Rivelazione di Dio come Trinità , Catechismo della Chiesa Cattolica
SEZIONE SECONDA:
LA PROFESSIONE DELLA FEDE CRISTIANA
LA PROFESSIONE DELLA FEDE CRISTIANA
CAPITOLO PRIMO
IO CREDO IN DIO PADRE
IO CREDO IN DIO PADRE
ARTICOLO 1
«IO CREDO IN DIO, PADRE ONNIPOTENTE,
CREATORE DEL CIELO E DELLA TERRA»
«IO CREDO IN DIO, PADRE ONNIPOTENTE,
CREATORE DEL CIELO E DELLA TERRA»
232
I cristiani vengono battezzati « nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo » (Mt 28,19). Prima rispondono: « Credo » alla
triplice domanda con cui ad essi si chiede di confessare la loro fede nel Padre,
nel Figlio e nello Spirito: « Fides omnium christianorum in Trinitate consistit
– La fede di tutti i cristiani si fonda sulla Trinità ».
276
233 I cristiani sono
battezzati « nel nome » – e non « nei nomi » – del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo; 277 infatti non vi è che un solo Dio, il Padre
onnipotente e il Figlio suo unigenito e lo Spirito Santo: la Santissima Trinità.
234
Il mistero della Santissima Trinità è il mistero centrale della fede e della
vita cristiana. È il mistero di Dio in se stesso. È quindi la sorgente di tutti
gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina. È l'insegnamento
fondamentale ed essenziale nella « gerarchia delle verità » di fede. 278
«Tutta la storia della salvezza è la storia del rivelarsi del Dio vero e unico:
Padre, Figlio e Spirito Santo, il quale riconcilia e unisce a sé coloro che sono
separati dal peccato ». 279
235 In questo paragrafo, si
esporrà in breve in qual modo è stato rivelato il mistero della Beata Trinità
(I), come la Chiesa ha formulato la dottrina della fede in questo mistero (II),
e infine, come, attraverso le missioni divine del Figlio e dello Spirito Santo,
Dio Padre realizza il suo « benevolo disegno » di creazione, redenzione e
santificazione (III).
236 I Padri della Chiesa
fanno una distinzione tra la 1,@8@(\" e l'?Æi@<@µ\", designando con il primo
termine il mistero della vita intima del Dio-Trinità, e con il secondo tutte le
opere di Dio, con le quali egli si rivela e comunica la sua vita. Attraverso l'Economia
ci è rivelata la Teologia; ma, inversamente, è la Teologia che
illumina tutta l'Economia. Le opere di Dio rivelano chi egli è in se
stesso; e, inversamente, il mistero del suo Essere intimo illumina
l'intelligenza di tutte le sue opere. Avviene così, analogicamente, tra le
persone umane. La persona si mostra attraverso le sue azioni, e, quanto più
conosciamo una persona, tanto più comprendiamo le sue azioni.
237 La Trinità è un mistero
della fede in senso stretto, uno dei « misteri nascosti in Dio, che non possono
essere conosciuti se non sono divinamente rivelati ». 280
Indubbiamente Dio ha lasciato tracce del suo essere trinitario nell'opera della
creazione e nella sua rivelazione lungo il corso dell'Antico Testamento. Ma
l'intimità del suo Essere come Trinità Santa costituisce un mistero
inaccessibile alla sola ragione, come pure alla fede d'Israele, prima
dell'incarnazione del Figlio di Dio e dell'invio dello Spirito Santo.
Il Padre rivelato dal Figlio
238
In molte religioni Dio viene invocato come « Padre ». Spesso la divinità è
considerata come « padre degli dèi e degli uomini ». Presso Israele, Dio è
chiamato Padre in quanto Creatore del mondo. 281 Ancor più Dio è
Padre in forza dell'Alleanza e del dono della Legge fatto a Israele, suo «
figlio primogenito » (Es 4,22). È anche chiamato Padre del re d'Israele.
282 In modo particolarissimo egli è « il Padre dei poveri », dell'orfano,
della vedova, che sono sotto la sua protezione amorosa.
283
239 Chiamando Dio con il nome
di « Padre », il linguaggio della fede mette in luce soprattutto due aspetti:
che Dio è origine primaria di tutto e autorità trascendente, e che, al tempo
stesso, è bontà e sollecitudine d'amore per tutti i suoi figli. Questa tenerezza
paterna di Dio può anche essere espressa con l'immagine della maternità,
284 che indica ancor meglio l'immanenza di Dio, l'intimità tra Dio e la
sua creatura. Il linguaggio della fede si rifà così all'esperienza umana dei
genitori che, in certo qual modo, sono per l'uomo i primi rappresentanti di Dio.
Tale esperienza, però, mostra anche che i genitori umani possono sbagliare e
sfigurare il volto della paternità e della maternità. Conviene perciò ricordare
che Dio trascende la distinzione umana dei sessi. Egli non è né uomo né donna,
egli è Dio. Trascende pertanto la paternità e la maternità umane, 285
pur essendone l'origine e il modello: 286 nessuno è padre quanto Dio.
240 Gesù ha rivelato che Dio
è « Padre » in un senso inaudito: non lo è soltanto in quanto Creatore; egli è
eternamente Padre in relazione al Figlio suo unigenito, il quale non è
eternamente Figlio se non in relazione al Padre suo: « Nessuno conosce il Figlio
se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il
Figlio lo voglia rivelare » (Mt 11,27).
241 Per questo gli Apostoli
confessano Gesù come « il Verbo » che « in principio [...] era presso Dio e il
Verbo era Dio » (Gv 1,1), come colui che « è immagine del Dio invisibile
» (Col 1,15) e « irradiazione della sua gloria e impronta della sua
sostanza » (Eb 1,3).
242
Sulla loro scia, seguendo la Tradizione apostolica, la Chiesa nel 325, nel primo
Concilio Ecumenico di Nicea, ha confessato che il Figlio è « consostanziale al
Padre », 287 cioè un solo Dio con lui. Il secondo Concilio Ecumenico,
riunito a Costantinopoli nel 381, ha conservato tale espressione nella sua
formulazione del Credo di Nicea ed ha confessato « il Figlio unigenito di Dio,
generato dal Padre prima di tutti i secoli, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero,
generato non creato, della stessa sostanza del Padre ».
288
Il Padre e il Figlio rivelati
dallo Spirito
243 Prima della sua pasqua,
Gesù annunzia l'invio di un « altro Paraclito » (Difensore), lo Spirito Santo.
Lo Spirito che opera fin dalla creazione, 289 che già aveva « parlato
per mezzo dei profeti»,290 dimorerà presso i discepoli e sarà in
loro, 291 per insegnare loro ogni cosa 292 e guidarli «
alla verità tutta intera » (Gv 16,13). Lo Spirito Santo è in tal modo
rivelato come un'altra Persona divina in rapporto a Gesù e al Padre.
244 L'origine eterna dello
Spirito si rivela nella sua missione nel tempo. Lo Spirito Santo è inviato agli
Apostoli e alla Chiesa sia dal Padre nel nome del Figlio, sia dal Figlio in
persona, dopo il suo ritorno al Padre. 293 L'invio della Persona
dello Spirito dopo la glorificazione di Gesù 294 rivela in pienezza
il mistero della Santissima Trinità.
245
La fede apostolica riguardante lo Spirito è stata confessata dal secondo
Concilio Ecumenico nel 381 a Costantinopoli: crediamo « nello Spirito Santo, che
è Signore e dà la vita, e procede dal Padre ». 295 Così la Chiesa
riconosce il Padre come « la fonte e l'origine di tutta la divinità ». 296
L'origine eterna dello Spirito Santo non è tuttavia senza legame con quella del
Figlio: « Lo Spirito Santo, che è la terza Persona della Trinità, è Dio, uno e
uguale al Padre e al Figlio, della stessa sostanza e anche della stessa natura.
[...] Tuttavia, non si dice che egli è soltanto lo Spirito del Padre, ma che è,
ad un tempo, lo Spirito del Padre e del Figlio ». 297 Il Credo del
Concilio di Costantinopoli della Chiesa confessa: « Con il Padre e il Figlio è
adorato e glorificato ». 298
246
La tradizione latina del Credo confessa che lo Spirito « procede dal Padre e
dal Figlio [Filioque] ». Il Concilio di Firenze, nel 1439, esplicita:
« Lo Spirito Santo ha la sua essenza e il suo essere sussistente ad un tempo dal
Padre e dal Figlio e [...] procede eternamente dall'uno e dall'altro come da un
solo principio e per una sola spirazione [...]. E poiché tutto quello che è del
Padre, lo stesso Padre lo ha donato al suo unico Figlio generandolo, ad
eccezione del suo essere Padre, anche questo procedere dello Spirito Santo a
partire dal Figlio, lo riceve dall'eternità dal suo Padre che ha generato il
Figlio stesso ». 299
247 L'affermazione del
Filioque mancava nel Simbolo confessato a Costantinopoli nel 381. Ma, sulla
base di un'antica tradizione latina e alessandrina, il Papa san Leone l'aveva
già dogmaticamente confessata nel 447, 300 prima che Roma conoscesse
e ricevesse, nel 451, durante il Concilio di Calcedonia, il Simbolo del 381.
L'uso di questa formula nel Credo è entrato a poco a poco nella liturgia latina
(tra i secoli VIII e XI). L'introduzione della parola Filioque nel
Simbolo niceno-costantinopolitano da parte della liturgia latina costituisce
tuttavia, ancora oggi, un punto di divergenza con le Chiese ortodosse.
248 La tradizione orientale
mette innanzi tutto in rilievo che il Padre, in rapporto allo Spirito, è
l'origine prima. Confessando che lo Spirito « procede dal Padre » (Gv
15,26), afferma che lo Spirito procede dal Padre attraverso il
Figlio. 301 La tradizione occidentale dà maggior risalto alla
comunione consostanziale tra il Padre e il Figlio affermando che lo Spirito
procede dal Padre e dal Figlio (Filioque). Lo dice « lecitamente e
ragionevolmente »; 302 infatti l'ordine eterno delle Persone divine
nella loro comunione consostanziale implica che il Padre sia l'origine prima
dello Spirito in quanto « principio senza principio », 303 ma pure
che, in quanto Padre del Figlio unigenito, egli con lui sia « l'unico principio
dal quale procede lo Spirito Santo ». 304 Questa legittima
complementarità, se non viene inasprita, non scalfisce l'identità della fede
nella realtà del medesimo mistero confessato.
La formazione del dogma
trinitario
249
La verità rivelata della Santissima Trinità è stata, fin dalle origini, alla
radice della fede vivente della Chiesa, principalmente per mezzo del Battesimo.
Trova la sua espressione nella regola della fede battesimale, formulata nella
predicazione, nella catechesi e nella preghiera della Chiesa. Simili
formulazioni compaiono già negli scritti apostolici, come ad esempio questo
saluto, ripreso nella liturgia eucaristica: « La grazia del Signore Gesù Cristo,
l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi » (2
Cor 13,13). 305
250 Nel corso dei primi
secoli, la Chiesa ha cercato di formulare in maniera più esplicita la sua fede
trinitaria, sia per approfondire la propria intelligenza della fede, sia per
difenderla contro errori che la alteravano. Fu questa l'opera degli antichi
Concili, aiutati dalla ricerca teologica dei Padri della Chiesa e sostenuti dal
senso della fede del popolo cristiano.
251
Per la formulazione del dogma della Trinità, la Chiesa ha dovuto sviluppare una
terminologia propria ricorrendo a nozioni di origine filosofica: « sostanza », «
persona » o « ipostasi », « relazione », ecc. Così facendo, non ha sottoposto la
fede ad una sapienza umana, ma ha dato un significato nuovo, insolito a questi
termini assunti ora a significare anche un mistero inesprimibile, «
infinitamente al di là di tutto ciò che possiamo concepire a misura d'uomo ».
306
252 La Chiesa adopera il
termine « sostanza » (reso talvolta anche con « essenza » o « natura ») per
designare l'Essere divino nella sua unità, il termine « persona » o « ipostasi »
per designare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nella loro reale
distinzione reciproca, il termine « relazione » per designare il fatto che la
distinzione tra le Persone divine sta nel riferimento delle une alle altre.
Il dogma della Santissima Trinità
253
La Trinità è Una. Noi non confessiamo tre dèi, ma un Dio solo in tre
Persone: « la Trinità consostanziale ». 307 Le Persone divine non si
dividono l'unica divinità, ma ciascuna di esse è Dio tutto intero: « Il Padre è
tutto ciò che è il Figlio, il Figlio tutto ciò che è il Padre, lo Spirito Santo
tutto ciò che è il Padre e il Figlio, cioè un unico Dio quanto alla natura ».
308 « Ognuna delle tre Persone è quella realtà, cioè la sostanza,
l'essenza o la natura divina ».
309
254 Le Persone divine sono
realmente distinte tra loro. « Dio è unico ma non solitario ». 310
«Padre», «Figlio» e «Spirito Santo» non sono semplicemente nomi che indicano
modalità dell'Essere divino; essi infatti sono realmente distinti tra loro: « Il
Figlio non è il Padre, il Padre non è il Figlio, e lo Spirito Santo non è il
Padre o il Figlio ». 311 Sono distinti tra loro per le loro relazioni
di origine: « È il Padre che genera, il Figlio che è generato, lo Spirito Santo
che procede ». 312 L'Unità divina è Trina.
255
Le Persone divine sono relative le une alle altre. La distinzione reale
delle Persone divine tra loro, poiché non divide l'unità divina, risiede
esclusivamente nelle relazioni che le mettono in riferimento le une alle altre:
« Nei nomi relativi delle Persone, il Padre è riferito al Figlio, il Figlio al
Padre, lo Spirito Santo all'uno e all'altro; quando si parla di queste tre
Persone considerandone le relazioni, si crede tuttavia in una sola natura o
sostanza ». 313 Infatti « tutto è una cosa sola in loro, dove non si
opponga la relazione ». 314 « Per questa unità il Padre è tutto nel
Figlio, tutto nello Spirito Santo; il Figlio tutto nel Padre, tutto nello
Spirito Santo; lo Spirito Santo è tutto nel Padre, tutto nel Figlio ».
315
256 Ai catecumeni di
Costantinopoli san Gregorio Nazianzeno, detto anche « il Teologo », consegna
questa sintesi della fede trinitaria:
« Innanzi tutto, conservatemi questo prezioso deposito, per il quale io vivo e combatto, con il quale voglio morire, che mi rende capace di sopportare ogni male e di disprezzare tutti i piaceri: intendo dire la professione di fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Io oggi ve la affido. Con essa fra poco vi immergerò nell'acqua e da essa vi trarrò. Ve la dono, questa professione, come compagna e patrona di tutta la vostra vita. Vi do una sola divinità e potenza, che è Uno in Tre, e contiene i Tre in modo distinto. Divinità senza differenza di sostanza o di natura, senza grado superiore che eleva, o inferiore che abbassa [...]. Di tre infiniti è l'infinita connaturalità. Ciascuno considerato in sé è Dio tutto intiero [...]. Dio le tre Persone considerate insieme [...]. Ho appena incominciato a pensare all'Unità ed eccomi immerso nello splendore della Trinità. Ho appena incominciato a pensare alla Trinità ed ecco che l'Unità mi sazia... ». 316
257
« O lux, beata Trinitas et principalis Unitas – O luce, Trinità beata e
originaria Unità! ». 317 Dio è eterna beatitudine, vita immortale,
luce senza tramonto. Dio è amore: Padre, Figlio e Spirito Santo. Dio liberamente
vuole comunicare la gloria della sua vita beata. Tale è il disegno della « sua
benevolenza » (Ef 1,9), disegno che ha concepito prima della creazione
del mondo nel suo Figlio diletto, « predestinandoci ad essere suoi figli
adottivi per opera di Gesù Cristo » (Ef 1,5), cioè « ad essere conformi
all'immagine del Figlio suo » (Rm 8,29), in forza dello « Spirito da
figli adottivi » (Rm 8,15). Questo progetto è una « grazia che ci è stata
data... fin dall'eternità » (2 Tm 1,9) e che ha come sorgente l'amore
trinitario. Si dispiega nell'opera della creazione, in tutta la storia della
salvezza dopo la caduta, nella missione del Figlio e in quella dello Spirito,
che si prolunga nella missione della Chiesa.
318
258 Tutta l'Economia divina è
l'opera comune delle tre Persone divine. Infatti, la Trinità, come ha una sola e
medesima natura, così ha una sola e medesima operazione. 319 « Il
Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono tre principi della creazione, ma un
solo principio ». 320 Tuttavia, ogni Persona divina compie
l'operazione comune secondo la sua personale proprietà. Così la Chiesa
rifacendosi al Nuovo Testamento 321 professa: « Uno infatti è Dio
Padre, dal quale sono tutte le cose; uno il Signore Gesù Cristo, mediante il
quale sono tutte le cose; uno è lo Spirito Santo, nel quale sono tutte le cose
». 322 Le missioni divine dell'incarnazione del Figlio e del dono
dello Spirito Santo sono quelle che particolarmente manifestano le proprietà
delle Persone divine.
259
Tutta l'economia divina, opera comune e insieme personale, fa conoscere tanto la
proprietà delle Persone divine, quanto la loro unica natura. Parimenti, tutta la
vita cristiana è comunione con ognuna delle Persone divine, senza in alcun modo
separarle. Chi rende gloria al Padre lo fa per il Figlio nello Spirito Santo;
chi segue Cristo, lo fa perché il Padre lo attira 323 e perché lo
Spirito lo guida. 324
260 Il fine ultimo
dell'intera economia divina è che tutte le creature entrino nell'unità perfetta
della Beatissima Trinità. 325 Ma fin d'ora siamo chiamati ad essere
abitati dalla Santissima Trinità. Dice infatti il Signore: « Se uno mi ama,
osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo
dimora presso di lui » (Gv 14,23):
« O mio Dio, Trinità che adoro, aiutami a dimenticarmi completamente, per stabilirmi in te, immobile e serena come se la mia anima fosse già nell'eternità; nulla possa turbare la mia pace né farmi uscire da te, o mio Immutabile, ma che ogni minuto mi porti più addentro nella profondità del tuo mistero! Pacifica la mia anima; fanne il tuo cielo, la tua dimora amata e il luogo del tuo riposo. Che io non ti lasci mai sola, ma che sia lì, con tutta me stessa, tutta vigile nella mia fede, tutta adorante, tutta offerta alla tua azione creatrice ». 326
261
Il mistero della Santissima Trinità
è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. Soltanto Dio può
darcene la conoscenza rivelandosi come Padre, Figlio e Spirito Santo.
262
L'incarnazione del Figlio di Dio rivela che Dio è il Padre eterno e che il
Figlio è consostanziale al Padre, cioè che in lui e con lui è lo stesso unico
Dio.
263
La missione dello Spirito Santo, che il Padre manda nel nome del Figlio
327 e che il Figlio manda « dal Padre » (Gv 15,26),
rivela che egli è con loro lo stesso unico Dio. « Con il Padre e il
Figlio è adorato e glorificato ».
328
264
« Lo Spirito Santo procede, primariamente, dal Padre e, per il dono eterno
che il Padre ne fa al Figlio, procede dal Padre e dal Figlio in comunione ».
329
265
Attraverso la grazia del Battesimo « nel nome del Padre e del Figlio e
dello Spirito Santo» (Mt 28,19),
siamo chiamati ad aver parte alla vita della Beata
Trinità, quaggiù nell'oscurità della fede, e, oltre la morte, nella luce eterna.
330
266
« La fede cattolica consiste nel venerare un Dio solo nella Trinità, e la
Trinità nell'Unità, senza confusione di Persone né separazione della sostanza:
altra infatti è la Persona del Padre, altra quella del Figlio, altra quella
dello Spirito Santo; ma unica è la divinità del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo, uguale la gloria, coeterna la maestà ».
331
267
Inseparabili nella loro sostanza,
le Persone divine sono inseparabili anche nelle loro operazioni. Ma nell'unica
operazione divina ogni Persona manifesta ciò che le è proprio nella Trinità,
soprattutto nelle missioni divine dell'incarnazione del Figlio e del dono dello
Spirito Santo.
(276) San Cesario d'Arles,
Expositio vel traditio Symboli (sermo 9): CCL 103, 47.
(277) Cf Papa Vigilio,
Professione di fede (552): DS 415.
(278) Cf Congregazione per il Clero,
Direttorio catechistico generale, 43: AAS 64 (1972) 123.
(279) Congregazione per il Clero,
Direttorio catechistico generale, 47: AAS 64 (1972) 125.
(280) Concilio Vaticano I, Cost.
dogm. Dei Filius, c. 4: DS 3015.
(281) Cf Dt 32,6; Ml
2,10.
(282) Cf 2 Sam 7,14.
(283) Cf Sal 68,6.
(284) Cf Is 66,13; Sal
131,2.
(285) Cf Sal 27,10.
(286) Cf Ef 3,14-15; Is
49,15.
(287) Simbolo di Nicea: DS
125.
(288) Simbolo
niceno-costantinopolitano: DS 150.
(289) Cf Gn 1,2.
(290) Simbolo
niceno-costantinopolitano: DS 150.
(291) Cf Gv 14,17.
(292) Cf Gv 14,26.
(293) Cf Gv 14,26; 15,26;
16,14.
(294) Cf Gv 7,39.
(295) Simbolo
niceno-costantinopolitano: DS 150.
(296) Concilio di Toledo VI (anno
638), De Trinitate et de Filio Dei Redemptore incarnato: DS 490.
(297) Concilio di Toledo XI (anno
675), Symbolum: DS 527.
(298) Simbolo
niceno-costantinopolitano: DS 150.
(299) Concilio di Firenze,
Decretum pro Graecis: DS 1300-1301.
(300) Cf San Leone Magno, Lettera
Quam laudabiliter: DS 284.
(301) Cf Concilio Vaticano II, Decr.
Ad gentes, 2: AAS 58 (1966) 948.
(302) Concilio di Firenze,
Decretum pro Graecis (anno 1439): DS 1302.
(303) Concilio di Firenze,
Decretum pro Iacobitis (anno 1442): DS 1331.
(304) Concilio di Lione II,
Constitutio de Summa Trinitate et fide catholica (1274): DS 850.
(305) Cf 1 Cor 12,4-6; Ef
4,4-6.
(306) Paolo VI, Credo del popolo
di Dio, 9: AAS 60 (1968) 437.
(307) Concilio di Costantinopoli II
(anno 553), Anathematismi de tribus Capitulis, 1: DS 421.
(308) Concilio di Toledo XI (anno
675), Symbolum: DS 530.
(309) Concilio Lateranense IV (anno
1215), Cap. 2, De errore abbatis Ioachim: DS 804.
(310) Fides Damasi: DS 71.
(311) Concilio di Toledo XI (anno
675), Symbolum: DS 530.
(312) Concilio Lateranense IV (anno
1215), Cap. 2, De errore abbatis Ioachim: DS 804.
(313) Concilio di Toledo XI (anno
675), Symbolum: DS 528.
(314) Concilio di Firenze,
Decretum pro Iacobitis (anno 1442): DS 1330.
(315) Concilio di Firenze,
Decretum pro Iacobitis (1442): DS 1331.
(316) San Gregorio Nazianzeno,
Oratio, 40, 41: SC 358, 292-294 (PG 36, 417).
(317) Inno ai Secondi Vespri
della Domenica, Settimane 2 e 4: Liturgia Horarum, editio typica
altera, v. 3 (Libreria Editrice Vaticana 1986) p. 736 e 997; v. 4 (Libreria
Editrice Vaticana 1987) p. 686 e 947.
(318) Cf Concilio Vaticano II, Decr.
Ad gentes, 2-9: AAS 58 (1966) 948-958.
(319) Cf Concilio di Costantinopoli
II (anno 553), Anathematismi de tribus Capitulis, 1: DS 421.
(320) Concilio di Firenze,
Decretum pro Iacobitis (1442): DS 1331.
(321) Cf 1 Cor 8,6.
(322) Concilio di Costantinopoli II
(anno 553), Anathematismi de tribus Capitulis, 1: DS 421.
(323) Cf Gv 6,44.
(324) Cf Rm 8,14.
(325) Cf Gv 17,21-23.
(326) Beata Elisabetta della
Trinità, Élévation à la Trinité: Ecrits spirituels, 50, ed. M.M. Philipon
(Parigi 1949) p. 80.
(327) Cf Gv 14,26.
(328) Simbolo
niceno-costantinopolitano: DS 150.
(329) Sant'Agostino, De Trinitate,
15, 26, 47: CCL 50A, 529 (PL 42, 1095).
(330) Paolo VI, Credo del popolo
di Dio, 9: AAS 60 (1968) 436.
(331) Simbolo « Quicumque »:
DS 75.
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