venerdì 5 luglio 2019

Il Santuario della Santa Roccia della Santissima Trinità , a cura di Carlo Sarno




IL SANTUARIO DELLA SANTISSIMA TRINITA'
" VISIONE DELLA TRINITA' "
A.D. 1011
 
La "Santa Roccia della Santissima Trinità"
presso la Badia Benedettina della SS. Trinità di Cava de' Tirreni (SA)
 
a cura di
Carlo Sarno
 
 
 
 
La Santa Roccia della Santissima Trinità
dove apparve la SS. Trinità nell'A.D. 1011 sotto l'aspetto di Tre Raggi Luminosi.
 
 
Uno dei luoghi sacri più Santi della cristianità è la Santa Roccia della Santissima Trinità di Cava dove apparve più volte a Sant'Alferio nell'A.D. 1011 la Santissima Trinità sotto l'aspetto di Tre Raggi Luminosi che si dipartivano da un unico Punto Luminoso della roccia.
 
 
 

La Roccia della Grotta della Santissima Trinità ,
luogo della visione dei Tre Raggi Luminosi nell'A.D. 1011 a S. Alferio
affiorante nell'originaria chiesa medioevale.
 
 
 
  
La Santa Grotta della Santissima Trinità è poco conosciuta per la discrezione dei monaci benedettini della Badia della SS. Trinità di Cava che la custodiscono amorevolmente.
La santità benefica che ebbe origine dalla visione della Santissima Trinità Anno Domini 1011 fu immensa : una Luce salvifica apparve nell'oscurità del Medioevo! Si pensi che su quella S. Grotta detta di Sant'Alferio si fondò uno dei baluardi benedettini della cristianità medievale, e ancora oggi è segno di speranza e sostegno spirituale per tutti i credenti.
Per comprendere l'importanza redentrice che la Santissima Trinità infuse nella S. Roccia della Grotta basti pensare che  i primi quattro Padri fondatori della Badia benedettina furono canonizzati : Sant'Alferio Pappacarbone, San Leone, San Pietro Pappacarbone, San Costabile, tutti testimoni di Cristo nella santità e nell'agire miracoloso, esempi viventi dell'Amore Trinitario.
Ai quattro Santi Padri seguirono altri Abati degni di beatificazione : Beato Simeone, Beato Falcone, Beato Marino, Beato Benincasa, Beato Pietro II, Beato Balsamo, Beato Leonardo, Beato Leone II. 
E che dire poi di ben due Pontefici che si formarono sotto l'influsso dei monaci della Badia della SS. Trinità : Desiderio, che divenne prima Abate di Montecassino e poi Papa con il nome di Vittore III ; e Oddone di Chatillon, allievo di uno dei Padri San Pietro Pappacarbone, che divenne Urbano II, famoso nella cristianità per aver promosso le Crociate e la liberazione del Santo Sepolcro di Gesù Cristo a Gerusalemme.
L'irradiazione luminosa e santificante della Santissima Trinità fu irresistibile: benché Sant'Alferio si era rifugiato a vita eremitica nella Grotta della Santa Roccia , e già all'età di settant'anni, vide giungere da tutte le terre conosciute uomini in cerca di santità, che ben presto divennero sotto il terzo Abate San Pietro migliaia di monaci che costituirono l' Ordo Cavensis (Ordine Cavense) , un esercito all'epoca delle Crociate a difesa della cristianità, che diffondevano la santità, l'amore e la potenza salvifica scaturita dalla Santa Roccia della Santissima Trinità.
E' raro in tutta la cristianità trovare un luogo così santo e sorgente di santità!
Da mille anni, innumerevoli e straordinari i miracoli e gli aiuti spirituali che sono stati elargiti dal Divino, Infinito e Misericordioso Amore della Santissima Trinità per le preghiere pronunciate nel silenzio della Santa Roccia della Santissima Trinità !
 
Sito ufficiale della Badia della Santissima Trinità di Cava : www.badiadicava.it
 
 
 
Storia della visione della Santissima Trinità a Sant'Alferio
 
 
 
Come già si è scritto, la Badia della SS. Trinità di Cava, ubicata a pochi chilometri da Salerno,  fu fondata nell'Anno Domini 1011 da Sant'Alferio Pappacarbone, nobile salernitano. Questi abbracciò la vita monastica in età matura nel celebre monastero di Cluny in Francia, ma le istanze di Guaimaro III principe di Salerno lo trassero nuovamente in questa città per compiere opere di riforma nei monasteri del principato. Il desiderio però di una vita ascetica più perfetta lo spinse a rifugiarsi nella Grotta Arsicia o Metelliana nella vallata di Cava, nei pressi del ruscello Selano, dove già prima altri pellegrini e monaci benedettini si erano rifugiati di ritorno dalla Terra Santa.  Sant'Alferio ben presto videsi raggiunto da numerosa schiera di discepoli, bramosi di porsi sotto la sua monastica direzione e disciplina.
 
Scrive lo storico Paul Guillame nella seconda metà dell'800: "...Ugo da Venosa afferma che Alferio fu il primo pio benedettino a fare della cava di metelliana una stabile dimora di religiosi. Mentre il pio anacoreta fuggiva la gloria del mondo, in tutte le città vicine, la gente tessé i suoi elogi e numerose persone, per la maggior parte d’alto rango, lo pregarono di prenderli sotto la sua direzione spirituale. Tra i primi discepoli di Alferio, citeremo qui solo Leone da Lucca, che alla morte del Santo Abate governò il monastero benedettino di Cava.
In seguito a ciò gli abitanti della grotta Arsicia si trovarono presto troppo stretti. D’altra parte, per riguardo alla natura del luogo, era molto difficile estendere ulteriormente le celle dei religiosi. Fu quindi deciso di costruire una nuova abitazione in un luogo più adatto. Alferio scelse il vicino monte Sant’Elia, situato oltre il Selano, dalla cui cima la vista si stende su tutta la verde valle metelliana e su gran parte delle deliziose contrade che costeggiano il golfo di Salerno.
Secondo una tradizione costante e la testimonianza dello storico Rodolfo, le mura innalzate di giorno si trovavano distrutte all’alba del giorno dopo. L’uomo di Dio pensò allora che il Cielo non approvava il luogo che egli aveva scelto e siccome di fronte al monte Sant’Elia, in fondo - alla roccia - della grotta che aveva deciso di abbandonare vide a più riprese e di notte una luce splendente divisa in tre raggi, considerò quest’apparizione come un segno della volontà divina e decise di costruire il monastero intorno alle celle già esistenti, malgrado le evidenti difficoltà che questo progetto presentava.
Alferio cominciò col sostituire il piccolo oratorio della grotta con una chiesa più adatta. I lavori cominciarono nel 1012 a spese dello stesso Alferio e continuarono, senza interruzione, per parecchi anni. La benedizione solenne della chiesa avvenne nel 1019. Tutto il monastero, in quell’occasione, fu posto sotto la protezione della Santissima Trinità, che un tempo si era compiaciuta di indicarne il luogo e così da allora lo si indicò col nome di: monastero della Santissima Trinità della Cava..."
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La nuova fondazione acquistò ben presto grande rinomanza; principi e pontefici gareggiavano nell'arricchirla di donazioni e di privilegi, e i più illustri personaggi venivano ad abbracciarvi la vita monastica.  Tra questi va ricordato Dauferio, dei principi di Benevento, che prese l'abito benedettino sotto il nome di Desiderio; fu più tardi Abate di Montecassino e finalmente Papa col nome di Vittore III.
Sant'Alferio morì il 12 aprile 1050 in età di 120 anni, e il sacro suo corpo si venera sotto l'altare eretto nella Grotta della Santa Roccia della Santissima Trinità da lui stesso abitata.
 
PREGHIERA A  S. ALFERIO
O venerabile Padre S. Alferio, che per vie tanto misteriose foste da Dio chiamato ad essere il fondatore del Monastero Cavense, sia sempre benedetta la vostra fedelissima corrispondenza alla grazia, onde diveniste, quale Iddio vi voleva, santo e condottiero di santi. La luce di quel triplice raggio, col quale l'Augusta Tinità si degnò rivelarvi un barlume della sua gloria, non ancora si è dileguata, ma continua e continuerà a diffondere dalla vostra umile grotta splendore di santità, sino all'ultimo giorno. Fate, o caro Padre, che codesta luce rischiari i nostri passi su questa terra d'esilio, e ci guidi agli splendori eterni della Santa e Beata Trinità. Così sia. (a cura dell'Abate Mauro)
 
 


La Cappella dei Santi Padri fondatori dell'Abbazia della SS. Trinità di Cava

 




 

 
La Cappella dei Santi Padri 

La Cappella dei SS. Padri, detta anche del SS. Sacramento, introduce al luogo sacro dell'apparizione della Santissima Trinità. A sinistra dell'Altare del SS. Sacramento è la parte superiore della Grotta della Santa Roccia della Santissima Trinità, solitaria cella ove Sant'Alferio trascorse molti anni della sua vita.  Nell'arco che ne sormonta l'ingresso, l'artista G. Capone rappresentò in un affresco Sant'Alferio che di notte sul monte S. Elia, ha la visione di una Luce Celeste, che spartita in Tre Raggi, usciva da questa roccia della grotta. Al di sotto leggesi :
 
" RUSTICA OLIM RUPES TRINO NUNC LUMINE CLARA COELITUS EMISSO, PIGNORA SACRA TEGO ".
 
Sotto l'Altare un'urna di bronzo racchiude il Corpo di Sant'Alferio.
Anche qui, come nella celeberrima grotta del Gargano, ha avuto il suo culto fin dal sec. XI, il celeste debellatore del dragone, l'Arcangelo S. Michele, come attesta l'affresco di genere bizantino a destra dell'altare.  L'Arcangelo vi appare fieramente maestoso, nell'atto di colpire con la sua asta il serpente, mentre ai lati gli fanno corteggio in quel trionfo due Santi Abati.
Sotto l'Altare del SS. Sacramento brilla l'urna di bronzo dorato - dono del Cardinale G. Sanfelice, monaco di questa Badia e poi Arcivescovo di Napoli - in cui riposa S. Costabile, quarto abate.  Di fronte alla Grotta della Santa Roccia sotto il ricco altare, in un'urna cesellata si custodisce il Corpo di S. Leone, secondo abate.
Nella parete a ridosso sono conservate Reliquie insigni.  Nel centro, il mezzo busto d'argento custodisce le reliquie della Martire romana S. Felicita e dei sette suoi Figli.  Si conserva pure la reliquia della Santa Croce in una preziosa croce in filigrana d'oro, lavoro bizantino del secolo X o XI, che la tradizione vuole sia stata donata da Papa Urbano II.  Abbiamo poi la gran teca d'argento che racchiude le reliquie di San Benedetto e dei SS. Padri Cavensi.  In antiche urne sono i Corpi degli otto Abati Beati che seguirono ai primi quattro Santi : Simeone, Falcone, Marino, Benincasa, Pietro II, Balsamo, Leonardo e Leone II.
E' raro in tutta la cristianità trovare un luogo così santo e sorgente di santità!  Innumerevoli e straordinari i miracoli e gli aiuti spirituali che sono stati elargiti dal Divino Amore della Santissima Trinità per le preghiere pronunciate nel silenzio di questa Santa Cappella della Grotta della Santa Roccia della Santissima Trinità !
 



 

Brevi appunti di storia della Abbazia Benedettina della SS. Trinità di Cava





Badia della SS. Trinità di Cava de' Tirreni, SA, Italia.

L'abbazia dei Padri Benedettini della SS. Trinità di Cava dei Tirreni (SA) sorge nell'amena cornice della valle metelliana, a circa tre chilometri dalla Città di Cava dei Tirreni e a poca distanza dalla Costiera Amalfitana. L'abbazia fu fondata nel 1011 da S.Alferio, nobile salernitano di origine longobarda formatosi a Cluny.
Ben presto, sotto il terzo abate S.Pietro, divenne centro di una fiorente Congregazione, l'Ordo Cavensis (Ordine Cavense), che giunse a comprendere circa 400 dipendenze tra chiese, abbazie e priorati, e migliaia di monaci.
In tal modo essa estese la sua influenza spirituale e temporale in tutto il Mezzogiorno d'Italia grazie anche al favore dei principi salernitani, che la fecero oggetto della loro benevolenza.
Allo splendore dei primi tre secoli si accompagnò la santità: i primi quattro abati sono stati riconosciuti santi dalla Chiesa (Alferio, Leone, Pietro, Costabile), e altri otto, beati (Simone, Falcone, Marino, Benincasa, Pietro II, Balsamo, Leonardo, Leone II).
Tra i secolo XIII e XIV cominciò a declinare per l'eccessiva cura dei beni materiali, oltre che per devastazioni e spoliazioni. Elevata nel 1394 a sede vescovile, subì il fenomeno del tempo e fu affidata dal 1396 al 1497 ad abati commendatari, che la impoverirono di monaci e di sostanze cosicché nel 1497 fu aggregata alla congregazione di S. Giustina di Padova.
Da allora gli abati curarono l'osservanza monastica, gli studi e il governo pastorale della diocesi. Nel secolo XVIII la chiesa e alcune parti della badia furono ampliate e ricostruite, ma rimangono ancora cospicui elementi medievali. Importante l'archivio, con circa 15000 pergamene dall'VIII a XIX secolo, e la biblioteca, che raccoglie, tra l'altro, preziosi manoscritti e inucamboli.  In seguito alla legge di soppressione (7 luglio 1867), la Badia benedettina di Cava fu dichiarata monumento nazionale e affidata in custodia all'abate pro tempore.
Come Abbazia territoriale e stata ristrutturata dalla S. Sede nel 1979: conserva la diocesi con quattro parrocchie e gestisce i santuari di Maria SS. Avvocata sopra Maiori, dell'Avvocatella in S.Cesareo e di S. Vincenzo Ferreri in Dragonea.
 
 
 
Interno della Basilica della Badia della SS. Trinità





FONTI :

Informazioni turistiche Abbazia Benedettina della SS. Trinità di Cava :
 
Visite guidate della Abbazia Benedettina della SS. Trinità di Cava.  Percorso visita: Cattedrale, Grotta di S. Alferio, Chiostro, Nuova ed Antica Sala Capitolare, Catacombe, Museo.
Per informazioni e prenotazioni visite guidate rivolgersi ad Anna Russo tel. 347-1946957, e-mail: annarusso_04@fastwebnet.it  .
Vedi anche il links : www.badiadicava.it  .
(si ringrazia Anna Russo per la documentazione fotografica gentilmente fornita alla Redazione di Artcurel)









TRISAGIO, preghiera alla Santissima Trinità





TRISAGIO
Preghiera alla Santissima Trinità




 
TRISAGIO
 
E’ una delle preghiere più belle 
in onore della Santissima Trinità;
 
un serto di invocazioni e di lodi prese dalla Sacra Scrittura e dalla Liturgia che aprono il cuore all’adorazione, al ringraziamento e all’amore verso le tre divine Persone; un’eco solenne del “Santo - Santo - Santo” che cantano in cielo gli Angeli e i Santi, riempie l’universo e trova gioiosa risonanza nel cuore dell’uomo; “un unico ininterrotto canto di lode e di gloria alla Santa Trinità”.
 
 

O Dio, vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
 
PRIMA PARTE
Dio Santo, Dio Forte, Dio Immortale,
Abbi pietà di noi.
Padre nostro…
A Te lode, a Te gloria, a Te grazie nei secoli, o beata Trinità.
Santo, Santo, Santo, il Signore Dio dell’universo.
I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.
(Le due precedenti invocazioni si ripetono per nove volte)
Gloria al Padre a al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
 
(La seconda e la terza parte,
come la prima iniziando da Dio Santo, Dio Forte…)
 

ANTIFONA:
Benedetta la Santa Trinità, che crea e governa l’universo,
benedetta ora e sempre.
Gloria a te, o Santa Trinità,
Tu ci doni misericordia e redenzione.
 
PREGHIAMO
O Dio Padre, che hai mandato nel mondo il tuo Figlio, Parola di verità, e lo Spirito santificatore per rivelare agli uomini in mistero della tua vita, fa’ che nella professione della vera fede riconosciamo la gloria della Trinità e adoriamo l’unico Dio in tre Persone.
Per Cristo nostro Signore. Amen
Conclusione:
In Te credo,
in Te spero,
Te amo,
Te adoro, o beata Trinità.


Antifona finale:
Ave Figlia di Dio Padre,
Ave Maria di Dio Figlio,
Ave Sposa dello Spirito Santo,
Santuario della Santissima Trinità.

 




 
 
Se volete visitare la pagina del Trisagio recitato con la forma solenne, cliccare qui:
 
 















La Trinità, catechesi a cura del portale cattolico Trinitas





LA  TRINITA'


 Sommario Catechesi :
  • Introduzione sulla trinità
  • Passi della Scrittura attestanti il concetto della Trinità
  • La perfetta unità esistente tra il Figlio ed il Padre
  • I Tre operano di comune accordo
  • I Tre sono Uno e dimorano in noi
  • Conclusione



Come abbiamo dunque visto la Divinità è composta da Dio Padre, dal suo Figliuolo Gesù Cristo, e dallo Spirito Santo. Questa dottrina viene comunemente denominata la dottrina della Trinità ed è una dottrina molto importante che nel passato fu attaccata ed è tuttora attaccata da molte sètte, e possiamo dire è alla base della nostra fede. Prima di passare a dimostrare la Trinità con le Scritture voglio dire qualche parola su questo termine non presente nelle sacre Scritture. Il termine Trinità deriva dal latino Trinitas che significa ‘la riunione di tre’, una parola coniata da Tertulliano di Cartagine (uno dei cosiddetti padri della Chiesa), alla fine del secondo secolo dopo Cristo, per illustrare il concetto che la Divinità è composta da Tre persone divine, ossia il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo. Il fatto dunque che la parola Trinità non sia presente nelle Scritture è relativo, perché come abbiamo già visto e come vedremo meglio fra poco il concetto di un Dio trino è abbondantemente presente nelle Scritture. Per fare un paragone con il nome di un’altra dottrina biblica non presente (il nome) nella Bibbia è come dire che nella Bibbia quantunque non sia presente l’espressione ‘l’immortalità dell’anima’ vi è chiaramente presente il concetto dell’immortalità dell’anima. E così nella Bibbia quantunque non ci sia la parola Trinità c’è il concetto della Trinità.


Ÿ "Allora Gesù dalla Galilea si recò al Giordano da Giovanni per esser da lui battezzato. Ma questi vi si opponeva dicendo: Son io che ho bisogno d’esser battezzato da te, e tu vieni a me? Ma Gesù gli rispose: Lascia fare per ora; poiché conviene che noi adempiamo così ogni giustizia. Allora Giovanni lo lasciò fare. E Gesù, tosto che fu battezzato, salì fuor dell’acqua; ed ecco i cieli s’apersero, ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venir sopra lui. Ed ecco una voce dai cieli che disse: Questo é il mio diletto Figliuolo nel quale mi son compiaciuto" (Matt. 3:13-17). In questo evento che si verificò al Giordano vediamo il Padre che parlò dal cielo, il Figliuolo che era sulla terra che fu battezzato da Giovanni, e lo Spirito Santo che discese su lui in forma corporea a guisa di colomba.
Ÿ Gesù disse ai suoi discepoli: "Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti. E io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro Consolatore, perché stia con voi in perpetuo, lo Spirito della verità..." (Giov. 14:16-17). Gesù, mentre era ancora sulla terra con i suoi discepoli, era il Consolatore che Dio aveva mandato per consolare quelli che facevano cordoglio, ma siccome Egli doveva tornare al Padre che lo aveva mandato, pregò il Padre di dare ai suoi discepoli un altro Consolatore, appunto lo Spirito Santo il quale sarebbe rimasto con loro per sempre. Il Padre quindi, supplicato dal suo Figliuolo, ha mandato lo Spirito della verità per supplire alle necessità che si vennero a creare con la dipartenza del suo Figliuolo. Il concetto della trinità è evidente nelle parole di Gesù.
Ÿ Gesù, prima di essere assunto in cielo, disse ai suoi discepoli: "Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo...." (Matt. 28:19). Il battesimo in acqua, che ricordiamo non purifica dai peccati perché è la richiesta di una buona coscienza fatta a Dio, deve essere ministrato nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Il Signore non avrebbe mai comandato una simile cosa se Lui, il Padre e lo Spirito Santo non fossero stati uno.
Ÿ Paolo dice ai Romani: "E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, Colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi" (Rom. 8:11). In queste parole troviamo Dio Padre che ha risuscitato Gesù; il Figliuolo che é stato da Lui risuscitato; e lo Spirito Santo che Egli ha mandato nei nostri cuori. Anche qui il concetto della trinità é espresso in maniera chiara.
Ÿ Paolo, al termine di una delle sue epistole ai Corinzi, scrisse: "La grazia del Signor Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi" (2 Cor. 13:13). Anche qui le tre persone sono nominate distintamente, ma benché ciò sono una stessa cosa.
Ÿ Paolo agli Efesini dice: "V’è... un unico Spirito...V’è un solo Signore... un Dio unico e Padre di tutti, che é sopra tutti, fra tutti ed in tutti" (Ef. 4:4,5,6). Anche da queste parole comprendiamo come le tre persone divine di cui é composta la Divinità, sono distinte tra loro ma unite tra loro in perfetta unità.
Ÿ Paolo disse ai Corinzi: "Or vi é diversità di doni, ma v’è un medesimo Spirito. E vi é diversità di ministerî, ma non v’è che un medesimo Signore. E vi é varietà di operazioni, ma non v’è che un medesimo Iddio, il quale opera tutte le cose in tutti" (1 Cor. 12:4-6). Notate come Paolo menziona prima lo Spirito, poi il Signore Gesù Cristo e poi Dio. Anche queste sue parole fanno capire come queste tre persone divine, benché distinte l’una dall’altra, sono uno stesso Dio.
Ÿ La Scrittura condanna le tre bestemmie indirizzate a tutte e tre le persone della Divinità. Chi bestemmia il nome di Dio si rende colpevole di un peccato perché é scritto: "Non bestemmierai contro Dio" (Es. 22:28); anche chi bestemmia contro il Figliuol dell’uomo e contro lo Spirito Santo si rende colpevole di un peccato. Ma il fatto é che mentre coloro che bestemmiano contro Dio e contro il Figliuol dell’uomo possono essere perdonati, chi bestemmia contro lo Spirito Santo non può ottenere la remissione del suo peccato, perché Gesù disse: "Ai figliuoli degli uomini saranno rimessi tutti i peccati e qualunque bestemmia avranno proferita; ma chiunque avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non ha remissione in eterno, ma é reo d’un peccato eterno" (Mar. 3:28-29). Queste parole del Signore ci fanno capire come lo Spirito Santo sia una persona divina distinta dal Figliuolo di Dio e dal Padre; per questo noi quando parliamo del Figliuolo non parliamo dello Spirito Santo e viceversa; e perché quando parliamo del Padre non parliamo né del Figliuolo e né dello Spirito Santo, appunto perché i tre sono differenti. Per farvi capire questo concetto vi parlo in questa maniera: noi non possiamo dire che il Padre del nostro Signore Gesù Cristo é morto sulla croce per i nostri peccati, perché questo non corrisponde al vero, infatti la Scrittura dice che Cristo, il Figlio di Dio, morì sulla croce, e non il Padre. Noi non possiamo dire neppure che lo Spirito Santo sia morto per i nostri peccati perché anche questo non é vero. Noi non possiamo dire neppure che lo Spirito Santo battezza con lo Spirito Santo perché la Scrittura attesta che è Cristo che battezza con lo Spirito Santo e con il fuoco. Però, benché dobbiamo nominare separatamente il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo, e le loro caratteristiche, pure sappiamo che i tre sono una stessa cosa. Fratelli, ci troviamo davanti ad un mistero, per questo le nostre parole non riescono a spiegarlo.
Ed a proposito di misteri, a riguardo della Trinità che non è comprensibile alla mente umana, alcuni dicono che Dio non può essere onorato da un concetto che ‘nessuno capisce’ e che i cristiani devono conoscere l’Iddio che adorano per cui non c’è spazio per i misteri! Questi sono vani ragionamenti che son fatti da persone che dimenticano che Tsofar di Naama disse: "Puoi tu scandagliare le profondità di Dio? arrivare a conoscere appieno l’Onnipotente? Si tratta di cose più alte del cielo... e tu che faresti? di cose più profonde del soggiorno de’ morti... come le conosceresti?" (Giob. 11:7-8); parole queste che si possono benissimo applicare anche al concetto di Dio trino. No, non è vero che non c’è spazio per i misteri; perché lo spazio dedicato ai misteri attorno a Dio, alla sua natura e al suo modo di agire c’è ed è vasto. Ma quantunque ci siano dei misteri divini a noi non rivelati pure noi siamo pienamente consci di avere conosciuto Dio perché Giovanni dice: "Figliuoletti, v’ho scritto perché avete conosciuto il Padre" (1 Giov. 2:14); ed anche: "Chiunque ama è nato da Dio e conosce Iddio" (1 Giov. 4:7). E’ evidente però che questo non significa che per noi tutto è chiaro e non rimangano più dei misteri che riguardano Dio perché è altresì scritto: "Noi conosciamo in parte" (1 Cor. 13:9) ed anche che "ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro" (1 Cor. 13:12). Ma viene il giorno in cui conosceremo appieno come anche siamo stati appieno conosciuti. A Dio sia la gloria in eterno. Amen.


Gesù nei giorni della sua carne fece menzione della perfetta unità che vi era tra di lui e il Padre in diverse maniere. Egli disse: "Io ed il Padre siamo uno" (Giov. 10:30); "Nella vostra legge é scritto che la testimonianza di due uomini é verace. Or son io a testimoniar di me stesso, e il Padre che mi ha mandato testimonia pur di me" (Giov. 8:17-18); "Credetemi che io sono nel Padre e che il Padre é in me" (Giov. 14:11); "Le cose che il Padre fa, anche il Figlio le fa similmente. Poiché il Padre ama il Figliuolo, e gli mostra tutto quello che Egli fa; e gli mostrerà delle opere maggiori di queste, affinché ne restiate maravigliati. Difatti, come il Padre risuscita i morti e li vivifica, così anche il Figliuolo vivifica chi vuole. Oltre a ciò, il Padre non giudica alcuno, ma ha dato tutto il giudicio al Figliuolo, affinché tutti onorino il Figliuolo come onorano il Padre" (Giov. 5:19-23); "Perché come il Padre ha vita in se stesso, così ha dato anche al Figliuolo d’aver vita in se stesso; e gli ha dato autorità di giudicare, perché è il Figliuol dell’uomo" (Giov. 5:26-27); "Chi crede in me, crede non in me, ma in Colui che mi ha mandato; e chi vede me, vede Colui che mi ha mandato" (Giov. 12:44-45); "Se m’aveste conosciuto, avreste conosciuto anche mio Padre" (Giov. 14:7); "Niuno conosce appieno il Figliuolo, se non il Padre; e niuno conosce appieno il Padre, se non il Figliuolo" (Matt. 11:27); "Tutte le cose che ha il Padre, son mie" (Giov. 16:15); "E io ho dato loro la gloria che tu hai dato a me, affinché siano uno come noi siamo uno; io in loro, e tu in me" (Giov. 17:22-23). Per spiegare questa perfetta unione e collaborazione che esisteva ed esiste tuttora fra il Figliuolo ed il Padre metteremo ora a confronto fra loro alcuni passi della Scrittura.
Ÿ Gesù parlò ai Giudei della sua risurrezione in questa maniera: "Disfate questo tempio, e in tre giorni lo farò risorgere" (Giov. 2:19), facendo capire che lui stesso avrebbe risuscitato il suo corpo dopo che esso sarebbe stato ucciso; mentre Pietro disse ai Giudei: "Uccideste il Principe della vita, che Dio ha risuscitato dai morti" (Atti 3:15), facendo chiaramente capire che fu Dio a fare risorgere il corpo di Cristo Gesù.
Ÿ Gesù, quando promise ai suoi discepoli lo Spirito Santo, disse: "Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa" (Giov. 14:26), ed anche: "Ma quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli testimonierà di me" (Giov. 15:26), facendo capire chiaramente che lo Spirito Santo sarebbe stato mandato sia dal Padre che dal Figliuolo (rimane il fatto però che lo Spirito Santo procede dal Padre come disse lo stesso Gesù).
Ÿ Gesù disse, parlando delle sue pecore: "Io do loro la vita eterna" (Giov. 10:28), e nella preghiera che rivolse al Padre disse: "Padre, l’ora é venuta; glorifica il tuo Figliuolo, affinché il Figliuolo glorifichi te, poiché gli hai data potestà sopra ogni carne, onde egli dia vita eterna a tutti quelli che tu gli hai dato" (Giov. 17:1-2), facendo chiaramente capire che chi dona la vita eterna é lui. Paolo invece dice ai Romani: "Il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore" (Rom. 6:23), e Giovanni dice: "Iddio ci ha data la vita eterna" (1 Giov. 5:11), facendo ambedue capire chiaramente che è Dio a dare la vita eterna. Possiamo dunque dire che la vita eterna la dà sia il Padre che il Figliuolo.
Ÿ Gesù disse: "Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figliuolo e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno" (Giov. 6:40). Notate che Gesù qui ha detto che sarà lui a risuscitare noi che abbiamo creduto in lui. Ma è altresì scritto che sarà Dio a risuscitarci infatti Paolo ai Corinzi disse: "E Dio, come ha risuscitato il Signore, così risusciterà anche noi mediante la sua potenza" (1 Cor. 6:14).
Ÿ Paolo dice ai Romani: "... fra i quali Gentili siete voi pure, chiamati da Gesù Cristo.." (Rom. 1:6). Quindi colui che ci ha chiamati è Cristo. Ma sempre Paolo dice più avanti in questa epistola che quelli che Dio ha preconosciuti "li ha pure predestinati ad esser conformi all’immagine del suo Figliuolo, ond’egli sia il primogenito fra molti fratelli; e quelli che ha predestinati, li ha pure chiamati..." (Rom. 8:29-30). Quindi noi siamo stati chiamati da Dio e da Cristo Gesù.
Ÿ Paolo dice a Timoteo: "Io rendo grazie a colui che mi ha reso forte, a Cristo Gesù, nostro Signore, dell’avermi egli reputato degno della sua fiducia, ponendo al ministerio me..." (1 Tim. 1:12). Questo significa che Paolo fu approvato da Cristo che lo stimò degno della sua fiducia affidandogli il ministerio della Parola. Lo stesso apostolo dice ai Tessalonicesi: "... siccome siamo stati approvati da Dio che ci ha stimati tali da poterci affidare l’Evangelo, parliamo in modo da piacere non agli uomini, ma a Dio che prova i nostri cuori" (1 Tess. 2:4). Quindi lui era stato approvato da Dio e da Cristo Gesù.
Ÿ Paolo disse agli anziani di Efeso: "Ma io non fo alcun conto della vita, quasi mi fosse cara, pur di compiere il mio corso e il ministerio che ho ricevuto dal Signor Gesù..." (Atti 20:24). Quindi fu Cristo a stabilirlo ministro del Vangelo, e questo lo confermò anche a Timoteo quando gli disse che lui rendeva grazie a Cristo che lo aveva reputato degno della sua fiducia ponendo al ministerio lui che prima era stato un bestemmiatore, un persecutore e un oltraggiatore (cfr. 1 Tim. 1:12-13). Ma ai Colossesi Paolo dice che fu Dio a dargli il ministerio: ‘... io sono stato fatto ministro, secondo l’ufficio datomi da Dio per voi di annunziare nella sua pienezza la parola di Dio" (Col. 1:25).


I seguenti esempi mostrano come il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo operano tutte le cose assieme e di comune accordo.
Ÿ L’uomo fu creato dal Padre, dal Figliuolo e dallo Spirito Santo.
Nel libro della Genesi, a riguardo della creazione dell’uomo, troviamo scritto: "Poi Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza..." (Gen. 1:26). Queste parole mostrano come Dio, quando parlò, usò il verbo al plurale e non al singolare infatti egli non disse: ‘Farò’, ma bensì: "Facciamo". Con chi parlò? Con gli angeli forse? Affatto, perché essi sono delle creature. Egli parlò con la Parola che era con Lui, e con lo Spirito eterno che era altresì con Lui.
Ÿ Dio, la Parola e lo Spirito Santo ci hanno formato nel seno di nostra madre.
Davide dice a Dio: "Poiché sei tu che hai formato le mie reni, che m’hai intessuto nel seno di mia madre...." (Sal. 139:13). Elihu disse a Giobbe: "Lo Spirito di Dio mi ha creato..." (Giob. 33:4). Giovanni dice che "ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei" (Giov. 1:3) riferendosi alla Parola di Dio; e quindi noi siamo stati formati dalla Parola di Dio nel seno di nostra madre.
Ÿ L’apostolo Paolo fu mandato a predicare da Dio Padre, dal Figliuolo e dallo Spirito Santo.
A Tito, l’apostolo Paolo dice: "Paolo, servitor di Dio e apostolo di Gesù Cristo per la fede degli eletti di Dio e la conoscenza della verità che é secondo pietà, nella speranza della vita eterna la quale Iddio, che non può mentire, promise avanti i secoli, manifestando poi nei suoi proprî tempi la sua parola mediante la predicazione che é stata a me affidata per mandato di Dio, nostro Salvatore..." (Tito 1:1-3), facendo intendere che egli fu mandato a predicare da Dio Padre. Ai Corinzi lo stesso apostolo dice: "Cristo non mi ha mandato a battezzare ma ad evangelizzare..." (1 Cor. 1:17), facendo capire che lui fu mandato a predicare ai Gentili dal Figliuolo di Dio. Se poi a questi passi si aggiunge quello che dice: "Essi [Barnaba e Saulo] dunque, mandati dallo Spirito Santo, scesero a Seleucia, e di là navigarono verso Cipro" (Atti 13:4) allora noteremo come furono tutti e tre, cioè il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo, che di comune accordo mandarono Paolo a predicare l’Evangelo ai Gentili.
Ÿ Per ciò che concerne la nostra salvezza dobbiamo dire che i tre, cioè il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo, hanno operato assieme in perfetta collaborazione.
Il Padre ha mandato lo Spirito Santo secondo che è scritto: ".. lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome..." (Giov. 14:26), il quale ci ha convinti quanto al peccato, alla giustizia ed al giudizio secondo che é scritto: "E quando sarà venuto, convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia, e al giudizio" (Giov. 16:8); poi Egli ci ha attratti al Figliuolo secondo che disse Gesù: "Niuno può venire a me se non che il Padre, il quale mi ha mandato, lo attiri" (Giov. 6:44), ed anche: "Tutto quel che il Padre mi dà, verrà a me" (Giov. 6:37); ed il Figliuolo ci ha salvati dai nostri peccati secondo che é scritto: "Cristo ci ha affrancati perché fossimo liberi" (Gal. 5:1).
Ÿ Il processo di trasformazione all’immagine del Figliuolo di Dio che é cominciato in noi e che sta tuttora proseguendo è compiuto da tutte e tre le persone della Deità, nessuna esclusa.
Ecco i passi che lo confermano. Paolo ai Filippesi dice: "Dio è quel che opera in voi il volere e l’operare, per la sua benevolenza" (Fil. 2:13). Ai Corinzi egli dice: "Cristo che verso voi non é debole, ma é potente in voi" (2 Cor. 13:3), e sempre ai Corinzi dice: "E noi tutti, contemplando a faccia scoperta, come in uno specchio, la gloria del Signore, siam trasformati nella stessa immagine, di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore" (2 Cor. 3:18 Diod.).
Ÿ L’opera di santificazione è compiuta da Dio Padre, dal Figliuolo e dallo Spirito Santo.
Le seguenti Scritture lo confermano: Paolo dice ai Tessalonicesi: "Or l’Iddio della pace vi santifichi Egli stesso completamente..." (1 Tess. 5:23). Lo scrittore agli Ebrei afferma: "Poiché e colui che santifica [Cristo] e quelli che son santificati, provengon tutti da uno..." (Ebr. 2:11). Pietro dice nella sua epistola che noi siamo stati "eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito..." (1 Piet. 1:2).
Ÿ Per ciò che concerne la guida dobbiamo dire che siamo guidati da Dio, dal suo Cristo e dallo Spirito Santo.
Le seguenti Scritture lo confermano. Nei Salmi è scritto di Dio : "Poiché questo Dio è il nostro Dio in sempiterno; egli sarà la nostra guida fino alla morte" (Sal. 48:14). In Matteo, Gesù dice: "E non vi fate chiamar guide, perché una sola è la vostra guida, il Cristo" (Matt. 23:10). In Giovanni é scritto: "Ma quando sia venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità" (Giov. 16:13).
Noi credenti riconosciamo di conoscere in parte, riconosciamo che la conoscenza di questo mistero è troppo alta per noi, tanto alta che noi non ci possiamo arrivare; a ciascuno di noi la Scrittura dice tuttora: "Puoi tu scandagliare le profondità di Dio? arrivare a conoscere appieno l’Onnipotente? Si tratta di cose più alte del cielo...e tu che faresti? di cose più profonde del soggiorno de’ morti...come le conosceresti? La lor misura è più lunga della terra, più larga del mare" (Giob. 11:7-9). Siamo in grado, per ora, solo di esaminare le Scritture che parlano del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo, ma non siamo in grado di spiegare come i tre sono una stessa cosa. Noi non abbiamo tre dii, perché noi non siamo politeisti come lo sono tante popolazioni sulla terra; ma noi abbiamo un solo Dio, in Lui crediamo, Lui conosciamo, Lui amiamo, Lui serviamo, Egli é l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo; abbiamo pure un solo Signore, il Figlio di Dio; ed abbiamo pure un unico Spirito nei nostri cuori, quello eterno del nostro Dio per il quale gridiamo: Abba! Padre! Queste tre persone sono Dio ab eterno in eterno. Amen.


Ora vediamo delle Scritture dalle quali si comprende che in noi figliuoli di Dio dimorano sia il Padre che il Figliuolo che lo Spirito Santo.
Ÿ La Parola attesta che Dio il Padre dimora in noi con queste parole.
Gesù disse: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui" (Giov. 14:23).
Giovanni dice: "Chi confessa che Gesù é il Figliuol di Dio, Iddio dimora in lui, ed egli in Dio" (1 Giov. 4:15). Paolo dice: "Poiché noi siamo il tempio dell’Iddio vivente, come disse Iddio: Io abiterò in mezzo a loro e camminerò fra loro..." (2 Cor. 6:16).
Ÿ La Parola attesta che Gesù Cristo, il Figlio di Dio dimora in noi in queste maniere.
Gesù disse: "Dimorate in me, e io dimorerò in voi... Colui che dimora in me e nel quale io dimoro porta molto frutto..." (Giov. 15:4,5). Paolo dice agli Efesini: "Io piego le ginocchia dinanzi al Padre,... perch’Egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, d’esser potentemente fortificati mediante lo Spirito suo, nell’uomo interiore, e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori..." (Ef. 3:14-17). Ai Colossesi, lo stesso apostolo dice: "Ai quali [ai santi] Iddio ha voluto far conoscere qual sia la ricchezza della gloria di questo mistero fra i Gentili, che é Cristo in voi, speranza della gloria" (Col. 1:27). Ai Galati: "Sono stato crocifisso con Cristo, e non son più io che vivo, ma é Cristo che vive in me.." (Gal. 2:20). Ai Romani: "E se Cristo é in voi, ben é il corpo morto a cagion del peccato..." (Rom. 8:10). Ai Corinzi: "Esaminate voi stessi per vedere se siete nella fede; provate voi stessi. Non riconoscete voi medesimi che Gesù Cristo é in voi?" (2 Cor. 13:5).
Ÿ La Parola attesta nelle seguenti maniere che lo Spirito Santo dimora in noi (tenete presente che Esso é chiamato sia Spirito di Dio che Spirito del suo Figliuolo).
Gesù disse: "Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi" (Giov. 14:17). Paolo dice ai Romani: "Or voi non siete nella carne ma nello spirito, se pur lo Spirito di Dio abita in voi; ma se uno non ha lo Spirito di Cristo, egli non é di lui" (Rom. 8:9). Ai Corinzi egli dice: "Non sapete voi che il vostro corpo é il tempio dello Spirito Santo che é in voi, il quale avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?" (1 Cor. 6:19). Ai Galati: "E perché siete figliuoli, Dio ha mandato lo Spirito del suo Figliuolo nei nostri cuori, che grida: Abba, Padre" (Gal. 4:6). A Timoteo: "Custodisci il buon deposito per mezzo dello Spirito Santo che abita in noi" (2 Tim. 1:14). Giacomo dice: "Ovvero pensate voi che la Scrittura dichiari invano che lo Spirito ch’Egli ha fatto abitare in noi ci brama fino alla gelosia?" (Giac. 4:5).
Come potete vedere fratelli, queste Scritture parlano in maniera chiara; in noi abita Dio, Cristo Gesù e lo Spirito Santo. Ma come possiamo comprendere tutto ciò? Non possiamo, possiamo solo accettarlo per fede per ora. O profondità della sapienza e della conoscenza di Dio, quanto imperscrutabili sono le sue opere!


Per concludere vi esorto, fratelli, a rimanere attaccati alla dottrina della Trinità, perché tutti coloro che se ne allontanano cadono in molti e gravi errori dottrinali che sono la conseguenza della negazione del concetto trinitario di Dio.
Vi esorto quindi a guardarvi da tutti coloro che pur dicendosi Cristiani negano in una maniera o nell’altra la Trinità; alcuni nomi, i ‘Gesù solo’ (Pentecostali antitrinitari), i Testimoni di Geova, i Mormoni, i membri della Chiesa del Regno di Dio (i seguaci di un certo A. Freytag), i seguaci di Moon, e tanti tanti altri. Deponete nel vostro cuore tutte quelle Scritture che attestano il concetto della Trinità, che parlano della divinità di Gesù Cristo e dello Spirito Santo, al fine di averle sempre pronte sulle labbra nel caso foste interrogati sulla Trinità.





Fonte :
Portale Cattolico Trinitas : http://www.trinitas.info









La Santa Trinità e la Santa Famiglia nella spiritualità di Fratel Gabriele Taborin, di Marco Bertinetti





MARCO BERTINETTI

La Santa Trinità e la Santa Famiglia
Antologia di documenti su 
Frère Gabriel Taborin (1799-1864)
Fondatore dei Fratelli della Sacra Famiglia

Pro manuscripto – Torino – gennaio 2013



INTRODUZIONE

Dopo attenta analisi dei Consultori Storici (1985) e dei Consultori Teologi (1990) della Congregazione per le Cause dei Santi, il 14 maggio 1991 il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II ha dichiarato "Venerabile" il Servo di Dio Fratel Gabriele Taborin (AAS 83 (1991) 772-777).
Vissuto nell'epoca successiva alla Rivoluzione, Frere Gabriel Taborin (1799-1864) è nell'Ottocento l'unico religioso laico francese fondatore di una Congregazione di Fratelli: i “Freres de la Sainte-Famille” (di Belley), dediti all'educazione cristiana dei giovani nel contesto delle comunita parrocchiali. Nello sperimentare e nell'esplicitare il carisma educativo (attraverso l'insegnamento scolastico, la catechesi e l'animazione liturgica) Fratel Gabriele rielabora la spiritualita cattolica comune in una sintesi originale, la vive, la propone ai suoi Fratelli e ne diffonde la proposta a tutte le categorie di persone attraverso i suoi scritti pastorali (destinati a studenti, a cristiani in ritiro spirituale e a membri di una confraternita).
Per farsi un'idea dei destinatari da lui raggiunti nell'attivita pastorale, si tenga presente che nel 1864, anno della sua morte, la Congregazione contava circa 152 Fratelli professi, di cui 145 destinati in 55 posti tra Francia e Savoia. Tra il 1835 e il 1864 la loro presenza e stata registrata in 22 diocesi della Francia, in 1 degli U.S.A. e in 4 diocesi della Savoia.
Furono molto richiesti ovunque, soprattutto da parroci di comunita rurali, tra i quali il santo curato d'Ars, Giovanni Maria Vianney, che con il loro Fondatore ha intessuto un rapporto di stima concreta e di profonda amicizia (dal 1837 al 1859). Non va dimenticato che gli iscritti alla confraternita da lui fondata raggiunsero, gia nel 1862, il numero di circa 5000.
Fratel Gabriele ha vissuto la sua prima giovinezza come catechista, insegnante ed animatore liturgico nella sua parrocchia e ha successivamente continuato a mettere questo carisma-ministero a disposizione della Chiesa attraverso la Congregazione di cui e diventato Fondatore.
Quale spiritualita cristiana vive e propone Fratel Gabriele? Quale il suo "riferimento spirituale"? Chi sono per lui i "Patroni" della Congregazione? E quali dati lo esplicitano? Quale "mistero cristiano" egli sceglie come riferimento spirituale della Congregazione da lui fondata?
Questo libro offre una serie di documenti che consentono di dare una risposta a queste domande. Una riflessione teologica conclusiva offrira alcuni lineamenti di sintesi. I materiali contenuti in questo libro sono stati estratti dalla ricerca teologica di BERTINETTI MARCO, La spiritualità nazareno-trinitaria di Frère Gabriel Taborin (1799-
1864), Tesi di dottorato, Universita Pontificia Salesiana, Roma 2012.
NB: D'ora in poi numeri accanto alle abbreviazioni sono le pagine del corrispondente libro citato.


ABBREVIAZIONI – BIBLIOGRAFIA
ACPA TABORIN G., L'Ange conducteur des pélerins d'Ars, ou petit manuel de piété à l'usage des fidèles qui aspirent à la sanctification. Approuvé par Mgr. A. R. Devie, évêque de Belley, Belley, Maison-Mere 1850 (rist. Chieri 1989).
ASFB Archives de la Sainte-Famille de Belley (Maison Gabriel Taborin) – Francia
ASFC Archives de la Sainte-Famille de Chieri (Villa Brea) – Italia
ChS TABORIN G., Chemin de la Sanctification, ou guide de la jeunesse et des familles dans les exercices de la vie chrétienne, Belley, Impr. J.-B. Veuillon 1843 (rist. Chieri, Arti Grafiche SA.FA. 1987).
CSF TABORIN G., Constitutions et Règlements des Frères dits de la Sainte-Famille formés à Belmont, arrondissement et Diocèse de Belley (Ain), Roma, FSF 1980.
G TABORIN G., Guide des Frères de la Sainte-Famille, contenant les règles de conduite qui leur sont prescrites, et qui sont approuvées par mgr. l'Evêque de Belley, premier supérieur de l'Institut, Bourg, Imprimerie de Bottier 1839 (rist. Barcellona 1969).
L TABORIN G., Lettres (1835-1864), voll. I-XX, Freres de la Sainte-Famille, Roma 1970-1983.
LC TABORIN G., [Lettres] Circulaires adressées aux Frères de la Sainte-Famille par le frère Gabriel, de 1843 à 1864 (contenente anche Historique et Testament spirituel olographe), Maison-Mere, Belley 1969 (traduzione italiana: Circolari ai Fratelli della Sacra Famiglia. Autobiografia e testamento spirituale, Chieri, Arti Grafiche SA.FA. 1995).
MCSA TABORIN G., Manuel des confrères de Sainte Anne, renfermant des pratiques de piété et tout qui concerne la Confrèrie de Sainte Anne, mère de la très-sainte Vierge, Belley, Impr. Leguay 1863 (rist. Chieri, Arti Grafiche SA.FA. 1992).
NG TABORIN G., Nouveau Guide des Frères de la Sainte-Famille, contenant les Règles et les Prières en usage dans leur Congrégation, approuvée par notre Saint Père le Pape, Belley, Impr. Leguay 1858 (rist. Barcellona 1969).
P CONGREGATIO PRO CAUSIS SANCTORUM - OFFICIUM HISTORICUM, Bellicen. Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Gabrielis Taborin Fundatoris Instituti Fratrum a S. Familia (+1864). Positio super virtutibus ex officio concinnata, Roma, Tip. Guerra 1985.
TEC TABORIN G., Le trésor des écoles chrétiennes, ou livre de lecture à l'usage des élèves des Frères de la Sainte-Famille, Lyon-Paris, J. B. Pelagaud 1860 (rist. Chieri, Arti Grafiche SA.FA. 1991).
Vie FREDERIC F., Vie du Révérend Frère Gabriel Taborin. Notes sur le Révérend Frère Gabriel
Taborin, recueillies par le Frère Frédéric, Chieri, Edition Freres de la Sainte Famille 1986; trad. it. BOUVET F., Vita di Fratel Gabriele Taborin. Note sul Reverendo fratel Gabriele Taborin raccolte da fratel Federico, Chieri, Arti Grafiche SA.FA. 1990.



La Congregazione dei Fratelli della Santa Famiglia
è stabilita per onorare
«la Santa Trinità e le sante virtù di Gesù, di Maria e di Giuseppe»
(Costituzioni del 1836)
Articolo I
La Società dei Fratelli della Santa Famiglia è stabilita per onorare la Santa Trinità. Gli associati ne faranno la loro festa secondaria. Essi diranno molto rispettosamente tutti i giorni tre volte: il mattino, a mezzogiorno e alla sera, il "Gloria al Padre"; inoltre l'aggiungeranno ancora una volta soltanto alla fine di tutti i loro lavori e dei loro esercizi di pietà.
Perchè tutte le loro azioni siano meritorie davanti a Dio, avranno cura di pensare nello stesso tempo che e nel nome e per la gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo che essi devono cominciarle e finirle, seguendo le parole di san Paolo: "sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio" (1Cor 10,31).
Articolo II
La Società dei Fratelli della Santa Famiglia e inoltre stabilita per onorare le sante virtù di Gesù, di Maria e di Giuseppe, per attirarsi la loro protezione durante la vita e nell'ora della morte. La suddetta Società sarà conosciuta esclusivamente con il titolo di Congregazione od Ordine della Santa Famiglia [...]. Gli associati faranno la festa della Santa Famiglia tutti gli anni [...].
Articolo III
La Società, non potendo essere messa sotto piu grandi, piu santi e piu potenti auspici di quelli di Gesù, di Maria e di Giuseppe, i Fratelli si stimeranno fortunati di essere ricevuti nella Congregazione della Santa Famiglia.
Essi si sforzeranno dunque di attirare la protezione dei loro santi Patroni con la pratica di tutte le virtu di cui essi hanno dato l'esempio soprattutto della carita, dell'umilta, della castita, della poverta, della pazienza e dell'obbedienza.
I Fratelli prenderanno tutti i mezzi per unirsi quaggiu ai loro santi protettori con la preghiera e la meditazione, al fine di essere uniti un giorno a loro nella beata eternità. A questo scopo faranno molto devotamente ogni giorno, nei tempi designati e con la piu grande esattezza, tutte le preghiere, letture e meditazioni, che sono loro definite nelle presenti Costituzioni. (CSF 19-21)



Immaginetta «La Santa Trinità e la Santa Famiglia»
divulgata da Fratel Gabriele all'epoca di Belmont (1833-1840)


Negli anni di Belmont Fratel Gabriele divulga questa immaginetta su tela che raffigura: da una parte i cuori di Gesu, Maria e Giuseppe con l'invocazione "Cuori di Gesù, di Maria e di Giuseppe, fate che viviamo in voi"; e dall'altra, con la rispettiva scritta esplicativa, «la Santa Trinità e la Santa Famiglia". Dove compare la Santa Famiglia, Giuseppe tiene un giglio con la mano destra, Gesù soltanto (al centro) ha l'aureola e dietro alla sua testa appare una croce, Maria tiene uno scapolare, con la mano sinistra, che porta incise le lettere "J.M.J.". Sopra la croce compare la colomba dello Spirito Santo. E, al di sopra di tutti, sopra le nuvole, compare la figura di Dio Padre. La Trinità e tutta circonfusa di luce.



Preambolo prestampato su fogli per lettere ufficiali
(Costituzioni del 1836)

Alla maggior gloria della Santissima Trinità
e in onore di Gesù, di Maria e di Giuseppe,
nostri santi patroni e protettori,
[...]

Le Costituzioni del 1836 stabiliscono che i superiori maggiori di ogni casa di noviziato siano muniti di un sigillo o timbro da apporre su atti ufficiali e si servano dei fogli gia intestati con un'effigie e con un preambolo stampato, che recita: "Alla maggior gloria della Santissima Trinità e in onore di Gesù, di Maria e di Giuseppe, nostri santi patroni e protettori, io superiore legittimo [...]" (CSF 121).
"Le effigi rappresentano la Santa Trinità e la Santa Famiglia; l'effigie di nostro Signore e nel mezzo, quella della santa Vergine a destra e quella di san Giuseppe a sinistra; essi si tengono tutti e tre per mano, la santa Vergine tiene nella mano destra una corona del rosario e san Giuseppe porta un giglio nella mano sinistra; nostro Signore ha un'aureola intorno alla testa; dietro l'aureola e la testa si intravvede una croce; all'estremità di questa croce vi e una piccola colomba che rappresenta lo Spirito Santo; al di sopra della colomba si percepiscono due braccia distese e la testa di un venerando vegliardo con una grande barba e circondato da una grande raggiera" (CSF 120-121).



I bottoni dell'abito talare (1841)
"Riguardo all'abito dei Fratelli [...] I bottoni della loro tonaca saranno collocati a due pollici di distanza e porteranno l'impronta del timbro dell'Istituto, in cui vi sono le effigi della Santa Trinita e della Santa Famiglia" (Lettera del maggio 1841, n. 0313).
— — —
In un pro-memoria preparato per la commissione speciale di cardinali, incaricata di studiare la situazione della Congregazione ai fini dell'approvazione, Fratel Gabriele dispone, per distinguere la tonaca talare dei Fratelli insegnanti da quella dei preti, la possibilità, già precedentemente suggeritagli, di introdurre la facciola blu bordata di nero – al posto di quella bianca – (Cf. L I 68; II 155) e che "i bottoni dell'abito dei Fratelli portino lo stampo del timbro dell'Istituto, in cui vi sono le effigi della Santa Trinità e della Santa Famiglia" (P 995; cf. L II 20).
Sebbene abbia poi deciso di soprassedere sulla questione dei bottoni (L II 24, Lettera n. 0318 del 01-09-1841), perchè aveva percepito che non era stata apprezzata dai cardinali, essa é comunque un dato di cui tenere conto e che fa riflettere su quanto per lui fosse importante questo riferimento spirituale.



La Santa Famiglia e la Santa Trinità sono i Patroni della nostra Congregazione (1844)
"Riguardo all'eccellente signore di cui mi avete procurato la felice conoscenza, avendomi fatto sperare che egli ci avrebbe fatto dono di un quadro della Santa Famiglia che avrebbe dipinto lui stesso, e avendomi detto di inviargli l'immaginetta che rappresenta la Santa Famiglia e la Santa Trinità che sono i Patroni della nostra Congregazione, vi sarei doppiamente riconoscente di fargliela avere con la preghiera di farci un quadro che contenga tutti i personaggi e i simboli nell'ordine in cui sono collocati nell'immaginetta. Vorremmo che fosse almeno di 5 piedi e mezzo di altezza su una larghezza proporzionata. Io ignoro il numero della via del domicilio del nostro futuro benefattore, altrimenti avrei scritto direttamente a lui" (L III 149).
— — —

E' del 1844 una lettera di Fr. Gabriele ad un fabbricante di ornamenti di chiesa di Lione, in cui parlando di un quadro fa un riferimento esplicito al patrocinio della Congregazione. Ecco il testo integrale originale:
05-08-1844 N° 0803
A M. Chaland, a Lyon.
Mon cher Monsieur Chaland,
Je suis impatient de recevoir votre reponse au sujet des rabats qui nous pressent on ne peut plus. Veuillez donc bien me dire sans retard d'une maniere positive si vous pourrez nous en envoyer au moins deux grosses pour la fin du courant et au prix de 3 francs la douzaine, tout bien confectionnes: nous ne pourrions absolument pas depasser ce prix. Je vous recommande d'une maniere toute speciale la figure de la statue de la Sainte Vierge et de son enfant, ainsi que celle du Christ que je vous ai commandees: c'est une faveur toute particuliere que je vous demande. Je desire que vous m'envoyiez cela pour le plus tard le 14 du courant avec les autres objets que j'ai retenus chez vous.
L'excellent monsieur, dont vous m'avez procure l'heureuse connaissance, m'ayant fait esperer qu'il nous ferait don d'un tableau de la Sainte Famille qu'il peindrait lui-meme et m'ayant dit de lui envoyer la petite gravure qui represente la Sainte Famille et la Sainte Trinite qui sont les Patrons de notre Congregation, je vous serais doublement reconnaissant de la lui remettre avec priere de nous faire un tableau qui renfermat tous ses personnages et symboles dans l'ordre qu'ils sont places dans la petite gravure. Nous serions bien charmes de l’avoir pour le 17 septembre, jour de note fete. Nous voudrions qu'il eut au moins cinq pieds et demi de hauteur sur une largeur proportionnee. J'ignore le numero de la rue du domicile de notre futur bienfaiteur, sans cela je lui aurais ecrit.
Veuillez bien lui faire agreer mes respects et ma reconnaissance.
En attendant que je puisse avoir l'honneur de le faire moi-meme, recevez...



Il blasone
descritto nelle Costituzioni del 1836
(e compare sulle Circolari dal 1843 al 1864)
Fratel Gabriele, fin dalle Costituzioni del 1836, descrive lo stemma con le seguenti parole:
"Le effigi rappresentano la Santa Trinità e la Santa Famiglia; l'effigie di nostro Signore e nel mezzo, quella della santa Vergine a destra e quella di san Giuseppe a sinistra; essi si tengono tutti e tre per mano, la santa Vergine tiene nella mano destra una corona del rosario e san Giuseppe porta un giglio nella mano sinistra; nostro Signore ha un'aureola intorno alla testa; dietro l'aureola e la testa si intravvede una croce; all'estremita di questa croce vi e una piccola colomba che rappresenta lo Spirito Santo; al di sopra della colomba si percepiscono due braccia distese e la testa di un venerando vegliardo con una grande barba e circondato da una grande raggiera " (CSF 120-121).
La Nuova Guida del 1858 precisa inoltre: "Nel sigillo, di forma ovale, saranno collocate le effigi della Santa Trinità e della Santa Famiglia, sormontate da una scritta contenente queste parole: “Gloria a Dio”. Ai piedi del Figlio (≪Enfant≫) Gesù vi sara una stella e un alloro..." (NG 487).



La medaglia del Superiore Generale
descritta nella Nuova Guida del 1858



La Nuova Guida stabilisce che durante "cerimonie religiose" all'interno delle case dei Fratelli, il Superiore Generale "porterà sul petto una medaglia della Santa Famiglia conforme a quella del fondatore" (NG 439). Viene utilizzata a modo di enkolpion, tipico della tradizione ecclesiale orientale. In essa (ASFB) e riprodotto il blasone della Congregazione, raffigurante la Santissima Trinità e la Santa Famiglia.



Immaginetta «La Santa Famiglia»
«Dopo la Trinità, la Santa Famiglia»

"Dopo l'augusta Trinità del cielo, non vi è nulla di cosi degno della nostra venerazione e del nostro amore come l'amabile trinita della terra, Gesu, Maria e Giuseppe.
Dopo le tre persone divine, non vi e proprio nessuno a cui siamo piu debitori che a Gesù, Maria e Giuseppe. Infine dopo le tre persone divine, non vi è proprio nessuno che dobbiamo invocare con più fiducia che Gesù, Maria, Giuseppe"

 


Questa immaginetta (ASFB), diffusa da Fratel Gabriele, raffigura la Santa Famiglia e sul retro riporta la scritta riportata qui in alto.



Lo stendardo da processione
descritto in una lettera ad un parroco nel 1844 (L III 134)




Dello stendardo da processione (ASFC), probabilmente già usato dai Fratelli all'epoca di Belmont, vi è la descrizione in una lettera scritta da Fratel Gabriele il 18- 06-1844 a Don Descostes, parroco di "Massingy pres de Rumilly" in Alta Savoia (L III 134). Su di un lato (recto) compaiono la Santa Trinità e la Santa Famiglia sovrastate dalla scritta "Santa Famiglia proteggeteci"; la scritta sottostante riporta: "a Gesù Maria e Giuseppe siamo sempre uniti". Sull'altro (verso) e raffigurato San Francesco di Sales, patrono della Savoia, sovrastato dalla scritta "San Francesco di Sales prega per noi".



«Trinità terrestre, in relazione diretta con il Cielo»
(Circolare 23-08-1847)

Nella lettera circolare annuale del Fondatore ai suoi Fratelli del 23 agosto 1847 compare per la prima volta l'espressione "Trinità terrestre" applicata alla Santa Famiglia, mentre se ne ricorda la data della festa:
" [5] Se e vero, miei carissimi Fratelli che dove è il nostro tesoro, là è anche il nostro cuore (Mt 6,21), [2] il cuore dei cristiani e soprattutto quello di un Religioso della Santa Famiglia, dovrebbe essere sovente, o piuttosto sempre, sotto l'umile tetto di Nazareth, nel grembo (sein) di quell'augusta Famiglia che riunisce tutte le virtu divine e umane. [3] Sola in relazione diretta con il Cielo, questa Trinità terrestre, come la chiamano san Bonaventura e san Giovanni Damasceno, si offre al nostro amore con mille benefici: [4] Gesu e il nuovo Adamo, Maria e la nuova Eva, e Giuseppe il custode di queste due perle preziose: tutti e tre sono il nostro tesoro; non cerchiamone proprio altri altrove perche, all'infuori, non troveremmo che polvere, menzogna e seduzione. [5] Quanto siamo dunque fortunati, miei carissimi Fratelli, ad aver scelto un simile tesoro con la nostra vocazione! [7] Non perdiamolo mai di vista; il nemico della salvezza ce lo rapirebbe subito, se ci allontanassimo dai nostri augusti e santi Protettori, cessando di praticare le virtu di cui noi troviamo in loro dei cosi bei modelli, o abbandoniamo in modo riprovevole la Società che ha l'onore di portare il nome di questa augusta e santa Famiglia [6] che noi dobbiamo onorare con un culto tutto particolare" (LC 48-49).



«Trinità terrestre, in relazione diretta con il Cielo»
(Angelo guida 1850)

Nella terza parte del Manuale di Pietà L'Angelo guida dei pellegrini di Ars (1850), destinato ad ogni categoria di cristiani, si trova una raccolta di litanie (santi, nome di Gesù, Maria, Giuseppe, Provvidenza, Angeli custodi, ecc.). Fratel Gabriele introduce in questo modo quelle della Santa Famiglia:
"[1] Nel mondo, si pensa ai propri antenati, e ce ne si fa gloria; la Religione non potrebbe dimenticare i suoi. [2] Il buon cristiano si trasporta sovente in spirito di fede, sotto l'umile tetto di Nazareth, dove si ritrova ancora in grembo a questa augusta famiglia che riunisce tutte le virtu divine e umane. [3] Sola in relazione diretta con il Cielo, questa Trinità terrestre , come la chiamano san Bonaventura e san Giovanni Damasceno, si offre al nostro amore con le sue attrattive (charmes) e con i suoi benefici (bienfaits). [4] GESU' è il nuovo Adamo, MARIA è la nuova Eva, e GIUSEPPE il custode di queste due perle preziose: tutti e tre sono il nostro tesoro, e formano la Santa Famiglia. [5] Ricorrete
frequentemente a questo tesoro: quanti beni ne trarrete! [6] Onorate la Santa Famiglia in tutti i modi possibili; [7] sforzatevi di imitare le sue virtu, [8] e siate sicuri che vi assistera, che vi prendera sotto la sua protezione. [9] Dite sovente, a questo fine, e con devozione le seguenti Litanie: (seguono le Litanie della Santa Famiglia)" (ACPA 395-396).



«Trinità terrestre, in relazione diretta con il Cielo»
(Nuova Guida 1858)

Nella seconda parte della Regola intitolata Nuova Guida (1858), all'interno del capitolo ventiseiesimo dedicato agli "esercizi di pietà per certi giorni dell'anno", vengono chiariti il significato e l'importanza della "festa" liturgica (solennità) della Santa Famiglia:
"La festa della Santa Famiglia e stata istituita dal Fondatore per essere la festa propria dell'Associazione; cosi deve essere la più cara a tutti i Fratelli, che hanno avuto la fortuna di arruolarsi sotto gli auspici di Gesù, Maria e Giuseppe, prendendoli come patroni particolari. [5] Nostro Signore ha detto che dove è il nostro tesoro, là è anche il nostro cuore [Mt 6,21]. [2] Il cuore di un cristiano, e soprattutto quello di un Fratello della Santa Famiglia, dovrebbe essere sovente sotto l'umile tetto di Nazareth, nel grembo (sein) di questa augusta Famiglia che riunisce tutte le virtu divine e umane. [3] Sola in relazione diretta con il Cielo, questa Trinità terrestre, come la chiamano san Bonaventura e san Giovanni Damasceno, si offre al nostro amore con mille benefici: [4] Gesù è il nuovo Adamo, Maria è la nuova Eva, e Giuseppe il custode di queste due perle preziose. [5] I Fratelli si stimeranno fortunati ad aver scelto un simile tesoro; [7] e per piacere ai loro augusti e santi Patroni, si sforzeranno di praticare le virtu di cui trovano in loro dei cosi bei modelli. [6] Essi devono onorarli con un culto tutto particolare, ed e a questo scopo che e stata stabilita l'amabile festa di cui si tratta, cosi come l'Ufficio che le e proprio (questo ufficio, come abbiamo visto, contiene la messa, i vespri e la compieta) [...] [9] Questa festa di famiglia religiosa deve essere molto preziosa per tutti i membri dell'Associazione, sia a motivo dei beni spirituali che vi sono annessi e dell'indulgenza plenaria che il Sommo Pontefice accorda in questo giorno ai Fratelli, sia perche [8] essa contribuisce a rafforzare i legami che li uniscono in Gesu, Maria e Giuseppe. Questa festa deve essere per loro una festa tutta celeste; essa deve rappresentare, per quanto cio si possa fare quaggiu, un'immagine delle feste del Paradiso" (NG 305-307).



«Dopo l'adorabile Trinità, la Santa Famiglia»
(Nuova Guida 1858)

Nella seconda parte della Regola intitolata Nuova Guida (1858) il Fondatore sottolinea per i suoi Fratelli ciò che ritiene piu importante a livello pratico e spirituale. Due paragrafi mettono a fuoco i due elementi piu importanti della Congregazione: il nome dei Patroni e il nome di "Fratello" (Frère). Sia il "nome" della Congregazione, cioè della Santa Famiglia, sia il "nome" di Fratello (Mt 28,10.16ss) vengono messi in relazione con Gesù e con il mistero della Trinità.
"Ogni Corporazione religiosa ha ricevuto un nome che le è proprio, ed è stata quasi sempre posta sotto il nome di un Santo o di una Santa; ma non ce n'è una che sia stata posta sotto la protezione dei piu grandi Santi, se non quella dei Fratelli della Santa Famiglia. [3] Che cosa c'e infatti di piu grande nel cielo, dopo l'adorabile Trinità, della Santa Famiglia, GESU', MARIA E GIUSEPPE? Chi ha dato le piu belle lezioni di sapienza, i piu grandi esempi di virtu e di santita? chi ha piu credito e potenza nel cielo degli augusti e santi Patroni dei Religiosi della Santa Famiglia? [1] Nel mondo si pensa al proprio rango, al proprio nome, ai propri antenati, e ce ne si fa gloria. La Religione non potrebbe più dimenticare i suoi; [2] e per questo che i Fratelli si ricorderanno con una santa gioia che, sotto l'umile tetto di Nazareth, abitava la piu augusta e la piu santa Famiglia, e che e da essa che la loro pia Congregazione ha tratto il bel nome che essa porta: nome salutato e venerato da tutti con rispetto. [6] I Fratelli non permetteranno mai che la loro Associazione ne prenda un altro.[7] Quanto sarebbe colpevole chi, invece di benedire e di venerare questo nome tanto bello, e tanto caro ai degni Fratelli dell'Associazione, venisse a disonorarlo con una vita che non rispondesse affatto alla sua professione e alla condotta dei suoi santi Patroni Gesù, Maria e Giuseppe, al solo nome dei quali ogni testa deve inclinarsi! [9] I Fratelli si ricorderanno che pronunciando devotamente il santo nome di Gesù, si mettono i demoni in fuga, e pronunciandolo devotamente in articulo mortis baciando la propria croce di professione, acquisteranno una indulgenza plenaria. [9] Si ricorderanno anche che acquisteranno cento giorni d'indulgenza ogni volta che faranno una delle invocazioni seguenti, e avranno cura di farle parecchie volte al giorno. Prima: Gesù, Maria e Giuseppe, vi dono il mio cuore e la mia anima. Seconda: Gesù, Maria e Giuseppe, assistetemi quando sarò in agonia. Terza: Gesù, Maria e Giuseppe, fate che dopo la mia morte la mia anima si trovi in
pace presso di voi nel cielo. [5] Ah! Quale immensa risorsa (ressource) il Religioso della Santa Famiglia può trovare nei santi Patroni della sua Congregazione! [7-8] Se sa attirare la loro protezione, mai perirà, qualsiasi cosa gli accada; e quando la sua ultima ora sarà venuta, avrà l'insigne fortuna di morire tra le braccia di Gesù, Maria e Giuseppe, dopo essersi consacrato a loro e averli imitati durante la sua vita". (NG 49-51).



Immaginetta del 1861
«La Santa Trinità e la Santa Famiglia»



Sotto all'immagine compare la seguente preghiera:
"O adorabile Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, illuminatemi con le vostre luci divine, non abbandonatemi allà fragilita della mia carne, alla leggerezza del mio spirito e alla malizia dei miei nemici. O amabile Santa Famiglia, Gesù, Maria e Giuseppe, proteggetemi durante l'esilio di questa vita, prendetevi cura del mio corpo e della mia anima e assistetemi nell'ora della morte. Così sia".
— — —
Fratel Gabriele conobbe a Parigi il tipografo Bertin, in Rue St-Sulpice 6, e gli chiese di stampare questa immaginetta. Da maggio ad agosto 1861 si susseguì una fitta corrispondenza tra i due: il tipografo sottoponeva le bozze e Fr. Gabriele segnalava ritocchi e correzioni grafiche da apportare. Già la cura minuziosa dei dettagli e l'ordine di una prima tiratura di 3100 copie (e di 300 copie iniziali per la litografia) dice quanto questa iniziativa fosse importante per Fr. Gabriele e necessaria per l'apostolato dei Fratelli (ASFB).


Labaro da processione
(l'immagine della Santa Famiglia e la stessa dell'immaginetta del 1861).




Il labaro (ASFC) portato in processione nella festa della Santa Famiglia mostra due immagini: ● su di un lato (recto) la Santa Famiglia di Nazareth in piedi, sormontata da un cartiglio con le parole «Santa Famiglia pregate per noi» (con le immagini: Gesu al centro, nell'eta di un dodicenne e con alle spalle una croce, tiene per mano Giuseppe alla sua destra e Maria alla sua sinistra); ● sull'altro (verso) la Santissima Trinita, sormontata da un cartiglio con le parole «Santa Trinità proteggeteci» (con le immagini: a destra Dio Padre, seduto su un trono di nube, tiene nella mano destra uno scettro e nella mano sinistra il mondo; a sinistra ― quindi alla destra del Padre ― il Figlio risorto seduto sullo stesso trono di nube, tiene nella mano destra la croce e con la mano sinistra indica come intercessore verso il basso (l'umanita pellegrinante); in altro tra i due la colomba dello Spirito Santo circondata da raggi di luce)



Eucologia
Ogni giorno
al mattino (dopo la comunione – durante la Messa, culto latreutico trinitario) e alla sera recita dell' "orazione universale alla Santa Trinità e alla Santa Famiglia" in latino;
con scansione triadica, recita delle litanie (da Fratel Gabriele preferite proprio per l'invocazione trinitaria iniziale) del santo Nome di Gesù al mattino, di san Giuseppe a mezzogiorno e della beata Vergine Maria alla sera;
nei vari momenti della giornata, recitare le altre preghiere caratterizzate ora dall'orientamento trinitario ora da invocazioni alla Santa Famiglia.
Ogni domenica
recita dell'Ufficio "con l'intenzione di onorare la Santa Trinità e la Santa Famiglia" (NG 584; cf. 276)
Ogni anno
celebrazione solenne, e con concorso di popolo, della festa (solennità) della Santa Famiglia con la Messa e l'Ufficio propri appositamente approvati (NG 305-307)


Le litanie
(invocazioni trinitarie e ai santi patroni)
La struttura quotidiana dell'Ufficio proprio della Congregazione e data dalle litanie del santo nome di Gesù al mattino, quelle di san Giuseppe prima di pranzo e quelle della santa Vergine alla sera. Alle litanie Fratel Gabriele attribuisce una grande importanza, perche "sono composte da una serie di invocazioni giaculatorie che si rivolgono prima alla Santa Trinità, poi ai Santi con lo scopo di onorarli e di invocare la loro potente protezione" (Cf. G 136-138, 168-171, 219-220; NG 272; cf. 558-560, 655-657, 672-674).
Infine le "litanie della Santa Famiglia" vengono utilizzate soprattutto per il giorno della loro festa patronale annuale; e viene consigliato ad ogni cristiano di recitarle "ogni tanto" (ChS 339) o "frequentemente", con "sentimenti di fede e di devozione": "se ne raccoglieranno grandi frutti", soprattutto quando le si dice ogni giorno della novena particolare (ACPA 395-396).


Le litanie
(invocazioni trinitarie e ai santi patroni)

Signore, pietà
Cristo, pietà
Signore, pietà.
Cristo, ascoltaci.
Cristo, esaudiscici.
Padre del cielo, che sei Dio, Abbi pietà di noi.
Figlio, Redentore del mondo, che sei Dio, Abbi pietà di noi.
Spirito Santo, che sei Dio, Abbi pietà di noi.
Santa Trinità, unico Dio, Abbi pietà di noi.

1 - Litanie del Santo Nome di Gesù → AL MATTINO

2 - Litanie di San Giuseppe → PRIMA DI PRANZO
Fratel Gabriele esprime la volontà di «onorare» Giuseppe «accanto a» Maria (ChS 259) e «come» Maria (NG 273)
alcune invocazioni degne di nota:
"San Giuseppe, aiuto di Maria, prega per noi
San Giuseppe, padre del Figlio di Dio, prega per noi
San Giuseppe che hai salvato il Salvatore del mondo, prega per noi
San Giuseppe, sposo vergine della Vergine madre, prega per noi".

3 - Litanie della Beata Vergine Maria → ALLA SERA

╬Litanie della Santa Famiglia → ALLA FESTA PATRONALE
alcune invocazioni degne di nota:
"Santa Famiglia del Verbo incarnato, abbiate pietà di noi
Santa Famiglia, immagine dell'augusta Trinità sulla terra, ...
Santa Famiglia, oggetto delle compiacenze del Padre celeste, ...
Santa Famiglia, che avete vissuto nascosta e sconosciuta al mondo, ...
Santa Famiglia, modello di tutte le famiglie cristiane, abbiate pietà di noi".



La Messa

Nel rito tridentino, che era ordinariamente seguito nelle celebrazioni ai tempi di Fratel Gabriele, la finalità ultima di ogni Messa è quella di rendere lode alla Santissima Trinità: sono indizio di questa struttura il Kyrie, il Gloria, la preghiera offertoriale Suscipe Sancta Trinitas, l'orazione finale Placeat tibi, Sancta Trinitas e il fatto che il Prefazio della Santissima Trinita non fosse utilizzato solo il giorno della festa omonima, ma presente in tutto il ciclo domenicale ordinario.

Verso la fine dell'Offertorio, prima del "Pregate, fratelli":

Suscipe, sancta Trínitas,
hanc oblationem, quam tibi offerimus
ob memoriam passionis, resurrectionis, et
ascensionis Iesu Christi Domini nostri:
et in honorem beatae Mariae semper Virginis, et
beati Ioannis Baptista, et sanctorum
Apostolorum Petri et Pauli, et istorum, et
omnium Sanctorum:
ut illis proficiat ad honorem,
nobis autem ad salutem;
et illi pro nobis intercedere dignentur in coelis,
quorum memoriam agimus in terris.
Per eumdem Christum Dominum nostrum.
Amen.
* * *
Accetta, o Santissima Trinità,
questa offerta che ti facciamo
in memoria della passione, risurrezione e
ascensione di nostro Signore Gesù Cristo,
e in onore della beata sempre Vergine Maria, di
san Giovanni Battista, dei santi Apostoli Pietro e
Paolo, di questi [martiri le cui reliquie sono
nell'Altare], e di tutti i Santi,
affinche ad essi sia d'onore
e a noi di salvezza,
e si degnino d'intercedere per noi in Cielo,
mentre noi facciamo memoria di loro in terra.
Per il medesimo Cristo nostro Signore.
Cosi sia.


Verso la fine della Messa, prima della benedizione finale:

Placeat tibi, sancta Trínitas,
obsequium servitutis mea:
et praesta: ut sacrificium,
quod oculis tuae Maiestatis indignus obtuli,
tibi sit acceptabile,
mihique, et omnibus, pro quibus illud obtuli,
sit, te miserante, propitiabile.
Per Christum Dominum nostrum. Amen.
* * *
O santa Trinità, ti piaccia
l'omaggio della mia servitù,
e concedi che questo sacrificio, offerto da
me, indegno, agli occhi della tua Maestà,
a Te sia accetto,
ed a me e a quelli per i quali l'ho offerto,
torni giovevole, per tua misericordia.
Per Cristo nostro Signore. Così sia.

Per i Fratelli partecipare alla Messa è un dovere quotidiano inderogabile (NG 218):
"I Fratelli ascolteranno una messa tutti i giorni≫, anche se fossero in viaggio. Nel caso fossero impediti a farlo, "sarà loro facile ascoltarla spiritualmente, in qualsiasi momento del giorno o della notte, dato che, quando per noi e notte, ci sono dei paesi in cui il giorno inizia e vi si celebra la messa", realizzazione e compimento promessa del Signore contenuta nell'insegnamento del profeta Malachia (Ml 1,11 «Dall’oriente all’occidente grande è il mio nome fra le nazioni e in ogni luogo si brucia incenso al mio nome e si fanno offerte pure, perché grande è il mio nome fra le nazioni. Dice il Signore degli eserciti»).



«Orazione universale alla Santa Trinità e alla Santa Famiglia»
(al mattino dopo la Comunione e ai Vespri)

Deus, Pater Domini nostri Jesu Christi,
origo atque creator omnium [...]
per Spiritum Sanctum
firma nos in gratia interioris hominis [...]
ut dum eorum merita recolimus,
intercessionis effectum sentiamus:
maxime beatae Mariae Virginis
sanctique Joseph,
honorificorum patronorum
defensorumque nostrorum:
quorum memoriam laetantes agimus,
supplici voce auxilium imploramus [...]
Ob eorum merita, quaesumus, Domine,
ac potissimum divini Filii tui,
propitius esto nostrae Congretationi, [...]
hanc a te exposcimus gratiam,
Deus omnipotente,
in nomine Filii tui carissimi,
qui tecum vivit et regnat
in unitate Spiritus Sancti.
Per omnia saecula saeculorum. Amen.
* * *
Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
origine e creatore di tutte le cose [...]
mediante lo Spirito Santo
rafforzaci nella grazia dell'uomo interiore [...]
mentre onoriamo i loro meriti,
ne sperimentiamo l'efficace intercessione:
in particolare della beata Vergine Maria
e di san Giuseppe ,
nostri gloriosi patroni e protettori:
di cui celebriamo, con gioia, la memoria,
mentre con voce supplichevole
imploriamo il loro aiuto [...]
Per i loro meriti, Signore, e soprattutto
per quelli del tuo divino Figlio , ti supplichiamo:
sii propizio alla nostra Congregazione, [...]
Con insistenza ti chiediamo questa grazia,
Dio onnipotente,
nel nome del tuo Figlio amatissimo,
che con te vive e regna
nell'unita dello Spirito Santo.
Per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Al mattino (durante la Messa, nel ringraziamento dopo la comunione) e alla sera (al termine dei vespri) si dice in latino "l'orazione universale alla Santa Trinità e alla Santa Famiglia, in cui si prega per ogni sorta di persone e in cui si domanda tutto cio che riguarda i beni dell'anima e del corpo" (G 188-189). Di questa preghiera (in latino e in francese) esiste una prima formulazione in un manoscritto del 1836, mai pubblicato, di G. TABORIN, Recueil des exercices de piété, s.p..



Ogni persona è profondamente unita alla Trinità

L'immagine della persona umana che emerge dagli scritti di Fratel Gabriele è fondata su una visione antropologica eminentemente trinitaria; ogni persona umana, corpo e anima, è in rapporto costante con la Trinità. Parlando "del corpo dell'uomo, della sua bellezza, della sua finalità e della cura di cui bisogna prendersi", egli ricorda che "noi dobbiamo rispettare il nostro corpo in un modo tutto particolare, poichè è una delle piu belle opere di Dio, le sue membra sono le membra di Gesù Cristo, esso e la dimora della nostra anima e il tempio dello Spirito Santo, a partire dal nostro battesimo≫ (ChS 12).
Del battesimo egli ricorda la formula trinitaria (ChS 79) e commenta "Questo rito [...] applica all'uomo i meriti del divino Salvatore, per donargli una nuova nascita, che lo rende figlio di Dio, membro di Gesù Cristo, tempio dello Spirito Santo, e che gli da' il diritto al regno celeste, come erede di Dio e coerede di Gesù Cristo" (ChS 80). Per riuscire a vivere in castità, i Fratelli devono ricordarsi che "essi sono i templi viventi dello Spirito Santo, che la loro anima e la sposa di Gesù Cristo, che i loro augusti patroni Maria e Giuseppe erano vergini" (NG 28). Nell'apostolato i Fratelli hanno il dovere di vigilare anche sulla castità dei loro alunni perchè "i nostri corpi sono le membra di Gesù Cristo e i templi dello Spirito Santo" (NG 81).
Quando Fratel Gabriele parla dei malati e dei poveri che i Fratelli che saranno chiamati a servire nelle prigioni e negli ospedali, ma anche nelle parrocchie in cui si trovano (CSF 116), esorta alla "carita", all' "ospitalita spirituale e corporale" nei loro confronti. Dunque dall'amore di Dio Trinità, cosi come si è rivelato, Fratel Gabriele faceva derivare il primo criterio per esercitare la carità: considerare, guardare e servire le persone secondo una prospettiva trinitaria:
≪Nostro Signore ce lo assicura: “Nessuno ha carita piu grande di colui che dona la sua vita per il suo nemico” [cf. Gv 15,13] e tutti gli associati devono essere disposti ad esporre la loro [vita] per la salvezza del prossimo, amico o nemico, cattolico o eretico, cristiano o infedele; dovranno farsi tutto a tutti per conquistare tutti a Gesu Cristo [...]. Si convinceranno che e una verita ferma il fatto che i poveri, per quanto spregevoli siano in apparenza, sono le membra di Gesu Cristo, i figli del Padre celeste, i coeredi del Figlio, i templi dello Spirito Santo, le immagini viventi della Santa Trinita e i loro fratelli, poiche essi hanno tutti uno stesso Padre e attendono una stessa eredita. Se e un onore servire Gesu Cristo nei suoi membri infermi sulla terra, e anche un mezzo sicuro per rendersi simili a Lui≫ (CSF 113-115).



Nel «nome» e per la «gloria» della Trinità
(biografia di Fratel Federico Bouvet)

"Nel nome e per la gloria del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Sia gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo,
ora e sempre, e nei secoli dei secoli.
Cosi sia!"
— — —
Fratel Federico Bouvet è il primo biografo contemporaneo del Fondatore. Nella sua opera, composta fra il 1879 e il 1891, dedica un intero paragrafo a "La sua devozione verso la santissima Trinita e verso i Patroni dell'Istituto"; estrapolando alcuni passaggi delle Circolari che il Fondatore inviava ai Fratelli, espone dapprima le invocazioni frequenti di Fratel Gabriele alla Trinita e alla Santa Famiglia, poi richiama l'immagine fatta da lui stampare e raffigurante insieme le due "Trinita", in terzo luogo sottolinea alcune espressioni liturgiche della devozione alle singole persone della Santa Famiglia (Vie 436-439).
Egli annota in primo luogo: "Le sue meditazioni e preghiere non erano, per così dire, che invocazioni al nome adorabile delle tre persone divine. "Nel nome e per la gloria del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" – diceva abitualmente all'inizio dei suoi esercizi di pietà – "Sia gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Cosi sia!"  Le ripeteva molto sovente durante la giornata. Oh! Quando si ama davvero, si prova piacere nel ripetere sovente le stesse invocazioni" (Vie 436).
E illustrandone lo spirito di preghiera, aggiunge: "tra i suoi discepoli chi non ricorda ancora con quale ardore si rivolgeva a Dio nelle sue iniziative e perplessita? Egli faceva tutto a gloria di Dio; in tutte le cose importanti incominciava con queste parole: “Nel nome e per la gloria del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Cosi sia”" (Vie 456).



CONCLUSIONE

I documenti riportati in queste pagine si rivelano indizi convergenti (a livello normativo, iconografico, eucologico e catechistico) che testimoniano in modo evidente la volonta di Fratel Gabriele Taborin di proporre "la SS. Trinita e la Santa Famiglia" abbinate come riferimento spirituale per i Fratelli della sua Congregazione e per tutti i cristiani. Egli ha espresso tutto cio da "catechista", cioe in modo pratico, non teorico. Per Fr. Gabriele i Patroni della Congregazione – lo afferma chiaramente – sono ≪la Santa Famiglia e la Santa Trinita≫: e questo il "mistero" cristiano che egli sceglie come riferimento spirituale.
In modo analogo, seppur diverso, sempre in Francia, avevano scelto lo stesso "mistero" di riferimento alcuni Fondatori — come Jean-Pierre Medaille (1610-1669), Pierre Bienvenu Noailles (1793-1861) e Basile-Antoine Moreau (1799-1873) — di Congregazioni presenti e attive all'epoca di Fratel Gabriele (1799-1864).
Dai documenti illustrati in questo studio risulta di una evidenza inoppugnabile che Fratel Gabriele abbia scelto e proposto "la Santa Famiglia e la Santa Trinità" unite come riferimento spirituale per se, per i Fratelli della sua Congregazione e per tutti i beneficiari del loro apostolato. Per usare un paragone, si potrebbe dire che, per Fratel Gabriele, la Santa Famiglia e come un "dito puntato" che indica l' "orizzonte" a cui bisogna volgere costantemente lo sguardo, cioe la SS. Trinità di Dio.
Si potrebbe dire che Fratel Gabriele ha vissuto e proposto una spiritualità nazarenotrinitaria. Egli non coltiva una spiritualita "nazaretana" nel senso che si limiti al periodo in cui Gesù, Maria e Giuseppe sono vissuti insieme  a Nazareth. Non si sofferma mai ad immaginare la loro vita familiare a Nazareth come invece fanno altri autori spirituali o Fondatori e Fondatrici dell'Ottocento. A lui interessa la Santa Famiglia nel suo essere in passato "trinita terrestre" e al presente "famiglia celeste". Si tratta invece di una spiritualità "nazarena" nel senso che fa riferimento alle loro singole persone (diremmo: Gesu di Nazareth, Maria di Nazareth e Giuseppe di Nazareth), nelle loro relazioni interpersonali (nell'unione del vincolo di Famiglia) e nelle loro relazioni con Dio Trinità.
E si tratta contemporaneamente di una spiritualita "trinitaria" perchè guarda alla Santa Famiglia "dopo l'adorabile Trinità", nell'ottica del suo essere "unica in relazione diretta con il Cielo, Trinità terrestre", "immagine dell'augusta Trinità sulla terra". L'imitazione delle virtù di Gesù, Maria e Giuseppe è finalizzata ad "onorare la Santa Trinità" e fare tutto per la gloria di Dio, come hanno fatto loro.
Il fatto che Fratel Gabriele si orienti a considerare complementari Maria e Giuseppe, centrale Gesù ed essenziale la loro relazione con la Trinità Divina, può costituire il suggerimento a prediligere e a coltivare una progressiva complementarietà fra mariologia e josefologia nelle loro imprescindibili dimensioni cristocentrica e trinitaria.
Gesù, Maria e Giuseppe sono le persone, unite tra loro (nell'unicita della famiglia teandrica), "immerse" nella vita della Trinita nell'atteggiamento di accoglimento del Mistero e di dono di questo all'umanita. Cosi i cristiani, uniti nella Chiesa: in qualita di discepoli di Cristo vivono "immersi" ("battezzati") nel mistero del Dio Unitrino e in qualità di apostoli di Cristo sono chiamati ad "immergere" ("battezzare") tutte le nazioni nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Questo insegna a guardare e a trattare ogni persona, a partire da se stessi, come creatura voluta e amata da Dio Padre, preziosa perche redenta dal sangue di Gesu Cristo e illuminata e santificata dallo Spirito Santo.
In quest'ottica trinitaria Fratel Gabriele, facendo gli auguri del nuovo anno ai suoi Fratelli, scrive loro: "L'Onnnipotente conserverà la vostra salute e voi l'adopererete, con zelo sempre crescente, per fare il bene che Dio, la società e i Superiori attendono da voi: sarete perseveranti nella vostra santa vocazione fino alla morte; fuggirete il peccato e tutte le occasioni per commetterlo; sarete colmi delle consolazioni divine e dei sette doni dello Spirito Santo; avrete lo spirito del vostro santo stato e porterete dappertutto il buon profumo di Gesù Cristo: tutto questo vi procurerà la felicità in questa vita e vi meriterà il Paradiso nell'altra" (LC 363).
La centralità di Cristo si manifesta nel fatto che e proprio l'accoglienza di Gesù Cristo (che ascolta il Padre lasciandosi guidare dallo Spirito Santo) che immerge nella vita trinitaria. Per questo anche nel ministero educativo i Fratelli sono chiamati ad attuare la stessa katabasi e la stessa kenosi che Cristo stesso ha realizzato nella sua incarnazione e missione salvifica: occorre "imitare la profonda umiltà e l'ineffabile carità dell'Uomo-Dio, che ci ha insegnato ad amare i fanciulli, e a diventare piccoli e semplici come loro, annunciandoci che il regno dei cieli appartiene solo a quelli che somigliano a loro" (LC 291), coltivare "buona condotta e zelo nel portare il profumo del divino Salvatore tra i ragazzi interessanti delle nostre buone popolazioni della campagna facendoci piccoli come loro per conquistarli tutti a Gesu Cristo≫ (LC 144), perche ≪per elevare il ragazzo fino a se occorre saper discendere fino a lui≫ (LC 223). I Fratelli devono fare questo ovunque: sono chiamati ad ≪imitare nostro Signore Gesu Cristo il quale, quando era sulla terra, insegnava nelle borgate, nei villaggi e nelle città, ovunque era chiamato dalla gloria del Padre" (LC 371).
E la Trinità, Dio amore, che è sorgente di unità nella Congregazione (e nella stessa Chiesa): ≪cio che contribuisce grandemente alla felicita, alla prosperita e alla forza di una corporazione religiosa [...] e lo spirito di corpo e di famiglia. Esso trae la sua sorgente dalla carita, e per conseguenza da Dio, che e la carita stessa≫ (LC 446; cf. NG 37, 55. L'Entretien Familial IX (1966), 758-761; XV (1984), 51).
E l'agire di Dio Padre che e sorgente della virtu della laboriosità e dell'autorità educativa. E l'obbedienza del Figlio eterno che è sorgente sia della sottomissione di Gesù all'autorita paterna-materna-divina sia dell'evangelizzazione. E l'azione interiore dello Spirito Santo che e sorgente della castità che fa fruttificare la capacità di amare.
Il culto taboriniano della Santa Famiglia come "Trinita terrestre" o come "immagine dell'augusta Trinità sulla terra" apre gli occhi sul centro di questo "mistero": il Figlio eterno di Dio nel farsi piccolo, nel farsi uomo, "mette in relazione" , cioè collega e unisce, con Dio Padre attraverso lo Spirito Santo e "mette in relazione" le persone fra di loro. Alla luce di ciò diventa più comprensibile il carisma educativo taboriniano: attraverso l'insegnamento e l'animazione del culto, unire le persone alla Trinità e tra loro in Dio. Le due "Trinita≫ sono esempi di virtù che possono essere chiamate relazionali, non tanto le virtù della singola persona, ma le virtù specifiche che riflettono il fine ultimo della visione taboriniana della vita religiosa, cioè una relazione con Dio vissuta nell'orientare la propria vita e quella delle altre persone alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime (Cf. L I 9,25,30,142,101; II 3,11,13-14).
In questo senso la Santa Famiglia e la Santa Trinità costituiscono il nucleo catalizzatore che unifica ed illumina tutti gli aspetti della vita cristiana dei fedeli e religiosa dei Fratelli. Risultano ora quanto mai illuminanti e ricche di significato le considerazioni dello storico estensore della Positio e dell'ottavo consultore teologo per la causa di beatificazione e
canonizzazione: "Il rapporto fra la Santa Trinità del cielo e la Santa Famiglia, “trinità della terra”, e stato frequentemente sottolineato da Fr. Gabriele nei suoi scritti. Questo rapporto [...] è alla base della spiritualita dell'Istituto" (P LIV);
"Il Servo di Dio non aveva una formazione teologica sistematica, e tanto meno completa, non avendo fatto studi superiori. Ma è sorprendente notare come egli metta sovente in relazione tra loro la Trinità Divina e la Santa Famiglia di Nazaret: mistero e nascondimento. Il suo pensiero, più che con parole, lo esprime con immagini stampate che presentano unite la Trinità Divina e la Santa Famiglia" (CONGREGATIO PRO CAUSIS SANCTORUM - OFFICIUM HISTORICUM, Bellicen. [...] Relatio et Vota Congressus peculiaris super Virtutibus, 78).
Non essendo teologo, non si trovano nei suoi scritti descrizioni estese di questa spiritualità, ma nella sua azione pastorale pratica egli la propone in modo molto convinto, sintetico e completo. Si potrebbe utilizzare il seguente paragone: se questa spiritualità nazareno-trinitaria fosse un "libro", si potrebbe dire che Fratel Gabriele ne offre l' "indice" e suggerisce, in questo modo, di cercare gli "argomenti" che lo compongono nella ricca Tradizione della Chiesa cattolica.
E' questo il compito che ci spetta: cominciare ad elaborare una spiritualità nazarenotrinitaria organica, dal punto di vista teologico, fruibile dai cristiani di oggi.



BIOGRAFIE – STUDI
ACHIGAR N., Vocabulario Taboriniano, Montevideo, Hermanos de la Sagrada Familia 1995.
AFONSO DE SANTA CRUZ, Quando a Obra é de Deus (Irmão Gabriel Taborin), Cutiriba, Edicoes Rosario 1986.
BECHIS E., Tonaca senza prete. Il Servo di Dio Fratel Gabriele Taborin, fondatore dell'Istituto della Sacra Famiglia di Belley, Torino, Borla 1964.
BERZAL T., Guida, Cammino, Angelo, Tesoro. Gli scritti di Fr. Gabriele Taborin. Antologia di testi, Belley, Freres de la Sainte-Famille 2004.
—, Taborin (Gabriel), in Dictionnaire de spiritualité ascétique et mystique, doctrine et histoire, t. XV, Paris, Beauchesne 1991, coll. 1-3.
BIEMMI E., Le défi d'un religieux laïc au XIX siècle. Le Frère Gabriel Taborin (1799-1864), These du Doctorat d'Histoire des Religions - Anthropologie Religieuse (Universite de Paris – Sorbonne) et de Theologie (Institut Catholique de Paris – Faculte de Theologie et de Sciences Religieuses), Paris 1995.
BOUCHARD F., Frère Gabriel Taborin à l'école de la Sainte Famille. Préf. de Mgr. Guy Bagnard; Postf. de Frère Théodore Berzal, Paris, Salvator 2004.
CARLIER L., Le très révérend frère Gabriel Taborin, fondateur et premier supérieur de l'Institut des Frères de la Sainte-Famille de Belley, Grenoble, Impr. Saint-Bruno 1927.
CENTRO DI SPIRITUALITA NAZARENA E TABORINIANA, G. M. G. I vincoli che ci uniscono in Gesù, Maria e Giuseppe. Spiritualità della Famiglia SA. FA., Roma, s.e. 2011.
CHARBONNET J., Un ami du Curé d’Ars: Gabriel Taborin (1799-1864) fondateur des Frères de la Sainte-Famille de Belley, ≪Le Bugey≫, 73 (1986) 14-30.
FERRARIS I., Fratel Gabriele Taborin, fondatore dei Fratelli della Sacra Famiglia, Chieri, s.e. 1945.
FREDERIC F., Vie du Révérend Frère Gabriel Taborin. Notes sur le Révérend Frère Gabriel Taborin, recueillies par le Frère Frédéric, Chieri, Edition Freres de la Sainte Famille 1986; trad. it.
BOUVET F., Vita di Fratel Gabriele Taborin. Note sul Reverendo fratel Gabriele Taborin raccolte da fratel Federico, Chieri, Arti Grafiche SA.FA. 1990.
GARCIA LOPEZ E., Gabriel Taborin religioso laical, catequista y fundador, in ≪Vida Nueva – Suplementos≫, Madrid, Publicaciones Claretianas 1994.
JOLY L., Les Saints du diocèse de Belley, Bourg-en-Bresse, Impr. Jeanne-d'Arc 1932.
MOSCATELLI E., Gabriele, amico di Dio. Biografia di fratel Gabriele Taborin, fondatore dei Fratelli della Sacra Famiglia, Chieri, Fratelli della Sacra Famiglia 1982.
—, Via del Capitolo 7, Torino, Fratelli della Sacra Famiglia 2002.
—, Fratel Gabriele Taborin, fondatore dei Fratelli della Sacra Famiglia, Torino, Fratelli della Sacra Famiglia 2012.
SECHAUD P., Frère Gabriel Taborin, fondateur des Frères de la Sainte-Famille, Poligrafato, Belley 1983; trad. ingl. Gabriel Taborin. Simply a brother, Davao City, s.e. 2001.
SICCARDI C., Semplicemente fratello. Gabriele Taborin. L'amico del Curato d'Ars, Cinisello Balsamo, San Paolo 2009.
ZIND P., Gabriel Taborin, Fondateur des Frères de la Sainte-Famille de Belley, ≪L'Entretien Familial≫, IX (1963), 66-81.



INDICE
03 – INTRODUZIONE
04 – ABBREVIAZIONI – BIBLIOGRAFIA
05 – ≪La Santa Trinita e le sante virtù di Gesù, di Maria e di Giuseppe≫ (1836)
06 – Immaginetta ≪La Santa Trinità e la Santa Famiglia≫ (1833-1840)
07 – Preambolo prestampato su fogli per lettere ufficiali (1836)
08 – I bottoni dell'abito talare (1841)
09 – I Patroni della nostra Congregazione (1844)
10 – Il blasone descritto nelle Costituzioni del 1836
11 – La medaglia del Superiore Generale (1858)
12 – Immaginetta ≪La Santa Famiglia≫
13 – Lo stendardo da processione (1844)
14 – ≪Trinita terrestre, in relazione diretta con il Cielo≫ (Circolare 23-08-1847)
15 – ≪Trinita terrestre, in relazione diretta con il Cielo≫ (Angelo guida 1850)
16 – ≪Trinita terrestre, in relazione diretta con il Cielo≫ (Nuova Guida 1858)
17 – ≪Dopo l'adorabile Trinita, la Santa Famiglia≫ (Nuova Guida 1858)
18 – Immaginetta del 1861
19 – Labaro da processione
20 – Eucologia
21 – Le litanie
22 – La Messa
23 – "Orazione universale alla Santa Trinità e alla Santa Famiglia"
24 – Ogni persona è profondamente unita alla Trinità
25 – Nel ≪nome " e per la ≪gloria" della Trinità
26 – CONCLUSIONE
29 – BIOGRAFIE – STUDI



Frere Gabriel Taborin
(1799-1864)
— — —
Benedetto sei tu, Signore nostro Dio, Trinità Santissima,
perchè vive per sempre, presso di Te, nella pace e nell'amore,
Fratel Gabriele Taborin
che tu hai scelto
come cultore della tua Presenza trinitaria,
devoto della Santa Famiglia di Nazareth
e catechista apostolico, dedito
all'educazione cristiana della gioventù e all'aiuto al clero.
Benedici, ascolta ed esaudisci il tuo servo fedele
che prega con noi e per noi.
Il suo esempio di vita e la sua intercessione ci stimolino a vivere sempre
nel nome e per la gloria di te, Dio nostro Padre, del Messia Gesù e dello Spirito Santo.
Amen.
(MARCO BERTINETTI, Preghiere bibliche alla Trinità con la Santa Famiglia, Effata Editrice, Cantalupa - Torino 2007)


La Santa Trinità e la Santa Famiglia
Questo sussidio è una raccolta dei documenti piu significativi che consentono di individuare il nucleo specifico della spiritualità di Fratel Gabriele Taborin (1799-1864) fondatore dei Fratelli della Sacra Famiglia di Belley. Egli sceglie e propone "la Santissima Trinita di Dio e la Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe" come riferimento spirituale per se, per la sua Congregazione e per tutti i destinatari del loro apostolato.







Fonte : la Redazione di ARTCUREL ringrazia l'Autore Marco Bertinetti  marcobte@virgilio.it  che ha cortesemente inviato la documentazione per la pubblicazione dell'articolo.













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