La Sacra Bibbia
versione CEI
Atti degli
Apostoli
Atti degli
Apostoli
Prologo
[1]Nel
mio primo libro ho gia trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e
insegnò dal principio [2]fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli
apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo.
[3]Egli
si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro
per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. [4]Mentre si trovava a tavola
con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si
adempisse la promessa del Padre «quella, disse, che voi avete udito da me:
[5]Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito
Santo, fra non molti giorni».
L'Ascensione
[6]Così
venutisi a trovare insieme gli domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui
ricostituirai il regno di Israele?». [7]Ma egli rispose: «Non spetta a voi
conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, [8]ma
avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a
Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della
terra».
[9]Detto
questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro
sguardo. [10]E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava,
ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: [11]«Uomini
di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra
voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete
visto andare in cielo».
I. LA CHIESA DI GERUSALEMME
Il gruppo degli apostoli
[12]Allora
ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a
Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. [13]Entrati in città
salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e
Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo
Zelòta e Giuda di Giacomo. [14]Tutti questi erano assidui e concordi nella
preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i
fratelli di lui.
La sostituzione di Giuda
[15]In
quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli (il numero delle persone
radunate era circa centoventi) e disse: [16]«Fratelli, era necessario che si
adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di
Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù.
[17]Egli era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro
ministero. [18]Giuda comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto e
poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue
viscere. [19]La cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme,
che quel terreno è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè Campo di
sangue. [20]Infatti sta scritto nel libro dei Salmi:
La sua dimora diventi deserta,
e nessuno vi abiti,
il suo incarico lo prenda un altro.
e nessuno vi abiti,
il suo incarico lo prenda un altro.
[21]Bisogna
dunque che tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo in cui il
Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi, [22]incominciando dal battesimo di
Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga,
insieme a noi, testimone della sua risurrezione».
[23]Ne
furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e
Mattia. [24]Allora essi pregarono dicendo: «Tu, Signore, che conosci il cuore di
tutti, mostraci quale di questi due hai designato [25]a prendere il posto in
questo ministero e apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto da
lui scelto». [26]Gettarono quindi le sorti su di loro e la sorte cadde su
Mattia, che fu associato agli undici apostoli.
La Pentecoste
[1]Mentre
il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello
stesso luogo. [2]Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si
abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. [3]Apparvero loro
lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; [4]ed
essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre
lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.
[5]Si
trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il
cielo. [6]Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché
ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. [7]Erano stupefatti e fuori di sé
per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? [8]E
com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? [9]Siamo Parti,
Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del
Ponto e dell'Asia, [10]della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti
della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, [11]Ebrei e prosèliti, Cretesi e
Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio».
[12]Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l'un l'altro: «Che significa
questo?». [13]Altri invece li deridevano e dicevano: «Si sono ubriacati di
mosto».
Discorso di Pietro alla folla
[14]Allora
Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così: «Uomini
di Giudea, e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme, vi sia ben noto questo e
fate attenzione alle mie parole: [15]Questi uomini non sono ubriachi come voi
sospettate, essendo appena le nove del mattino. [16]Accade invece quello che
predisse il profeta Gioele:
[17]Negli
ultimi giorni, dice il Signore,
Io effonderò il mio Spirito
sopra ogni persona;
i vostri figli e le vostre figlie profeteranno,
i vostri giovani avranno visioni
e i vostri anziani faranno dei sogni.
[18]E anche sui miei servi e sulle mie serve
in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi
profeteranno.
[19]Farò prodigi in alto nel cielo
e segni in basso sulla terra,
sangue, fuoco e nuvole di fumo.
[20]Il sole si muterà in tenebra e la luna in sangue,
prima che giunga il giorno del Signore,
giorno grande e splendido.
[21]Allora chiunque invocherà il nome del Signore
sarà salvato.
i vostri figli e le vostre figlie profeteranno,
i vostri giovani avranno visioni
e i vostri anziani faranno dei sogni.
[18]E anche sui miei servi e sulle mie serve
in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi
profeteranno.
[19]Farò prodigi in alto nel cielo
e segni in basso sulla terra,
sangue, fuoco e nuvole di fumo.
[20]Il sole si muterà in tenebra e la luna in sangue,
prima che giunga il giorno del Signore,
giorno grande e splendido.
[21]Allora chiunque invocherà il nome del Signore
sarà salvato.
[22]Uomini
d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret - uomo accreditato da Dio
presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra
di voi per opera sua, come voi ben sapete -, [23]dopo che, secondo il
prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l'avete
inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. [24]Ma Dio lo ha
risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile
che questa lo tenesse in suo potere. [25]Dice infatti Davide a suo riguardo:
Contemplavo sempre il Signore
innanzi a me;
poiché egli sta alla mia destra, perché io non
vacilli.
[26]Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la
mia lingua;
ed anche la mia carne riposerà nella speranza,
[27]perché tu non abbandonerai l'anima mia negli
inferi,
né permetterai che il tuo Santo veda la corruzione.
[28]Mi hai fatto conoscere le vie della vita,
mi colmerai di gioia con la tua presenza.
poiché egli sta alla mia destra, perché io non
vacilli.
[26]Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la
mia lingua;
ed anche la mia carne riposerà nella speranza,
[27]perché tu non abbandonerai l'anima mia negli
inferi,
né permetterai che il tuo Santo veda la corruzione.
[28]Mi hai fatto conoscere le vie della vita,
mi colmerai di gioia con la tua presenza.
[29]Fratelli,
mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e
fu sepolto e la sua tomba è ancora oggi fra noi. [30]Poiché però era profeta e
sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un
suo discendente, [31]previde la risurrezione di Cristo e ne parlò:
questi non fu abbandonato negli
inferi,
né la sua carne vide corruzione.
né la sua carne vide corruzione.
[32]Questo
Gesù Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. [33]Innalzato pertanto
alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli
aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire. [34]Davide
infatti non salì al cielo; tuttavia egli dice:
Disse il Signore al mio Signore:
siedi alla mia destra,
[35]finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi.
siedi alla mia destra,
[35]finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi.
[36]Sappia
dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e
Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!».
Le prime conversioni
[37]All'udir
tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri
apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». [38]E Pietro disse: «Pentitevi e
ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione
dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo. [39]Per voi
infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono
lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». [40]Con molte altre
parole li scongiurava e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa».
[41]Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si
unirono a loro circa tremila persone.
La prima comunità cristiana
[42]Erano
assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna,
nella frazione del pane e nelle preghiere. [43]Un senso di timore era in tutti e
prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. [44]Tutti coloro che erano
diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; [45]chi aveva
proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di
ciascuno. [46]Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il
pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, [47]lodando Dio
e godendo la simpatia di tutto il popolo. [48]Intanto il Signore ogni giorno
aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.
La guarigione dello storpio
[1]Un
giorno Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera verso le tre del
pomeriggio. [2]Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita e
lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta «Bella» a chiedere
l'elemosina a coloro che entravano nel tempio. [3]Questi, vedendo Pietro e
Giovanni che stavano per entrare nel tempio, domandò loro l'elemosina. [4]Allora
Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse: «Guarda verso di
noi». [5]Ed egli si volse verso di loro, aspettandosi di ricevere qualche cosa.
[6]Ma Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo
do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!». [7]E, presolo per la mano
destra, lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono [8]e
balzato in piedi camminava; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e
lodando Dio. [9]Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio [10]e
riconoscevano che era quello che sedeva a chiedere l'elemosina alla porta Bella
del tempio ed erano meravigliati e stupiti per quello che gli era accaduto.
Discorso di Pietro al popolo
[11]Mentr'egli
si teneva accanto a Pietro e Giovanni, tutto il popolo fuor di sé per lo stupore
accorse verso di loro al portico detto di Salomone. [12]Vedendo ciò, Pietro
disse al popolo: «Uomini d'Israele, perché vi meravigliate di questo e
continuate a fissarci come se per nostro potere e nostra pietà avessimo fatto
camminare quest'uomo? [13]Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio
dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato
e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; [14]voi
invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, avete chiesto che vi fosse graziato
un assassino [15]e avete ucciso l'autore della vita. Ma Dio l'ha risuscitato dai
morti e di questo noi siamo testimoni. [16]Proprio per la fede riposta in lui il
nome di Gesù ha dato vigore a quest'uomo che voi vedete e conoscete; la fede in
lui ha dato a quest'uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi.
[17]Ora,
fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, così come i vostri capi;
[18]Dio però ha adempiuto così ciò che aveva annunziato per bocca di tutti i
profeti, che cioè il suo Cristo sarebbe morto. [19]Pentitevi dunque e cambiate
vita, perché siano cancellati i vostri peccati [20]e così possano giungere i
tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi quello che vi aveva
destinato come Messia, cioè Gesù. [21]Egli dev'esser accolto in cielo fino ai
tempi della restaurazione di tutte le cose, come ha detto Dio fin
dall'antichità, per bocca dei suoi santi profeti. [22]Mosè infatti disse: Il
Signore vostro Dio vi farà sorgere un profeta come me in mezzo ai vostri
fratelli; voi lo ascolterete in tutto quello che egli vi dirà. [23]E
chiunque non ascolterà quel profeta, sarà estirpato di mezzo al popolo.
[24]Tutti i profeti, a cominciare da Samuele e da quanti parlarono in seguito,
annunziarono questi giorni.
[25]Voi
siete i figli dei profeti e dell'alleanza che Dio stabilì con i vostri padri,
quando disse ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le
famiglie della terra. [26]Dio, dopo aver risuscitato il suo servo, l'ha
mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione e perché ciascuno si
converta dalle sue iniquità».
Pietro e Giovanni davanti al sinedrio
[1]Stavano
ancora parlando al popolo, quando sopraggiunsero i sacerdoti, il capitano del
tempio e i sadducei, [2]irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e
annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti. [3]Li arrestarono e li portarono
in prigione fino al giorno dopo, dato che era ormai sera. [4]Molti però di
quelli che avevano ascoltato il discorso credettero e il numero degli uomini
raggiunse circa i cinquemila.
[5]Il
giorno dopo si radunarono in Gerusalemme i capi, gli anziani e gli scribi, [6]il
sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a
famiglie di sommi sacerdoti. [7]Fattili comparire davanti a loro, li
interrogavano: «Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?».
[8]Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e
anziani, [9]visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo
infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute, [10]la cosa sia nota a
tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno,
che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta
innanzi sano e salvo. [11]Questo Gesù è
la pietra che, scartata
da voi, costruttori,
è diventata testata d'angolo.
è diventata testata d'angolo.
[12]In
nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il
cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati».
[13]Vedendo
la franchezza di Pietro e di Giovanni e considerando che erano senza istruzione
e popolani, rimanevano stupefatti riconoscendoli per coloro che erano stati con
Gesù; [14]quando poi videro in piedi vicino a loro l'uomo che era stato guarito,
non sapevano che cosa rispondere. [15]Li fecero uscire dal sinedrio e si misero
a consultarsi fra loro dicendo: [16]«Che dobbiamo fare a questi uomini? Un
miracolo evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a
tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo. [17]Ma perché la
cosa non si divulghi di più tra il popolo, diffidiamoli dal parlare più ad
alcuno in nome di lui». [18]E, richiamatili, ordinarono loro di non parlare
assolutamente né di insegnare nel nome di Gesù. [19]Ma Pietro e Giovanni
replicarono: «Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui,
giudicatelo voi stessi; [20]noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e
ascoltato». [21]Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non
trovando motivi per punirli, li rilasciarono a causa del popolo, perché tutti
glorificavano Dio per l'accaduto. [22]L'uomo infatti sul quale era avvenuto il
miracolo della guarigione aveva più di quarant'anni.
Preghiera degli apostoli nella persecuzione
[23]Appena
rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto
i sommi sacerdoti e gli anziani. [24]All'udire ciò, tutti insieme levarono la
loro voce a Dio dicendo: «Signore, tu che hai creato il cielo, la terra, il
mare e tutto ciò che è in essi, [25]tu che per mezzo dello Spirito Santo
dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide:
Perché si agitarono le genti
e i popoli tramarono cose vane?
[26]Si sollevarono i re della terra
e i principi si radunarono insieme,
contro il Signore e contro il suo Cristo; [27]davvero in questa città si radunarono insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d'Israele, [28]per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse. [29]Ed ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare con tutta franchezza la tua parola. [30]Stendi la mano perché si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù».
e i popoli tramarono cose vane?
[26]Si sollevarono i re della terra
e i principi si radunarono insieme,
contro il Signore e contro il suo Cristo; [27]davvero in questa città si radunarono insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d'Israele, [28]per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse. [29]Ed ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare con tutta franchezza la tua parola. [30]Stendi la mano perché si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù».
[31]Quand'ebbero
terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono
pieni di Spirito Santo e annunziavano la parola di Dio con franchezza.
La prima comunità cristiana
[32]La
moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima
sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era
fra loro comune. [33]Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della
risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia.
[34]Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o
case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto [35]e lo
deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo
il bisogno.
La generosità di Barnaba
[36]Così
Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba, che significa «figlio
dell'esortazione», un levita originario di Cipro, [37]che era padrone di un
campo, lo vendette e ne consegnò l'importo deponendolo ai piedi degli apostoli.
La frode di Anania e di Saffira
[1]Un
uomo di nome Anania con la moglie Saffira vendette un suo podere [2]e, tenuta
per sé una parte dell'importo d'accordo con la moglie, consegnò l'altra parte
deponendola ai piedi degli apostoli. [3]Ma Pietro gli disse: «Anania, perché mai
satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito
Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? [4]Prima di venderlo,
non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua
disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito
agli uomini, ma a Dio». [5]All'udire queste parole, Anania cadde a terra e
spirò. E un timore grande prese tutti quelli che ascoltavano. [6]Si alzarono
allora i più giovani e, avvoltolo in un lenzuolo, lo portarono fuori e lo
seppellirono.
[7]Avvenne
poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara dell'accaduto.
[8]Pietro le chiese: «Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?». Ed essa:
«Sì, a tanto». [9]Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati per tentare
lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno
seppellito tuo marito e porteranno via anche te». [10]D'improvviso cadde ai
piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta e,
portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito. [11]E un grande timore si
diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose.
Quadro di insieme
[12]Molti
miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti
erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; [13]degli altri, nessuno
osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. [14]Intanto andava aumentando
il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore [15]fino al punto
che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli,
perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di
loro. [16]Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando
malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti.
Arresto e liberazione miracolosa degli apostoli
[17]Si
alzò allora il sommo sacerdote e quelli della sua parte, cioè la setta dei
sadducei, pieni di livore, [18]e fatti arrestare gli apostoli li fecero gettare
nella prigione pubblica. [19]Ma durante la notte un angelo del Signore aprì le
porte della prigione, li condusse fuori e disse: [20]«Andate, e mettetevi a
predicare al popolo nel tempio tutte queste parole di vita». [21]Udito questo,
entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare.
Gli apostoli davanti al sinedrio
Quando arrivò il sommo
sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio e tutti gli
anziani dei figli d'Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella
prigione. [22]Ma gli incaricati, giunti sul posto, non li trovarono nella
prigione e tornarono a riferire: [23]«Abbiamo trovato il carcere scrupolosamente
sbarrato e le guardie ai loro posti davanti alla porta, ma, dopo aver aperto,
non abbiamo trovato dentro nessuno». [24]Udite queste parole, il capitano del
tempio e i sommi sacerdoti si domandavano perplessi che cosa mai significasse
tutto questo, [25]quando arrivò un tale ad annunziare: «Ecco, gli uomini che
avete messo in prigione si trovano nel tempio a insegnare al popolo».
[26]Allora
il capitano uscì con le sue guardie e li condusse via, ma senza violenza, per
timore di esser presi a sassate dal popolo. [27]Li condussero e li presentarono
nel sinedrio; il sommo sacerdote cominciò a interrogarli dicendo: [28]«Vi
avevamo espressamente ordinato di non insegnare più nel nome di costui, ed ecco
voi avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina e volete far ricadere su di
noi il sangue di quell'uomo». [29]Rispose allora Pietro insieme agli apostoli:
«Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. [30]Il Dio dei nostri padri
ha risuscitato Gesù, che voi avevate ucciso appendendolo alla croce. [31]Dio lo
ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la
grazia della conversione e il perdono dei peccati. [32]E di questi fatti siamo
testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a
lui». [33]All'udire queste cose essi si irritarono e volevano metterli a morte.
L'intervento di Gamaliele
[34]Si
alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge,
stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli
accusati, [35]disse: «Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare
contro questi uomini. [36]Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere
qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e
quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla.
[37]Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta
gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui
furono dispersi. [38]Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico:
Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o
questa attività è di origine umana, verrà distrutta; [39]ma se essa viene da
Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere
contro Dio!».
[40]Seguirono
il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono loro
di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà.
[41]Ma essi se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per
amore del nome di Gesù. [42]E ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano di
insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo.
II. LE PRIME MISSIONI
L'istituzione dei sette
[1]In
quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra
gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella
distribuzione quotidiana. [2]Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli
e dissero: «Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio
delle mense. [3]Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona
reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest'incarico.
[4]Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola».
[5]Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di
fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola,
un proselito di Antiochia. [6]Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo
aver pregato, imposero loro le mani.
[7]Intanto
la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei
discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede.
L'arresto di Stefano
[8]Stefano
intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il
popolo. [9]Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei «liberti» comprendente
anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare
con Stefano, [10]ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui
egli parlava. [11]Perciò sobillarono alcuni che dissero: «Lo abbiamo udito
pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio». [12]E così
sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo
catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio. [13]Presentarono quindi dei
falsi testimoni, che dissero: «Costui non cessa di proferire parole contro
questo luogo sacro e contro la legge. [14]Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù
il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè».
[15]E
tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il
suo volto come quello di un angelo.
Il discorso di Stefano
[1]Gli
disse allora il sommo sacerdote: «Queste cose stanno proprio così?». [2]Ed egli
rispose: «Fratelli e padri, ascoltate: il Dio della gloria apparve al
nostro padre Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si
stabilisse in Carran, [3]e gli disse: Esci dalla tua terra e dalla tua gente
e và nella terra che io ti indicherò. [4]Allora, uscito dalla terra dei
Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre, Dio lo fece
emigrare in questo paese dove voi ora abitate, [5]ma non gli diede alcuna
proprietà in esso, neppure quanto l'orma di un piede, ma gli promise
di darlo in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui, sebbene non
avesse ancora figli. [6]Poi Dio parlò così: La discendenza di Abramo sarà
pellegrina in terra straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per
quattrocento anni. [7]Ma del popolo di cui saranno schiavi io farò
giustizia, disse Dio: dopo potranno uscire e mi adoreranno in questo
luogo. [8]E gli diede l'alleanza della circoncisione. E così Abramo generò
Isacco e lo circoncise l'ottavo giorno e Isacco generò Giacobbe e
Giacobbe i dodici patriarchi. [9]Ma i patriarchi, gelosi di Giuseppe, lo
vendettero schiavo in Egitto. Dio però era con lui [10]e lo liberò da
tutte le sue afflizioni e gli diede grazia e saggezza davanti al
faraone re d'Egitto, il quale lo nominò amministratore dell'Egitto e di tutta la
sua casa. [11]Venne una carestia su tutto l'Egitto e in Canaan
e una grande miseria, e i nostri padri non trovavano da mangiare. [12]Avendo
udito Giacobbe che in Egitto c'era del grano, vi inviò i nostri padri una
prima volta; [13]la seconda volta Giuseppe si fece riconoscere dai suoi
fratelli e fu nota al faraone la sua origine. [14]Giuseppe allora mandò a
chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela, settantacinque persone
in tutto. [15]E Giacobbe si recò in Egitto, e qui egli morì come
anche i nostri padri; [16]essi furono poi trasportati in Sichem e posti
nel sepolcro che Abramo aveva acquistato e pagato in denaro dai figli
di Emor, a Sichem.
[17]Mentre
si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo
crebbe e si moltiplicò in Egitto, [18]finché salì al trono d'Egitto un
altro re, che non conosceva Giuseppe. [19]Questi, adoperando l'astuzia
contro la nostra gente, perseguitò i nostri padri fino a costringerli a
esporre i loro figli, perché non sopravvivessero. [20]In quel tempo
nacque Mosè e piacque a Dio; egli fu allevato per tre mesi nella casa
paterna, poi, [21]essendo stato esposto, lo raccolse la figlia del faraone
e lo allevò come figlio. [22]Così Mosè venne istruito in tutta la
sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere. [23]Quando
stava per compiere i quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai suoi
fratelli, i figli di Israele, [24]e vedendone uno trattato ingiustamente, ne
prese le difese e vendicò l'oppresso, uccidendo l'Egiziano. [25]Egli
pensava che i suoi connazionali avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per
mezzo suo, ma essi non compresero. [26]Il giorno dopo si presentò in mezzo a
loro mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d'accordo, dicendo:
Siete fratelli; perché vi insultate l'un l'altro? [27]Ma quello che
maltrattava il vicino lo respinse, dicendo: Chi ti ha nominato capo e
giudice sopra di noi? [28]Vuoi forse uccidermi, come hai ucciso ieri
l'Egiziano? [29]Fuggì via Mosè a queste parole, e andò ad abitare nella
terra di Madian, dove ebbe due figli.
[30]Passati
quarant'anni, gli apparve nel deserto del monte Sinai un angelo, in
mezzo alla fiamma di un roveto ardente. [31]Mosè rimase stupito di questa
visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la voce del Signore:
[32]Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe.
Esterrefatto, Mosè non osava guardare. [33]Allora il Signore gli disse:
Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa. [34]Ho
visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono
sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in Egitto. [35]Questo Mosè che
avevano rinnegato dicendo: Chi ti ha nominato capo e giudice?, proprio
lui Dio aveva mandato per esser capo e liberatore, parlando per mezzo
dell'angelo che gli era apparso nel roveto. [36]Egli li fece uscire, compiendo
miracoli e prodigi nella terra d'Egitto, nel Mare Rosso, e nel deserto
per quarant'anni. [37]Egli è quel Mosè che disse ai figli d'Israele: Dio
vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al pari di me. [38]Egli è
colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli
parlava sul monte Sinai e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da
trasmettere a noi. [39]Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo
respinsero e si volsero in cuor loro verso l'Egitto, [40]dicendo
ad Aronne: Fà per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè
che ci condusse fuori dall'Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto. [41]E
in quei giorni fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici all'idolo e
si rallegrarono per l'opera delle loro mani. [42]Ma Dio si ritrasse da loro e li
abbandonò al culto dell'esercito del cielo, come è scritto nel libro dei
Profeti:
[43]Mi
avete forse offerto vittime e sacrifici
per quarant'anni nel deserto, o casa d'Israele?
Avete preso con voi la tenda di Mòloch,
e la stella del dio Refàn,
simulacri che vi siete fabbricati per adorarli!
Perciò vi deporterò al di là di Babilonia.
per quarant'anni nel deserto, o casa d'Israele?
Avete preso con voi la tenda di Mòloch,
e la stella del dio Refàn,
simulacri che vi siete fabbricati per adorarli!
Perciò vi deporterò al di là di Babilonia.
[44]I
nostri padri avevano nel deserto la tenda della testimonianza, come aveva
ordinato colui che disse a Mosè di costruirla secondo il modello che aveva
visto. [45]E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè se la portarono
con sé nella conquista dei popoli che Dio scacciò davanti a loro, fino ai
tempi di Davide. [46]Questi trovò grazia innanzi a Dio e domandò di poter
trovare una dimora per il Dio di Giacobbe; [47]Salomone poi gli
edificò una casa. [48]Ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano
d'uomo, come dice il Profeta:
[49]Il
cielo è il mio trono
e la terra sgabello per i miei piedi.
Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?
[50]Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?
e la terra sgabello per i miei piedi.
Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?
[50]Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?
[51]O
gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie,
voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri,
così anche voi. [52]Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato?
Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora
siete divenuti traditori e uccisori; [53]voi che avete ricevuto la legge per
mano degli angeli e non l'avete osservata».
[54]All'udire
queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.
Lapidazione di Stefano. Saulo persecutore
[55]Ma
Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di
Dio e Gesù che stava alla sua destra [56]e disse: «Ecco, io contemplo i cieli
aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio». [57]Proruppero allora
in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme
contro di lui, [58]lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E
i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo.
[59]E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il
mio spirito». [60]Poi piegò le ginocchia e gridò forte: «Signore, non imputar
loro questo peccato». Detto questo, morì.
[1]Saulo
era fra coloro che approvarono la sua uccisione. In quel giorno scoppiò una
violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione
degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samaria.
[2]Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui. [3]Saulo
intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e
donne e li faceva mettere in prigione.
[4]Quelli
però che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la parola di
Dio.
Filippo in Samaria
[5]Filippo,
sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare loro il Cristo. [6]E le
folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e
vedendo i miracoli che egli compiva. [7]Da molti indemoniati uscivano spiriti
immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati. [8]E
vi fu grande gioia in quella città.
Simone il mago
[9]V'era
da tempo in città un tale di nome Simone, dedito alla magia, il quale mandava in
visibilio la popolazione di Samaria, spacciandosi per un gran personaggio. [10]A
lui aderivano tutti, piccoli e grandi, esclamando: «Questi è la potenza di Dio,
quella che è chiamata Grande». [11]Gli davano ascolto, perché per molto tempo li
aveva fatti strabiliare con le sue magie. [12]Ma quando cominciarono a credere a
Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo,
uomini e donne si facevano battezzare. [13]Anche Simone credette, fu battezzato
e non si staccava più da Filippo. Era fuori di sé nel vedere i segni e i grandi
prodigi che avvenivano.
[14]Frattanto
gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di
Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni.
[15]Essi
discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; [16]non era
infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati
nel nome del Signore Gesù. [17]Allora imponevano loro le mani e quelli
ricevevano lo Spirito Santo.
[18]Simone,
vedendo che lo Spirito veniva conferito con l'imposizione delle mani degli
apostoli, offrì loro del denaro [19]dicendo: «Date anche a me questo potere
perché a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo». [20]Ma
Pietro gli rispose: «Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato
pensare di acquistare con denaro il dono di Dio. [21]Non v'è parte né sorte
alcuna per te in questa cosa, perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio.
[22]Pentiti dunque di questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia
perdonato questo pensiero. [23]Ti vedo infatti chiuso in fiele amaro e in
lacci d'iniquità». [24]Rispose Simone: «Pregate voi per me il Signore,
perché non mi accada nulla di ciò che avete detto». [25]Essi poi, dopo aver
testimoniato e annunziato la parola di Dio, ritornavano a Gerusalemme ed
evangelizzavano molti villaggi della Samaria.
Filippo battezza un ministro etiope
[26]Un
angelo del Signore parlò intanto a Filippo: «Alzati, e và verso il mezzogiorno,
sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». [27]Egli si
alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etiope, un eunuco, funzionario di
Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il
culto a Gerusalemme, [28]se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio,
leggendo il profeta Isaia. [29]Disse allora lo Spirito a Filippo: «Và avanti, e
raggiungi quel carro». [30]Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta
Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». [31]Quegli rispose: «E
come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». E invitò Filippo a salire e a sedere
accanto a lui. [32]Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo:
Come una pecora fu condotto al
macello
e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa,
così egli non apre la sua bocca.
[33]Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato
negato,
ma la sua posterità chi potrà mai descriverla?
Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.
e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa,
così egli non apre la sua bocca.
[33]Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato
negato,
ma la sua posterità chi potrà mai descriverla?
Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.
[34]E
rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice
questo? Di se stesso o di qualcun altro?». [35]Filippo, prendendo a parlare e
partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù.
[36]Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco
disse: «Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?». [37].
[38]Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e
l'eunuco, ed egli lo battezzò. [39]Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito
del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il
suo cammino. [40]Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava
il vangelo a tutte le città, finché giunse a Cesarèa.
La vocazione di Saulo
[1]Saulo
frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si
presentò al sommo sacerdote [2]e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco
al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne,
seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati. [3]E avvenne che, mentre
era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una
luce dal cielo [4]e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo,
perché mi perseguiti?». [5]Rispose: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono
Gesù, che tu perseguiti! [6]Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto
ciò che devi fare». [7]Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano
fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. [8]Saulo si alzò da
terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo
condussero a Damasco, [9]dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né
cibo né bevanda.
[10]Ora
c'era a Damasco un discepolo di nome Anania e il Signore in una visione gli
disse: «Anania!». Rispose: «Eccomi, Signore!». [11]E il Signore a lui: «Su, và
sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome
Saulo, di Tarso; ecco sta pregando, [12]e ha visto in visione un uomo, di nome
Anania, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista». [13]Rispose Anania:
«Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai
tuoi fedeli in Gerusalemme. [14]Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi sacerdoti
di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome». [15]Ma il Signore disse:
«Và, perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi
ai popoli, ai re e ai figli di Israele; [16]e io gli mostrerò quanto dovrà
soffrire per il mio nome». [17]Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose
le mani e disse: «Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che
ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia
colmo di Spirito Santo». [18]E improvvisamente gli caddero dagli occhi come
delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato, [19]poi prese cibo e le
forze gli ritornarono.
Predicazione di Saulo a Damasco
Rimase alcuni giorni insieme
ai discepoli che erano a Damasco, [20]e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù
Figlio di Dio. [21]E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e
dicevano: «Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli
che invocano questo nome ed era venuto qua precisamente per condurli in catene
dai sommi sacerdoti?». [22]Saulo frattanto si rinfrancava sempre più e
confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo.
[23]Trascorsero così parecchi giorni e i Giudei fecero un complotto per
ucciderlo; [24]ma i loro piani vennero a conoscenza di Saulo. Essi facevano la
guardia anche alle porte della città di giorno e di notte per sopprimerlo;
[25]ma i suoi discepoli di notte lo presero e lo fecero discendere dalle mura,
calandolo in una cesta.
Visita di Saulo a Gerusalemme
[26]Venuto
a Gerusalemme, cercava di unirsi con i discepoli, ma tutti avevano paura di lui,
non credendo ancora che fosse un discepolo. [27]Allora Barnaba lo prese con sé,
lo presentò agli apostoli e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il
Signore che gli aveva parlato, e come in Damasco aveva predicato con coraggio
nel nome di Gesù. [28]Così egli potè stare con loro e andava e veniva a
Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del Signore [29]e parlava e discuteva
con gli Ebrei di lingua greca; ma questi tentarono di ucciderlo. [30]Venutolo
però a sapere i fratelli, lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
Periodo di tranquillità
[31]La
Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria; essa
cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito
Santo.
Pietro guarisce un paralitico a Lidda
[32]E
avvenne che mentre Pietro andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli
che dimoravano a Lidda. [33]Qui trovò un uomo di nome Enea, che da otto anni
giaceva su un lettuccio ed era paralitico. [34]Pietro gli disse: «Enea, Gesù
Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto». E subito si alzò. [35]Lo videro
tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al Signore.
Pietro risuscita una donna a Giaffa
[36]A
Giaffa c'era una discepola chiamata Tabità, nome che significa «Gazzella», la
quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine. [37]Proprio in quei
giorni si ammalò e morì. La lavarono e la deposero in una stanza al piano
superiore. [38]E poiché Lidda era vicina a Giaffa i discepoli, udito che Pietro
si trovava là, mandarono due uomini ad invitarlo: «Vieni subito da noi!». [39]E
Pietro subito andò con loro. Appena arrivato lo condussero al piano superiore e
gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto che gli mostravano le tuniche e
i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro. [40]Pietro fece uscire
tutti e si inginocchiò a pregare; poi rivolto alla salma disse: «Tabità,
alzati!». Ed essa aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere. [41]Egli le
diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i credenti e le vedove, e la presentò
loro viva.
[42]La
cosa si riseppe in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore. [43]Pietro
rimase a Giaffa parecchi giorni, presso un certo Simone conciatore.
Pietro si reca da un centurione romano
[1]C'era
in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte Italica, [2]uomo
pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al
popolo e pregava sempre Dio. [3]Un giorno verso le tre del pomeriggio vide
chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo:
«Cornelio!». [4]Egli lo guardò e preso da timore disse: «Che c'è, Signore?». Gli
rispose: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria,
innanzi a Dio. [5]E ora manda degli uomini a Giaffa e fà venire un certo Simone
detto anche Pietro. [6]Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui
casa è sulla riva del mare». [7]Quando l'angelo che gli parlava se ne fu andato,
Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un pio soldato fra i suoi attendenti e,
[8]spiegata loro ogni cosa, li mandò a Giaffa.
[9]Il
giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla città, Pietro salì
verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare. [10]Gli venne fame e voleva prendere
cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi. [11]Vide il cielo
aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per
i quattro capi. [12]In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra
e uccelli del cielo. [13]Allora risuonò una voce che gli diceva: «Alzati,
Pietro, uccidi e mangia!». [14]Ma Pietro rispose: «No davvero, Signore, poiché
io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo». [15]E la voce di nuovo a
lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano». [16]Questo
accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo.
[17]Mentre Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò
che aveva visto, gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver domandato della casa
di Simone, si fermarono all'ingresso. [18]Chiamarono e chiesero se Simone, detto
anche Pietro, alloggiava colà. [19]Pietro stava ancora ripensando alla visione,
quando lo Spirito gli disse: «Ecco, tre uomini ti cercano; [20]alzati, scendi e
và con loro senza esitazione, perché io li ho mandati». [21]Pietro scese
incontro agli uomini e disse: «Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il
motivo per cui siete venuti?». [22]Risposero: «Il centurione Cornelio, uomo
giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei Giudei, è stato
avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che
hai da dirgli». [23]Pietro allora li fece entrare e li ospitò.
Il giorno seguente si mise in
viaggio con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono. [24]Il giorno
dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i
congiunti e gli amici intimi. [25]Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio
andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. [26]Ma Pietro lo
rialzò, dicendo: «Alzati: anch'io sono un uomo!». [27]Poi, continuando a
conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro: [28]«Voi
sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra
razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo.
[29]Per questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare.
Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi avete fatto venire?». [30]Cornelio
allora rispose: «Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo recitando la
preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo
in splendida veste [31]e mi disse: Cornelio, sono state esaudite le tue
preghiere e ricordate le tue elemosine davanti a Dio. [32]Manda dunque a Giaffa
e fà venire Simone chiamato anche Pietro; egli è ospite nella casa di Simone il
conciatore, vicino al mare. [33]Subito ho mandato a cercarti e tu hai fatto bene
a venire. Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo qui riuniti per
ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato».
Discorso di Pietro presso Cornelio
[34]Pietro
prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa
preferenze di persone, [35]ma chi lo teme e pratica la giustizia, a
qualunque popolo appartenga, è a lui accetto. [36]Questa è la parola che egli
ha inviato ai figli d'Israele, recando la buona novella della pace,
per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti. [37]Voi conoscete ciò che è
accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo
predicato da Giovanni; [38]cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e
potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che
stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. [39]E noi siamo
testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in
Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, [40]ma Dio lo ha
risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, [41]non a tutto il popolo, ma
a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo
la sua risurrezione dai morti. [42]E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di
attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio.
[43]Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui
ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome».
Il battesimo dei primi pagani
[44]Pietro
stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti
coloro che ascoltavano il discorso. [45]E i fedeli circoncisi, che erano venuti
con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono
dello Spirito Santo; [46]li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio.
[47]Allora Pietro disse: «Forse che si può proibire che siano battezzati con
l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?». [48]E
ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo
pregarono di fermarsi alcuni giorni.
A Gerusalemme, Pietro giustifica la sua condotta
[1]Gli
apostoli e i fratelli che stavano nella Giudea vennero a sapere che anche i
pagani avevano accolto la parola di Dio. [2]E quando Pietro salì a Gerusalemme,
i circoncisi lo rimproveravano dicendo: [3]«Sei entrato in casa di uomini non
circoncisi e hai mangiato insieme con loro!».
[4]Allora
Pietro raccontò per ordine come erano andate le cose, dicendo: [5]«Io mi trovavo
in preghiera nella città di Giaffa e vidi in estasi una visione: un oggetto,
simile a una grande tovaglia, scendeva come calato dal cielo per i quattro capi
e giunse fino a me. [6]Fissandolo con attenzione, vidi in esso quadrupedi, fiere
e rettili della terra e uccelli del cielo. [7]E sentii una voce che mi diceva:
Pietro, àlzati, uccidi e mangia! [8]Risposi: Non sia mai, Signore, poiché nulla
di profano e di immondo è entrato mai nella mia bocca. [9]Ribattè nuovamente la
voce dal cielo: Quello che Dio ha purificato, tu non considerarlo profano.
[10]Questo avvenne per tre volte e poi tutto fu risollevato di nuovo nel cielo.
[11]Ed ecco, in quell'istante, tre uomini giunsero alla casa dove eravamo,
mandati da Cesarèa a cercarmi. [12]Lo Spirito mi disse di andare con loro senza
esitare. Vennero con me anche questi sei fratelli ed entrammo in casa di quell'uomo.
[13]Egli ci raccontò che aveva visto un angelo presentarsi in casa sua e dirgli:
Manda a Giaffa e fà venire Simone detto anche Pietro; [14]egli ti dirà parole
per mezzo delle quali sarai salvato tu e tutta la tua famiglia. [15]Avevo appena
cominciato a parlare quando lo Spirito Santo scese su di loro, come in principio
era sceso su di noi. [16]Mi ricordai allora di quella parola del Signore che
diceva: Giovanni battezzò con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito
Santo. [17]Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che a noi per aver
creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?».
[18]All'udir
questo si calmarono e cominciarono a glorificare Dio dicendo: «Dunque anche ai
pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!».
Fondazione della chiesa di Antiochia
[19]Intanto
quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di
Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia e non
predicavano la parola a nessuno fuorchè ai Giudei. [20]Ma alcuni fra loro,
cittadini di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiochia, cominciarono a parlare
anche ai Greci, predicando la buona novella del Signore Gesù. [21]E la mano del
Signore era con loro e così un gran numero credette e si convertì al Signore.
[22]La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò
Barnaba ad Antiochia.
[23]Quando
questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e, [24]da uomo virtuoso
qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con
cuore risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore.
[25]Barnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo
condusse ad Antiochia. [26]Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e
istruirono molta gente; ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono
chiamati Cristiani.
Barnaba e Saulo a Gerusalemme
[27]In
questo tempo alcuni profeti scesero ad Antiochia da Gerusalemme. [28]E uno di
loro, di nome Agabo, alzatosi in piedi, annunziò per impulso dello Spirito che
sarebbe scoppiata una grave carestia su tutta la terra. Ciò che di fatto avvenne
sotto l'impero di Claudio. [29]Allora i discepoli si accordarono, ciascuno
secondo quello che possedeva, di mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella
Giudea; [30]questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Barnaba e
Saulo.
Arresto di Pietro e sua liberazione miracolosa
[1]In
quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa [2]e
fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. [3]Vedendo che questo era
gradito ai Giudei, decise di arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli
Azzimi. [4]Fattolo catturare, lo gettò in prigione, consegnandolo in custodia a
quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire
davanti al popolo dopo la Pasqua. [5]Pietro dunque era tenuto in prigione,
mentre una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui. [6]E in
quella notte, quando poi Erode stava per farlo comparire davanti al popolo,
Pietro piantonato da due soldati e legato con due catene stava dormendo, mentre
davanti alla porta le sentinelle custodivano il carcere. [7]Ed ecco gli si
presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il
fianco di Pietro, lo destò e disse: «Alzati, in fretta!». E le catene gli
caddero dalle mani. [8]E l'angelo a lui: «Mettiti la cintura e legati i
sandali». Ecosì fece. L'angelo disse: «Avvolgiti il mantello, e seguimi!».
[9]Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si era ancora accorto che era realtà
ciò che stava succedendo per opera dell'angelo: credeva infatti di avere una
visione.
[10]Essi
oltrepassarono la prima guardia e la seconda e arrivarono alla porta di ferro
che conduce in città: la porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono,
percorsero una strada e a un tratto l'angelo si dileguò da lui. [11]Pietro
allora, rientrato in sé, disse: «Ora sono veramente certo che il Signore ha
mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che
si attendeva il popolo dei Giudei». [12]Dopo aver riflettuto, si recò alla casa
di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove si trovava un buon numero di
persone raccolte in preghiera. [13]Appena ebbe bussato alla porta esterna, una
fanciulla di nome Rode si avvicinò per sentire chi era. [14]Riconosciuta la voce
di Pietro, per la gioia non aprì la porta, ma corse ad annunziare che fuori
c'era Pietro. [15]«Tu vaneggi!» le dissero. Ma essa insisteva che la cosa stava
così. E quelli dicevano: «E' l'angelo di Pietro». [16]Questi intanto continuava
a bussare e quando aprirono la porta e lo videro, rimasero stupefatti. [17]Egli
allora, fatto segno con la mano di tacere, narrò come il Signore lo aveva tratto
fuori del carcere, e aggiunse: «Riferite questo a Giacomo e ai fratelli». Poi
uscì e s'incamminò verso un altro luogo.
[18]Fattosi
giorno, c'era non poco scompiglio tra i soldati: che cosa mai era accaduto di
Pietro? [19]Erode lo fece cercare accuratamente, ma non essendo riuscito a
trovarlo, fece processare i soldati e ordinò che fossero messi a morte; poi
scese dalla Giudea e soggiornò a Cesarèa.
La morte del persecutore
[20]Egli
era infuriato contro i cittadini di Tiro e Sidone. Questi però si presentarono a
lui di comune accordo e, dopo aver tratto alla loro causa Blasto, ciambellano
del re, chiedevano pace, perché il loro paese riceveva i viveri dal paese del
re. [21]Nel giorno fissato Erode, vestito del manto regale e seduto sul podio,
tenne loro un discorso. [22]Il popolo acclamava: «Parola di un dio e non di un
uomo!». [23]Ma improvvisamente un angelo del Signore lo colpì, perché non aveva
dato gloria a Dio; e roso, dai vermi, spirò.
Barnaba e Saulo ritornano ad Antiochia
[24]Intanto
la parola di Dio cresceva e si diffondeva. [25]Barnaba e Saulo poi, compiuta la
loro missione, tornarono da Gerusalemme prendendo con loro Giovanni, detto anche
Marco.
III. LA MISSIONE DI BARNABA E DI PAOLO
IL CONCILIO DI GERUSALEMME
L'invio in missione
[1]C'erano
nella comunità di Antiochia profeti e dottori: Barnaba, Simeone soprannominato
Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d'infanzia di Erode tetrarca, e Saulo.
[2]Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito
Santo disse: «Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho
chiamati». [3]Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li
accomiatarono.
A Cipro, il mago Elimas
[4]Essi
dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono
verso Cipro. [5]Giunti a Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio
nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante.
[6]Attraversata tutta l'isola fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso
profeta giudeo, di nome Bar-Iesus, [7]al seguito del proconsole Sergio Paolo,
persona di senno, che aveva fatto chiamare a sé Barnaba e Saulo e desiderava
ascoltare la parola di Dio. [8]Ma Elimas, il mago, - ciò infatti significa il
suo nome - faceva loro opposizione cercando di distogliere il proconsole dalla
fede. [9]Allora Saulo, detto anche Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli
occhi su di lui e disse: [10]«O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia,
figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le
vie diritte del Signore? [11]Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco
e per un certo tempo non vedrai il sole». Di colpo piombò su di lui oscurità e
tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano. [12]Quando vide
l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del Signore.
Arrivo ad Antiochia di Pisidia
[13]Salpati
da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni si
separò da loro e ritornò a Gerusalemme. [14]Essi invece proseguendo da Perge,
arrivarono ad Antiochia di Pisidia ed entrati nella sinagoga nel giorno di
sabato, si sedettero. [15]Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi
della sinagoga mandarono a dire loro: «Fratelli, se avete qualche parola di
esortazione per il popolo, parlate!».
La predicazione di Paolo davanti ai Giudei
[16]Si
alzò Paolo e fatto cenno con la mano disse: «Uomini di Israele e voi timorati di
Dio, ascoltate. [17]Il Dio di questo popolo d'Israele scelse i nostri padri ed
esaltò il popolo durante il suo esilio in terra d'Egitto, e con braccio
potente li condusse via di là. [18]Quindi, dopo essersi preso cura di
loro per circa quarant'anni nel deserto, [19]distrusse sette popoli nel
paese di Canaan e concesse loro in eredità quelle terre, [20]per circa
quattrocentocinquanta anni. Dopo questo diede loro dei Giudici, fino al profeta
Samuele. [21]Allora essi chiesero un re e Dio diede loro Saul, figlio di Cis,
della tribù di Beniamino, per quaranta anni. [22]E, dopo averlo rimosso dal
regno, suscitò per loro come re Davide, al quale rese questa testimonianza:
Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli
adempirà tutti i miei voleri.
[23]Dalla
discendenza di lui, secondo la promessa, Dio trasse per Israele un salvatore,
Gesù. [24]Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di
penitenza a tutto il popolo d'Israele. [25]Diceva Giovanni sul finire della sua
missione: Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me
uno, al quale io non sono degno di sciogliere i sandali.
[26]Fratelli,
figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è
stata mandata questa parola di salvezza. [27]Gli abitanti di Gerusalemme infatti
e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole
dei profeti che si leggono ogni sabato; [28]e, pur non avendo trovato in lui
nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso. [29]Dopo
aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e
lo misero nel sepolcro. [30]Ma Dio lo ha risuscitato dai morti [31]ed egli è
apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a
Gerusalemme, e questi ora sono i suoi testimoni davanti al popolo.
[32]E
noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta,
[33]poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche
sta scritto nel salmo secondo:
Mio figlio sei tu, oggi ti ho
generato.
[34]E
che Dio lo ha risuscitato dai morti, in modo che non abbia mai più a tornare
alla corruzione, è quanto ha dichiarato:
Darò a voi le cose sante
promesse a Davide, quelle
sicure. [35]Per questo anche in un altro luogo dice:
sicure. [35]Per questo anche in un altro luogo dice:
Non permetterai che il tuo santo
subisca la
corruzione. [36]Ora Davide, dopo aver eseguito il volere di Dio nella sua generazione, morì e fu unito ai suoi padri e subì la corruzione. [37]Ma colui che Dio ha risuscitato, non ha subìto la corruzione. [38]Vi sia dunque noto, fratelli, che per opera di lui vi viene annunziata la remissione dei peccati [39]e che per lui chiunque crede riceve giustificazione da tutto ciò da cui non vi fu possibile essere giustificati mediante la legge di Mosè. [40]Guardate dunque che non avvenga su di voi ciò che è detto nei Profeti:
corruzione. [36]Ora Davide, dopo aver eseguito il volere di Dio nella sua generazione, morì e fu unito ai suoi padri e subì la corruzione. [37]Ma colui che Dio ha risuscitato, non ha subìto la corruzione. [38]Vi sia dunque noto, fratelli, che per opera di lui vi viene annunziata la remissione dei peccati [39]e che per lui chiunque crede riceve giustificazione da tutto ciò da cui non vi fu possibile essere giustificati mediante la legge di Mosè. [40]Guardate dunque che non avvenga su di voi ciò che è detto nei Profeti:
[41]Mirate,
beffardi,
stupite e nascondetevi,
poiché un'opera io compio ai vostri giorni,
un'opera che non credereste, se vi fosse
raccontata!».
stupite e nascondetevi,
poiché un'opera io compio ai vostri giorni,
un'opera che non credereste, se vi fosse
raccontata!».
[42]E,
mentre uscivano, li pregavano di esporre ancora queste cose nel prossimo sabato.
[43]Sciolta poi l'assemblea, molti Giudei e proseliti credenti in Dio seguirono
Paolo e Barnaba ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare
nella grazia di Dio.
Paolo e Barnaba si rivolgono ai pagani
[44]Il
sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio.
[45]Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e
contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando. [46]Allora Paolo e
Barnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse annunziata a voi
per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni
della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani. [47]Così infatti ci ha
ordinato il Signore:
Io ti ho posto come luce per le
genti,
perché tu porti la salvezza sino all'estremità della
terra».
perché tu porti la salvezza sino all'estremità della
terra».
[48]Nell'udir
ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono
la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna. [49]La parola di Dio
si diffondeva per tutta la regione. [50]Ma i Giudei sobillarono le donne pie di
alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo
e Barnaba e li scacciarono dal loro territorio. [51]Allora essi, scossa contro
di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio, [52]mentre i discepoli erano
pieni di gioia e di Spirito Santo.
Evangelizzazione di Iconio
[1]Anche
ad Icònio essi entrarono nella sinagoga dei Giudei e vi parlarono in modo tale
che un gran numero di Giudei e di Greci divennero credenti. [2]Ma i Giudei
rimasti increduli eccitarono e inasprirono gli animi dei pagani contro i
fratelli. [3]Rimasero tuttavia colà per un certo tempo e parlavano fiduciosi nel
Signore, che rendeva testimonianza alla predicazione della sua grazia e
concedeva che per mano loro si operassero segni e prodigi. [4]E la popolazione
della città si divise, schierandosi gli uni dalla parte dei Giudei, gli altri
dalla parte degli apostoli. [5]Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei
Giudei con i loro capi per maltrattarli e lapidarli, [6]essi se ne accorsero e
fuggirono nelle città della Licaònia, Listra e Derbe e nei dintorni, [7]e là
continuavano a predicare il vangelo.
Guarigione di un paralizzato
[8]C'era
a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non
aveva mai camminato. [9]Egli ascoltava il discorso di Paolo e questi, fissandolo
con lo sguardo e notando che aveva fede di esser risanato, [10]disse a gran
voce: «Alzati diritto in piedi!». Egli fece un balzo e si mise a camminare.
[11]La gente allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto
licaonio e disse: «Gli dei sono scesi tra di noi in figura umana!». [12]E
chiamavano Barnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più eloquente.
[13]Intanto
il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all'ingresso della città, recando alle
porte tori e corone, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla.
[14]Sentendo ciò, gli apostoli Barnaba e Paolo si strapparono le vesti e si
precipitarono tra la folla, gridando: [15]«Cittadini, perché fate questo? Anche
noi siamo esseri umani, mortali come voi, e vi predichiamo di convertirvi da
queste vanità al Dio vivente che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte
le cose che in essi si trovano. [16]Egli, nelle generazioni passate, ha
lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada; [17]ma non ha cessato di dar
prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di
frutti, fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori». [18]E così
dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall'offrire loro un
sacrificio.
Fine della missione
[19]Ma
giunsero da Antiochia e da Icònio alcuni Giudei, i quali trassero dalla loro
parte la folla; essi presero Paolo a sassate e quindi lo trascinarono fuori
della città, credendolo morto. [20]Allora gli si fecero attorno i discepoli ed
egli, alzatosi, entrò in città. Il giorno dopo partì con Barnaba alla volta di
Derbe.
[21]Dopo
aver predicato il vangelo in quella città e fatto un numero considerevole di
discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiochia, [22]rianimando i discepoli
ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario
attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio. [23]Costituirono
quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato
li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. [24]Attraversata poi la
Pisidia, raggiunsero la Panfilia [25]e dopo avere predicato la parola di Dio a
Perge, scesero ad Attalìa; [26]di qui fecero vela per Antiochia là dove erano
stati affidati alla grazia del Signore per l'impresa che avevano compiuto.
[27]Non
appena furono arrivati, riunirono la comunità e riferirono tutto quello che Dio
aveva compiuto per mezzo loro e come aveva aperto ai pagani la porta della fede.
[28]E si fermarono per non poco tempo insieme ai discepoli.
Controversia ad Antiochia
[1]Ora
alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: «Se non vi
fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi».
[2]Poiché
Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro
costoro, fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro andassero a
Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. [3]Essi dunque,
scortati per un tratto dalla comunità, attraversarono la Fenicia e la Samaria
raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i
fratelli. [4]Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli
apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo
loro.
Controversia a Gerusalemme
[5]Ma
si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti,
affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro di osservare la legge di
Mosè.
[6]Allora
si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema. [7]Dopo
lunga discussione, Pietro si alzò e disse:
Il discorso di Pietro
«Fratelli, voi sapete che gia
da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per
bocca mia la parola del vangelo e venissero alla fede. [8]E Dio, che conosce i
cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito
Santo, come a noi; [9]e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro,
purificandone i cuori con la fede. [10]Or dunque, perché continuate a tentare
Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi
siamo stati in grado di portare? [11]Noi crediamo che per la grazia del Signore
Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro».
[12]Tutta
l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Barnaba e Paolo che riferivano quanti
miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro.
Il discorso di Giacomo
[13]Quand'essi
ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse: [14]«Fratelli, ascoltatemi. Simone
ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo
per consacrarlo al suo nome. [15]Con questo si accordano le parole dei profeti,
come sta scritto:
[16]Dopo
queste cose ritornerò e riedificherò la
tenda di
Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la
rialzerò,
[17]perché anche gli altri uomini cerchino il Signore
e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio
nome,
[18]dice il Signore che fa queste cose da lui
conosciute dall'eternità.
tenda di
Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la
rialzerò,
[17]perché anche gli altri uomini cerchino il Signore
e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio
nome,
[18]dice il Signore che fa queste cose da lui
conosciute dall'eternità.
[19]Per
questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio
tra i pagani, [20]ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli,
dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue. [21]Mosè infatti, fin
dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni
sabato nelle sinagoghe».
La lettera apostolica
[22]Allora
gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro
e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba: Giuda chiamato Barsabba e
Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli. [23]E consegnarono
loro la seguente lettera: «Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia,
di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute! [24]Abbiamo saputo che
alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a
turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. [25]Abbiamo perciò
deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai
nostri carissimi Barnaba e Paolo, [26]uomini che hanno votato la loro vita al
nome del nostro Signore Gesù Cristo. [27]Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila,
che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce. [28]Abbiamo deciso, lo
Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste
cose necessarie: [29]astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli
animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da
queste cose. State bene».
I delegati ad Antiochia
[30]Essi
allora, congedatisi, discesero ad Antiochia e riunita la comunità consegnarono
la lettera. [31]Quando l'ebbero letta, si rallegrarono per l'incoraggiamento che
infondeva. [32]Giuda e Sila, essendo anch'essi profeti, parlarono molto per
incoraggiare i fratelli e li fortificarono. [33]Dopo un certo tempo furono
congedati con auguri di pace dai fratelli, per tornare da quelli che li avevano
inviati. [34]. [35]Paolo invece e Barnaba rimasero ad Antiochia, insegnando e
annunziando, insieme a molti altri, la parola del Signore.
IV. LE MISSIONI DI PAOLO
Paolo si separa da Barnaba e si aggrega Sila
[36]Dopo
alcuni giorni Paolo disse a Barnaba: «Ritorniamo a far visita ai fratelli in
tutte le città nelle quali abbiamo annunziato la parola del Signore, per vedere
come stanno». [37]Barnaba voleva prendere insieme anche Giovanni, detto Marco,
[38]ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da
loro nella Panfilia e non aveva voluto partecipare alla loro opera. [39]Il
dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro; Barnaba, prendendo con sé
Marco, s'imbarcò per Cipro. [40]Paolo invece scelse Sila e partì, raccomandato
dai fratelli alla grazia del Signore.
[41]E
attraversando la Siria e la Cilicia, dava nuova forza alle comunità.
In Licaonia Paolo si aggrega Timoteo
[1]Paolo
si recò a Derbe e a Listra. C'era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di
una donna giudea credente e di padre greco; [2]egli era assai stimato dai
fratelli di Listra e di Icònio. [3]Paolo volle che partisse con lui, lo prese e
lo fece circoncidere per riguardo ai Giudei che si trovavano in quelle regioni;
tutti infatti sapevano che suo padre era greco. [4]Percorrendo le città,
trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di
Gerusalemme, perché le osservassero. [5]Le comunità intanto si andavano
fortificando nella fede e crescevano di numero ogni giorno.
Traversata dell'Asia Minore
[6]Attraversarono
quindi la Frigia e la regione della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato
loro di predicare la parola nella provincia di Asia. [7]Raggiunta la Misia, si
dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; [8]così,
attraversata la Misia, discesero a Troade. [9]Durante la notte apparve a Paolo
una visione: gli stava davanti un Macedone e lo supplicava: «Passa in Macedonia
e aiutaci!». [10]Dopo che ebbe avuto questa visione, subito cercammo di partire
per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola
del Signore.
L'arrivo a Filippi
[11]Salpati
da Troade, facemmo vela verso Samotracia e il giorno dopo verso Neapoli e [12]di
qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia.
Restammo in questa città alcuni giorni; [13]il sabato uscimmo fuori della porta
lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera, e sedutici
rivolgevamo la parola alle donne colà riunite. [14]C'era ad ascoltare anche una
donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una
credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo.
[15]Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: «Se avete
giudicato ch'io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa». E ci
costrinse ad accettare.
Paolo e Sila in prigione
[16]Mentre
andavamo alla preghiera, venne verso di noi una giovane schiava, che aveva uno
spirito di divinazione e procurava molto guadagno ai suoi padroni facendo
l'indovina. [17]Essa seguiva Paolo e noi gridando: «Questi uomini sono servi del
Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza». [18]Questo fece per molti
giorni finché Paolo, mal sopportando la cosa, si volse e disse allo spirito: «In
nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei». E lo spirito partì
all'istante. [19]Ma vedendo i padroni che era partita anche la speranza del loro
guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella piazza principale davanti
ai capi della città; [20]presentandoli ai magistrati dissero: «Questi uomini
gettano il disordine nella nostra città; sono Giudei [21]e predicano usanze che
a noi Romani non è lecito accogliere né praticare». [22]La folla allora insorse
contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono
di bastonarli [23]e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e
ordinarono al carceriere di far buona guardia. [24]Egli, ricevuto quest'ordine,
li gettò nella cella più interna della prigione e strinse i loro piedi nei
ceppi.
Liberazione miracolosa dei missionari
[25]Verso
mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati
stavano ad ascoltarli. [26]D'improvviso venne un terremoto così forte che furono
scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si
sciolsero le catene di tutti. [27]Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le
porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i
prigionieri fossero fuggiti. [28]Ma Paolo gli gridò forte: «Non farti del male,
siamo tutti qui». [29]Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e
tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila; [30]poi li condusse fuori e disse:
«Signori, cosa devo fare per esser salvato?». [31]Risposero: «Credi nel Signore
Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia». [32]E annunziarono la parola del
Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. [33]Egli li prese allora in
disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe e subito si fece
battezzare con tutti i suoi; [34]poi li fece salire in casa, apparecchiò la
tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.
[35]Fattosi
giorno, i magistrati inviarono le guardie a dire: «Libera quegli uomini!».
[36]Il carceriere annunziò a Paolo questo messaggio: «I magistrati hanno
ordinato di lasciarvi andare! Potete dunque uscire e andarvene in pace». [37]Ma
Paolo disse alle guardie: «Ci hanno percosso in pubblico e senza processo,
sebbene siamo cittadini romani, e ci hanno gettati in prigione; e ora ci fanno
uscire di nascosto? No davvero! Vengano di persona a condurci fuori!». [38]E le
guardie riferirono ai magistrati queste parole. All'udire che erano cittadini
romani, si spaventarono; [39]vennero e si scusarono con loro; poi li fecero
uscire e li pregarono di partire dalla città. [40]Usciti dalla prigione, si
recarono a casa di Lidia dove, incontrati i fratelli, li esortarono e poi
partirono.
A Tessalonica. Difficoltà con i Giudei
[1]Seguendo
la via di Anfipoli e Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c'era una sinagoga
dei Giudei. [2]Come era sua consuetudine Paolo vi andò e per tre sabati discusse
con loro sulla base delle Scritture, [3]spiegandole e dimostrando che il Cristo
doveva morire e risuscitare dai morti; il Cristo, diceva, è quel Gesù che io vi
annunzio. [4]Alcuni di loro furono convinti e aderirono a Paolo e a Sila, come
anche un buon numero di Greci credenti in Dio e non poche donne della nobiltà.
[5]Ma i Giudei, ingelositi, trassero dalla loro parte alcuni pessimi individui
di piazza e, radunata gente, mettevano in subbuglio la città. Presentatisi alla
casa di Giasone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo. [6]Ma
non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni fratelli dai capi della
città gridando: «Quei tali che mettono il mondo in agitazione sono anche qui e
Giasone li ha ospitati. [7]Tutti costoro vanno contro i decreti dell'imperatore,
affermando che c'è un altro re, Gesù». [8]Così misero in agitazione la
popolazione e i capi della città che udivano queste cose; [9]tuttavia, dopo
avere ottenuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li rilasciarono.
Nuove difficoltà a Berea
[10]Ma
i fratelli subito, durante la notte, fecero partire Paolo e Sila verso Berèa.
Giunti colà entrarono nella sinagoga dei Giudei. [11]Questi erano di sentimenti
più nobili di quelli di Tessalonica ed accolsero la parola con grande
entusiasmo, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano
davvero così. [12]Molti di loro credettero e anche alcune donne greche della
nobiltà e non pochi uomini. [13]Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a
sapere che anche a Berèa era stata annunziata da Paolo la parola di Dio,
andarono anche colà ad agitare e sobillare il popolo. [14]Allora i fratelli
fecero partire subito Paolo per la strada verso il mare, mentre Sila e Timòteo
rimasero in città. [15]Quelli che scortavano Paolo lo accompagnarono fino ad
Atene e se ne ripartirono con l'ordine per Sila e Timòteo di raggiungerlo al più
presto.
Paolo ad Atene
[16]Mentre
Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di
idoli. [17]Discuteva frattanto nella sinagoga con i Giudei e i pagani credenti
in Dio e ogni giorno sulla piazza principale con quelli che incontrava.
[18]Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e alcuni
dicevano: «Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?». E altri: «Sembra
essere un annnunziatore di divinità straniere»; poiché annunziava Gesù e la
risurrezione. [19]Presolo con sé, lo condussero sull'Areòpago e dissero:
«Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina predicata da te? [20]Cose
strane per vero ci metti negli orecchi; desideriamo dunque conoscere di che cosa
si tratta». [21]Tutti gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non
avevano passatempo più gradito che parlare e sentir parlare.
Discorso di Paolo davanti all'Areopago
[22]Allora
Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago, disse:
«Cittadini ateniesi, vedo che
in tutto siete molto timorati degli dei. [23]Passando infatti e osservando i
monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio
ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. [24]Il Dio
che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e
della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo [25]né dalle
mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo
lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. [26]Egli creò da uno solo
tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra.
Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, [27]perché
cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non
sia lontano da ciascuno di noi. [28]In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed
esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto:
Poiché di lui
stirpe noi siamo.
[29]Essendo
noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile
all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e
dell'immaginazione umana. [30]Dopo esser passato sopra ai tempi dell'ignoranza,
ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, [31]poiché
egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per
mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col
risuscitarlo dai morti».
[32]Quando
sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero:
«Ti sentiremo su questo un'altra volta». [33]Così Paolo uscì da quella riunione.
[34]Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionigi
membro dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.
Fondazione della chiesa di Corinto
[1]Dopo
questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. [2]Qui trovò un Giudeo
chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall'Italia con la
moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti
i Giudei. Paolo si recò da loro [3]e poiché erano del medesimo mestiere, si
stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di
tende. [4]Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere
Giudei e Greci.
[5]Quando
giunsero dalla Macedonia Sila e Timòteo, Paolo si dedicò tutto alla
predicazione, affermando davanti ai Giudei che Gesù era il Cristo. [6]Ma poiché
essi gli si opponevano e bestemmiavano, scuotendosi le vesti, disse: «Il vostro
sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente; da ora in poi io andrò dai
pagani». [7]E andatosene di là, entrò nella casa di un tale chiamato Tizio
Giusto, che onorava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga. [8]Crispo,
capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e
anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare.
[9]E
una notte in visione il Signore disse a Paolo: «Non aver paura, ma continua a
parlare e non tacere, [10]perché io sono con te e nessuno cercherà di
farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città». [11]Così Paolo
si fermò un anno e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio.
Paolo tradotto in tribunale dai Giudei
[12]Mentre
era proconsole dell'Acaia Gallione, i Giudei insorsero in massa contro Paolo e
lo condussero al tribunale dicendo: [13]«Costui persuade la gente a rendere un
culto a Dio in modo contrario alla legge». [14]Paolo stava per rispondere, ma
Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di un delitto o di un'azione
malvagia, o Giudei, io vi ascolterei, come di ragione. [15]Ma se sono questioni
di parole o di nomi o della vostra legge, vedetevela voi; io non voglio essere
giudice di queste faccende». [16]E li fece cacciare dal tribunale. [17]Allora
tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al
tribunale ma Gallione non si curava affatto di tutto ciò.
Ritorno ad Antiochia e partenza per il terzo viaggio
[18]Paolo
si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s'imbarcò
diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era fatto
tagliare i capelli a causa di un voto che aveva fatto. [19]Giunsero a Efeso,
dove lasciò i due coniugi, ed entrato nella sinagoga si mise a discutere con i
Giudei. [20]Questi lo pregavano di fermarsi più a lungo, ma non acconsentì.
[21]Tuttavia prese congedo dicendo: «Ritornerò di nuovo da voi, se Dio lo
vorrà», quindi partì da Efeso. [22]Giunto a Cesarèa, si recò a salutare la
Chiesa di Gerusalemme e poi scese ad Antiochia.
[23]Trascorso
colà un pò di tempo, partì di nuovo percorrendo di seguito le regioni della
Galazia e della Frigia, confermando nella fede tutti i discepoli.
Apollo
[24]Arrivò
a Efeso un Giudeo, chiamato Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, versato
nelle Scritture. [25]Questi era stato ammaestrato nella via del Signore e pieno
di fervore parlava e insegnava esattamente ciò che si riferiva a Gesù, sebbene
conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni. [26]Egli intanto cominciò a
parlare francamente nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo
presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. [27]Poiché
egli desiderava passare nell'Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai
discepoli di fargli buona accoglienza. Giunto colà, fu molto utile a quelli che
per opera della grazia erano divenuti credenti; [28]confutava infatti
vigorosamente i Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che
Gesù è il Cristo.
I seguaci di Giovanni a Efeso
[1]Mentre
Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, giunse a
Efeso. Qui trovò alcuni discepoli [2]e disse loro: «Avete ricevuto lo Spirito
Santo quando siete venuti alla fede?». Gli risposero: «Non abbiamo nemmeno
sentito dire che ci sia uno Spirito Santo». [3]Ed egli disse: «Quale battesimo
avete ricevuto?». «Il battesimo di Giovanni», risposero. [4]Disse allora Paolo:
«Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di
credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù». [5]Dopo aver
udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù [6]e, non appena
Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano
in lingue e profetavano. [7]Erano in tutto circa dodici uomini.
Fondazione della chiesa di Efeso
[8]Entrato
poi nella sinagoga, vi potè parlare liberamente per tre mesi, discutendo e
cercando di persuadere gli ascoltatori circa il regno di Dio. [9]Ma poiché
alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere dicendo male in pubblico di
questa nuova dottrina, si staccò da loro separando i discepoli e continuò a
discutere ogni giorno nella scuola di un certo Tiranno. [10]Questo durò due
anni, col risultato che tutti gli abitanti della provincia d'Asia, Giudei e
Greci, poterono ascoltare la parola del Signore.
Gli esorcisti giudei
[11]Dio
intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo, [12]al punto che si
mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con
lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano.
[13]Alcuni
esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare anch'essi il nome del Signore
Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: «Vi scongiuro per quel Gesù
che Paolo predica». [14]Facevano questo sette figli di un certo Sceva, un sommo
sacerdote giudeo. [15]Ma lo spirito cattivo rispose loro: «Conosco Gesù e so chi
è Paolo, ma voi chi siete?». [16]E l'uomo che aveva lo spirito cattivo,
slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò con tale violenza che essi
fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite. [17]Il fatto fu risaputo da
tutti i Giudei e dai Greci che abitavano a Efeso e tutti furono presi da timore
e si magnificava il nome del Signore Gesù. [18]Molti di quelli che avevano
abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche
[19]e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche
portavano i propri libri e li bruciavano alla vista di tutti. Ne fu calcolato il
valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila dramme d'argento.
[20]Così la parola del Signore cresceva e si rafforzava.
V. LA FINE DEI VIAGGI.
IL PRIGIONIERO DEL CRISTO
I progetti di Paolo
[21]Dopo
questi fatti, Paolo si mise in animo di attraversare la Macedonia e l'Acaia e di
recarsi a Gerusalemme dicendo: «Dopo essere stato là devo vedere anche Roma».
[22]Inviati allora in Macedonia due dei suoi aiutanti, Timòteo ed Erasto, si
trattenne ancora un pò di tempo nella provincia di Asia.
A Efeso. La sommossa degli orefici
[23]Verso
quel tempo scoppiò un gran tumulto riguardo alla nuova dottrina. [24]Un tale,
chiamato Demetrio, argentiere, che fabbricava tempietti di Artèmide in argento e
procurava in tal modo non poco guadagno agli artigiani, [25]li radunò insieme
agli altri che si occupavano di cose del genere e disse: «Cittadini, voi sapete
che da questa industria proviene il nostro benessere; [26]ora potete osservare e
sentire come questo Paolo ha convinto e sviato una massa di gente, non solo di
Efeso, ma si può dire di tutta l'Asia, affermando che non sono dei quelli
fabbricati da mani d'uomo. [27]Non soltanto c'è il pericolo che la nostra
categoria cada in discredito, ma anche che il santuario della grande dea
Artèmide non venga stimato più nulla e venga distrutta la grandezza di colei che
l'Asia e il mondo intero adorano».
[28]All'udire
ciò s'infiammarono d'ira e si misero a gridare: «Grande è l'Artèmide degli
Efesini!». [29]Tutta la città fu in subbuglio e tutti si precipitarono in massa
nel teatro, trascinando con sé Gaio e Aristarco macèdoni, compagni di viaggio di
Paolo. [30]Paolo voleva presentarsi alla folla, ma i discepoli non glielo
permisero. [31]Anche alcuni dei capi della provincia, che gli erano amici,
mandarono a pregarlo di non avventurarsi nel teatro. [32]Intanto, chi gridava
una cosa, chi un'altra; l'assemblea era confusa e i più non sapevano il motivo
per cui erano accorsi.
[33]Alcuni
della folla fecero intervenire un certo Alessandro, che i Giudei avevano spinto
avanti, ed egli, fatto cenno con la mano, voleva tenere un discorso di difesa
davanti al popolo. [34]Appena s'accorsero che era Giudeo, si misero tutti a
gridare in coro per quasi due ore: «Grande è l'Artèmide degli Efesini!».
[35]Alla fine il cancelliere riuscì a calmare la folla e disse: «Cittadini di
Efeso, chi fra gli uomini non sa che la città di Efeso è custode del tempio
della grande Artèmide e della sua statua caduta dal cielo? [36]Poiché questi
fatti sono incontestabili, è necessario che stiate calmi e non compiate gesti
inconsulti. [37]Voi avete condotto qui questi uomini che non hanno profanato il
tempio, né hanno bestemmiato la nostra dea. [38]Perciò se Demetrio e gli
artigiani che sono con lui hanno delle ragioni da far valere contro qualcuno, ci
sono per questo i tribunali e vi sono i proconsoli: si citino in giudizio l'un
l'altro. [39]Se poi desiderate qualche altra cosa, si deciderà nell'assemblea
ordinaria. [40]C'è il rischio di essere accusati di sedizione per l'accaduto di
oggi, non essendoci alcun motivo per cui possiamo giustificare questo
assembramento». [41]E con queste parole sciolse l'assemblea.
Paolo abbandona Efeso
[1]Appena
cessato il tumulto, Paolo mandò a chiamare i discepoli e, dopo averli
incoraggiati, li salutò e si mise in viaggio per la Macedonia. [2]Dopo aver
attraversato quelle regioni, esortando con molti discorsi i fedeli, arrivò in
Grecia.
[3]Trascorsi
tre mesi, poiché ci fu un complotto dei Giudei contro di lui, mentre si
apprestava a salpare per la Siria, decise di far ritorno attraverso la
Macedonia. [4]Lo accompagnarono Sòpatro di Berèa, figlio di Pirro, Aristarco e
Secondo di Tessalonica, Gaio di Derbe e Timòteo, e gli asiatici Tìchico e
Tròfimo. [5]Questi però, partiti prima di noi ci attendevano a Troade; [6]noi
invece salpammo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo in capo
a cinque giorni a Troade dove ci trattenemmo una settimana.
A Troade. Paolo risuscita un morto
[7]Il
primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo
conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la
conversazione fino a mezzanotte. [8]C'era un buon numero di lampade nella stanza
al piano superiore, dove eravamo riuniti; [9]un ragazzo chiamato Eutico, che
stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo
continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne
raccolto morto. [10]Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e
disse: «Non vi turbate; è ancora in vita!». [11]Poi risalì, spezzò il pane e ne
mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all'alba, partì. [12]Intanto
avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati.
Da Troade a Mileto
[13]Noi
poi, che eravamo partiti per nave, facemmo vela per Asso, dove dovevamo prendere
a bordo Paolo; così infatti egli aveva deciso, intendendo di fare il viaggio a
piedi. [14]Quando ci ebbe raggiunti ad Asso, lo prendemmo con noi e arrivammo a
Mitilène. [15]Salpati da qui il giorno dopo, ci trovammo di fronte a Chio;
l'indomani toccammo Samo e il giorno dopo giungemmo a Milèto. [16]Paolo aveva
deciso di passare al largo di Efeso per evitare di subire ritardi nella
provincia d'Asia: gli premeva di essere a Gerusalemme, se possibile, per il
giorno della Pentecoste.
Addio agli anziani di Efeso
[17]Da
Milèto mandò a chiamare subito ad Efeso gli anziani della Chiesa. [18]Quando
essi giunsero disse loro: «Voi sapete come mi sono comportato con voi fin dal
primo giorno in cui arrivai in Asia e per tutto questo tempo: [19]ho servito il
Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che mi hanno procurato
le insidie dei Giudei. [20]Sapete come non mi sono mai sottratto a ciò che
poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi in pubblico e
nelle vostre case, [21]scongiurando Giudei e Greci di convertirsi a Dio e di
credere nel Signore nostro Gesù. [22]Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado
a Gerusalemme senza sapere ciò che là mi accadrà. [23]So soltanto che lo Spirito
Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. [24]Non
ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la
mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere
testimonianza al messaggio della grazia di Dio.
[25]Ecco,
ora so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato
annunziando il regno di Dio. [26]Per questo dichiaro solennemente oggi davanti a
voi che io sono senza colpa riguardo a coloro che si perdessero, [27]perché non
mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio.
[28]Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito
Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è
acquistata con il suo sangue. [29]Io so che dopo la mia partenza entreranno fra
voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; [30]perfino di mezzo a voi
sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di
sé. [31]Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non
ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi.
[32]Ed
ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di
edificare e di concedere l'eredità con tutti i santificati. [33]Non ho
desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno. [34]Voi sapete che alle
necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani.
[35]In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere
i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia
nel dare che nel ricevere!».
[36]Detto
questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. [37]Tutti scoppiarono in un gran
pianto e gettandosi al collo di Paolo lo baciavano, [38]addolorati soprattutto
perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo
accompagnarono fino alla nave.
La salita a Gerusalemme
[1]Appena
ci fummo separati da loro, salpammo e per la via diretta giungemmo a Cos, il
giorno seguente a Rodi e di qui a Pàtara. [2]Trovata qui una nave che faceva la
traversata per la Fenicia, vi salimmo e prendemmo il largo. [3]Giunti in vista
di Cipro, ce la lasciammo a sinistra e, continuando a navigare verso la Siria,
giungemmo a Tiro, dove la nave doveva scaricare. [4]Avendo ritrovati i
discepoli, rimanemmo colà una settimana, ed essi, mossi dallo Spirito, dicevano
a Paolo di non andare a Gerusalemme. [5]Ma quando furon passati quei giorni,
uscimmo e ci mettemmo in viaggio, accompagnati da tutti loro con le mogli e i
figli sin fuori della città. Inginocchiati sulla spiaggia pregammo, poi ci
salutammo a vicenda; [6]noi salimmo sulla nave ed essi tornarono alle loro case.
[7]Terminata la navigazione, da Tiro approdammo a Tolemàide, dove andammo a
salutare i fratelli e restammo un giorno con loro.
[8]Ripartiti
il giorno seguente, giungemmo a Cesarèa; ed entrati nella casa dell'evangelista
Filippo, che era uno dei Sette, sostammo presso di lui. [9]Egli aveva quattro
figlie nubili, che avevano il dono della profezia. [10]Eravamo qui da alcuni
giorni, quando giunse dalla Giudea un profeta di nome Agabo. [11]Egli venne da
noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: «Questo
dice lo Spirito Santo: l'uomo a cui appartiene questa cintura sarà legato così
dai Giudei a Gerusalemme e verrà quindi consegnato nelle mani dei pagani».
[12]All'udir queste cose, noi e quelli del luogo pregammo Paolo di non andare
più a Gerusalemme. [13]Ma Paolo rispose: «Perché fate così, continuando a
piangere e a spezzarmi il cuore? Io sono pronto non soltanto a esser legato, ma
a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù». [14]E poiché non si
lasciava persuadere, smettemmo di insistere dicendo: «Sia fatta la volontà del
Signore!».
Arrivo di Paolo a Gerusalemme
[15]Dopo
questi giorni, fatti i preparativi, salimmo verso Gerusalemme. [16]Vennero con
noi anche alcuni discepoli da Cesarèa, i quali ci condussero da un certo Mnasòne
di Cipro, discepolo della prima ora, dal quale ricevemmo ospitalità.
[17]Arrivati
a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero festosamente. [18]L'indomani Paolo fece
visita a Giacomo insieme con noi: c'erano anche tutti gli anziani. [19]Dopo aver
rivolto loro il saluto, egli cominciò a esporre nei particolari quello che Dio
aveva fatto tra i pagani per mezzo suo. [20]Quand'ebbero ascoltato, essi davano
gloria a Dio; quindi dissero a Paolo: «Tu vedi, o fratello, quante migliaia di
Giudei sono venuti alla fede e tutti sono gelosamente attaccati alla legge.
[21]Ora hanno sentito dire di te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra
i pagani che abbandonino Mosè, dicendo di non circoncidere più i loro figli e di
non seguire più le nostre consuetudini. [22]Che facciamo? Senza dubbio verranno
a sapere che sei arrivato. [23]Fà dunque quanto ti diciamo: vi sono fra noi
quattro uomini che hanno un voto da sciogliere. [24]Prendili con te, compi la
purificazione insieme con loro e paga tu la spesa per loro perché possano
radersi il capo. Così tutti verranno a sapere che non c'è nulla di vero in ciò
di cui sono stati informati, ma che invece anche tu ti comporti bene osservando
la legge. [25]Quanto ai pagani che sono venuti alla fede, noi abbiamo deciso ed
abbiamo loro scritto che si astengano dalle carni offerte agli idoli, dal
sangue, da ogni animale soffocato e dalla impudicizia».
[26]Allora
Paolo prese con sé quegli uomini e il giorno seguente, fatta insieme con loro la
purificazione, entrò nel tempio per comunicare il compimento dei giorni della
purificazione, quando sarebbe stata presentata l'offerta per ciascuno di loro.
L'arresto di Paolo
[27]Stavano
ormai per finire i sette giorni, quando i Giudei della provincia d'Asia, vistolo
nel tempio, aizzarono tutta la folla e misero le mani su di lui gridando:
[28]«Uomini d'Israele, aiuto! Questo è l'uomo che va insegnando a tutti e
dovunque contro il popolo, contro la legge e contro questo luogo; ora ha
introdotto perfino dei Greci nel tempio e ha profanato il luogo santo!».
[29]Avevano infatti veduto poco prima Tròfimo di Efeso in sua compagnia per la
città, e pensavano che Paolo lo avesse fatto entrare nel tempio. [30]Allora
tutta la città fu in subbuglio e il popolo accorse da ogni parte. Impadronitisi
di Paolo, lo trascinarono fuori del tempio e subito furono chiuse le porte.
[31]Stavano gia cercando di ucciderlo, quando fu riferito al tribuno della
coorte che tutta Gerusalemme era in rivolta. [32]Immediatamente egli prese con
sé dei soldati e dei centurioni e si precipitò verso i rivoltosi. Alla vista del
tribuno e dei soldati, cessarono di percuotere Paolo. [33]Allora il tribuno si
avvicinò, lo arrestò e ordinò che fosse legato con due catene; intanto
s'informava chi fosse e che cosa avesse fatto. [34]Tra la folla però chi diceva
una cosa, chi un'altra. Nell'impossibilità di accertare la realtà dei fatti a
causa della confusione, ordinò di condurlo nella fortezza. [35]Quando fu alla
gradinata, dovette essere portato a spalla dai soldati a causa della violenza
della folla. [36]La massa della gente infatti veniva dietro, urlando: «A
morte!».
[37]Sul
punto di esser condotto nella fortezza, Paolo disse al tribuno: «Posso dirti una
parola?». «Conosci il greco?, disse quello, [38]Allora non sei quell'Egiziano
che in questi ultimi tempi ha sobillato e condotto nel deserto i quattromila
ribelli?». [39]Rispose Paolo: «Io sono un Giudeo di Tarso di Cilicia, cittadino
di una città non certo senza importanza. Ma ti prego, lascia che rivolga la
parola a questa gente». [40]Avendo egli acconsentito, Paolo, stando in piedi sui
gradini, fece cenno con la mano al popolo e, fattosi un grande silenzio, rivolse
loro la parola in ebraico dicendo:
Arringa di Paolo ai Giudei di Gerusalemme
[1]«Fratelli
e padri, ascoltate la mia difesa davanti a voi». [2]Quando sentirono che parlava
loro in lingua ebraica, fecero silenzio ancora di più. [3]Ed egli continuò: «Io
sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città, formato
alla scuola di Gamaliele nelle più rigide norme della legge paterna, pieno di
zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. [4]Io perseguitai a morte questa nuova
dottrina, arrestando e gettando in prigione uomini e donne, [5]come può darmi
testimonianza il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro
ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e partii per condurre anche
quelli di là come prigionieri a Gerusalemme, per essere puniti.
[6]Mentre
ero in viaggio e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, all'improvviso una
gran luce dal cielo rifulse attorno a me; [7]caddi a terra e sentii una voce che
mi diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? [8]Risposi: Chi sei, o Signore?
Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti. [9]Quelli che erano con
me videro la luce, ma non udirono colui che mi parlava. [10]Io dissi allora: Che
devo fare, Signore? E il Signore mi disse: Alzati e prosegui verso Damasco; là
sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia. [11]E poiché non ci
vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei
compagni, giunsi a Damasco.
[12]Un
certo Anania, un devoto osservante della legge e in buona reputazione presso
tutti i Giudei colà residenti, [13]venne da me, mi si accostò e disse: Saulo,
fratello, torna a vedere! E in quell'istante io guardai verso di lui e riebbi la
vista. [14]Egli soggiunse: Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a
conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua
stessa bocca, [15]perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle
cose che hai visto e udito. [16]E ora perché aspetti? Alzati, ricevi il
battesimo e lavati dai tuoi peccati, invocando il suo nome.
[17]Dopo
il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi
[18]e vidi Lui che mi diceva: Affrettati ed esci presto da Gerusalemme, perché
non accetteranno la tua testimonianza su di me. [19]E io dissi: Signore, essi
sanno che facevo imprigionare e percuotere nella sinagoga quelli che credevano
in te; [20]quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anch'io ero
presente e approvavo e custodivo i vestiti di quelli che lo uccidevano.
[21]Allora mi disse: Và, perché io ti manderò lontano, tra i pagani».
Paolo, cittadino romano
[22]Fino
a queste parole erano stati ad ascoltarlo, ma allora alzarono la voce gridando:
«Toglilo di mezzo; non deve più vivere!». [23]E poiché continuavano a urlare, a
gettar via i mantelli e a lanciar polvere in aria, [24]il tribuno ordinò di
portarlo nella fortezza, prescrivendo di interrogarlo a colpi di flagello al
fine di sapere per quale motivo gli gridavano contro in tal modo.
[25]Ma
quando l'ebbero legato con le cinghie, Paolo disse al centurione che gli stava
accanto: «Potete voi flagellare un cittadino romano, non ancora giudicato?».
[26]Udito ciò, il centurione corse a riferire al tribuno: «Che cosa stai per
fare? Quell'uomo è un romano!». [27]Allora il tribuno si recò da Paolo e gli
domandò: «Dimmi, tu sei cittadino romano?». Rispose: «Sì». [28]Replicò il
tribuno: «Io questa cittadinanza l'ho acquistata a caro prezzo». Paolo disse:
«Io, invece, lo sono di nascita!». [29]E subito si allontanarono da lui quelli
che dovevano interrogarlo. Anche il tribuno ebbe paura, rendendosi conto che
Paolo era cittadino romano e che lui lo aveva messo in catene.
Comparsa davanti al sinedrio
[30]Il
giorno seguente, volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui
veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si
riunissero i sommi sacerdoti e tutto il sinedrio; vi fece condurre Paolo e lo
presentò davanti a loro.
[1]Con
lo sguardo fisso al sinedrio Paolo disse: «Fratelli, io ho agito fino ad oggi
davanti a Dio in perfetta rettitudine di coscienza». [2]Ma il sommo sacerdote
Anania ordinò ai suoi assistenti di percuoterlo sulla bocca. [3]Paolo allora gli
disse: «Dio percuoterà te, muro imbiancato! Tu siedi a giudicarmi secondo la
legge e contro la legge comandi di percuotermi?». [4]E i presenti dissero: «Osi
insultare il sommo sacerdote di Dio?». [5]Rispose Paolo: «Non sapevo, fratelli,
che è il sommo sacerdote; sta scritto infatti: Non insulterai il capo del tuo
popolo».
[6]Paolo
sapeva che nel sinedrio una parte era di sadducei e una parte di farisei; disse
a gran voce: «Fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; io sono chiamato
in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti». [7]Appena
egli ebbe detto ciò, scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei e
l'assemblea si divise. [8]I sadducei infatti affermano che non c'è risurrezione,
né angeli, né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. [9]Ne
nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del partito dei farisei,
alzatisi in piedi, protestavano dicendo: «Non troviamo nulla di male in quest'uomo.
E se uno spirito o un angelo gli avesse parlato davvero?». [10]La disputa si
accese a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo venisse linciato da
costoro, ordinò che scendesse la truppa a portarlo via di mezzo a loro e
ricondurlo nella fortezza. [11]La notte seguente gli venne accanto il Signore e
gli disse: «Coraggio! Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è
necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma».
Complotto dei Giudei contro Paolo
[12]Fattosi
giorno, i Giudei ordirono una congiura e fecero voto con giuramento esecratorio
di non toccare né cibo né bevanda, sino a che non avessero ucciso Paolo.
[13]Erano più di quaranta quelli che fecero questa congiura. [14]Si presentarono
ai sommi sacerdoti e agli anziani e dissero: «Ci siamo obbligati con giuramento
esecratorio di non assaggiare nulla sino a che non avremo ucciso Paolo. [15]Voi
dunque ora, insieme al sinedrio, fate dire al tribuno che ve lo riporti, col
pretesto di esaminare più attentamente il suo caso; noi intanto ci teniamo
pronti a ucciderlo prima che arrivi».
[16]Ma
il figlio della sorella di Paolo venne a sapere del complotto; si recò alla
fortezza, entrò e ne informò Paolo. [17]Questi allora chiamò uno dei centurioni
e gli disse: «Conduci questo giovane dal tribuno, perché ha qualche cosa da
riferirgli». [18]Il centurione lo prese e lo condusse dal tribuno dicendo: «Il
prigioniero Paolo mi ha fatto chiamare e mi ha detto di condurre da te questo
giovanetto, perché ha da dirti qualche cosa». [19]Il tribuno lo prese per mano,
lo condusse in disparte e gli chiese: «Che cosa è quello che hai da riferirmi?».
[20]Rispose: «I Giudei si sono messi d'accordo per chiederti di condurre domani
Paolo nel sinedrio, col pretesto di informarsi più accuratamente nei suoi
riguardi. [21]Tu però non lasciarti convincere da loro, poiché più di quaranta
dei loro uomini hanno ordito un complotto, facendo voto con giuramento
esecratorio di non prendere cibo né bevanda finché non l'abbiano ucciso; e ora
stanno pronti, aspettando che tu dia il tuo consenso».
[22]Il
tribuno congedò il giovanetto con questa raccomandazione: «Non dire a nessuno
che mi hai dato queste informazioni».
Trasferimento di Paolo a Cesarea
[23]Fece
poi chiamare due dei centurioni e disse: «Preparate duecento soldati per andare
a Cesarèa insieme con settanta cavalieri e duecento lancieri, tre ore dopo il
tramonto. [24]Siano pronte anche delle cavalcature e fatevi montare Paolo,
perché sia condotto sano e salvo dal governatore Felice». [25]Scrisse anche una
lettera in questi termini: [26]«Claudio Lisia all'eccellentissimo governatore
Felice, salute. [27]Quest'uomo è stato assalito dai Giudei e stava per essere
ucciso da loro; ma sono intervenuto con i soldati e l'ho liberato, perché ho
saputo che è cittadino romano. [28]Desideroso di conoscere il motivo per cui lo
accusavano, lo condussi nel loro sinedrio. [29]Ho trovato che lo si accusava per
questioni relative alla loro legge, ma che in realtà non c'erano a suo carico
imputazioni meritevoli di morte o di prigionia. [30]Sono stato però informato di
un complotto contro quest'uomo da parte loro, e così l'ho mandato da te,
avvertendo gli accusatori di deporre davanti a te quello che hanno contro di
lui. Stà bene».
[31]Secondo
gli ordini ricevuti, i soldati presero Paolo e lo condussero di notte ad
Antipàtride. [32]Il mattino dopo, lasciato ai cavalieri il compito di proseguire
con lui, se ne tornarono alla fortezza. [33]I cavalieri, giunti a Cesarèa,
consegnarono la lettera al governatore e gli presentarono Paolo. [34]Dopo averla
letta, domandò a Paolo di quale provincia fosse e, saputo che era della Cilicia,
disse: [35]«Ti ascolterò quando saranno qui anche i tuoi accusatori». E diede
ordine di custodirlo nel pretorio di Erode.
Il processo davanti a Felice
[1]Cinque
giorni dopo arrivò il sommo sacerdote Anania insieme con alcuni anziani e a un
avvocato di nome Tertullo e si presentarono al governatore per accusare Paolo.
[2]Quando questi fu fatto venire, Tertullo cominciò l'accusa dicendo: [3]«La
lunga pace di cui godiamo grazie a te e le riforme che ci sono state in favore
di questo popolo grazie alla tua provvidenza, le accogliamo in tutto e per
tutto, eccellentissimo Felice, con profonda gratitudine. [4]Ma per non
trattenerti troppo a lungo, ti prego di darci ascolto brevemente nella tua
benevolenza. [5]Abbiamo scoperto che quest'uomo è una peste, fomenta continue
rivolte tra tutti i Giudei che sono nel mondo ed è capo della setta dei Nazorei.
[6]Ha perfino tentato di profanare il tempio e noi l'abbiamo arrestato.[7].
[8]Interrogandolo personalmente, potrai renderti conto da lui di tutte queste
cose delle quali lo accusiamo». [9]Si associarono nell'accusa anche i Giudei,
affermando che i fatti stavano così.
Discorso di Paolo davanti al governatore romano
[10]Quando
il governatore fece cenno a Paolo di parlare, egli rispose: «So che da molti
anni sei giudice di questo popolo e parlo in mia difesa con fiducia. [11]Tu
stesso puoi accertare che non sono più di dodici giorni da quando mi sono recato
a Gerusalemme per il culto. [12]Essi non mi hanno mai trovato nel tempio a
discutere con qualcuno o a incitare il popolo alla sommossa, né nelle sinagoghe,
né per la città [13]e non possono provare nessuna delle cose delle quali ora mi
accusano. [14]Ammetto invece che adoro il Dio dei miei padri, secondo quella
dottrina che essi chiamano setta, credendo in tutto ciò che è conforme alla
Legge e sta scritto nei Profeti, [15]nutrendo in Dio la speranza, condivisa pure
da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti. [16]Per
questo mi sforzo di conservare in ogni momento una coscienza irreprensibile
davanti a Dio e davanti agli uomini. [17]Ora, dopo molti anni, sono venuto a
portare elemosine al mio popolo e per offrire sacrifici; [18]in occasione di
questi essi mi hanno trovato nel tempio dopo che avevo compiuto le
purificazioni. Non c'era folla né tumulto. [19]Furono dei Giudei della provincia
d'Asia a trovarmi, e loro dovrebbero comparire qui davanti a te ad accusarmi, se
hanno qualche cosa contro di me; [20]oppure dicano i presenti stessi quale colpa
han trovato in me quando sono comparso davanti al sinedrio, [21]se non questa
sola frase che gridai stando in mezzo a loro: A motivo della risurrezione dei
morti io vengo giudicato oggi davanti a voi!».
La cattività di Paolo a Cesarea
[22]Allora
Felice, che era assai bene informato circa la nuova dottrina, li rimandò
dicendo: «Quando verrà il tribuno Lisia, esaminerò il vostro caso». [23]E ordinò
al centurione di tenere Paolo sotto custodia, concedendogli però una certa
libertà e senza impedire a nessuno dei suoi amici di dargli assistenza.
[24]Dopo
alcuni giorni Felice arrivò in compagnia della moglie Drusilla, che era giudea;
fatto chiamare Paolo, lo ascoltava intorno alla fede in Cristo Gesù. [25]Ma
quando egli si mise a parlare di giustizia, di continenza e del giudizio futuro,
Felice si spaventò e disse: «Per il momento puoi andare; ti farò chiamare di
nuovo quando ne avrò il tempo». [26]Sperava frattanto che Paolo gli avrebbe dato
del denaro; per questo abbastanza spesso lo faceva chiamare e conversava con
lui.
[27]Trascorsi
due anni, Felice ebbe come successore Porcio Festo; ma Felice, volendo
dimostrare benevolenza verso i Giudei, lasciò Paolo in prigione.
Paolo si appella a Cesare
[1]Festo
dunque, raggiunta la provincia, tre giorni dopo salì da Cesarèa a Gerusalemme.
[2]I sommi sacerdoti e i capi dei Giudei gli si presentarono per accusare Paolo
e cercavano di persuaderlo, [3]chiedendo come un favore, in odio a Paolo, che lo
facesse venire a Gerusalemme; e intanto disponevano un tranello per ucciderlo
lungo il percorso. [4]Festo rispose che Paolo stava sotto custodia a Cesarèa e
che egli stesso sarebbe partito fra breve. [5]«Quelli dunque che hanno autorità
tra voi, disse, vengano con me e se vi è qualche colpa in quell'uomo, lo
denuncino».
[6]Dopo
essersi trattenuto fra loro non più di otto o dieci giorni, discese a Cesarèa e
il giorno seguente, sedendo in tribunale, ordinò che gli si conducesse Paolo.
[7]Appena giunse, lo attorniarono i Giudei discesi da Gerusalemme, imputandogli
numerose e gravi colpe, senza però riuscire a provarle. [8]Paolo a sua difesa
disse: «Non ho commesso alcuna colpa, né contro la legge dei Giudei, né contro
il tempio, né contro Cesare». [9]Ma Festo volendo fare un favore ai Giudei, si
volse a Paolo e disse: «Vuoi andare a Gerusalemme per essere là giudicato di
queste cose, davanti a me?». [10]Paolo rispose: «Mi trovo davanti al tribunale
di Cesare, qui mi si deve giudicare. Ai Giudei non ho fatto alcun torto, come
anche tu sai perfettamente. [11]Se dunque sono in colpa e ho commesso qualche
cosa che meriti la morte, non rifiuto di morire; ma se nelle accuse di costoro
non c'è nulla di vero, nessuno ha il potere di consegnarmi a loro. Io mi appello
a Cesare». [12]Allora Festo, dopo aver conferito con il consiglio, rispose: «Ti
sei appellato a Cesare, a Cesare andrai».
Paolo compare davanti al re Agrippa
[13]Erano
trascorsi alcuni giorni, quando arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e Berenìce,
per salutare Festo. [14]E poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al
re il caso di Paolo: «C'è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, contro il
quale, [15]durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono con accuse i
sommi sacerdoti e gli anziani dei Giudei per reclamarne la condanna. [16]Risposi
che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l'accusato sia stato
messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi
dall'accusa. [17]Allora essi convennero qui e io senza indugi il giorno seguente
sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell'uomo. [18]Gli
accusatori gli si misero attorno, ma non addussero nessuna delle imputazioni
criminose che io immaginavo; [19]avevano solo con lui alcune questioni relative
la loro particolare religione e riguardanti un certo Gesù, morto, che Paolo
sosteneva essere ancora in vita. [20]Perplesso di fronte a simili controversie,
gli chiesi se voleva andare a Gerusalemme ed esser giudicato là di queste cose.
[21]Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio
dell'imperatore, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando
potrò inviarlo a Cesare». [22]E Agrippa a Festo: «Vorrei anch'io ascoltare
quell'uomo!». «Domani, rispose, lo potrai ascoltare».
[23]Il
giorno dopo, Agrippa e Berenìce vennero con gran pompa ed entrarono nella sala
dell'udienza, accompagnati dai tribuni e dai cittadini più in vista; per ordine
di Festo fu fatto entrare anche Paolo. [24]Allora Festo disse: «Re Agrippa e
cittadini tutti qui presenti con noi, voi avete davanti agli occhi colui sul
conto del quale tutto il popolo dei Giudei si è appellato a me, in Gerusalemme e
qui, per chiedere a gran voce che non resti più in vita. [25]Io però mi sono
convinto che egli non ha commesso alcuna cosa meritevole di morte ed essendosi
appellato all'imperatore ho deciso di farlo partire. [26]Ma sul suo conto non ho
nulla di preciso da scrivere al sovrano; per questo l'ho condotto davanti a voi
e soprattutto davanti a te, o re Agrippa, per avere, dopo questa udienza,
qualcosa da scrivere. [27]Mi sembra assurdo infatti mandare un prigioniero,
senza indicare le accuse che si muovono contro di lui».
Discorso di Paolo davanti al re Agrippa
[1]Agrippa
disse a Paolo: «Ti è concesso di parlare a tua difesa». Allora Paolo, stesa la
mano, si difese così: [2]«Mi considero fortunato, o re Agrippa, di potermi
discolpare da tutte le accuse di cui sono incriminato dai Giudei, oggi qui
davanti a te, [3]che conosci a perfezione tutte le usanze e questioni
riguardanti i Giudei. Perciò ti prego di ascoltarmi con pazienza. [4]La mia vita
fin dalla mia giovinezza, vissuta tra il mio popolo e a Gerusalemme, la
conoscono tutti i Giudei; [5]essi sanno pure da tempo, se vogliono renderne
testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto nella setta più rigida della
nostra religione. [6]Ed ora mi trovo sotto processo a causa della speranza nella
promessa fatta da Dio ai nostri padri, [7]e che le nostre dodici tribù sperano
di vedere compiuta, servendo Dio notte e giorno con perseveranza. Di questa
speranza, o re, sono ora incolpato dai Giudei! [8]Perché è considerato
inconcepibile fra di voi che Dio risusciti i morti?
[9]Anch'io
credevo un tempo mio dovere di lavorare attivamente contro il nome di Gesù il
Nazareno, [10]come in realtà feci a Gerusalemme; molti dei fedeli li rinchiusi
in prigione con l'autorizzazione avuta dai sommi sacerdoti e, quando venivano
condannati a morte, anch'io ho votato contro di loro. [11]In tutte le sinagoghe
cercavo di costringerli con le torture a bestemmiare e, infuriando all'eccesso
contro di loro, davo loro la caccia fin nelle città straniere.
[12]In
tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con autorizzazione e pieni
poteri da parte dei sommi sacerdoti, verso mezzogiorno [13]vidi sulla strada, o
re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei
compagni di viaggio. [14]Tutti cademmo a terra e io udii dal cielo una voce che
mi diceva in ebraico: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Duro è per te
ricalcitrare contro il pungolo. [15]E io dissi: Chi sei, o Signore? E il Signore
rispose: Io sono Gesù, che tu perseguiti. [16]Su, alzati e rimettiti in piedi;
ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che
hai visto e di quelle per cui ti apparirò ancora. [17]Per questo ti libererò
dal popolo e dai pagani, ai quali ti mando [18]ad aprir loro
gli occhi, perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere di
satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l'eredità in mezzo a coloro
che sono stati santificati per la fede in me.
[19]Pertanto,
o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste; [20]ma prima a quelli
di Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e
infine ai pagani, predicavo di convertirsi e di rivolgersi a Dio, comportandosi
in maniera degna della conversione. [21]Per queste cose i Giudei mi assalirono
nel tempio e tentarono di uccidermi. [22]Ma l'aiuto di Dio mi ha assistito fino
a questo giorno, e posso ancora rendere testimonianza agli umili e ai grandi.
Null'altro io affermo se non quello che i profeti e Mosè dichiararono che doveva
accadere, [23]che cioè il Cristo sarebbe morto, e che, primo tra i risorti da
morte, avrebbe annunziato la luce al popolo e ai pagani».
Reazioni dell'uditorio
[24]Mentr'egli
parlava così in sua difesa, Festo a gran voce disse: «Sei pazzo, Paolo; la
troppa scienza ti ha dato al cervello!». [25]E Paolo: «Non sono pazzo, disse,
eccellentissimo Festo, ma sto dicendo parole vere e sagge. [26]Il re è al
corrente di queste cose e davanti a lui parlo con franchezza. Penso che niente
di questo gli sia sconosciuto, poiché non sono fatti accaduti in segreto.
[27]Credi, o re Agrippa, nei profeti? So che ci credi». [28]E Agrippa a Paolo:
«Per poco non mi convinci a farmi cristiano!». [29]E Paolo: «Per poco o per
molto, io vorrei supplicare Dio che non soltanto tu, ma quanti oggi mi ascoltano
diventassero così come sono io, eccetto queste catene!».
[30]Si
alzò allora il re e con lui il governatore, Berenìce, e quelli che avevano preso
parte alla seduta [31]e avviandosi conversavano insieme e dicevano: «Quest'uomo
non ha fatto nulla che meriti la morte o le catene». [32]E Agrippa disse a Festo:
«Costui poteva essere rimesso in libertà, se non si fosse appellato a Cesare».
La partenza per Roma
[1]Quando
fu deciso che ci imbarcassimo per l'Italia, consegnarono Paolo, insieme ad
alcuni altri prigionieri, a un centurione di nome Giulio della coorte Augusta.
[2]Salimmo su una nave di Adramitto, che stava per partire verso i porti della
provincia d'Asia e salpammo, avendo con noi Aristarco, un Macèdone di
Tessalonica. [3]Il giorno dopo facemmo scalo a Sidone e Giulio, con gesto
cortese verso Paolo, gli permise di recarsi dagli amici e di riceverne le cure.
[4]Salpati di là, navigammo al riparo di Cipro a motivo dei venti contrari [5]e,
attraversato il mare della Cilicia e della Panfilia, giungemmo a Mira di Licia.
[6]Qui il centurione trovò una nave di Alessandria in partenza per l'Italia e ci
fece salire a bordo. [7]Navigammo lentamente parecchi giorni, giungendo a fatica
all'altezza di Cnido. Poi, siccome il vento non ci permetteva di approdare,
prendemmo a navigare al riparo di Creta, dalle parti di Salmo\'ne, [8]e
costeggiandola a fatica giungemmo in una località chiamata Buoni Porti, vicino
alla quale era la città di Lasèa.
La tempesta e il naufragio
[9]Essendo
trascorso molto tempo ed essendo ormai pericolosa la navigazione poiché era gia
passata la festa dell'Espiazione, Paolo li ammoniva dicendo: [10]«Vedo, o
uomini, che la navigazione comincia a essere di gran rischio e di molto danno
non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre vite». [11]Il
centurione però dava più ascolto al pilota e al capitano della nave che alle
parole di Paolo. [12]E poiché quel porto era poco adatto a trascorrervi
l'inverno, i più furono del parere di salpare di là nella speranza di andare a
svernare a Fenice, un porto di Creta esposto a libeccio e a maestrale.
[13]Appena
cominciò a soffiare un leggero scirocco, convinti di potere ormai realizzare il
progetto, levarono le ancore e costeggiavano da vicino Creta. [14]Ma dopo non
molto tempo si scatenò contro l'isola un vento d'uragano, detto allora «Euroaquilone».
[15]La nave fu travolta nel turbine e, non potendo più resistere al vento,
abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva. [16]Mentre passavamo sotto un
isolotto chiamato Càudas, a fatica riuscimmo a padroneggiare la scialuppa;
[17]la tirarono a bordo e adoperarono gli attrezzi per fasciare di gòmene la
nave. Quindi, per timore di finire incagliati nelle Sirti, calarono il
galleggiante e si andava così alla deriva. [18]Sbattuti violentemente dalla
tempesta, il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico; [19]il
terzo giorno con le proprie mani buttarono via l'attrezzatura della nave. [20]Da
vari giorni non comparivano più né sole, né stelle e la violenta tempesta
continuava a infuriare, per cui ogni speranza di salvarci sembrava ormai
perduta.
[21]Da
molto tempo non si mangiava, quando Paolo, alzatosi in mezzo a loro, disse:
«Sarebbe stato bene, o uomini, dar retta a me e non salpare da Creta; avreste
evitato questo pericolo e questo danno. [22]Tuttavia ora vi esorto a non
perdervi di coraggio, perché non ci sarà alcuna perdita di vite in mezzo a voi,
ma solo della nave. [23]Mi è apparso infatti questa notte un angelo del Dio al
quale appartengo e che servo, [24]dicendomi: Non temere, Paolo; tu devi
comparire davanti a Cesare ed ecco, Dio ti ha fatto grazia di tutti i tuoi
compagni di navigazione. [25]Perciò non perdetevi di coraggio, uomini; ho
fiducia in Dio che avverrà come mi è stato annunziato. [26]Ma è inevitabile che
andiamo a finire su qualche isola».
[27]Come
giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell'Adriatico,
verso mezzanotte i marinai ebbero l'impressione che una qualche terra si
avvicinava. [28]Gettato lo scandaglio, trovarono venti braccia; dopo un breve
intervallo, scandagliando di nuovo, trovarono quindici braccia. [29]Nel timore
di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con
ansia che spuntasse il giorno. [30]Ma poiché i marinai cercavano di fuggire
dalla nave e gia stavano calando la scialuppa in mare, col pretesto di gettare
le ancore da prora, Paolo disse al centurione e ai soldati: [31]«Se costoro non
rimangono sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo». [32]Allora i soldati
recisero le gòmene della scialuppa e la lasciarono cadere in mare.
[33]Finché
non spuntò il giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo: «Oggi è il
quattordicesimo giorno che passate digiuni nell'attesa, senza prender nulla.
[34]Per questo vi esorto a prender cibo; è necessario per la vostra salvezza.
Neanche un capello del vostro capo andrà perduto». [35]Ciò detto, prese il pane,
rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare. [36]Tutti si
sentirono rianimati, e anch'essi presero cibo. [37]Eravamo complessivamente
sulla nave duecentosettantasei persone. [38]Quando si furono rifocillati,
alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare.
[39]Fattosi
giorno non riuscivano a riconoscere quella terra, ma notarono un'insenatura con
spiaggia e decisero, se possibile, di spingere la nave verso di essa.
[40]Levarono le ancore e le lasciarono andare in mare; al tempo stesso
allentarono i legami dei timoni e spiegata al vento la vela maestra, mossero
verso la spiaggia. [41]Ma incapparono in una secca e la nave vi si incagliò;
mentre la prua arenata rimaneva immobile, la poppa minacciava di sfasciarsi
sotto la violenza delle onde. [42]I soldati pensarono allora di uccidere i
prigionieri, perché nessuno sfuggisse gettandosi a nuoto, [43]ma il centurione,
volendo salvare Paolo, impedì loro di attuare questo progetto; diede ordine che
si gettassero per primi quelli che sapevano nuotare e raggiunsero la terra;
[44]poi gli altri, chi su tavole, chi su altri rottami della nave. E così tutti
poterono mettersi in salvo a terra.
Soggiorno a Malta
[1]Una
volta in salvo, venimmo a sapere che l'isola si chiamava Malta. [2]Gli indigeni
ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti attorno a un gran fuoco, che
avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia ed era freddo. [3]Mentre Paolo
raccoglieva un fascio di sarmenti e lo gettava sul fuoco, una vipera,
risvegliata dal calore, lo morse a una mano. [4]Al vedere la serpe pendergli
dalla mano, gli indigeni dicevano tra loro: «Certamente costui è un assassino,
se, anche scampato dal mare, la Giustizia non lo lascia vivere». [5]Ma egli
scosse la serpe nel fuoco e non ne patì alcun male. [6]Quella gente si aspettava
di vederlo gonfiare e cadere morto sul colpo, ma, dopo avere molto atteso senza
vedere succedergli nulla di straodinario, cambiò parere e diceva che era un dio.
[7]Nelle
vicinanze di quel luogo c'era un terreno appartenente al "primò'dell'isola,
chiamato Publio; questi ci accolse e ci ospitò con benevolenza per tre giorni.
[8]Avvenne che il padre di Publio dovette mettersi a letto colpito da febbri e
da dissenteria; Paolo l'andò a visitare e dopo aver pregato gli impose le mani e
lo guarì. [9]Dopo questo fatto, anche gli altri isolani che avevano malattie
accorrevano e venivano sanati; [10]ci colmarono di onori e al momento della
partenza ci rifornirono di tutto il necessario.
Da Malta a Roma
[11]Dopo
tre mesi salpammo su una nave di Alessandria che aveva svernato nell'isola,
recante l'insegna dei Diòscuri. [12]Approdammo a Siracusa, dove rimanemmo tre
giorni [13]e di qui, costeggiando, giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si
levò lo scirocco e così l'indomani arrivammo a Pozzuoli. [14]Qui trovammo alcuni
fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana. Partimmo
quindi alla volta di Roma. [15]I fratelli di là, avendo avuto notizie di noi, ci
vennero incontro fino al Foro di Appio e alle Tre Taverne. Paolo, al vederli,
rese grazie a Dio e prese coraggio.
[16]Arrivati
a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per suo conto con un soldato di guardia.
Presa di contatto con i Giudei di Roma
[17]Dopo
tre giorni, egli convocò a sé i più in vista tra i Giudei e venuti che furono,
disse loro: «Fratelli, senza aver fatto nulla contro il mio popolo e contro le
usanze dei padri, sono stato arrestato a Gerusalemme e consegnato in mano dei
Romani. [18]Questi, dopo avermi interrogato, volevano rilasciarmi, non avendo
trovato in me alcuna colpa degna di morte. [19]Ma continuando i Giudei ad
opporsi, sono stato costretto ad appellarmi a Cesare, senza intendere con questo
muovere accuse contro il mio popolo. [20]Ecco perché vi ho chiamati, per vedervi
e parlarvi, poiché è a causa della speranza d'Israele che io sono legato da
questa catena». [21]Essi gli risposero: «Noi non abbiamo ricevuto nessuna
lettera sul tuo conto dalla Giudea né alcuno dei fratelli è venuto a riferire o
a parlar male di te. [22]Ci sembra bene tuttavia ascoltare da te quello che
pensi; di questa setta infatti sappiamo che trova dovunque opposizione».
Dichiarazione di Paolo ai Giudei di Roma
[23]E
fissatogli un giorno, vennero in molti da lui nel suo alloggio; egli dal mattino
alla sera espose loro accuratamente, rendendo la sua testimonianza, il regno di
Dio, cercando di convincerli riguardo a Gesù, in base alla Legge di Mosè e ai
Profeti. [24]Alcuni aderirono alle cose da lui dette, ma altri non vollero
credere [25]e se ne andavano discordi tra loro, mentre Paolo diceva questa sola
frase: «Ha detto bene lo Spirito Santo, per bocca del profeta Isaia, ai nostri
padri:
[26]Và
da questo popolo e dì loro:
Udrete con i vostri orecchi, ma non comprenderete;
guarderete con i vostri occhi, ma non vedrete.
[27]Perché il cuore di questo popolo si è indurito:
e hanno ascoltato di mala voglia con gli orecchi;
hanno chiuso i loro occhi
per non vedere con gli occhi
non ascoltare con gli orecchi,
non comprendere nel loro cuore e non convertirsi,
perché io li risani.
Udrete con i vostri orecchi, ma non comprenderete;
guarderete con i vostri occhi, ma non vedrete.
[27]Perché il cuore di questo popolo si è indurito:
e hanno ascoltato di mala voglia con gli orecchi;
hanno chiuso i loro occhi
per non vedere con gli occhi
non ascoltare con gli orecchi,
non comprendere nel loro cuore e non convertirsi,
perché io li risani.
[28]Sia
dunque noto a voi che questa salvezza di Dio viene ora rivolta ai pagani ed essi
l'ascolteranno!». [29].
Epilogo
[30]Paolo
trascorse due anni interi nella casa che aveva preso a pigione e accoglieva
tutti quelli che venivano a lui, [31]annunziando il regno di Dio e insegnando le
cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza
impedimento.
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