venerdì 5 luglio 2019

La Santissima Trinità, a cura dell'ufficio IRC dell'Arcidiocesi di Palermo




LA SANTISSIMA TRINITA'
inquadramento a cura dell'ufficio IRC dell'Arcidiocesi di Palermo
 
  Il "mistero" della Santissima Trinità (un unico Dio in tre persone) non è ancora stato spiegato da nessuno. E' una rivelazione da accettare così come Dio l'ha presentata nella Bibbia, senza ma ne perché. Un Padre della Chiesa come Sant'Agostino ha rinunciato a spiegarlo perché non arrivava alla conclusione, rimaneva sempre un perché. A questo proposito si rammenta un episodio in cui Sant'Agostino stava passeggiando lungo il mare e vide un bambino che stava facendo un buco nella sabbia, gli chiese cosa facesse e il bambino rispose che in quel buco voleva mettere il mare. Sant'Agostino gli disse che era impossibile e il bambino, che era un angelo, gli rispose che, in maniera uguale era impossibile per lui comprendere il mistero della Santissima Trinità.
In questa serie di interventi cerco quindi di spiegare, con l'aiuto di qualche libro, a grandi linee, come è visto il mistero trinitario dalla Chiesa.

Il mistero della Trinità, è il cuore della Rivelazione cristiana, il cui punto di avvio è l'evento storico-salvifico di Gesù Cristo, la sua incarnazione, la morte in croce e la risurrezione. La struttura fondamentale della Rivelazione è trinitaria: sia nel rivelarsi e comunicarsi di Dio agli uomini (l'evento), sia nella modalità del suo coinvolgere la libertà degli uomini (l'esistenza cristiana).
Nell'evento della Pasqua, nella morte e risurrezione del Figlio, si rivela il mistero di Dio così come è in se stesso, e non solo una nuova informazione su Dio; contemporaneamente, si afferma che la libertà degli uomini è accolta e trasformata mediante il dono dello Spirito, che li fa partecipare alla vita divina offerta nel gesto pasquale di Gesù. Pertanto il luogo per accedere al volto trinitario di Dio è l'evento della Pasqua di Cristo, come comunicazione di Dio e pienezza della storia e dell'uomo.
 

La riflessione trinitaria nella storia della Chiesa
Nella storia della Chiesa la confessione in Dio, soprattutto nei primi secoli, è stata oggetto di forti contrasti che l'hanno portata alla formulazione del dogma trinitario.
Il suo contesto di sviluppo è però ancora l'esperienza cristiana, in particolare il momento battesimale.
La fede trinitaria si evolve soprattutto in relazione al simbolo di fede - parte essenziale del battesimo -, che ha normalmente una struttura trinitaria. D'altra parte, l'innesto del cristianesimo nell'ellenismo comporta inevitabilmente che esso si pensi dentro la mentalità greca. La confessione di fede trinitaria si trova così sottoposta a uno sforzo di concettualizzazione per rispondere al monoteismo giudaico e alla razionalità ellenistica. Questo sforzo di precisazione va inteso non come una prevaricazione del concetto sul mistero, ma come uno strumento per preservare la realtà dell'annuncio cristiano: con esso si vuol dire che Dio stesso si è reso "partecipe" nella storia quale salvezza "definitiva" dell'uomo, in Gesù Cristo e nello Spirito. Le eresie invece compromettono la novità del Dio cristiano e hanno una medesima radice: l'affermazione di un rigido e statico monoteismo, che interpreta il Padre, il Figlio e lo Spirito come tre "modi" con cui Dio si rivela a noi, ma che non hanno riscontro in lui (modalismo); o come tre "dei", che sono solo concettualmente un unico Dio (triteismo); o ancora che pensa il Figlio e lo Spirito come creature speciali, ma subordinate a Dio, che è l'unico principio (subordinazionismo).

 
L'influsso della cultura greca.
 
La mentalità greca sottopone la fede cristiana a una pressione che separa il Dio unico e trascendente dalle forme storiche del suo manifestarsi, che divide il Dio in sé dal Dio per noi, facendo fatica a mostrare come nel Dio per noi si partecipi veramente la realtà di Dio in sé.
Per questo la riflessione di fede dei Padri della Chiesa e dei concili ecumenici antichi, con il supporto della riflessione dei grandi teologi trinitari (Basilio, Gregorio di Nissa, Gregorio Nazianzieno, Agostino) mantiene con tenacia la difficile unità tra storia della salvezza e la vita di Dio in se stesso.
I pronunciamenti del concili di Nicea e Costantinopoli fisseranno la fede nella divinità di Cristo ("della stessa sostanza del Padre") e dello Spirito ("che è Signore e dà al vita") ponendo con ciò il problema di pensare insieme l'unicità e la trinità di Dio.
Il linguaggio è segnato dalla mentalità greca (natura-sostanza e persone), ma lo sforzo del concetto vuole servire alla ricchezza inesauribile della fede: Dio si rende partecipe in Gesù e nello Spirito. Nasce così la formula "una natura e tre persone", per esprime l'unità e la distinzione dei tre nell'unico Dio. In tal modo la tradizione pluralista è composta con quella unitarista: Dio non è un'essenza immutabile e lontana che non si comunica, ma è un eterno scambio vivente di amore. Il linguaggio e il concetto spingeranno però ad un approfondimento speculativo della divaricazione delle due tradizioni, orientale e occidentale: quella latina che è centrata sull'unica natura divina, in cui si distinguono le relazioni tra Padre, Figlio e Spirito; quella greca che parte dal Padre, fonte e pienezza della divinità, da cui procede il Figlio e lo Spirito. Questa differenza trova il suo punto di confronto nell'aggiunta del Filioque in Occidente, non autorizzata dagli orientali (i quali temono che lo Spirito derivi da due "princìpi") e fonte di vivaci contestazioni.


La riflessione sull'unità e la divisione corre il rischio di diventare formale e astratta se non è collegata con la storia della salvezza e con la vita nuova della comunità credente.
 
 
















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