S. CLEMENTE ROMANO
Clemente di Roma ebbe tanta autorità nell'antichità cristiana, benché sia rimasta una sola opera di sua produzione, la Lettera ai Corinti. Da Origene, da Eusebio e da Girolamo, l'autore di questa lettera è identificato con il "collaboratore" di S.Paolo, nominato nell'epistola ai Filippesi: (4, 3). Secondo Ireneo, Clemente sarebbe stato il terzo successore di Pietro sulla cattedra di Roma: Pietro, Lino, Cleto e Clemente. Tuttavia Tertulliano afferma che Clemente fu ordinato dallo stesso S. Pietro. Già Epifanio cercò di conciliare le due affermazioni, spiegando che Clemente fu sì consacrato da S.Pietro, ma per amore della pace come primo successore di Pietro fu scelto Lino.
La cosiddetta Prima lettera di Clemente venne già utilizzata e citata nella lettera di S.Policarpo.
La lettera scritta da Clemente Romano alla comunità di Corinto in Grecia verso il 96-98 d.C., la si assume generalmente come il documento patristico pio antico. Si tratta di un intervento autorevole della chiesa di Roma negli affari interni della chiesa di Corinto, dove i presbiteri , cioè gli anziani della comunità, erano stati deposti dalla ribellione di alcuni non meglio identificati giovani riottosi. Abbiamo con questa lettera la prima manifestazione storica della coscienza del primato romano basato sull' autorità degli apostoli fondatori, Pietro e Paolo. , Con il richiamo al ravvedimento e alla penitenza, a piegare le ginocchia del cuore, Clemente intende restaurare l'autorità violata della gerarchia locale che costituisce il fondamento e la garanzia della pace e dell'armonia dei membri che formano la Chiesa, il vero Corpo di Cristo. L 'uso intensivo delle Sacre Scritture deve dimostrare quanto abbia nuociuto l'odio all'umanità e quali beni, invece, produce la concordia voluta dal Creatore.
Sotto il nome di Clemente è stata tramandata anche un'omelia , una predica che in realtà è da attribuire a un ignoto autore di area siriaca. Essa risale al 150 d.C. circa, ed è quindi da valutare come la più antica omelia cristiana che ci sia pervenuta essa è contenuta un'esortazione all'esercizio della castità, rivolta ai neo-convertiti nel quadro della liturgia dell'iniziazione batesimale.
La cosiddetta Prima lettera di Clemente venne già utilizzata e citata nella lettera di S.Policarpo.
La lettera scritta da Clemente Romano alla comunità di Corinto in Grecia verso il 96-98 d.C., la si assume generalmente come il documento patristico pio antico. Si tratta di un intervento autorevole della chiesa di Roma negli affari interni della chiesa di Corinto, dove i presbiteri , cioè gli anziani della comunità, erano stati deposti dalla ribellione di alcuni non meglio identificati giovani riottosi. Abbiamo con questa lettera la prima manifestazione storica della coscienza del primato romano basato sull' autorità degli apostoli fondatori, Pietro e Paolo. , Con il richiamo al ravvedimento e alla penitenza, a piegare le ginocchia del cuore, Clemente intende restaurare l'autorità violata della gerarchia locale che costituisce il fondamento e la garanzia della pace e dell'armonia dei membri che formano la Chiesa, il vero Corpo di Cristo. L 'uso intensivo delle Sacre Scritture deve dimostrare quanto abbia nuociuto l'odio all'umanità e quali beni, invece, produce la concordia voluta dal Creatore.
Sotto il nome di Clemente è stata tramandata anche un'omelia , una predica che in realtà è da attribuire a un ignoto autore di area siriaca. Essa risale al 150 d.C. circa, ed è quindi da valutare come la più antica omelia cristiana che ci sia pervenuta essa è contenuta un'esortazione all'esercizio della castità, rivolta ai neo-convertiti nel quadro della liturgia dell'iniziazione batesimale.
Prima lettera di S. Clemente ai Corinti
La Chiesa di Dio che è a Roma alla Chiesa di Dio che è a Corinto, agli eletti santificati nella volontà di Dio per nostro Signore Gesù Cristo. Siano abbondanti in voi la grazia e la pace di Dio onnipotente mediante Gesù Cristo.
Elogio dei Corinti
I, 1. Per le improvvise disgrazie e avversità capitatevi l'una dietro
l'altra, o fratelli, crediamo di aver fatto troppo tardi attenzione
alle cose che si discutono da voi, carissimi, all'empia e disgraziata
sedizione aberrante ed estranea agli eletti di Dio. Pochi sconsiderati e
arroganti l'accesero, giungendo a tal punto di pazzia che il vostro
venerabile nome, celebre e amato da tutti gli uomini, è fortemente
compromesso. 2. Chi, fermandosi da voi, non ebbe a riconoscere la vostra
fede salda e adorna di ogni virtù? Ad ammirare la vostra pietà
cosciente ed amabile in Cristo? Ad esaltare la vostra generosa pratica
dell'ospitalità? A felicitarsi della vostra scienza perfetta e sicura?
3. Facevate ogni cosa, senza eccezione di persona, e camminavate secondo
le leggi del Signore, soggetti ai vostri capi e tributando l'onore
dovuto ai vostri anziani. Esortavate i giovani a pensare cose moderate e
degne. Raccomandavate alle donne di compiere tutto con coscienza piena,
dignitosa e pura, amando sinceramente, come conviene, i loro mariti;
insegnavate a ben accudire alla casa, attenendosi alla norma della
sottomissione e ad essere assai prudenti.II, 1. Tutti eravate umili e senza vanagloria, volendo più ubbidire che comandare, più dare con slancio che ricevere. Contenti degli aiuti di Cristo nel viaggio e meditando le sue parole, le tenevate nel profondo dell'animo, e le sue sofferenze erano davanti ai vostri occhi. 2. Così una pace profonda e splendida era data a tutti e un desiderio senza fine di operare il bene e una effusione piena di Spirito Santo era avvenuta su tutti. 3. Colmi di volontà santa nel sano desiderio e con pietà fiduciosa, tendevate le mani verso Dio onnipotente, supplicandolo di essere misericordioso se in qualche cosa, senza volerlo, avevate peccato. 4. Giorno e notte per tutta la vostra comunità vi adoperavate a salvare con pietà e coscienza il numero dei suoi eletti. 5. Gli uni verso gli altri eravate sinceri, semplici e senza rancori. 6. Ogni sedizione ed ogni scisma era per voi orribile. Vi affliggevate per le disgrazie del prossimo e ritenevate le sue mancanze come vostre. 7. Senza pentirvi mai di ogni buona azione, eravate pronti ad ogni opera di bene. 8. Ornati di una condotta virtuosa e venerata, compivate ogni cosa nel timore di Lui: i comandamenti e i precetti del Signore erano scritti nella larghezza del vostro cuore.
Funeste conseguenze della discordia
III, 1. Ogni onore e abbondanza vi erano stati concessi e si era
compiuto ciò che fu scritto: "Il diletto mangiò e bevve, si fece largo e
si ingrassò e recalcitrò". 2. Di qui gelosia e invidia, contesa e
sedizione, persecuzione e disordine, guerra e prigionia. 3. Così si
ribellarono i disonorati contro gli stimati, gli oscuri contro gli
illustri, i dissennati contro i saggi, i giovani contro i vecchi. 4. Per
questo si sono allontanate la giustizia e la pace, in quanto ognuno ha
abbandonato il timore di Dio ed ha oscurato la sua fede; non cammina
secondo i comandamenti divini, non si comporta come conviene a Cristo,
ma procede secondo le passioni del suo cuore malvagio, in preda alla
gelosia ingiusta ed empia attraverso la quale anche "la morte venne nel
mondo".
Esempi del Vecchio Testamento
IV, 1. Così è scritto: "Accadde che, dopo molti giorni, Caino offrì a
Dio in sacrificio dei frutti della terra e Abele offri anche lui in
sacrificio dei primogeniti delle pecore e del loro grasso. 2. E Dio
guardò Abele e i suoi doni, ma non prestò attenzione a Caino e ai suoi
sacrifici. 3. Caino ne fu molto rattristato e il suo volto mostrava
abbattimento. 4. Dio disse a Caino: perché sei triste, e perché il tuo
volto mostra abbattimento? Non hai frse peccato, se, pur offrendo
rettamente il tuo sacrificio, non hai diviso rettamente le parti? 5.
Rasserenati: la tua offerta ritorna a te e tu ne potrai disporre. 6.
Disse Caino al fratello Abele: andiamo in campagna. E avvenne che mentre
erano in campagna Caino si gettò sul fratello e l'uccise". 7. Vedete,
fratelli, l'invidia e la gelosia portarono al fratricidio. 8. Per
l'invidia il nostro padre Giacobbe fuggì dal cospetto di suo fratello
Esaù. 9. L'invidia fece perseguitare Giuseppe sino alla morte e portarlo
sino alla schiavitù. 10.L'invidia spinse Mosè a fuggire dalla presenza
del Faraone, re di Egitto, nel sentire da un suo connazionale: "Chi ti
ha posto come arbitro e giudice su di noi? Tu credi di uccidermi come
hai ucciso ieri l'egiziano?". 11. Per invidia Aronne e Maria
alloggiarono fuori dell'accampamento. 12. L'invidia portò vivi
nell'inferno Datan ed Abiran per essersi ribellati contro il servo di
Dio Mosè. 13. Per l'invidia David ebbe non solo l'odio degli stranieri,
ma fu anche perseguitato da Saul, re d'Israele.
Esempi del Nuovo Testamento
V, 1. Ma lasciando gli esempi antichi, veniamo agli atleti
vicinissimi a noi e prendiamo gli esempi validi della nostra epoca. 2.
Per invidia e per gelosia le più grandi e giuste colonne furono
perseguitate e lottarono sino alla morte. 3. Prendiamo i buoni apostoli.
4. Pietro per l'ingiusta invidia non una o due, ma molte fatiche
sopportò, e così col martirio raggiunse il posto della gloria. 5. Per
invidia e discordia Paolo mostrò il premio della pazienza. 6. Per sette
volte portando catene, esiliato, lapidato, fattosi araldo nell'oriente e
nell'occidente, ebbe la nobile fama della fede. 7. Dopo aver predicato
la giustizia a tutto il mondo, giunto al confine dell'occidente e resa
testimonianza davanti alle autorità, lasciò il mondo e raggiunse il
luogo santo, divenendo il più grande modello di pazienza.
Una schiera di eletti
VI, 1. A questi uomini che vissero santamente si aggiunse una grande
schiera di eletti, i quali, soffrendo per invidia molti oltraggi e
torture, furono di bellissimo esempio a noi. 2. Per gelosia furono
perseguitate le donne, giovanette e fanciulle che soffrirono oltraggi
terribili ed empi per la fede. Affrontarono una corsa sicura ed ebbero
una ricompensa generosa, esse deboli nel fisico. 3. La gelosia allontanò
le mogli dai mariti ed alterò la parola del nostro padre Adamo: "Ecco
ella è osso delle mie ossa e carne della mia carne". 4. La gelosia e la
discordia rovinarono molte città e distrussero grandi nazioni.
Il pentimento
VII, 1. Carissimi, scriviamo tutte queste cose non solo per avvertire
voi, ma anche per ricordarle a noi. Siamo sulla stessa arena e uno
stesso combattimento ci attende. 2. Lasciamo i vani ed inutili pensieri e
seguiamo la norma gloriosa e veneranda della nostra tradizione. 3.
Vediamo ciò che è bello, ciò che è piacevole e gradito davanti a chi ci
ha creato. 4. Guardiamo il sangue di Gesù Cristo e consideriamo quanto
sia prezioso al Padre suo. Effuso per la nostra salvezza portò al mondo
la grazia del pentimento. 5. Scorriamo tutte le generazioni e notiamo
che di generazione in generazione il maestro "diede luogo al pentimento"
per tutti quelli che volevano a lui rivolgersi. 6. Noè predico il
pentimento e tutti quelli che l'ascoltarono furono salvi. 7. Giona
predisse lo sterminio ai Niniviti, ma essi, pentiti dei loro peccati, si
resero propizio Dio pregando ed ebbero la salvezza, benché estranei a
Dio.
Il pentimento è desiderato dal Signore
VIII, 1. I ministri della grazia di Dio parlarono del pentimento per
mezzo dello Spirito Santo. 2. Anche il Signore di tutte le cose parlò
del pentimento col giuramento: "Io vivo - dice il Signore - e non voglio
la morte del peccatore, bensì la sua conversione". Aggiunse anche un
buon proposito. 3. "Pentiti, o casa d'Israele, della tua iniquità.
Riferisci ai figli del mio popolo: anche se i vostri peccati arriveranno
dalla terra al cielo e saranno più rossi dello scarlatto e più neri del
sacco, e vi convertite a me con tutto il cuore e direte: "Padre", io vi
ascolterò come un popolo santo". 4. In un altro passo dice così:
"Lavatevi e purificatevi, toglietevi le cattiverie dalle vostre anime
innanzi ai miei occhi. Cessate dalle vostre iniquità, imparate a fare il
bene, ricercate la giustizia, liberate l'oppresso, rendete il suo
diritto all'orfano e rendete giustizia alla vedova, e poi discuteremo,
dice il Signore. E se i vostri peccati fossero come la porpora, io li
renderò bianchi come la neve; se fossero come lo scarlatto li renderò
bianchi come la lana. Se volete e mi ascoltate, vi nutrirete dei beni
della terra. Se non volete e non mi ascoltate, una spada vi divorerà.
Questo infatti la bocca del Signore disse". 5. Egli nella sua
onnipotente volontà ha deciso che tutti i suoi diletti partecipino al
pentimento.
Enoch e Noè
IX, 1. Obbediamo dunque alla sua grandiosa e gloriosa volontà.
Divenuti supplici della sua misericordia e della sua bontà,
prosterniamoci e rivolgiamoci alla sua pietà, abbandonando la vanità, la
discordia e la gelosia che conduce alla morte. 2. Guardiamo i ministri
perfetti della sua grandezza e della sua gloria. 3. Prendiamo Enoch che
fu trovato giusto nella sua ubbidienza e fu elevato dal mondo senza
morire. 4. Noè fu trovato fedele. Mediante il suo ministero predicò al
mondo la rinascita ed il Signore, suo tramite, salvò gli animali che in
concordia erano entrati nell'arca.
Abramo
X, 1. Abramo, chiamato l'amico, fu trovato fedele nell'essere
ubbidiente alle parole di Dio. 2. Egli per ubbidienza uscì dalla sua
terra, dalla sua parentela e dalla casa di suo padre. Per aver
abbandonato una piccola terra, una parentela insignificante e una umile
casa, ereditò le promesse di Dio. 3. Dice a lui (il Signore): "Esci
dalla tua terra, dalla tua parentela, dalla casa di tuo padre per andare
nel paese che ti mostrerò. Farò di te una grande nazione, ti benedirò e
renderò grande il tuo nome e tu sarai benedetto. Benedirò quelli che ti
benediranno e maledirò quelli che ti malediranno e in te saranno
benedette tutte le tribù della terra". 4. E di nuovo, nel separarsi da
Lot, Dio gli disse: "Alza i tuoi occhi e dal luogo ove sei guarda a
nord, a mezzogiorno e ad oriente verso il mare. Tutta la terra che tu
vedi la darò a te e alla tua discendenza per sempre. 5. Renderò la tua
discendenza come la sabbia della terra. Se qualcuno può contare la
sabbia della terra, conterà anche la tua discendenza". 6. E di nuovo
parla: "Dio condusse fuori Abramo e gli disse: guarda il cielo e conta
le stelle se puoi contarle. Così sarà la tua discendenza. Abramo
credette a Dio e gli fu reputato a giustizia". 7. Per la fede e
l'ospitalità gli fu dato un figlio nella vecchiaia e per obbedienza lo
offrì in sacrificio a Dio sopra uno dei monti che gli indicò.
Lot
XI, 1. Per l'ospitalità e la pietà Lot fu salvato da Sodoma, quando
tutta la regione fu punita dal fuoco e dallo zolfo. Chiaramente il
Signore mostrava che egli non abbandona quelli che sperano in lui, e
manda punizioni e tormenti a quelli che sono ribelli. 2. Infatti la
moglie uscita insieme a Lot, poiché era di diversi sentimenti e in
disaccordo, fu trasformata in una colonna di sale. Fu posta quale segno
sino ai nostri giorni, perché fosse noto a tutti che si separano e non
credono alla potenza di Dio, sono di condanna e di esempio a tutte le
generazioni.
Raab
XII, 1. Per la fede e l'ospitalità fu salvata la meretrice Raab. 2.
Quando Gesù di Nave mando gli esploratori a Gerico e il re della regione
seppe che erano venuti ad esplorare la sua terra mandò gli uomini per
prenderli e ucciderli. 3. L'ospitale Raab allora, dopo averli accolti,
li nascose nella soffitta sotto gli steli di lino. 4. Sopraggiunti (i
messi) del re le dissero: "Quelli che sono venuti ad esplorare la nostra
terra sono entrati da te; cacciali fuori, il re comanda così". Essa
rispose: "Gli uomini che cercate sono entrati da me, ma subito sono
usciti e camminano sulla strada" e mostrava loro la direzione opposta.
5. Disse agli uomini (che aveva nascosto): "So bene che il Signore Iddio
vi affida questa terra; lo spavento e il terrore sono caduti sugli
abitanti. Quando ve ne sarete impadroniti salvate me e la casa di mio
padre". 6. Essi le risposero: "Sarà come tu hai detto. Quando ti accorgi
che stiamo per venire, riunisci tutti i tuoi sotto il tuo tetto e
saranno salvi; quanti saranno trovati fuori della casa saranno uccisi".
7. Stabilirono di dare un segnale, di appendere, cioè, dello scarlatto
alla casa. Si manifestava così che per mezzo del sangue del Signore ci
sarebbe stato il riscatto per tutti quelli che credono e sperano in Dio.
8. Vedete, carissimi, che in questa donna non c'era solo la fede, ma
anche la profezia.
L'umiltà
XIII, 1. Dunque, fratelli, siamo umili deponendo ogni baldanza,
boria, stoltezza ed ira e facciamo quello che è scritto. Dice infatti lo
Spirito Santo: "I1 saggio non si glori della sua sapienza nè il forte
della sua forza, nè il ricco della sua ricchezza, ma chi si gloria si
glori nel Signore, di ricercarlo e di praticare il diritto e la
giustizia". Ricordiamoci soprattutto delle parole che il Signore Gesù
disse insegnandoci la benevolenza e la magnanimità. 2. Così disse:
"Siate misericordiosi per ottenere misericordia; perdonate per essere
perdonati; come farete agli altri, così sarà fatto a voi; come date,
così sarà dato a voi; come giudicate, così sarete giudicati; la bontà
che usate, sarà usata; la misura con la quale misurate, sarà di misura
per voi". 3. Rafforziamoci in questo comandamento e in questi precetti,
per procedere umili ed ubbidienti alle Sue sante parole. Dice la sua
santa parola: 4. "A chi rivolgerò lo sguardo se non al mite, al pacifico
e a chi teme le mie parole?".L'orgoglio
XIV, 1. E' giusto e santo, fratelli, che noi siamo ubbidienti a Dio, piuttosto che seguire nell'arroganza e nella sedizione i capi dell'esecranda gelosia. 2. Noi ci esponiamo non ad un danno leggero, bensì ad un grande pericolo se audacemente ci abbandoniamo ai voleri di uomini che gettano nella contesa e nelle sedizioni per distoglierci da ciò che è bene. 3. Siamo buoni gli uni verso gli altri, secondo la compassione e la dolcezza di chi ci ha fatti. 4. E' scritto: "I buoni abiteranno la terra, e gli innocenti resteranno su di essa, ma i peccatori vi saranno sterminati". 5. E dice di nuovo: "Ecco l'empio esaltato e innalzato come i cedri del Libano; passai e non c'era più e cercai il luogo dov'era e non lo trovai. Custodisci l'innocenza e osserva la rettitudine. Per l'uomo pacifico c'è una posterità".
Unità e pace
XV, 1. Uniamoci, dunque, a quelli che religiosamente vivono la pace e
non a quelli che la vogliono con ipocrisia. 2. Dice infatti: "Questo
popolo mi onora con le labbra e il suo cuore è lontano da me". 3. E di
nuovo: "Con la bocca mi benedicevano e con il cuore mi maledicevano". 4.
Di nuovo dice: "Lo amavano con la bocca e con la lingua gli mentivano,
il loro cuore non era retto con lui, nè rimanevano fedeli alla sua
alleanza". 5. Per questo "divengano mute le loro labbra ingannatrici che
dicono iniquità contro il giusto". E di nuovo: "Disperda il Signore
tutte le labbra ingannatrici, la lingua orgogliosa, quel1i che dicono:
noi renderemo potente la nostra lingua, le nostre labbra sono per noi.
Chi è padrone di noi? 6. Per la miseria dei poveri e i lamenti dei
bisognosi mi leverò, dice il Signore, li porrò in salvo; 7. e parlerò
liberamente con loro".
Umiltà di Cristo
XVI, 1. Cristo è degli umili, non di chi si eleva sul suo gregge. 2.
Lo scettro della maestà di Dio, il Signore Gesù Cristo, non venne nel
fragore della spavalderia e dell'orgoglio - e l'avrebbe potuto - ma
nell'umiltà di cuore, come lo Spirito Santo ebbe a dire di lui: 3.
"Signore, chi credette alla nostra voce? e il braccio del Signore a chi
fu rivelato? Noi l'annunciammo alla sua presenza: egli è come un
fanciullo, come una radice nella terra assetata; non ha apparenza nè
gloria. Noi lo vedemmo, non aveva una bella apparenza, ma l'aspetto suo
era spregevole, lontano dall'aspetto degli uomini. Come l'uomo che è nel
dolore e nel travaglio e che sa sopportare l'afflizione perché nasconde
il suo volto, non fu onorato e tenuto in considerazione. 4. Egli porta i
nostri peccati e soffre per noi, e noi l'abbiamo considerato punito,
castigato da Dio e umiliato. 5. Egli fu ferito per i nostri peccati e
tribolato per le nostre malvagità. I1 castigo che ci dà salvezza è su di
lui; fummo risanati per le sue lividure.6. Tutti come pecore eravamo
sbandati; l'uomo si era sviato dal suo cammino. 7. E il Signore diede
lui per i nostri peccati, e lui per essere stato maltrattato, non apre
bocca. Come pecora fu condotto al macello e come l'agnello muto davanti a
chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. Nell'umiliazione fu tolta
la sua condanna. 8. Chi spiegherà la sua generazione? La sua vita è
presa dalla terra. 9. Per le malvagità del mio popolo è giunto alla
morte. 10. E darò i malvagi in cambio della sua sepoltura e i ricchi in
cambio della sua morte. 11. Se fate sacrifici per il peccato, la vostra
anima vedrà una lunga posterità. 12. E il Signore vuole liberarlo
dall'afflizione della sua anima, mostrargli la luce e plasmarlo con
l'intelligenza e giustificare il giusto che si fa servo di molti; ed
egli porterà i loro peccati. 13. Per questo egli erediterà molti e
dividerà le spoglie dei forti come ricompensa, poiché fu consegnata alla
morte la sua anima, e fu considerato tra i malvagi. 14. Egli portò i
peccati di molti e fu tradito per i loro peccati". 15. E di nuovo egli
dice: "Io sono un verme e non un uomo, obbrobrio degli uomini e
disprezzo del popolo. 16. Tutti quelli che mi vedono mi scherniscono,
parlano tra le labbra e scuotono il capo: ha sperato nel Signore, Lui lo
liberi, lo salvi se lo vuole". 17. Vedete, carissimi, quale modello ci è
dato! Se il Signore si è umiliato a tal punto, che cosa faremo noi che,
per mezzo suo, siamo venuti sotto il giogo della sua grazia?
Umiltà di santi
XVII, 1. Siamo imitatori di quelli che camminavano nelle pelli di
capra e di pecora annunziando la venuta di Cristo. Alludiamo ai profeti
Elia ed Eliseo ed anche Ezechiele, ed oltre a questi anche a coloro che
resero testimonianza. 2. Fu grandemente testimoniato Abramo e fu
chiamato amico di Dio, e dice con umiltà guardando alla gloria di Dio:
"Io sono polvere e cenere". 3. Anche di Giobbe è scritto così: a Giobbe
era giusto, irreprensibile, veritiero, pio, alieno da ogni male". 4. Ma
egli si accusa dicendo: "Nessuno è mondo da macchia, neppure se la sua
vita è di un giorno". 5. Mosè fu chiamato "il fedele in tutta la sua
casa" e per il suo servizio Dio punì l'Egitto con i flagelli e i
tormenti. Ma egli, grandemente onorato, non si vantò e disse dal roveto
quando ebbe la rivelazione: "Chi sono io, perché mandi me? Io sono
debole di voce e di lingua tarda". 6. E di nuovo dice: "Io sono vapore
che esce dalla pentola".
Umiltà di David
XVIII, 1. Che diremo di David cui fu data testimonianza? A lui disse
il Signore: "Ho trovato un uomo secondo il mio cuore, David figlio di
Iesse; lo unsi nella mia eterna misericordia". 2. Ma anch'egli dice a
Dio: "Abbi pietà di me, secondo la tua grande pietà e la pienezza della
tua compassione cancelli la mia iniquità. 3. Lavami dalla mia malvagità e
purificami dal mio peccato perché io conosco la mia iniquità e il mio
peccato mi è sempre davanti. 4. Contro te solo ho peccato ed ho fatto il
male alla tua presenza, perché tu sia trovato giusto nelle tue parole e
vinca quando sei chiamato in giudizio. 5. Ecco, sono stato concepito
nell'iniquità e nei peccati mi concepì mia madre. 6. Ecco, tu hai amato
la verità e mi hai svelato gli arcani e i segreti della tua sapienza. 7.
Mi aspergerai con l'issopo e sarò purificato, mi laverai e sarò bianco
più della neve. 8. Mi farai sentire allegria e gioia ed esalteranno le
ossa umiliate. 9. Distogli il tuo volto dai miei peccati e cancella
tutte le mie iniquità. 10. Crea in me un cuore puro, o Dio, e rinnova
nelle mie viscere uno spirito retto. 11. Non cacciarmi dal tuo cospetto e
non togliere da me il tuo santo spirito. 12. Dammi la gioia della tua
salvezza e fortificami con lo spirito che mi guidi. 13. Insegnerò ai
perversi le tue vie e gli empi si convertiranno a te. 14. Purificami dai
delitti di sangue, o Dio, Dio della mia salvezza. 15. La mia lingua
celebrerà la tua giustizia. Signore tu aprirai la mia bocca e le mie
labbra annunzieranno la tua lode. 16. Se tu volessi un sacrificio lo
darei; tu non ti compiaci di olocausti. 17. E' sacrificio a Dio uno
spirito contrito; Dio non disprezzerà un cuore contrito ed umiliato".
La pace
XIX, 1. L'umiltà e la modestia di siffatti uomini, tanto celebri per
l'obbedienza, hanno reso migliori non solo noi, ma anche le generazioni a
noi precedenti e quelli che recepiscono le parole di Lui nel timore e
nella verità. 2. Partecipi, dunque, di molte e grandi azioni gloriose,
corriamo verso la meta di pace dataci fin dal principio e guardiamo il
padre e creatore di tutto l'universo. Attacchiamoci ai doni e ai
benefici della pace, magnifici e sublimi. 3. Contempliamolo con il
pensiero e guardiamo con gli occhi dell'anima la grande sua volontà!
Consideriamo quanto sia equanime verso ogni sua creatura.
L'armonia del mondo nella pace e nella concordia
XX, 1. I cieli che si muovono secondo l'ordine di Lui gli ubbidiscono
nell'armonia. 2. Il giorno e la notte compiono il corso da Lui
stabilito e non si intralciano a vicenda. 3. Il sole e la luna e i cori
delle stelle secondo la Sua direzione girano in armonia senza deviazione
per le orbite ad essi assegnate. 4. La terra, feconda per Sua volontà,
produce abbondante nutrimento per gli uomini, per le fiere e per tutti
gli animali che vivono su di essa, senza riluttanza e senza cambiare
nulla dei Suoi ordinamenti. 5. Le cose misteriose degli abissi e i
giudizi inesplicabili degli inferi sono retti dagli stessi ordinamenti.
6. La massa del mare immenso che nella sua creazione si raccolse nei
suoi antri, non supera i limiti posti, ma come fu ad esso ordinato, così
agisce. 7. Disse infatti: "Fin qui tu verrai, e i tuoi flutti si
infrangeranno in te stesso". 8. L'oceano senza fine per gli uomini e i
mondi, che sono oltre, sono retti dalle stesse leggi del Signore. 9. Le
stagioni di primavera, d'estate, d'autunno e d'inverno si susseguono in
armonia una dopo l'altra. 10. I venti nell'incalzarsi compiono nel
proprio tempo il loro servizio senza intralcio; le sorgenti perenni
create per il rinfrancamento e la salute, senza mai cessare, offrono da
bere per la vita degli uomini. Anche gli animali più piccoli si
riuniscono nella pace e nella concordia. 11. Il creatore e signore
dell'universo dispose che tutte queste cose fossero nella pace e nella
concordia, benefico verso tutto e particolarmente verso di noi che
ricorriamo alla sua pietà per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo. 12. A
Lui la gloria e maestà nei secoli dei secoli. Amen.
Ubbidienza al Signore
XXI, 1. Guardate, carissimi, che i numerosi benefici di Lui non
diventino condanna per noi se vivendo in modo degno di Lui non facciamo
nella concordia ciò che è bello e gradito al suo cospetto. 2. Dice,
infatti, in un luogo: "Lo Spirito del Signore è lucerna che esplora le
profondità delle viscere". 3. Consideriamo che egli è vicino e nulla gli
sfugge nè dei nostri pensieri nè dei discorsi che facciamo. 4. E'
quindi giusto che non ci discostiamo dalla sua volontà. 5. E' meglio
urtare gli uomini stolti, ignoranti, superbi, vanagloriosi nella
spavalderia della loro parola che urtare Dio. 6. Veneriamo il Signore
Gesù Cristo il cui sangue fu dato per noi, rispettiamo quelli che ci
guidano, onoriamo gli anziani, educhiamo i giovani al timore di Dio,
indirizziamo al bene le nostre donne. 7. Esse mostrino l'indimenticabile
costume della purezza, manifestino la loro vera volontà di pace,
rendano palese la moderazione della loro lingua mediante il silenzio ed
esercitino la carità non secondo le passioni, ma santamente senza
parzialità per tutti quelli che temono Dio. 8. I nostri figli
partecipino dell'educazione in Cristo; imparino che cosa possano
l'umiltà e l'amore presso il Signore e come sia bello e grande il timore
di Lui che salva tutti quelli che vivono santamente in Lui con mente
pura. 9. Egli è scrutatore dei pensieri e dei sentimenti. Il suo spirito
è in noi, e quando vuole lo toglie.
La grandezza della fede e la miseria dei peccatori
XXII, 1. La fede in Cristo conferma tutte queste cose. Egli per mezzo
dello Spirito Santo così ci esorta: "Figli, ascoltatemi: vi insegnerò
il timore del Signore. 2. Chi è l'uomo che vuole la vita, desiderando
vedere giorni felici? Frena la tua lingua dal male e le tue labbra dal
parlare con inganno. 4. Evita il male e opera il bene. 5. Cerca la pace e
perseguila. 6. Gli occhi del Signore sono sui giusti e le sue orecchie
attente alla loro supplica. La faccia del Signore è verso quelli che
fanno il male, per distruggere dalla terra il loro ricordo. 7. Il giusto
ha gridato e il Signore l'ha ascoltato e l'ha liberato da tutti gli
affanni. 8. Molte sono le tribolazioni del giusto, ma da tutte lo
libererà il Signore". E ancora: "Molte sono le afflizioni del peccatore,
ma la misericordia circonderà coloro che sperano nel Signore".
Fede in Cristo
XXIII, 1. Il Padre misericordioso e benevolo in tutto ha cuore verso
coloro che lo temono, e con dolcezza e con soavità offre le sue grazie a
quelli che si rivolgono a lui con semplicità di pensiero. 2. Perciò non
restiamo dissociati, nè la nostra anima si gonfi dei suoi benefici
sovrabbondanti e magnifici. 3. Non sia per noi la Scrittura quando
parla: "Infelici quelli dall'animo doppio e vacillanti nello spirito che
dicono: queste cose udimmo già dai padri nostri, ora siamo diventati
vecchi e nulla di questo ci è accaduto. 4. O stolti paragonatevi ad un
albero; prendete ad esempio la vite; prima perde le foglie, poi si ha il
germoglio, poi la foglia, poi il fiore e dopo ciò il grappolo verde,
infine l'uva matura".Vedete che in poco tempo il frutto dell'albero si
matura. 5. In verità presto e improvvisamente si compirà la volontà di
Lui, e lo attesta anche la Scrittura: "Egli verrà presto e non tarderà" e
"all'improvviso verrà il Signore nel suo tempio e il santo che voi
attendete".
La risurrezione
XXIV, 1. Carissimi, notiamo come il Signore ci mostri di continuo la
futura resurrezione di cui ci diede come primizia il Signore Gesù Cristo
risuscitandolo dai morti. 2. Osserviamo, carissimi, la resurrezione che
avviene di volta in volta. 3. Il giorno e la notte ci mostrano la
resurrezione; cessa la notte e sorge il giorno; se ne va il giorno e
sopraggiunge la notte. 4. Prendiamo i frutti. In che modo e in qual
parte germoglia il seme? 5. Uscì il seminatore e gettò nella terra i
semi; secchi e nudi caduti nella terra si dissolvono. Poi la grandezza
della provvidenza del Signore li fa rinascere, e da uno solo crescono
molti e portano frutto.
La fenice
XXV, 1. Consideriamo lo strano prodigio che avviene nelle terre
d'oriente, cioè in quelle vicino all'Arabia. 2. Vi è un uccello chiamato
fenice: è il solo della specie e vive cinquecento anni. Quando è vicino
a morire si fa un nido con incenso, mirra ed altri aromi e giunta l'ora
vi entra e muore. 3. Dalla carne in putrefazione nasce un verme che
nutrendosi dei succhi dell'animale morto, mette le ali. Poi, divenuto
forte prende quel nido in cui sono le ossa del suo genitore e
portandoselo passa dall'Arabia all'Egitto nella città chiamata Eliopoli.
4. E di giorno sotto lo sguardo di tutti, volando sull'altare del sole
lo depone e così torna indietro. 5. Pertanto i sacerdoti esaminano gli
annali e trovano che esso è giunto al compiersi del cinquecentesimo
anno.
La grandezza delle promesse
XXVI, 1. Riteniamo, dunque, cosa grande e straordinaria che il
creatore dell'universo opererà la risurrezione di coloro che lo hanno
servito santamente nella sicurezza di una fede sincera. Non ci comprova
anche in un uccello la grandezza della sua promessa? 2. Dice infatti:
"Mi risusciterai e ti loderò". E: "Mi coricai e dormii, mi svegliai
poiché tu sei con me". 3. E ancora dice Giobbe: "E risusciterai questa
mia carne che ha sopportato queste cose".Il Signore tutto conosce e possiede
XXVII, 1. Con questa speranza le nostre anime si stringano al fedele nelle promesse e al giusto nei giudizi. 2. Chi ci ordina di non mentire, egli soprattutto non mentirà. Nulla è impossibile a Dio, tranne il mentire. 3. Si riaccenda dunque la fede di lui in noi, e riflettiamo che ogni cosa gli è vicina. 4. Nella parola della sua maestà ha fatto sussistere tutte le cose e nella parola le può distruggere. 5. Chi gli può chiedere: "Cosa hai fatto? Chi può resistere alla potenza della sua forza?". Quando vuole e come vuole farà ogni cosa e nulla cadrà delle cose da lui stabilite. 6. Tutto gli è presente e nulla si cela alla sua volontà. 7. Se "I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l'opera delle sue mani; il giorno la trasmette al giorno e la notte la fa conoscere alla notte; e non esistono parole nè lingue di cui non si comprendono i suoni".
Dio tutto vede e ascolta
XXVIII, 1. Dio vede ed ascolta dunque ogni cosa. Temiamolo
abbandonando i malvagi desideri di opere ignobili per essere protetti
con la sua misericordia nel giudizio futuro. 2. Dove uno di noi può
sfuggire alla sua potente mano? Quale mondo può dare rifugio a chi lo
diserta? Dice infatti la Scrittura: 3. "Dove andrò e dove mi nasconderò
al tuo sguardo? Se salgo in cielo, tu sei là; se vado agli estremi
limiti della terra, là è la tua destra; se mi stendo negli abissi, là è
il tuo spirito". 4. Dove uno può ritirarsi? Dove può fuggire lontano da
chi tutto abbraccia?
Israele popolo eletto
XXIX, 1. Avviciniamoci a Lui nella santità dell'anima, alzando a Lui
le mani pure e senza macchia e amando il nostro padre benevolo e
misericordioso, il quale fece di noi una porzione scelta per sè. 2.
Così, infatti, è scritto: "Quando l'Altissimo distribuì le genti e
disseminò i figli di Adamo, stabilì i confini delle nazioni secondo il
numero degli angeli di Dio. Porzione del Signore fu il popolo di
Giacobbe, Israele fu la parte della sua eredità". 3. In un altro passo
la Scrittura dice: "Ecco, il Signore ha preso per sè un popolo in mezzo
alle genti come un uomo serba per sè la primizia della sua aia. Da
questo popolo uscirà il santo dei santi".
Le opere e non le parole
XXX, 1.Essendo noi una porzione santa, praticheremo tutto ciò che
appartiene alla santità: fuggiamo le maldicenze, gli amplessi impuri e
ignobili, l'ubriachezza, la mania innovatrice, le passioni orribili,
l'adulterio infame e l'orgoglio odioso. 2. "Dio, infatti, dicono,
resiste ai superbi, e dà la grazia agli umili". 3. Uniamoci dunque a
coloro ai quali la grazia è data da Dio; rivestiamoci della concordia
rendendoci umili e padroni di noi stessi, lontani da ogni mormorazione e
maldicenza, giudicando con le opere e non con le parole. 4. La
Scrittura dice infatti: "Chi parla molto, anche a sua volta ascolterà;
il ciarliero pensa forse di essere giusto? 5. Benedetto il nato da donna
che ha vita breve. Non essere abbondante di parole". 6. La nostra lode
sia in Dio e non per noi stessi. Dio disdegna i lodatori di se stessi.
7. La testimonianza della buona azione sia data agli altri, come fu data
ai nostri padri giusti. 8. La temerità, la presunzione e l'audacia sono
per i maledetti da Dio; la benevolenza, l'umiltà e la dolcezza, invece,
per i benedetti da Dio.
Benedizione divina
XXXI, 1. Uniamoci alla Sua benedizione e vediamone le vie. Sfogliamo
gli avvenimenti dall'inizio. 2. Per quale motivo il nostro padre Abramo
fu benedetto se non per aver praticato con fede la giustizia e la
verita? 3. Isacco, conoscendo il futuro, con fiducia si fece volentieri
condurre al sacrificio. 4. Giacobbe con umiltà si allontanò dalla sua
terra per il fratello e andò da Labano e ne divenne servitore. A lui fu
dato lo scettro delle dodici tribù di Israele.
La fede
XXXII, 1. A considerare sinceramente uno ad uno i beni elargiti da
lui si riconosceranno grandiosi. 2. Da Giacobbe, discendono tutti i
sacerdoti e i leviti ministri dell'altare di Dio; da lui il Signore Gesù
secondo la carne; da lui i re, gli arconti e i capi secondo Giuda; ne
sono di piccola gloria gli altri scettri, come Dio aveva promesso: "La
tua discendenza sarà numerosa come le stelle del cielo". 3. Tutti furono
glorificati ed esaltati non per se stessi o per le loro opere o per
l'azione giusta che avevano compiuto, ma per la volontà Sua. 4. E noi,
dunque, che per Sua volontà siamo stati chiamati in Gesù Cristo, non
siamo giustificati nè per la nostra sapienza o intelligenza o pietà o le
opere compiute in santità di cuore, ma per la fede con la quale Dio
onnipotente giustificò tutti sin dal principio. A Lui sia gloria nei
secoli dei secoli. Amen.
Le opere buone
XXXIII, 1. Che faremo o fratelli? Cesseremo di fare il bene e
trascureremo la carità? Giammai permetta il Signore che questo avvenga
tra noi, ma con zelo ed ardore sforziamoci di compiere ogni opera buona.
2. Lo stesso artefice e signore dell'universo si compiace delle sue
opere. 3. Con la sua immensa potenza fissò i cieli e li ornò con la sua
incomprensibile intelligenza. Separò la terra dall'acqua che la circonda
e la stabilì sul saldo fondamento della sua volontà e con il suo
comando chiamò in vita tutti gli animali che in essa s'aggirano. Avendo
preparato il mare e gli animali che sono in esso con la sua potenza li
rinchiuse. 4. Con le mani sacre ed immacolate plasmò l'uomo, l'essere
superiore e che tutto governa, quale impronta della sua immagine. 5.
Così dice il Signore: "Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza. E
Dio creò l'uomo; li fece maschio e femmina". 6. Avendo compiuto tutte
queste cose le approvò e le benedisse col dire: "Crescete e
moltiplicatevi". 7. Vediamo che tutti i giusti furono ornati di opere
buone, e lo stesso Signore che si era ornato di opere buone provò gioia.
8. Con un tale modello volgiamoci senza indugio alla Sua volontà e con
tutta la nostra forza applichiamoci all'opera di giustizia.
Partecipi dette grandi promesse
XXXIV, 1. Il buon operaio prende a fronte alta il pane del suo lavoro
mentre il pigro e l'indolente non guardano il datore di lavoro. 2.
Conviene dunque che siamo premurosi nel fare il bene; da Lui ci viene
ogni cosa. 3. Lo ha dichiarato: "Ecco il Signore, e davanti a lui sta la
mercede da dare a ciascuno secondo la sua opera". 4. Poichè noi
crediamo con tutto il cuore in Lui, ci esorta a non essere inoperosi nè
trascurati in ogni opera buona. 5. Siano in Lui il nostro vanto e la
nostra sicurezza, sottostiamo alla sua volontà e consideriamo che tutta
la schiera dei suoi angeli, stando intorno a lui, adempie la sua
volontà. 6. Dice, infatti, la Scrittura: "Miriadi e miriadi stavano
intorno a lui e mille migliaia lo servivano e gridavano: Santo, santo,
santo il Signore Sabaoth; tutta la creazione è piena della sua gloria".
7. E noi, riuniti nella concordia e dall'intimo come da una sola bocca,
gridiamo con insistenza verso di lui che ci renda partecipi delle sue
grandi e gloriose promesse. 8. La Scrittura dice infatti: "Occhio non
vide, orecchio non ascoltò e non penetrò nel cuore dell'uomo quanto ha
preparato per quelli che l'attendono".
Una grande ricompensa
XXXV, 1. Come sono magnifici e mirabili i doni di Dio, o carissimi.
2. Vita nell'immortalità, splendore nella giustizia, verità nella
libertà, la fede nella sicurezza, padronanza di sè nella santità. Tutte
queste cose cadono sotto la nostra intelligenza. 3. Quali sono le cose
preparate per quelli che le attendono? Il creatore e padre dei secoli,
il santissimo, sa la quantità e la bellezza di esse. 4. Noi, dunque,
lottiamo per trovarci nel numero di quelli che lo attendono per essere
partecipi dei doni promessi. 5. Come questo avverrà, o carissimi? Se la
nostra mente sarà fissa fedelmente in Dio, se cercheremo le cose a lui
accette e gradite, se compiremo ciò che conviene alla sua volontà
irreprensibile e seguiremo la via della verità, allontanando da noi ogni
ingiustizia e cattiveria, avarizia, contese, malignità e inganni,
mormorazioni, maldicenze, odio a Dio, orgoglio, iattanza, vanagloria e
inospitalità. 6. Quelli che fanno queste cose sono odiosi a Dio e "non
solo quelli che le fanno, ma anche quelli che le approvano". 7. Dice
infatti la Scrittura: "A1 peccatore Dio parlò: Perché spieghi i miei
precetti ed hai sulla bocca la mia alleanza? 8. Tu odiasti la disciplina
e gettasti dietro le spalle le mie parole. Se vedevi un ladro, correvi
con lui, e con gli adulteri avevi la parte. La tua bocca era piena di
malvagità e la tua lingua tesseva inganni. Sedendo sparlavi di tuo
fratello e al figlio di tua madre ponevi tranelli. 9. Questo facevi e io
tacqui; tu supponevi, iniquo, che io ti fossi simile. 10. Ti confonderò
e ti porro faccia a faccia con te stesso. 11. Capite queste cose, voi
che vi dimenticate di Dio, perché non vi assalga come un leone e non ci
sia chi vi liberi. 12. Un sacrificio di lode mi darà gloria; ivi la
strada con la quale gli mostrerò la salvezza di Dio".
Gesù Cristo, la salvezza
XXXVI, 1. Questa la strada, o beneamati, nella quale troviamo
salvezza: Gesù Cristo il sommo sacerdote delle nostre offerte, il
protettore e l'aiuto della nostra debolezza. 2. Per mezzo suo fissiamo
lo sguardo sulle altezze dei cieli, per mezzo suo osserviamo come in uno
specchio la sua faccia immacolata e sublime, per mezzo suo si sono
aperti gli occhi del cuore, per mezzo suo la nostra mente ottusa e
ottenebrata rifiorisce alla luce, per mezzo suo il Signore ha voluto
farci gustare la scienza immortale. "Egli, splendore della maestà
divina, di tanto è superiore agli angeli di quanto il nome che ebbe in
eredita è più eccellente". 3. E' scritto così: "Egli ha fatto dei venti i
suoi messaggeri e delle vampe di fuoco i suoi ministri". 4. Di suo
figlio così disse il Signore: "Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato.
Chiedi a me e ti darò le genti in tua eredità e tuoi saranno i confini
della terra". 5. E di nuovo gli dice: "Siedi alla mia destra finchè io
ponga i nemici a sgabello dei tuoi piedi". 6. Chi sono i nemici? I
malvagi e quelli che si oppongono alla sua volontà.
Cristo, la nostra guida
XXXVII, 1. Militiamo, fratelli, con ogni nostra prontezza sotto i
suoi ordini irreprensibili. 2. Consideriamo i soldati sotto gli
ufficiali, con quale ordine, disciplina e sottomissione eseguono i
comandi. 3. Non tutti sono proconsoli, nè capi di mille, cento, nè di
cinquanta e così di seguito, ma ciascuno nel proprio ordine esegue i
comandi dei re o dei governanti. 4. I grandi non possono stare senza i
piccoli e i piccoli senza i grandi; in tutte le cose c'è qualche
collegamento e in questo la utilità. 5. Prendiamo il nostro corpo. La
testa non può stare senza i piedi, nè i piedi senza la testa. Le più
piccole parti del nostro corpo sono necessarie ed utili a tutto il
corpo; ma tutte convivono ed hanno una sola subordinazione per salvare
tutto il corpo.
Tutti i beni da Dio
XXXVIII, 1. Si conservi dunque tutto il nostro corpo in Cristo Gesù e
ciascuno si sottometta al suo prossimo, secondo la grazia in cui fu
posto. 2. Il forte si prenda cura del debole, e il debole rispetti il
forte. Il ricco soccorra il povero, il povero benedica Dio per avergli
dato chi supplisce alla sua indigenza. Il saggio dimostri la sua
saggezza non nelle parole, ma nelle opere buone. L'umile non testimoni a
se stesso, ma lasci che sia testimoniato da altri. Il casto nella carne
non si vanti, sapendo che un altro gli concede la continenza. 3.
Consideriamo, fratelli, di quale materia siamo fatti, come e chi
entrammo nel mondo, da quale fossa e tenebra colui che ci plasmò e ci
creò ci condusse al mondo. Egli aveva preparato i benefici prima che noi
fossimo nati. 4. Abbiamo tutto da lui, di tutto lo dobbiamo
ringraziare. A lui la gloria nei secoli. Amen.
Niente superbia
XXXIX, 1. Gli sciocchi, gli insensati, i pazzi, gli ineducati, ci
deridono e ci scherniscono, volendo esaltarsi con i propri sentimenti.
2. Che cosa può un mortale? Quale la forza di chi nasce dalla terra? 3.
E' scritto infatti: "Non vi era una figura davanti ai miei occhi, ma
percepivo un soffio di vento e una voce. 4. Che dunque? Sarà puro un
mortale davanti al Signore? O sarà incensurabile nelle sue opere l'uomo
se non si fida dei suoi servi e scorge il torto anche nei suoi angeli?
5. Non è puro neanche il cielo al suo cospetto. 94. Ahimè, quelli che
abitano case di fango, tra i quali siamo anche noi di quel fango! Li ha
schiacciati come un tarlo e dal mattino alla sera non esistono più.
Perirono per non poter aiutare se stessi. 6. Soffiò su di loro e
morirono, perché non avevano saggezza. 7. Tu chiama se qualcuno ti
ascolterà o se vedrai qualche angelo santo. L'ira rovina lo sciocco e la
gelosia uccide il perverso. 8. Ho visto gli stolti mettere radici, ma
subito la loro vita fu divorata. 9. Siano lungi dalla salvezza i loro
figli; siano disprezzati davanti alle porte dei più infelici. Non vi
sarà chi li liberi. I beni per loro preparati li consumeranno i giusti;
essi, invece, non saranno liberati dai mali".I tempi stabiliti
XL, 1. Sono per noi evidenti queste cose e siamo scesi nelle profondità della conoscenza divina. Dobbiamo fare con ordine tutto quello che il Signore ci comanda di compiere nei tempi fissati. 2. Egli ci prescrisse di fare le offerte e le liturgie, e non a caso o senz'ordine, ma in circostanze ed ore stabilite. 3. Egli stesso con la sua sovrana volontà determina dove e da chi vuole siano compiute, perché ogni cosa fatta santamente con la sua santa approvazione sia gradita alla sua volontà. 4. Coloro che fanno le loro offerte nei tempi fissati sono graditi e amati. Seguono le leggi del Signore e non errano. 5. A1 gran sacerdote sono conferiti particolari uffici liturgici, ai sacerdoti è stato assegnato un incarico specifico e ai leviti incombono propri servizi. I1 laico è legato ai precetti laici.
Piacere a Dio
XLI, 1. Ciascuno, o fratelli, nel suo posto piaccia a Dio, agendo in
buona coscienza e dignità, senza infrangere la norma stabilita per il
suo compito. 2. Non si offrano dappertutto, o fratelli, sacrifici
perpetui o votivi, o di espiazione o di riparazione, ma solo a
Gerusalemme. Ivi pure non si offrano sacrifici in ogni luogo, ma innanzi
al tempio sull'altare, dopo un esame minuto della vittima da parte del
sommo sacerdote e dei ministri prima ricordati. 3. Quelli che agiscono
non conformi alla di lui volontà meritano la pena di morte. 4. Vedete,
fratelli, quanto maggiore è la scienza di cui fummo degnati, tanto
maggiore il pericolo cui siamo esposti.
I ministri della Chiesa
XLII, 1. Gli apostoli predicarono il Vangelo da parte del Signore
Gesù Cristo che fu mandato da Dio. 2. Cristo fu inviato da Dio e gli
apostoli da Cristo. Ambedue le cose ordinatamente secondo la volontà di
Dio. 3. Ricevuto il mandato e pieni di certezza nella risurrezione del
Signore nostro Gesù Cristo e fiduciosi nella parola di Dio con
l'assicurazione dello Spirito Santo, andarono ad annunziare che il regno
di Dio stava per venire. 4. Predicavano per le campagne e le città e
costituivano le primizie del loro lavoro apostolico, provandole nello
spirito, nei vescovi e nei diaconi dei futuri fedeli. 5. E questo non
era nuovo; da molto tempo si era scritto intorno ai vescovi e ai
diaconi. Così, infatti, dice la Scrittura: "Stabilirono i loro vescovi
nella giustizia e i loro diaconi nella fede".
La dignità sacerdotale
XLIII, 1. Che meraviglia se quelli che avevano fede in Cristo
stabilirono come opera da parte di Dio i ministri predetti? Anche Mosè
"fedele servitore in tutta la casa" segnò nei libri sacri tutto ciò che
gli fu ordinato. Gli altri profeti lo seguirono rendendo testimonianza
alle norme stabilite da lui. 2. Quando sorse gelosia intorno al
sacerdozio e le tribù si disputavano quale di esse si sarebbe ornata del
nome glorioso, egli ordinò ai dodici capitribù di portargli delle
verghe e che ciascuna fosse contrassegnata dal nome. Avendole prese, le
legò, le sigillò con gli anelli dei capitribù e le pose nel tabernacolo
della testimonianza sulla tavola di Dio. 3. Chiuso il tabernacolo
sigillò le chiavi come le verghe. 4. E disse loro: "Fratelli, la tribù
la cui verga germoglierà, Dio sceglie per esercitare il sacerdozio e
servirlo". 5. Venuto il mattino, convocò tutto Israele, seicentomila
uomini. Mostrò i sigilli ai capitribù e aprì il tabernacolo della
testimonianza e tirò fuori le verghe. E si trovò che la verga di Aronne
non solo era germogliata, ma aveva anche il frutto. Che ve ne pare, o
carissimi? Mosè non prevedeva che questo sarebbe accaduto? Lo sapeva
davvero. Fece così perché non scoppiasse un tumulto in Israele e fosse
glorificato il nome del vero e dell'unico Dio. A lui sia la gloria nei
secoli dei secoli. Amen.
Giusto ufficio
XLIV, 1. I nostri apostoli conoscevano da parte del Signore Gesù
Cristo che ci sarebbe stata contesa sulla carica episcopale. 2. Per
questo motivo, prevedendo esattamente l'avvenire, istituirono quelli che
abbiamo detto prima e poi diedero ordine che alla loro morte
succedessero nel ministero altri uomini provati. 3. Quelli che furono
stabiliti dagli Apostoli o dopo da altri illustri uomini con il consenso
di tutta la Chiesa, che avevano servito rettamente il gregge di Cristo
con umiltà, calma e gentilezza, e che hanno avuto testimonianza da tutti
e per molto tempo, li riteniamo che non siano allontanati dal
ministero. 4. Sarebbe per noi colpa non lieve se esonerassimo
dall'episcopato quelli che hanno portato le offerte in maniera
ineccepibile e santa. 5. Beati i presbiteri che, percorrendo il loro
cammino, hanno avuto una fine fruttuosa e perfetta! Essi non hanno
temuto che qualcuno li avesse allontanati dal posto loro stabilito. 6.
Noi vediamo che avete rimosso alcuni, nonostante la loro ottima
condotta, dal ministero esercitato senza reprensione e con onore.
La persecuzione dei giusti
XLV, 1. Voi siete pieni di emulazione e di zelo nelle cose che
riguardano la salvezza. 2. Vi siete curvati sulle Sacre Scritture, le
vere, date dallo Spirito Santo. 3. Siete convinti che nulla di ingiusto e
di falso è scritto in esse. Non troverete che i giusti siano stati
ricusati da uomini santi. 4. I giusti sono stati perseguitati, ma dagli
ingiusti; sono stati imprigionati, ma dagli empi; sono stati lapidati,
ma dagli iniqui; uccisi da quelli che vengono presi dall'invidia
perversa e malvagia. 5. Essi sopportarono gloriosamente queste
sofferenze. 6. Che dire, o fratelli? Daniele forse fu gettato nella
fossa dei leoni da quelli che temevano Dio? 7. Anania, Azaria e Misaele
furono chiusi in una fornace di fuoco da quelli che praticavano il culto
grande e glorioso dell'Altissimo? Giammai questo. Chi sono, dunque,
quelli che l'hanno commesso? Persone detestabili e piene di ogni
cattiveria spinsero il loro furore sino al punto da mandare alla tortura
quelli che servivano Dio in santità e senza reprensione. Esse non
sapevano che l'Altissimo è difensore e protettore di quelli che con
coscienza difendono il suo santo nome. A lui la gloria nei secoli dei
secoli. Amen. 8.Coloro che hanno sopportato con fiducia hanno ereditato
la gloria e l'onore, sono stati esaltati e scritti da Dio nel suo
memoriale per i seco1i dei secoli. Amen.
Attaccarsi ai giusti
XLVI, 1. A siffatti esempi bisogna, fratelli, che ci atteniamo anche
noi. 2. E' scritto, infatti: "Attaccatevi ai santi perché quelli che
sono uniti ad essi diverranno santi". 3. E di nuovo in un altro luogo la
Scrittura dice: "Con l'innocente sarai innocente, con l'eletto sarai
eletto, ma con il perverso ti pervertirai". 4. Attacchiamoci dunque agli
innocenti e ai giusti, sono gli eletti di Dio. 5. Perché tra voi
contese, ire, dissensi, scismi e guerra? 6. Non abbiamo un solo Dio, un
solo Cristo e un solo spirito di grazia effuso su di noi e una sola
vocazione in Cristo? 7. Perché strappiamo e laceriamo le membra di
Cristo e insorgiamo contro il nostro corpo giungendo a tanta pazzia da
dimenticarci che siamo membra gli uni degli altri? Ricordatevi delle
parole di Gesù e nostro Signore. 8. Disse, infatti: "Guai a quell'uomo;
sarebbe stato meglio che non fosse nato, piuttosto che scandalizzare uno
dei miei eletti. Meglio per lui che gli fosse stata attaccata una
macina e fosse stato gettato nel mare, piuttosto che pervertire uno del
miei eletti". Il vostro scisma ha sconvolto molti e molti gettato nello
scoraggiamento, molti nel dubbio, tutti noi nel dolore. Il vostro
dissidio è continuo.
La discordia
XLVII, 1.Prendete la lettera del beato Paolo apostolo. 2. Che cosa vi
scrisse all'inizio della sua evangelizzazione? 3. Sotto l'ispirazione
dello Spirito vi scrisse di sé, di Cefa, e di Apollo per aver voi allora
formato dei partiti. 4. Ma quella divisione portò una colpa minore.
Parteggiavate per apostoli che avevano ricevuto testimonianza e per un
uomo (Apollo) stimato da loro. 5. Ora, invece, considerate chi vi ha
pervertito e ha menomato la venerazione della vostra rinomata carità
fraterna. 6. E' turpe, carissimi, assai turpe e indegno della vita in
Cristo sentire che la Chiesa di Corinto, molto salda e antica, per una o
due persone si è ribellata ai presbiteri. 7. E tale voce non solo è
giunta a noi, ma anche a chi è diverso da noi. Per la vostra
sconsideratezza si è portato biasimo al nome del Signore e si è
costituito un pericolo per voi stessi.
La porta della giustizia
XLVIII, 1. Liberiamocene subito e gettiamoci ai piedi del Signore.
Piangendo, supplichiamolo che fattosi propizio si riconcili con noi e ci
ristabilisca nella nobile e santa pratica della carità fraterna. 2.
Questa è la porta della giustizia aperta alla vita, come è scritto:
"Apritemi le porte della giustizia; entrando confesserò il Signore. 3.
Questa è la porta del Signore; i giusti entreranno per essa". 4. Molte
sono le porte aperte, (ma) quella della giustizia è in Cristo. Beati
sono tutti quelli che vi entrano e dirigono il loro cammino nella
santità e nella giustizia, tutto facendo tranquillamente. 5. Ciascuno
sia fedele, sia capace di esporre la scienza, sia saggio nel giudicare i
motivi, sia puro nelle opere. 6. Tanto più occorre che sia umile quanto
più è creduto molto grande, e deve cercare il bene comune per tutti e
non quello proprio.
La carità
XLIX, 1. Chi ha la carità in Cristo pratichi i suoi comandamenti. 2.
Chi può spiegare il vincolo della carità di Dio? 3. Chi è capace di
esprimere la grandezza della sua bellezza? 4. L'altezza ove conduce la
carità è ineffabile. 5. La carità ci unisce a Dio: "La carità copre la
moltitudine dei peccati". La carità tutto soffre, tutto sopporta. Nulla
di banale, nulla di superbo nella carità. La carità non ha scisma, la
carità non si ribella, la carità tutto compie nella concordia. Nella
carità sono perfetti tutti gli eletti di Dio. Senza carità nulla è
accetto a Dio. 6. Nella carità il Signore ci ha presi a sé. Per la
carità avuta per noi, Gesù Cristo nostro Signore, nella volontà di Dio,
ha dato per noi il suo sangue, la sua carne per la nostra carne e la sua
anima per la nostra anima.L, 1. Vedete, carissimi, come è cosa grande e meravigliosa la carità, e della sua perfezione non c'è commento. 2. Chi è capace di trovarsi in essa se non quelli che Dio ha reso degni? Preghiamo dunque e chiediamo alla sua misericordia perché siamo riconosciuti nella carità, senza sollecitazione umana, irreprensibili. 3. Sono passate tutte le generazioni da Adamo sino ad oggi, ma quelli che con la grazia di Dio sono perfetti nella carità raggiungono la schiera dei più, che saranno visti nel novero del regno di Cristo. 4. Infatti è scritto: "Entrate nelle vostre stanze per pochissimo, finché passa la mia ira e il mio furore; mi ricorderò del giorno buono e vi risusciterò dai vostri sepolcri". 5. Siamo beati, carissimi, se eseguiamo i comandamenti di Dio nella concordia della carità, perché ci siano rimessi i peccati per la carità. 6. E' scritto: "Beati quelli cui furono rimesse le malvagità e i cui peccati sono stati coperti; beato l'uomo del quale il Signore non considererà il peccato, né l'inganno è sulla sua bocca". 7. Questa beatitudine è per quelli scelti da Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. A lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Confessare le colpe
LI, 1. Chiediamo che ci siano perdonate le mancanze e le azioni
ispirate dall'avversario. Coloro che furono i capi della sedizione e
dello scisma devono considerare la parte comune della speranza. 2.
Quelli che vivono nel timore e nella carità vogliono incappare nelle
ingiurie piuttosto essi stessi che il prossimo. Preferiscono subire il
biasimo per la bella e giusta armonia trasmessaci. 3. E' meglio per
l'uomo confessare le sue colpe che indurire il suo cuore, come si indurì
il cuore dei rivoltosi contro il servitore di Dio, Mosè, e la loro
condanna fu ben chiara; 4. poiché "discesero vivi nell'ade" e "la morte
li pascolerà". 5. Il Faraone e il suo esercito e tutti i capi di Egitto,
i carri e quelli che vi erano sopra, per questo motivo furono sommersi
nel Mar Rosso e perirono. I loro cuori insensati si erano induriti, dopo
i miracoli e i portenti avvenuti in Egitto, mediante il servo di Dio
Mosè.LII, 1. Fratelli, il Signore dell'universo non ha bisogno, non cerca nulla da nessuno tranne che si faccia a lui la confessione. 2. Dice, infatti, l'eletto David: "Mi confesserò al Signore e gli sarà accetto più di un giovenco che mette le corna e le unghie. Vedano i poveri e gioiscano". 3. E di nuovo dice: "Offri a Dio un sacrificio di lode e rivolgi all'Altissimo le tue preghiere; invocami nel giorno della tua afflizione e io ti libererò e tu mi glorificherai". 4. "Sacrificio gradito a Dio è uno spirito contrito".
La carità di Mosè
LIII, 1. Carissimi, voi conoscete le Sacre Scritture e le conoscete bene; avete meditato le parole di Dio. Per il ricordo vi scriviamo queste cose. 2. Quando Mosè salì sul monte trascorrendo quaranta giorni e quaranta notti nel digiuno e nell'umiltà, a lui disse il Signore: "Discendi presto di qui perché il popolo tuo, che conducesti dalla terra di Egitto, ha prevaricato; si è presto allontanato dalla via che tu avevi prescritto, e si è fatto idoli di metallo fuso". 3. E disse a lui il Signore: "Ti ho parlato una volta e anche due dicendo: "Ho riguardato questo popolo e vedi è di dura cervice; lascia che lo distrugga. Cancellerò il suo nome di sotto il cielo e farò di te una nazione grande, meravigliosa e molto più numerosa di questa"". 4. E disse Mosè: "Giammai, Signore. Rimetti il peccato a questo popolo, o cancella me dal libro dei viventi". 5. O grande carità! O perfezione insuperabile! Un servo parla con libertà al Signore, implora il perdono per il popolo o chiede di essere eliminato anche lui con esso.
La pace del gregge di Cristo
LTV, 1. Tra voi c'e qualcuno generoso, misericordioso e pieno di
amore? 2. Dica: se per colpa mia si sono avuti sedizione, lite e scismi
vado via. Me ne parto dove volete e faccio quello che il popolo comanda
purché il gregge di Cristo viva in pace con i presbiteri costituiti. 3.
Ciò facendo si acquisterà una grande gloria in Cristo e ogni luogo lo
riceverà. "Del Signore è la terra e quanto essa contiene". 4. Così hanno
fatto e faranno quelli che con una condotta senza rimorsi, sono
cittadini di Dio.LV, 1. Per riportare gli esempi dei pagani, molti re e capi, in tempi di pestilenza, ammoniti dall'oracolo, si offrirono alla morte per salvare con il loro sangue i cittadini. Molti abbandonarono le loro città perché cessasse la sedizione. 2. Sappiamo che molti tra noi si offrirono alle catene per liberare gli altri; molti si offrirono alla schiavitù e con il prezzo ricavato davano da mangiare agli altri. 3. Numerose donne rese forti dalla grazia di Dio compirono molte azioni virili. 4. La beata Giuditta, mentre la città era assediata, chiese agli anziani che la lasciassero andare nel campo degli avversari. 5. Si espose dunque al pericolo. Uscì dalla città per amore della patria e del popolo che era assediato e il Signore diede Oloferne in mano di una donna. 6. Ester, perfetta nella fede, non si espose a minor pericolo per salvare le dodici tribù di Israele sul punto di perire. Nel digiuno e nella umiltà implorò il Signore che tutto vede, Dio dei secoli. Egli, vedendo l'umiltà dell'anima di lei, salvò il popolo per il cui amore affrontò il pericolo.
La protezione di Dio
LVI, 1. Per quelli che si trovano in qualche peccato intercediamo
anche noi, perché siano loro concesse la mansuetudine e l'umiltà e
cedano non a noi ma alla volontà di Dio. Così sarà fruttuoso e perfetto
presso Dio e presso i santi il ricordo con la pietà. 2. Accettiamo il
rimprovero per il quale nessuno deve indispettirsi, o carissimi. La
correzione che ci facciamo a vicenda è buona e assai vantaggiosa; ci
unisce alla volontà di Dio. 3. Così dice la santa parola: "Il Signore mi
ha educato con il rimprovero e non mi ha consegnato alla morte". 4 "Il
Signore corregge chi ama e frusta ogni figlio che gli è accetto". 5. "Il
giusto - dice - mi correggerà nella misericordia e mi proverà; l'olio
dei peccatori non unga la mia testa". 6. E di nuovo dice: "Beato l'uomo
che il Signore ha corretto; non ricusare l'ammonizione dell'onnipotente;
egli fa soffrire, e di nuovo ristabilisce. 7. Percuote e le sue mani
guariscono. 8. Sei volte ti trarrà dalle angustie e alla settima non ti
toccherà il male. 9. Nella fame ti scamperà dalla morte, nella guerra ti
libererà dalla mano di ferro. 10. E ti proteggerà dalla sferza della
lingua, e non temerai i mali che sopravvengono. 11. Riderai degli
ingiusti e dei malvagi e non temerai le bestie feroci; 12. perché esse
saranno in pace con te. 13. Poi conoscerai che è in pace la tua casa, e
la prosperità della tua tenda non viene mai meno. 14. Vedrai che è
numerosa la tua discendenza e i tuoi figli come l'erba del campo. 15.
Scenderai nel sepolcro come grano maturo mietuto alla stagione, o come
mucchio dell'aia raccolto a suo tempo". 16. Guardate, carissimi, quanta è
la protezione per quelli che sono corretti dal Signore. Come padre
buono ci corregge nell'avere misericordia di noi con un santo
rimprovero.
Sottomissione ai presbiteri
LVII, 1. Voi che siete la causa della sedizione sottomettetevi ai
presbiteri e correggetevi con il ravvedimento, piegando le ginocchia del
vostro cuore. 2. Imparate ad assoggettarvi deponendo la superbia e
l'arroganza orgogliosa della vostra lingua. E' meglio per voi essere
trovati piccoli e ritenuti nel gregge di Cristo, che avere apparenza di
grandezza ed essere rigettati dalla sua speranza. 3. Così parla la
sapienza maestra di virtù: "Ecco, io emetterò per voi una parola del mio
spirito e insegnerò a voi il mio discorso. 4. Poiché chiamai e non
ascoltaste, prolungai i discorsi e non foste attenti, ma frustraste i
miei consigli e disobbediste ai miei richiami. Anch'io riderò della
vostra rovina, e mi rallegrerò se arriverà lo sterminio su di voi e se
improvviso giungerà il tumulto e sovrasterà la catastrofe simile al
turbine e quando avverranno l'angoscia e l'oppressione. 5. Accadrà che
voi m'invocherete e non vi ascolterò; i cattivi mi cercheranno e non mi
troveranno. Odiarono la sapienza, non vollero saperne del timore del
Signore, né vollero ascoltare i miei consigli e disprezzarono le mie
esortazioni. 6. Per questo mangeranno i frutti della loro condotta e si
sazieranno della loro empietà. 7. Saranno uccisi per aver commesso
ingiustizie contro i fanciulli e il giudizio distruggerà gli empi. Chi
mi ascolta riposerà fiducioso sulla speranza e vivrà tranquillo lontano
da ogni male".
Umiltà nell'ubbidienza
LVIII, 1. Ubbidiamo dunque al suo nome santissimo e glorioso e
sfuggiamo alle minacce fatte dalla Sapienza contro i disobbedienti, per
riposare fiduciosi nel nome santissimo della sua Maestà. 2. Ascoltate il
nostro consiglio, e non avrete a pentirvi. Vive Dio, vive il Signore
Gesù Cristo e lo Spirito Santo, la fede e la speranza degli eletti. Chi
avrà praticato in umiltà, con costante mitezza e senza rimpianto i
comandamenti e i precetti dati da Dio sarà posto e annoverato nel numero
dei salvati da Gesù Cristo, per mezzo del quale a Lui la gloria nei
secoli dei secoli. Amen.
La grande preghiera
LIX, 1. Quelli che disubbidiscono alle parole di Dio, ripetute per
mezzo nostro, sappiano che incorrono in una colpa e in un pericolo non
lievi. 2. Noi saremo innocenti di questo peccato e chiederemo, con
preghiera assidua e supplica, che il creatore dell'universo conservi
intatto il numero dei suoi eletti che si conta in tutto il mondo per
mezzo dell'amatissimo suo figlio Gesù Cristo Signore nostro, col quale
ci chiamò dalle tenebre alla luce, dall'ignoranza alla conoscenza del
suo nome glorioso, 3. a sperare nel tuo nome, principio di ogni
creatura: Tu apristi gli occhi del nostro cuore perché conoscessimo te,
il solo altissimo nell'altissimo dei cieli, il santo che riposi tra i
santi, che umilii la violenza dei superbi, che sciogli i disegni dei
popoli, che esalti gli umili e abbassi i superbi. Tu che arricchisci e
impoverisci, che uccidi e dai la vita, il solo benefattore degli spiriti
e Dio di ogni carne, che scruti gli abissi, che osservi le opere umane,
che soccorri quelli che sono in pericolo e salvi i disperati, creatore e
custode di ogni spirito che moltiplichi i popoli sulla terra, e che fra
tutti scegliesti quelli che ti amano per mezzo di Gesù Cristo,
l'amatissimo tuo figlio mediante il quale ci hai educato, ci hai
santificato e ci hai onorato. 4. Ti preghiamo, Signore, sii il nostro
soccorso e sostegno. Salva i nostri che sono in tribolazione, rialza i
caduti, mostrati ai bisognosi, guarisci gli infermi, riconduci quelli
che dal tuo popolo si sono allontanati, sazia gli affamati, libera i
nostri prigionieri, solleva i deboli, consola i vili. Conoscano tutte le
genti che tu sei l'unico Dio e che Gesù Cristo è tuo figlio e "noi tuo
popolo e pecore del tuo pascolo".LX, 1. Con le tue opere hai reso visibile l'eterna costituzione del mondo. Tu, Signore, creasti la terra. Tu, fedele in tutte le generazioni, giusto nei tuoi giudizi, mirabile nella forza e nella magnificenza, saggio nel creare, intelligente nello stabilire le cose create, buono nelle cose visibili, benevolo verso quelli che confidano in te, misericordioso e compassionevole, perdona le nostre iniquità e ingiustizie, le cadute e le negligenze. Non contare ogni peccato dei tuoi servi e delle tue serve ma purificaci nella purificazione della tua verità e dirigi i nostri passi per camminare nella santità del cuore e fare ciò che è buono e gradito al cospetto tuo e dei nostri capi. 3. Sì, o Signore, fa' splendere il tuo volto su di noi per il bene, nella pace, per proteggerci con la tua mano potente e scamparci da ogni peccato col tuo braccio altissimo, e salvarci da coloro che ci odiano ingiustamente. 4. Dona concordia e pace a noi e a tutti gli abitanti della terra, come la desti ai padri nostri quando ti invocavano santamente nella fede e nella verità; rendici sottomessi al tuo nome onnipotente e pieno di virtù e a quelli che ci comandano e ci guidano sulla terra.
LXI, 1. Tu, Signore, desti loro il potere della regalità per la tua magnifica e ineffabile forza, perché noi, conoscendo la gloria e l'onore loro dati, ubbidissimo ad essi senza opporci alla tua volontà. Dona ad essi, Signore, sanità, pace, concordia e costanza, per esercitare al sicuro la sovranità data da te. 2. Tu, Signore, re celeste dei secoli, concedi ai figli degli uomini gloria, onore e potere sulle cose della terra. Signore, porta a buon fine il loro volere, secondo ciò che è buono e gradito alla tua presenza, per esercitare con pietà, nella pace e nella dolcezza, il potere che tu hai loro dato e ti trovino misericordioso. 3. Te, il solo capace di compiere questi beni ed altri più grandi per noi, ringraziamo per mezzo del gran Sacerdote e protettore delle anime nostre Gesù Cristo, per il quale ora a te sia la gloria e la magnificenza e di generazione in generazione e nei secoli dei secoli. Amen.
Ricapitolazione degli argomenti trattati
LXII, 1. Fratelli, vi abbiamo scritto abbastanza sulle cose che
convengono alla nostra religione e sono utili a una vita virtuosa per
quelli che vogliono osservare la pietà e la giustizia. 2. Abbiamo
toccato tutti i punti che riguardano la fede, la penitenza, la vera
carità, la continenza, la saggezza e la pazienza. Vi abbiamo ricordato
che nella giustizia, nella verità e nella magnanimità bisogna piacere
santamente a Dio onnipotente, amando la concordia, dimenticando le
offese, nell'amore e nella pace con una benevolenza continua, come i
nostri padri, di cui abbiamo già parlato, si resero graditi con l'umiltà
verso il Padre, Dio e creatore, e tutti gli uomini. 3. E questo abbiamo
ricordato con piacere, perché eravamo certi di scrivere a fedeli
eccellenti che hanno approfondito le parole dell'insegnamento di Dio.
I messaggeri di pace
LXIII, 1. E' giusto che noi con tali e tanti esempi sottostiamo,
prendendo il posto dell'obbedienza. Desistiamo dalla vana sedizione per
raggiungere senza biasimo lo scopo propostoci nella verità. 2. Ci darete
esultanza di gioia se, divenuti obbedienti a ciò che vi abbiamo scritto
mediante lo Spirito Santo, smorzerete la collera ingiusta della vostra
gelosia, secondo l'esortazione fatta in questa lettera alla pace e alla
concordia. 3. Vi abbiamo inviato uomini fedeli e saggi, vissuti in mezzo
a noi con modi corretti dalla gioventù alla vecchiaia, che saranno
testimoni tra noi e voi. 4. Abbiamo fatto questo perché sappiate che
ogni nostro pensiero è stato ed è che ritroviate presto la pace.
La benedizione di Dio
LXIV, 1. Dio che tutto vede ed è padrone degli spiriti e signore di
ogni carne, che ha scelto il Signore Gesù Cristo e noi mediante Lui ad
essere suo popolo, conceda ad ogni anima che implora il suo mirabile e
santo nome, fede, timore, pace, pazienza e magnanimità, continenza,
purezza e prudenza. E sia gradita al Suo nome per mezzo del sommo
sacerdote e nostro protettore Gesù Cristo, per il quale sia a lui la
gloria, grandezza, potenza e onore, ora e nei secoli dei secoli. Amen.LXV, 1. Rimandateci presto nella pace e nella gioia i messaggeri da noi inviati, Claudio, Efebo e Valerio Bitone con Fortunato perché ci annunzino quanto prima la pace e la concordia invocate e desiderate, e presto noi ci rallegriamo della vostra serenità. 2. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi e con tutti quelli ovunque chiamati da Dio per mezzo Suo e a Lui sia gloria, onore, potenza e maestà e regno eterno, dai secoli nei secoli dei secoli. Amen.
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Fonte : www.monasterovirtuale.it/clemente-romano-prima-lettera-ai-corinti.html
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