Vocazione all'amore. Teresa di Lisieux
Il mio nome è Teresa di Lisieux…
di don Valentino Savoldi
Gesù aveva sete d’amore. Del mio amore. Mi ha chiamato – giovanissima – a stare sempre con Lui, ad abbandonarmi totalmente a Lui, a credere nel suo amore, a stare unita a Lui come tralcio che è un tutt’uno con la vite. Affinché l’amore sia soddisfatto pienamente, bisogna che si abbassi, che si abbassi fino al niente, per trasformare in fuoco questo niente. Gesù mi ha mostrato il solo cammino che conduce alla fornace divina: l’abbandono del bambino che si addormenta senza paura tra le braccia di suo Padre.
Il mio vescovo non voleva che entrassi in convento troppo presto, per cui chiesi udienza al Papa, che non oppose resistenza alla mia vocazione. Realizzai questo ardente desiderio a quindici anni.
Ho conosciuto la mia miseria e la mia debolezza, ma sapevo anche quanto piaccia ai cuori nobili, generosi, fare del bene. Bene a me stessa, innanzitutto: se non ci amiamo, come potremmo amare Dio e gli altri? E io ho dimostrato di volermi bene accettando la follia della croce, in convento, in mezzo a indicibili difficoltà e provata anche nel corpo da una malattia che mi aprì le porte del paradiso a ventiquattro anni.
In convento ho capito ciò che Gesù esige da noi: non ha tanto bisogno delle nostre opere quanto del nostro amore, Lui che non ha esitato a mendicare un po’ d’acqua dalla Samaritana. E dalla croce ha gridato: «Ho sete» (Gv 19,28). Sete di anime, per salvare le quali ho tanto pregato, al punto da essere scelta come patrona delle missioni. Sete di quell’amore che racchiude tutte le vocazioni: «Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita…» (1Cor 13,1). L’amore è tutto, abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi: in una parola, è eterno. L’amore si paga soltanto con l’amore.
Grazie a queste intuizioni, nell’eccesso della mia gioia delirante esclamai: «O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione è l’amore!». La Carità è la via per eccellenza che conduce sicuramente a Dio.
Per amore dell’Amore ho sopportato tutto, sognando un Cielo popolato di anime che mi amassero, guardandomi come loro figlia. Un Cielo dove fosse appagato il mio desiderio di amare Gesù, da me cercato nel cuore della Chiesa mia Madre. In essa, io sono stata l’amore. Ora in Dio sono tutto. Il mio sogno è realizzato. Senza mostrarsi, senza che io udissi la sua voce, Gesù mi ha istruito nell’intimo: non per mezzo dei libri – perché non capivo quello che leggevo – ma grazie al Vangelo, ho scoperto parole che mi toglievano dall’aridità spirituale, quando la mia fede era messa alla prova. Parole di vita: «Tutto è grazia».
Sulle orme di Santa Teresa
La giovane santa di Lisieux ha fatto della preghiera il suo respiro, per imparare ad amare come ama Dio. Ci dà l’esempio di quanto sia bello chiedere al Padre di farci gustare l’esperienza che «è più proprio della carità voler amare che voler essere amati» (San Tommaso d’Aquino). C’insegna a chiedere a Gesù che il suo amore spinga anche noi oltre la giustizia, ci renda fiume straripante di gratuità, ci aiuti a donare tutto senza aspettarci nulla, fino a giungere all’amore più grande: dare la vita per gli altri. Ci spinge a chiedere allo Spirito Santo di farci capire che è impossibile amare gli altri se non siamo capaci di amare rettamente noi stessi: «Chi è cattivo con sé stesso con chi sarà buono? (…) Nessuno è peggiore di chi danneggia sé stesso» (Sir 14,5-6).
Dal diario di Santa Teresa, Storia di un’anima, comprendiamo l’importanza di amare noi stessi mettendo Dio al primo posto nella nostra esistenza. Apprendiamo che l’amore non cerca il proprio interesse, come insegna San Paolo: «Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri» (Fil 2,4). E impariamo come sia perfetta la gioia nel condividere con il nostro prossimo quello che siamo e quello che abbiamo, come ha detto Gesù: «Si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35).
Celebra te stesso
Tu meriti di essere celebrato. Tu sei unico, irripetibile. In tutto il mondo non esiste un altro come te. La tua esperienza, i tuoi doni sono unici. Nessuno può prendere il tuo posto in ciò che tu sei. Dio ha creato solo te così come sei, prezioso ai Suoi occhi.
Tu hai un’immensa potenzialità di Amore, di dedizione, di creatività, di crescita, di sacrificio… se tu credi in te stesso. Non ha importanza la tua età o la tua cultura, o se i tuoi genitori ti hanno amato oppure no (può darsi che abbiano voluto, ma non abbiano potuto). Lascia perdere, appartiene solo al passato. Tu appartieni al presente.
Non ha importanza che cosa sei stato, gli errori che hai compiuto, i peccati che hai commesso… Tu sei perdonato, tu sei accettato. Tu sei buono. Tu sei amato nonostante tutto. E quindi ama te stesso e sviluppa i semi che sono dentro di te.
Celebra te stesso! Comincia ora, parti di nuovo. Dai a te stesso una nuova nascita, oggi. Tu sei tu, e questo è tutto quello che devi essere. Tu sei temporaneo. Se qui oggi e domani non ci sarai più. Ma oggi, oggi può essere un nuovo inizio, una vita nuova. Tu non hai il dovere di meritare questa nuova vita, ti viene donata gratuitamente: questo è il miracolo chiamato Dio. E quindi celebra il miracolo, celebra te stesso! Ama adesso.
Non aspettare la partenza per dire: «Ti amo».
Non aspettare la lontananza per scrivere: «Ti amo».
Non aspettare la morte per esprimere con le lacrime: «Ti Amo».
Risposta a Dio che ci chiama ad amare
Dio d’eterna carità, che ricompensi anche il più piccolo servizio reso al prossimo per amore tuo, guarda a Santa Teresa di Gesù Bambino. Tu conservi le sue lacrime su nel Cielo, le trasformi in diademi di gloria. Tu sai quanto abbia sofferto per la conversione dei peccatori e di chi non ti conosce. Ascolta la sua promessa di “trascorrere il Cielo facendo del bene sulla terra”, e di non stancarsi mai d’implorare grazie per noi. E la grazia di cui abbiamo tutti estremo bisogno, è di scoprire la nostra vocazione: imparare ad amare come lei amava, rendendo preziosi tutti gli istanti della nostra esistenza, trasformando tutto in dono, grazia, amore. E morire come lei, sussurrando: «Dio mio, ti amo».
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Fonte: http://www.salvoldi.org/index.php?id=595
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