lunedì 25 novembre 2019

San Giosafat Kuncevych (1580-1623), il patrono dell’Ucraina e degli ecumenisti




San Giosafat Kuncevych (1580-1623),
 il patrono dell’Ucraina e degli ecumenisti

25 (12) novembre 

di Yaryna Moroz Sarno 


    
    
"Il sangue di San Giosafat, come secoli fa, 
anche e specialmente ora riesce pegno di pace e suggello di unità..."  
(Dall'enciclica «Ecclesiam Dei» di Pio XI)



    Giosafat Kuntsevych (1580-1623), nacque a Volodymyr-Volynsky in Ucraina (nome del battesimo Ivan) in una famiglia della piccola nobiltà di Volodymyr-Volynsk. Suo padre voleva vederlo come un commerciante, quindi lo mandò a Vilnius per conoscere l'attività commerciale,  lì il giovane conobbe la questione dell'unione dellea Chiesa. Si ritirò a Vilnius nell’antico monastero basiliano della Santissima Trinità nel 1604, indossando l'abito basiliano e scegliendo il nome di Giosafat.

 
 

    Il Crocifisso davanti al quale pregava San Giosafat 
nella chiesa di Santa Parasceva a Volodymyr-Volynsk

    I confratelli notarono la sua tenerezza verso Gesù Crocifisso, il modo in cui esercitava la pietà e la penitenza, tanto che, come disse il metropolita Giuseppe Rutsky, “in breve tempo fece tali progressi nella vita monastica da poter essere maestro agli altri”. Si dedicò con grande impegno alla causa dell'Unità della Chiesa. Diversi altri monaci furono attirati dal suo esempio e per accoglierli fondò altri monasteri, esortando sempre all’unità della Chiesa fondata su Pietro. Il suo apostolato fu così efficace che i suoi oppositori, per il numero di persone che riconciliò con la Chiesa cattolica, lo chiamarono “rapitore di anime”. La sua opera continuò come vescovo di Vicebsk e poi come arcivescovo di Polock (il 12 novembre del 1618 il metropolita Josep Velyamin Rutsky lo consacrò a vescovo e lo nominò poi arcivescovo di Polotsk).
     Conosceva approfonditamente la Sacra Scrittura, i libri liturgici orientali, gli insegnamenti dei Santi Padri e con questa preparazione, alimentata dall’autentico desiderio di fare la divina volontà, divulgò scritti sul primato di san Pietro, sulla figura di san Volodymyr e la necessità dell’unione con Roma. Aveva una devozione filiale per la Beata Vergine e venerava in particolare una sua icona, nota con il titolo di “Regina dei pascoli”. Proprio nel comune amore per la Madonna di cattolici e ortodossi, confidava tantissimo per il ritorno all’unità.
     Nutriva un tale amore per la Chiesa e la sua unità da domandare a Dio la grazia del martirio, offrendosi in sacrificio per riconciliare all’unico ovile tutte le chiese. Affrontò il martirio, invocando fino all’ultimo il perdono per i suoi uccisori, alcuni dei quali furono così colpiti da quella testimonianza da tornare in comunione con la Chiesa, imitati da molti altri fratelli nella fede. Quando l'arcivescovo Kuntsevich fu ucciso a Vitebsk e il suo corpo fu gettato nel fiume Dvina. Il martirio, aaccolto dal santo con benignità, avvenne nella notte del 12 novembre 1623.
    San Giosafat Kuncevych, arcivescovo di Polotzk e martire, che spinse con costante zelo il suo gregge all'unità cattolica, coltivò con amorevole devozione il rito bizantino-slavo e, a Vitebsk in Bielorussia, crudelmente assalito in un tumulto dalla folla a lui avversa, morì per l'unità della Chiesa e per la verità cattolica. Il suo corpo rimase incorotto.  Numeroso clero confermava il suo potere miracoloso. Il vescovo Antin Selyava, successore di Giosafat, dichiarò al processo: "I miracoli di questo servitore di Dio sono pronunciati ovunque, sono affermati da un giuramento pubblico".
    Il processo della beatificazione si iniziò nel 1626. I miracoli di Giosafat furono testimoniati innanzitutto dal vescovo di Galizia e dall'assistente del metropolita di Kyiv Rafail Korsak. Con la testimonianza dei cinque miracoli il 16 maggio 1643 a Roma da Papa Urbano VIII avenne l'annuncio di Giosafat come il Beato. 
     La Chiesa, dopo ulteriori prove diverse e molto rigorose sulla vita di San Giosafat, per mano di Papa Pio IX, il 29 giugno 1867, pose la corona dei santi sul capo di San Giosafat: "Bevi, vescovo, servitore dei servi di Dio ..., Arcivescovo di Polock, di rito bizantino, dell'Ordine di San Basilio il Grande". In questa occazione Pio IX disse : «Dio voglia che quel tuo sangue, o San Giosafat, che tu versasti per la Chiesa di Cristo, sia pegno di quell’unione con questa Santa Sede Apostolica, a cui tu sempre anelasti, e che giorno e notte implorasti con fervida preghiera da Dio, somma Bontà e Potenza. E perché tanto si avveri alfin e, vivamente desideriamo di averti intercessore assiduo presso Dio stesso e la Corte del Cielo». Pio XI lo definì “Apostolo dell’unità”, ricordandolo nel terzo centenario del martirio con l’enciclica Ecclesiam Dei, che andrebbe riscoperta perché annunciatrice di un dialogo ecumenico alla luce della verità nella carità, da cui fu animata tutta la missione di san Giosafat. Il quale, avvertito delle trame contro di lui, così disse pochi giorni prima di morire: “Signore, concedimi di poter versare il sangue per l’unità e per l’obbedienza della Sede Apostolica”.


     Dopo la proclamazione della beatificazione, anche il corpo del santo è stato perseguitato e fu spostato nel 1706 nella cappella della famiglia di Radzvil del castello di Bila, perché lo zar Pietro il Grande ordinò di bruciarlo. Le reliquie del Santo si collocarano prima nella cattedrale di Polock, quando Pietro I venne nel luglio del 1705 nella città ed entrò nella chiesa basiliana con le minacce. La polizia zarista nel 1863 murò le sue reliquie sotto il pavimento della chiesa. Quando fu proclamato santo, nel 1867, ancora non si sapeva preciso l’ubicazione del corpo. La cassa fu ritrovata solo nel 1916, quando fu trasportata a Vienna, prima nella chiesa di Santa Barbara, e poi nascosta nei sotterranei cattedrale di Santo Stefano. Nel 1949, su ordine di Pio XII, la salma fu portata a Roma e ad accoglierla e custodirla fu monsignor Giovan Battista Montini, futuro Paolo VI. Fu San Giovanni XXIII, a decidere l’ubicazione del santo arcivescovo sotto l’altare di San Basilio Magno, nei pressi della tomba di San Pietro.


 
Giosafat Kuncevych nell'incisione di A. Tarasevych
 

     Infatti, anche Paolo VI volle che il corpo del Santo venisse collocato sotto l’altare dedicato a san Basilio Magno che avenne il 22 novembre 1963. Durante il Concilio Ecumenico Vaticano II° il 25 novembre 1963 venne celebrato in rito bizantino, alla presenza di Paolo VI, di quattro cardinali, patriarchi orientali e della gerarchia ucraina guidata dal cardinale Josyp Slipy, nella solennità in onore di San Giosafat nella Basilica di San Pietro. Il Santo Papa Giovanni Paolo II chiamava San Giosafat "l'apostolo dell'unione".
 .

 San Paolo VI inginocchiato davanti al sepolcro di San Giosafat nella Basilica di San Pietro

      



    



    Dall'enciclica «Ecclesiam Dei» di Pio XI, papa, scritta in occasione del terzo centenario del martirio di San Giosafat Kuncevych e promulgata il 12 novembre 1923: "La Chiesa di Dio, per ammirabile provvidenza, fu costituita in modo da riuscire nella pienezza dei tempi come un'immensa famiglia. Essa é destinata ad abbracciare l'universalità del genere umano e perciò, come sappiamo, fu resa divinamente manifesta per mezzo dell'unità ecumenica che é una delle sue note caratteristiche. Cristo, Signor nostro, non si appagò di affidare ai soli apostoli la missione che egli aveva ricevuto dal Padre, quando disse: «Mi é stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni» (Mt 28, 18-19). Ma volle pure che il collegio apostolico fosse perfettamente uno, con doppio e strettissimo vincolo. Il primo é quello interiore della fede e della carità, che é stata riversata nei cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr. Rm 5, 5). L'altro é quello esterno del governo di uno solo sopra tutti.
    A Pietro, infatti, fu affidato il primato sugli altri apostoli come a perpetuo principio e visibile fondamento di unità. Ma perché tale unità e concordia si perpetuasse, Iddio, sommamente provvido, la volle consacrare, per così dire, col sigillo della santità e, insieme, del martirio. Un onore così grande é toccato appunto a san Giosafat, arcivescovo di Polock, di rito slavo orientale, che a buon diritto va riconsciuto come gloria e sostegno degli Slavi orientali. Nessuno diede al loro nome una rinomanza maggiore, o provvide meglio alla loro salute di questo loro pastore ed apostolo, specialmente per aver egli versato il proprio sangue per l'unità della santa Chiesa. C'é di più. Sentendosi mosso da ispirazione divina a ristabilire dappertutto la santa unità, comprese che molto avrebbe giovato a ciò il ritenere nell'unione con la Chiesa cattolica il rito orientale slavo e l'istituto monastico basiliano.
   E parimenti, avendo anzitutto a cuore l'unione dei suoi concittadini con la cattedra di Pietro, cercava da ogni parte argomenti efficaci a promuoverla e a consolidarla, principalmente studiando quei libri liturgici che gli Orientali, e i dissidenti stessi, sono soliti usare secondo le prescrizioni dei santi padri.
   Premessa una così diligente preparazione, egli si accinse quindi a trattare, con forza e soavità insieme, la causa della restaurazione dell'unità, ottenendo frutti così copiosi da meritare dagli stessi avversari il titolo di «rapitore delle anime»". (AAS 15 [1923] 573-582).





      
    L'appello d'onorare e imitare San Giosafat - nell'amore alla santa Fede, la Chiesa, il rito e il popolo - furono le parole del patriarca Josyf cardinale Slipyj, che  il 25 novembre 1969 disse alla tomba di San Giosafat: “Possa San Giosafat essere una fedele guida per il popolo, fino a quando avremo la nostra vittoria. Ha difeso l'unità della Chiesa e del popolo durante tutta la sua vita. Anche a Polotsk, in Bielorussia, si sentiva ucraino e convinse anche i monaci delle Grotte a Kyiv. Il suo carattere forte e l'eroica santità della sua vita dovrebbero anche incoraggiarci a seguire le sue orme, anche se ci costa sacrifici, è necessario quando si tratta del bene di Dio, della Chiesa e del popolo”(Annunciazione, V, 1-4, 1969).



Immagine correlata

La tomba di San Giosafat, Apostolo martire per l'unità della Chiesa
nella Basilica di San Pietro a Roma alla destra dell'altare sulla tomba di San Pietro.



     MESSALE

Antifona d'Ingresso  Ger 3,15
Darò a voi dei pastori secondo il mio cuore,
essi vi guideranno con sapienza e dottrina.

Propter testaméntum Dómini et leges patérnas, Sancti Dei perstitérunt in amore fratérnitatis: Quia unus fuit semper spíritus in eis, et una fide




Le reliquie di San Giosafat che dalla chiesa di Santa Barbara a Vienna 
sono state regalate alla diocesi greco-cattolica di Bielorussia



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Сліпий Й. Свящм. Йосафат Кунцевич. Львів 1925;

http://www.divvol.org/santoral/index.php?s=1112&m=OCTUBRE&l=A
http://catholicsaints.info/roman-martyrology-november-14th/
http://catholicsaints.info/saint-josaphat-kuncevyc/
http://catholicsaints.info/ecclesiam-dei-on-saint-josaphat-by-pope-pius-xi-12-november-1923/
http://www.vatican.va/content/pius-xi/it/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_19231112_ecclesiam-dei.html
https://www.acistampa.com/story/vaticano-un-pellegrinaggio-per-san-giosafat-6096
https://it.zenit.org/articles/ricordiamo-san-giosafat-amandoci-e-servendo-l-unita-della-chiesa/


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