mercoledì 25 dicembre 2024

Omelia nella S. Messa di Natale del Vescovo Giuliano Brugnotto: TUTTO CAMBIA CON L'AMORE VERO


Omelia nella S. Messa di Natale del Vescovo Giuliano Brugnotto

TUTTO CAMBIA CON L'AMORE VERO

Cattedrale di Vicenza, 25 dicembre 2024
Is 52,7-10; Sal 97; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18

Natività, di Beato Angelico


Chi è questo bambino che è nato a Betlemme?

«E il Verbo divenne carne e pose la sua dimora in mezzo a noi». Chi è veramente questo bambino che è nato a Betlemme?
La semplicità e la povertà delle condizioni nelle quali ha visto la luce questo bambino non devono rattristarci. Una persona che nasce è sempre motivo di allegrezza, è un annuncio di speranza nella vita, è gioia che si diffonde a tutti coloro che stanno attorno al nuovo nato. E certamente i racconti evangelici della nascita di Gesù sono tutti avvolti da esultanza che addirittura raggiunge i cieli: gli angeli cantano Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama. Anche noi ci siamo uniti a questo canto poco fa. La nascita di un bambino ci coinvolge quasi naturalmente, e la nascita del Bambino di Betlemme ci provoca stupore e forse anche qualche domanda. Se non altro per il fatto che in molte parti del mondo oggi si parla di Lui, di quel bambino. Che a Lui molti artisti si sono ispirati per rappresentare nella loro epoca la Sua nascita. Che in questa notte Papa Francesco abbia aperto una porta in San Pietro chiamata “Porta Santa”, nella memoria della nascita di quel bambino.
Anche l’evangelista Giovanni si è chiesto proprio all’inizio del quarto Vangelo: chi è veramente quel Bambino?

A Sua immagine siamo stati creati

Quando si approfondiscono, anche per mezzo della ricerca scientifica, il microcosmo che tiene in vita un essere umano con le sue particelle organizzate in modo mirabile per tenere in vita il nostro organismo, tanto complesso ai nostri occhi eppure se fragile anche pieno di armonia che cosa suscita in noi?
Pure il macrocosmo ci interroga, con gli occhi puntati sull’universo, il cielo stellato, o anche semplicemente lo sguardo fisso sul movimento sempre nuovo del mare, cangiante nei suoi colori, in continuo movimento che a noi pare un movimento casuale che però casuale non è; lo ha ricordato l’artista Gianandrea Gazzola esponendo in Basilica Palladiana una singolare installazione “specchio di natura” trasferendo le onde sonore dell’aria all’acqua in una grande vasca quadrata che riflette poi su due tende, ricordando che non vi è nulla di casuale nei movimenti della natura.
Le leggi che si riflettono nell’universo ci fanno intuire la sapienza di un Creatore, la cui immagine ci lascia pieni di sbigottimento e quasi di timore. Possiamo forse colloquiare con Lui? Non resta un Dio Creatore troppo lontano da noi? Potrà mai “sentire” i nostri desideri, condividere i nostri sentimenti?
San Giovanni vuole inserirsi proprio in queste domande. E ci annuncia con l’inno che abbiamo udito dal Vangelo che nel complesso della grande realtà dell’universo e di noi stessi noi possiamo conoscere Colui ad immagine del quale siamo stati creati. Lo possiamo incontrare, conoscere, amare nel Bambino che è appena nato e che è stato posto in una mangiatoia.

Dio è buono!

Non c’è stato bisogno che noi scalassimo i cieli per raggiungerlo. Ci ha pensato Lui a prendere posto in mezzo a noi. Lui è la luce che illumina ogni uomo e le tenebre non sono state per nulla in grado di soffocarla quella luce. Quelle tenebre che giungono fino ai nostri giorni, quelle che oscurano città e paesi, distruggono ospedali e scuole, creano distruzione e morte. Quelle tenebre non riescono fino ad oggi a vincere la luce che il Bambino di Betlemme ha portato in mezzo agli uomini.
La bontà di Dio è apparsa in mezzo a noi. Ognuno di noi, deve sentire oggi quanto è amato da Dio, quanto Dio si è fatto vicino. Dio ci considera figli destinati ad una vita libera di amare senza riserve. Quando un bambino avverte che i suoi genitori gli vogliono bene, che lo amano, davvero progredisce nella fiducia e nella docilità affettuosa. Tutto cambia con l’amore vero. Tutto il nostro mondo cambia accogliendo l’Amore di Dio che è misericordia. Una misericordia che fa rinascere.
Papa Francesco ci invita ad aprire il cuore e la mente agli orizzonti della speranza in questo anno giubilare. Chi è abitato dall’amore vero, dall’amore che Dio ci fa sperimentare su di noi, non cede al richiamo dell’egoismo, della tristezza, della violenza per imporsi sugli altri.

Chi si sente amato, cambia se stesso e il mondo

Chi si sente amato da Dio e da quanti gli sono vicini, cambia se stesso, s’indirizza lungo il sentiero della carità, del dono di sé, della generosità, della solidarietà.
Ci incamminiamo nell’Anno Santo con questa consapevolezza piena di riconoscenza e di gioia: siamo amati da Dio, siamo frutto dell’Amore e perciò capaci a nostra volta di rinnovarci, di aprire vie nuove di cambiamento di noi stessi. La luce di Betlemme ridona speranza al mondo perché a Betlemme è Dio stesso che nel volto di un bambino, che non è neppure capace di parlare, porta pace nella terra a tutti gli uomini e le donne che hanno scoperto che la fonte dell’Amore vero è proprio Lui. Ce lo ha fatto conoscere nella persona di Gesù. Ora lo possiamo contemplare perché questo Dio, quello di cui ci parlano i Vangeli, ha preso casa per sempre in mezzo a noi.

Questo è il nostro Natale, un Natale dell’amore di Dio, un Natale che porta pace.

+ Giuliano vescovo


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martedì 24 dicembre 2024

“Quanti sperano nel Signore, camminano senza stancarsi” (Is 40,31), di mons. Giuseppe Alberti


“Quanti sperano nel Signore, camminano senza stancarsi” (Is 40,31)

messaggio di Natale di mons. Giuseppe Alberti




In questo Natale che apre l’Anno giubilare vorremmo camminare condividendo la fede dei Magi, pellegrini di gioia e di speranza.

I Magi si sono fidati della stella e sono arrivati a Gesù.

Credendo nel senso del loro cammino hanno provato “una gioia grandissima” (Mt 2,10).

Nonostante gli imprevisti e gli ostacoli del cammino, non hanno perso la speranza e sono giunti alla meta.

I Magi ci invitano ad affinare i passi della nostra fede: crederci di più a ciò che facciamo; credere alle persone, fidarci degli altri; soprattutto affidarci a Dio che ci guida con la sua luce. Il Natale di Gesù ci viene a dire che c’è un disegno d’amore per tutti e per ciascuno. Vale la pena cercarlo, senza stancarsi.

I Magi ci insegnano il segreto della speranza. La speranza appare come una bambina piccola e fragile – come diceva Charles Péguy – ma in realtà è il motore che ci fa camminare, fa stringere i denti, fa superare ogni cosa, affrontare ogni situazione, incontrare ogni persona; nei meandri delle nostre storie c’è una stella luminosa che guida i nostri passi e ci porta nella casa dell’Emmanuele del Dio-con-noi.

Il Dio Bambino è venuto ad abitare la nostra vita per colmare la nostra solitudine mortale, per arrenderci al suo amore e orientarci definitivamente verso il bene. Tutto ciò sarà fonte di una grandissima gioia.

L’Anno giubilare sarà un aiuto spalmato nel tempo, una occasione di grazia per rimanere in questa gioia, che si fa dono di pace, esperienza di misericordia, palestra di un bene che si moltiplica perché donato.

Ci piacerebbe avere la fede testarda dei Magi, l’indomabile speranza che li ha spinti e sostenuti nel loro lungo cammino, per lasciarci raggiungere dalla immensa gioia che ha inondato il loro cuore.

Questo è l’augurio che vi faccio in questo anno giubilare, che si apre a una rinnovata speranza:

camminate nel bene, senza stancarvi,

portate gioia,

vivete nella pace.

Che la stella di Gesù brilli sempre nell’orizzonte del vostro cuore.

Un santo Natale nel Signore che nasce, a voi, alle vostre famiglie, alle vostre comunità.

Auguri!


+ Giuseppe
Vescovo di Oppido Mamertina-Palmi




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Fonte: www.diocesioppidopalmi.it/2024/12/23/natale-2024-il-messaggio-del-vescovo-giuseppe-alberti/

domenica 22 dicembre 2024

Quel Bambino che spalanca le braccia e ci sorride, del Vescovo Gianni Sacchi


QUEL BAMBINO CHE SPALANCA LE BRACCIA E CI SORRIDE

Messaggio per Natale del Vescovo Gianni Sacchi


 


Carissimi diocesani,

siamo alle soglie della Solennità del Natale di Gesù e questa festa, come sapete, mette in moto una serie di esteriorità che hanno poco a che fare con l’essenza dell’evento.
E noi corriamo il rischio di essere così assorbiti dalle tante luci artificiali da perdere di vista la Luce vera che viene a porre la sua tenda in mezzo a noi.

Da quando ero bambino fino ad oggi, non ho mai fatto mancare nella mia casa il presepio o più presepi.

In questi giorni di Avvento, mi soffermo davanti ad esso e quella pagina evangelica di Luca, che ascolteremo nella notte di Natale, prende vita…

È significativo mettersi in contemplazione e guardare Gesù tra Maria e Giuseppe.

Quel bambino con le braccia spalancate che ci sorride.

In questo messaggio natalizio che vi scrivo, potrei cercare di fare una lettura della situazione sociale che stiamo vivendo con tutti i problemi e gli avvenimenti tragici, ma ho scelto la via della contemplazione e dello stupore, come l’espressione di una classica statuina che è quella del pastore “stupito”, che non porta altro a Gesù che i suoi occhi e il suo sguardo pieni di meraviglia per ciò che vede. È una delle presenze costanti del presepio. In Provenza è chiamato “le ravì”, cioè l’estasiato, l’incantato; mentre in Sicilia lo chiamano “lu spavintatu”, a sottolineare lo stupore di questo personaggio.

Mettiamoci in questo atteggiamento per cogliere lo straordinario avvenimento di salvezza di cui siamo protagonisti.
Perché se ci pensiamo un po’ il messaggio del Natale, l’incarnazione del verbo di Dio, è qualcosa di sconvolgente.

Quel bambino, che non parla, è la parola di Dio, la parola creatrice di tutto ciò che esiste.
Una parola che ha cercato gli uomini lungo le strade della storia per entrare in comunione con loro.

Quel bambino che è entrato nel nostro tempo fatto di secondi, minuti, ore, giorni… esiste da sempre, da tutta l’eternità.
Quel bambino, così fragile e indifeso, quel bambino che piange quando ha fame, è il Figlio di Dio, Unigenito del Padre, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato e non creato della stessa sostanza del Padre.

Se sostiamo davanti al presepio della nostra casa o delle nostre parrocchie o a quello molto suggestivo della Cattedrale, mettiamoci in ascolto di questa Parola che desidera raggiungere i nostri cuori.

È davvero una Parola che crea ed è capace di trasformare la vita di chi la accoglie.
È la Parola che si fa carne per incontrare tutta l’umanità.

Quel bambino così debole e indifeso, bisognoso di tutto, è la vita stessa di Dio.
Quel bambino, nato in una stalla e deposto in una mangiatoia, povero tra i poveri, che sembra non possedere nulla, ci offre la ricchezza inestimabile dell’Eternità.

Chi lo accoglie diventa “figlio di Dio“.

E non è un automatismo: solo chi lo accoglie nella propria vita, ha in dono la vita che supera ogni desiderio.
Chi lo accoglie come compagno di viaggio e si lascia trasformare da lui per conformarsi sempre di più in lui.

La vita di quel bimbo è capace di trasfigurare la nostra vita e generare dentro di noi la fiducia, la confidenza, la comunione con Dio che ci apre ad orizzonti infiniti.
Quel bimbo è la luce degli uomini perché lui è la luce vera che brilla tra le tenebre. Lui è la luce immortale che sconfigge ogni tenebra di morte.
Quel bambino, che sembra soggetto agli avvenimenti della storia, che sembra obbedire ai disegni dei grandi e dei potenti è il Signore dei signori, colui che ci rivela la bontà e la bellezza di Dio.

Il sorriso di quel bimbo scavi nel profondo del nostro animo e ci faccia sentire l’eco di una dolcezza dimenticata.
Ci faccia comprendere che in lui siamo tutti fratelli e nei fratelli troviamo il suo volto, soprattutto in chi ha bisogno ed invoca tenerezza e affetto.

Quelle braccia spalancate ci facciano sentire sempre attesi e accolti nonostante il peso dei nostri peccati che spesso segnano il nostro cammino.

Cari fratelli e sorelle, nella messa in Cattedrale nella notte santa di Natale, non mancherà il mio ricordo per tutte le comunità parrocchiali, per tutti i miei sacerdoti e diaconi, le famiglie, i giovani, gli anziani e i bambini. Soprattutto il mio pensiero andrà a chi è nella solitudine, nella malattia, nel dolore, a chi cerca la luce e invoca pace e consolazione.
A tutti la mia preghiera per un Santo Natale e un 2025 capace di aprirci ad un’autentica riscoperta della Speranza cristiana.

+ Gianni Vescovo


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