Riflessioni critiche sul tema "Dio è
Amore e Amore è Arte" e breve excursus filosofico relativo alla concezione di
Dio come Amore e come Creatore del mondo.
Elisa Sparano
Parte
Prima
RIFLESSIONI CRITICHE SUL TEMA " DIO E' AMORE, AMORE E' ARTE "
Che Dio
sia Amore e che, da sublime artista, abbia realizzato la più grande opera
d'arte, il più grande vero capolavoro, quale è l'universo con tutte le sue
creature, è una certezza che possiamo cogliere nell'intimo della nostra
coscienza e che può essere inverata con la nostra intelligenza (dal latino
inter-lego) la quale è una parte della immensa Sapienza di Dio, che ha compiuto
il grande Atto della Creazione.
Certamente, se riusciamo a guardare nel profondo della nostra anima, giungiamo a
sentire quella voce interiore che ci indica il bene e il male, che ci apre la
via alla Verità e la Verità è lo stesso Essere divino manifestatosi nel Verbo
incarnato, è la Luce che viene data a chi la ricerchi dentro di sé e che, come
dice S. Agostino, partendo da Dio, illumina direttamente l'anima e la guida.
Anche gli
ignoranti, infatti, quando sono bene interrogati, rispondono correttamente,
perché è presente in essi, nella misura in cui lo possono ricevere, il Lume
della Ragione eterna.
Ricordiamo che, addirittura, gli Apostoli, nel Cenacolo, ricevono dallo Spirito
Santo la facoltà di parlare in tutte le lingue per poter insegnare ai vari
popoli la Parola di Dio. Noi abbiamo bisogno dell'amore di Dio e di essere
guidati da Lui nel percorso della vita !
A volte
sentiamo così forte la nostra fede che proviamo il desiderio di rifugiarci tra
le Sue braccia misericordiose. Egli si è rivelato in Gesù Cristo, Logos e Verbo
incarnato, che ci ha salvato attraverso lo Spirito Santo. Dio è Trinità
nell'Unità. E' un solo Dio che opera come Padre, come Figlio e come Spirito
Santo.
Dio Padre
e Amore infinito, Mistero e Rivelazione: sono queste le parole nuove e complesse
del Cristianesimo, che è ad un tempo Religione, Filosofia, capovolgimento di
strutture sociali ingiuste, insegnamento a vivere una vita elevata nella ricerca
di valori veri e profondi.
Egli ci
ha voluto per un atto di libera donazione e ci ha creati dal nulla, a Sua
immagine e somiglianza; da ciò si evince il grande amore che ha per noi.
Del resto
la dignità dell'uomo consiste proprio nel fatto che ognuno, per un atto
spontaneo di amore, è stato creato, progettato, amato da Dio e non è frutto
della cieca casualità: ne dobbiamo essere orgogliosi !
Dio non
ci ha abbandonati dopo la Creazione, ma ci è sempre vicino e ci segue col Suo
amore.
Egli ci
ama ! E' questo pensiero che dovrebbe colmare il vuoto spirituale di tante
persone, i loro momenti di sconforto e di debolezza di fronte alle difficoltà
della vita quotidiana.
Se
avessimo sempre presente ciò, eviteremmo di fare il male perché penseremmo di
svilire quella luce divina che è in noi.
Purtroppo, oggi, una larga fascia di giovani non riesce a cogliere Dio ed il
senso della vita, per cui si sente sola. Ma la solitudine si traduce in
disperazione e la disperazione porta agli atti peggiori.
Se,
invece, tutti percepissero l'amore di Dio, se avessero fiducia in Lui e nel Suo
amore, tutto sarebbe più bello e la società stessa potrebbe essere migliore.
Dio ci
ama tanto che si è spinto fino alla sublimità del sacrificio inviando il Suo
unico Figlio, il Verbo che si è fatto uomo per sollevarci dal peccato e che è a
Sua volta Amore. Gesù ci ha insegnato a vivere amando i nostri fratelli , così
come Egli ha fatto con noi. Ci ha consentito di comprendere che amare significa
avere compassione (dal latino cum-patire) cioè partecipare alle emozioni, al
pathos degli altri, considerare le loro esigenze e spogliarsi di ogni forma di
egoismo, alla Sua stessa maniera: Egli, avendo compassione, guariva e compiva
miracoli.
Cristo,
essendosi fatto uomo come noi, compatendo le nostre debolezze e parlando di
resurrezione della carne, anzi resuscitando Egli stesso dalla morte con animo e
corpo, ha dato alla nostra corporeità un giusto valore.
Dio,
infatti, ci ha creati come un insieme di anima e corpo che hanno entrambi
importanza ai fini dell'unità psico-somatica e spirituale dell'uomo.
Anima e
corpo non devono essere concepiti dualisticamente, come è avvenuto nella
filosofia classica o come, nell'era moderna, nel pensiero di Cartesio, che
portando alle estreme conseguenze il dualismo platonico, li ha considerati "due
sostanze eterogenee anche se conviventi".
L'anima e
il corpo formano l'essere umano nella sua interezza.
E' vero
come dice Blaise Pascal, paragonando l'uomo ad una canna pensante, che la sua
massima dignità risiede nel pensiero, il quale è infinito e può rivolgersi ai
concetti più elevati (es. Dio), ma è pur vero che noi viviamo, amiamo, pensiamo
e ci presentiamo al mondo attraverso il nostro corpo, attraverso questa fragile
canna, che però non ci è ostile se noi sappiamo difenderla e guidarla nelle
tortuosità della vita !
Dobbiamo,
quindi, rispettare questo corpo donatoci da Dio e non usarlo per fini turpi o
mortificarlo con azioni vergognose.
Nello
stesso tempo non dobbiamo dargli eccessiva importanza, esaltando l'immagine
esteriore del nostro io, come si sta facendo nella società odierna, in cui si
sta dimenticando che essa è espressione dello spirito e non di pura e semplice
materialità, tanto è vero che risorgerà, come è avvenuto per Gesù.
Questi,
con la Resurrezione, ha trasfigurato la Sua corporeità, realizzando un processo
di spiritualizzazione e di ricomposizione della materia stessa.
All'atto,
inoltre, della consacrazione eucaristica, durante la Santa Messa, la
sostanza del pane e quella del vino si trasformano rispettivamente in quella del
corpo e del sangue di Cristo, di cui noi ci cibiamo, pur rimanendo immutate le
sostanze esterne (transustanziazione).
Gesù che
nella Sua bellissima visione della vita ha detto allo schiavo : spezza le tue
catene perché sei uguale agli altri uomini, che ha curato le nostre infermità
fisiche e spirituali, che ha trasformato l'acqua in vino, non ha voluto che
l'uomo disprezzasse la vita terrena e le gioie in essa contenute, perché doni
del nostro Signore, ma ha indicato un cammino etico e sereno, fatto di giusta
misura, di equilibrio, di amore, di perdono, di aiuto reciproco, di attivismo,
di ottimismo e di speranza, in attesa di ricongiungersi a Lui.
Noi
possiamo cogliere l'esistenza di Dio, la Sua Onnipotenza, la Sua trascendenza,
oltre che attraverso l'interiorità coscienziale e la Luce divina, anche
osservando il Creato, il Suo capolavoro: basta guardare la perfezione di tutta
la natura (che procede secondo programmi prestabiliti), lo stupendo spettacolo
del cielo che si confonde col mare, la bellezza dei fiori, il volo degli
uccelli, ecc., per avvertire la mano del Grande Creatore. Questi, che esiste ab
aeterno, ha creato ex nihilo il migliore dei mondi possibili, rivelandosi sia
per la bellezza della Sua opera e sia perché non si è servito di alcuna materia
preesistente, il più colossale Artista di tutti i tempi.
Come ogni
vero artista Egli ama le Sue creature, cerca continuamente di perfezionarle,
rimproverandole, correggendo i loro errori con l'autorevolezza dell'Autore, ma
pur sempre con l'amore di un Padre.
In Dio,
Perfezione assoluta, sono presenti tutti i Valori allo stato puro, come intuiamo
con il nostro pensiero e con la nostra fede e come sostengono numerosi filosofi
che intendono dimostrare l'esistenza di Dio e la Sua immensa Grandezza.
Essendo,
quindi, infinitamente buono, Egli ha voluto dare all'uomo l'eccellenza in ogni
cosa e concedergli di vivere, nel modo migliore, nel mondo meraviglioso da Lui
realizzato.
Tutto
l'universo è governato da una forza di coesione e di amore, presente sia negli
esseri viventi che nel mondo fisico. E l'amore è armonia, l'armonia è Bellezza,
è Ordine. Il male è disordine; se prevalesse il disordine il mondo cesserebbe di
esistere.
Ogni
forma di amore può considerarsi un'opera d'arte: l'amore del genitore per il
figlio, l'amore di un uomo per la sua donna, l'amore di un santo per Dio. Anzi
l'amore totale per Dio è una grande opera d'arte, in quanto, in essa, forma e
contenuto coincidono e sono di pari misura.
Chi ama
crea sempre qualcosa che si avvicina alla perfezione, che racchiude in sé
bellezza, verità e bontà e non guasterebbe mai la sua opera d'arte, non farebbe
mai qualcosa che potrebbe inficiarla e così anche Dio non potrebbe mai farci del
male !
Ogni
espressione d'arte (poesia, prosa, pittura, scultura, musica, etc.) trascende la
mera oggettività delle cose e del mondo; coglie, mediante l'intuizione, valori
che non ricadono soltanto nei confini del sensibile e dà entusiasmo all'uomo
attraverso il Bello che coincide col Bene e col Vero, riflettendo, come dice
Giovanni Paolo II "l'infinita bellezza di Dio e indirizzando a Lui la mente
degli uomini, che vengono affascinati dal mondo dello spirito e quindi di Dio".
La stessa
idea di perfezione che c'è in noi, esseri imperfetti, l'ansia di infinito,
l'anelito al trascendente che si coglie soprattutto nell'arte, è un'impronta che
ha lasciato in noi il nostro Creatore. Ogni uomo aspira al Bello, al Bene e al
Vero e siccome questi valori esistono solo in Dio, egli inconsciamente desidera
giungere a Dio che è perfetto e ci trascende per la Sua Perfezione.
L'arte è
il tramite che ci solleva dal quotidiano banale per farci cogliere i bagliori
dell'Assoluto. Tutti noi, nel nostro piccolo, creiamo ed assomigliamo un po' al
Creatore. Ogni nostra azione si può considerare creazione anche se non ex
nihilo, come quella di Dio.
Siamo
stati dotati, infatti, a differenza delle specie inferiori, di una intelligenza
creativa, senza la quale non avremmo operato nulla, non avremmo progredito.
L'uomo,
anche non di cultura, viene particolarmente colpito da una grande opera d'arte,
dimostrando l'innata percezione del Bello; nello stesso tempo ogni artista,
nell'estrinsecare i sentimenti attraverso le sue opere, conferma l'esistenza di
Dio, perché le qualità artistiche e l'amore per l'arte gli sono stati trasfusi
dal suo Creatore, che contiene tutte le forme di perfezione.
Queste si
sono concretizzate nell'operato di Gesù, di cui ogni azione è perfetta e diretta
solo al nostro Bene.
Alla
stessa maniera del Padre, infatti, anche Gesù amando crea, dona la vita e vive
la Sua stessa esistenza come una perfetta opera d'arte !
Amore e
Arte in un intreccio misterioso, miracoloso che trascende la nostra umana
capacità di pensiero, ma che può essere colta con la nostra fede o con qualche
atto di intuizione logica. Al centro di tutto ciò è Dio, Padre, Verbo incarnato,
Logos e Spirito Santo, Maestro di amore, di vita, di verità, di creatività,
fonte di speranza e di salvezza per ognuno di noi.
Parte
Seconda
LA
CONCEZIONE DI DIO COME AMORE E COME CREATORE DEL MONDO ATTRAVERSO LE PIU'
IMPORTANTI TEORIE FILOSOFICHE DALL'EPOCA GRECA ALL'ETA' CONTEMPORANEA.
L'essere
umano si è sempre posto il problema della divinità, o meglio di qualcosa che
trascendesse le sue umane possibilità di azione e di pensiero. Ha sempre intuito
che la sua vita non si limitava a quella terrena e che il suo destino era più
alto, come se avesse innato in sé il senso del divino. Nello stesso tempo si è
sempre "adattato" a questo universo per lui sconosciuto, con la sua intelligenza
che gli ha consentito di sopravvivere, dimostrando così di avere ereditato
almeno in parte l'amore, la forza e la capacità creativa di Dio.
Da
quando, poi, è sorta la riflessione critica da parte dell'uomo, cioè da quando è
sorta nelle colonie greche d'Oriente e d'Occidente la "Filosofia" (l'espressione
massima della razionalità umana), il principale obiettivo di tutte le
dissertazioni filosofiche è stato quello di dimostrare l'esistenza di un Dio
creatore dell'Universo, colto o attraverso la propria interiorità coscienziale o
attraverso l'osservazione della natura.
Se,
infatti, si riesce a guardare nel profondo del nostro animo, se si ascolta la
voce della coscienza che indica i comportamenti da seguire, si avverte la
presenza di Dio.
Il nostro
stesso slancio di fede verso il Creatore o la stessa forza d'amore di chi
sacrifica la sua vita per il Signore, testimonia quanta ricchezza interiore,
quanta capacità d'amore può essere contenuta nel cuore di un uomo per dono di
Dio.
E' questa
la "via dell'interiorità" che hanno seguito tanti uomini di fede ma anche molti
filosofi sia dell'epoca pagana che di quelle successive al Cristianesimo sino ad
oggi (da Socrate a Platone, a S. Agostino, a Cartesio, a Kant, a Sciacca, etc.).
D'altro
canto anche teorie filosofiche partite da concezioni essenzialmente
scientifico-naturalistiche, studiando l'ordine e la perfezione dell'universo,
sono giunte all'esaltazione del Dio Creatore.
In
proposito ricordiamo che vi sono numerosi filosofi tra cui il grande Aristotele,
il cui pensiero, ritenuto punto di riferimento fino al '700 e anche dopo, è
stato ripreso mirabilmente da Tommaso d'Aquino.
E'
importantissimo secondo me che i più grandi filosofi (dall'epoca greca ad oggi)
abbiano messo al primo posto nei loro studi la Creazione del mondo, perché
significa che la ragione umana, nel tempo, ha sempre cercato Dio e ne ha
sostenuto l'opera creatrice.
Ciò trova
la sua ragion d'essere nel fatto che ogni uomo, in quanto razionale, partecipa
alla ragione universale (il Logos che è Cristo stesso) e in tal modo è in grado
di cogliere, anche se parzialmente la verità della fede.
I
pensatori greci, infatti, spinti dallo loro esigenza logico-speculativa, hanno
indicato nell'apparente variabilità dei fenomeni, una legge unificante, un
principio primo (Archè) di tutte le cose, pervenendo ai concetti di Logos, di
Mete Ordinatrice (Nous) di Sommo Bene, di Causa Prima, di Perfezione Assoluta,
ecc.
Tali
concetti erano così elevati e così vicini allo spirito del Cristianesimo che i
maggiori esponenti della Filosofia Patristica e della Filosofia Scolastica,
caratterizzanti l'epoca cristiana, nel voler trovare un punto di incontro fra la
cultura pagana e quella cristiana, sono partiti dalle loro teorie ed hanno
soltanto completato quella ricerca del Vero e di Dio che la filosofia greca
aveva parzialmente raggiunto.
Certamente mancava in essi il bellissimo concetto di Amore, tipico della nostra
Religione, che compare solo con il messaggio salvifico di Cristo e quindi dopo
l'avvento del Cristianesimo.
Per
entrare un po' più nel merito delle varie dottrine, iniziamo col cogliere nella
filosofia di Platone la perenne inquietudine dell'anima umana che la spinge al
possesso della verità e che Platone personifica nell'Eros, l'amore, che è il
tramite verso i valori del Bene, del Bello, del Vero, etc.
L'Eros
platonico, quando sarà trasformato dalla filosofia cristiana, diventerà
l'agostiniano "irrequietum cor meum" che brama riposare in Dio ! L'anima
dell'uomo, infatti, secondo Platone eterna e immortale, appartiene ad un mondo
intelligibile dove si trovano, quali pure essenze ideali, universali,
immutabili, eterne e perfette, le idee di tutte le cose e di tutti i valori al
cui vertice sta il Sommo Bene o meglio l'idea di Essere-Bene.
L'anima
per necessità cosmica (o per espiare una colpa) cade dal mondo intelligibile nel
mondo sensibile, anzi nel corpo, in cui vive come in una prigione, con la
continua ansia di liberarsene per ritornare nel luogo di origine, perfetto e
trascendente.
Il mondo
sensibile, nella concezione platonica, è opera di un Dio artefice, o Demiurgo,
che trovandosi davanti una materia ribelle ed amorfa, esistente ab aeterno, deve
plasmarla secondo i modelli eterni ed inimitabili quali sono le Idee.
Come ben
si vede nonostante la sua profonda visione spiritualistica, manca in Platone il
concetto di Creazione dal nulla e di Amore, essenziali nella Religione
Cristiana. Anche per quanto riguarda il Dio di Aristotele, che può considerarsi
la concezione più alta ed elaborata a cui sia pervenuta la teologia pagana, non
si può parlare ancora di Amore e di Creazione dal nulla.
Dio è per
Aristotele il Primo Motore e la Causa Prima a cui mettono capo necessariamente
sia la catena dei movimenti che le serie causali dell'universo. Esso è motore
immobile, eterno, trascendente e separato dalle cose sensibili, che subiscono
passaggio dalla potenza all'atto per giungere a Lui che è Atto puro, attratte
dalla sua Perfezione assoluta. Ma questo Dio, Pensiero di Pensiero, Causa sui,
puro e impersonale Intelletto, è ancora lontano dal Dio Cristiano, che per noi
cattolici, ha creato il mondo per un atto di Amore infinito per esso !
Solo dopo
l'avvento del Cristianesimo, con i padri della Chiesa, come Giustino,
Tertulliano, ecc. e specialmente Agostino di Tagaste, maggiore esponente della
Patristica, compare il concetto di Dio come Amore e Creatore dal nulla, da cui
tutte le cose dipendono.
Dice S.
Agostino nel " De Trinitate " che Dio crea non nel tempo, ma col tempo,
direttamente dal nulla la materia prima contenente in sé le " rationes
primordiales ", ossia le essenze di tutte le cose allo stato germinale, che si
svilupperanno nel corso delle generazioni. Egli ama le sue creature ed " il
mondo così creato ha come fine la manifestazione della liberalità, della gloria
della Trinità ".
Agostino
è chiamato il Platone cristiano perché rinnova nello spirito del Cristianesimo
quella ricerca del vero che era stato il punto fondamentale della speculazione
platonica.
Egli,
grande scrutatore della via dell'interiorità, intende il problema filosofico
come problema di spiritualità e di esistenzialità, nonché come intima e profonda
ricerca della verità; concetti dai quali derivano il fascino e la perenne
attualità del suo pensiero. Agostino nel " De vera Religione " arriva alla
conclusione della sua faticosa ricerca filosofica: la verità è Dio (lo stesso
essere divino manifestatosi nel Verbo incarnato); Dio che si rivela all'uomo
nell'interiorità della coscienza ("in interiore homine habitat verum") che
illumina la sua ragione e le fornisce la norma di ogni giudizio e di ogni
valutazione; Verità e Religione, Ragione e Fede, dunque, coincidono !
Dio è
Trascendenza e Rivelazione, Essere e Verità, Padre e Logos e soprattutto Amore
che si manifesta all'uomo che amorosamente lo cerca nella profondità del suo Io.
Anche San
Tommaso d'Aquino, che rappresenta una tappa decisiva della Scolastica, parte
dalla filosofia greca, compiendo una originale elaborazione dell'aristotelismo e
costruisce una sintesi nuova tra il pensiero antico e la dottrina cristiana.
Dotato di grande vigore speculativo, Tommaso nel riproporsi il problema del
rapporto tra la verità naturale (di ragione) e la verità soprannaturale (di
fede), si sforza di salvaguardare sia i diritti della ragione che quelli della
fede, distinte ma non separate: tra esse non ci può essere conflitto perché
entrambi derivano da Dio.
Da Dio,
dunque, dipende anche l'esistenza del mondo.
Le
creature hanno l'essere ma non sono l'essere (altrimenti si identificherebbero
con Dio).
E' Dio in
cui l'essenza coincide con l'esistenza, che, col suo atto creativo, dà loro
l'esistenza, facendo che il possibile (essenza) diventi atto (esistenza).
Anche il
rapporto tra il corpo e l'anima dell'uomo è visto come passaggio dalla potenza
all'atto secondo il procedimento di Aristotele, il quale aveva avuto il merito
di sostenere l'unità tra l'anima ed il corpo, considerando l'anima forma del
corpo. San Tommaso, però, aggiunge a tale teoria una maggiore indipendenza
dell'anima, al fine di garantirne l'immortalità.
Anche la
dimostrazione dell'esistenza di Dio è di tipo aristotelico, però, il Dio di
Tommaso non è come quello di Aristotele: è Creatore, Provvidenza, non puro
Intelletto, ma volontà attiva e soprattutto Amore e Bontà per cui ha creato e,
in un continuo processo creativo, conserva il creato che è stato prodotto dal
nulla !
Dopo
queste premesse Tommaso intende dimostrare l'esistenza di Dio e del mondo da Lui
creato, razionalmente, partendo dallo stesso mondo sensibile. Il processo della
conoscenza, infatti, inizia con la sensazione ("nihil est in intellectu quod non
fuerit in sensu") per cui egli elabora cinque prove a posteriori dell'esistenza
di Dio e dell'origine del mondo, le famose cinque vie che dal sensibile
conducono a Dio. Questi è inteso come motore immobile (1° via), come causa
efficiente incausata (2° via), come Essere necessario e perfettissimo (3° e 4°
via), come Supremo ordinatore dell'universo a cui tendono tutte le cose
finalisticamente (5° via).
Tali
prove, desunte quasi tutte dalla Fisica e dalla Metafisica di Aristotele, si
possono raggruppare in "argomento ontologico" (per cui la contingenza del mondo
postula un essere necessario) e un "argomento teleologico" (per cui l'ordine ed
il finalismo che si presentano nella natura richiedono un ordinatore ed una
intelligenza).
Già prima
di Tommaso d'Aquino un altro filosofo della Scolastica, Anselmo d'Aosta, aveva
effettuato una dimostrazione razionale dell'esistenza di Dio e del mondo con una
prova, però, a priori.
Anselmo,
pur esaltando come punto di partenza la fede, senza la quale nulla si può
intendere, ritiene che essa debba essere confermata e dimostrata dalla ragione,
altrimenti "sarebbe pigrizia non farlo". Così giunge al celebre argomento
ontologico, che, partendo dall'idea che noi abbiamo di Dio, arriva alla
dimostrazione a priori dell'esistenza Sua e del mondo (Proslogion).
I
principi filosofici che ho cercato di enunciare sinora, seguendo i concetti
della Creazione del mondo e di Dio, sono, a mio avviso, i più significativi
nell'ambito del tema che stiamo trattando. Essi, infatti, sono stati considerati
da tutti i filosofi successivi, pietre miliari da cui partire per ogni
dissertazione filosofica che li contestasse o li approvasse, anche parzialmente.
Non
possiamo ad esempio non citare nell'era moderna R. Cartesio, in cui cogliamo
spunti anselmiani e B. Pascal in cui si ritrova l'interiorità agostiniana. Essi,
entrambi matematici e filosofi insigni, particolarmente rappresentativi del
pensiero moderno, pur seguendo due posizioni diverse giungono ad una efficace
affermazione dell'esistenza di Dio e della Sua opera creatrice.
Cartesio,
iniziatore del razionalismo, erige il metodo matematico a metodo della
conoscenza e siccome il principio della evidenza matematica è il pensiero, muove
dal pensiero per giungere alla certezza ("Io posso ingannarmi su tutto ma non
potrei ingannarmi se non esistessi" - "Se dubito penso" - "Cogito, ergo sum").
Egli pone, così, il cogito ad insegna del razionalismo moderno e (non
riconoscendo altra autorità al di fuori della ragione) proprio dal cogito,
principio dell'evidenza, Cartesio ricava tre prove a priori dell'esistenza di
Dio e del mondo, riallacciandosi ad Anselmo d'Aosta e rinnovando per alcuni
aspetti la tradizione agostiniana ("Posto che è in me l'idea di Dio eterno,
onnisciente, onnipotente, creatore, non posso averla creata io, essere finito e
imperfetto, né posso averla indotta dalle cose del mondo, anch'esse imperfette"
- "Dunque l'idea di Dio è innata, come l'impronta che il Creatore ha impresso
nella coscienza della creatura, ecc.").
E la
Creazione da parte di Dio, secondo Cartesio, è continua, perché se Dio cercasse
di creare, il mondo cesserebbe di esistere. B. Pascal, poi, lo scopritore del
vuoto fisico, lo è anche del "vuoto umano", che "nessuno e niente potrà mai
riempire tranne Dio".
L'uomo
aspira a Dio ma non può arrivarci se la fede non lo soccorre. Dunque "coer et
raison", cuore e ragione, filosofia e religione !
La
posizione di Pascal nel pensiero moderno è molto significativa: nel secolo di
Cartesio e Galilei, cioè nel tempo in cui nascono una nuova filosofia ed una
nuova scienza, Pascal inaugura un metodo di filosofare inconfondibile, il metodo
del "cuore", ponendo ad un tempo tutta la dignità dell'uomo nel pensiero;
scrive, infatti, nel suo capolavoro filosofico "Pensèes": "l'uomo non è che una
canna, la più debole della natura, ma è una canna che pensa... Quand'anche
l'universo lo schiacciasse... egli sa di dover morire".
Dalla
coscienza di avere dei limiti, l'uomo manifesta i segni della sua nobiltà:
miseria e grandezza, dunque! E così anche dalla consapevolezza del peccato
l'uomo giunge alla redenzione mediante l'aiuto di Dio.
Come
abbiamo visto Pascal giunge ad una singolare sintesi di ragione, fede, scienza e
religione, razionalità e amore per Dio; Cartesio, invece, era giunto a Dio
tramite l'esaltazione della ragione.
E. Kant,
poi, massimo rappresentante dell'illuminismo tedesco, estendendo i poteri della
ragione alla critica della stessa ragione, ne vede limitati i poteri entro
l'ambito del fenomeno, ritenendo cioè che essa non può andare al di là
dell'esperienza. In tal modo apre una nuova via verso Dio, facendo di Lui e
della Creazione del mondo un postulato della Ragion pratica, un'esigenza della
vita morale, per cui, nell'imperativo categorico della coscienza che si impone e
rimorde, si riconosce la voce di Dio; "tu devi" è l'imperativo categorico che
urla dentro di noi. La nostra azione è veramente etica quando implica il dominio
delle nostre inclinazioni sensibili ("Dovere per il dovere" - "Agisci in modo
che la massima della tua volontà possa valere come legislazione universale" -
"Agisci in modo da trattare l'umanità, così in te come negli altri, sempre come
fine e mai come mezzo, ecc.").
La
continuità creativa di Dio si ritrova in parte nella nozione di "progresso" che
l'Illuminismo settecentesco aveva elaborato relativamente al mondo umano e che
l'800 estende al mondo naturale.
Tale
nozione ha dato luogo da un lato al concetto di sviluppo dialettico proprio
dell'Idealismo romantico e dall'altro a quello di evoluzione utilizzato nel
positivismo evoluzionistico di Herbert Spencer e che trova la massima
espressione nel trasformismo biologico di Carlo Darwin ("Origine della specie").
Entrambi
sono lontani dal nostro tema in quanto sostituendo all'istantaneo "fiat
creatore" una derivazione razionale, necessaria, graduale, delle cose dal loro
principio, negano nel medesimo istante il concetto stesso di Creazione.
Anzi, se
l'idea di evoluzione può essere compatibile con quella di Creazione, in quanto
Dio ha creato un mondo in evoluzione, la teoria evoluzionistica del positivismo
no !
Essa,
infatti, è solo una filosofia materialistica: non è neanche una scienza perché
non dà valide spiegazioni, in quanto gli sforzi degli scienziati di ricostruire
un comune denominatore in base agli alberi genealogici sono falliti.
Nel
pensiero contemporaneo, poi, il concetto di Creazione ex nihilo non è stato
abbandonato, anzi è stato esaltato ed è stata ripresa la visione di Dio come
Amore.
Ce lo
dimostrano varie correnti che si oppongono al positivismo, al materialismo ed
allo scientismo imperanti !
Gli
indirizzi neotomistici, infatti, del XIX secolo si propongono, contro le
deviazioni del pensiero non guidato dalla fede, un ritorno alla metafisica e
alla filosofia di S. Tommaso, per rivalutare la sua vitalità speculativa e la
sua genialità teologica, attualmente valide.
Gli
orientamenti spiritualistici del XX secolo si caratterizzano per un recupero
dell'interiorità coscienziale agostiniana e della trascendenza dell'Essere
divino, ai fini della rivendicazione della superiorità del pensiero che aspira
al vero.
In tali
ottiche, per concludere questa mia panoramica, vorrei ricordare il maggiore
esponente del neo-tomismo contemporaneo, Jacques Maritain, nonché l'esponente a
mio avviso più rappresentativo dello spiritualismo dei nostri giorni, M.F.
Sciacca.
J.
Maritain riallacciandosi alla filosofia di Tommaso d'Aquino e confrontandola con
le problematiche culturali socio-religiose contemporanee, si fa promotore di un
"umanesimo integrale" di cui parla nell'opera omonima.
L'
"umanesimo integrale" secondo Maritain non si riferisce solo al piano
individuale, ma all'individuo nel contesto sociale ed ha il compito di
rispettare ogni uomo, il quale è correlato con Dio e dipende interamente da Lui,
principio e fine di ogni cosa.
L'uomo
deve mirare, oltre che alla conoscenza metafisica, alla saggezza teologica,
attraverso la ricerca della causa dell'essere delle cose (nel loro essere). Tale
saggezza Dio può dare all'uomo con la comunicazione della scienza che ha di se
stesso, mediante la Rivelazione; dopo di che, l'uomo può arrivare alla saggezza
mistica, che è conoscenza di Dio.
Maritain,
così, spera di ricondurre la società profana ai valori cristiani.
Lo
spiritualismo, poi, in cui abbiamo inquadrato M.F. Sciacca, viene da lui
approfondito e inverato nella "Filosofia dell'integralità", che intende
considerare l'uomo in una dimensione ontologica, che comprende tutte le forme
dell'attività umana. Egli, inoltre, ripropone Dio come assoluta trascendenza che
ha creato l'uomo ed il mondo per espressione della sua infinita liberalità e del
suo immenso amore, che investono l'uomo e gli danno natura e destino divini, con
mediatore Cristo.
L'amore
umano a sua volta, che si perfeziona attraverso gli errori personali, culmina
nell'Amore di Dio in una armonia di fede e ragione, di Mistero e Rivelazione.
Riallacciandosi, quindi, a Platone ed a S. Agostino, all'Eros e al Logos,
Sciacca ritiene che la filosofia è ricerca della verità, ed è finalizzata a
svelare il senso della vita, anche al di là della vita stessa. Il suo
spiritualismo agostiniano lo porta a scrutare la propria interiorità e ad
affidare alla filosofia il compito di "chiarire sé a se stesso", come sostiene
nelle bellissime pagine di "Atto ed Essere".
Come
abbiamo visto da questo mio breve excursus filosofico, l'uomo, anche il
filosofo, ha sempre cercato Dio e ciò perché vi è in lui una scintilla divina
che lo spinge sia pure inconsciamente ad avvicinarsi a Colui che l'ha creato.
Ciò
sottolinea la grande importanza che ha Dio per l'essere umano, il quale, senza
la fede in Lui, senza riconoscerLo come Creatore, Padre e Maestro, senza sentire
il Suo Amore, cade nelle più grandi forme di disorientamento.
L'egoismo, il relativismo, la prevaricazione predominanti nella società odierna
possono far perdere la capacità di distinguere il bene dal male, offuscano
sapienza ed intelligenza e quindi l'uomo, trovandosi come dice S. Kierkegaard,
di fronte a un "mare di possibilità" non sa più effettuare giuste scelte,
rischiando di cadere in uno stato di angoscia esistenziale, causa di tanti e
tanti altri errori.
E'
necessario porre dei limiti alla corsa sfrenata dell'uomo, dei punti saldi,
religiosi, a cui ancorare i principi etici, rispettare l'Ordine dato da Dio
all'Universo, che non si può violare senza autodistruggersi.
Dobbiamo,
quindi, farci sostenere da Dio e dalla fede in Lui per evitare che la ragione
possa deviare; dobbiamo farci illuminare da quella Verità che cogliamo
agostinianamente nell'intimo della nostra coscienza e nello stesso tempo
dobbiamo ergere come baluardo, a difesa della fede, le capacità raziocinanti
dateci da Dio, altrimenti "sarebbe pigrizia non farlo", come dice S. Anselmo.
A
conforto di ciò, ricordo un'espressione del Papa Benedetto XVI il quale, nella
sua Lectio Magistralis tenuta a Ratisbona, esordisce affermando: " E' necessario
e ragionevole interrogarsi su Dio per mezzo della ragione... Non seguire il
Logos, non seguire la ragione è contrario alla natura di Dio ". Ovviamente la
ragione deve essere sostenuta dalla fede !
CONCLUSIONI
Nella
prima parte del mio lavoro ho cercato di mettere in risalto il grande amore per
l'umanità da parte di Dio, il quale ha creato, progettato e voluto ognuno di noi
per un atto spontaneo di donazione.
Proprio
nel fatto che siamo stati creati intenzionalmente da Dio e non siamo frutto di
una cieca causalità, consiste la nostra dignità; non dobbiamo, perciò, svilire
il nostro corpo ed il nostro spirito con azioni turpi o vergognose !
Dio per
nostro amore si è rivelato in Gesù Cristo, Logos e Verbo incarnato,
sacrificandoLo per la nostra salvezza e ha inviato lo Spirito Santo per
realizzare l'opera salvifica del Figlio.
Dio,
quindi, Perfezione assoluta, per la Sua infinita Bontà, che coincide col Vero e
col Bello, ha compiuto il grande Atto della Creazione ex nihilo che è il Suo
Capolavoro, in cui prevalgono l'Amore e l'Ordine e che è la più grande opera
d'arte di tutti i tempi.
In Dio,
pertanto, Amore e Arte coincidono !
Nella
seconda parte, poi, ho cercato di cogliere il concetto di Dio come Amore e come
Creatore del mondo nelle più significative teorie filosofiche, dall'epoca greca
all'età contemporanea, al fine di dimostrare che l'uomo, avendo in sé una
scintilla divina, ha sempre cercato il suo Creatore e che molti pensatori hanno
affidato alla filosofia il compito di chiarire il grande problema di Dio e della
Creazione del mondo.
Alcuni di
essi lo hanno spiegato attraverso le proprie idee e la propria coscienza,
seguendo la via dell'interiorità (da Socrate a Platone, a S. Agostino, a Kant, a
Cartesio, a Sciacca, ecc.), altri, partendo dall'osservazione della natura,
dalla perfezione e dal teleologismo che c'è nell'universo (da Aristotele a S.
Tommaso, a Maritain, ecc.).
Tutti
sono stati, comunque, concordi nell'attribuire alla ragione (che è un altissimo
dono di Dio) il compito di difendere e di spiegare le verità della fede e nello
stesso tempo alla fede di illuminare la ragione, per evitare possibili
deviazioni.
Elisa Sparano
Fonte : si ringrazia la professoressa Elisa Sparano che ha cortesemente inviato alla Redazione di ARTCUREL la sua relazione per il Convegno sul tema "Dio è Amore, Amore è Arte" del Raduno Internazionale Triennale SS. Trinità di Cava del 2008.
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