venerdì 5 luglio 2019

Trinità della terra e Trinità del cielo: il blasone di Frère Gabriel Taborin, di Marco Bertinetti



MARCO BERTINETTI
Trinità della terra e Trinità del cielo
Il blasone di Frère Gabriel Taborin

Esegesi teologica e Scheda didattica
 

Pro manuscripto – Torino – gennaio 2014

INTRODUZIONE


Dopo attenta analisi dei Consultori Storici (1985) e dei Consultori Teologi (1990) della Congregazione per le Cause dei Santi, il 14 maggio 1991 il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II ha dichiarato «Venerabile» il Servo di Dio Fratel Gabriele Taborin (AAS 83 (1991) 772-777).

Vissuto nell'epoca successiva alla Rivoluzione, Frère Gabriel Taborin (1799-1864) ha vissuto la sua prima giovinezza come catechista, insegnante ed animatore liturgico nella sua parrocchia e ha successivamente continuato a mettere questo carisma-ministero a disposizione della Chiesa attraverso la Congregazione di cui è diventato Fondatore. Fratel Gabriele è nell'Ottocento l'unico religioso laico francese ad aver fondato e diretto una Congregazione di Fratelli: i “Frères de la Sainte-Famille” (di Belley), dediti all'educazione cristiana dei giovani nel contesto delle comunità parrocchiali.
Per farsi un'idea dei destinatari da lui raggiunti nell'attività pastorale, si tenga presente che nel 1864, anno della sua morte, la Congregazione contava circa 152 Fratelli professi, di cui 145 destinati in 55 posti tra Francia e Savoia. Tra il 1835 e il 1864 la loro presenza è stata registrata in 22 diocesi della Francia, in 1 degli U.S.A. e in 4 diocesi della Savoia. Furono molto richiesti ovunque, soprattutto da parroci di comunità rurali, tra i quali il santo curato d'Ars, Giovanni Maria Vianney. Non va dimenticato che gli iscritti alla Confraternita di Sant'Anna da lui fondata raggiunsero, già nel 1862, il numero di circa 5000.

Nello sperimentare e nell'esplicitare il carisma educativo (attraverso l'insegnamento scolastico, la catechesi e l'animazione liturgica) Fratel Gabriele rielabora la spiritualità cattolica comune in una sintesi originale, la vive, la propone ai suoi Fratelli e ne diffonde la proposta a tutte le categorie di persone attraverso i suoi scritti pastorali (destinati a studenti, a cristiani in ritiro spirituale e ai membri della suddetta confraternita).

Fratel Gabriele sceglie e propone «la Santissima Trinità di Dio e la Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe» come riferimento spirituale per sé, per la sua Congregazione e per tutti i destinatari del loro apostolato.

Questo libro offre la pista più rapida e più sicura per individuare i riferimenti fondanti della spiritualità taboriniana: l'osservazione dettagliata del blasone della Congregazione (disegnato quasi come una «icona occidentale»), che è l'elemento più costante negli anni e che contiene tutti i motivi iconografici di altre immagini scelte da Fratel Gabriele. L'analisi («esegesi») è accompagnata da una interpretazione biblica e «teologica» dei vari simboli che lo compongono. I materiali di questa parte del libro sono stati estratti dalla ricerca teologica diBERTINETTI Marco, La spiritualità nazareno-trinitaria di Frère Gabriel Taborin (1799-1864), Tesi di dottorato, Università Pontificia Salesiana, Roma 2012.

La scheda didattica conclusiva contiene materiali biblici che consentono di usufruire di questo blasone per lezioni di religione o/e per incontri di catechesi.

NB: I numeri accanto alle abbreviazioni sono le pagine del corrispondente libro citato.
ABBREVIAZIONI


ACPATaborin G., L'Ange conducteur des pélerins d'Ars, ou petit manuel de piété à l'usage des fidèles qui aspirent à la sanctification. Approuvé par Mgr. A. R. Devie, êveque de Belley, Belley, Maison-Mère 1950 (rist. Chieri 1989).

ActasHijos de la Sagrada Familia (cur.), La Sagrada Familia... Actas del [voll. I-VII] Congreso Internacionalsobre la Sagrada Familia, Barcelona, Hijos de la Sagrada Familia - Nazarenum 1993-2008.

ChSTaborin G., Chemin de la Sanctification, ou guide de la jeunesse et des familles dans les exercices de la vie chrétienne, Belley, Impr. J.-B. Veuillon 1843 (rist. Chieri, Arti Grafiche SA.FA. 1987).

CSFTaborin G., Constitutions et Règlements des Frères dits de la Sainte-Famille formés à Belmont, arrondissement et Diocèse de Belley (Ain), Roma, FSF 1980.

GTaborin G., Guide des Frères de la Sainte-Famille, contenant les règles de conduite qui leur sont prescrites, et qui sont approuvées par mgr. l'Evêque de Belley, premier supérieur de l'Institut, Bourg, Imprimerie de Bottier1839 (rist. Barcellona 1969).

LTaborin G., Lettres (1835-1864), voll. I-XX, Frères de la Sainte-Famille, Roma 1970-1983.

LCTaborin G., [Lettres] Circulaires adressées aux Frères de la Sainte-Famille par le frère Gabriel, de 1843 à 1864 (contenente anche Historique et Testament spirituel olographe), Maison-Mère, Belley 1969 (traduzione italiana: Circolari ai Fratelli della Sacra Famiglia. Autobiografia e testamento spirituale, Chieri, Arti Grafiche SA.FA. 1995).

MCSATaborin G., Manuel des confrères de Sainte Anne, renfermant des pratiques de piété et tout qui concerne la Confrèrie de Sainte Anne, mère de la très-sainte Vierge, Belley, Impr. Leguay 1863 (rist. Chieri, Arti Grafiche SA.FA. 1992).

NGTaborin G., Nouveau Guide des Frères de la Sainte-Famille, contenant les Règles et les Prières en usage dans leur Congrégation, approuvée par notre Saint Père le Pape, Belley, Impr. Leguay 1858 (rist. Barcellona 1969).

SFITBlanquet J.M., La Sagrada Familia, icono de la Trinidad, Hijos de la Sagrada Familia, Barcelona 1996.

TECTaborin G., Le trésor des écoles chrétiennes, ou livre de lecture à l'usage des élèves des Frères de la Sainte-Famille, Lyon-Paris, J. B. Pélagaud 1860 (rist. Chieri, Arti Grafiche SA.FA. 1991).

VieFrédéric F., Vie du Révérend Frère Gabriel Taborin. Notes sur le Révérend Frère Gabriel Taborin, recueillies par le Frère Frédéric, Chieri, Edition Frères de la Sainte Famille 1986; trad. it. Bouvet F., Vita di Fratel Gabriele Taborin. Note sul Reverendo fratel Gabriele Taborin raccolte da fratel Federico, Chieri, Arti Grafiche SA.FA. 1990.
ICONOGRAFIA


«Lo stemma, per i membri di un Ordine religioso, diventa il motivo di “identificazione” e segno della propria appartenenza a quella comunità di consacrati, costituito da un insieme di simboli che richiama e sintetizza la spiritualità specifica dell'ordine stesso»1
G. Zamagni, Il valore del simbolo. Stemmi, simboli, insegne e imprese degli Ordini religiosi, delle Congregazioni e degli altri Istituti di Perfezione, Cesena, Società Editrice «Il Ponte Vecchio» 2003, 11.
.

Lo stemma, oggi diremmo il «logo», delle «due Trinità» è stato espressamente scelto, curato e voluto da Fr. Gabriele. Lo dimostrano il suo uso continuativo nella forma di «blasone» per circa trent'anni (dal 1834 circa al 1864, su timbri, libri, documenti e sulla medaglia indossata dal Superiore Generale nella celebrazioni liturgiche), l'iniziale intenzione di averlo stampato sui bottoni dell'abito talare dei Fratelli (1841) e gli elementi iconografici analoghi scelti per le immaginette (almeno 3100 copie) e le litografie (circa 300 copie) fatte stampare nel 1861 al fine di diffondere questa devozione.

Lo schema iconografico su cui è impostato questo stemma è analogo, per citare i due esempi più famosi, a quello dei quadri delle «due Trinità»2
Cf. SFIT 704.
rispettivamente del pittore spagnolo Bartolomé Esteban Murillo (1675-1682, conservato alla National Gallery di Londra) e di un pittore anonimo della Polonia (anteriore al 1670, venerato al Santuario di San Giuseppe di Kalisz). Alla fine del secolo XVI, con la Controriforma, nasce e si sviluppa la tipologia iconografica, di grande rilevanza teologica, delle «due Trinità». Da vari santi e scrittori spirituali la Santa Famiglia è definita «trinità terrestre». Da qui alla raffigurazione unitaria delle due Trinità il passo è stato facile e la sua rappresentazione plastica risultò frequente nei secoli XVII e XVIII. In alto, tra le nubi, il Padre; a mezz'aria lo Spirito Santo visualizzato da una colomba luminosa; a terra, Gesù bambino o adolescente con ai lati Maria e Giuseppe. La nuova devozione prolunga l'esperienza trinitaria nella famiglia di Nazareth. Le tre persone che la compongono, Gesù, Maria e Giuseppe, sono riflesso e immagine della «Trinità celeste», vincolate inoltre ad Essa in modo specialissimo per la realtà concreta del Verbo incarnato in Gesù3 F. Soria, La Sagrada Familia en el arte del siglo XVII; teología y iconografía, in Actas II 327; F. Verri, La Santa Famiglia nell'arte del sec. XVII, in Actas II 339.
.


Al giorno d'oggi siamo sempre più consapevoli di quanto le immagini siano capaci di veicolare con una evidenza immediata contenuti e significati ritenuti importanti. L'iconografia, nella storia della Chiesa cattolica, soprattutto a partire dal Concilio di Trento, ha sempre svolto una preziosa funzione di supporto e di prolungamento della predicazione4
Cf. F. Soria, La Sagrada Familia en el arte del siglo XVII, in Actas II 305ss.
.


Sono tre gli ambiti in cui Fratel Gabriele più esplicitamente abbina la Santa Famiglia con la Santissima Trinità. Eccoli in ordine cronogenetico, attenendoci ai dati oggettivi documentati di riferimento (si possono ritrovare in dettaglio nel libro, di questa stessa collana, dal titolo «La Santa Trinità e la Santa Famiglia. Antologia di documenti su Frère Gabriel Taborin Fondatore dei Fratelli della Sacra Famiglia»):
(1°) il tema delle due Trinità compare inizialmente dal punto di vista iconografico: su timbri ed immaginette (dal 1833), sul blasone (dal 1836), sullo stendardo della Santa Famiglia (documentato nel 1844), sulla medaglia del Superiore Generale (utilizzata a modo di enkolpion, tipico della tradizione ecclesiale orientale, e descritta nel 1858), fino alla scelta iconografica finale e definitiva (1861) che si traduce nell'immagine raffigurata nell'immaginetta (3100 copie come prima tiratura), nella litografia (300 copie iniziali) e nel labaro (timbro e medaglia si possono vedere nell'Allegato iconografico di pag. 25);
(2°) nel frattempo Fratel Gabriele riesce a raggiungere l'agognato obiettivo di un culto liturgico proprio approvato (1850) e corredato di inni appositi (1846);
(3°) infine, per sottolineare il legame profondo con la Trinità Divina, la Santa Famiglia viene da lui denominata «Trinità terrestre» nelle lettere circolari ai suoi Fratelli (1847), nel manuale di pietà per i tre giorni di ritiro (1850) e nell'ultima redazione delle Regole (1858).

Come abbiamo avuto il modo di accennare, dal punto di vista iconografico abbiamo a disposizione le immaginette utilizzate e diffuse fin dal 1833, la medaglia del Superiore Generale descritta nella Regola del 1858 e le ultime immagini del 1861 espressamente scelte e diffuse mediante immaginette, litografie, stendardo e labaro.
La pista però più rapida e sicura per individuare i riferimenti fondanti della spiritualità taboriniana è l'osservazione dettagliata del blasone della Congregazione, che è l'elemento più costante negli anni e che contiene tutti i motivi iconografici delle altre immagini.
ESEGESI TEOLOGICA DEL BLASONE


A questo punto si può passare all'osservazione e alla descrizione dettagliata del blasone della Congregazione. Scomponendone gli elementi di cui è costituito, cercheremo di individuare i contenuti biblici5
Non risulta improprio evidenziare le immagini bibliche evocate dallo stemma perché i Fratelli vi erano abituati essendo tenuti a coltivare familiarità con il Nuovo Testamento e con i Salmi: «ogni giorno, durante la mattinata tutti saranno tenuti a leggere un capitolo del Nuovo Testamento nei momenti in cui saranno più liberi di farlo» (CSF 84); «ogni Fratello deve essere fornito di un Manuale del Cristiano contenente i Salmi, il Nuovo Testamento e l'Imitazione di Gesù Cristo» (NG 391).
e teologici che essi evocano.


[1] Fr. Gabriele stesso descrive lo stemma con le seguenti parole: Nel «sigillo, di forma ovale, saranno collocate le effigie della Santa Trinità e della Santa Famiglia, sormontate da una scritta contenente queste parole: “Gloria a Dio”. Ai piedi del Figlio («Enfant») Gesù vi sarà una stella e un alloro...»6
NG 487.
; le effigi rappresentano «la Santa Trinità e la Santa Famiglia; l'effigie di nostro Signore è nel mezzo, quella della santa Vergine a destra e quella di san Giuseppe a sinistra; essi si tengono tutti e tre per mano, la santa Vergine tiene nella mano destra una corona del rosario e san Giuseppe porta un giglio nella mano sinistra; nostro Signore ha un'aureola intorno alla testa; dietro l'aureola e la testa si intravvede una croce; all'estremità di questa croce vi è una piccola colomba che rappresenta lo Spirito Santo; al di sopra della colomba si percepiscono due braccia distese e la testa di un venerando vegliardo con una grande barba e circondato da una grande raggiera»7 CSF 120-121.
.

[2] Lo stemma dunque è composto di tre parti. Nella parte superiore un cartiglio contiene il motto «Gloria a Dio». Nella parte centrale un ovale racchiude un sole raggiante contenente, a sua volta, la Santa Famiglia di Nazareth sormontata dalla SS. Trinità e sovrastante una stella di 5 raggi. Nella parte inferiore una base fa da supporto all'ovale ed è composta da due filetti obliqui, verso l'esterno, che vanno a terminare su due ramoscelli d'alloro posti in fascia ed uniti al centro da un fiore il cui capolino è circondato da quattro petali in forma di croce.

[3] Il cartiglio è costituito da una lista bifida, sovrasta lo stemma e contiene il motto della Congregazione. L'araldica, che è la scienza del blasone, documenta che allo «stemma» religioso viene spesso aggiunto il «motto», nato in origine come il «grido d'arme» dei cavalieri in battaglia8
G. Zamagni, Il valore del simbolo, 11.
. Che la vita cristiana richieda un continuo «combattimento spirituale» era una convinzione di fede condivisa all'epoca di Fr. Gabriele9 Tra i libri ascetici, che quotidianamente i Fratelli erano tenuti ad utilizzare per il quarto d'ora di lettura spirituale, compare anche il «Combattimento spirituale» di Lorenzo Scupoli (cf. NG 290).
.


[4] Le parole del motto sono: «Gloria a Dio»; simili a quelle del motto dei Gesuiti, «ad maiorem Dei gloriam»10
G. Zamagni, Il valore del simbolo, 82.
. Richiama subito alla mente ciò che l'evangelista Luca racconta che accadde ai pastori di Betlemme: «la gloria del Signore li avvolse di luce» (Lc 2,9) e «una moltitudine dell’esercito celeste lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”» (Lc 2,14). Nell'esperienza taboriniana richiama l'imperativo paolino «Fate tutto per la gloria di Dio» (1Cor 10,31) su cui Fr. Gabriele fonda il primo articolo delle sue Costituzioni del 1836.

Si tratta quindi di un invito al riconoscimento e alla riconoscenza per la presenza consistente e luminosa di Dio. «Gloria», in ebraico kavòd, significa peso, consistenza. La sua gloria si è manifestata: la Presenza salvifica di Dio è entrata massicciamente dentro alla nostra storia. Dare «gloria a Dio» significa riconoscere a Lui l'importanza primaria nella nostra vita e fargli spazio in tutto ciò che ci riguarda.
La parola «gloria», in greco doxa, che nel Nuovo Testamento significa inoltre «divino splendore di potenza», «gloria divina», «splendore visibile della luce»11
Hegermann H., Dóxa (dÒxa), in H. Balz – G. Schneider – O. Soffritti (cur.), Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, vol. I, Brescia, Paideia Editrice 1995, 915.
, introduce l'elemento centrale del blasone.


[5] La parte centrale dello stemma, uno scudo ovale (ancile), racchiude quello che, in araldica, si chiama «ombra di sole raggiante»: un ovale qui circondato da 45 raggi (37 nella medaglia del Superiore Generale). Esso esprime la luminosità che si espande e si diffonde da questo mistero che si svela. È uno spiraglio nella luce abbagliante del mistero. Mistero, in senso biblico, non è qualcosa di incomprensibile ed oscuro, ma un progetto d'amore talmente luminoso che occorre abituare gradualmente gli occhi dello spirito a scrutarlo e che riserva una ricchezza, una bellezza e una novità inesauribili man mano che lo si conosce.

[6] Il «sole raggiante centrale» circoscrive le persone: così fa concentrare lo sguardo e l'attenzione su di loro. Se tracciamo idealmente una linea orizzontale al centro dell'ovale, si distinguono chiaramente: sopra, la dimensione invisibile celeste (la dimensione di Dio), in cui sono le persone di Dio Padre e dello Spirito Santo; e sotto, la dimensione visibile terrena (la dimensione degli uomini), in cui sono le persone di Maria, Gesù e Giuseppe. Partendo dall'alto, la dimensione divina (Dio Padre, le nubi, la luce, la colomba dello Spirito Santo) entra in quella umana attraverso Gesù: viene così simboleggiata la «con-discendenza» di Dio verso l'umanità, l'Invisibile tocca l'umanità, entra in essa.
I raggi luminosi segnalano la dimensione invisibile divina (irradiazione di gloria); Gesù (contemporaneamente recettore e propagatore) partecipa di questa irradiazione con la sua aureola ed è il rivelatore della dimensione divina. I raggi luminosi sono differenti per ognuna delle tre persone divine, ma formano un tutt'uno di luce che risplende: evocano così la «trinità» delle Persone e l'«unità» della Presenza di Dio.

[7] La prima Persona che compare in alto è Dio Padre, l'Altissimo (Lc 1,32.35; 6,35; 8,28). È raffigurato come un vegliardo, con il volto che avrà Gesù da adulto (come nell'iconografia tradizionale; in Gv 14,9 Gesù dice: «chi vede me vede il Padre») e con lo sguardo attento sul mondo e onnipresente.
Ha il braccio destro teso e la mano benedicente (la palma rivolta verso il basso), mentre la mano sinistra con dito che indica il Figlio attraverso lo Spirito. Esprime un gesto di donazione del suo Figlio: l'incarnazione e la redenzione come nuova creazione e suprema manifestazione della sua provvidenza12
F. Soria, La Sagrada Familia en el arte del siglo XVII, in Actas II 330-331.
.

La sua figura compare dietro alle nubi, perché Egli è invisibile, ed è sorgente di luce («Dio è luce», 1Gv 1,5). La nube è luminosa, come quella della teofania alla trasfigurazione di Gesù (Mt 17,5).

[8] Subito sotto alle nubi compare lo Spirito Santo. È raffigurato nella forma di colomba in movimento: rappresentata posta in palo e con le ali spiegate, vista dal dorso e volante verso il basso. In araldica la colomba è anche simbolo di amore casto e puro, di pace coniugale, di animo semplice e buono, e di dolcezza. Mandato dal Padre, lo Spirito punta sulla testa di Gesù: ricorda l'evento del suo battesimo e la sua investitura a Messia (Mc 1,10; Lc 3,22). La direzione verso il basso, cioè verso l'umanità, ricorda che lo Spirito Santo è «il dono di Dio» (At 8,20) per coloro che obbediscono a Dio (At 2,32) e che rende testimoni del Risorto «fino agli estremi confini della terra» (At 1,8). La sua azione è rappresentata da un effluvio di raggi, linee alternate a trattini. La colomba è volutamente a forma di croce, perché ricorda l'amore fino al dono supremo di cui il Figlio Gesù è stato capace.

[9] Il motivo della croce dietro alla testa di Gesù è sempre marcatamente presente sia nelle immaginette, sia nel labaro, sia nella medaglia del Superiore Generale. Anche nel blasone è presente, ma talvolta è poco visibile a causa delle dimensioni ridotte del timbro e dell'effetto sbavatura dell'inchiostro. La croce ricorda che Cristo «fu crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la potenza di Dio. E anche noi siamo deboli in lui, ma vivremo con lui per la potenza di Dio a vostro vantaggio» (2Cor 13,4) e che proprio nella croce ebbe il suo vertice la kenosi del Figlio di Dio: «umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome [...] “Gesù Cristo è Signore!”, a gloria di Dio Padre» (Fil 2,8-9.11).

[10] Partendo dal centro, la dimensione umana si collega con quella divina attraverso Gesù, il quale rende visibile la Presenza di Dio in mezzo agli uomini. Dall'alto i raggi scendono «ad imbuto» verso Gesù: il mistero salvifico di Dio si concentra e si rivela in Gesù. Nell'insieme dello stemma predomina una luce, diremmo solare, che si sprigiona dall'alto: il fuoco dell'amore che è l'essenza stessa di Dio. Dio è amore, ci dice l'apostolo san Giovanni (1Gv 4,8)13
F. Soria, La Sagrada Familia en el arte del siglo XVII, in Actas II 330-331.
.


[11] Il Figlio di Dio compare sulla terra nella sua kénosis, piccolo, umile (di un Dio così non si può aver paura), dodicenne (simbolo di giovinezza perenne), età della crescita e della scelta: di fronte all'annuncio del Regno di Dio, invita a scegliere. Allarga le braccia e sopra di lui compare la croce, accennata dalla posizione della colomba.

[12] Si eleva nella debolezza del Cristo Fanciullo, Figlio e Servo (pa‹j), una nuova vita in Dio. Le mani di Gesù cercano protezione nelle mani dei suoi genitori e vogliono renderli partecipi della vita interiore (sguardo al Padre) in cui egli sta assorto. Attraverso questo contatto, le sue braccia si prolungano in quelle di Giuseppe e di Maria, formando un triangolo, più intimo, dentro al quale si stabilisce con le figure della trinità terrestre14
Ibidem.
.

La piccolezza di Gesù ricorda il suo insegnamento sull'umiltà
«In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli» (Mt 18,3-4 par.); «Per voi [...] chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve» (Lc 22,26)
e l'insegnamento apostolico
«Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo» (Ef 5,21); «[...] ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso» (Fil 2,3 ).

[13] Gesù compare come figlio «unico», singolare: egli è, allo stesso tempo, «unigenito» (monogen»j,monoghenés) e «primogenito» (prwtÒtokoj, protòtokos). Gesù è il Figlio «unigenito» che è nel seno del Padre (Gv 1,18) e che riceve gloria dal Padre (Gv 1,14): Dio Padre lo ha inviato (1Gv 4,9) e donato (Gv 3,16) al mondo per farsi conoscere agli uomini (Gv 1,18) chiamandoli a credere nel suo nome (Gv 3,18). Gesù è inoltre il Figlio «primogenito» di Maria e Giuseppe (Lc 2,7), «Immagine del Dio invisibile e Primogenito di ogni creatura» (Col 1,15): viene introdotto da Dio nel mondo (Eb 1,6) per diventare il «Primogenito tra i morti» (Col 1,18; Ap 15), cioè risorto, «primogenito di una moltitudine di fratelli» (Rm 8,29; Eb 12,23).

[14] Sulla testa Gesù porta un'aureola (nimbo di gloria) come Maria e Giuseppe (è un essere umano come loro) ma più grande, tonda e piena di luce, perché è il Figlio divino del Padre, il suo volto «brillò come il sole» nella trasfigurazione (Mt 17,2): l'aureola della risurrezione unisce il divino con l'umano («Io sono la luce del mondo», Gv 8,12). Gesù è in piedi, nella posizione tipica del risorto. La sagoma di Gesù con l'aureola attorno alla testa sembra richiamare visivamente un ostensorio contenente il Sacramento eucaristico, segno della sua Presenza che continua sulla terra nella liturgia.

[15] Gesù volge lo sguardo verso l'alto, verso il Padre, attraverso lo Spirito. In linea verticale è il «Figlio del Padre»; in linea orizzontale è il «figlio di Maria e di Giuseppe»; ai suoi piedi compare la stella perché egli è il «Figlio dell'uomo», «la stella radiosa del mattino» (Ap 22,16) che dà luce e penetra l'oscurità. In questo modoGesù Cristo Signore è al centro, della vita umana e cristiana, delle relazioni umane sulla terra. La stella ai piedi di Gesù allude alla prima e seconda venuta del Messia (Mt 2,2; Ap 2,28; 2Pt 1,19). La stella è a cinque punte15
La stella indica anche la luce della fede che penetra l'oscurità e l'insegnamento-illuminazione dato dai Fratelli della Congregazione. Si veda questo elemento nei simboli delle Congregazioni dei Salesiani (1859), dei Fratelli delle Scuole Cristiane (1680) e dei Fratelli dell'Istruzione Cristiana di Ploërmel (1817) in G. Zamagni, Il valore del simbolo, 129, 151, 153.
, come cinque sono le persone simboleggiate: il Padre, il Figlio, lo Spirito, Maria e Giuseppe. Ci mostra eloquentemente la famiglia come immagine della Trinità: la stessa persona che è Figlio nella Trinità celeste (in linea vericale) è figlio anche nella comunità famigliare di Nazareth (in linea orizzontale). E non si tratta di un semplice gioco di linee né è mera coincidenza. È il progetto di Dio di fare della famiglia «una immagine della Trinità» che è comunità di vita e di amore. E questa realtà profonda implica molte e precise conseguenze per vivere la bella notizia che rivela la piccola casa di Nazareth16 Morales Fabio de Jesús, Carta de mons. Fabio de Jesús Morales, obispo de Mocoa-Sibundoy, Sibundoy, 27 julio 2000, in Actas V 30-31.
.


[16] Accanto a Gesù, compaiono Maria e Giuseppe. Sono sulla terra, sullo stesso piano dell'umanità, e anche su un piedistallo rispetto a chi guarda: elevati da terra e modelli. Hanno sulla testa l'aureola, sono santi, e sono in piedi, vivi presso il Signore.

[17] Giuseppe e Maria sono l'uomo e la donna, nuova umanità, che accolgono obbedienti la Parola di Dio. Vengono in mente Adamo ed Eva. Ireneo di Lione (130-203 d.C.) sviluppa un parallelismo formulato per la prima volta da san Giustino (†165), secondo il quale Maria è la nuova Eva: «Come il genere umano era stato incatenato alla morte per opera di Eva, così ne fu liberato per opera di Maria; la disobbedienza di Eva fu controbilanciata dall'obbedienza di Maria»17
Adv. Haer. III 22,4; V 19,1; Epideixis 33. Si veda in Bellini E. - Maschio G. (cur.), Ireneo di Lione. Contro le eresie e gli altri scritti, Como, Jaka Book 22003, 289-290, 447-448, 501-502.
. Remigio di Auxerre (ca 900 d.C.) fa anche di Giuseppe un intimo cooperatore nell'opera della nostra redenzione, esaltandone l'obbedienza: «Per la disobbedienza di Adamo tutti siamo stati perduti; per il bene dell'obbedienza di Giuseppe tutti veniamo richiamati allo stato originario»18 Remigii Antissiodorensis, Homilia IV: PL 131, 889.
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[18] Da sotto i lunghi abiti avanzano i piedi di tutta la famiglia. La piena profondità teologica dell'espressione dello stemma assicura «la sana devozione dei fedeli che con profonda venerazione possono rivolgersi alla Santa Famiglia di Nazareth per chiederle protezione nel pellegrinaggio terreno»19
K. Konecki, Il quadro della Sacra Famiglia di Kalisz: sua storia e teologia, in Actas II 462.
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[19] Tengono per mano Gesù: sono in relazione d'amore. Sono modello di donna e di uomo nuovi, disponibili allo Spirito Santo, sposa e sposo uniti attraverso e grazie a Gesù. Uniti a Lui, sono sorella e fratello in Cristo,modelli della Chiesa (ekklesìa). Hanno esercitato ed esercitano la maternità e paternità, da Dio e di Dio, verso Gesù e verso l'umanità. Giuseppe, Gesù e Maria rappresentano la prima «piccola chiesa domestica», il cui germe risale all'Antico Testamento: il cosiddetto «resto d'Israele», che giunge a convergere in Cristo, «luce per illuminare le genti e gloria del suo popolo Israele» (Lc 2,32). La nuova Chiesa, di fatto, esiste fin dal momento dell'Incarnazione. «Si tratta dell'intimo rapporto con Cristo, Capo del Corpo Mistico e anche della matrimoniale e familiare unione di amore con Maria della cui divina maternità Giuseppe è il custode»20
Ibidem, 463.
.


[20] Giuseppe nella mano sinistra tiene un giglio o un bastone fiorito (come quello di Aronne, Nm 17,20.23): esprime, di tutto il gruppo, l'elezione divina per una missione speciale e la purezza (come quelle dell'omonimo patriarca, Gen 37-50). Maria nella mano destra tiene uno scapolare o un rosario da cui partono raggi: esprime, di tutto il gruppo, l'intercessione potente verso l'umanità sulla terra.

[21] Maria e Giuseppe conducono per mano Gesù, educano la sua umanità ad essere disponibile allo Spirito di Dio Padre. Nel Figlio essi sperimentano una sovrabbondante fecondità come dono gratuito di Dio. Maria e Giuseppe diventano così i modelli (facilitatori, educatori, intercessori) di accoglienza del Mistero di Dio
Con Maria e Giuseppe, Gesù è identificato come il «Nazareno». Gesù guida Maria e Giuseppe ad incontrare e a «man-tenersi» uniti al Padre attraverso di lui. I tre uniti fanno venire in mente quanto scrive Walafrido Strabone (808-849) nel considerare la Santa Famiglia come una unità soteriologica: «I pastori trovarono Maria, Giuseppe e il bambino: per mezzo di questi tre il mondo fu salvato»21
Walafridus Strabo, In Lucam 2,16: PL 114, 896. Citato da E. Peretto, Giuseppe (san), in A. di Berardino (cur.), Dizionario Patristico e di Antichità Cristiane, vol. II, Institutum Patristicum Augustinianum, Casale Monferrato, Marietti 1989, col. 1618 e da T. Stramare, San Giuseppe dai Padri della Chiesa agli Scrittori ecclesiastici fino a San Bernardo, Napoli, Editrice Domenicana Italiana 2009, 150.
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[22] La trinità terrestre non soltanto è qui l'immagine e prolungamento sulla terra della Trinità celeste, ma anche immersione di Questa – il cielo sulla terra – nelle persone della Santa Famiglia mediante l'incorporazione che fa di essa al mistero intimo della Divinità. È il tema che la teologia del tempo, fin dal XVII secolo, trattava sotto la formula dell'appartenenza di Maria e di Giuseppe all'ordine ipostatico22
F. Soria, La Sagrada Familia en el arte del siglo XVII, in Actas II 330-331.
. L'«unione ipostatica» è l'unione strettissima, nella stessa Persona del Verbo incarnato, tra la natura divina da sempre posseduta e la natura umana assunta nel grembo purissimo di Maria. L'«ordine ipostatico»23 Tommaso d'Aquino (in S.Th., q. 1, a. 1) distingue tre ordini: l'ordine naturale della creazione, l'ordine soprannaturale della grazia che rende partecipi della natura divina, e l'ordine ipostatico.
è il grado supremo con il quale Dio si comunica alle sue creature: Maria e Giuseppe sono gli unici ad appartenervi a pieno titolo in quanto indispensabili a Dio nell'introdurre Gesù nel mondo in modo ordinato ed onesto.

[23] La Trinità terrena, cioè Maria-Gesù-Giuseppe, e la Trinità celeste, cioè Dio Padre – lo Spirito Santo – Gesù, sono disposte in senso orizzontale e verticale in modo che, facendo Gesù parte di tutte e due le Trinità, in tutto risultano cinque persone... È proprio l'apparente irregolarità di questa matematica divina che ci aiuta a comprendere come la Santa Famiglia sia santificata e santificatrice e come «la Santa Famiglia nell'ordine della salvezza e della santità è l'esempio e il modello per le famiglie umane (RC 22)»24
T. Stramare, Formulazione di una teologia attuale della Santa Famiglia, in Actas I 552.
. Il Figlio di Dio ha voluto scegliere questa famiglia affinché diventasse riferimento costante di quella prima realtà umana, che il Verbo venne a redimere assumendola nella pienezza della sua umanità: «santificò le relazioni umane, innanzitutto quelle familiari, dalle quali trae origine la vita sociale...(GS 32)»25 L. Ma Herrán, La Sagrada Familia en las vidas de Cristo, de la Virgen María y San José, in Actas I 258.
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[24] Lo stemma rappresenta tutta la Santa Famiglia che sta in piedi ed occupa esattamente la metà del tondo, quasi a voler sottolineare il ruolo della famiglia e del matrimonio nel piano divino, perché le mani unite della Santa Famiglia esprimono il vero matrimonio di Maria con Giuseppe ed insieme il legame familiare del matrimonio. Sembra che proprio questa «triade terrestre» voglia condurre l'uomo alla definitiva e piena unione con la «triade celeste», per cui lo stemma rivela, con evidenza, anche la sua misura e il suo carattereescatologico26
Cf. K. Konecki, Il quadro della Sacra Famiglia di Kalisz, in Actas II 462.
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[25] Si rimane uniti a Dio Padre se ci si lascia illuminare dallo Spirito Santo e se si cammina al fianco di Gesù Cristo tenendolo per mano e lasciandosi tenere da lui per mano come Maria e Giuseppe di Nazareth.

[26] Un'immagine della comunione reciproca delle tre divine Persone tra di loro che si diffonde al mondo, creato per amore, attraverso l'Incarnazione del Figlio. Un'immagine della comunione della Trinità con la Famiglia di Nazareth che, in Gesù e per Gesù, entra anche nella comunione Trinitaria più profonda e perfetta a cui possono giungere le creature. Un'immagine della funzione mediatrice della Santa Famiglia al cospetto della Trinità. È una scala dalla Trinità fino a noi e da noi fino ad Essa. Giuseppe e Maria svolgono la funzione mediatrice di raggiungere la grazia di potersi trasformare in viva immagine e somiglianza di Gesù secondo il progetto della Trinità e per la sua gloria27
Ma E. González, La Santísima Trinidad y la Familia de Nazaret según Don Eladio Mozas Santamera, in ActasIV 873.
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[27] Nella parte inferiore una base fa da supporto all'ovale (facendolo apparire come una coccarda). Le due sottili bande oblique esterne (filetti), che partono dalla metà dell'ancile, vanno a terminare su due ramoscelli d'alloro posti in orizzontale (in fascia) e uniti al centro da un fiore il cui capolino è circondato da quattro petali in forma di croce.
In araldica l'alloro è ritenuto la figura vegetale più nobile, simbolo di sapienza e di gloria: esso era infatti utilizzato per i serti con cui si incoronavano gli imperatori di Roma, i guerrieri vittoriosi, i poeti e i vincitori dei giochi olimpici. Oggi Gesù non più coronato di spine (Mt 27,29), ma Risorto coronato di gloria e di onore (Eb 2,9), come chi sopporta la prova (Gc 1,12), il Figlio dell'uomo (Ap 14,14). La corona di alloro è aperta: pronta per essere condivisa con chi vuole parteciparvi.

Il fiore somiglia al «philadelphus belle étoile», chiamato anche «il fiore degli angeli», dal colore candido e con un profumo delicato ma penetrante. Forse richiama 2Cor 2,14-15 «Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza nel mondo intero! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo».
SCHEDA DIDATTICA


Nell'insegnamento della religione cattolica o negli incontri di catechesi e/o di formazione cristiana, è possibile fotocopiare ed utilizzare il blasone riportato in copertina: esso si offre come utile sintesi di tutti gli elementi essenziali della dottrina cattolica.
Si può partire da una semplice ricerca di alcuni versetti della Bibbia (oltre alle referenze già presenti nell'analisi del blasone, qui se ne offrono alcuni esempi, integrabili con altre ulteriori) e poi si dà la consegna di cercare gli elementi simbolici corrispondenti (o viceversa). Il blasone si presta infine ad essere disegnato e colorato, soprattutto dai ragazzi. Si può indire un piccolo concorso e premiare i disegni migliori o più originali: a tutti si può donare una biografia di Fratel Gabriele e ai vincitori una copia di questo libro.


DESCRIZIONE ANALITICA

1  Base a bandiera e cartiglio con motto
Il blasone è composto di due parti: sopra il «motto» e sotto lo «stemma» come inserito in una bandiera. Come accade ancora oggi, ad esempio, nei corpi militari e nelle squadre sportive, gli antichi cavalieri in battaglia procedevano con una bandiera con i loro simboli e urlavano il «grido d'arme» (motto).
La vita cristiana richiede un continuo «combattimento spirituale».
Il motto «Gloria a Dio» significa riconoscere a Dio il suo «splendore» e la sua «importanza».
Gloria a Dio  Lc 2,14  Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama.  Lc 5,26– Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».  1Pt 2,12  Tenete una condotta esemplare fra i pagani perché, mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere diano gloria a Dio nel giorno della sua visita.  1Pt 4,16  Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca; per questo nome, anzi, dia gloria a Dio.  1Cor 10,31  Dunque, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio.
Battaglia  1Tm 6,12  Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.  2Cor 10,3-5 –Noi viviamo nella carne, ma non combattiamo secondo criteri umani. Infatti le armi della nostra battaglia non sono carnali, ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, distruggendo i ragionamenti e ogni arroganza che si leva contro la conoscenza di Dio, e sottomettendo ogni intelligenza all'obbedienza di Cristo.  Ef 6,10-18– rafforzatevi nel Signore e nel vigore della sua potenza. Indossate l'armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete dunque l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare saldi dopo aver superato tutte le prove. State saldi, dunque: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace. Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio. In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi.

Lo stemma centrale è un ovale che racchiude un sole raggiante. Il «mistero» inesauribile di Dio è come un sole che emana «calore» e «luce». Per i cristiani è importante coltivare un'idea sempre bella e luminosa di Dio!


«Le effigi rappresentano la Santa Trinità e la Santa Famiglia».

2  «Al di sopra della colomba si percepiscono due braccia distese e la testa di un venerando vegliardo con una grande barba e circondato da una grande raggiera»
Dio Padre  Sal 102/101,20  Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario, dal cielo ha guardato la terra.▪ Sal 33/32,13-15  Il Signore guarda dal cielo: egli vede tutti gli uomini; dal trono dove siede scruta tutti gli abitanti della terra, lui, che di ognuno ha plasmato il cuore e ne comprende tutte le opere.  Sal 138,6  Eccelso è il Signore, ma guarda verso l'umile.  Mt 6,9  Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dio Padre ha il volto di Gesù adulto  Gv 12,45  Chi vede me, vede colui che mi ha mandato.  Gv 14,8-9 –Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: «Mostraci il Padre»?
Nube luminosa  Es 16,10  Ora, mentre Aronne parlava a tutta la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto: ed ecco, la gloria del Signore si manifestò attraverso la nube.  1Tm 6,16  Dio è il solo che possiede l'immortalità e abita una luce inaccessibile: nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo. A lui onore e potenza per sempre. Amen.  Mt 17,5  (Trasfigurazione) Egli stava ancora parlando, quando unanube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
Dio è luce  1Gv 1,5.7  Dio è luce. Se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato.
Braccio destro disteso con mano benedicente e protettiva  Sal 89/88,14  Tu hai un braccio potente, forte è la tua mano, alta la tua destra.  Sal 44/43,4  Non con la spada, infatti, conquistarono la terra, né fu il lorobraccio a salvarli; ma la tua destra e il tuo braccio e la luce del tuo volto, perché tu li amavi.  Sal 98/97,1 –Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suobraccio santo.  Sal 136/135,11a.12  Liberò Israele con mano potente e braccio teso, perché il suo amore è per sempre.
Indice mano sinistra puntato verso Gesù  Lc 3,21-22  Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, ...venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».  Mt 17,5  Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».  Mc 9,7  Venne una nube che li coprì con la sua ombra edalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!».  Lc 9,32  E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!».

3  «All'estremità di questa croce vi è una piccola colomba che rappresenta lo Spirito Santo»
Colomba – Spirito Santo  Mc 1,10  E subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba.  Lc 3,21-22  Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».  Gv 1,32-34  Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio Colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: «Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo». E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Raggi di luce a trattini  At 2,1-4  Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.

4  «L'effigie di nostro Signore è nel mezzo, quella della santa Vergine a destra e quella di san Giuseppe a sinistra; essi si tengono tutti e tre per mano»
Giuseppe e Maria sono l'uomo (Adamo) e la donna (Eva), nuova umanità, che accolgono obbedienti la Parola di Dio. Tengono per mano Gesù: sono in relazione d'amore. Sono modello di donna e di uomo nuovi, disponibili allo Spirito Santo, sposa e sposo uniti attraverso e grazie a Gesù. Uniti a Lui, sono sorella e fratello in Cristo, modelli della Chiesa (ekklesìa). Hanno esercitato ed esercitano la maternità e paternità, da Dio e di Dio, verso Gesù e verso l'umanità. Giuseppe, Gesù e Maria rappresentano la prima «piccola chiesa domestica», il cui germe risale all'Antico Testamento: il cosiddetto «resto d'Israele»
Gesù – Maria  Lc 1,26-35  L'angelo di Dio disse a Maria: «Hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Egli sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e il suo regno non avrà fine. Colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio».
Gesù – Giuseppe  Mt 1,18-25  L'angelo di Dio disse a Giuseppe: «Figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati. Ecco, a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi».
Tenersi per mano  Gv 13,34  Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.  Rm 12,10  Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda.
Gesù «in mezzo»  Gv 1,14  E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.  Mt18,20  «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».  Lc 17,21  «Ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».  Lc 22,27  «Chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve».  Lc 24,36  Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
Luce  Gv 1,9  Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.  Lc 2,9  Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce.  Lc 2,30-32  «I miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».▪ Gdc 5,31  Coloro che ti amano siano come il sole, quando sorge con tutto lo splendore».  Mt 5,14  Voi siete la luce del mondo.
Figlio di Dio  1Gv 5,20 – Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio, nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna.
Gesù Unico  1Tm 2,5-6 – Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti.
Gesù Unigenito  1Gv 4,9 – In questo si è manifestato l'amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui.
Gesù Primogenito  Rm 8,29 – Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli.
Uno solo  Mt 23,9 – E non chiamate «padre» nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. ▪ Mt 23,8 – Ma voi non fatevi chiamare «rabbì», perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. ▪ Mt 23,10 – E non fatevi chiamare «guide», perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. ▪ Mt 25,40 – E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me». ▪ Mc 9,37 – «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Trinità  1Cor 12,4-6 – Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito (Santo); vi sono diversi ministeri, mauno solo è il Signore (Gesù); vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio (Padre), che opera tutto in tutti.
Gesù Piccolo  Mt 18,1-5  In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunquesi farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.
Gesù Servo  Mt 12,15-18  Ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo.  Mt 12,15-18  Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia.  Gv 13,12-16  Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato.  At 3,13  Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padriha glorificato il suo servo Gesù.  At 4,29-30  E ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di proclamare con tutta franchezza la tua parola, stendendo la tua mano affinché si compiano guarigioni, segni e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù.  Fil 2,7  Svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo.

5  «Nostro Signore ha un'aureola intorno alla testa»
Gesù coronato con aureola  Mt 17,2  E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.  Gv 8,12  Gesù parlò loro e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».  Eb 2,9 – Quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti. ▪ Ap 14,14 – E vidi: ecco una nube bianca, e sulla nube stava seduto uno simile a un Figlio d'uomo: aveva sul capo una corona d'oro.
Gesù guarda verso l'alto  Lc 2,49 – Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». ▪ Mt 3,16-17  Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento».  Mt 7,21– Non chiunque mi dice: «Signore, Signore», entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. ▪ Mt 12,50 – «Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».
Gesù guarda verso l'alto per intercedere  Rm 8,34 – Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi! ▪ Eb 7,25 – Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore.

6  «Dietro l'aureola e la testa si intravvede una croce»
Croce  Mc 8,34  Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.  Fil 2,8  Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.  Eb 12,1-2  Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio.

7  «La santa Vergine tiene nella mano destra una corona del rosario»
Maria nella mano destra tiene un rosario da cui partono raggi di luce: esprime, di tutto il gruppo, l'intercessione potente verso l'umanità sulla terra.
Preghiera  1Ts 5,16-18 – Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. ▪ Ef 6,18 – In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi.

8  «San Giuseppe porta un giglio nella mano sinistra»
Il giglio esprime, di tutto il gruppo, l'elezione divina per una missione speciale e la purezza (come quelle dell'omonimo patriarca, Gen 37-50).
Giglio  Nm 17,20.23 – L'uomo che io avrò scelto sarà quello il cui bastone fiorirà. ▪ Sir 39,14 – Come incenso spargete buon profumo, fate sbocciare fiori come il giglio, alzate la voce e cantate insieme, benedite il Signore per tutte le sue opere. ▪ Os 14,6 – Sarò come rugiada per Israele; fiorirà come un giglio.

9  «Ai piedi del Figlio (Enfant) Gesù: una stella e un alloro...»
Una stella di 5 raggi e due ramoscelli d'alloro uniti al centro da un fiore il cui capolino è circondato da quattro petali in forma di croce.
La stella ai piedi di Gesù allude alla prima e seconda venuta del Messia (Mt 2,2; Ap 2,28; 2Pt 1,19). Gesù Cristo è la «stella polare» per mantenere la rotta nella navigazione fra le tempeste della vita (vedere la piattaforma scura e ondulata su cui si ergono vittoriose le tre persone della Santa Famiglia). La stella è a cinque punte, come cinque sono le persone luminose simboleggiate: il Padre, il Figlio, lo Spirito, Maria e Giuseppe.
Stella  Mt 2,2 – I Magi dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo».  2Pt 1,19  E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino.  Ap 22,16  Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice e la stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino».  Ap 2,18.26.28 – Così parla il Figlio di Dio: «Al vincitore che custodisce sino alla fine le mie opere darò la stella del mattino».
Corona (d'alloro) aperta (verso chi guarda il blasone)  Gc 1,12 – Beato l'uomo che resiste alla tentazione perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promesso a quelli che lo amano.
Fiore  2Cor 2,14-15 – Siano rese grazie a Dio, il quale sempre ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde ovunque per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo per quelli che si salvano e per quelli che si perdono; per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita.



ALLEGATO ICONOGRAFICO






La Regola intitolata «Nuova Guida» del 1858 stabilisce che durante «cerimonie religiose» all'interno delle case dei Fratelli, il Superiore Generale «porterà sul petto una medaglia della Santa Famiglia conforme a quella del fondatore» (NG 439). Viene utilizzata a modo di enkolpion, tipico della tradizione ecclesiale orientale. In essa (ASFB) è riprodotto il blasone della Congregazione, raffigurante la Santissima Trinità e la Santa Famiglia.
 





Negli ASFB è conservato il timbro della Casa Madre di Belley in cui è riprodotto il blasone della Congregazione, raffigurante la Santissima Trinità e la Santa Famiglia. Viene qui riprodotto prima come appare alla vista e poi nella sua versione speculare.
 
CONCLUSIONE


Se osserviamo l'immagine del blasone nel suo insieme si può notare in essa come la sovrapposizione di tre immagini bibliche: quando, di partenza dal Tempio di Gerusalemme verso Nazareth, Gesù ricorda ai genitori che egli deve occuparsi delle cose del Padre suo (Lc 2,41-52); quando, risalendo dall'acqua del Giordano, su Gesù appena battezzato scende lo Spirito Santo come colomba e la voce di Dio Padre che proclama in lui il Figlio prediletto da ascoltare (Mt 3,13-17); e, forse con un po' di azzardo, quando, trasfigurato (manifestando la gloria della sua risurrezione e con il volto che brilla come il sole) ed avvolto da una nube luminosa, è visto dai suoi discepoli in conversazione con Mosè28
«Maria» porta il nome di «Miryam» la sorella di Mosè (Nm 26,59).
, cioè la Toràh, ed Elia29 «Giuseppe» porta il nome del figlio di Giacobbe e del territorio in cui operò il profeta Elia.
, cioè i Profeti (Mt 17,1-9 par.).

Si può dire che il tema dello stemma è teologicamente corretto, poiché contiene il riassunto delle fondamentali verità della fede, cioè, della Santissima Trinità, dell'Incarnazione, della divinità e umanità di Cristo, come unico mediatore fra cielo e terra (1Tm 2,5) ed anche degli intercessori dinnanzi all'unico Mediatore, cioè la Madre di Dio e il padre davidico di Cristo30
Cf. K. Konecki, Il quadro della Sacra Famiglia di Kalisz in Actas II 462.
. Le parole di Giovanni Paolo II esprimono bene la ricchezza di questa immagine: «Che la presenza della Santa Famiglia, la sua benedizione, sia qui tra voi. Che Gesù, Maria e Giuseppe siano con voi. E che, attraverso questa Trinità terrena, la Santa Famiglia, vi sia vicina la Trinità divina: Padre, Figlio e Spirito Santo»31 Allocuzione del 09-02-1992, riportata da J. M. Blanquet, La Sagrada Familia en el corazón y en el pensamiento de Juan Pablo II, in Actas VII 200.
.

Al termine di questa analisi iconografica, e alla luce di quanto è stato evidenziato, risuonano ora con un'evidenza nuova le parole con cui Fr. Gabriele trasmette il dono ricevuto e affida l'impegno di coltivare, vivere e diffondere questa spiritualità: «Che cosa c'è infatti di più grande nel cielo, dopo l'adorabile Trinità, della Santa Famiglia, Gesù, Maria e Giuseppe?»32
NG 49-50.
, la «Santa Famiglia del Verbo incarnato», «immagine dell'augusta Trinità sulla terra», «sola in relazione diretta con il Cielo, Trinità terrestre, come la chiamano san Bonaventura e san Giovanni Damasceno»33 ChS 339-342; NG 306; ACPA 395-398.
, «Trinità amata»34 ChS 655.
, «si offre al nostro amore con le sue attrattive e con i suoi benefici»35 ACPA 395-396.
. «La Santa Famiglia e la Santa Trinità sono i Patroni della nostra Congregazione»36 L III 149.
. «La Società dei Fratelli della Santa Famiglia è stabilita per onorare la Santa Trinità e per onorare le sante virtù di Gesù, di Maria e di Giuseppe»37 CSF 19-20.
.

Gesù, Maria e Giuseppe hanno vissuto tutta la loro esistenza (e vivono tuttora) «nel nome e per la gloria» del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Per Fratel Gabriele, la Santa Famiglia è come un «dito puntato» che indica l'«orizzonte» a cui bisogna volgere costantemente lo sguardo, cioè la SS. Trinità di Dio. Gesù, Maria e Giuseppe sono le persone, unite tra loro (nell'unicità della famiglia teandrica), «immerse» nella vita della Trinità nell'atteggiamento di accoglimento del Mistero e di dono di questo all'umanità. Così i cristiani, uniti nella Chiesa: in qualità di discepoli di Cristo vivono «immersi» («battezzati») nel mistero del Dio Unitrino e in qualità di apostoli di Cristo sono chiamati ad «immergere» («battezzare») tutte le nazioni nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Il culto taboriniano della Santa Famiglia come «Trinità terrestre» o come «immagine dell'augusta Trinità sulla terra» apre gli occhi sul centro di questo «mistero»: il Figlio eterno di Dio nel farsi piccolo, nel farsi uomo, «mette in relazione» , cioè collega e unisce, con Dio Padre attraverso lo Spirito Santo e «mette in relazione» le persone fra di loro. Alla luce di ciò diventa più comprensibile il carisma educativo taboriniano: attraverso l'insegnamento e l'animazione del culto, unire le persone alla Trinità e tra loro in Dio.


«Gesù il Messìa, Giuseppe e Maria,
pregate con noi e pregate per noi
affinché come voi
possiamo vivere sempre
nel nome e per la gloria
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen»
BIBLIOGRAFIA


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INDICE

03 – INTRODUZIONE
04 – ABBREVIAZIONI
05 – ICONOGRAFIA
07 – ESEGESI TEOLOGICA DEL BLASONE
07 – [1] Descrizione del blasone
07 – [2] Tre parti
08 – [3] La parte superiore. Il cartiglio
08 – [4] Le parole del motto
09 – [5] La parte centrale
09 – [6] Il sole raggiante centrale
09 – [7] Dio Padre
10 – [8] Lo Spirito Santo
10 – [9] La croce
11 – [10] Gesù Cristo
11 – [11] Gesù «fanciullo»
11 – [12] Gesù «Pa‹j»
12 – [13] Gesù figlio «unico»
12 – [14] Aureola
12 – [15] Volto di Gesù. La stella
13 – [16] Maria e Giuseppe
13 – [17] Nuova Eva e nuovo Adamo
14 – [18] I piedi
14 – [19] Le mani. La Chiesa
14 – [20] Il giglio e lo scapolare / il rosario
15 – [21] Unione
15 – [22] Ordine ipostatico
16 – [23] Famiglia santificata e santificatrice
16 – [24] Protologia ed Escatologia
16 – [25] Unione alla Trinità
16 – [26] Comunione e mediazione
17 – [27] La parte inferiore. Alloro e fiore

18 – SCHEDA DIDATTICA
25 – ALLEGATO ICONOGRAFICO
26 – CONCLUSIONE
28 – BIBLIOGRAFIA




Frère Gabriel Taborin
(1799-1864)
— — —

Benedetto sei tu, Yahwéh, Signore nostro Dio,
perché vive per sempre, presso di Te, nella pace e nell'amore,
Fratel Gabriele Taborin
che tu hai scelto
come cultore della tua Presenza trinitaria,
devoto della Santa Famiglia di Nazareth
e catechista apostolico, dedito
all'educazione cristiana della gioventù e all'aiuto al clero.

Benedici, ascolta ed esaudisci il tuo servo fedele
che prega con noi e per noi.
Il suo esempio di vita e la sua intercessione ci stimolino a vivere sempre
nel nome e per la gloria di te, Dio nostro Padre, del Messia Gesù e dello Spirito Santo.
Amen.

(Marco Bertinetti, Preghiere bibliche alla Trinità con la Santa Famiglia, Effatà Editrice, Cantalupa - Torino 2007)
Trinità della terra e del cielo  Il blasone di Frère Gabriel Taborin


Fratel Gabriele Taborin (1799-1864), fondatore dei Fratelli della Sacra Famiglia di Belley, sceglie e propone «la Santissima Trinità di Dio e la Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe» come riferimento spirituale per sé, per la sua Congregazione e per tutti i destinatari del loro apostolato.

Questo sussidio propone l'analisi dettagliata («esegesi») del blasone  da lui scelto per la sua Congregazione e studiato nei particolari quasi come una «icona occidentale»  accompagnata da una interpretazione biblica e «teologica» dei vari simboli che lo compongono.

La scheda didattica è uno strumento realizzato per l'insegnamento della religione cattolica nella scuola, per la catechesi nelle parrocchie, per incontri di formazione e di aggiornamento, e per il dialogo ecumenico e interreligioso.












Della stessa collana:

 La Santa Trinità e la Santa Famiglia.
Antologia di documenti su Frère Gabriel Taborin Fondatore dei Fratelli della Sacra Famiglia
(gennaio 2013)







Fonte : la Redazione di ARTCUREL ringrazia l'Autore Marco Bertinetti  marcobte@virgilio.it  che ha cortesemente inviato la documentazione per la pubblicazione dell'articolo.















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