LA SANTA TRINITA'
E' UN MISTERO SVELATO
di padre
Francesco Tudda ofm
Gesù infatti è venuto nel mondo per svelare il mistero dell’unico vero Dio
in tre persone, Padre, Figlio e Spirito Santo. Alla fine della missione
terrena, Gesù disse: “Non vi chiamo più servi, ma amici perché il servo non sa
quello che fa il padrone. A voi invece ho rivelato tutto quello che ho appreso
dal Padre mio” (Gv 15,15).
Con la venuta di Gesù in terra non esiste più nessun segreto divino. Dio
si è aperto totalmente a noi, ci ha introdotti nella sua massima intimità. Noi
siamo dentro di lui come figli nel grembo materno. Con il battesimo siamo veri
figli di Dio e viviamo dentro di lui insieme con il suo unico Figlio Gesù. Con
la comunione siamo un solo corpo e un solo sangue con Gesù, Figlio di Dio
inseparabile dal Padre. Questa è la realtà della vita cristiana: essere
realmente collocati nel cuore di Dio e avere realmente dentro il nostro cuore
tutta la divinità e tutta la sua ricchezza di un Dio che gode l’infinita gioia
della vita in comunione di vita e di amore come sono il Padre, il Figlio e lo
Spirito Santo.
Sebbene queste meraviglie siano nascoste all’occhio materiale, sono
svelate a quello della fede. E chi più crede e più vede.
Senza Gesù il cielo (ossia Dio) è oscuro, chiuso e spaventosamente buio.
Tuoni e lampi si addensano sopra il nostro capo e ci rendono la vita paurosa.
Così è visto Dio da chi non ha fede cristiana, anche se è cristiano ma non vive
la fede.
La fede non è conoscere, ma sperimentare e vivere.
Nella Bibbia rivelare significa donare; e donare non solo alla
intelligenza (cioè conoscere), ma soprattutto in realtà. L’Antico Testamento e
tutte le religioni naturali non furono in grado di dare Dio come lo dà il
cristianesimo. Il cristianesimo crede nel Dio che è tripersonale, Padre, Figlio
e Spirito Santo.
La religione di Gesù non solo ci parla della
Trinità, ma soprattutto ci mette in relazione personale con il Dio tripersonale.
Per questo essere cristiani significa mettersi in relazione triplice con Dio.
In relazione al Padre come figli, con il Figlio come fratelli, amici, compagni e
con lo Spirito Santo Amore come soffusi di “sensi” divini, infocati di amore
divino, colmati di pienezza di amabilità, dolcezza, affetto ecc.tutto divino.
La SS. Trinità non è tanto una verità da conoscere quanto una grande
realtà da godere e da gustare nell’esperienza di vita cristiana, simile a quella
di Cristo quando era in terra. Ci viene donato Dio stesso nella sua vita
intima: ci viene donato Dio in quanto Padre pieno di tenerezza, Dio Figlio come
fratello e collega di vita e lo Spirito Santo come anima e amore, sentimento,
vita e gioia.
Chi è il Dio cristiano?
L’identità propria di Dio ci viene comunicata soltanto da Gesù. Egli è il
più competente per parlare di Dio agli uomini perché è Dio ed è uomo. E’ Dio che
ha fatto un bagno completo nell’umanità, si è fatto come noi, conosce molto bene
i sensi umani, il modo di pensare, di vivere e di esprimersi.
Gesù è Dio tutto immerso nell’umanità a partire dall’esperienza del
bambino nel grembo materno e fra le braccia amorose della madre fino all’età
adulta. Questo Dio fatto uomo e vissuto in seno a una famiglia, per parlare
dell’identità propria di Dio ha preso le parole della vita familiare come più
adatte per esprimere agli uomini la vita di Dio. Gesù infatti parla di padre,
figlio, amore o affetto familiare. L’amore o affetto familiare viene chiamato
da Gesù “spirito”. E’ una parola che sfugge alla nostra cultura. Nella cultura
orientale (dove visse Gesù) spirito significa fiato caldo di affetto, l’intimo,
il cuore e vorrei anche aggiungere la femminilità come più espressiva della
realtà amore. Infatti spirito in ebraico è di genere femminile.
Gesù prende le parole padre, madre, figlio per parlarci della vita intima
di Dio (Padre, Figlio, Spirito Santo). E’ evidente che le parole usate sono
delle immagini che si avvicinano alla nostra realtà, ma restano anche molto
lontane da Dio che è infinito.
Dio dunque è del genere dell’amore, ma di un amore
che è infinitamente più ricco, nuovo, inaudito, inconcepibile… di quello umano.
Tuttavia, quando si parla di famiglia tutti comprendono bene che essa è
ricchezza di affetti, di gioia, di amabilità, di comprensione che toglie ogni
senso di paura o di estraneità, di indifferenza, di freddezza o di grandezza che
ti schiaccia.
Dio è del genere di un cuore di mamma, dell’abbraccio con i genitori e i
figli, dell’incontro nuziale, della tenerezza infantile…
“Dio non l’ha mai visto nessuno,
dice il Vangelo, solo il Figlio, che è nel seno del Padre, ce lo ha
rivelato” (Gv 1, 18). Gesù dice: “Solo il Figlio conosce il Padre e colui al
quale egli lo voglia rivelare”. Gesù ci ha rivelato Dio con i termini propri
della famiglia. Perché? Perché Dio è amore (dice la Bibbia).
Non sono dunque competenti a parlare di Dio i filosofi o gli scienziati,
ma coloro che fanno esperienza di famiglia sana, vera, piena di affetto
sincero. Quando noi parliamo di Dio, facciamo avere paura perché non sappiamo
parlare di lui con i termini propri della sua natura divina che è amore.
Che cosa diceva Gesù del suo Padre? Ne parlava con tenerezza infantile
pur nella sua età adulta. Del resto i figli per i genitori sono sempre i propri
“bambini” anche se sono nonni. Ma così deve essere, con i genitori e con i
familiari ci si deve rapportare con sommo affetto, sempre con affetto e con
tutto l’affetto possibile.
Gesù, specialmente quando pregava, usava nei riguardi del Padre una parola
che mai nessuno aveva usato rivolta a Dio. Diceva non “Padre nostro che sei nei
cieli”, ma “O Papà, Papà caro”! E lo diceva con tanta espressione infantile e
amorosa da scolpire un’impressione incancellabile in quelli che lo udivano. Si
veda, per esempio, il vangelo di Luca (c.11). L’impressione fu registrata nella
parola originaria di Gesù nella sua lingua materna (l’aramaico). I bambini
chiamano il papà dicendo: Abbàh con un tono di voce di sorpresa. Questa
sorpresa è indicata dall'h’finale di Abbah (nelle grammatiche aramaiche quell’h
pone il nome in stato enfatico ossia di sorpresa, commozione e gioia insieme).
Siamo “familiari di Dio,
non
più ospiti o estranei”, dice la Bibbia. E infatti, se Gesù ha usato i termini
familiari per esprimere l’identità di Dio, è segno che egli deve essere
considerato uno della cerchia della famiglia, anzi il massimo elemento della
famiglia e della vita umana.
Nessuno si disinteressa della propria famiglia, dei figli, dei genitori,
dello sposo o della sposa. E allora puoi mai disinteressarti di Dio. Lui è il
centro, il fondamento di ogni affetto, di ogni amore, della famiglia e di tutta
l’esistenza.
Si potrebbe anche vivere senza famiglia, ma non si
può, in maniera assoluta, vivere senza Dio. Egli è più che madre e figlio, più
che padre e sposo. Egli è la fonte di ogni amore, fonte infinita, divina,
eterna, perenne, sempre nuova e sempre fresca: “acqua viva, fuoco amore, santo
crisma dell’anima”.
La famiglia è il capolavoro di Dio nel mondo. Non esiste cosa più santa,
più intima nella vita umana. La famiglia è lo specchio umano di Dio, è l’unica
cosa attraverso la quale si può parlare dell’infinito e dell’inconcepibile Dio.
Non è quindi il linguaggio dei filosofi che ci aiuta a capire Dio, ma
quello del cuore. Dio è soprattutto cuore e poi potenza, sapienza, maestà
infinita.
Gesù dice: Voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri
figli. Quanto più il Padre vostro che è il solo buono!
Non c’è uomo che vive in questo mondo e che non abbia una persona verso la
quale esprimere il suo amore. Sarà un figlio, la mamma, il consorte… Se non ci
fosse nessuna persona, non potrebbe esistere né vivere perché l’amore ci fa
esistere e non la potenza. Senza amore non si vive e non si esiste.
Per quanto l’uomo sia cattivo pure sa esprimere amore con qualche
persona. E Dio che è tutto bontà che cosa sa esprimere? Amore infinito,
inesauribile…
E poiché Dio è bontà, tutto bontà, non può essere un solitario, ma
famiglia, pluralità, altrimenti non potrebbe amare. Per questo Dio è
TRIPERSONALE. Infatti, l’amore non può essere perfetto in due, ma almeno in
tre: uomo, donna, bambino. Non ci si ama guardandosi in faccia, ma guardando
insieme verso un terzo. Un uomo e una donna si possono amare, ma quando hanno
un figlio raggiungono la perfezione dell’amore.
L’IDENTITA’ DI DIO E’ L’AMORE E PERCIO’ dobbiamo pure dire che la sua
identità è LA TRINITA’ O TRIPERSONALITA’: Padre, Figlio, Spirito Santo.
Quale legge vige in famiglia?
Una sola che si chiama amore. L’amore per esistere ha bisogno di
pluralità e di unità: sempre abbracciati e ben distinti da poter sentire la
diversità dei componenti e fondere in unità la diversità senza distruggerla.
L’uomo deve essere uomo, la donna deve essere donna e il figlio deve essere
figlio. Altrimenti l’amore si distrugge. Così pure, chi ha un amore possessivo
da distruggere la personalità altrui, non ama, ma è egoista.
L’amore crea, promuove, arricchisce. Tutto in comunione, ma tutti distinti,
ciascuno nella sua tipica personalità. Uniti e distinti, diversi che si
arricchiscono vicendevolmente.
L’amore esige unità massima, strettissima e diversità opposta come
padre-figlio, uomo-donna, genitori-figli.
In Dio l’unità è unica. Le tre Persone sono talmente unite da essere un
solo Dio. La divinità è perfetta: il Padre è l’opposto del Figlio, lo Spirito
è diverso dall’amore del Padre e del Figlio. Lo Spirito è amore di risposta ai
due che si amano.
L’amore nella Trinità si esprime nel dare tutto se
stesso e tutto ciò che si ha. Il Padre dà al Figlio tutto se stesso e la sua
divinità. La divinità dal Padre viene riversata nel Figlio, e si effonde nello
Spirito, restando sempre la stessa e identica, una sola numericamente. La
Trinità non è tre dèi, ma un solo Dio. Le tre Persone ciascuna e tutte e tre
sono un’unica divinità, la stessa divinità e non altra. Ma le persone che
posseggono l’unica divinità sono persone vere e proprie, perfette persone,
divinamente persone. Possono dialogare perché quello che dice una non lo dice
l’altra. Quello che è il Padre non è il Figlio, anzi sono all’opposto; e così
dello Spirito Santo.
Noi possiamo parlare a una persona e non all’altra,
anche se ciò che si dice a una è condivisa dalle altre, perché sono una sola
sostanza divina. Questa è l’esperienza che hanno fatto i santi e ce l’hanno
comunicata con gli scritti.
La personalità nella Trinità è la condizione opposta, ed è molto più
opposta di qualsiasi realtà esistente in questo mondo, molto più che genitori e
figli, uomini e donne.
Nella Trinità, il Padre è fonte, è colui che ha tutto e dona tutto al Figlio
per via di generazione. Questa è una parola che non coincide totalmente con la
generazione umana. E’ un’immagine molto vicina, ma sempre immagine umana di
realtà molto più alta, infinita, divina. Infatti Dio non ha consorte.
Il Figlio è colui che riceve, accetta, accoglie tutto dal Padre, non
rifiuta, è felice di accogliere, come il Padre è felice di dare. C’è la
felicità dell’amare e quella dell’essere amati. Sono due cose differenti, anche
se si richiamano a vicenda.
Padre e Figlio amandosi di eterno, infinito amore, fanno scoccare una
scintilla elettrica che produce una fiamma immensa in risposta all’amore dei
due: è una terza Persona divina, lo Spirito Santo. Quello che diciamo noi
sentimento, passione amorosa, in Dio è una Persona divina, lo Spirito Santo,
Amore divino, distinto dall’amore del Padre e del Figlio: è amore di risposta
ai due.
Dio dunque è Padre e Figlio, Amante e Amato; e un’altra Persona: Amore.
Altro è l’Amante, altro l’Amato e altro è l’Amore in sé, nella sua personalità
divina.
Tutto il creato è segnato di triplice dimensione: lunghezza, larghezza,
altezza o profondità; fonte, fiume, corrente (l’acqua che sgorga, l’acqua che
corre e il fiume); la corrente elettrica è energia, calore, luce…
La felicità è nell’amare e nell’essere amati. La somma felicità è
nell’essere nel Dio tripersonale: Amante, Amato, Amore.
I bambini sono felici perché accettano la condizione di incapacità e
godono nell’essere amati, soccorsi, aiutati in tutto. Non hanno niente e tutto
ricevono per dono, per amore. Sono felici di essere amati. Quando poi
diventano adulti, pensano di fare da sé e sono infelici perché sperimentano
molti limiti. La vita umana è sommamente limitata perché siamo creature e non
creatori. Uno solo è il Creatore. Dio creatore da sempre è Padre e Figlio e
Spirito di amore.
L’uomo non accetta la sua creaturalità ed è infelice. Il Figlio di Dio,
fatto uomo, parlava del Padre con tenerezza infantile. I figli sono sempre
figli anche se nonni.
Dio ci ha amati e perciò ci ha creati. Se non ci avesse amati non ci
avrebbe creati. Ci conserva nell’esistenza ossia nel suo amore. Egli è molto
più padre nostro che non i genitori. Questi infatti ci danno il corpo, ma
l’anima viene creata direttamente da Dio.
Già nell’esistenza naturale apparteniamo più a Dio
che ai genitori. Quale papà non ama i suoi figli? Dio è più che papà per il
solo fatto che crea direttamente ogni anima.
Ma oltre a ciò, ci ha fatti suoi figli con il battesimo ha riversando la
sua vita divina in noi. Noi siamo più figli di Dio che non dei nostri
genitori. Dio non ci respinge mai. Noi respingiamo Dio con il peccato mortale.
Come battezzati, dunque siamo entrati nel cuore di Dio. Siamo fatti figli
con Gesù e come lui collocati nel cuore del Padre e surriscaldati di fiamma
d’amore divino mediante lo Spirito Santo.
Come cristiani entriamo nell’intimo della vita divina, nel circolo della
Trinità che riversa vita e amore dal Padre al Figlio e allo Spirito. Noi siamo
inseriti in quel vortice di amore eterno e divino, infinito, in quella felicità
senza fine che è l'inesauribile gioia e beatitudine divina.
Gesù ha aperto il cuore della vita divina, della SS. Trinità e ci ha
inseriti là dentro perché palpitiamo di vita e di amore divino per sempre, a
partire dal momento del battesimo. Quando vedremo e godremo queste meraviglie
saremo in paradiso. Il paradiso è già nel nostro cuore. Ma noi non lo vediamo
per ora se non con la fede, nel buio, nell’attesa.
Dobbiamo pensarlo, pensarlo con fede e con amore, ripeterlo in tono di
orazione e così coltivare la fede. La fede coltivata cresce e può giungere ad
esperienze meravigliose che si leggono nelle biografie dei santi: Dio
sperimentato, “toccato”, gustato.
Fonte :
www.padretudda.it ,
sito web di Frate Francesco Tudda ofm (ordine frati
minori di S. Francesco d'Assisi) - Convento S. Antonio, 87050, Pietrafitta (CS)
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