18 febbraio
2000
Introduzione
Questo Giubileo degli artisti che si realizza in tutte le Diocesi del mondo e in Roma vuole essere un segno dell’alleanza imperitura, anche se talvolta sofferta tra pastori della Chiesa e cultori delle arti per continuare a dire insieme l’indicibile; per ritemprare il magistero dell’arte al servizio del culto, della catechesi, della cultura, della carità; per ridare al futuro i colori della speranza cristiana.
Tale alleanza va oggi riconfermata, poiché l’umanità deve fiorire in un nuovo umanesimo su cui innestare la «civiltà dell’amore» di ispirazione cristiana. Le arti possono infatti concorrere autorevolmente alla nuova evangelizzazione dal momento che «questo mondo nel quale noi viviamo ha bisogno di bellezza per non cadere nella disperazione. La bellezza come la verità, mette la gioia nel cuore degli uomini ed è un frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione» (Messaggio agli Artisti del Concilio Ecumenico Vaticano II, 8 dicembre 1965).
Attraverso le arti - che danno splendore alle opere dell’uomo - l’annuncio del vangelo, la celebrazione dei divini misteri, la cultura di ispirazione cristiana, le opere di carità, evidenziano al meglio i loro contenuti generando nei popoli stupore e meraviglia. Occorre però che gli artisti ritrovino nel sacro la fonte di ispirazione e nella Chiesa l’occasione per incontrare Dio.
Il Giubileo del 2000 è dunque un evento di grazia per mettersi in discussione e per aprirsi a Dio. Alla sua realizzazione sono coinvolti tutti gli «uomini di buona volontà», ed in particolare gli artisti che hanno il dono di svelare gli aspetti più intimi del mondo, dell’uomo e di Dio. In questo percorso gli artisti assumono un ruolo privilegiato, in quanto più sensibili nell’intuire le segrete cose. Essi assolvono, inoltre, ad un’importante funzione sociale, poiché sono in grado di esprimere l’anelito verso Dio e verso il prossimo a beneficio dell’intera umanità.
Anche se in un recente passato la Chiesa ha trovato difficoltà nel confrontarsi con l’arte contemporanea, oggi essa invita gli artisti a riavvicinarsi per riprendere il connaturale ministero di portavoci del divino. Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo, ha ammonito la Chiesa a verificare umilmente il proprio operato in questi due millenni di disseminazione del cristianesimo per fare ammenda degli errori (Tertio Millennio Adveniente, 10 novembre 1994, n. 33). Nel settore delle arti già Paolo VI si rivolse agli artisti ammettendo talune incomprensioni: «Vi abbiamo talvolta messo una cappa di piombo addosso, possiamo dirlo; perdonateci! E poi vi abbiamo abbandonato anche noi. Non vi abbiamo spiegato le nostre cose, non vi abbiamo introdotto nella cella segreta, dove i misteri di Dio fanno balzare il cuore dell’uomo di gioia, di speranza, di letizia, di ebbrezza. Non vi abbiamo avuti allievi, amici, conversatori; perciò voi non ci avete conosciuto. E allora il linguaggio vostro per il mondo è stato docile, sì, ma quasi legato, stentato, incapace di trovare la sua libera voce. E noi abbiamo allora sentito l’insoddisfazione di tale espressione artistica. […] Vi abbiamo peggio trattati, siamo ricorsi ai surrogati, all’oleografia, all’opera d’arte dai pochi pregi e di poca spesa, anche perché, a nostra discolpa, non avevamo mezzi di compiere cose grandi, cose belle, cose degne di essere ammirate» (Paolo VI, Allocuzione Incontro con gli artisti nella Cappella Sistina, 7 maggio 1964).
Rinnovando tale impegno di reciproco confronto nell’amicizia e nella condivisione la Chiesa fa dunque appello agli artisti di tutte le arti e di tutto il mondo a riunirsi idealmente in Roma nella Basilica di San Pietro, il 18 febbraio del 2000, memoria del mistico pittore Beato Angelico, per celebrare il Grande Giubileo. Partendo da innumerevoli strade diverse, quelle delle proprie culture e delle personali esperienze, si può convenire a Roma dando all’universalità della Chiesa il colore dei popoli del mondo nei loro molteplici carismi artistici e spirituali. Ritornando poi alle proprie terre si può custodire l’impegno di lavorare per una causa comune, quella di rendere più abitabile e più bella la «casa dell’uomo», affinché in essa ognuno possa incontrare Dio.
Il Giubileo degli artisti associa al momento orante, la riflessione sull’arte. In particolare il simposio internazionale su Chiesa e arte nel pellegrinaggio verso Dio si preoccupa, sull’onda della Lettera del Papa Giovanni Paolo II agli Artisti (4 aprile 1999), di illustrare la natura e l’itinerario dell’arte di ispirazione cristiana. La riflessione conduce a definire l’artista «immagine di Dio creatore» capace di ritessere la natura, in analogia alla forza del creare divino, per presentare reliquie di un mondo appagante, perché buono e bello. Il «bello estetico», nel difficile dialogo delle correnti contemporanee, deve ritrovare una sua identità, pur nella diversità delle concezioni, onde esprimere ancora la bellezza spirituale. Detta bellezza, se autentica, fa risplendere i «valori morali», ridonando all’arte la sua liberalità e il suo ruolo umanizzante. L’arte si fa allora canto del creato che sospinge alla lode a Dio.
Anche nel nostro tempo i segni della memoria e i nuovi segni del presente devono diventare strumento per la «nuova evangelizzazione» affinché prosegua instancabile l’opera missionaria di inculturazione della fede nel mondo contemporaneo. In tal senso l’arte non è solo accompagnamento al culto, alla catechesi e alla carità dei fedeli, ma è anche annuncio di Cristo ai «lontani», poiché quando un’opera è bella sempre apre verso la divina trascendenza.
Le vie per raggiungere il Signore sono tante quante le singole coscienze e le vie per esprimerlo in forme sensibili sono affidate al genio dei singoli artisti che albergano in ogni generazione. L’arte parla il linguaggio universale della bellezza e il vangelo deve essere predicato a tutte le «genti» testimoniando la carità di Cristo. Arte e religione possono dunque coniugarsi per portare speranza all’umanità attraverso un unico afflato spirituale, dove il sensibile s’incontra con l’inesprimibile divino.
«Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, la Chiesa ha dunque bisogno dell’arte. Essa deve infatti, rendere percepibile e, anzi, per quanto possibile affascinante il mondo dello spirito, dell’invisibile, di Dio. […] Ora l’arte ha una capacità tutta sua di cogliere l’uno e l’altro aspetto del messaggio traducendolo in colori, forme, suoni che assecondano l’intuizione di chi guarda o ascolta» (Lettera di Giovanni Paolo agli artisti, 4 aprile 1999, n. 12). Ma anche gli artisti possono trovare nell’universo religioso fonte di ispirazione, di liberazione, di catarsi, così da dare più forza al loro genio che «è sempre alla ricerca del senso più recondito delle cose» al fine «di riuscire ad esprimere il mondo dell’ineffabile» (ibid. n. 13). Questo è il senso ecclesiale del Giubileo degli artisti che può riunire nella preghiera quanti hanno ricevuto e messo a disposizione il talento dell’arte.
Il momento romano è all’insegna della semplicità familiare e della condivisione spirituale poiché le esperienze più importanti della vita umana esigono raccoglimento e silenzio.
Fonte testo : http://www.vatican.va
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