LA BELLEZZA COME CAMMINO DI EVANGELIZZAZIONE E FORMAZIONE UMANA
di Mario Luzi
Path 4 (2005) 319-322
Fede
e bellezza, oltre a essere un’endiadi di memorabile significato programmatico
nell’opera letteraria di Niccolò Tommaseo, costituisce un’associazione
concettuale più o meno assuefatta e assimilata per tradizioni inconsce. La
bellezza che noi cerchiamo e desideriamo è nella nostra atavica cultura
occidentale difficilmente separabile dalla pietà e dalle sue immagini. Abbiamo,
la più gran parte di noi, ricevuto insieme l’aspetto del bello, del sacro e del
santo, e coltivato di conserva quella acritica, certo, ma possente identità.
Riesce enormemente difficile, a questo punto, distinguere come essa si sia
formata, quali siano i processi che hanno collegato così strettamente l’idea di
bellezza e quella di esemplarità venerabile e culturale: una connessione non
solo nostra, presente forse in molte se non in tutte le civiltà, che la nostra
ha tuttavia esaltato a tal punto che l’educazione ce l’ha inculcata come
sottinteso paradigmatico. Il platonismo lavorò sul seminato, è da credere; e
statuì un criterio, chissà quanto remoto riguardo all’origine che nel mondo
mediterraneo trovò la proposta e la risposta del senso e dell’immaginazione.
Rimane in ogni caso da domandarsi da dove ci
viene l’idea di bellezza che inconsapevolmente coltiviamo come nostra anche
prima che noi vi folgoriamo qualsiasi intento sublimatorio. Possiamo risalire,
scalare a ritroso una deduzione culturale e antropologica, non mi pare possiamo
attingere un primum, una scaturigine definibili. Questo rimane un enigma perduto
nell'inesplicabile del creato o, per dirla più correttamente, negato alla nostra
intelligenza. Le immagini plastiche o grafiche di certe popolazioni
lontane che a noi appaiono mostruose devono pur aver significato un ideale
intrinseco alla loro condizione. La bellezza non può essere che relativa e,
tuttavia, propone e rappresenta una polarità dell'umano comune
a tutte le genti del pianeta.
La bellezza ha espresso sempre virtù estetica
ed etica simultaneamente: non è pensabile un grande uomo che sia d'aspetto
sgradevole, né dall'altra
parte è concepibile una figura sublimata nella forma che sia perfida o corrotta.
Il tipo di dignità formale che assumono 1'esemplare, il venerabile, è relativo,
appunto, alla cultura, alla civiltà e all'antropologia.
È innegabile, per quanto sarebbe assurdo
stabilire gerarchie in questo campo, che le civiltà in cui 1'esigenza
dell'armonia si manifesta come primaria
–
e specialmente 1'esigenza della proporzione e del rapporto d'insieme
–
producono un tipo di fisionomia in cui si riconoscono più cordialmente
o beatamente o estaticamente. Di fatto la civiltà greca ha addirittura
fondato un canone e quella romana un canone differente. Noi etnicamente,
nella nostra naturale facoltà ideativa, ci adeguiamo a quel canone
e alle sue possibili variazioni. Perfino il volto del Padre glorifica nella sua
divina somiglianza l'uomo visto nella bellezza e proporzione canonica.
Via pulchritudinis. Pulchritudo
non è una metafora. L’enorme lavoro della filosofia e della
patristica ha tolto ogni convenzionale astrazione e esteriorità
oggettiva al vocabolo senza privarlo della profonda connessione con il senso,
con il corporeo. Gli stilemi bizantini traducevano un'idea di potenza
e di maestà nella quale è leggibile anche la glorificazione estetica del soggetto.
Tuttavia, non è, lo sentiamo, l'accordo di cui abbiamo bisogno.
Non so nascondere né tenere a bada 1'emozione di
fronte alla pittura di Giotto che introduce nel discorso cristiano la carità dei
corpi, il pathos dei sentimenti, l'ardore della fede, scritti in quel linguaggio
corporeo, significati in quel limpido eloquio della condizione della creatura
umana.
Lo spirito pervade la materia, e avviene
una suprema congiunzione. "Dacci oggi il nostro pane quotidiano" si spiega in
tutta la sua giustezza dopo 1'estremo "Venga il tuo regno, sta fatta la tua
volontà"; c'è anche il limite della carne, il quale però è testimonianza aperta
e chiara di devozione.
Ma a questo apice dell'armonia come si è
arrivati? Un'esposizione che si è tenuta recentemente dei reperti sotterranei
del Duomo di Siena ci fa assistere a un momento cruciale della vita religiosa
artistica della nostra terra italiana e della terra universa.
Sono al lavoro simultaneamente in
quegli ipogei, che allora non erano tali, Cimabue, Cavallini, Duccio, Giotto. È
l'officina della grande civiltà pittorica che nasce e si sviluppa in Italia, ed
esprime nelle sue forme il momento di altrettanto grande armonia dell'anima e
della vita. Quelle che l'accostamento delle opere, incluse le vetrate smontate
per il restauro e la ripulitura, elargivano di conserva, pur nella singolarità
dello stile di ciascuno
di quei maestri, è una pienezza di umiltà, nel senso di persuasa presenza
nel mondo in accordo con il divino, con il soprannaturale.
Può essere sbocciata e fiorita nell'epoca splendida
di cui abbiamo appena parlato l'idea, incubata fino dalle origini della
spiritualità cristiana, della bellezza come desiderio e termine di perfezione,
come cammino alla salvezza, alternativo, ma non solo a quello della vita. È
proprio nella sapienza di San Bonaventura o Anselmo d'Aosta, che pensarono tra i
primi alla validità di questo bene cercato come tale, come bene in sé,
dall'anima, che afferma le sue basi una cultura nascente e operante. E forse non
è da trascurare il fatto che quella inclinazione spirituale si pronuncia
specialmente in uomini di religione studiosi e devoti di Maria – e anche oggi la
via pulchritudinis sembra concernere soprattutto la mariologia. In Maria sembra
attuarsi sommamente la connessione verità‑bellezza, cessare anzi di essere un
binomio per divenire unità inscindibile. La perfezione della creatura umana
gratificata da splendore e armonia come gradus al divino. Su questo
interiore convincimento procede un illimitato e copiosissimo dialogo tra il
sacro e il profano, potremmo dire senza esagerare tutto il grande episodio
medievale e rinascimentale della fede e delle sue immagini. Tutto ciò che è
autenticamente cristiano vive da allora la doppia forma della conoscenza:
quella teologica e razionale e quella contemplativa, la quale s'incontra
inevitabilmente con la bellezza.
La via pulchritudinis è
dunque inerente alla spiritualità cristiana indipendentemente
dal suo riconoscimento ad opera di San Bonaventuara o dei grandi mistici come
Santa Teresa e San Giovanni della Croce.
Si dà un
valore emblematico al fatto che i Servi di Maria riscattarono dalla prigionia,
dopo la rotta di Montaperti, Coppo di Marcovaldo, pittore fiorentino, il quale
ricambiò questo beneficio con il dono di un suo dipinto della Madonna in maestà.
Il tragico della storia riscattato dalla bellezza, di fatto.
La
via
pulcritudinis
non è certo estetismo nella mente dei Padri, ma è
un'appropriazione della sintesi di bello e vero, a cui non è estranea una
commozione del senso, una richiesta naturale e umana di perfezione nell'oggetto
del proprio amore. Il cammino che permette di fare la via pulchritudinis
nella
penetrazione dei misteri cristiani è enorme: e l'esperienza dello spirito che la
percorre è proficua in tutti i modi e in tutti i campi di conoscenza, ed
elargisce un affinamento dell'anima e dell'intelligenza non secondario per nulla
a nessun altro.
Mi viene in mente –
e può essere significativo nella sua alta invenzione poetica – che Giovanni
Paolo II nell'ultima opera pubblicata chiama la bellezza gloriosa della pittura
di Michelangelo nella Sistina ad attestare il miracolo della Creazione che si
guarda e si vede. Non c'è compiacimento dell'arte ma cooperazione celeste e
umana in quella tesi, un sommo coinvolgimento della beeezza nella rivelazione
del creato al suo stesso Fattore.
Va dunque
a fondo la via
pulchritudinis
e non è periferica ma
intrinseca. Seguirla, essere attratti dalle sue meraviglie, incuriositi dalle
sue sorprese, arricchisce lo spirito e tesaurizza ogni risorsa che la fede ha
trovato per arrivare a noi e proiettarsi nel futuro che aspettiamo divenga
presente, attuale, intemporale.Fonte : http://www.azionecattolica.it/settori/ACR/Educatori/sezione/armad/NOVITA/CAMPI
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