IL CORAGGIO DELLA VERITÀ
Papa Paolo VI
L'Udienza generale del 20 maggio 1970
L'ora che suona al quadrante della storia esige da tutti i figli della
Chiesa un grande coraggio, e in modo tutto speciale il coraggio della
verità. [...]Tanto è importante questo dovere di professare
coraggiosamente la verità, che il Signore stesso lo ha definito lo scopo
della sua venuta a questo mondo. [...] Ma che cosa è la verità? [...]
Pilato non attende la risposta, e cerca di chiudere l'interrogatorio
sciogliendo la vertenza giudiziaria. Ma per noi, per tutti la questione
rimane sospesa: che cosa è la verità? Grande questione, che investe la
coscienza, i fatti, la storia, la scienza, la cultura, la filosofia, la
teologia, la fede. A noi preme quest'ultima: la verità della fede. [...]
Questa verità della fede, oggi più che mai, si presenta come la base
fondamentale sulla quale dobbiamo costruire la nostra vita. È la pietra
d'angolo. E che cosa osserviamo noi a questo proposito? Noi osserviamo
un fenomeno di timidezza e di paura, anzi un fenomeno d'incertezza, di
ambiguità, di compromesso. È stato bene identificato: «Un tempo era il
rispetto umano che faceva rovina. Era l'ansia dei pastori. Il cristiano
non osava vivere secondo la propria fede. Ma ora non si comincia ad
avere paura di credere? Male più grave, perché intacca i fondamenti . .
.» (Card. GARRONE, Que faut-il croire? Descleé, 1967). Noi abbiamo
sentito l'obbligo, al termine dell'Anno della Fede, nella festa di San
Pietro del 1968, di fare una esplicita professione di fede, di recitare
un Credo, che sul filo degli insegnamenti autorevoli della Chiesa e
della Tradizione autentica, risale alla testimonianza apostolica, che a
sua volta si fonda su Gesù Cristo, Lui stesso definito «testimonio
fedele».Ma oggi la verità è in crisi. Alla verità oggettiva, che ci dà
il possesso conoscitivo della realtà, si sostituisce quella soggettiva:
l'esperienza, la coscienza, la libera opinione personale, quando non sia
la critica della nostra capacità di conoscere, di pensare validamente.
La verità filosofica cede all'agnosticismo, allo scetticismo, allo
«snobismo» del dubbio sistematico e negativo. Si studia, si cerca per
demolire, per non trovare. Si preferisce il vuoto. [...] E con la crisi
della verità filosofica la verità religiosa è crollata in molti animi,
che non hanno più saputo sostenere le grandi e solari affermazioni della
scienza di Dio, della teologia naturale, e tanto meno quelle della
teologia della rivelazione; gli occhi si sono annebbiati, poi accecati; e
si è osato scambiare la propria cecità con la morte di Dio. Così la
verità cristiana subisce oggi scosse e crisi paurose. Insofferenti
dell'insegnamento del magistero, posto da Cristo a tutela ed a logico
sviluppo della sua dottrina, ch'è quella di Dio, v'è chi cerca una fede
facile vuotandola [...] di quelle verità, che non sembrano accettabili
dalla mentalità moderna [...]; altri cerca una fede nuova tentando di
conformarla alle idee della sociologia moderna e della storia profana;
altri vorrebbero fidarsi d'una fede puramente naturalista e
filantropica, d'una fede utile, [...] erigendola a culto dell'uomo, e
trascurandone il valore primo, l'amore e il culto di Dio; ed altri
finalmente [...] vorrebbero legittimare espressioni ambigue ed incerte
della fede, accontentarsi della sua ricerca per sottrarsi alla sua
affermazione, domandare all'opinione dei fedeli che cosa vogliono
credere, attribuendo loro un discutibile carisma di competenza e di
esperienza, che mette la verità della fede a repentaglio degli arbitri
più strani e più volubili. Tutto questo avviene quando non si presta
l'ossequio al magistero della Chiesa, con cui il Signore ha voluto
proteggere le verità della fede. Ma per noi che, per divina misericordia,
possediamo questo scudo della fede, cioè una verità difesa, sicura e
capace di sostenere l'urto delle opinioni impetuose del mondo moderno,
una seconda questione si pone, quella del coraggio: dobbiamo avere il
coraggio della verità. [...] L'educazione cristiana si dimostra una
palestra di energia spirituale, di nobiltà umana, e di padronanza di sé,
di coscienza dei propri doveri. E aggiungeremo che questo coraggio
della verità è domandato principalmente a chi della verità è maestro e
vindice, esso riguarda anche tutti i cristiani, battezzati e cresimati; e
non è un esercizio sportivo e piacevole, ma è una professione di
fedeltà doverosa a Cristo e alla sua Chiesa, ed è oggi servizio grande
al mondo moderno, che forse, più che noi non supponiamo, attende da
ciascuno di noi questa benefica e tonificante testimonianza.
http://www.istitutopaolovi.it/pensieri-di-paolo-vi-dettaglio-istituto-paolo-vi.asp?id=45
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