Un
focolare cristiano esemplare:
Émile e Mathilde Keller
Quale marito potrebbe scrivere, come Émile Keller, dopo cinquant’anni di matrimonio:
«Dio mi ha scelto una compagna
incomparabile. Nel corso di lunghi e laboriosi anni, non ho mai notato
in lei né un moto d’impazienza, né un sospiro di
stanchezza. Mai la più lieve nuvola ha turbato per un solo
istante l’azzurro limpido della nostra unione.»
E quale sposa, come Mathilde Keller, potrebbe scrivere:
«Tutto è fuso in noi, e mi sembra
che noi costituiamo il modello perfetto di quella unione che Dio ha
voluto realizzare col matrimonio cristiano. Noi potremmo essere
più santi, ma non potremmo amarci più teneramente.»
Magnifica unione, testimoniata anche dai quattordici figli che ne nacquero.
Una di essi, Elisabeth Keller, divenuta in religione Madre Dominique de Jesus, racconterà:
«La nostra amata madre allietava le nostre
serate in famiglia; sapeva intrattenere una gradevole conversazione con
tutti; si interessava dei lavori importanti di nostro padre, delle
grandi cause che egli difendeva; si faceva raccontare dai figli i
piccoli incidenti della loro vita in collegio e lei stessa parlava dei
piccoli fatti della sua giornata. Poi, i nostri genitori si mettevano
al piano, e quasi ogni sera ci offrivano un piccolo concerto classico.
Le più belle sinfonie e le più armoniose sonate passavano
sotto le loro dita, ed erano l’eco della deliziosa melodia che
cantavano, senza stancarsi, i cuori dei nostri genitori tanto amati e
quelli dei loro figli molto felici. E queste dolci serate non potevano
terminare meglio che con la preghiera. «Che possiamo renderTi, o
Dio, per tutti questi benefici?». Era il grazie che noi, tutti
insieme, facevamo salire al cielo prima di separarci per la notte.»
E scriveva Mathilde Keller a suo marito:
«Quale unione, se non quella che trova il
suo centro in Dio: da lontano come da vicino, noi ci ispiriamo l’un
l’altro, ci consultiamo e vogliamo amare e servire Dio con la stessa
anima.»
E aggiungeva:
«Io credo che il Buon Dio, che ci ha
accordato questa unione così rara, voglia che essa ci serva a
comprendere meglio cosa dobbiamo essere nei confronti di Lui. Essere
insieme per Lui ciò che noi siamo l’uno per l’altro, cioè
uno stesso cuore, una stessa volontà, un solo amore. Questa
mattina mi comunicherò per te. […]»
Terziari domenicani
Émile Keller, che fu soprannominato il «deputato del Papa», offre un modello completo: uomo d’azione, uomo di studio (il primo tomo della sua Storia di Francia è stato appena ristampato da Édilys, e noi lo raccomandiamo vivamente), sposo, padre di famiglia e, prima di tutto, uomo di preghiera, grazie in particolare al terz’ordine domenicano, in cui Émile e Mathilde Keller fecero professione l’8 dicembre 1858.
Il Padre Xavier Faucher, che ha conosciuto bene il deputato, testimonia:
«Non era un terziario onorario,
perché compiva scrupolosamente tutte le prescrizioni della regola.
[…] Nel 1863, nei primi giorni della
mia vita religiosa, quando i minimi avvenimenti assumono un rilievo
intenso che non si cancella mai, Émile Keller veniva nel
convento di Lione per passare con noi alcuni giorni di raccoglimento;
egli seguiva con regolarità gli esercizi della comunità,
e noi ammiravamo la sua puntualità in tutte le genuflessioni e
gli inchini. […]»
La volontà di diventare santi
La corrispondenza di Mathilde Keller è un inno all’unione coniugale vissuta sotto lo sguardo di Dio, dopo più di trent’anni di matrimonio intensa al pari degli inizi.
Il 14 aprile 1885, lei scrive al suo sposo:
«Questa notte ho sognato Pio IX che veniva
tra noi e, prendendoti per mano, gli dicevo: “Santissimo Padre, che
ringraziamenti vi dobbiamo per la benedizione che ci avete dato in
occasione del nostro viaggio di nozze! Essa ci ha portato tanta
felicità, che io ve ne chiedo una per mia figlia Rosalia”»
[che doveva sposarsi presto].
E in un’altra occasione:
«Vorrei far sentire di più ai nostri
figli che le vere gioie hanno la loro fonte altrove che nel confort e
nei piaceri all’aria aperta. La vita a due, con la fede cristiana che
domina i mutui sacrifici, mi sembra che sia il vero scopo che Dio si
propone avvicinando due cuori e due anime. Occorre darsi l’un l’altro
senza riserve e poi camminare con fiducia sotto lo sguardo di Dio.»
E nel 1883:
«Bisogna assolutamente diventare dei santi
nei tempi in cui viviamo.»
Pubblicato nella Lettera dei Domenicani di Avrillé,
n° 87 – settembre 2018
Couvent de La Haye-aux-Bonshommes
6, allée Saint-Dominique - 49240 Avrillé - (Francia)
tel. 02.41.69.20.06
http://www.dominicainsavrille.fr/category/lettre-aux-amis/
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Fonte: www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2681_LSdlT_Un_focolare_cristiano_esemplare.html
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