mercoledì 14 ottobre 2020

I Salmi - preghiera di Cristo e della Chiesa, di Pedron Lino

 

I SALMI – preghiera di Cristo e della Chiesa


Introduzione

Di s. Francesco d’Assisi è stato scritto: “Non tam orans, quam oratio factus; non era soltanto uno che pregava, ma era diventato preghiera” (Tommaso da Celano, Seconda vita di s. Francesco, 95). E noi? La qualità della nostra preghiera è la misura della qualità della nostra vita. “Chi impara a pregare impara a vivere” (s. Agostino). La preghiera è il punto chiave della nostra esperienza spirituale. “La fedeltà alla preghiera o il suo abbandono sono il paradigma della vitalità o della decadenza della vita cristiana” (Paolo VI). “Il mondo va male, perché si prega poco; andrà meglio, quando tutti pregheranno di più” (Don Luigi Orione). Quindi non solo la qualità della nostra vita spirituale, ma l’andamento del mondo intero dipende dalla preghiera, purché la preghiera non sia evasione, disimpegno, rimettere tutto nelle mani di Dio per abbandonarci alla pigrizia. La preghiera è il momento in cui, immergendoci in Dio, riceviamo la forza per impegnarci in collaborazione con lui.

“Pregare non è tanto ottenere quanto piuttosto diventare” (Kierkegaard). La preghiera è il momento in cui ci trasformiamo in meglio. Il colloquio con Dio trasforma e trasfigura l’orante (Es 34, 29-35). La preghiera non serve per cambiare Dio e la sua volontà nei nostri riguardi, ma per cambiare noi e la nostra volontà nel suoi (Mt 6, 10; 26, 42). La preghiera non abbassa Dio al nostro livello, ma innalza noi al suo; non umanizza Dio, ma divinizza l’uomo.

L’efficacia del nostro apostolato dipende dalla qualità della nostra unione con Dio.

Le formule non sono preghiera, ma solo un mezzo per pregare. Se la preghiera o il canto fossero una ripetizione distratta, meccanica e vuota di formule anche ispirate e bellissime, “il latrato dei cani sarebbe più gradito a Dio che non l’orazione dei sacerdoti” (s. Agostino).

“Come vuoi che Dio ti ascolti se nemmeno tu ascolti quello che dici quando preghi?” (s. Cipriano).

Dio ci metta nel cuore un profondo desiderio di rinnovare lo stile della nostra preghiera.

Alla scuola dei Salmi

Ci sono tanti libri modernissimi di preghiera, ci sono scuole di preghiera all’ultimo grido. Perché metterci proprio alla scuola dei salmi, che sono un libro di preghiera dell’Antico Testamento, lontano millenni da noi? La Chiesa, con ostinata fedeltà, continua ad usare i salmi come intelaiatura essenziale della sua preghiera. Quindi ci mettiamo alla scuola dei salmi perché sono un testo divinamente ispirato da preferirsi certamente a tutti gli altri testi umanamente escogitati.

I salmi sono l’unico libro di preghiera della Bibbia. Negli altri libri ci sono frammenti di preghiera, i cantici, la grande preghiera sacerdotale di Gesù nell’ultima cena (Gv 17), la preghiera che Gesù stesso ci ha insegnata: il Padre nostro. Il libro dei salmi è tutto e solo preghiera.

Il Padre nostro è la “sintesi del vangelo” (Tertulliano) ed è il riassunto del libro dei salmi. Non si può recitare bene il Padre nostro se non si passa per la strada dei salmi. Senza salmi non saremmo capaci di cogliere tutto lo spessore delle richieste del Padre nostro.

“Attraverso i salmi si apre un sentiero verso Dio” (s. Gregorio Magno).

“Dio, volendo essere lodato dagli uomini, si è lodato da se stesso; e poi ha messo nelle nostre mani questa lode (i salmi) perché la facciamo nostra” (s. Agostino).

(tutto questo vale anche per la Musica, per l’Arte, per la Poesia e per tutte le espressioni artistiche che Dio, per mezzo degli artisti, ha messo nelle nostre mani perché posiamo “cantare” la Sua Gloria! – ndr)

Usare i salmi significa utilizzare la strada che Dio stesso ha preparato per il nostro cammino verso di lui. I salmi sono parola di Dio e “solo Dio parla bene a Dio” (Pascal).

Un primo grande aspetto dei salmi è il loro carattere “cattolico”, il senso di universalità: essi esprimono la voce del mondo intero, parlano tutte le lingue, cantano la grandezza e la miseria umana. Nei salmi c’è tutto il mondo umano che dice la sua speranza, grida il suo dolore, canta la sua gioia.

Tutto questo complesso di interessi e di esperienze viene immediatamente trasformato in preghiera. I salmi diventano lo specchio dell’umanità in preghiera. Gli uomini di ieri, coloro che hanno scritto queste composizioni e coloro che le hanno pregate prima di noi, diventano i nostri fratelli di oggi.

Perché i salmi diventino preghiera, devo uscire dal piccolo orizzonte del mio io, rinunciare alla pretesa di essere sempre al centro di quello che prego e riuscire a farmi un’anima universale.

Perché la preghiera sia vera deve partire dalla esperienza personale e inserirsi nel grande dramma della Redenzione che riempie tutta la storia. Nei salmi prega Cristo, il fratello universale, l’Uomo in cui si riassume tutta l’umanità. “Riconosciamo in lui (Cristo) la nostra voce e in noi la sua voce” (s. Agostino).

I salmi sono la mia preghiera, la preghiera dell’umanità, la preghiera di Cristo. Entrare dunque nei salmi non è un lusso per pochi, ma è una esigenza profonda per tutti se si vuol vivere una autentica vita di preghiera. La “Liturgia delle Ore” non è soltanto il libro dei sacerdoti, ma di tutti i fedeli che devono essere introdotti in questo sentiero che porta a Dio.

I grandi temi dei salmi

Tutti i salmi nascono da un fatto unico: il dramma dell’incontro dell’uomo con Dio, dell’uomo concreto, con tutti i suoi problemi, che va alla ricerca del Dio vivente. L’esperienza del credente è tutta una ricerca del volto di Dio: “Il tuo volto, Signore, io cerco” (Sal 27, 8); “Mostrami la tua Gloria” (Es 33, 18); “Signore, mostraci il Padre e ci basta” (Gv 14, 8).

Tutte le realtà del mondo da trasformare in preghiera si riducono a cinque.

1. La natura, l’universo delle cose, che rivela il Dio della gloria

2. Il mondo della storia, la grande storia del popolo e la piccola storia di ogni uomo, che rivela il Dio della fedeltà.

3. Il mondo delle anime, della vita interiore, che ci fa incontrare il Dio della misericordia.

4. Il mondo del Regno, che ci fa incontrare il Dio della speranza.

5. Cristo nel quale Dio si rivela l’Emanuele, il Dio con noi.

Se sapremo metterci a questa scuola, impareremo a fare di tutta la nostra vita una preghiera. Se preghiamo con la vita, non sospenderemo mai la nostra preghiera. E così adempiremo il comando del Signore (Lc 18,1; 21,36).

La grande lezione dei salmi è questa: trasformare in preghiera tutto quello che viviamo nella concretezza quotidiana.

Ogni salmo ha il suo titolo. Il titolo del salmo dice subito qual è il suo contenuto, a quale dei cinque grandi temi esso va collegato. È molto importante capire fin dal principio il “mondo” interiore del salmo, anche perché i salmi non sono composizioni razionali, con affermazioni concatenate logicamente tra loro. Il salmo è simile a una sinfonia in cui c’è un motivo dominante modulato e variato all’infinito. Per gustare il salmo bisogna cogliere immediatamente questo motivo dominante.

Tutto nei salmi si fa preghiera

Il mondo della Natura, rivela il Dio della Gloria

Noi siamo profondamente legati al mondo e alla sua sorte. Questo mondo della natura occupa uno spazio enorme nei salmi. Lo consideriamo per primo.

I salmi sono poesia. Nei salmi la natura non è interpretata scientificamente, ma poeticamente. Tra poesia e preghiera c’è una grande affinità.

Poesia e preghiera a cosa servono? Molti dicono che pregare e poetare è tempo perso. Carmina non dant panem: non si campa di poesia. Il mondo della natura con tutto ciò che il Signore vi ha disseminato ci richiama proprio il tema della gratuità che è comune alla preghiera e alla poesia.

Nel salmi tutto il creato viene associato alla preghiera, tutto acquista trasparenza. Il cuore delle cose emerge attraverso i salmi: “I cieli narrano la gloria di Dio e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento” (Sal 19, 2); “Egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome” (Sal 147, 4). Nelle creature esiste un linguaggio muto che diventa esplicito attraverso la mediazione dell’uomo che capta quelle voci e le riesprime in termini di “eucaristia”. Ne nasce una specie di lode cosmica in cui tutte le creature sono chiamate a raccolta.

Noi oggi siamo troppo razionalisti e ci sentiamo estranei alle cose. Solo pochi e raramente sanno captarne il linguaggio meraviglioso. Il salmista, invece, trasfigura le cose e si lascia prendere dalla loro bellezza. Per recitare nel modo giusto i salmi, dobbiamo lasciarci avvolgere in quest’onda poetica. Senza un pizzico di poesia non si possono gustare i salmi.

In questo modo il lirismo diventa atto di fede e la preghiera si fa contemplazione. Fede e poesia si sposano. Il creato diventa una grande sinfonia. Così la natura si apre davanti a noi come un mondo amico in cui tutti cantano: dal mugghiare del mare, all’urlo della tempesta, allo scintillio delle stelle. Il regno della natura esprime il volto del Dio della gloria.

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Fonte:  http://fcrosti.com/video/category/bellezza-dei-salmi/



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