martedì 14 gennaio 2025

Linee Guida in materia di intelligenza artificiale (16-12-2024), a cura della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano


N. DCCII – Decreto della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano recante “Linee Guida in materia di intelligenza artificiale” (16/12/2024) 



LA PONTIFICIA COMMISSIONE PER LO STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO vista la Lettera Enciclica Laudato Si’, 24 maggio 2015; vista la Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio, “Per meglio armonizzare”, 16 gennaio 2024; vista la Legge Fondamentale dello Stato della Città del Vaticano, Titolo III, 13 maggio 2023; vista la Legge sul Governo dello Stato della Città del Vaticano, 25 novembre 2018, n. CCLXXIV; vista la Legge sulle Fonti del diritto, 1° ottobre 2008, n. LXXI, articoli 1, 3, 4 e 7; vista la Legge sulla tutela dei beni culturali, 25 luglio 2001, n. CCCLV; vista la Legge sulla protezione del diritto di autore sulle opere dell’ingegno e dei diritti connessi, 1° settembre 2017, n. CXCVII; visto il Decreto recante il Regolamento Generale sulla protezione dei Dati personali, 30 aprile 2024, n. DCLVII; visto il Decreto recante il regolamento di attuazione delle norme sulla trasparenza, controllo e concorrenza dei contratti pubblici della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, 1° dicembre 2020, n. CCCLXXXVII, e successive modifiche e integrazioni; 
considerato che la scienza e la tecnologia sono un prodotto della creatività umana intesa come dono di Dio e hanno posto rimedio ad innumerevoli mali che affliggevano e limitavano l’essere umano; i progressi tecnico – scientifici, al tempo stesso, possono rappresentare un rischio per la sopravvivenza e un pericolo per il bene comune; 
il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, preso atto dell’uso diffuso dei modelli e sistemi di intelligenza artificiale e della loro evoluzione, ha ritenuto necessario di dover dettare linee guida recanti principi generali in materia di intelligenza artificiale per garantire eticità nell’orientamento delle scelte; il Governatorato è costituito dal complesso degli Organi di Governo e degli Organismi che concorrono all’esercizio del potere esecutivo, stabiliti nello Stato della Città del Vaticano e . nelle aree di cui agli artt. 15 e 16 del Trattato Lateranense nell’ambito della loro specifica condizione giuridica e svolge altre attività che siano richieste a servizio della Santa Sede; 
ha promulgato il seguente Decreto 
Articolo 1 Sono promulgate linee guida recanti principi generali in materia di intelligenza artificiale, secondo il testo allegato che costituisce parte integrante del presente Decreto.
Articolo 2 Il presente Decreto entra in vigore il 1° gennaio duemilaventicinque 
L’originale del presente Decreto, munito del sigillo dello Stato, ed il suo allegato saranno depositati nell’Archivio delle Leggi dello Stato della Città del Vaticano ed il testo corrispondente sarà pubblicato, oltre che nel supplemento degli Acta Apostolicae Sedis, mediante affissione sulla porta degli Uffici del Governatorato, nel cortile San Damaso, negli Uffici postali dello Stato, sul sito del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, www.vaticanstate.va, mandandosi a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare. 
 Città del Vaticano, sedici dicembre duemilaventiquattro Fernando Card. Vérgez A., L.C. Presidente Il Segretario Generale .


LINEE GUIDA 
IN MATERIA DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE


INDICE
Capo I – DISPOSIZIONI GENERALI Articolo 1 “Finalità e ambito di applicazione” Articolo 2 “Definizioni” Articolo 3 “Principi fondamentali” Articolo 4 “Divieti di utilizzo dell’intelligenza artificiale”
Capo II – PRINCIPI GENERALI PER MATERIA Articolo 5 “Principi in materia di informazione e trattamento dei dati” Articolo 6 “Principi in materia di ricerca scientifica e sanità” Articolo 7 “Principi in materia di protezione del diritto di autore” Articolo 8 “Principi in materia di beni culturali” Articolo 9 “Principi in materia di infrastrutture e servizi” Articolo 10 “Principi in materia di procedure amministrative” Articolo 11 “Principi in materia di lavoro” Articolo 12 “Principi in materia di attività giudiziaria” Articolo 13 “Principi in materia di sicurezza”
Capo III – DISPOSIZIONI FINALI Articolo 14 “Commissione sull’intelligenza artificiale” Articolo 15 “Leggi e regolamenti attuativi”



Capo I (Disposizioni generali)

Articolo 1 (Finalità e ambito di applicazione) 
§ 1 Le presenti linee guida recano principi generali tesi a valorizzare e promuovere un utilizzo etico e trasparente dell’intelligenza artificiale, in una dimensione antropocentrica e affidabile, nel rispetto della dignità umana e del bene comune. 
§ 2 L’attività di ricerca, sperimentazione e sviluppo di sistemi e modelli di intelligenza artificiale deve conformarsi alle presenti linee guida. 
§ 3 Le seguenti disposizioni producono effetti per il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, limitatamente al territorio dello Stato della Città del Vaticano, e per le attività svolte dal Governatorato nelle zone di cui agli articoli 15 e 16 del Trattato Lateranense, e si applicano: a) agli Organismi operativi; b) agli Organismi scientifici; c) agli Organi giudiziari dello Stato della Città del Vaticano; d) al personale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, così come identificato all’articolo 3 del Regolamento generale per il personale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, 21 novembre 2010, e successive modifiche; e) agli operatori economici, ai fornitori o offerenti e agli incaricati professionali temporanei, così come definiti all’art. 2, lettere c), e), f), del Decreto n. CCCLXXXVII, recante norme sulla trasparenza, controllo e concorrenza dei contratti pubblici della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, 1° dicembre 2020, e successive modifiche. 

Articolo 2 (Definizioni) 
Ai fini delle presenti linee guida si intende per: 
a) «intelligenza artificiale»: l’insieme di sistemi e modelli computazionali che, attraverso processi automatizzati, sono in grado di analizzare dati, apprendere da essi, prendere decisioni ed eseguire compiti che di norma richiederebbero l’intelligenza umana; 
b) «sistema di intelligenza artificiale»: un sistema automatizzato progettato per funzionare con livelli di autonomia variabili e che può presentare adattabilità dopo la diffusione e che, per obiettivi espliciti o impliciti, deduce dai dati analizzati che riceve come generare risposte quali previsioni, contenuti, raccomandazioni o decisioni che possono influenzare ambienti fisici o virtuali; 
c) «modelli di intelligenza artificiale»: sistemi di software e hardware che, attraverso l’utilizzo di tecniche di apprendimento automatico e la capacità di identificare strutture ricorrenti in collezione di dati, sono in grado di eseguire compiti e attività tipicamente associati all’intelligenza umana; 
d) «dato»: qualsiasi informazione, atto o fatto rappresentati in forma digitale; 
e) «dati biometrici»: dati personali ottenuti da un trattamento tecnico specifico relativi alle caratteristiche fisiche, fisiologiche o comportamentali di una persona fisica, quali le immagini facciali o i dati dattiloscopici; 
 f) «rischio»: utilizzo del dato nell’ambito del sistema di intelligenza artificiale e dei modelli di intelligenza artificiale che esponga ad un’elevata probabilità del verificarsi di un danno. 

Articolo 3 (Principi fondamentali) 
§ 1 I soggetti di cui al precedente articolo 1, § 3, devono assicurare che lo svolgimento delle proprie attività nell’ambito della sperimentazione, dello sviluppo, dell’adozione e utilizzo di sistemi e modelli di intelligenza artificiale, sia conforme al rispetto della dignità umana, del bene comune e sia ispirato ai principi di responsabilità etica, trasparenza e proporzionalità dell’azione amministrativa. 
§ 2 I sistemi e i modelli di intelligenza artificiale devono essere sviluppati e applicati garantendo la sicurezza dello Stato della Città del Vaticano, la protezione e la riservatezza dei dati personali, la non discriminazione dell’essere umano, la sostenibilità economica e la cura del Creato. 
§ 3 I soggetti di cui al precedente articolo 1, § 3, per quanto di propria competenza, devono verificare e vigilare sui processi di trattamento e gestione del dato nell’ambito dello sviluppo e applicazione di sistemi e modelli di intelligenza artificiale, affinché i risultati siano corretti, attendibili, appropriati ed ottenuti secondo i principi di trasparenza e proporzionalità. 
§ 4 Gli Organismi operativi, scientifici e gli Organi giudiziari, nel rispetto della dimensione antropocentrica nell’utilizzo dei sistemi e dei modelli di intelligenza artificiale, devono garantire la vocazione dell’intelligenza artificiale al servizio dell’uomo, preservando il rispetto dell’autonomia e del potere decisionale dell’umano. 
§ 5 Gli Organismi operativi, scientifici e gli Organi giudiziari, devono vigilare affinché lo sviluppo e l’applicazione di sistemi e modelli di intelligenza artificiale non arrechino pregiudizio alla missione pastorale del Sommo Pontefice, all’integrità della Chiesa cattolica e al corretto svolgimento delle attività istituzionali del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. 

Articolo 4 (Divieti di utilizzo dell’intelligenza artificiale) 
Sono vietate le seguenti pratiche: 
a) l’uso di un sistema di intelligenza artificiale per trarre deduzioni generali di ordine antropologico con effetti discriminatori sulla persona; 
b) l’uso di un sistema di intelligenza artificiale che utilizza tecniche di manipolazione subliminale idonee a provocare alla persona o a un gruppo di persone un danno fisico o psicologico; 
c) l’uso di un sistema di intelligenza artificiale che precluda alle persone con disabilità di accedere all’intelligenza artificiale e alle relative funzionalità ed applicazioni; 
d) l’uso di un sistema di intelligenza artificiale che, attraverso il trattamento del dato, crei disuguaglianze sociali, degradando la dignità umana e violando i principi fondamentali dell’uomo; 
e) l’uso di un sistema di intelligenza artificiale atto a compromettere la sicurezza dello Stato della Città del Vaticano e delle aree di cui agli articoli 15 e 16 del Trattato Lateranense e il mantenimento dell’ordine pubblico e ad incentivare la proliferazione di condotte delittuose;
f) l’uso di un sistema di intelligenza artificiale le cui finalità si pongano in contrasto con la missione del Sommo Pontefice, l’integrità della Chiesa cattolica e il corretto svolgimento delle attività istituzionali del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; 
g) l’uso di un sistema di intelligenza artificiale che si ponga in contrasto con le disposizioni di cui alle presenti linee guida.  

Capo II (Principi generali per materia) 

Articolo 5 (Principi in materia di informazione e trattamento dei dati) 
§ 1 L’uso di sistemi e modelli di intelligenza artificiale nella circolazione delle informazioni, nell’elaborazione del dato e nel trattamento dei dati personali deve avvenire nel rispetto dei principi enunciati al decreto n. DCLVII, recante il Regolamento generale sulla protezione dei Dati personali, 30 aprile 2024. 
§ 2 La circolazione delle informazioni, l’elaborazione del dato e il trattamento dei dati personali mediante utilizzo dell’intelligenza artificiale, non deve arrecare pregiudizio alla veridicità, alla libertà di espressione, all’imparzialità e alla completezza. 
§ 3 La circolazione delle informazioni, l’elaborazione del dato e il trattamento dei dati personali mediante sistemi e modelli di intelligenza artificiale non deve essere finalizzato a produrre effetti discriminatori, a ledere la dignità umana e a danneggiare l’immagine dello Stato della Città del Vaticano e della Chiesa cattolica. 
§ 4 Le informazioni e le comunicazioni connesse all’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale devono avvenire attraverso l’uso di un linguaggio chiaro e semplice, tale da garantire la piena conoscibilità e la facoltà al soggetto di opporsi ai trattamenti non corretti dei propri dati personali. 
§ 5 Le disposizioni del presente articolo si applicano, per quanto compatibili, all’utilizzo di dati biometrici mediante sistemi e modelli di intelligenza artificiale. 

Articolo 6 (Principi in materia di ricerca scientifica e sanità) 
§ 1 Il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, per il tramite della Direzione di Sanità ed Igiene, può favorire l’introduzione di sistemi e modelli di intelligenza artificiale che contribuiscano al miglioramento della cura della salute della persona e della tutela della sanità e igiene pubblica. 
§ 2 L’utilizzo dei sistemi e modelli di intelligenza artificiale di cui al precedente comma, deve garantire il rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali e della protezione nel trattamento dei dati personali. 
§ 3 Qualsiasi soggetto che usufruisce delle prestazioni sanitarie erogate dalla Direzione di Sanità ed Igiene, dovrà essere informato sull’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale applicati. 
§ 4 I sistemi di intelligenza artificiale sviluppati ed applicati all’ambito della ricerca scientifica e della sanità, non devono arrecare pregiudizio o limitazioni alla valutazione decisionale degli esercenti la professione medica. 
§ 5 I sistemi e modelli di intelligenza artificiale utilizzati in ambito sanitario e i relativi dati impiegati, dovranno essere periodicamente verificati e aggiornati per garantire l’affidabilità dei medesimi e minimizzare il rischio. 

Articolo 7 (Principi in materia di protezione del diritto di autore) 
§ 1 L’utilizzo di sistemi e modelli di intelligenza artificiale nella riproduzione, estrazione e creazione di contenuti testuali, musicali, fotografici, audiovisivi e radiofonici e delle arti figurative, deve avvenire nel rispetto delle disposizioni di cui alla Legge sulla protezione del diritto di autore sulle opere di ingegno e dei diritti connessi, n. CXCVII, 1° settembre 2017. 
§ 2 I contenuti di cui al comma che precede, dovranno essere identificati mediante l’acronimo “IA”. 
§ 3 Il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano è titolare, in via esclusiva, del diritto di paternità e dei diritti di utilizzazione economica sui contenuti testuali, musicali, fotografici, audiovisivi e radiofonici e delle arti figurative creati, attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale, all’interno del territorio dello Stato della Città del Vaticano e nelle zone di cui agli articoli 15 e 16 del Trattato Lateranense. 
§ 4 L’utilizzo di sistemi e modelli di intelligenza artificiale nella riproduzione, estrazione e creazione di contenuti testuali, musicali, fotografici, audiovisivi e radiofonici e delle arti figurative, non deve arrecare pregiudizio all’onore, reputazione, decoro e prestigio del Sommo Pontefice, della Chiesa cattolica e dello Stato della Città del Vaticano. 

 Articolo 8 (Principi in materia di beni culturali) 
§ 1 Il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, per il tramite della Direzione dei Musei e dei Beni Culturali, può favorire l’introduzione di sistemi e modelli di intelligenza artificiale, che contribuiscano al miglioramento della conservazione, gestione, valorizzazione e fruizione del patrimonio artistico – museale dello Stato della Città del Vaticano. 
§ 2 Lo sviluppo e l’applicazione dei sistemi e modelli di intelligenza artificiale alla materia dei beni culturali dello Stato della Città del Vaticano, deve avvenire nel rispetto delle finalità istituzionali del Governatorato e senza arrecare pregiudizio all’integrità e alla conservazione dei beni medesimi. 
§ 3 L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’ambito dell’attività di restauro dei beni culturali, deve avvenire nel rispetto dei principi di metodo riconosciuti a livello internazionale e delle funzioni di coordinamento ed indirizzo tecnico della Direzione dei Musei e dei Beni Culturali, così come previsto dal Decreto n. CCCLVI, 25 luglio 2001, recante Regolamento per l’esecuzione della legge 25 luglio 2001, n. CCCLV, sulla tutela dei beni culturali. 
§ 4 Per la riproduzione e lo sfruttamento economico dei beni culturali mediante sistemi e modelli di intelligenza artificiale, si osservano le disposizioni di cui al precedente articolo 7 e le prescrizioni contenute nella Legge sulla tutela dei beni culturali, n. CCCLV, 25 luglio 2001. 

 Articolo 9 (Principi in materia di infrastrutture e servizi) 
§ 1 Il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, per il tramite della Direzione delle Infrastrutture e Servizi, può avvalersi di sistemi e modelli di intelligenza artificiale al fine di incentivare la sostenibilità economica ed ambientale nell’ambito dell’esecuzione degli interventi infrastrutturali e dell’erogazione dei servizi. 
§ 2 I sistemi di intelligenza artificiale sviluppati ed applicati all’ambito delle competenze della Direzione delle Infrastrutture e Servizi, di cui all’art. 9, Legge sul Governo dello Stato della Città del Vaticano, n. CCLXXIV, 25 novembre 2018, non devono arrecare pregiudizio o limitazioni alle valutazioni decisionali dei soggetti individuati dall’Amministrazione quali responsabili dell’esecuzione delle attività. 
§ 3 L’elaborazione e il trattamento dei dati e delle informazioni tecniche mediante l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, nell’ambito della progettazione, manutenzione ed esecuzione dei lavori, deve avvenire nel rispetto delle disposizioni di cui al precedente articolo 5 ed in modo da non compromettere la sicurezza dello Stato della Città del Vaticano e delle aree di cui agli articoli 15 e 16 del Trattato Lateranense.  

Articolo 10 (Principi in materia di procedure amministrative)
§ 1 Il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, per il tramite degli Organismi preposti all’attuazione delle linee di indirizzo amministrativo, può avvalersi dell’intelligenza artificiale al fine di favorire il processo di semplificazione dei procedimenti, di ridurre i tempi di definizione dei procedimenti medesimi, di innalzare i prestazionali dell’azione amministrativa, garantendo agli interessati la conoscibilità degli interventi regolatori. 
 § 2 L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella materia delle procedure amministrative, deve conformarsi al rispetto dei principi fondamentali di cui alle presenti linee guida e anche ai seguenti principi: a) eticità nell’orientamento delle scelte amministrative; b) trasparenza, economicità, efficacia, efficienza e risultato; c) segregazione delle funzioni e buon andamento dell’azione amministrativa. 
§ 3 L’uso dell’intelligenza artificiale nella materia delle procedure amministrative, deve avvenire nel rispetto dell’autonomia e del potere decisionale della persona che resta l’unica responsabile dei provvedimenti e dei procedimenti in cui sia stata utilizzata l’intelligenza artificiale. 
§ 4 L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella materia di cui al presente articolo, deve svolgere una funzione strumentale e di supporto nelle attività amministrative, al fine di valorizzare competenze ed attitudini delle risorse umane. 
§ 5 Lo sviluppo e l’applicazione di sistemi e modelli di intelligenza artificiale nelle procedure amministrative, dovrà essere preceduto da una relazione recante l’analisi dell’impatto della regolazione e seguito, dopo sei mesi dall’entrata in vigore dell’intervento regolatorio, da una relazione recante la valutazione degli effetti prodotti sull’ordinamento vaticano. 

Articolo 11 (Principi in materia di lavoro) 
§ 1 Il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano può avvalersi di sistemi e modelli di intelligenza artificiale per incrementare i processi di formazione del personale, per migliorare le condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro e tutelare la salute dei lavoratori. 
§ 2 Nell’ambito delle procedure di selezione del personale, la sperimentazione e applicazione dei sistemi e modelli di intelligenza artificiale deve avvenire nel rispetto del principio di trasparenza, prevenendo ogni violazione della dignità umana e potenziali effetti discriminatori tra i partecipanti alla procedura di selezione. 
§ 3 Nella materia di cui al presente articolo, l’uso dell’intelligenza artificiale non deve limitare potere decisionale dei soggetti preposti dall’Amministrazione all’organizzazione, funzionamento e coordinamento del personale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. 
§ 4 Il trattamento dei dati in materia di lavoro mediante sistemi e modelli di intelligenza artificiale, deve avvenire nel rispetto dei principi enunciati al Decreto n. DCLVII, recante il Regolamento generale sulla protezione dei Dati personali, 30 aprile 2024, e di quanto disposto dalle presenti linee guida. 

Articolo 12 (Principi in materia di attività giudiziaria) 
§ 1 I sistemi di intelligenza artificiale possono essere utilizzati esclusivamente per l’organizzazione e semplificazione del lavoro giudiziario, nonché per la ricerca giurisprudenziale e dottrinale. 
§ 2 E’ riservata esclusivamente al magistrato la decisione sulla interpretazione della legge, sulla valutazione dei fatti e delle prove e sull’adozione di ogni provvedimento. 

Articolo 13 (Principi in materia di sicurezza) 
I principi generali in materia di utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’ambito della sicurezza e della sicurezza informatica dello Stato della Città del Vaticano e delle zone di cui agli articoli 15 e 16 del Trattato Lateranense, saranno disciplinati, unitamente alla normativa di settore, con apposito regolamento attuativo.  


Capo III (Disposizioni finali) 

Articolo 14 (Commissione sull’intelligenza artificiale) 
§ 1 Il Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano nomina, con proprio provvedimento, la Commissione sull’intelligenza artificiale, composta da cinque membri e presieduta dal Segretario Generale. 
§ 2 I membri della Commissione saranno individuati in due funzionari dell’Ufficio Giuridico, due funzionari della Direzione delle Telecomunicazioni e dei Sistemi informatici e un funzionario della Direzione dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile. 
§ 3 La Commissione sull’intelligenza artificiale svolge i seguenti compiti: a) predispone leggi e regolamenti attuativi di cui al successivo articolo 15; b) esprime pareri in merito alle proposte di sperimentazione e applicazione dei sistemi e modelli di intelligenza artificiale all’interno del territorio dello Stato della Città del Vaticano e delle zone di cui agli articoli 15 e 16 del Trattato Lateranense; c) svolge attività di monitoraggio sull’applicazione dei sistemi e modelli di intelligenza artificiale, segnalando agli Organi di Governo i potenziali rischi per il Governatorato; d) predispone una relazione semestrale sull’impatto dell’uso dell’intelligenza artificiale nello Stato della Città del Vaticano e nelle zone di cui agli articoli 15 e 16 del Trattato Lateranense. 
§ 4 I membri della Commissione restano in carica per un triennio, al termine dei tre anni il Presidente del Governatorato potrà rinnovare il mandato dei membri o sostituirli. 

Articolo 15 (Leggi e regolamenti attuativi) 
Entro dodici mesi dall’entrata in vigore del presente Decreto, saranno adottate leggi e regolamenti attuativi in applicazione delle presenti linee guida.



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lunedì 13 gennaio 2025

Il grande tesoro delle indulgenze, Lectio Magistralis del Card. Mauro Piacenza

Penitenzieria Apostolica Lunedì 9 marzo 2015
XXVI Corso sul Foro Interno
 “Il grande tesoro delle indulgenze”

Lectio Magistralis del Card. Mauro Piacenza 
Penitenziere Maggiore

 


Sono particolarmente lieto del tema che quest’anno mi è dato di affrontare con questa Lectio che apre il XXVI Corso sul Foro Interno della Penitenzieria Apostolica. Le indulgenze, infatti, rappresentano una preziosa sintesi tra teologia e spiritualità, tra prassi penitenziale e sollecitudine pastorale, tra dottrina sulla Misericordia e devozione popolare. Per il legame strutturale che esse hanno, poi, con delle precise opere da compiere, le indulgenze domandano, come del resto il Sacramento della Riconciliazione, un particolare coinvolgimento della libertà personale, sempre indispensabile nella formulazione e riformulazione dell’atto di fede. Ho immaginato questo mio intervento in tre differenti passaggi: primo, le indulgenze, tesoro della Misericordia di Dio per la Chiesa; secondo, le indulgenze, sguardo soprannaturale della Chiesa e sulla Chiesa; ed infine, terzo, alcuni aspetti pastorali delle indulgenze. 


1. Le indulgenze, tesoro della Misericordia di Dio per la Chiesa. 

È chiaro a tutti come la dottrina e la pratica delle indulgenze siano strettamente, anzi indissolubilmente legate al Sacramento della Riconciliazione ed ai suoi effetti. Come ricordato dal Beato Paolo VI nella Costituzione apostolica “Indulgentiarum doctrina”: «L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della Redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il Tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi» (ID, 21). L’indulgenza ci parla dunque del tesoro della Divina Misericordia e della sua eccedenza anche rispetto a tutto il possibile male compiuto dall’uomo. Risuona, a tale riguardo, l’incantevole inno dell’Exultet, che canteremo al termine di questa Quaresima: «Felice colpa che meritò un così grande Redentore». La consapevolezza della eccedenza del Dono salvifico della Misericordia rispetto sia ai meriti dell’uomo, sia, soprattutto, ad ogni possibile condizione di peccato e di distanza da Dio, altro non è, a ben guardare, che la concretizzazione, attraverso l’Incarnazione del Verbo, della fede nell’assoluta Trascendenza di Dio. Spiego ulteriormente. La chiamata a credere nella Divina Misericordia, rivelatasi pienamente in Gesù Cristo, nella Sua Morte e Risurrezione, ed il riconoscimento dell’assoluta eccedenza di tale Misericordia sono, per noi cristiani, parte imprescindibile del riconoscimento della Trascendenza di Dio, della Sua assoluta alterità rispetto ad ogni esperienza che di Lui si possa fare. Crediamo in Dio, in Dio Padre, nella Sua assoluta Trascendenza, proprio nella misura in cui crediamo nella reale possibilità a noi offerta della Sua Misericordia e nella eccedenza di tale Misericordia rispetto alle nostre persone. È sempre opportuno, a tale proposito, ricordare come il Mistero, rivelandosi non cessi di essere Mistero e si riveli a noi proprio nella Sua natura di Mistero: non è un caso se le parole fondamentali per indicare Dio siano strutturalmente termini “negativi”: in-finito, immenso, onnipotente, onnisciente, etc… questo ci dice che ogni esperienza possibile del Mistero, anche come misericordia, porta con sè la chiamata al riconoscimento umile e reale di una eccedenza, che, lungi dallo schiacciare o dal limitare la libertà degli uomini, ne costituisce il vero orizzonte di vita e l’autentico scopo motivazionale. Potremmo dire che, se Dio è Bontà suprema, non è, tuttavia, la bontà come noi la conosciamo e di cui noi facciamo esperienza; se Dio è Giustizia, non è la giustizia come noi la conosciamo; Dio è Amore, ma non l’amore di cui noi facciamo esperienza. Lo stesso vale per il grande mistero della misericordia: Dio è misericordia, ma non è la misericordia, pur importantissima, di cui noi uomini facciamo esperienza. Egli si manifesta in essa, ci dona un pallido sentore del Suo Essere in ogni autentica esperienza di misericordia che noi possiamo vivere, ma è più grande, è sempre “di più” di ogni umana concreta esperienza. In questo orizzonte ampio, nel quale riconosciamo l’assoluta trascendenza del Mistero e la libera volontà di manifestarsi agli uomini, per la loro salvezza, come misericordia, soprattutto nell’Evento storico-salvifico della morte e risurrezione di Gesù, deve essere collocata la dottrina sulle indulgenze. Il tesoro della misericordia è inesauribile, i suoi confini non sono tracciabili dalla povera intelligenza umana. Come, per tutti i Sacramenti, il Signore Gesù, avendoli direttamente o indirettamente istituiti, ha affidato alla Chiesa il compito di stabilirne la forma – e nei secoli la forma dei Sacramenti è cambiata, rimanendo intatta la loro sostanza – così, l’amministrazione del tesoro della misericordia è totalmente affidata all’Autorità della Chiesa, che piamente lo custodisce, saggiamente lo amministra e largamente lo dona. Chiave di volta, per comprendere il tesoro delle Indulgenze, è la distinzione teologica tra colpa e pena. Ben sappiamo come la colpa venga rimessa dalla Riconciliazione sacramentale, mentre la pena temporale per i peccati commessi rimanga e domandi l’ulteriore dono dell’Indulgenza per essere rimessa. Come leggere ed interpretare nell’attuale epoca della post-modernità, questa distinzione tra colpa e pena, che, ad uno sguardo superficiale, potrebbe apparire dal sapore medievale? Il tesoro delle Indulgenze rimane incomprensibile alle menti che si autolimitano al solo orizzonte immanente dell’esistenza e che escludono aprioristicamente sia l’immortalità dell’anima, sia ogni forma di rapporto con il mistero successivo all’evento della morte. In una parola, le Indulgenze sono incomprensibili per l’uomo secolarizzato e perfino per quei cristiani che, in nome della demitizzazione del Cristianesimo, lo hanno ridotto ad una dottrina etica, utile solo agli Stati moderni per conservare il loro potere. L’indulgenza è invece un inno alla libertà, un riconoscimento fino in fondo della dignità dell’uomo che, proprio perché razionale, libero e capace di volere, deve essere sempre considerato ordinariamente responsabile dei propri atti. La distinzione tra pena temporale e colpa deve essere preservata per poter, attraverso di essa, preservare, da un lato, l’autentica libertà dell’uomo e, dall’altro, la storicità, e dunque il valore temporale, degli atti che esso compie. Sappiamo che il giudizio universale non sarà un colpo di spugna sulla storia ed il persistere della pena temporale, anche dopo l’assoluzione sacramentale della colpa, rende ciascun uomo consapevole delle conseguenze dei propri atti, gli indica il dovere responsabile della riparazione e, cosa ancora più importante, lo chiama alla partecipazione all’Opera Redentiva di Cristo, per sé e per i fratelli. Preservando il tesoro delle Indulgenze, è preservata allora la trascendenza di Dio, attraverso il riconoscimento umile dell’eccedenza della Sua misericordia; è preservata la dignità dell’uomo, che sempre deve essere ritenuto capace di scelte libere e, dunque, responsabile dei propri atti; è preservata la verità della storia, nella quale gli atti vengono compiuti e che, per sua natura, nella sua oggettività fattuale, si sottrae ad ogni manipolazione; e, infine, è preservata la chiamata della creatura a divenire, 4 sempre più perfettamente e consapevolmente partecipe dell’Opera del suo Creatore: opera Redentiva e di “nuova creazione”. 


2. Le indulgenze, sguardo soprannaturale della Chiesa e sulla Chiesa 

La remissione delle pene temporali può essere accolta dal fedele solo per intervento della Chiesa. In tal senso, è opportuno mettere in luce due aspetti della realtà della Chiesa, imprescindibilmente legati al tesoro delle Indulgenze: il suo essere ministra della Redenzione e, insieme, il suo essere Communio sanctorum. La Chiesa è ministra della Redenzione innanzitutto nel senso etimologico del termine: essa è serva del Redentore che è Cristo, è Corpo legato al Suo Capo, è totalmente protesa a permettere a Cristo di continuare a parlare e ad agire, nello spazio e nel tempo, a favore degli uomini, fino alla consumazione della storia. La Chiesa è, pertanto, realtà totalmente teandrica e, nel contempo, totalmente relativa; relativa dell’unico “relativismo” possibile per un cristiano: l’essere in relazione con Cristo. In tal senso, la Chiesa è al servizio, non solo, della salvezza degli uomini attraverso la fedele amministrazione della Riconciliazione sacramentale, ma anche della loro piena cooperazione al mistero della salvezza e del loro progressivo inserimento nel servizio alla salvezza dei fratelli, che è rappresentato dalle Indulgenze. Obbedendo fedelmente al comando di Cristo: «A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20,23), la Chiesa, da venti secoli, ripete all’umanità le parole di Cristo ai farisei e ai dottori della legge, nel miracolo del paralitico: «Perché crediate che il Figlio dell’uomo ha il potere, sulla terra, di perdonare i peccati» (Mt 9,6). Il grande annuncio, infatti, non è solo quello della misericordia, i cui primordi è possibile rintracciare anche in ampie testimonianze dell’Antico Testamento, quanto piuttosto la sua diretta accessibilità storica, il suo essere “discesa sulla terra”, nel mistero dell’Incarnazione del Verbo. La Chiesa ha il potere di rimettere i peccati solo perché Dio si è fatto Uomo e perché il Figlio dell’uomo ha il potere, sulla terra, di rimettere i peccati. In tal senso, l’agire sacramentale della Chiesa è totalmente relativo a Cristo e, sempre in tal senso, l’amministrazione del tesoro delle Indulgenze è fedele servizio alla eccedente misericordia del mistero. Nella Chiesa, Sacramento universale di Salvezza, è celebrato il Santo Battesimo, Sacramento primordiale di Salvezza. Tra tutti coloro che sono immersi in Cristo, cioè nel mistero della Sua morte e risurrezione, e la cui vita è rinnovata dal Battesimo, si genera misteriosamente, sacramentalmente e realmente, una comunione che nulla può spezzare, se non il libero ed ostinato rifiuto di essa. Fra tutti i battezzati, anzi tra tutti i redenti da Cristo - perché nel Mistero del sabato santo la Salvezza si estende anche ai giusti vissuti prima di Cristo - si crea dunque una Comunione, la Communio sanctorum, che non è semplicemente, o vagamente spirituale ed astratta, ma che diviene, utilizzando una categoria biblica, vera e propria alleanza per la salvezza. In tal senso – e qui di nuovo siamo chiamati a superare ogni forma di riduzione immanentista del Cristianesimo e della Chiesa –, noi parliamo del Tesoro delle Indulgenze, guardando alla Chiesa di sempre, che va dal costato squarciato di Cristo ai giorni nostri, passando per il Cenacolo di Gerusalemme, dove il Collegio Apostolico è radunato attorno a Maria, per il sangue di tutti i martiri e per tutti santi, e perfino per quelli sconosciuti, che vivacemente seppur nascostamente, popolano venti secoli di storia. In questa Comunione di santi esiste un’alleanza, che preserva e rende sempre attuale il tesoro delle Indulgenze. Esso è, potremmo dire, sempre custodito e sempre incrementato dagli infiniti meriti di Cristo e dai meriti della Beata Vergine Maria e di tutti i santi, che già vivono nella Beatitudine eterna. La Chiesa militante, ministra delle Indulgenze, attinge continuamente e autoritativamente dai meriti di Cristo, da quelli della Beata Vergine Maria e da quelli di tutti i santi, il tesoro della misericordia che offre ai suoi figli. Tale alleanza “ecclesiale” è poi concretamente vissuta da tutti i battezzati in cammino verso la salvezza eterna, sia che essi siano ancora nell’esistenza terrena, sia che essi vivano quello stato di purificazione dalle pene dovute per i peccati, chiamato Purgatorio. È questa la ragione per cui, proprio facendo leva sul mistero delle libertà nel tempo, ciascun battezzato può lucrare l’indulgenza per se stesso, o può applicarla alle anime purganti, in forza non di una insostenibile sostituzione della libertà personale, ma piuttosto della comune vocazione alla salvezza e del differente e complementare stato in cui i battezzati si trovano. Chi è ancora nella vita terrena ha il dono della libertà e può sempre e maggiormente convertirsi; chi è in Purgatorio ha la certezza della salvezza eterna, ma non ha più il dono della libertà, per cui non può più meritare. Tale complementarietà della condizione spirituale dell’homo viator e dell’homo purgans, teologicamente fondata - lo ripeto - sulla Communio sanctorum, evidenzia con ancora maggior forza l’imprescindibile ruolo della Chiesa nell’amministrazione del Tesoro delle Indulgenze: solo con la Chiesa, nella Chiesa e attraverso la Chiesa è possibile attingere agli infiniti meriti di Cristo, della Beata Vergine Maria e dei Santi, per ottenere la remissione delle pene dovute per i peccati, per se stessi e per i fratelli in cammino di purificazione verso la piena visione beatifica. La mediazione della Chiesa, tuttavia, non è mai in contrasto, né in tensione con la libertà personale. Tanto è vero che coloro che sono ancora in questa vita terrena possono ottenere l’indulgenza solo per se stessi, o per un fedele defunto, ma mai per un altro uomo, che sia ancora dotato della sua libertà, e quindi chiamato a scegliere personalmente, a convertirsi personalmente, ad accogliere personalmente il dono della misericordia. Nella Comunione dei santi esiste così un vincolo perenne di carità ed un abbondante scambio di tutti i beni, dove «la santità dell’uno giova agli altri, ben al di là del danno che il peccato dell’uno ha potuto causare agli altri. In tal modo, il ricorso alla Comunione dei Santi permette al peccatore contrito di essere in più breve tempo e più efficacemente purificato dalle pene del peccato» (CCC, n. 1475). La Chiesa, attraverso le Indulgenze, mantiene vivo il suo sguardo soprannaturale sul mondo, ricordando a se stessa e agli uomini che quella che essi hanno di fronte non è tutta la realtà, ma che il mondo non è altro che un segno, l’uomo stesso non è altro che un segno di un Mistero molto più grande, che tutto abbraccia, dal quale tutto ha origine e verso il quale tutto cammina. Tale Mistero ha assunto un nome di cui gli uomini possono fare esperienza: tale nome è “misericordia”. La Chiesa, nel contempo, domanda agli uomini, alla storia, di essere riconosciuta per ciò che essa è: presenza divina nel mondo; prolungamento nel tempo e nello spazio dei gesti e delle parole di Cristo Signore, unico Salvatore dell’umanità. È una pretesa inaudita, sconvolgente e, perciò, spesso rifiutata. Ma, a ben guardare, non è altro che la pretesa di Cristo, la pretesa di un uomo nato a Betlemme, vissuto a Nazareth, morto e risorto a Gerusalemme, di essere il Signore del cosmo e della storia. Laddove la Chiesa è condannata dal mondo e dalla cultura dominante, lo è per la stessa ragione per la quale, duemila anni fa, scribi e farisei condannarono nostro Signore: «Perché Tu che sei uomo, ti fai Dio»! (Gv 10,33). Amministrando, come serva fedele, l’infinito tesoro delle Indulgenze, che sono un bene spirituale inesauribile, fondato sull’infinito valore delle espiazioni e dei meriti di Cristo presso il Padre, la Chiesa rinnova a se stessa e di fronte al mondo la consapevolezza e la pretesa della sua identità umana e divina, naturale e soprannaturale, sostanzialmente teandrica; essa riconosce che, dentro lo spazio e il tempo, perfino dentro le pieghe della storia, le è stato affidato un compito, al quale essa non può sottrarsi, né vuole sottrarsi: annunciare al mondo intero che Gesù è il Signore e che il Figlio dell’uomo ha il potere, sulla terra, di rimettere i peccati. Solo un tale annuncio, che diventa concreta esperienza di Redenzione e di vita nuova, può rinnovare la faccia della terra, può germinalmente favorire quelle esperienze minoritarie, ma reali di comunione e di santità, che, nel tempo, fecondano la società e la cambiano. Il Tesoro delle Indulgenze è perciò più efficace di qualunque riforma umana, di qualunque tentativo umano, solo umano, troppo umano di cambiare le cose. Soltanto coloro che si lasciano cambiare dalla divina misericordia e, con umiltà, attingono abbondantemente attraverso la Chiesa al Tesoro soprannaturale delle Indulgenze, possono vedere il proprio destino realmente cambiato e, con esso, quello dell’umanità, a partire da quella porzione di umanità che ci è più vicina. 


3. Alcuni aspetti pastorali delle Indulgenze 

Educare il Popolo ad accogliere il Tesoro delle Indulgenze porta con sé la consapevolezza del legame imprescindibile e dinamico tra pastorale e dottrina. Una buona pastorale non può che fondarsi sulla dottrina autentica e non è mai possibile ricusare, o modificare la dottrina per ragioni che solo apparentemente siano pastorali, ma che, in realtà, finiscono per disperdere il gregge. Se guardiamo ai requisiti necessari per celebrare ed accogliere il dono dell’Indulgenza, non possiamo non riconoscere che essa porta con sé un profondissimo valore pedagogico e pastorale. Per attingere a tale tesoro sappiamo, infatti, come siano necessari il Sacramento della Riconciliazione, la Celebrazione dell’Eucaristia e la preghiera secondo le intenzioni del Papa. Il Sacramento della Riconciliazione, presupposto teologico-sacramentale imprescindibile per il dono dell’Indulgenza, vissuto con cuore affettivamente distaccato da qualsiasi peccato, conduce l’uomo alle soglie del Mistero, lo spinge, lo sospinge ad avvicinarsi a Dio e, nel contempo, a lasciare che Dio si avvicini a lui. Nel Sacramento della Riconciliazione, l’uomo ferito dal peccato e dalla colpa, lascia che Cristo, Buon Samaritano, si chini su di lui, versando olio e vino sulle sue ferite, consegnandolo alla fedele locanda della Chiesa e sapendo che l’intero prezzo di tale Redenzione è saldato dalla Croce di Cristo Signore. Un’autentica catechesi sul tesoro delle Indulgenze, non può che illuminare la grazia straordinaria della Riconciliazione, gratuitamente offerta da Cristo, mai meritata, né meritabile dagli uomini eppure, quando autenticamente accolta dalla loro libertà, capace, per dono di grazia, di far fiorire, nella creatura, un merito. La celebrazione dell’Eucaristia, con la Comunione sacramentale, sottolinea la dimensione ecclesiale dell’Indulgenza, che domanda di essere accolta in quella Comunione soprannaturale, che è dono dello Spirito Santo e che, proprio per questo, trascende infinitamente ogni mera comunione psichica, alleanza umana, o semplice schieramento ideologico. La Comunione con la Chiesa è Comunione con tutta la Chiesa, non con una parte di essa, magari contro l’altra! Senza dimenticare che non è mai applicabile alla Chiesa e, in essa, né alla dottrina né alla pastorale, il criterio delle semplici “maggioranze”. E ciò per due ragioni, una storica e l'altra teologica. Quella storica: Gesù Cristo non era in maggioranza! Quella teologica: la maggioranza della Chiesa sono i Santi! La celebrazione eucaristica e la santa Comunione necessarie per ottenere il tesoro dell’Indulgenza sono, allora, la chiamata ad una Comunione sincronica e diacronica con l’intero Corpo ecclesiale. Colui che domanda alla Chiesa di attingere all’infinito tesoro della divina Misericordia, perché le sue pene vengano cancellate, lo fa in comunione con la Chiesa diffusa in tutto il mondo e con i fedeli in Cristo che, nel mondo, uniscono la propria preghiera a quella del Signore per ottenere la salvezza di ciascuno; nel contempo, tale richiesta è in comunione con la Chiesa di tutti i tempi ed ha, nella mediazione della Beata Vergine Maria, Madre di Misericordia, un imprescindibile e necessario riferimento di mediazione. Infine, la preghiera secondo le intenzioni del Papa ricorda, pastoralmente, come la Comunione non sia genericamente spirituale, ma domandi di essere concreta Comunione con “la nostra Santa Madre Chiesa Gerarchica”, come sovente ci dice Papa Francesco. La preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre ricorda a ciascuno che il primo compito di Pietro è proprio quello di pregare per la Chiesa e, dunque, coloro che domandano alla Chiesa il dono dell’Indulgenza sono chiamati ad unire la loro preghiera a quella di Pietro, rendendola così universale. La dimensione orante del ministero petrino, che, nelle attuali circostanze storiche, appare in modo particolarmente evidente, è condizione perché Pietro assolva al compito che Cristo gli ha assegnato: «E tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli» (Lc 22,32). Pregare per le intenzioni del Santo Padre significa riconoscere, indirettamente, il potere delle chiavi, potere al quale il tesoro delle Indulgenze è direttamente sottomesso, per la stessa volontà salvifica di Cristo.


Conclusione 

Appare evidente, da tutto il percorso svolto, che per la sua dimensione teologica, ecclesiale e pastorale, il tesoro delle Indulgenze non può, in alcun modo, essere perduto. Anzi - più precisamente dovremmo dire -, non può essere trascurato, poiché non essendo guadagnato dagli uomini, ma gratuitamente donato ad essi da Cristo e dai Suoi infiniti meriti presso il Padre, esso non potrà mai essere perduto, essendo, come Cristo, infinito, inesauribile, sempre nuovo, sempre copiosamente offerto. Trascurare, mettere in ombra, il tesoro delle Indulgenze significherebbe obliterale la dimensione soprannaturale della Chiesa e della stessa Riconciliazione, la quale, lungi dall’essere un autoassoluzione psicologica del mero senso di colpa, è reale incontro con il Volto misericordioso di Dio, il quale, seppur sfigurato, continua ad amare l’uomo di tutto l’Amore divino e di tutto l’Amore umano, di cui il Suo Sacratissimo Cuore è capace. È proprio il Cuore di Cristo lo scrigno che racchiude l’infinito tesoro delle Indulgenze. Da esso, trafitto dalla lancia, come il fedele centurione, ogni uomo è lavato, riconoscendo, ancora e sempre, che «veramente quest’uomo era Figlio di Dio» (Mc 15,39). La Beata Vergine Maria, Madre di Misericordia, Madre di Colui che è “la” Misericordia, è anche fedele custode di questo tesoro di famiglia della Chiesa. Lei, Immagine perfetta della Sposa di Cristo, apra le menti e i cuori di pastori e fedeli, per comprendere, accogliere, vivere e proporre l’esperienza soprannaturale delle Indulgenze e, attraverso di essa, quella dell’eccedenza di Dio, della realtà teandrica della Chiesa e del valore salvifico di ogni autentica proposta pastorale e sacramentale. Grazie.



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mercoledì 8 gennaio 2025

Omelia per la festa dell'Epifania del Signore (2025), di mons. Nazzareno Marconi


Omelia per la festa dell'Epifania del Signore

di mons. Nazzareno Marconi
Vescovo Diocesi di Macerata




Al centro della celebrazione dell’Epifania c’è il ricordo della visita dei Magi. Ma chi sono i Magi, e soprattutto il viaggio dei Magi come possiamo interpretarlo? Questo tema del viaggio dei Magi è significativo in questo tempo di Giubileo. Partiamo perciò da una domanda: i Magi sono turisti, sono viandanti o sono pellegrini? Rispondere bene ci aiuterà a comprendere come vivere il Giubileo.

Chi è il turista? La parola lo dice, il turista è uno che fa un tour, uno che fa un giro. Il turista ha una casa sua, ha un lavoro, ha le sue idee ed il suo stile di vita; fa un giro poi ritorna come prima. Certo durante il giro vede tante cose, ma non ha una meta definita, il turista fa solo un tour e il rischio, per noi che vogliamo vivere bene il Giubileo, è di limitarci a fare i turisti.
I Magi non sono stati dei turisti? Di fatto sono partiti da casa loro e sono tornati a casa loro; ma, ci dice il Vangelo, che quando iniziano il loro viaggio non sanno bene cosa cercare, dove trovare e soprattutto quale sia la via su indirizzarsi. Seguono soltanto dei segni, come la stella. Si rifanno ad un’autorità, come Erode. Lui cita loro il consiglio quanti studiano le Scritture, e così trovano Betlemme. Ma dopo che hanno incontrato Gesù, cambia tutto, perché ci dice il Vangelo che: ricevuto un avviso in sogno, per un’altra via tornarono a casa loro. Così sono cambiati, ora sanno dove andare e come fare, grazie ad un sogno. Riflettiamo: chi è che in questo Vangelo viene guidato da Dio a trovare la via giusta, a prendere le decisioni giuste attraverso un sogno? È San Giuseppe. I Magi sono diventati come San Giuseppe, sono diventati persone capaci di ascoltare Dio e di trovare la giusta via. Sono davvero cambiati, non erano semplici turisti.

Potevano forse essere dei viandanti? Il viandante è uno che va per la via, cioè uno che ha un obiettivo da raggiungere e prende la via più corta per farlo. Il viandante non si interessa a quello che succede lungo la strada, gli importa solo di arrivare in fondo. Il viandante parte e va. Il viandante potrebbe anche essere un fuggiasco, quello che scappa da un posto verso un altro e cerca solo la via più veloce, la via più breve. Potremmo vivere il Giubileo come viandanti: come gente che vuole scappare da una situazione. Ma i Magi non sono dei viandanti, né gente che scappa. Non è gente che non da attenzione alla via ed a quello che succede lungo la via, invece di tappa in tappa si lasciano illuminare, vivono un tempo in cui crescono nell’umanità e nella fede.

Chi sono allora i Magi? Sono dei pellegrini.

È bella la parola Pellegrino, peregrinus viene da: per agros, chi cammina attraverso la campagna. Il Pellegrino non prende la superstrada, ma cammina attraverso la campagna, cioè cammina attraverso la natura e cerca piano piano, di fare strada, di trovare la strada. Il Pellegrino guarda dove cammina e si lascia guidare, illuminare dai luoghi che attraversa, delle esperienze che incontra. Il Pellegrino è uno che si lascia arricchire dal cammino.

Il rischio che corriamo è di vivere il Giubileo da turisti o da viandanti, invece, come i Magi dobbiamo viverlo da pellegrini. Cioè dobbiamo camminare in questo anno lasciandoci guidare dalla Parola di Dio, come fecero i Magi, lasciandoci guidare dai segni che Dio ci dà, come il sogno dei Magi, cercando la nostra strada non come chi ha una fretta imbestialita di arrivare, ma come chi cammina in una bella campagna e guarda le stagioni, i tempi, i frutti della natura che Dio dona e contempla la bellezza di questo Creato. Euesto hanno fatto i Magi, al punto che hanno visto la stella. Varie volte ho pensato: secondo voi questa stella, gli altri non l’avevano vista? Di fatto sono rimasti dov’erano. Io mi immagino che l’abbiano vista in tanti, ma solo i Magi hanno capito che la stella diceva: “seguimi!”. Non basta vedere le cose, bisogna capirle! Preghiamo che in questo tempo giubilare, nelle cose che vedremo, nelle cose che ascolteremo e nelle esperienze che vivremo, ci lasciamo prendere nell’animo e le viviamo e le comprendiamo come segni di salvezza. Allora saremo davvero dei pellegrini. Il segreto è essere pellegrini e soprattutto essere pellegrini di speranza come i Magi. Che non sono andati a vedere un re già grande, ma sono andati a vedere la speranza di un re, perché era ancora un bambino appena nato. Sono andati a vedere la speranza di un Regno nuovo, solo agli inizi. I Magi erano dei veri pellegrini di speranza. Anche noi, in questo Giubileo, dovremmo essere pellegrini di speranza. In un anno non risolveremo i problemi del mondo, è inutile pensarlo, saremmo degli illusi. Però se sapremo ascoltare, vedere, accogliere, comprendere e contemplare i segni che Dio ci darà lungo quest’anno e cammineremo con fede e con speranza, riuscendo a riconoscere la via giusta di questo Regno che viene, allora porteremo un po’ di speranza anche al mondo.

Questa è la preghiera da rivolgere ai santi Magi. Sono stato in pellegrinaggio a Colonia, durante una GMG, alla tomba dei Magi. Infatti, nella cattedrale di Colonia c’è il ricordo delle reliquie dei Magi e così la tomba dei Magi. Quando andai li, pregai Signore: “fa che mi accorga di tutte le stelle che manderai nella mia vita e che trovi sempre la via giusta”. Credo che questa è la preghiera che per questo Giubileo possiamo ripetere anche noi.


lunedì 6 gennaio 2025

OMELIA DELLA S. MESSA DELL'EPIFANIA DEL SIGNORE (2025), di Papa Francesco


OMELIA DELLA S. MESSA DELL'EPIFANIA DEL SIGNORE

di Papa Francesco





«Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo» (Mt 2,2): questa è la testimonianza che i Magi rendono agli abitanti di Gerusalemme, annunciando loro che è nato il re dei Giudei.

I Magi testimoniano di essersi messi in cammino, dando una svolta alla loro vita, perché nel cielo hanno visto una luce nuova. Possiamo allora fermarci a riflettere su questa immagine, mentre celebriamo l’Epifania del Signore nel Giubileo della speranza; e vorrei sottolineare tre caratteristiche della stella di cui ci parla l’evangelista Matteo: è luminosa, è visibile a tutti e indica un cammino.

Anzitutto la stella è luminosa. Molti sovrani, al tempo di Gesù, si facevano chiamare “stelle”, perché si sentivano importanti, potenti e famosi. Non è stata però la loro luce – quella di nessuno di loro – a svelare ai Magi il miracolo del Natale. Il loro splendore, artificiale e freddo, frutto di calcoli e di giochi di potere, non è stato in grado di rispondere al bisogno di novità e di speranza di queste persone in ricerca. Lo ha fatto invece un altro tipo di luce, simboleggiata dalla stella, che illumina e scalda bruciando e lasciandosi consumare. La stella ci parla della sola luce che può indicare a tutti la via della salvezza e della felicità: quella dell’amore. Quella è l’unica luce che ci farà felici.

Prima di tutto l’amore di Dio, che facendosi uomo si è donato a noi sacrificando la sua vita. Poi, di riflesso, quello con cui anche noi siamo chiamati a spenderci gli uni per gli altri, divenendo, col suo aiuto, un segno reciproco di speranza, anche nelle notti oscure della vita. Possiamo pensare a questo: noi siamo luminosi nella speranza? Siamo capaci di dare speranza agli altri con la luce della nostra fede?

Come la stella, col suo brillare, ha guidato i Magi a Betlemme, così anche noi, col nostro amore, possiamo portare a Gesù le persone che incontriamo, facendo loro conoscere, nel Figlio di Dio fatto uomo, la bellezza del volto del Padre (cfr Is 60,2) e il suo modo di amare, fatto di vicinanza, compassione e tenerezza. Non dimentichiamo mai questo: Dio è vicino, compassionevole e tenero. Questo è l’amore: vicinanza, compassione e tenerezza. E possiamo farlo senza bisogno di strumenti straordinari e di mezzi sofisticati, ma rendendo i nostri cuori luminosi nella fede, i nostri sguardi generosi nell’accoglienza, i nostri gesti e le nostre parole pieni di gentilezza e di umanità.

Mentre perciò guardiamo i Magi che, con gli occhi rivolti al cielo, cercano la stella, chiediamo al Signore di essere, gli uni per gli altri, luci che portano all’incontro con Lui (cfr Mt 5,14-16). È brutto che una persona non sia luce per gli altri.

E veniamo così alla seconda caratteristica della stella: essa è visibile a tutti. I Magi non seguono le indicazioni di un codice segreto, ma un astro che vedono splendere nel firmamento. Loro lo notano; altri, come Erode e gli scribi, non si accorgono nemmeno della sua presenza. La stella però resta sempre là, accessibile a chiunque alzi lo sguardo al cielo, in cerca di un segno di speranza. Io sono un segno di speranza per gli altri?

E questo è un messaggio importante: Dio non si rivela a circoli esclusivi o a pochi privilegiati, Dio offre la sua compagnia e la sua guida a chiunque lo cerchi con cuore sincero (cfr Sal 145,18). Anzi, spesso previene le nostre stesse domande, venendo a cercarci prima ancora che glielo chiediamo (cfr Rm 10,20; Is 65,1). Proprio per questo, nel presepe, raffiguriamo i Magi con caratteristiche che abbracciano tutte le età e tutte le razze – un giovane, un adulto, un anziano, con i tratti somatici dei vari popoli della terra –, per ricordarci che Dio cerca tutti, sempre. Dio cerca tutti, tutti.

E quanto ci fa bene meditare su questo oggi, in un tempo dove le persone e le nazioni, pur dotate di mezzi di comunicazione sempre più potenti, sembrano diventate meno disponibili a comprendersi, accettarsi e incontrarsi nella loro diversità!

La stella, che in cielo offre a tutti la sua luce, ci ricorda che il Figlio di Dio, è venuto nel mondo per incontrare ogni uomo e donna della terra, a qualsiasi etnia, lingua e popolo appartenga (cfr At 10,34-35; Ap 5,9), e che a noi affida la stessa missione universale (cfr Is 60,3). Ci chiama, cioè, a mettere al bando qualsiasi forma di selezione, di emarginazione e di scarto delle persone, e a promuovere, in noi e negli ambienti in cui viviamo, una forte cultura dell’accoglienza, in cui alle serrature della paura e del rifiuto si preferiscano gli spazi aperti dell’incontro, dell’integrazione e della condivisione; luoghi sicuri, dove tutti possano trovare calore e riparo.

Per questo la stella sta in cielo: non per rimanere lontana e irraggiungibile, ma al contrario perché la sua luce sia visibile a tutti, perché raggiunga ogni casa e superi ogni barriera, portando speranza fino agli angoli più remoti e dimenticati del pianeta. Sta in cielo per dire a chiunque, con la sua luce generosa, che Dio non si nega a nessuno, non dimentica nessuno (cfr Is 49,15). Perché? Perché è un Padre la cui gioia più grande è vedere i suoi figli che tornano a casa, uniti, da ogni parte del mondo (cfr Is 60,4), vederli gettare ponti, spianare sentieri, cercare chi si è perso e caricarsi sulle spalle chi fatica a camminare, perché nessuno rimanga fuori e tutti partecipino alla gioia della sua casa.

La stella ci parla del sogno di Dio: che tutta l’umanità, nella ricchezza delle sue differenze, giunga a formare una sola famiglia viva concorde nella prosperità e nella pace (cfr Is 2,2-5).

E questo ci porta all’ultima caratteristica della stella: quella di indicare il cammino. Anche questo è uno spunto di riflessione, specialmente nel contesto dell’Anno santo che stiamo celebrando, in cui uno dei gesti caratteristici è il pellegrinaggio.

La luce della stella ci invita a compiere un viaggio interiore che, come scriveva Giovanni Paolo II, liberi il nostro cuore da tutto ciò che non è carità, per «incontrare pienamente il Cristo, confessando la nostra fede in Lui e ricevendo l’abbondanza della sua misericordia» (Lettera a quanti si dispongono a celebrare nella fede il grande Giubileo, 29 giugno 1999, 12).

Camminare insieme «è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita» (cfr Bolla Spes non confundit, 5). E noi, guardando la stella, possiamo rinnovare anche il nostro impegno ad essere donne e uomini “della Via”, come venivano definiti i cristiani alle origini della Chiesa (cfr At 9,2).

Ci renda così il Signore luci che indicano Lui, come Maria, generosi nel donarci, aperti nell’accoglienza e umili nel camminare insieme, perché possiamo incontrarlo, riconoscerlo e adorarlo, e ripartire da Lui rinnovati portando nel mondo la luce del suo amore.

6 gennaio 2025


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mercoledì 25 dicembre 2024

Omelia nella S. Messa di Natale del Vescovo Giuliano Brugnotto: TUTTO CAMBIA CON L'AMORE VERO


Omelia nella S. Messa di Natale del Vescovo Giuliano Brugnotto

TUTTO CAMBIA CON L'AMORE VERO

Cattedrale di Vicenza, 25 dicembre 2024
Is 52,7-10; Sal 97; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18

Natività, di Beato Angelico


Chi è questo bambino che è nato a Betlemme?

«E il Verbo divenne carne e pose la sua dimora in mezzo a noi». Chi è veramente questo bambino che è nato a Betlemme?
La semplicità e la povertà delle condizioni nelle quali ha visto la luce questo bambino non devono rattristarci. Una persona che nasce è sempre motivo di allegrezza, è un annuncio di speranza nella vita, è gioia che si diffonde a tutti coloro che stanno attorno al nuovo nato. E certamente i racconti evangelici della nascita di Gesù sono tutti avvolti da esultanza che addirittura raggiunge i cieli: gli angeli cantano Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama. Anche noi ci siamo uniti a questo canto poco fa. La nascita di un bambino ci coinvolge quasi naturalmente, e la nascita del Bambino di Betlemme ci provoca stupore e forse anche qualche domanda. Se non altro per il fatto che in molte parti del mondo oggi si parla di Lui, di quel bambino. Che a Lui molti artisti si sono ispirati per rappresentare nella loro epoca la Sua nascita. Che in questa notte Papa Francesco abbia aperto una porta in San Pietro chiamata “Porta Santa”, nella memoria della nascita di quel bambino.
Anche l’evangelista Giovanni si è chiesto proprio all’inizio del quarto Vangelo: chi è veramente quel Bambino?

A Sua immagine siamo stati creati

Quando si approfondiscono, anche per mezzo della ricerca scientifica, il microcosmo che tiene in vita un essere umano con le sue particelle organizzate in modo mirabile per tenere in vita il nostro organismo, tanto complesso ai nostri occhi eppure se fragile anche pieno di armonia che cosa suscita in noi?
Pure il macrocosmo ci interroga, con gli occhi puntati sull’universo, il cielo stellato, o anche semplicemente lo sguardo fisso sul movimento sempre nuovo del mare, cangiante nei suoi colori, in continuo movimento che a noi pare un movimento casuale che però casuale non è; lo ha ricordato l’artista Gianandrea Gazzola esponendo in Basilica Palladiana una singolare installazione “specchio di natura” trasferendo le onde sonore dell’aria all’acqua in una grande vasca quadrata che riflette poi su due tende, ricordando che non vi è nulla di casuale nei movimenti della natura.
Le leggi che si riflettono nell’universo ci fanno intuire la sapienza di un Creatore, la cui immagine ci lascia pieni di sbigottimento e quasi di timore. Possiamo forse colloquiare con Lui? Non resta un Dio Creatore troppo lontano da noi? Potrà mai “sentire” i nostri desideri, condividere i nostri sentimenti?
San Giovanni vuole inserirsi proprio in queste domande. E ci annuncia con l’inno che abbiamo udito dal Vangelo che nel complesso della grande realtà dell’universo e di noi stessi noi possiamo conoscere Colui ad immagine del quale siamo stati creati. Lo possiamo incontrare, conoscere, amare nel Bambino che è appena nato e che è stato posto in una mangiatoia.

Dio è buono!

Non c’è stato bisogno che noi scalassimo i cieli per raggiungerlo. Ci ha pensato Lui a prendere posto in mezzo a noi. Lui è la luce che illumina ogni uomo e le tenebre non sono state per nulla in grado di soffocarla quella luce. Quelle tenebre che giungono fino ai nostri giorni, quelle che oscurano città e paesi, distruggono ospedali e scuole, creano distruzione e morte. Quelle tenebre non riescono fino ad oggi a vincere la luce che il Bambino di Betlemme ha portato in mezzo agli uomini.
La bontà di Dio è apparsa in mezzo a noi. Ognuno di noi, deve sentire oggi quanto è amato da Dio, quanto Dio si è fatto vicino. Dio ci considera figli destinati ad una vita libera di amare senza riserve. Quando un bambino avverte che i suoi genitori gli vogliono bene, che lo amano, davvero progredisce nella fiducia e nella docilità affettuosa. Tutto cambia con l’amore vero. Tutto il nostro mondo cambia accogliendo l’Amore di Dio che è misericordia. Una misericordia che fa rinascere.
Papa Francesco ci invita ad aprire il cuore e la mente agli orizzonti della speranza in questo anno giubilare. Chi è abitato dall’amore vero, dall’amore che Dio ci fa sperimentare su di noi, non cede al richiamo dell’egoismo, della tristezza, della violenza per imporsi sugli altri.

Chi si sente amato, cambia se stesso e il mondo

Chi si sente amato da Dio e da quanti gli sono vicini, cambia se stesso, s’indirizza lungo il sentiero della carità, del dono di sé, della generosità, della solidarietà.
Ci incamminiamo nell’Anno Santo con questa consapevolezza piena di riconoscenza e di gioia: siamo amati da Dio, siamo frutto dell’Amore e perciò capaci a nostra volta di rinnovarci, di aprire vie nuove di cambiamento di noi stessi. La luce di Betlemme ridona speranza al mondo perché a Betlemme è Dio stesso che nel volto di un bambino, che non è neppure capace di parlare, porta pace nella terra a tutti gli uomini e le donne che hanno scoperto che la fonte dell’Amore vero è proprio Lui. Ce lo ha fatto conoscere nella persona di Gesù. Ora lo possiamo contemplare perché questo Dio, quello di cui ci parlano i Vangeli, ha preso casa per sempre in mezzo a noi.

Questo è il nostro Natale, un Natale dell’amore di Dio, un Natale che porta pace.

+ Giuliano vescovo


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martedì 24 dicembre 2024

“Quanti sperano nel Signore, camminano senza stancarsi” (Is 40,31), di mons. Giuseppe Alberti


“Quanti sperano nel Signore, camminano senza stancarsi” (Is 40,31)

messaggio di Natale di mons. Giuseppe Alberti




In questo Natale che apre l’Anno giubilare vorremmo camminare condividendo la fede dei Magi, pellegrini di gioia e di speranza.

I Magi si sono fidati della stella e sono arrivati a Gesù.

Credendo nel senso del loro cammino hanno provato “una gioia grandissima” (Mt 2,10).

Nonostante gli imprevisti e gli ostacoli del cammino, non hanno perso la speranza e sono giunti alla meta.

I Magi ci invitano ad affinare i passi della nostra fede: crederci di più a ciò che facciamo; credere alle persone, fidarci degli altri; soprattutto affidarci a Dio che ci guida con la sua luce. Il Natale di Gesù ci viene a dire che c’è un disegno d’amore per tutti e per ciascuno. Vale la pena cercarlo, senza stancarsi.

I Magi ci insegnano il segreto della speranza. La speranza appare come una bambina piccola e fragile – come diceva Charles Péguy – ma in realtà è il motore che ci fa camminare, fa stringere i denti, fa superare ogni cosa, affrontare ogni situazione, incontrare ogni persona; nei meandri delle nostre storie c’è una stella luminosa che guida i nostri passi e ci porta nella casa dell’Emmanuele del Dio-con-noi.

Il Dio Bambino è venuto ad abitare la nostra vita per colmare la nostra solitudine mortale, per arrenderci al suo amore e orientarci definitivamente verso il bene. Tutto ciò sarà fonte di una grandissima gioia.

L’Anno giubilare sarà un aiuto spalmato nel tempo, una occasione di grazia per rimanere in questa gioia, che si fa dono di pace, esperienza di misericordia, palestra di un bene che si moltiplica perché donato.

Ci piacerebbe avere la fede testarda dei Magi, l’indomabile speranza che li ha spinti e sostenuti nel loro lungo cammino, per lasciarci raggiungere dalla immensa gioia che ha inondato il loro cuore.

Questo è l’augurio che vi faccio in questo anno giubilare, che si apre a una rinnovata speranza:

camminate nel bene, senza stancarvi,

portate gioia,

vivete nella pace.

Che la stella di Gesù brilli sempre nell’orizzonte del vostro cuore.

Un santo Natale nel Signore che nasce, a voi, alle vostre famiglie, alle vostre comunità.

Auguri!


+ Giuseppe
Vescovo di Oppido Mamertina-Palmi




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Fonte: www.diocesioppidopalmi.it/2024/12/23/natale-2024-il-messaggio-del-vescovo-giuseppe-alberti/

domenica 22 dicembre 2024

Quel Bambino che spalanca le braccia e ci sorride, del Vescovo Gianni Sacchi


QUEL BAMBINO CHE SPALANCA LE BRACCIA E CI SORRIDE

Messaggio per Natale del Vescovo Gianni Sacchi


 


Carissimi diocesani,

siamo alle soglie della Solennità del Natale di Gesù e questa festa, come sapete, mette in moto una serie di esteriorità che hanno poco a che fare con l’essenza dell’evento.
E noi corriamo il rischio di essere così assorbiti dalle tante luci artificiali da perdere di vista la Luce vera che viene a porre la sua tenda in mezzo a noi.

Da quando ero bambino fino ad oggi, non ho mai fatto mancare nella mia casa il presepio o più presepi.

In questi giorni di Avvento, mi soffermo davanti ad esso e quella pagina evangelica di Luca, che ascolteremo nella notte di Natale, prende vita…

È significativo mettersi in contemplazione e guardare Gesù tra Maria e Giuseppe.

Quel bambino con le braccia spalancate che ci sorride.

In questo messaggio natalizio che vi scrivo, potrei cercare di fare una lettura della situazione sociale che stiamo vivendo con tutti i problemi e gli avvenimenti tragici, ma ho scelto la via della contemplazione e dello stupore, come l’espressione di una classica statuina che è quella del pastore “stupito”, che non porta altro a Gesù che i suoi occhi e il suo sguardo pieni di meraviglia per ciò che vede. È una delle presenze costanti del presepio. In Provenza è chiamato “le ravì”, cioè l’estasiato, l’incantato; mentre in Sicilia lo chiamano “lu spavintatu”, a sottolineare lo stupore di questo personaggio.

Mettiamoci in questo atteggiamento per cogliere lo straordinario avvenimento di salvezza di cui siamo protagonisti.
Perché se ci pensiamo un po’ il messaggio del Natale, l’incarnazione del verbo di Dio, è qualcosa di sconvolgente.

Quel bambino, che non parla, è la parola di Dio, la parola creatrice di tutto ciò che esiste.
Una parola che ha cercato gli uomini lungo le strade della storia per entrare in comunione con loro.

Quel bambino che è entrato nel nostro tempo fatto di secondi, minuti, ore, giorni… esiste da sempre, da tutta l’eternità.
Quel bambino, così fragile e indifeso, quel bambino che piange quando ha fame, è il Figlio di Dio, Unigenito del Padre, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato e non creato della stessa sostanza del Padre.

Se sostiamo davanti al presepio della nostra casa o delle nostre parrocchie o a quello molto suggestivo della Cattedrale, mettiamoci in ascolto di questa Parola che desidera raggiungere i nostri cuori.

È davvero una Parola che crea ed è capace di trasformare la vita di chi la accoglie.
È la Parola che si fa carne per incontrare tutta l’umanità.

Quel bambino così debole e indifeso, bisognoso di tutto, è la vita stessa di Dio.
Quel bambino, nato in una stalla e deposto in una mangiatoia, povero tra i poveri, che sembra non possedere nulla, ci offre la ricchezza inestimabile dell’Eternità.

Chi lo accoglie diventa “figlio di Dio“.

E non è un automatismo: solo chi lo accoglie nella propria vita, ha in dono la vita che supera ogni desiderio.
Chi lo accoglie come compagno di viaggio e si lascia trasformare da lui per conformarsi sempre di più in lui.

La vita di quel bimbo è capace di trasfigurare la nostra vita e generare dentro di noi la fiducia, la confidenza, la comunione con Dio che ci apre ad orizzonti infiniti.
Quel bimbo è la luce degli uomini perché lui è la luce vera che brilla tra le tenebre. Lui è la luce immortale che sconfigge ogni tenebra di morte.
Quel bambino, che sembra soggetto agli avvenimenti della storia, che sembra obbedire ai disegni dei grandi e dei potenti è il Signore dei signori, colui che ci rivela la bontà e la bellezza di Dio.

Il sorriso di quel bimbo scavi nel profondo del nostro animo e ci faccia sentire l’eco di una dolcezza dimenticata.
Ci faccia comprendere che in lui siamo tutti fratelli e nei fratelli troviamo il suo volto, soprattutto in chi ha bisogno ed invoca tenerezza e affetto.

Quelle braccia spalancate ci facciano sentire sempre attesi e accolti nonostante il peso dei nostri peccati che spesso segnano il nostro cammino.

Cari fratelli e sorelle, nella messa in Cattedrale nella notte santa di Natale, non mancherà il mio ricordo per tutte le comunità parrocchiali, per tutti i miei sacerdoti e diaconi, le famiglie, i giovani, gli anziani e i bambini. Soprattutto il mio pensiero andrà a chi è nella solitudine, nella malattia, nel dolore, a chi cerca la luce e invoca pace e consolazione.
A tutti la mia preghiera per un Santo Natale e un 2025 capace di aprirci ad un’autentica riscoperta della Speranza cristiana.

+ Gianni Vescovo


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