domenica 12 aprile 2020

OFFRIAMOCI A CRISTO CHE SI È OFFERTO PER NOI, di San Gregorio Nazianzeno (329-390)




OFFRIAMOCI A CRISTO CHE SI È OFFERTO PER NOI


San Gregorio Nazianzeno (329-390)


    E' la Pasqua del Signore, è la Pasqua, sì, la Pasqua, diciamolo ancora a gloria della Trinità. E' per noi la festa delle feste, la solennità delle solennità. Come il sole supera le stelle col suo splendore, così essa supera tutte le altre feste, e non solo quelle degli uomini, che sono puramente terrene, ma anche quelle che sono di Cristo stesso e che si celebrano in suo onore... Ieri l'Agnello veniva immolato, e gli stipiti delle porte aspersi di sangue. Mentre l'Egitto piangeva i suoi primogeniti, noi, protetti da quel sangue prezioso sfuggivamo all'angelo sterminatore, a cui quel segno incuteva timore e rispetto.  Oggi abbiamo definitivamente lasciato l'Egitto, la tirannia del Faraone crudele e l'oppressione dei sorveglianti; siamo stati liberati dal lavoro dell'argilla e dei mattoni. Nessuno può impedirci di celebrare, a gloria del Signore nostro Dio, la festa dell'Esodo, e di celebrarla non con il vecchio lievito della malizia e della malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità (I Cor. 5,8), perché ormai non portiamo più niente con noi dell'empio lievito dell'Egitto. Ieri ero stato crocifisso con Cristo, oggi con lui sono glorificato. Ieri morivo con lui, oggi con lui torno alla vita. Ieri con lui venivo sepolto, oggi con lui risorgo.
    A colui che per noi ha sofferto ed è risuscitato offriamo dunque dei doni. Penserete forse che io parli di oro o di argento, di tessuti o di brillanti e pietre preziose: materie effimere di questa terra, destinate a rimanere quaggiù... Offriamo piuttosto noi stessi, perché queste sono le ricchezze più gradite e più degne di Dio.
    All'immagine di Dio che è in noi, restituiamo tutto lo splendore che le è proprio: riconosciamo la nostra dignità, rendiamo onore al modello originario. Cerchiamo di comprendere la potenza di questo mistero e lo scopo per cui Cristo è morto. Cerchiamo di essere simili a Cristo, dal momento che Cristo si è fatto simile a noi: diventiamo Dio per mezzo di lui, dato che lui si è fatto uomo per noi. Egli ha preso su di sé quello che c'era di più basso, per donarci quello che c'è di migliore. Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà, ha preso forma di schiavo perché noi ottenessimo la libertà. E' disceso perché noi fossimo innalzati ; è stato tentato perché noi superassimo la prova; è stato disprezzato perché noi avessimo la gloria. E' morto perché noi fossimo salvati; è salito al cielo per attirare a sé quelli che giacevano a terra, caduti nel peccato. Ciascuno dia senza riserva, offra tutto a colui che sostituendosi a noi, ha dato se stesso come prezzo della nostra redenzione. Penetrando nel mistero, non possiamo dare nulla di meglio che noi stessi, diventando per Cristo tutto quello che lui è divenuto per noi.


* Eis ton aghiovpascha, XLV: P.G. 36, 624; I, P.G. 35, 397-400. 


 

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