venerdì 22 novembre 2019

'AL MÛT LABBEN sull'(aria) del morire per il figlio, di Gian Piero Stefanoni




Gian Piero Stefanoni

'AL  MÛT  LABBEN
sull'(aria) del morire per il figlio

Galilea- Giordania, ottobre 2018


per Anna, a Padre Antonio, alla mia famiglia, ai compagni di viaggio





INTRODUZIONE

Questa breve raccolta racchiude in una sorta di piccolo diario in versi una visita in Terra Santa, tra Israele e Giordania, su alcuni luoghi della salvezza. L'ispirazione del viaggio allora come motivo di riflessione- e preghiera- alla luce di una fede che ha nella contingenza di ogni storia, personale e collettiva, la misura delle proprie interrogazioni. E dunque occasione, oltre che di vita, anche di rinnovata consapevolezza per un dettato che nascendo dal sacro ha nel sacro il suo riconoscimento. Gian Piero Stefanoni



Cosa ti aspetti? Lasciati aprire.

Poi si spacca il petto e fuoriesce la testa 

nel fiore di grazia della sintesi; dai fianchi le braccia, 
le gambe, nella corona di pelle nuova.

La strada è l'alfa, di là sei te.






DISCENDI COL BASTONE


I.

Pregami Tu, innalzami al Tuo salmo veleggiati alla notte,
la sposa ha il sorriso naturale del Tuo credo
nella terra dove dall'inizio ci scegliesti .

Non contrastare nulla non ovviare a nulla
offerti al Tuo paesaggio sospesi alla tua attesa.

II.

La stella è il primo nome con cui ci inviti a seguirti
ma non riusciamo a prenderti ora fissi ora muti:
qualcosa ci cancella, sei sempre Tu a decidere.

III.

Discendi col bastone discendi col vincastro,
è un corpo di nozze a tre questo impasto
questa altura da cui il pane da cui l'uomo.


Tel Aviv- Domus Galilaeae, 8 ottobre





DOMUS


Ed ora Ti penso solo io e Te.

Forse un affondo nelle acque per me e per Te create
nel grappolo d'uva del Tuo specchio.


Domus Galilaeae, 9 ottobre






LE MURA

Sia benedetto il pilota sia benedetto l'autista sia benedetto il volante 
e il braccio e la ruota e il carro che ci porta


Stiamo entrando e si fa più arido il deserto
pronto ad accendersi al Libro.

Sarà perseguitato sarà condannato
avrà un destino di sangue.

Tu ascolta il canto e vai dietro
il somaro annunciando il padrone.


Galilea- Gerusalemme, 9 ottobre






MAME

Città di Sion


Perché andare via
quando la luce è appena raccolta
e i tuoi bambini ci investono
attorno a ogni albero?

È un gioco
a nascondino la pietra
che ti riflette col tempo,
e che si apre solo nell'assenza.

Tu non appartieni a nessuno.


Gerusalemme, 9 ottobre





DAL DESERTO


Come nominare il Tuo amore?

La tentazione mi porta- mi prova-
in un cammino non Tuo
ma anche un solo albero è
memoria dell'acqua.


Galilea, 9 ottobre





LASCERAI TUO PADRE


Lascerai tuo padre, lascerai tua madre,
sarai uomo e sarai donna. E va bene.

Ma ogni luogo da qui vi nomina
sopra l'altare con la sorella e i fratelli,
nell'unità e nella corona del sangue.


Galilea, 10 ottobre





BETSAIDA


È caduta Betsaida.

Solo rovine restano
di ciò che una volta era umano
ed anche il lago si è ritirato
sulle altezze costruendo montagne.

Non abbiamo ancora compreso l'acqua-
il perdono- dove è Dio nella distensione del tempo.


Betsaida, 10 ottobre





ROMA DA QUI


Roma da qui è la città
che viene dopo.

Dopo la pesca
dopo le tende
dopo la salita e il canto del gallo.

Oh Pietro
che cercasti fortuna a Cafarnao!


Galilea, 10 ottobre





MAGDALA


Cosa sono le donne lo chiediamo a Maria.

E da quale pena la Maddalena è strappata.
Per quale luogo è guarita.

Non conosciamo la terra,
ci ricomponiamo entro nuove fratture,
la nostra anima non vuole- la nostra anima non vede-
se non entro un sapere di storie già concluse.

Per questo la domanda è a te,
a voi: che avete assistito,
che siete la risposta.


Magdala, 10 ottobre





MAR MORTO


Ti manifesti e riappari nelle dimenticanze.

Dove sei Amore mio? Cosa vedono i Tuoi occhi?

L'agnello è provato dai rovi, lo insegue il deserto,
leva il lamento nella spaccatura di roccia.

Rialzami Stella Fissa, qui è sepolta la vita. Il collo si spezza.


Verso Masada, 11 ottobre





ARCA


"A te si deve lode in Sion, o Dio, / a te si sciolgono i voti".
Salmo 65 (64)


Ti è stato concesso il fiore.

Porterai il tuo pezzo di Arca
e te ne sarà rivelata la pietra.

Ma fatti guardare- abbi pietà di te.


Monte Nebo (Giordania), 12 ottobre




BATTISTA


Lo senti ancora il suono di Dio
dalla piccola brezza, dalle mani
cibate di erba e locuste.

La vipera è vinta se ascolti il silenzio.
Si ferma e riprende quando ti dici non posso.

Al ritorno parla al fratello.


Fortezza di Macheronte (Giordania), 12 ottobre





IL CARRO DI FUOCO


È sempre una questione di rivelazioni.

Si procurarono la morte a Masada
piuttosto che essere schiavi.

È rapito in cielo dal Giordano
Elia su un carro di fuoco.

Così sei chiamato ad un passo-
là dove il tuo busto- e le tue mani- si piegano.

Perché è facile cambiare nome e destino
se lo spazio di Dio lo lasci occupare da un altro.


Giordano, 14 ottobre







MONTAGNE
(appendice dal ritorno)

Roma, ottobre- novembre 2018



ROMA DI QUA

"Beato colui la cui immagine l'Arcangelo protegge".
Vjaceslav I. Ivanov


Ha parlato, ha pregato,
si è abbandonato all'uomo.

Osserva i suoi disturbi
che le strade trascinano per schiere invisibili.

Eppure già vede i campi
dischiusi per lui dalle origini
e calza la polvere nel tratto
che pende dal mandorlo.

Perché hai ancora da fare
con noi Signore, mostrando
la tua lamentazione in Geremia.




NOVEMBRE

"A ciascuno il suo Monte Nebo/ sulla terra grande".
Rachel Bluwstein


Il demone si nutre di intelligenze.

Nega dentro queste voci l'umanità servente.

Non è questione di morte ma di giogo
là dove con noi il mistero soffre il pericolo.

Io mi fermo dinanzi a queste porte.

Accetto l'infinita compassione delle ombre
su cui insieme costruiamo montagne.

So che nella mia carne si trattiene la notte
prima dell'apertura dei corpi. E della mente-

alla luce di una divina miseria.








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Fonte: si ringrazia l'Autore Gian Piero Stefanoni che ha inviato la documentazione alla Redazione.
Per approfondimenti: Gian Piero Stefanoni , poeta e critico letterario contemporaneo






4 commenti:

  1. Stefanoni è uno scrittore che indaga da sempre la dimensione del sacro. Anche in questa breve raccolta di testi, nata dopo un viaggio in Terrasanta, sollecitato emotivamente e spiritualmente dalla vista dei luoghi che videro la predicazione del Cristo (del quale è rappresentata per minimi ed efficaci quadri la vita: la nascita, la predicazione, l'ingresso a Gerusalemme, la passione), egli ribadisce la sua professione di fede, all'interno della quale ogni cosa, persona, stato, vengono sacralizzati
    "nell'unità e nella corona del sangue", ma non senza ammettere le debolezze umane: l'incapacità di comprendere del tutto il mistero, la presenza della tentazione ("La tentazione mi porta - mi prova-"), gli allontanamenti. Da qui una serie di interrogazioni rivolte soprattutto a quanti furono i privilegiati testimoni di Cristo, come Maria, la Maddalena, il Battista, Pietro, e che sono espressioni di un desiderio costante di vicinanza, di prossimità, capaci di riempire quel sentimento dell'assenza che talvolta buca l'anima che "non vuole...non vede". E però sempre viva è la certezza del perdono che qui ha come simbolo (si tratta di un archetipo universale e di un elemento sacro della liturgia cristiana) l'acqua ("dove Dio è nella dimensione del tempo"): versi, questi di Stefanoni, brevi, intensi e toccanti.

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  2. Ringrazio di cuore l'autore di questo commento perché oltre ad aver saputo riportare bene lo spirito di questi versi nel loro percorso ha dimostrato di conoscermi molto bene. Un abbraccio il suo di condivisione e l'augurio di poter attraversare questi luoghi al seguito di una Parola più alta.

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  3. Ringrazio di cuore l'autore di questo commento perché oltre ad aver saputo riportare bene lo spirito di questi versi nel loro percorso ha dimostrato di conoscermi molto bene. Un abbraccio di condivisione il suo che contraccambio con l'augurio di poter attraversare questi luoghi al seguito di una parola più alta

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