venerdì 12 luglio 2019

Wassily Kandinsky , la pittura come arte pura




Wassily  Kandinsky

LA PITTURA COME ARTE PURA 



In quest'articolo, apparso nel settembre 1913 nel numero 178-179 di "Der Sturm," l'autore si propone di definire in modo chiaro la creazione artistica: la forma dell'opera d'arte è l'espressione materiale del contenuto astratto.
La bellezza è la relazione del contenuto alla forma, ossia il rapporto tra l'opera e l'emozione che la fa nascere nell' artista, o tra l'opera e l'emozione che essa genera nello spettatore.
Ogni opera nasce infatti da un'emozione, che nell'artista si traduce in sentire.
È questo sentire che lo spinge alla creazione. Una volta che l'opera è stata creata, ossia una volta che l'emozione ha ricevuto una forma ed è stata fissata su un supporto materiale, nello spettatore si genera un sentimento che gli consente di ritrovare il contenuto dell' opera, l'emozione puramente spirituale.
L'opera è cosi la forma materiale esteriore che consente la comunicazione del contenuto immateriale, la trasmissione di un'emozione da un'anima a un'altra anima.
Si assiste dunque a una spiritualizzazione dell'estetica. La pittura in quanto arte pura deve servire alla comunicazione da uno spirito all'altro; un'arte pura è un'arte in cui l'elemento spirituale si isola rispetto all'elemento corporeo e si sviluppa in modo indipendente.
Kandinsky prosegue la giustificazione delle sue ricerche teoriche, poiché per stabilire una comunicazione tra anima e anima l'artista deve approfondire i mezzi che gli servono a trascrivere la propria emozione.

Contenuto e forma
L'opera d'arte consta di due elementi: quello interno e quello esterno.
L'elemento interno, considerato singolarmente, è l'emozione dell'anima dell'artista.
Quest'emozione ha la capacità di produrre nell'anima dello spettatore un'emozione sostanzialmente simile.
Finché l'anima è legata al corpo, di norma può ricevere vibrazioni solo attraverso la mediazione della sensibilità.
La sensibilità è dunque un ponte tra l'immateriale e il materiale (artista) e tra il materiale e l'immateriale (spettatore). Emozione — sentimento — opera — sentimento — emozione.
L'elemento interno dell'opera è il suo contenuto.
La vibrazione deve essere dunque presente come condizione dell'origine di un'opera d'arte.
Senza tale vibrazione può esistere solo una vuota parvenza.
L'elemento interiore creato dalla vibrazione dell'anima è il contenuto dell'opera.
Senza contenuto non può esistere alcuna opera.
Perché il contenuto, che ha dapprima solo una vita "astratta," diventi un'opera d'arte, il secondo elemento, quello esteriore, deve servire alla sua incarnazione.
Perciò il contenuto ricerca un mezzo espressivo, una forma "materiale."
L'opera è pertanto una fusione inevitabile e indissolubile dell'elemento interiore e di quello esteriore, ossia del contenuto e della forma.
L'elemento determinante è quello del contenuto.
Come non è la parola a determinare il concetto ma il concetto a determinare la parola, così è il contenuto a determinare la forma: la forma è l'espressione materiale del contenuto astratto.
La scelta della forma viene dunque determinata dalla necessità interiore, la quale è essenzialmente l'unica legge immutabile dell'arte.
Un'opera sorta nel modo descritto è "bella."
Un'opera bella è dunque un'associazione regolare dei due elementi, l'elemento interiore e quello esteriore.
Quest'associazione conferisce all'opera il suo carattere unitario.
L'opera si trasforma nel soggetto.
In quanto pittura, essa è un organismo spirituale che, come ogni organismo materiale, consta di molte parti singole.
Queste singole parti, prese isolatamente, sono senza vita, come un dito reciso.
La vita del dito e la funzionalità della sua azione sono condizionate dalla composizione razionale con le altre parti del corpo.
Questa composizione regolare è la costruzione.
Come l'opera della natura, l'opera d'arte è soggetta alla stessa legge della costruzione.
Le singole parti acquistano la vita solo attraverso il tutto.
In pittura il numero, infinito, delle singole parti può essere suddiviso in due gruppi:
la forma grafica e
la forma pittorica.
La combinazione pianificata e funzionale delle singole parti appartenenti ai due gruppi ha come risultato il quadro.
Natura
Se applichiamo queste due definizioni (delle parti componenti dell'opera e particolarmente del quadro) a singole opere, ci imbattiamo nella presenza, in apparenza casuale, di parti costitutive estranee al quadro.
È questa la cosiddetta natura.
La natura non ha avuto alcun posto nelle nostre due definizioni.
Come si spiega dunque la sua presenza nel quadro?
L'origine della pittura fu simile a quella di ogni altra arte e azione umana.
Essa era un'attività puramente pratica.
Quando un cacciatore selvaggio insegue per tutta la giornata la preda, è mosso dalla fame.
Quando oggi un cacciatore di stirpe principesca insegue animali selvatici, è mosso dal suo piacere.
Mentre la fame è un valore fisico, il piacere è qui un valore estetico.
Quando un selvaggio ha bisogno, per le sue danze, di suoni artificiali, è mosso dall'impulso sessuale.
I suoni artificiali da cui, attraverso un'evoluzione millenaria, è sorta la musica attuale, erano per il selvaggio una stimolazione a quel movimento di corteggiamento che oggi chiamiamo danza.
Quando l'uomo di oggi va al concerto, cerca nella musica non un ausilio pratico ma il piacere.
Anche in questo caso l'impulso originariamente fisico si è trasformato in un impulso estetico.
Ciò significa che anche qui l'originario bisogno del corpo si è trasformato in un bisogno dell'anima.
In questa purificazione (o spiritualizzazione) dei più semplici bisogni pratici (o fisici) si possono osservare sempre due conseguenze: la separazione dell'elemento spirituale da quello fisico e il suo ulteriore sviluppo autonomo, attraverso il quale sorgono le varie arti.
Qui intervengono gradualmente e in modo sempre più preciso le leggi citate sopra (del contenuto e della forma), le quali trasformano infine ogni arte di transizione in un'arte pura.
È questo un accrescimento tranquillo, logico, naturale come l'accrescimento di un albero.
Pittura
II medesimo processo è osservabile nella pittura.
Primo periodo.
Origine: desiderio pratico di fissare l'elemento corporeo transeunte.
Secondo periodo.
Evoluzione: graduale separazione da questo fine pratico e graduale prevalere dell'elemento spirituale.
Terzo periodo.
Meta: raggiungimento del livello più alto dell' arte pura; qui i residui del desiderio pratico sono totalmente aboliti.
L'arte pura parla nella lingua dell'arte da spirito a spirito ed è un regno di enti pittorico - spirituali (soggetti).
Nella situazione attuale della pittura possiamo individuare in varia combinazione e in misure diverse tutti e tre questi caratteri. Determinante si rivela qui il carattere dell'evoluzione (secondo periodo). E precisamente:
Primo periodo.
Pittura realistica (il realismo viene inteso qui nel modo in cui si sviluppò tradizionalmente fino all'Ottocento): prevalenza delle caratteristiche delle origini: il desiderio pratico di fissare l'elemento corporeo transeunte (ritrattistica, paesaggistica, pittura storica in senso diretto).
Secondo periodo.
Pittura naturalistica (nella forma dell'impressionismo, del neoimpressionismo e dell'espressionismo, in cui rientrano in parte il cubismo e il futurismo) viene reciso il legame nei confronti del fine pratico e si ha una graduale prevalenza dell'elemento spirituale (dall'impressionismo, attraverso il neoimpressionismo all'espressionismo si ha un distacco sempre maggiore e una sempre maggiore prevalenza).
In questo periodo il desiderio interiore di concedere un'importanza esclusiva all'elemento spirituale è così intenso che già il credo impressionistico suona:
"Essenziale nell'arte è non il 'che cosa' (sotto il cui termine viene inteso non il contenuto artistico ma la natura) ma il 'come'."
Ai residui del primo periodo (delle origini) si attribuisce manifestamente così poca importanza da non prendere più assolutamente in considerazione la natura come tale.
La natura viene vista a quanto pare esclusivamente come punto di partenza, come un appiglio che consente di dare espressione al contenuto spirituale.
In ogni caso questi punti di vista vengono riconosciuti e proclamati come componenti del credo già dagli impressionisti.
Questo credo è però in realtà solo un pio desiderio della pittura del secondo periodo:
se per questa pittura la scelta dell'oggetto (natura) fosse indifferente, essa non dovrebbe cercare alcun "motivo."
Qui l'oggetto condiziona la trattazione, la scelta della forma non rimane libera ma dipende dall'oggetto.
Se da un quadro di questo periodo eliminiamo l'elemento oggettivo (natura) e lasciamo in tal modo sussistere solo l'elemento puramente artistico, osserviamo immediatamente che tale elemento oggettivo forma una sorta di appoggio in mancanza del quale l'edificio puramente artistico (costruzione) crolla per povertà formale.
Oppure si vede che, dopo tale eliminazione, rimangono sulla tela solo forme (allo stato embrionale) del tutto indeterminate, casuali e incapaci di esistere.
In questa pittura, pertanto, la natura (il "che cosa" nel senso di questa pittura) non è secondario ma essenziale.
Quest'eliminazione dell'elemento pratico, oggettivo (la natura), è possibile solo nel caso in cui questa componente essenziale venga sostituita da un'altra altrettanto essenziale.
È questa la forma artistica pura, che può conferire al quadro la forza di una vita autonoma e che è in grado di elevare il quadro a soggetto spirituale.
È chiaro che questa componente essenziale è la costruzione, che abbiamo descritto e definito sopra.
Ci imbattiamo in questa sostituzione nel terzo periodo della pittura, che sta cominciando oggi.
Pittura compositiva
Secondo lo schema dei tre periodi esposto sopra, siamo dunque giunti al terzo, che era stato presentato come meta.
Nella pittura compositiva, che si sviluppa oggi dinanzi ai nostri occhi, vediamo immediatamente i caratteri del raggiungimento dello stadio superiore dell'arte pura, nella quale i residui del desiderio pratico possono essere eliminati totalmente, e che è in grado di parlare da spirito a spirito con una lingua puramente artistica ed è un regno di entità pittorico - spirituali (soggetti).
Che un quadro di questo terzo periodo, che non ha alcun sostegno nel fine pratico (del primo periodo) o nel contenuto spirituale sostenuto da elementi oggettivi (del secondo periodo), possa esistere solo come essere costruttivo, deve apparire senz'altro chiaro e inamovibile a tutti.
La tendenza, consapevole o spesso ancora inconsapevole, che si delinea oggi sempre più decisamente, a sostituire l'elemento oggettivo con quello costruttivo è il primo stadio dell'arte pura che sta muovendo i suoi primi passi e rispetto alla quale i periodi artistici del passato furono antecedenti inevitabili e normali.
In questo breve quadro ho tentato di definire schematicamente a grandi linee l'intera evoluzione della pittura e la sua situazione attuale.
Di qui le numerose lacune, destinate a rimanere necessariamente aperte.
Di qui il silenzio sui fenomeni e le correnti marginali, che in ogni evoluzione sono altrettanto inevitabili dei rami laterali su un albero, nonostante che esso tenda globalmente verso l'alto.
Anche l'ulteriore evoluzione che si apre come possibilità dinanzi alla pittura dovrà soffrire ancora molte apparenti contraddizioni e deviazioni, così com'è accaduto nella musica, nella quale oggi riconosciamo già un'arte pura.
Il passato c'insegna che l'evoluzione dell'umanità consiste nella spiritualizzazione di molti valori. Tra questi valori l'arte occupa il primo posto.
Tra le arti la pittura percorre la via che conduce dalla finalità pratica alla finalità spirituale. Dall'oggettivo al compositivo.

Articoli teorici: La grammatica della creazione
da W. Kandinsky - Tutti gli scritti vol.1
ed.Feltrinelli 1973




Fonte  : http://www.carla146.it/documenti/pageart10.htm 

























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