Vangeli e Atti degli Apostoli



VANGELI E ATTI DEGLI APOSTOLI




VANGELI E ATTI DEGLI APOSTOLI
Vangelo di Matteo
Vangelo di Marco
Vangelo di Luca
Vangelo di Giovanni
Atti degli Apostoli




Approfondimento sull'importanza della "lectio divina":
Costituzione Dogmatica " Dei Verbum " sulla divina rivelazione , Concilio Vaticano II



CODEX PURPUREUS ROSSANENSIS

Cuore del Museo Diocesano di Rossano (CS), in Calabria, é il Codex purpureus , un evangelario greco del VI sec. di origine mediorientale, portato a Rossano probabilmente da qualche monaco in fuga dall'oriente durante l'invasione degli arabi (secc. IX-X).
Rimasto nascosto per secoli nel tesoro della Cattedrale, é tornato alla luce della cronaca ai primi dell'ottocento per poi essere lanciato all'attenzione della cultura mondiale nell'ultimo ventennio di quel secolo ad opera soprattutto degli studiosi tedeschi O.Von Gebhart e A. Harnack.
In pergamena color porpora, da cui la qualifica di "purpureus" il manoscritto si compone di 188 fogli contenenti il testo greco dei Vangeli di Matteo e Marco. Gli altri due sono andati perduti.
La preziosità del documento dipende dall'antichità, dal materiale scrittorio usato e dalle 14 tavole miniate riproducenti altrettante scene evangeliche, che danno al testo un fascino straordinario.
La sua unicità e antichità ne fanno indubbiamente un documento di valore inestimabile e riesce a catalizzare l'attenzione e l'interesse dei visitatori e degli studiosi di tutto il mondo.






Pagina dell'inizio del Vangelo di San Marco e Tavola raffigurante la Resurrezione di Lazzaro


Note bibliografiche:
1)-Guerriera Guerrieri, Il Codice Purpureo di Rossano Calabro, Estratto da "Napoli" Rivista Municipale, edita a cura del Comune di Napoli - 1950, Articolo collocato c/o Biblioteca Civica di Cosenza
2)- Link : http://biblio.area.cs.cnr.it/bibliocalab/biblioteche/rossano/codex/
3)-Mario Rotili: Il Codice Purpureo di Rossano - Ediz. Di Mauro, 1980, Cava dei Tirreni (Salerno)
4)-Le fotografie sono di Marcello Lattari: se ne consente l'uso per motivi di studio. Resta vietato l'uso a scopo di lucro.
5)- Link : http://www.calabria.org.uk/calabria/arte-cultura/CodexPurpureusRossanensis/CodexPurpureusRossanensis.htm



LA PAROLA DI DIO

Le verità divinamente rilevate, che nei libri della Sacra Scrittura sono contenute ed espresse, furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo. La Santa Madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell'Antico che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché scritti per ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa. Per la composizione dei Libri Sacri, Dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo Egli in essi e per loro mezzo, scrivessero, come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che Egli voleva fossero scritte. Poiché dunque tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito Santo, è da ritenersi anche, per conseguenza, che i libri della Scrittura insegnano con certezza, fedelmente e senza errore la verità, che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata nelle Sacre Lettere. Pertanto "ogni scrittura divinamente ispirata è anche utile per insegnare, per convincere, per correggere, per educare alla giustizia, affinché l'uomo di Dio sia perfetto, addestrato a ogni opera buona.

La parola di Dio, che è potenza divina per la salvezza di chiunque crede, si presenta e manifesta la sua forza in modo eminente negli scritti del Nuovo Testamento. Quando infatti venne la pienezza del tempo, il Verbo si fece carne ed abitò tra noi pieno di grazia e di verità. Cristo stabilì il Regno di Dio sulla terra, manifestò con opere e parole il Padre suo e Se stesso e portò a compimento l'opera sua con la morte, la risurrezione e la gloriosa ascensione, e l'invio dello Spirito Santo. Sollevato in alto attira tutti a Sé, Lui che solo ha parole di vita eterna. Ma questo mistero non fu palesato alle generazioni, Come adesso è stato svelato ai santi Apostoli suoi e ai Profeti nello Spirito Santo, affinché predicassero il Vangelo, suscitassero la fede in Gesù Cristo e Signore e congregassero la Chiesa. Di tutto ciò gli scritti del Nuovo Testamento sono testimonianza perenne e divina.

"Vangelo" viene dal greco e significa "buona (lieta) notizia", annuncio carico di speranza, e può essere impiegato in vari contesti, profani e religiosi. Nel Nuovo Testamento viene riferito a Dio e riguarda l'annuncio dell'imminenza del suo regno nel mondo (cf. Mc 1,14); più spesso, però, è riferito a Gesù come portatore dell'annuncio del Regno, ma soprattutto perché il lieto annuncio si attua attraverso la sua azione e la sua stessa persona, in quanto Messia e Figlio di Dio.

I predicatori cristiani che annunziarono Gesù morto e risorto, giudice dei vivi e dei morti, intendevano proporre la gioiosa notizia, il vangelo della salvezza per tutti gli uomini nel suo nome (cf. At 2,32-36; 4,10-12). I quattro libretti sono stati attribuiti dalla più antica tradizione ecclesiale a Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Essi propongono lo stesso lieto annunzio incentrato su Gesù, per questo i loro scritti furono detti "Vangeli". Più che biografie o storie del maestro, sono una presentazione di quel che Gesù era stato nella sua vita: Maestro potente in opere e parole, Messia umile, Servo sofferente, Figlio dell'uomo destinato alla morte, ma Giudice glorioso dei vivi e dei morti; inoltre di quel che a riguardo di Gesù era professato nella fede delle prime generazioni cristiane: il Signore, il Figlio di Dio, il Verbo di Dio preesistente e incarnato.

Dei quattro Vangeli tre sono detti "sinottici": Matteo, Marco e Luca; essi infatti impiegano uno schema sostanzialmente identico, al punto che li si può leggere su colonne parallele "con un solo colpo d'occhio". Lo schema riguarda l'attività di Gesù e prevede: predicazione di Giovanni il Battista; battesimo di Gesù e sua tentazione nel deserto; ministero di Gesù in Galilea; viaggio dalla Galilea verso la Giudea; ministero breve a Gerusalemme, durante il quale è messo a morte, risorge, appare ai suoi, è assunto in cielo. Solo Matteo e Luca hanno premesso a questo schema un'introduzione riguardante il cosiddetto "vangelo dell'infanzia" di Gesù. Pur impiegando uno schema comune, ogni evangelista ha caratteristiche e contenuti propri: tradizioni diverse a cui ha attinto, destinatari mirati cui indirizza il suo scritto, quindi prospettive teologiche ed ecclesiali specifiche.

Marco, considerato in genere il racconto evangelico più antico (anteriore al 70 d.C.), si rivolge a cristiani di origine pagana. Il testo è attraversato da una domanda: Chi è Gesù? Ad essa risponde fin dall'inizio con un'affermazione perentoria: Gesù è il Cristo (Messia) atteso dagli Ebrei e il Figlio di Dio (cf. Mc 1,1). Questa tesi iniziale viene provata nel corso della narrazione, mettendo il lettore a contatto diretto con i gesti compiuti da Gesù, in particolare le molte guarigioni e l'accoglienza dei peccatori, attraverso cui svela progressivamente il mistero della sua persona: Servo sofferente e Figlio di Dio. Marco, più degli altri, è il vangelo del primo annunzio e insieme dell'itinerario del credente per arrivare alla fede piena in Gesù e alla condivisione della sua vita. Marco è il Vangelo della "sequela", del cammino del discepolo dietro e con il Maestro.

Il Vangelo di Matteo è opera di un autore palestinese che scrive per cristiani di origine ebraica intorno all'anno 80 d.C. Egli dà molto spazio alle parole di Gesù, raccogliendole in cinque grandi discorsi: della montagna (cf. Mt 5-7), apostolico (cf. Mt 10), in parabole (cf. Mt 13), comunitario (cf. Mt 18), escatologico (cf. Mt 24-25). Con essi Matteo propone l'insegnamento di Gesù per la vita della comunità cristiana. Il suo è per eccellenza il Vangelo della Chiesa. Più degli altri, insiste sul compimento nella persona di Gesù delle profezie dell'Antico Testamento: non si deve aspettare più il Messia, perché è già venuto ed è Gesù di Nazaret; in lui le promesse fatte a Davide e ad Abramo si compiono (cf. Mt 1,1); la legge e la parola dei profeti in lui trovano pienezza e compimento (cf. Mt 5,17-18), perché con lui si inaugura il regno di Dio.

Il Vangelo di Luca si deve a un cristiano di provenienza pagana, un colto ellenista che si rivolge ad ambienti cristiani di cultura greca. Egli chiama Gesù "il Signore": il titolo che la Chiesa attribuì al Cristo risorto e glorificato, lo stesso che l'Antico Testamento dava a Dio. Senza attenuare le esigenze di Gesù maestro e della sua chiamata, Luca testimonia soprattutto, con delicata finezza, la misericordia di Dio che si fa uomo per comunicare agli uomini la sua grazia, a cominciare dal perdono (cf. Lc 15). Peculiare è la sua sottolineatura della destinazione universale della salvezza in Cristo. In questa direzione vanno le parole di Simeone (cf. Lc 2,22), la genealogia di Gesù fatta risalire fino ad Adamo (cf. Lc 3,38), l'interesse di Gesù per i non Ebrei, come il samaritano assunto a simbolo dell'amore cristiano (cf. Lc 10,37), l'annunzio che "il perdono dei peccati e la conversione saranno predicati a tutte le genti" (Lc 24,47).

"Il perdono dei peccati e la conversione saranno predicati a tutte le genti" (Lc 24,47).

A partire da questa indicazione si sviluppa l'altra opera di Luca, gli Atti degli Apostoli. È la testimonianza di come l'annuncio della salvezza cristiana, partito da Gerusalemme con il dono dello Spirito ai Dodici e agli altri discepoli, raggiunge progressivamente la Samaria, la Siria (Antiochia), l'Asia Minore, la Grecia e infine Roma, centro dell'impero. Attraverso Pietro e Paolo, il mondo giudaico e quello pagano sentono annunziare Cristo e il suo regno: chi lo accoglie, a qualsiasi razza appartenga, diventa membro del popolo di Dio, la Chiesa, in una reale continuità tra la promessa affidata ad Israele e il suo adempimento nello stesso Israele e nei popoli pagani. Il Vangelo e gli Atti furono scritti da Luca probabilmente intorno all'anno 80 d.C.



La Stella indica il luogo dove è nato Gesù a Betlemme.






Fonte : BibbiaEdu , http://www.bibbiaedu.it





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