Il Battesimo di Cristo quale epifania della Trinità
Lectio Divina sulle letture liturgiche della domenica del Battesimo del Signore
Monsignor Francesco Follo, osservatore permanente
della Santa Sede presso l’UNESCO a Parigi, offre oggi la seguente
riflessione sulle letture liturgiche della domenica del Battesimo del
Signore, 11 gennaio 2015.
Il presule offre, come di consueto, anche una Lettura patristica.
***
Il Battesimo di Cristo quale epifania della Trinità.
Rito Romano
Battesimo del Signore
Is 55,1-11; Sal Is 12; 1Gv 5,1-9; Mc 1,7-11.
Is 55,1-11; Sal Is 12; 1Gv 5,1-9; Mc 1,7-11.
Rito Ambrosiano
Is 55, 4-7; Sal 28; Ef 2,13-22; Mc 1,7-11.
1) Il Battesimo di Gesù e il nostro battesimo.
In questa domenica si celebra il fatto che Gesù fu battezzato2 da
Giovanni il Battista nelle acque del fiume Giordano in Terra Santa.
Questo Giovanni chiama i peccatori perché si lavassero nel fiume prima
di fare penitenza. Gesù si presenta a Giovanni per esser battezzato: “Si
confessa dunque Peccatore?”. Certamente, no.
Ma allora perché Cristo, l’Innocente, andò al Giordano per farsi battezzare?
A questa domanda possiamo rispondere con San Girolamo: “Per una
triplice ragione il Salvatore riceve il battesimo da Giovanni. Primo,
perché essendo nato uomo come gli altri deve rispettare la Legge con
giustizia e umiltà. Secondo, per dimostrare col suo battesimo
l’efficacia del battesimo di Giovanni. Terzo per mostrare, santificando
le acque del Giordano per mezzo della discesa della colomba, l’avvento
dello Spirito Santo nel lavacro dei credenti” (Girolamo, Commento a Mt 1,3,13).
Ma sorge spontanea un’altra domanda: perché festeggiare e vivere questo mistero del Battesimo di Gesù?
Per esprimere la nostra riconoscenza a Gesù. Nel suo Battesimo il
Cristo, il senza peccato, assume tutti i nostri peccati e, mostrando la
vicinanza di Dio al cammino di conversione dell’uomo, si fa solidale con
noi e ci redime. Il valore redentivo viene dal fatto che Gesù innocente
si è fatto, per puro amore, solidale con i colpevoli ed ha trasformato
così, dall’interno, la loro situazione. Infatti, quando una situazione
catastrofica come quella provocata dal peccato viene assunta a favore
dei peccatori per puro amore, allora questa situazione non sta più sotto
il segno dell’opposizione a Dio, ma, al contrario, sotto quello della
docilità all’amore che viene da Dio (cfr. Gal 1,4), e diventa quindi
sorgente di benedizione.Questo atto di straordinaria umiltà fu dettato
dal voler stabilire una comunione piena con ciascuno di noi, dal
desiderio di realizzare una vera solidarietà con noi, con la nostra
condizione.
Questo atto di Gesù anticipò la Croce, l’accettazione della morte per
i peccati nostri e di tutta l’umanità. Gesù prende sulle sue spalle il
peso della colpa dell’intera umanità, inizia la sua missione mettendosi
al posto dei peccatori, nella prospettiva della croce. Questo atto di
abbassamento, con cui Gesù volle uniformarsi totalmente al disegno
d’amore di Dio Padre.
Se, poi, volessimo riformulare le domande espresse poco sopra così:
“Ma perché dunque il Padre ha voluto questo? Perché ha mandato il suo
Figlio unigenito nel mondo come Agnello a prendere su di sé il peccato
del mondo (cfr Gv 1,29)?”, la risposta sarebbe: per donare
all’umanità la vita di Dio, il suo Spirito d’amore, perché ogni uomo
possa attingere da questa sorgente inesauribile di salvezza. Ecco perché
i genitori cristiani portano appena possibile i loro figli al fonte
battesimale, sapendo che la vita, che essi hanno loro comunicato, invoca
una pienezza, una salvezza che solo Dio può dare. E in questo modo i
genitori diventano collaboratori di Dio nel trasmettere ai loro figli
non solo la vita fisica ma anche quella spirituale.
2) Il nostro battesimo.
Certamente il battesimo di Gesù fu un battesimo diverso da quello che
da bambini o da adulti abbiamo ricevuto, ma non è privo di un profondo
rapporto con esso. In fondo, tutto il mistero di Cristo nel mondo si può
riassumere con questa parola, “battesimo”, che in greco significa
“immersione”. Il Figlio di Dio, che condivide dall’eternità con il Padre
e con lo Spirito Santo la pienezza della vita, è stato “immerso” nella
nostra realtà di peccatori, per renderci partecipi della sua stessa
vita: si è incarnato, è nato come noi, è cresciuto come noi e, giunto
all’età adulta, ha manifestato la sua missione iniziando proprio con il
“battesimo di conversione” dato da Giovanni il Battista. Il suo primo
atto pubblico, come i Vangeli ci dicono, è stato quello di scendere al
Giordano, confuso tra i peccatori penitenti, per ricevere quel
battesimo. Giovanni naturalmente non voleva, ma Gesù insistette, perché
quella era la volontà del Padre (cfr Mt 3,13-15).
In estrema sintesi, alla domanda: “Cosa vuol dire allora per noi
vivere questa festività del Battesimo di Gesù?”. La risposta è: “Vuol
dire vivere nel Battesimo di Gesù fintanto che Egli abbia preso tutto da
ciascuno di noi e ci abbia dato ogni cosa”. E come Egli prende tutto da
noi? Attraverso il nostro Battesimo.
Dunque, da quando Gesù Cristo, il Figlio unigenito del Padre si è
fatto battezzare, il cielo è realmente aperto e continua ad aprirsi, e
possiamo affidare ogni nuova vita che sboccia o che, ormai adulta vuole
immergersi nel Dio vero, alle mani di Colui che è più potente dei poteri
oscuri del male. Questo, in effetti, comporta il Battesimo: restituiamo
a Dio quello che da Lui è venuto.
Il Battesimo, infatti, è più di un lavaggio, di una purificazione. È
più dell’assunzione in una comunità. È una nuova nascita. È un nuovo
inizio della vita. Nel Battesimo ci doniamo a Cristo – Egli ci assume in
sé, affinché poi non viviamo più per noi stessi, ma grazie a Lui, con
Lui e in Lui; affinché viviamo con Lui e così per gli altri. Nel
Battesimo abbandoniamo noi stessi, deponiamo la nostra vita nelle sue
mani, così da poter dire con san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma
Cristo vive in me” (Gal 2,20)Il Battesimo implica questa
novità: la nostra vita appartiene a Cristo, non più a noi stessi. Ma
proprio per questo non siamo soli neppure nella morte, ma siamo con Lui
che vive sempre. Accolti da Cristo nel suo amore, siamo liberi dalla
paura e viviamo nel e dell’amore di Lui, Che è la Vita.
3) Il Battesimo dell’Autore del Battesimo.
Il brano del Vangelo, proposto in questa domenica che ricorda il
battesimo del Signore, si apre con due affermazioni di Giovanni
Battista: “Dopo di me viene Colui che è più forte di me: io vi battezzo
nell’acqua, ma Egli vi battezzerà in Spirito Santo» (Mc 1,7-8). La
predicazione del Battista è tutta racchiusa nella funzione di attirare
l’attenzione su Gesù. Nella sua estrema essenzialità (si veda la nota
1), il racconto del battesimo di Gesù è ricco di significati importanti.
Primo: Gesù – in Marco 1, 7-11 – è presentato nella duplice dimensione del suo mistero: l’uomo dalle umili origini (“venne da Nazareth di Galilea”) e l’amato Figlio di Dio.Secondo:
l’aprirsi dei cieli, la discesa dello Spirito, la voce celeste, tutto
converge nell’indicare che, con la manifestazione di Gesù sulle rive del
Giordano, irrompono i tempi messianici. L’invocazione accorata di Isaia
63,19 (“Se tu squarciassi i cieli e discendessi!”) è stata ascoltata:
dopo essere rimasto a lungo chiuso e silenzioso, il cielo torna ad
aprirsi, lo Spirito di Dio torna a essere in mezzo al popolo e la parola
del Signore torna a risuonare.
Nel Battesimo è il movimento del Natale che si ripete: Dio scende
ancora, entra in ciascuno di noi, nasce in noi perché noi nasciamo in
Dio e Cristo diventa il centro di ogni vita cristiana. Fatto che le
Vergini consacrate nel mondo sono chiamate a testimoniare in modo
particolare.In effetti le Vergini consacrate portano a compimento la
vocazione cristiana ricevuta nel battesimo con l’accoglienza della
propria vocazione particolare e vivono il loro essere donna come
donazione completa a Dio.
Nel percorso della loro maturazione umana e spirituale, la consacrazione nell’Ordo Virginum offre loro una modalità per vivere in pienezza la loro umanità, che il battesimo aveva innestato in Cristo.
In questa modalità di vita sviluppano l’originalità personale come
dono per sé e per gli altri. La loro vita posta totalmente in Dio
diventa esempio di relazione con se stesse, con gli altri, con Dio,
nella Chiesa, in un determinato contesto sociale e culturale.Nel rito di
consacrazione le vergine consacrate, chiamate da Dio Padre per un
disegno di amore (Rito di Consacrazione delle Vergini, 34), ricevono una “nuova unzione spirituale” (RCV, 29) che le radica nella consacrazione battesimale. Con la celebrazione della consecratio queste
donne sperimentano un nuovo modo di partecipare alla vita trinitaria,
in cui già il battesimo le aveva inserite e Dio le sostiene di giorno in
giorno nella fedeltà (RCV, 53).
*
LETTURA PATRISTICA
Girolamo, Comment. in Marc., l
BATTESIMO DEL SIGNORE
“Viene dopo di me uno che è più forte di me, e io non sono degno di prostrarmi per sciogliergli la correggia dei calzari” (Mc 1,7). Siamo di fronte a una grande prova di umiltà: è come se avesse dichiarato di non essere degno di essere servo del Signore…
“Io vi battezzo con acqua” (Mc 1,8), cioè sono
solamente un servo: egli è il creatore e il Signore: Io vi offro
l’acqua, sono una creatura e vi offro una cosa creata: egli che non è
stato creato, vi porge una cosa increata. Io vi battezzo con acqua, cioè
vi offro una cosa visibile; egli invece vi offre l’invisibile. Io che
sono visibile, vi do l’acqua visibile; egli che è invisibile, vi dà lo
Spirito invisibile.
“E accadde che in quei giorni venne Gesù da Nazaret della Galilea” (Mc 1,9).
Osservate il collegamento e il significato delle parole. L’evangelista
non dice, venne Cristo, e neppure venne il Figlio di Dio, ma venne Gesù.
Qualcuno potrebbe chiedere: perché non ha detto che venne Cristo? Parlo
secondo la carne: evidentemente Dio è da sempre santo e non ha bisogno
di santificazione, ma ora parliamo di Cristo secondo la carne. Allora
non era stato ancora battezzato e non era stato ancora unto dallo
Spirito Santo. Nessuno si scandalizzi: parlo secondo la carne, parlo
secondo la forma del servo che egli aveva assunto, cioè parlo di Colui
che venne al battesimo quasi fosse un peccatore. Così dicendo non
intendo affatto dividere il Cristo, come se una persona fosse il Cristo,
un’altra Gesù e un’altra il Figlio di Dio: ma intendo dire che, pur
essendo uno solo e essendo sempre lo stesso, apparve però a noi diverso a
seconda dei diversi momenti.
«Gesù da Nazareth della Galilea», dice Marco. Considerate il mistero.
Dapprima accorsero da Giovanni Battista la Giudea e gli abitanti di
Gerusalemme: nostro Signore che dette inizio al battesimo del Vangelo e
mutò in sacramenti del Vangelo i sacramenti della legge, non venne dalla
Giudea né da Gerusalemme, ma dalla Galilea delle genti. Gesù viene
infatti da Nazareth, villaggio della Galilea. Nazara significa fiore:
cioè il fiore, che è Gesù, viene dal fiore.
“E fu battezzato da Giovanni nel Giordano” (Mc 1,9).
È un grande atto di misericordia: si fa battezzare come un peccatore
colui che non aveva commesso alcun peccato. Nel battesimo del Signore
tutti i peccati vengono rimessi: ma, in un certo senso, il battesimo del
Signore precede la vera remissione dei peccati che ha luogo nel sangue
di Cristo, nel mistero della Trinità.
“E subito, risalendo dall’acqua, vide i cieli aperti” (Mc 1,10).
Tutto quanto è stato scritto, è stato scritto per noi: prima di
ricevere il battesimo abbiamo gli occhi chiusi e non vediamo il cielo. “E
vide lo Spirito come colomba, discendere e fermarsi su di lui. E una
voce venne dal cielo: «Tu sei il mio dilettissimo Figlio, in cui io mi
compiaccio»” (Mc 1,10-11). Gesù Cristo è battezzato da
Giovanni, lo Spirito Santo discende sotto forma di colomba e il Padre
dai cieli rende la sua testimonianza. Guarda o Ariano, guarda o eretico:
anche nel battesimo di Gesù c’è il mistero della Trinità. Gesù è
battezzato, lo Spirito discende come colomba, e il Padre parla dal
cielo.
«Vide i cieli aperti», scrive Marco. Così, dicendo «vide» mostra che
gli altri non videro: non tutti infatti vedono i cieli aperti. Che dice
infatti Ezechiele all’inizio del suo libro (Ez 1,2)? «E accadde
– dice – che mentre stavo seduto lungo il fiume Cabar in mezzo ai
deportati, vidi i cieli aprirsi «. Io vidi, dice: quindi gli altri non
vedevano. E non si creda che i cieli si aprano così, materialmente e
semplicemente: noi stessi che qui sediamo, vediamo i cieli aperti o
chiusi a seconda dei nostri meriti. La fede piena vede i cieli aperti,
la fede esitante li vede chiusi.
*
NOTE
1 In effetti, il Padre dà testimonianza al Figlio, lo Spirito Santo
in icona di colomba discende dal cielo, il Figlio china il proprio capo
immacolato per essere battezzato per manifestarsi all’uomo come
redentore dalla schiavitù del peccato. “Che grande mistero in questo
Battesimo celeste! Il Padre si fa sentire dal cielo, il Figlio appare
sulla terra, lo Spirito Santo si manifesta sotto forma di colomba: non
si può parlare infatti di vero Battesimo, né di vera remissione dei
peccati dove non sia la verità della Trinità, né si può concedere la
remissione dei peccati ove non si creda alla Trinità perfetta.”
(Cromazio di Aquileia, Discorso 34, 1-3).
2 Tutti gli evangelisti ci hanno tramandato l’evento (Mt 3, 13-17; <em> Mc 1, 9-11; Lc3,21-22; Gv 1,29-34).
Leggiamo il testo di Marco (1,9-10): “In quei giorni (Gesù) venne da
Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo
dall’acqua, vide aprirsi il cielo e lo Spirito Santo discendere su di
lui come una colomba”. Gesù era venuto al Giordano da Nazareth, dove
aveva trascorso gli anni della sua vita “nascosta”. Prima della sua
venuta, egli era stato annunziato da Giovanni, che al Giordano esortava
al “battesimo di penitenza”. “E predicava: “Dopo di me viene uno che è
più forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i
legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi
battezzerà con lo Spirito Santo”” (Mc 1,7-8). Si era ormai
sulla soglia dell’era messianica. Con la predicazione di Giovanni si
conchiudeva la lunga preparazione, che si era svolta sul filo di tutta
l’antica alleanza, e si può dire di tutta la storia umana, narrata dalle
sacre Scritture. Giovanni sentiva la grandezza di quel momento
decisivo, che interpretava come l’inizio di una nuova creazione, nella
quale scopriva la presenza dello Spirito che aleggiava sulla prima
creazione (Gn1,2). Egli sapeva e confessava di essere un
semplice annunciatore, precursore e ministro di colui che sarebbe venuto
a “battezzare con lo Spirito Santo”.
https://it.zenit.org/articles/il-battesimo-di-cristo-quale-epifania-della-trinita/
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