sabato 13 luglio 2019
La "verosimiglianza", di Matteo Marangoni
Matteo Marangoni
LA " VEROSIMIGLIANZA "
Il preconcetto che l'arte sia verosimiglianza ossia imitazione, esteriore, della natura - di cui il Vasari fu il divulgatore per l'età moderna - è vecchio, si può dire, come il mondo. (Dico esteriore per distinguerla dalla profonda imitazione della vita che è di tutti i veri artisti d'ogni tempo e paese).
Tal preconcetto però non è costante per tutti i tempi e le civiltà ma si può dire - grosso modo - che compare in alcune a tendenza razionale scientifica, per scomparire o diminuire in altre a tendenza irrazionale, mistica.
Esso, dunque, assente nelle più antiche civiltà - l'egizia, l'assiro-babilonese, l'egea - compare nel quinto secolo avanti Cristo col razionalismo teorico della Grecia e lo si trova, come è noto, in Platone e Aristotele, benché per gli artisti fosse, anche allora, un preconcetto che scompariva poi all'attuazione (e Fidia informi per tutti) in una potente idealizzazione della natura.
Questo preconcetto, ereditato e intensificato dal razionalismo pratico della civiltà romana, lo vediamo decadere e finire con l'avvento del Cristianesimo che durante la civiltà medievale, tutta satura di misticismo, torna alla massima astrazione figurativa.
Eminentemente astratta è stata in ogni tempo l'arte di tutto l'Oriente, patria del misticismo. Nell'Occidente il razionalismo del Rinascimento rimise in onore anche il preconcetto della verosimiglianza; il quale dal più al meno è sempre, si può dire, durato sino alla metà circa del secolo scorso, quando per opera del movimento impressionista - da Manet a Cézanne - esso fu definitivamente disperso.
Si potrebbe quindi affermare che questo preconcetto, che nella civiltà moderna appare ancora come la regola, è nella storia dell'arte mondiale piuttosto un'eccezione; come è difatti giusto che sia, data la natura irrazionale, fantastica dell'arte.
Come abbiamo detto, la nostra civiltà contemporanea ha finalmente reagito a questo preconcetto; ma nondimeno sono ancora molti coloro che, pur avendolo teoricamente superato, non riescono loro malgrado a liberarsene; tanto esso, atavicamente radicato nelle menti, riappare sotto larvata forma. Persino tra gli studiosi d'arte c'è ancora oggi qualche professore che, per esempio, lamenta le "scorrettezze" di Giovanni Pisano e che tradisce così la sua completa cecità...
... Queste scorrettezze sono state sempre la disperazione di tutti i pedanti e la gioia delle anime sensibili. E' per esse che si è potuto, per esempio, arrivare alle meraviglie delle dissonanze e dei ritmi... della musica moderna.
Voi dunque capirete che, essendo l'arte un fenomeno individuale, non può esistere un disegno corretto che serva - come voleva l'accademia - da canone; e che, caso mai, è proprio il disegno di un Meissonier che è scorretto, perché è una astrazione cerebrale, oggettiva, falsa della natura; mentre che il disegno di un Modigliani è corretto perché ne è un'astrazione lirica, soggettiva, ossia, rispetto all'arte, vera.
Ma pensate dunque un po' se l'arte, questa tra le più nobili attività dello spirito, dovrebbe mai ridursi ad essere una specie di doppione della natura; oggi poi che chiunque con la fotografia può ottenere quello che nessun pittore potrebbe mai dargli!
Davvero non arrivo a capire come sia potuto nascere l'universale e ostinato preconcetto " arte = imitazione della natura " quando, osservando l'arte di tutti i tempi, si sarebbe dovuto, caso mai, concludere il contrario; ossia che l'arte rifugge dall'imitazione della natura...
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Brano tratto dal libro: Saper Vedere di Matteo Marangoni, Garzanti, 1943.
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