lunedì 8 luglio 2019

Il Carmelo al femminile: linee mariane in Maria Crocifissa Curcio , di Carlo Cicconetti O.Carm




Carlo Cicconetti  O.Carm
IL CARMELO AL FEMMINILE :
linee mariane in Maria Crocifissa Curcio

                       
 
«In Maria si rivela pienamente il valore attribuito nel piano divino alla persona e alla missione della donna. Per convincersene, basta riflettere sul valore antropologico degli aspetti fondamentali della Mariologia... La luce di Maria può espandersi anche oggi, sul mondo femminile ed abbracciare i vecchi e nuovi problemi della donna, aiutando tutti a capirne la dignità e a riconoscerne i diritti». Tutta la grandezza di Maria si riflette «sulla stessa condizione della donna». Lei «che è intervenuta in modo sovreminente e umanamente impensabile nella storia dell'umanità e, con il suo consenso ha contribuito alla trasformazione di tutto il destino umano» Così si esprimeva alcuni giorni fa il Santo Padre in una sua catechesi sulla donna cristiana. Una delle donne più impegnate nella ricerca teologica sulla donna auspica una marialogia scritta "a due voci" (maschile e femminile) specialmente attingendo dalle grandi donne della chiesa, come Teresa d'Avila e Teresa di Lisieux. Mi incoraggia a non ritenere del tutto inutile questa ricerca in M. Crocifissa Curcio e nelle "visite" di Maria di cui ella ci narra con abbondanza.

PRESENZA EDUCATRICE DELLA MADRE DEL CARMELO
Madre Crocifissa, nella sua avventura spirituale, vive la presenza e intimità continua di Maria «tenera Madre del Carmelo, rapitrice del suo cuore» fin dall'infanzia. È lei che ne scandisce le tappe dagli inizi alla fine, e ne plasma la femminilità sponsale, verginale, materna, secondo la donna nuova in Cristo.
Rosa sente Maria come una Madre piena di tenerezza, di calore umano, concreta e reale, con il suo corpo, la sua femminilità, le sue premure, i suoi sentimenti, le sue carezze. La vede infatti nella narrazione evangelica, mentre accoglie, porta in grembo, da alla luce, segue, compatisce e piange Gesù, piena di sollecitudini familiari e di lavoro.
È la donna non estranea alle vicende umane, ma pienamente coinvolta in esse. È la visione popolare di Maria, vicina, "donna del quotidiano", eppure straordinariamente affascinante. Ella viene soprattutto con il suo Figlio. Rosa trascorre intere giornate in sua compagnia, ma senza estraniarsi dalle sollecitudini perla casa.
Madre Crocifissa è attratta dalla accoglienza di Maria alla "volontà divina". Chiama anche le figlie a meditare il Mistero della Incarnazione che si compie in Maria, dopo aver dato il suo "divino consenso". L'obbedienza di Maria non è sottomissione di debolezza, neppure Dio chiede questo alla donna. È "obbedienza in piedi", la sua: essa suppone che vi sia «uno che parli e l'altro che risponda. Uno che faccia la proposta con rispetto e l'altro che vi aderisca con amore. Uno che additi un progetto senza ombra di violenza, e l'altro che con gioia ne interiorizzi l'indicazione». La risposta umile e pronta di Maria non ne annulla la personalità, non ne mortifica l'autonomia, ma ne esalta l'amore accogliente. Madre Crocifissa vi scorge per sé e per le sue figlie l'atteggiamento che «unisce più intimamente alla volontà divina». "Ecce Ancilla Domini". La ricostruzione cosciente dell'immagine eterna che Dio pose in lei, come nell'uomo, «è possibile per la singola donna solo nell'atteggiamento dell'ancilla Domini cioè in atteggiamento di perpetua docilità ai voleri di Dio».18 La dimensione verginale viene vista in rapporto all'ascolto della Parola, in quanto dice interiorità, «silenzio profondo di tutte le cose», fuori e dentro di noi, apertura all'Altro e agli altri, rivendicazione della propria integrità. È un modo più autentico e nobile di rendere vero lo slogan femminista degli anni 70: «lo sono mia!». La valorizzazione del "femminile" passa sicuramente anche attraverso la riscoperta positiva e arricchente di un giusto, casto rapporto con il proprio corpo.

LA FIGLIA DI MARIA: INFANZIA SPIRITUALE
La presenza materna e tenera di Maria la educa all'atteggiamento dell'abbandono filiale, riposante, pacificatore, sereno:
«sono stata svegliata dalla presenza della tenera Madre, così soave e dolce nel suo materno e divino sguardo per farmi riposare tranquillamente come una bimba nel seno della mamma».
Rosa vive in Lei la sua infanzia spirituale: «Mi feci così piccina da mettermi sulle sue ginocchia, mi fece riposare sul suo seno», riceve lo stesso "nutrimento", l'affetto e il calore materno donato a Gesù. Anzi ella si sente accomunata in questo suo unico affetto materno:
«La divina Madre aveva il suo tenero Infante, e come due sorelline gemelle, mi strinse assieme al suo divino seno: non posso descrivere l'intimità di quei momenti, intimità materna, fraterna: che amore scambievole, amore di trasformazione».
Maria le dona assieme atteggiamento filiale e cuore di sorella. Così viene preparata ad essere "madre" a sua volta: non è facile amare, se non si ha l'esperienza di essere amati. In Maria ella incontra Gesù come fratello. Nella esperienza filiale, di "piccola" ella impara l'accoglienza, la ricettività, l'abbandono fecondo. Il nutrimento che ella riceve da Maria, è l'amore con il quale Ella amò il Figlio suo Gesù e, umanamente, l'attrezzò a non lasciarsi vincere dall'odio e dal rifiuto degli "avversari". Madre Crocifissa trova in questo nutrimento la saldezza che le dona fiducia di fronte agli "avversar!" che si frappongono, anche in buona fede, al compimento della missione che ha ricevuto dalla "tenera Madre del Carmelo".

madre
È sempre Maria, la donna che tiene i piedi sulla terra a Nazareth, Betlemme, all'arrivo dei Magi. È la "Marialogia narrativa" del Vangelo che Madre Crocifissa incontra nella sua esperienza spirituale: partecipa
«alla stanchezza del lungo e disastroso viaggio di Giuseppe e della gentile verginella da Nazareth a Betlemme; nei rifiuti che ebbero a soffrire... il desiderio della Vergine SS.ma di vedere presto con i propri occhi il Figlio unico di Dio e suo... alla gioia immensa della tenera Madre e di Giuseppe nella nascita di Gesù».
Maria la educa gestualmente chiamandola a sostituirla nei suoi compiti materni verso il Figlio Gesù: lo fa riposare, lo consola, lo nasconde agli occhi dei soldati di Erode che lo cercano per farlo morire, insomma fa l'esperienza di "essere madre di Gesù".
Maria,
«che fin dall'infanzia fu la rapitrice del mio cuore, ora mi presenta il suo tenero Infante e mi fa gustare le delizie dell'amore materno... che godimenti e delizie di cielo, nel concedermi per qualche istante il Divino Figlio e sentirlo riposare sul mio cuore. Diverse volte... ho sperimentato le materne consolazioni della Vergine Madre quando addormentava il Celeste Pargolo e quando lo nutriva del suo amore».
E Maria che le porge Gesù con tanta tenerezza «da farle pregustare un poco del suo immenso amore» materno.
L'accoglienza di Gesù nella propria esistenza, e il generarlo nella vita degli altri è espresso costantemente nella tradizione della Chiesa fin dall'epoca patristica con il simbolo della generazione materna. Il "grembo verginale" della chiesa-Sposa e Madre, come quello di Maria e di ogni fedele nella Chiesa: diventa fecondo e partorisce Gesù. Non si fa distinzione di sesso persino in questa tipica modalità femminile di accoglienza e ricettività. Già Origene scriveva: «A che mi gioverebbe dire che Gesù Cristo è venuto unicamente nella carne che ha ricevuto da Maria, se io non mostrassi che egli è venuto anche nella mia carne?» E s. Ambrogio: «Ogni anima porta in sé come in un grembo materno il Cristo. Se essa non viene trasformata da una vita santa, non può essere chiamata madre di Cristo. Ma se ogni volta che accogli in te la parola di Cristo le dai la forma nel tuo intimo, se la formi in te come in un grembo materno con la tua meditazione, puoi essere chiamato madre di Cristo». S. Gregorio Nazianzeno pone la maternità in relazione alla Verginità: «Verginizzate per diventare madri di Cristo». Del resto già S. Paolo si esprime con questo simbolismo per dire la sua relazione apostolica con coloro ai quali ha annunciato il Vangelo. (1Ts 2, 7-8; Gal 4, 19). È il principio "mariano", o "materno" che regge e avvolge la Chiesa, compreso il suo ministero gerarchico (il "Petrino"), sull'esempio del "Fiat" di Maria che fa spazio alla Incarnazione del Verbo e si dilata ad accettare anche eventi oltre la propria comprensione, che custodisce e protegge, ma allo stesso tempo si tiene vigile per corrispondere alle nuove richieste con modalità sempre nuove.
Ma al di là degli aspetti mistici e, direi verticale, quel tenere in braccio il Bambino Gesù è solo il simbolo di quel che avverrà molte volte, maternamente, fisicamente con tanti bambini ai quali trasmettere amore. Il modo come parla di essi ci rivela la sorgente profonda da cui scaturisce la sua maternità.
Il senso materno comunicatole da Maria si esprime nello stile del rapporto con gli altri. Un atteggiamento di premura, di accogliente calore umano, di attenzione alle piccole cose che mettono a proprio agio, di condivisione di pesi e preoccupazioni, di presenza.
«Lavora quindi, o mia fedele figlia, la madre ti guarda, ti sorride, ti benedice, ti rianima». «Lavora con coraggio di vera missionaria carmelitana... La tenera Madre del Carmelo fa le mie veci in mezzo a voi».
«Lo so, mia figlia, che senti tanto bisogno della madre, ed io sento tutto, tutto, il mio corpo è qui, ma lo spirito, il cuore è sempre attorno alle figlie, che guarda e prega invisibilmente, non vengo sola, con la tenera Madre celeste con colei che rappresenta il nostro Ordine, in nostro novello Istituto. Queste visite... dovresti sentirle... la madre sente i lamenti, i bisogni delle figlie, è allora che ti parlo e ispiro intimamente mentre prego. Le visite materne, divine, della tenera Madre del Carmelo, e del suo fiore candido Teresina, non ti mancano mai, dovrai piuttosto abituarti tu ad aprire la porta del tuo cuore per riceverle e gustarle».
«Credimi mia buona e cara figliola, che tutto sento da lontano, tutto il tuo peso, le tue sofferenze e prego, prego la Madre Celeste che ti assista con i suoi lumi, con la sua forza... procuriamo di aiutarti anche da lontano e condividere il tuo peso».
«Ora che la Provvidenza vi ha dato una posizione più comoda, non soffrite privazioni specialmente che il freddo rigido richiede nutrimento speciale».
A proposito di una ragazza, ospite del laboratorio:
«Raccomando di trattarla bene in tutto e soprattutto mostrati affettuosa e premurosa, vedi che è tanto giovane, è la prima volta che esce di casa, figlia unica, e quindi soffre tale lontananza; soffre certo il cambiamento di clima, procurate di riscaldarle la stanza, però non abituarla a farle il letto e il resto, che faccia tutto da sé, letto e stanza».
Un sentimento che non scade mai nel sentimentalismo, ma è consapevole che deve restare educante:
«Vi guardo sempre e vi parlo al cuore, vi ricordo sempre l'osservanza della vostra religiosa professione, vi avverto quando la vostra umana debolezza sovrasta lo spirito, quando la vostra natura si ribella ai vostri doveri di Sposa del gran Re e figlia della Regina degli Angeli... non seguite ciò che vi suggerisce la superbia, l'attacco a voi stesse... sublime è lo stato soprannaturale che ci frutta la vera mortificazione, procuriamo di spogliarci sempre, distaccarci sempre, sia questo il nostro studio continuo, ininterrotto».

LA TENEREZZA E COMPASSIONE
Il sentimento materno che Maria le comunica più intensamente è la compassione, nel senso di un "soffrire con", di un portare insieme i pesi e il dolore. È Maria ai piedi della croce che la plasma e la rende capace di assumere su di sé il dolore dei piccoli e degli oppressi, sino a sentire in pieno la volontà redentrice di Cristo. Maria ai piedi della Croce la invita ad attingere dal costato di Cristo il Sangue del "puro amore" che si offre Vittima di espiazione per la salvezza, per vivere la sua stessa vita. (Gal 2, 20) La Serva di Dio non celebra questi misteri senza esserne personalmente coinvolta: si offre a sua volta a Cristo. Nella visione del Venerdì Santo con Maria Addolorata vive lo "strazio" della Passione di Cristo, consola la madre, e viene inviata a consolare Gesù. Naturalmente partecipa alla gioia di Maria nella Risurrezione del Figlio. Come abbiamo già osservato queste esperienze, queste "visioni" non sono vuoto sentimentalismo: M. Crocifissa stessa parla di «trasformazione della vita nell'Autore dell'eterno amore». Compie con Lei il viaggio mistico verso il Calvario e «dopo aver raccolto l'ultimo respiro dell'Amante morente ritornai ai miei doveri». Tutto si riversa nella vita ordinaria.
La compassione per il Crocifisso diventa condivisione del suo Amore "puro", oblativo per tutta l'umanità.
L'amore, la tenerezza materna, la compassione diventano diaconia, servizio che ridona dignità alla povera umanità.
«L'anima sente un amore nuovo di madre tenerissima senza limiti e, specialmente per quelli che hanno più bisogno di compatimenti».
«Trovai la dolce Madre, sola, mi invitò ad avvicinarmi al suo Materno seno, mi fece sentire le intime espressioni di tenera madre come sua diletta figlia... Compresi... la tenerezza della divina Madre nel consolarmi comunicandomi le sue consolazioni dopo averla contemplata in un mare immenso di amarezze».
«Gesù ha bisogno di queste anime restauratrici della povera umanità». L'umanità ferita, l'umanità sfigurata nel suo volto, trova nella "tenerezza materna" la sorgente che le ridona dignità. «Proteggere il mondo degli uomini in quanto madre e salvarlo in quanto vergine, dando a questo mondo un'anima, la propria anima è la vocazione della donna, il destino del nuovo mondo è nella braccia di una Madre. La compassione femminile, materna è l'espressione più viva dell'amore che lo Spirito Santo vuoi diffondere nel mondo tramite la Chiesa».

MARIA, ICONA DELLA CHIESA-SPOSA, MAESTRA DI SPONSALITÀ
La Sposa verginale e materna educa Madre Crocifissa alla reciprocità, incontro, dialogo, alla corrispondenza generosa alla Sua gratuita iniziativa di amore. E allo stesso tempo la rende capace di relazioni mature, di reciprocità nell'amore, di dialogo e collaborazione. Il modo di esprimere questa pedagogia di Maria nella sua vita è ancora quella delle visioni, delle immagini e dei simboli che possiamo trarre dal suo Diario spirituale. Maria guida il "corteo nuziale", assiste alle sue effusioni di amore con Gesù, "lo Sposo" e ne gode, «la presenta alla SS.ma Trinità» ove il Verbo «l'attendeva come lo Sposo attende la Sposa nel momento degli eterni sponsali», ove «si sente abbracciare dal Padre» e trasformare «dall'amorosa fiamma che esce dal suo petto». È ancora Maria che con la sua "mano" dona l'ultimo tocco per questa intimità d'amore con la SS. ma Trinità.
«Mi sembrò vedere la SS.ma Trinità, lo Spirito Santo era la fiamma che univa il Padre e il Figlio e io mi vidi nel cuore del Figlio in mezzo a tanto incendio d'amore; compresi la compiacenza del padre a sì ammirabile intimità d'amore, il godimento della madre dell'Amore... non vedo forme corporee, ma assai più chiaro che una creatura mortale vede un'altra».
La verginità ha senso se conduce alla sponsalità, alla unione. Anche qui la "sponsalità" a livello mistico con Cristo, non resta chiusa in sé stessa, ma si apre alla reciprocità universale dell'Alleanza, alla "coniugalità", che abilita a portare insieme all'altro e agli altri, il "giogo" dell'amore e dell'unico destino. «La sponsalità nasce dall'appello alla complementarità, alla reciprocità, e all'intimità che scaturisce dalla bipolarità dei sessi. La spinta unitiva si esprime secondo un cammino ascendente che conduce alla condivisione (vivo con l'altro), alla donazione (vivo per l'altro), per approdare all'immedesimazione (vivo nell'altro)». I coniugi esprimono questo nella realtà più piena e simbolicamente espressiva anche nella propria carne. Ma la sponsalità nel suo significato è propria alla natura umana nella bipolarità voluta da Dio. «L'uomo e la donna insieme hanno iscritta nella loro esistenza, hanno quale molla della chiamata all'esistenza la reciprocità, la mutualità, la relazionalità». Alcuni esegeti interpretano e traducono così uno dei passi biblici capitali dell'identità uomo-donna.
Gn 2, 18. 20: In genere traduciamo come "aiuto simile a lui". «In realtà l'originale ebraico rimanda all'idea di una realtà che "stia di fronte", per cui sia possibile il confronto, il dialogo, la parità». Assieme alla identità-unità viene però sottolineata nel testo biblico la identità-specificità che differenzia uomo e donna.

MADRE CROCIFISSA E P. LORENZO
La reciprocità uomo-donna nella peculiarità di un'opera ecclesiale, di una missione da realizzare trova nell'incontro e nella più che ventennale cooperazione della Madre Crocifissa e del P. Lorenzo, il Carmelo al femminile e il Carmelo al maschile, una testimonianza illuminante. Non mi sembra sia stato ancora indagato a pieno tale rapporto che non è nuovo nella storia di tante istituzioni e di tanti itinerari di santità. Sono davvero tanti i casi nella storia della Chiesa che a qualcuno ha suggerito l'idea che forse è la via normale iscritta nella natura umana.
Mi limito ad accennare e aprire una pista. Alcune espressioni che ho trovato nelle lettere e nel Diario della Serva di Dio fanno intravedere un rapporto profondo di amicizia spirituale, quasi direi di "coppia" fraterna nella realizzazione della fondazione della Congregazione e insieme nell'itinerario di santità. Basta ricordarne qui due.
«La risposta che volevo da Lei nella lettera che le scrissi... me l'ha già data la mia tenera Mamma del Carmelo... Le lotte, le contrarietà non mi scoraggiano, anzi mi hanno legato al mio, al suo ideale tanto da avere rinunziato qualunque offerta che legava la mia libertà».39 «La Divina Madre ci ha legato» (ivi). La stessa Madre che in una delle visioni su riportate l'univa in un unico affetto con il "fratellino" Gesù?
«Ho trovato finalmente il Padre del nostro Santo Ordine che vuole condividere il mio grande ideale? Ella o Padre, da un anno che scrive e raccomanda a Dio quest'opera santa che deve abbracciare tutto il mondo, ma io sin dall'infanzia ho sognato questo grande ideale». «Mi sembra di essere ritornata fanciulla... è finalmente lo zelo, l'ardore, lo spirito carmelitano che io leggo, è il Padre dei miei ideali d'infanzia che così illuminato mi scrive facendo sue le mie intenzioni e i miei fini... Maria è la celeste ispiratrice della santa impresa».
«La Sua bontà mi confonde e mi fa accrescere la fiducia nel Cuore Eucaristico di Gesù e di Maria in questi sacri incendiarii attingerò sempre la vita e la luce onde impegnarmi...».
È interessante notare come l'Ordine Carmelitano, che non ha alle sue origini un Fondatore nel senso odierno del termine, ponga misticamente alle sue origini la coppia Maria-Elia.

SORELLA
La Serva di Dio non sembra si sia mai rivolta a Maria come Sorella. O almeno non l'ho incontrata nei suoi scritti. Una espressione che invece troviamo nella tradizione mariana del Carmelo. È interessante che la Serva di Dio fa esperienza di questa dimensione, la "sororità" nei confronti di Gesù, il "fratellino" (anche la sorellina-gemella, siamo naturalmente sul registro del simbolico): Sorella di Gesù (cioè: Vergine, Sposa, Madre). Un incontro che non nasconde la casta e naturale fisicità del contatto, mediazione necessaria e simbolica della relazione reciproca: il "seno" materno di Maria, come l'abbraccio fraterno di Gesù o le "carezze" che "riceve come bambina da sua Madre, o "la fiamma soave" che le "penetra nel cuore" e «infonde una incomparabile soavità e dolcezza in tutto l'organismo». La femminilità di Madre Crocifissa non ha paura del corpo, simbolo ed espressione dell'amore che ha la sua sorgente nel "centro", che è Dio.
«Sorella è un simbolo in cui confluiscono i tre aspetti del femminile (Verginità, Sponsalità, Maternità). In essa brilla il triplice amore esclusivo, unitivo, e oblativo. La donna è sorella quando da la grazia della sua femminilità in una perfetta gratuità». Forse è per questo che a coloro che incarnano sotto un profilo religioso il verginale, lo sponsale e il materno, noi diamo il nome di "suora", sorella. La "sororità" sembra perciò il nome simbolico più adatto ad esprimere la relazione uomo-donna oggi, e anche capace di esprimere il "dover-essere" della donna. Anzi esso potrebbe superare l'ostacolo che talune donne trovano nel vedere in Maria il paradigma della loro femminilità, temendo che, attraverso la maternità verginale, in essa si voglia perpetuare degli stereotipi che ne hanno sancito la inferiorità davanti all'uomo. «La donna d'oggi lacerata da oggettività reificante e soggettualità alienante, così appassionatamente alla ricerca del suo spazio di impegno, del suo spazio [umano], rivendica il suo diritto a sororità, a rispetto, a udienza, accoglienza, dono». La categoria della sororità ha il vantaggio di «essere dicibile ad un tempo della madre, come della figlia, della sposa come di ogni donna se al di là della peculiarità della maternità, della figliolanza, della coniugalità, sta la percezione sincronica di una appartenenza e di una apertura ad un universo solidale». Maria «vergine, sposa, madre ci apparirà tutte queste cose insieme certo, ma insieme le supererà se la sororità diventerà chiave interpretativa del suo essere vergine, sposa, madre».

CONCLUSIONE
La conclusione resta aperta a nuovi sviluppi, vista sia la limitatezza della mia indagine, sia il fatto che il tema del "femminile" è in movimento. Personalmente ritengo che l'esperienza spirituale di Rosa Curcio che prende così paradossalmente avvio dal limite che la cultura del suo tempo poneva alla donna possa inserirsi "esperienzialmente", specie per le giovani in ricerca, nel dibattito in corso. Non conosco esattamente il contesto nel quale è stato detto che «la donna è tanto più donna, quanto più è santa» (Leon Bloy), ma è certo che questo itinerario ha permesso alla giovanissima Rosa di perseguire quello che oggi un'adolescente chiamerebbe, non senza una certa ambiguità, "realizzazione di sé". Una realizzazione del suo essere donna. La preparazione al Sinodo sulla vita religiosa ha messo a tema la peculiarità della vita religiosa femminile e il suo compito speciale per la questione donna. Le attese dello Spirito in questo vitale nodo del rinnovamento della qualità della vita possono trovare anche in madre Crocifissa elementi di ispirazione e di risposta, secondo la spiritualità carmelitana coniugata al femminile. Maria la "benedetta tra tutte le donne", Maestra di vita per lei, continui ad esserlo anche per ogni donna.
Carlo Cicconetti o.carm.



 


Fonte : www.madrecrocifissa.org
Maria Crocifissa Curcio è stata beatificata il 13 novembre 2005.
Il ritratto nell'immagine è di A. Lomuscio.














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