Vivere l'Avvento con lo sguardo di Maria
di P. Luigi Polvere icms
Il tempo di Avvento, da poco iniziato, lo possiamo definire un tempo fortemente mariano. Maria Santissima, infatti, lo ha vissuto nella sua carne come ogni donna incinta che sa bene cosa significa essere “in attesa”. Il suo sguardo era più rivolto dentro di sé che fuori, e così guardando a lei ogni uomo può essere aiutato a non perdere di vista l’Essenziale di questa festa.
In questo periodo tutto si colora di luci, di addobbi, l’atmosfera diventa più “romantica”, tutto ci parla di festa, di allegria; eppure se rileggiamo i racconti di questi eventi, di ciò che è successo nei giorni che precedettero quella notte, ci accorgiamo che di romantico c’è ben poco. I Vangeli ci raccontano di una storia molto difficile di un fidanzamento e di una miracolosa gravidanza (spiegalo tu ai vicini…) di una donna e di suo marito che sono costretti a dare alla luce un figlio in una povera grotta perché non c’era posto nell’albergo (pensate all’ansia di S. Giuseppe) e di una strage assurda e inspiegabile e di una fuga in un paese straniero. Insomma, per vivere a fondo il Natale dovremmo anzitutto spogliare questa festa della sua apparente poesia e accorgerci che, dietro questi fatti, ci sono persone concrete, con le loro storie, con i loro dubbi, con le loro sofferenze, con la loro umanità perfettamente uguale alla nostra. Ciò, invece di mostrarcelo come un ricordo passato, lo avvicina molto alle nostre esistenze. Tutto questo grande mistero, infatti, accade nella normale quotidianità di due vite, quella di Maria e di Giuseppe, che, con la loro libertà, permettono a Dio di entrare nel mondo.
Pertanto vivere l’Avvento significa saper tornare ad apprezzare la nostra normalità, perché quello è il luogo in cui Dio ci parla e a noi si rivela. Noi spesso passiamo tutta la vita a evadere dalla nostra realtà di ogni giorno, perché questa ad un certo punto ci annoia (le stesse cose, persone…) e così pensiamo sempre che la felicità si trovi in qualcosa di eccezionale che deve ancora arrivare (anche il peccato ha questa logica di evasione). Tuttavia il Natale ci ricorda che l’evento più grande della storia, ciò che dà senso a tutto, è accaduto senza attirare l’attenzione. Allora, la buona notizia di questa festa è scoprire che da quando Dio ha preso la mia carne, il mio respiro, il mio stesso cuore, la mia stessa fatica, le mie stesse lacrime… quella normale vita che spesso ci annoia e ci stanca è, in realtà, il luogo dove Dio ha nascosto qualcosa di infinitamente grande: la continua possibilità di amarlo e di incontrarlo e forse mai ce ne siamo resi conto. Dobbiamo chiedere che Dio ci apra gli occhi, che sappia curare la nostra cecità; dobbiamo chiedergli non di avere una vita diversa da quella che abbiamo, ma di avere occhi diversi. Per arrivare a questo sono tre gli atteggiamenti che, sull’esempio di Maria, possiamo provare a riscoprire in questo tempo di avvento.
Anzitutto, il Vangelo ci dice che “Maria serbava tutte queste cose, meditandole nel proprio cuore”. Il silenzio non è soltanto assenza di parole, ma digiuno di tutte quelle piccole cose che ci rallentano e ci appesantiscono nel cammino verso Dio e i fratelli. L’Avvento è allora come un cambio di stagione. Occorre fare attenzione a ciò che ci riveste, a ciò di cui riempiamo la nostra vita, affinché non ci capiti di scoprirci improvvisamente inadeguati a vivere il tempo che ci è concesso o di sprecare le occasioni che Dio ci offre per prepararci alla sua venuta. Quanto è essenziale recuperare questa capacità di un silenzio orante che ci aiuta a mettere in ordine i pezzi della nostra vita lasciando che Dio ci mostri le cose che ci accadono nella sua luce.
Il secondo atteggiamento è uno spirito di preghiera. Più entriamo in relazione con Dio, più capiamo chi siamo...perché come dice un salmo “è nella Tua luce Signore che vediamo la luce”. La preghiera ci aiuta ad accogliere e a fare tesoro di ciò che ci sta accadendo. Dio ci parla sempre attraverso la nostra vita: problemi, cose belle o brutte, cose che vorremmo o non vorremmo. Allora, seguire Maria significa vivere fino in fondo le cose che ci succedono e che tante volte non abbiamo scelto... Imparare a dire di sì a ciò che ci accade: questo è il primo modo di capire che cosa il Signore ci sta dicendo. La preghiera dovrebbe portarci a non scappare davanti a tutto quello che la vita ci sta riservando, perché, soltanto se prendiamo sul serio la vita, cominciamo a capire anche qual è la volontà di Dio per ciascuno di noi. La ragione della nostra infelicità, della nostra fatica ad amare ad essere autentici parte proprio da questo errore di fondo: non rispettare le cose per come sono e pensare a come “dovrebbero essere”.
Terza e ultimo atteggiamento... Credo che la modalità più concreta per non vivere anestetizzati dalle cose di questo mondo è prenderci cura di qualcuno. Impariamo in questo avvento a coltivare uno spirito di servizio e di obbedienza alle cose che la vita ci riserva e alle persone che Dio ci affida, che sono sempre l’occasione per uscire fuori da noi stessi e liberarci dal nostro egoismo e incontrare Gesù che lì è presente. Come Maria anche noi abbiamo “un Elisabetta” di cui prenderci cura... un bene concreto che solo noi possiamo realizzare e che ci attende. Si, perché la felicità è sempre una cosa molto concreta ed è sempre legata al prendere sul serio la vita che ci è stata consegnata e a non vivere superficialmente, non lamentandoci e aspettando il “momento migliore” che non esiste e mai esisterà, ma iniziando a metterti in cammino oggi, con quello che hai e possiedi, che non è mai poco. La grazia inizia sempre così, e Dio lo incontri iniziando con piccole cose concrete, con il poco che hai perché a Dio basta vedere una piccola apertura del tuo cuore per entrarvi con tutta la Sua potenza. Quanto sono preziosi davanti a Lui i nostri poveri “si” detti con amore.
A voi tutti un buon cammino di Avvento!
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