtà nata come Continente grazie anche alla forza unificante del cristianesimo, il quale ha saputo integrare tra loro popoli e culture diverse ed è intimamente legato all'intera cultura europea ». 169

L'Europa di oggi però, nel momento stesso in cui rafforza ed allarga la propria unione economica e politica, sembra soffrire di una profonda crisi di valori. Pur disponendo di mezzi accresciuti, dà l'impressione di mancare di slancio per nutrire un progetto comune e ridare ragioni di speranza ai suoi cittadini.

Il nuovo volto dell'Europa






Promuovere solidarietà e pace nel mondo



C'è un'esigenza alla quale il Continente deve rispondere positivamente, perché il suo volto sia davvero nuovo: « L'Europa non può ripiegarsi su se stessa. Essa non può né deve disinteressarsi del resto del mondo, al contrario deve avere piena coscienza del fatto che altri Paesi, altri continenti, si aspettano da essa iniziative audaci per offrire ai popoli più poveri i mezzi per il loro sviluppo e la loro organizzazione sociale, e per edificare un mondo più giusto e più fraterno ». 173 Per realizzare in modo adeguato tale missione, sarà necessario « un ripensamento della cooperazione internazionale, nei termini di una nuova cultura di solidarietà. Pensata come seme di pace, la cooperazione non si può ridurre all'aiuto e all'assistenza, addirittura mirando ai vantaggi di ritorno per le risorse messe a disposizione. Essa deve esprimere, invece, un impegno concreto e tangibile di solidarietà, tale da rendere i poveri protagonisti del loro sviluppo e consentire al maggior numero possibile di persone di esplicare, nelle concrete circostanze economiche e politiche in cui vivono, la creatività tipica della persona umana, da cui dipende anche la ricchezza delle Nazioni ». 174



L'Europa che ci è consegnata dalla storia ha visto, soprattutto nell'ultimo secolo, l'affermarsi di ideologie totalitarie e di nazionalismi esasperati che, oscurando la speranza degli uomini e dei popoli del Continente, hanno alimentato conflitti all'interno delle Nazioni e tra le Nazioni stesse, fino all'immane tragedia delle due guerre mondiali. 176 Anche le lotte etniche più recenti, che hanno nuovamente insanguinato il Continente europeo, hanno mostrato a tutti come la pace sia fragile, abbia bisogno dell'impegno fattivo di tutti, possa essere garantita solo dischiudendo nuove prospettive di scambio, di perdono e di riconciliazione tra le persone, i popoli e le Nazioni.

Di fronte a questo stato di cose, l'Europa, con tutti i suoi abitanti, deve impegnarsi instancabilmente a costruire la pace dentro i suoi confini e nel mondo intero. A tale riguardo, occorre rammentare « da una parte, che le differenze nazionali devono essere mantenute e coltivate come fondamento della solidarietà europea e, dall'altra, che la stessa identità nazionale non si realizza se non nell'apertura verso gli altri popoli e attraverso la solidarietà con essi ». 177

II. La costruzione europea



Il ruolo delle Istituzioni europee



Vi è poi il Consiglio d'Europa, di cui fanno parte gli Stati che hanno sottoscritto la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti umani fondamentali del 1950 e la Carta sociale del 1961. Vi è annessa la Corte europea dei diritti dell'uomo. Queste due istituzioni mirano, attraverso la cooperazione politica, sociale, giuridica e culturale, come pure la promozione dei diritti umani e della democrazia, alla realizzazione dell'Europa della libertà e della solidarietà. L'Unione Europea infine, con il suo Parlamento, il Consiglio dei Ministri e la Commissione, propone un modello di integrazione che va perfezionandosi con la prospettiva di adottare un giorno una carta fondamentale comune. Tale organismo ha per scopo di realizzare una maggiore unità politica, economica e monetaria tra gli Stati membri, sia quelli attuali sia quelli che entreranno a farvi parte. Nella loro diversità e a partire dall'identità specifica di ciascuna di esse, le citate Istituzioni promuovono l'unità del Continente e, più profondamente, sono a servizio dell'uomo. 178


114 Alle stesse Istituzioni europee e ai singoli Stati dell'Europa chiedo insieme con i Padri Sinodali 179 di riconoscere che un buon ordinamento della società deve radicarsi in autentici valori etici e civili il più possibile condivisi dai cittadini, osservando che tali valori sono patrimonio, in primo luogo, dei diversi corpi sociali. È importante che le Istituzioni e i singoli Stati riconoscano che, tra questi corpi sociali, vi sono anche le Chiese e le Comunità ecclesiali e le altre organizzazioni religiose. A maggior ragione, quando esistono già prima della fondazione delle nazioni europee, non sono riducibili a mere entità private, ma operano con uno specifico spessore istituzionale, che merita di essere preso in seria considerazione. Nello svolgimento dei loro compiti, le diverse istituzioni statali ed europee devono agire nella consapevolezza che i loro ordinamenti giuridici saranno pienamente rispettosi della democrazia, se prevederanno forme di « sana collaborazione » 180 con le Chiese e le organizzazioni religiose.

Alla luce di quanto ho appena sottolineato, desidero ancora una volta rivolgermi ai redattori del futuro trattato costituzionale europeo, affinché in esso figuri un riferimento al patrimonio religioso e specialmente cristiano dell'Europa. Nel pieno rispetto della laicità delle istituzioni, mi auguro soprattutto che siano riconosciuti tre elementi complementari: il diritto delle Chiese e delle comunità religiose di organizzarsi liberamente, in conformità ai propri statuti e alle proprie convinzioni; il rispetto dell'identità specifica delle Confessioni religiose e la previsione di un dialogo strutturato fra l'Unione Europea e le Confessioni medesime; il rispetto dello statuto giuridico di cui le Chiese e le istituzioni religiose già godono in virtù delle legislazioni degli Stati membri dell'Unione. 181


115 Le Istituzioni europee hanno per scopo dichiarato la tutela dei diritti della persona umana. In questo compito esse contribuiscono a costruire l'Europa dei valori e del diritto. I Padri sinodali hanno interpellato i responsabili europei, dicendo: « Alzate la voce quando sono violati i diritti umani dei singoli, delle minoranze e dei popoli, a cominciare dal diritto alla libertà religiosa; riservate la più grande attenzione a tutto ciò che riguarda la vita umana dal suo concepimento fino alla morte naturale e la famiglia fondata sul matrimonio: sono queste le basi sulle quali poggia la comune casa europea; [...] affrontate, secondo giustizia ed equità e con senso di grande solidarietà, il crescente fenomeno delle migrazioni, rendendole nuova risorsa per il futuro europeo; fate ogni sforzo perché ai giovani venga garantito un futuro veramente umano con il lavoro, la cultura, l'educazione ai valori morali e spirituali ». 182

La Chiesa per la nuova Europa


116 L'Europa ha bisogno di una dimensione religiosa. Per essere “nuova”, analogamente a ciò che viene detto per la “città nuova” dell'Apocalisse (cfr 21, 2), essa deve lasciarsi raggiungere dall'azione di Dio. La speranza di costruire un mondo più giusto e più degno dell'uomo, infatti, non può prescindere dalla consapevolezza che a nulla varrebbero gli sforzi umani, se non fossero accompagnati dal sostegno divino, perché « se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori » (Sal 127[126], 1). Perché l'Europa possa essere edificata su solide basi, è necessario far leva sui valori autentici, che hanno il loro fondamento nella legge morale universale, inscritta nel cuore di ogni uomo. « Non solo i cristiani possono unirsi a tutti gli uomini di buona volontà per lavorare alla costruzione di questo grande progetto, ma sono anche invitati a esserne in qualche modo l'anima, mostrando il vero senso dell'organizzazione della città terrena ». 183

Una e universale, pur presente nella molteplicità delle Chiese particolari, la Chiesa cattolica può offrire un contributo unico all'edificazione di un'Europa aperta al mondo. Dalla Chiesa cattolica, infatti, viene un modello di unità essenziale nella diversità delle espressioni culturali, la consapevolezza dell'appartenenza a una comunità universale che si radica ma non si estingue nelle comunità locali, il senso di quello che unisce aldilà di quello che distingue. 184



Per parte sua, nella logica della sana collaborazione tra comunità ecclesiale e società politica, la Chiesa cattolica è convinta di poter dare un singolare contributo alla prospettiva dell'unificazione offrendo alle istituzioni europee, in continuità con la sua tradizione e in coerenza con le indicazioni della sua dottrina sociale, l'apporto di comunità credenti che cercano di realizzare l'impegno di umanizzazione della società a partire dal Vangelo vissuto nel segno della speranza. In quest'ottica, è necessaria una presenza di cristiani, adeguatamente formati e competenti, nelle varie istanze e Istituzioni europee, per concorrere, nel rispetto dei corretti dinamismi democratici e attraverso il confronto delle proposte, a delineare una convivenza europea sempre più rispettosa di ogni uomo e di ogni donna e, perciò, conforme al bene comune.



Un ruolo importante per la crescita di questa unità può essere svolto dagli organismi continentali di comunione ecclesiale, che attendono di essere ulteriormente promossi. 186 Tra questi, un posto significativo va assegnato al Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee chiamato, a livello di tutto il continente, a « provvedere alla promozione di una sempre più intensa comunione fra le diocesi e fra le Conferenze Episcopali Nazionali, all'incremento della collaborazione ecumenica tra i cristiani e al superamento degli ostacoli che minacciano il futuro della pace e del progresso dei popoli, al rafforzamento della collegialità affettiva ed effettiva e della “communio” gerarchica ». 187 Con esso, va pure riconosciuto il servizio della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea che, seguendo il processo di consolidamento e di allargamento dell'Unione Europea, favorisce l'informazione mutua e coordina le iniziative pastorali delle Chiese europee coinvolte.


119 Il rafforzamento dell'unione in seno al Continente europeo stimola i cristiani a cooperare nel processo di integrazione e di riconciliazione attraverso un dialogo teologico, spirituale, etico e sociale. 188 Infatti « nell'Europa in cammino verso l'unità politica possiamo forse ammettere che sia proprio la Chiesa di Cristo un fattore di disunione e di discordia? Non sarebbe questo uno degli scandali più grandi del nostro tempo? ». 189

Dal Vangelo un nuovo slancio per l'Europa



Per questo, « la Chiesa sente il dovere di rinnovare con vigore il messaggio di speranza affidatole da Dio » e ripete all'Europa: « “Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un Salvatore potente!” (Sof 3, 17). Il suo invito alla speranza non si fonda su un'ideologia utopistica; è al contrario l'intramontabile messaggio della salvezza proclamato da Cristo (cfr Mc 1,15). Con l'autorità che le viene dal suo Signore, la Chiesa ripete all'Europa di oggi: Europa del terzo millennio “non lasciarti cadere le braccia!” (Sof 3, 16); non cedere allo scoraggiamento, non rassegnarti a modi di pensare e di vivere che non hanno futuro, perché non poggiano sulla salda certezza della Parola di Dio! ». 190

Riprendendo questo invito alla speranza, ancora oggi ripeto a te, Europa che sei all'inizio del terzo millennio: « Ritorna te stessa. Sii te stessa. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici ». 191 Nel corso dei secoli, hai ricevuto il tesoro della fede cristiana. Esso fonda la tua vita sociale sui principi tratti dal Vangelo e se ne scorgono le tracce dentro le arti, la letteratura, il pensiero e la cultura delle tue nazioni. Ma questa eredità non appartiene soltanto al passato; essa è un progetto per l'avvenire da trasmettere alle generazioni future, poiché è la matrice della vita delle persone e dei popoli che hanno forgiato insieme il Continente europeo.





Papa Giovanni Paolo II

mercoledì 26 febbraio 2025

Per una Civiltà dell'Amore, estratto dal Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa


Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa
Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace


 

(estratto)
PER UNA CIVILTA' DELL'AMORE



a) L'aiuto della Chiesa all'uomo contemporaneo

575 Un nuovo bisogno di senso è diffusamente avvertito e vissuto nella società contemporanea: « L'uomo desidererà sempre sapere, almeno confusamente, quale sia il significato della sua vita, del suo lavoro e della sua morte ».1206 Risultano ardui i tentativi di rispondere all'esigenza di progettare l'avvenire nel nuovo contesto delle relazioni internazionali, sempre più complesse e interdipendenti, ma anche sempre meno ordinate e pacifiche. Vita e morte delle persone sembrano affidate unicamente al progresso scientifico e tecnologico che avanza assai più velocemente della capacità umana di stabilirne i fini e di valutarne i costi. Molti fenomeni indicano, invece, che « il senso di crescente insoddisfazione che si diffonde nelle comunità nazionali ad alto livello di vita dissolve l'illusione di un sognato paradiso in terra, nello stesso tempo però si fa... più chiara la coscienza di diritti inviolabili ed universali della persona, e più viva l'aspirazione a rapporti più giusti e più umani ».1207

576 Agli interrogativi di fondo sul senso e sul fine dell'umana avventura risponde la Chiesa con l'annuncio del Vangelo di Cristo, che sottrae la dignità della persona umana al fluttuare delle opinioni, assicurando la libertà dell'uomo come nessuna legge umana può fare. Il Concilio Vaticano II indicò che la missione della Chiesa nel mondo contemporaneo consiste nell'aiutare ogni essere umano a scoprire in Dio il significato ultimo della sua esistenza: la Chiesa sa bene che « Dio solo, al quale essa serve, risponde ai più profondi desideri del cuore umano, che mai può essere pienamente saziato dal pane terreno ».1208 Soltanto Dio, il quale ha creato l'uomo a Sua immagine e lo ha redento dal peccato, può offrire agli interrogativi umani più radicali una risposta pienamente adeguata per mezzo della Rivelazione compiuta nel Figlio Suo fatto uomo: il Vangelo, infatti, « annunzia e proclama la libertà dei figli di Dio, respinge ogni schiavitù che deriva in ultima analisi dal peccato, rispetta scrupolosamente la dignità della coscienza e la sua libera decisione, esorta senza sosta a raddoppiare tutti i talenti umani nel servizio di Dio e a vantaggio degli uomini, infine raccomanda tutti alla carità di tutti ».1209

b) Ripartire dalla fede in Cristo

577 La fede in Dio e in Gesù Cristo illumina i principi morali che sono « l'unico e insostituibile fondamento di quella stabilità e tranquillità, di quell'ordine interno ed esterno, privato e pubblico, che solo può generare e salvaguardare la prosperità degli Stati ».1210 La vita sociale va ancorata al disegno divino: « La dimensione teologica risulta necessaria sia per interpretare che per risolvere gli attuali problemi della convivenza umana ».1211 Di fronte alle gravi forme di sfruttamento e di ingiustizia sociale « si fa sempre più diffuso e acuto il bisogno di un radicale rinnovamento personale e sociale capace di assicurare giustizia, solidarietà, onestà, trasparenza. Certamente lunga e faticosa è la strada da percorrere; numerosi e ingenti sono gli sforzi da compiere perché si possa attuare un simile rinnovamento, anche per la molteplicità e la gravità delle cause che generano e alimentano le situazioni di ingiustizia oggi presenti nel mondo. Ma, come la storia e l'esperienza di ciascuno insegnano, non è difficile ritrovare alla base di queste situazioni cause propriamente “culturali”, collegate cioè con determinate visioni dell'uomo, della società e del mondo. In realtà, al cuore della questione culturale sta il senso morale, che a sua volta si fonda e si compie nel senso religioso ».1212 Anche per quanto riguarda la « questione sociale », non si può accettare « la prospettiva ingenua che, di fronte alle grandi sfide del nostro tempo, possa esserci una formula magica. No, non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde: Io sono con voi! Non si tratta, allora, di inventare un “nuovo programma”. Il programma c'è già: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione. Esso si incentra, in ultima analisi, in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare, per vivere in Lui la vita trinitaria, e trasformare con Lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste ».1213

c) Una salda speranza

578 La Chiesa insegna all'uomo che Dio gli offre la reale possibilità di superare il male e di raggiungere il bene. Il Signore ha redento l'uomo, lo ha riscattato « a caro prezzo » (1 Cor 6,20). Il senso e il fondamento dell'impegno cristiano nel mondo derivano da tale certezza, capace di accendere la speranza, nonostante il peccato che segna profondamente la storia umana: la promessa divina garantisce che il mondo non resta chiuso in se stesso, ma è aperto al Regno di Dio. La Chiesa conosce gli effetti del « mistero dell'iniquità » (2 Ts 2,7), ma sa anche che « ci sono nella persona umana sufficienti qualità ed energie, c'è una fondamentale “bontà” (cfr. Gen 1,31), perché è immagine del Creatore, posta sotto l'influsso redentore di Cristo, “che si è unito in certo modo ad ogni uomo”, e perché l'azione efficace dello Spirito Santo “riempie la terra” (Sap 1,7) ».1214

579 La speranza cristiana imprime un grande slancio all'impegno in campo sociale, infondendo fiducia nella possibilità di costruire un mondo migliore, nella consapevolezza che non può esistere un « paradiso in terra ».1215 I cristiani, specialmente i fedeli laici, sono esortati a comportarsi in modo che « la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale. Essi si dimostrano come figli della promessa se, forti nella fede e nella speranza, profittano del tempo presente (cfr. Ef 5,16; Col 4,5) e attendono con perseveranza la gloria futura (cfr. Rm 8,25). E non nascondano questa speranza nell'interiorità del loro animo, ma con la continua conversione e la battaglia “contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male” (Ef 6,12) la esprimano anche nelle strutture della vita secolare ».1216 Le motivazioni religiose di tale impegno possono non essere condivise, ma le convinzioni morali che ne discendono costituiscono un punto di incontro tra i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà.

d) Costruire la « civiltà dell'amore »

580 Finalità immediata della dottrina sociale è quella di proporre i principi e i valori che possono sorreggere una società degna dell'uomo. Tra questi principi, quello della solidarietà in qualche misura comprende tutti gli altri: esso costituisce « uno dei principi basilari della concezione cristiana dell'organizzazione sociale e politica ».1217

Tale principio viene illuminato dal primato della carità « che è il segno distintivo dei discepoli di Cristo (cfr. Gv 13,35) ».1218 Gesù « ci insegna che la legge fondamentale della perfezione umana, e quindi della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento della carità »1219 (cfr. Mt 22,40; Gv 15,12; Col 3,14; Gc 2,8). Il comportamento della persona è pienamente umano quando nasce dall'amore, manifesta l'amore, ed è ordinato all'amore. Questa verità vale anche in ambito sociale: occorre che i cristiani ne siano testimoni profondamente convinti e sappiano mostrare, con la loro vita, come l'amore sia l'unica forza (cfr. 1 Cor 12,31-14,1) che può guidare alla perfezione personale e sociale e muovere la storia verso il bene.

581 L'amore deve essere presente e penetrare tutti i rapporti sociali1220 specialmente coloro che hanno il dovere di provvedere al bene dei popoli « alimentino in sé e accendano negli altri, nei grandi e nei piccoli, la carità, signora e regina di tutte le virtù. La salvezza desiderata dev'essere principalmente frutto di una effusione di carità; intendiamo dire quella carità cristiana che compendia in sé tutto il Vangelo e che, pronta sempre a sacrificarsi per il prossimo, è il più sicuro antidoto contro l'orgoglio e l'egoismo del secolo ».1221 Questo amore può essere chiamato « carità sociale » 1222 o « carità politica » 1223 e deve essere esteso all'intero genere umano.1224 L'« amore sociale » 1225 si trova agli antipodi dell'egoismo e dell'individualismo: senza assolutizzare la vita sociale, come avviene nelle visioni appiattite sulle letture esclusivamente sociologiche, non si può dimenticare che lo sviluppo integrale della persona e la crescita sociale si condizionano vicendevolmente. L'egoismo, pertanto, è il più deleterio nemico di una società ordinata: la storia mostra quale devastazione dei cuori si produca quando l'uomo non è capace di riconoscere altro valore e altra realtà effettiva oltre i beni materiali, la cui ricerca ossessiva soffoca e preclude la sua capacità di donarsi.

582 Per rendere la società più umana, più degna della persona, occorre rivalutare l'amore nella vita sociale — a livello politico, economico, culturale —, facendone la norma costante e suprema dell'agire. Se la giustizia « è di per sé idonea ad “arbitrare” tra gli uomini nella reciproca ripartizione dei beni oggettivi secondo l'equa misura, l'amore invece, e soltanto l'amore (anche quell'amore benigno, che chiamiamo “misericordia”), è capace di restituire l'uomo a se stesso ».1226 Non si possono regolare i rapporti umani unicamente con la misura della giustizia: « Il cristiano sa che l'amore è il motivo per cui Dio entra in rapporto con l'uomo. Ed è ancora l'amore che Egli s'attende come risposta dall'uomo. L'amore è perciò la forma più alta e più nobile di rapporto degli esseri umani tra loro. L'amore dovrà dunque animare ogni settore della vita umana, estendendosi anche all'ordine internazionale. Solo un'umanità nella quale regni la “civiltà dell'amore” potrà godere di una pace autentica e duratura ».1227 In questa prospettiva, il Magistero raccomanda vivamente la solidarietà perché è in grado di garantire il bene comune, aiutando lo sviluppo integrale delle persone: la carità « fa vedere nel prossimo un altro te stesso ».1228

583 Solo la carità può cambiare completamente l'uomo.1229 Un simile cambiamento non significa annullamento della dimensione terrena in una spiritualità disincarnata.1230 Chi pensa di conformarsi alla virtù soprannaturale dell'amore senza tener conto del suo corrispondente fondamento naturale, che include i doveri di giustizia, inganna se stesso: « La carità rappresenta il più grande comandamento sociale. Essa rispetta gli altri e i loro diritti. Esige la pratica della giustizia e soltanto essa ce ne rende capaci. Essa ispira una vita che si fa dono di sé: “Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà” (Lc 17,33) ».1231 Né la carità può esaurirsi nella sola dimensione terrena delle relazioni umane e dei rapporti sociali, perché deriva tutta la sua efficacia dal riferimento a Dio: « Alla sera di questa vita comparirò davanti a Te con le mani vuote; infatti non ti chiedo, o Signore, di tener conto delle mie opere. Tutte le nostre giustizie non sono senza macchie ai tuoi occhi. Voglio perciò rivestirmi della tua giustizia e ricevere dal tuo amore l'eterno possesso di te stesso... ».1232



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1206Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 41: AAS 58 (1966) 1059.

1207Giovanni XXIII, Lett. enc. Mater et magistra: AAS 53 (1961) 451.

1208Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 41: AAS 58 (1966) 1059.

1209Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 41: AAS 58 (1966) 1059-1060.

1210Pio XII, Lett. enc. Summi Pontificatus: AAS 31 (1939) 425.

1211Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 55: AAS 83 (1991) 860-861.

1212Giovanni Paolo II, Lett. enc. Veritatis splendor, 98: AAS 85 (1993) 1210; cfr. Id., Lett. enc. Centesimus annus, 24: AAS 83 (1991) 821-822.

1213Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 29: AAS 93 (2001) 285.

1214Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 47: AAS 80 (1988) 580.

1215Giovanni XXIII, Lett. enc. Mater et magistra: AAS 53 (1961) 451.

1216Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 35: AAS 57 (1965) 40.

1217Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 10: AAS 83 (1991) 805-806.

1218Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 40: AAS 80 (1988) 568.

1219Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 38: AAS 58 (1966) 1055- 1056; cfr. Id., Cost. dogm. Lumen gentium, 42: AAS 57 (1965) 47-48; Catechismo della Chiesa Cattolica, 826.

1220Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1889.

1221Leone XIII, Lett. enc. Rerum novarum: Acta Leonis XIII, 11 (1892) 143; cfr. Benedetto XV, Lett. enc. Pacem Dei: AAS 12 (1920) 215.

1222Cfr. San Tommaso d'Aquino, QD De caritate, a. 9, c: San Tommaso d'Aquino, Le Questioni Disputate. Testo latino di S. Tommaso e traduzione italiana, v. Quinto; 1 - Le Virtù (De virtutibus in communi, De caritate, De correctione fraterna, De spe, De virtutibus cardinalibus) 2 - L'unione del Verbo incarnato (De unione Verbi incarnati), Introduzione di P. Abelardo Lobato, O.P., trad. di P. Pietro Lippini, O.P. (Le virtù) e P. Roberto Coggi, O.P. (L'unione del Verbo incarnato), Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2002, pp. 368-381; Pio XI, Lett. enc. Quadragesimo anno: AAS 23 (1931) 206- 207; Giovanni XXIII, Lett. enc. Mater et magistra: AAS 53 (1961) 410; Paolo VI, Discorso alla FAO (16 novembre 1970), 11: AAS 62 (1970) 837-838; Giovanni Paolo II, Discorso ai membri della Pontificia Commissione « Iustitia et Pax » (9 febbraio 1980), 7: AAS 72 (1980) 187.

1223Cfr. Paolo VI, Lett. ap. Octogesima adveniens, 46: AAS 63 (1971) 433-435.

1224Cfr. Concilio Vaticano II, Decr. Apostolicam actuositatem, 8: AAS 58 (1966) 844-845; Paolo VI, Lett. enc. Populorum progressio, 44: AAS 59 (1967) 279; Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, 42: AAS 81 (1989) 472-476; Catechismo della Chiesa Cattolica, 1939.

1225Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis, 15: AAS 71 (1979) 288.

1226Giovanni Paolo II, Lett. enc. Dives in misericordia, 14: AAS 72 (1980) 1223.

1227Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2004, 10: AAS 96 (2004) 121; cfr. Id., Lett. enc. Dives in misericordia, 14: AAS 72 (1980) 1224; cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2212.

1228San Giovanni Crisostomo, Homilia De perfecta caritate, 1, 2: PG 56, 281-282.

1229Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 49-51: AAS 93 (2001) 302-304.

1230Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 5: AAS 83 (1991)
798-800.

1231Catechismo della Chiesa Cattolica, 1889.

1232Santa Teresa di Gesù Bambino, Atto di offerta all'Amore misericordioso: Preghiere: Opere complete, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1997, pp. 942-943, citato in Catechismo della Chiesa Cattolica, 2011.

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Fonte: https://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html#d)%20Costruire%20la%20%C2%AB%20civilt%C3%A0%20dellamore%20%C2%BB

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