LA FESTA DELLA DIVINA MISERICORDIA
II Domenica di Pasqua della Divina Misericordia
La
Festa della Divina Misericordia occupa il posto più importante tra
tutte le forme di devozione alla Divina Misericordia che sono state
rivelate a Santa Faustina. Per la prima volta Gesù le ha parlato
dell’istituzione di questa festa a Plock nel 1931, quando le trasmise la
sua volontà riguardo all’immagine:
« Io desidero che vi sia una festa
della Misericordia: voglio che l’immagine, che dipingerai con il
pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua;
questa domenica deve essere la festa della Misericordia »
(Diario, p. 75).
La scelta della prima domenica dopo
Pasqua come festa della misericordia ha un suo profondo significato
teologico, che indica un forte legame tra il mistero pasquale della
Redenzione e il mistero della Divina Misericordia. Questo legame è
sottolineato ulteriormente dalla Novena alla Divina Misericordia, che
precede la festa e inizia il Venerdì Santo e durante la quale si recita
la Coroncina. La festa non è soltanto un giorno di particolare
adorazione di Dio nel mistero della misericordia, ma è un tempo di
grazia per tutti gli uomini.
«
Desidero – ha detto Gesù – che la festa della Misericordia sia di
riparo e rifugio per tutte le anime e specialmente per i poveri
peccatori »
(Diario, p. 440).
« Le anime periscono, nonostante
la Mia dolorosa Passione. Concedo loro l’ultima tavola di salvezza, cioè
la festa della Mia Misericordia. Se non adoreranno la Mia Misericordia,
periranno per sempre »
(Diario, p. 561)
L’importanza di questa festa si misura con le straordinarie promesse che Gesù ha legato ad essa.
« In quel giorno, chi si accosterà
alla sorgente della vita – ha detto Cristo – questi conseguirà la
remissione totale delle colpe e delle pene »
(Diario, p. 235)
« In quel giorno sono aperte le
viscere della Mia Misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle
anime che si avvicinano alla sorgente della Mia Misericordia. (…)
Nessun’anima abbia paura di accostarsi a me, anche se i suoi peccati
fossero come lo scarlatto »
(Diario, p. 441)
Per ottenere questi grandi doni
bisogna adempiere alle condizioni del Culto alla Divina Misericordia
(fiducia nella bontà di Dio e carità attiva verso il prossimo), essere
in stato di grazia (dopo la confessione) e ricevere degnamente la santa
Comunione.
« Nessun’anima troverà
giustificazione finché non si rivolgerà con fiducia alla Mia
Misericordia e perciò la prima domenica dopo Pasqua deve essere la festa
della Misericordia ed i sacerdoti in quel giorno debbono parlare alle
anime della Mia grande ed insondabile Misericordia »
(Diario, p.378).
La Domenica della Divina Misericordia è stata istituita dal Servo di Dio il Papa Giovanni Paolo II il 30 Aprile del 2000 durante le Solenne Celebrazione Eucaristica in occasione della Canonizzazione della Beata Suor Maria Faustina Kowalska. Successivamente la Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti ha emanato il Decreto di istituzione il 5 Maggio 2000 che qui riportiamo.
CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI DECRETO
Pietà e tenerezza è il Signore (Sal
111, 4), il quale per il grande amore con il quale ci ha amati (Ef 2,4),
ci ha donato con indicibile bontà il suo unico Figlio, nostro
Redentore, affinché attraverso la sua morte e risurrezione aprisse al
genere umano le porte della vita eterna, e affinché, accogliendo la sua
misericordia dentro il suo tempio, i figli dell’adozione esaltassero la
sua gloria fino ai confini della terra. Ai nostri giorni i fedeli di
molte regioni della terra, nel culto divino e soprattutto nella
celebrazione del mistero pasquale, nel quale l’amore di Dio verso tutti
gli uomini risplende in massima misura, desiderano esaltare quella
misericordia.
Accogliendo tali desideri, il Sommo
Pontefice Giovanni Paolo II ha benignamente disposto che nel Messale
Romano d’ora innanzi al titolo della II Domenica di Pasqua sia aggiunta
la dizione «o della Divina Misericordia», prescrivendo anche che, per
quanto concerne la celebrazione liturgica della stessa Domenica, siano
da adoperare sempre i testi che per quel giorno si trovano nello stesso
Messale e nella Liturgia delle Ore di Rito Romano. La Congregazione per
il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti rende ora note queste
norme del Sommo Pontefice affinché esse vengano condotte a compimento.
Nonostante qualsiasi norma in contrario.
Dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il 5 Maggio 2000.
Jorge A. Card. Medina Estévez Prefetto e Francesco Pio Tamburrino Arcivescovo Segretario
INDULGENZA PLENARIA
Si
annettono Indulgenze ad atti di culto compiuti in onore della Divina
Misericordia «La tua misericordia, o Dio, non conosce limiti e infinito è
il tesoro della tua bontà...» (Orazione dopo l’Inno «Te Deum») e «O
Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il
perdono...» (Orazione della Domenica XXVI del Tempo Ordinario),
umilmente e fedelmente canta la Santa Madre Chiesa. Infatti l’immensa
condiscendenza di Dio, sia verso il genere umano nel suo insieme sia
verso ogni singolo uomo, splende in modo speciale quando dallo stesso
Dio onnipotente sono rimessi peccati e difetti morali e i colpevoli sono
paternamente riammessi alla sua amicizia, che meritatamente avevano
perduta. I fedeli con intimo affetto dell’animo sono da ciò attratti a
commemorare i misteri del perdono divino ed a celebrarli piamente, e
comprendono chiaramente la somma convenienza, anzi la doverosità che il
Popolo di Dio lodi con particolari formule di preghiera la Divina
Misericordia e, al tempo stesso, adempiute con animo grato le opere
richieste e soddisfatte le dovute condizioni, ottenga vantaggi
spirituali derivanti dal Tesoro della Chiesa. «Il mistero pasquale è il
vertice di questa rivelazione ed attuazione della misericordia, che è
capace di giustificare l’uomo, di ristabilire la giustizia nel senso di
quell’ordine salvifico che Dio dal principio aveva voluto nell’uomo e
mediante l’uomo, nel mondo» (Lett. enc. Dives in Misericordia, 7).
Invero la Misericordia Divina sa
perdonare anche i peccati più gravi, ma nel farlo muove i fedeli a
concepire un dolore soprannaturale, non meramente psicologico, dei
propri peccati, così che, sempre con l’aiuto della grazia divina,
formulino un fermo proposito di non peccare più. Tali disposizioni
dell’animo conseguono effettivamente il perdono dei peccati mortali
quando il fedele riceve fruttuosamente il sacramento della Penitenza o
si pente dei medesimi mediante un atto di perfetta carità e di perfetto
dolore, col proposito di accostarsi quanto prima allo stesso sacramento
della Penitenza: infatti Nostro Signore Gesù Cristo nella parabola del
figliuol prodigo ci insegna che il peccatore deve confessare la sua
miseria a Dio dicendo: «Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di
te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio» (Lc 15, 18-19),
avvertendo che questo è opera di Dio: «era morto ed è tornato in vita,
era perduto ed è stato ritrovato» (Lc 15; 32). Perciò con provvida
sensibilità pastorale il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, per
imprimere profondamente nell’animo dei fedeli questi precetti ed
insegnamenti della fede cristiana, mosso dalla dolce considerazione del
Padre delle Misericordie, ha voluto che la seconda Domenica di Pasqua
fosse dedicata a ricordare con speciale devozione questi doni della
grazia, attribuendo a tale Domenica la denominazione di «Domenica della
Divina Misericordia» (Congr. per il Culto Divino e la Disciplina dei
Sacramenti, Decr. Misericors et miserator, 5 Maggio 2000).
Il Vangelo della seconda Domenica di
Pasqua narra le cose mirabili compiute da Cristo Signore il giorno
stesso della Risurrezione nella prima apparizione pubblica: «La sera di
quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le
porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei,
venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: ’Pace a voi!’. Detto
questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al
vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: ’Pace a voi! Come il Padre
ha mandato me, anch’io mando voi’. Dopo aver detto questo, alitò su di
loro e disse: ’Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati
saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi’» (Gv
20, 19-23). Per far sì che i fedeli vivano con intensa pietà questa
celebrazione, lo stesso Sommo Pontefice ha stabilito che la predetta
Domenica sia arricchita dell’Indulgenza Plenaria, come più sotto sarà
indicato, affinché i fedeli possano ricevere più largamente il dono
della consolazione dello Spirito Santo e così alimentare una crescente
carità verso Dio e verso il prossimo, e, ottenuto essi stessi il perdono
di Dio, siano a loro volta indotti a perdonare prontamente i fratelli.
Così i fedeli osserveranno più
perfettamente lo spirito del Vangelo, accogliendo in sé il rinnovamento
illustrato e introdotto dal Concilio Ecumenico Vaticano II: «I
cristiani, ricordando le parole del Signore: ’da questo tutti sapranno
che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri’ (Gv 13,
35), niente possono desiderare più ardentemente che servire con sempre
maggiore generosità ed efficacia gli uomini del mondo contemporaneo...
Il Padre vuole che noi riconosciamo ed efficacemente amiamo in tutti gli
uomini Cristo fratello, tanto con la parola che con l’azione» (Cost.
past. Gaudium et spes, 93). Il Sommo Pontefice pertanto, animato da
ardente desiderio di favorire al massimo nel popolo cristiano questi
sensi di pietà verso la Divina Misericordia, a motivo dei ricchissimi
frutti spirituali che da ciò si possono sperare, nell’Udienza concessa
il giorno 13 giugno 2002 ai sottoscritti Responsabili della
Penitenzieria Apostolica, Si è degnato di largire Indulgenze nei termini
che seguono: Si concede l’Indulgenza plenaria alle consuete condizioni
(Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo
l’intenzione del Sommo Pontefice) al fedele che nella Domenica seconda
di Pasqua, ovvero della «Divina Misericordia», in qualunque chiesa o
oratorio, con l’animo totalmente distaccato dall’affetto verso qualunque
peccato, anche veniale, partecipi a pratiche di pietà svolte in onore
della Divina Misericordia, o almeno reciti, alla presenza del SS.mo
Sacramento dell’Eucaristia, pubblicamente esposto o custodito nel
tabernacolo, il Padre Nostro e il Credo, con l’aggiunta di una pia
invocazione al Signore Gesù Misericordioso (p.e. «Gesù Misericordioso,
confido in Te»).
Si concede l’Indulgenza parziale al
fedele che, almeno con cuore contrito, elevi al Signore Gesù
Misericordioso una delle pie invocazioni legittimamente approvate.
Inoltre i naviganti, che compiono il loro dovere nell’immensa distesa
del mare; gli innumerevoli fratelli, che i disastri della guerra, le
vicende politiche, l’inclemenza dei luoghi ed altre cause del genere,
hanno allontanato dal suolo patrio; gli infermi e coloro che li
assistono e tutti coloro che per giusta causa non possono abbandonare la
casa o svolgono un’attività non differibile a vantaggio della comunità,
potranno conseguire l’Indulgenza plenaria nella Domenica della Divina
Misericordia, se con totale detestazione di qualunque peccato, come è
stato detto sopra, e con l’intenzione di osservare, non appena sarà
possibile, le tre consuete condizioni, reciteranno, di fronte ad una pia
immagine di Nostro Signore Gesù Misericordioso, il Padre Nostro e il
Credo, aggiungendo una pia invocazione al Signore Gesù Misericordioso
(p.e. «Gesù Misericordioso, confido in Te»). Se neanche questo si
potesse fare, in quel medesimo giorno potranno ottenere l’Indulgenza
plenaria quanti si uniranno con l’intenzione dell’animo a coloro che
praticano nel modo ordinario l’opera prescritta per l’Indulgenza e
offriranno a Dio Misericordioso una preghiera e insieme le sofferenze
delle loro infermità e gli incomodi della propria vita, avendo anch’essi
il proposito di adempiere non appena possibile le tre condizioni
prescritte per l’acquisto dell’Indulgenza plenaria.
I sacerdoti, che svolgono il ministero
pastorale, soprattutto i parroci, informino nel modo più conveniente i
loro fedeli di questa salutare disposizione della Chiesa, si prestino
con animo pronto e generoso ad ascoltare le loro confessioni, e nella
Domenica della Divina Misericordia, dopo la celebrazione della Santa
Messa o dei Vespri, o durante un pio esercizio in onore della Divina
Misericordia, guidino, con la dignità propria del rito, la recita delle
preghiere qui sopra indicate; infine, essendo «Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia» (Mt 5, 7), nell’impartire la catechesi
spingano soavemente i fedeli a praticare con ogni possibile frequenza
opere di carità o di misericordia, seguendo l’esempio e il mandato di
Cristo Gesù, come è indicato nella seconda concessione generale
dell’«Enchiridion Indulgentiarum». Il presente Decreto ha vigore
perpetuo. Nonostante qualunque contraria disposizione.
Roma, dalla sede della Penitenzieria Apostolica, il 29 giugno 2002, nella solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo 2002.
LUIGI DE MAGISTRIS Arcivescovo tit. di Nova Pro-Penitenziere Maggiore
GIANFRANCO GIROTTI, O.F.M. Conv. Reggente
Immagine di Gesù Misericordioso
Il
modello è stato mostrato dallo stesso Gesù nella visione che Santa
Faustina ebbe il 22 febbraio 1931 nella cella del convento di Plock.
«La sera, stando nella mia cella – scrisse nel Diario – vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido. (…)
Dopo un istante Gesù mi disse: «Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù confido in Te!» (Diario, p. 74). (…)
«La sera, stando nella mia cella – scrisse nel Diario – vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido. (…)
Dopo un istante Gesù mi disse: «Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù confido in Te!» (Diario, p. 74). (…)
«Voglio che l’immagine (…) venga
solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica
deve essere la festa della Misericordia» (Diario, p. 75).
Il
significato di questo quadro è strettamente legato alla liturgia di
quella domenica. La Chiesa legge in quel giorno il Vangelo secondo San
Giovanni che descrive l’apparizione di Gesù risorto nel Cenacolo e
l’istituzione del sacramento della penitenza (Gv 20, 19-29). L’immagine
rappresenta dunque il Salvatore risorto che porta agli uomini la pace
con la remissione dei peccati, a prezzo della sua Passione e morte in
croce. I raggi del sangue e dell’acqua, che scaturiscono dal cuore di
Gesù trafitto dalla lancia, e le cicatrici delle ferite della
crocifissione, riportano agli avvenimenti del Venerdì Santo (Gv 19, 17
18; 33-37). L’immagine di Gesù Misericordioso unisce in sé questi due
episodi evangelici che ci parlano dell’amore di Dio per l’uomo.
Nell’immagine di Cristo vi sono i due raggi. Santa Faustina chiede a
Gesù il significato di questi raggi, e Gesù lo spiega:
«Il raggio pallido rappresenta
l’Acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue
che è la vita delle anime. (…) Beato colui che vivrà alla loro ombra» (Diario, p. 235).
L’anima è purificata dal sacramento del
battesimo e della penitenza, mentre il migliore nutrimento per essa è
l’Eucaristia. Dunque questi due raggi simboleggiano i santi sacramenti e
tutte le grazie dello Spirito Santo, il cui simbolo biblico è l’acqua,
ed anche la nuova alleanza di Dio con l’uomo fatta per mezzo del sangue
di Cristo. L’immagine di Gesù Misericordioso viene spesso chiamata
immagine della Divina Misericordia, perché nel mistero pasquale di
Cristo si è rivelato più chiaramente l’amore di Dio per l’uomo. Il
quadro non solo rappresenta la misericordia di Dio, ma induce a
rammentare il dovere della fiducia cristiana nei confronti di Dio e la
carità attiva verso il prossimo. Nella parte inferiore del quadro – per
volontà di Cristo – si trovano scritte le parole «Gesù, confido in Te».
Questa immagine – ha detto inoltre Gesù – «deve ricordare le esigenze della Mia Misericordia, poiché anche la fede più forte non serve a nulla senza le opere» (Diario, p. 457).
Gesù ha fatto grandi promesse per coloro che venerano l’immagine di Gesù Misericordioso: la salvezza eterna, progressi nel cammino verso la perfezione cristiana, la grazia di una morte felice e le altre grazie, se gli uomini le chiederanno con fiducia. «Attraverso questa immagine concederò molte grazie alle anime, perciò ogni anima deve poter accedere ad essa» (Diario, p. 379).
Gesù ha fatto grandi promesse per coloro che venerano l’immagine di Gesù Misericordioso: la salvezza eterna, progressi nel cammino verso la perfezione cristiana, la grazia di una morte felice e le altre grazie, se gli uomini le chiederanno con fiducia. «Attraverso questa immagine concederò molte grazie alle anime, perciò ogni anima deve poter accedere ad essa» (Diario, p. 379).
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Fonte: www.divinamisericordia.it
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