Maria Teresa Carloni (1919-1983)
mistica e apostola delle Chiese martiri dell'Est
di Paolo Risso
Il secolo XX è il secolo dei più grandi nemici di Gesù Cristo, con guerra aperta contro di Lui. Ma Gesù ha i suoi soldati: come Lui invincibili. Maria Teresa Carloni fa parte di questa schiera di soldati. Nata il 9 ottobre 1919 a Urbania (Pesaro) da famiglia benestante e di nobile ascendenza, a tre anni perde i genitori ed è cresciuta dalla nonna materna con un’austera educazione cristiana.
A 10 anni, subisce dei discorsi irreligiosi che le provocano un forte smarrimento e le fanno perdere la pace interiore, neppur ritrovata al momento della Confessione per la 1ª Comunione. Comincia a temere la Confessione e a sentirsi indegna di accostarsi alla SS.ma Eucaristia. Tuttavia non perde l’amore per Gesù Crocifisso e Eucaristico.
Diciassettenne (1936) cerca di nuovo di confessarsi, ma il comportamento di un confessore che non capisce il suo dramma, senza volerlo l’allontana dalla chiesa: lei, mentre giura di non tornarci più, grida al Crocifisso: "Ma noi due ci rivedremo!". Frequenta il corso di infermieri presso il Sovrano Ordine di Malta a Roma.
Conseguito il diploma, inizia a lavorare e pensa a formarsi una famiglia. Ma il suo fidanzato, un ottimo medico, gli viene ucciso, presso Ponte S. Angelo. Con coraggio straordinario, prosegue la cura di malati e di feriti all’ospedale: siamo in guerra. Prega per la loro conversione. Esemplare nel suo comportamento, fino a buttarsi dalla finestra per sfuggire alle insidie di un militare.
Dopo la guerra, si laurea in pedagogia. Ha un desiderio struggente di ricevere Gesù nella S. Comunione, ma si sente indegna. Un tormento.
Un prete tutto bianco
Il giorno del bombardamento americano su S. Lorenzo al Verano (19 luglio 1943) mentre si prodiga accanto ai feriti, si trova davanti a uno di loro gravissimo, presso cui indugia "un prete tutto vestito di bianco". Maria Teresa non sa che si tratta del S. Padre Pio XII accorso in mezzo ai suoi "figli" sofferenti, e gli dice: "Si affretti, reverendo". Il Papa la fissa in volto e obbedisce. Si ritroveranno in seguito in un’udienza per i militari e il Papa le dirà: "Come mai lei non viene qua da tempo?". Maria Teresa non si distaccherà più da Pio XII, finché egli vivrà.
Quando muore la nonna, ormai sola al mondo, esausta, nella Pasqua del 1951, 31 anni di età, si rivolge al suo Parroco di Urbania, don Campana, che accoglie la sua lunga confessione e, a nome di Gesù, le ridona la pace dell’anima. Finalmente riceve Gesù, Pane di vita eterna, tra lacrime di gioia, lieta anche perché ora don Campana sarà la sua guida, il padre della sua anima.
Ora, per Gesù, unico Amato, Maria Teresa Carloni brucia le tappe. Il 16 giugno 1951, emette nelle mani del confessore il voto privato di castità e scrive nel suo diario: "Gesù, oggi ti amo con la stessa violenza con cui un giorno ti ho odiato". Inizia vita nuova, d’intentissima preghiera, rigorosa penitenza e carità: assiste i malati nelle case a Milano, gli sfollati del Polesine, dopo l’alluvione del 1951, i bambini tubercolotici a Spotorno. Si offre per la santificazione dei sacerdoti e redige uno "statuto delle anime vittime". Il segreto della sua vita è vivere il S. Sacrificio della Messa con Maria, "donna eucaristica". Prega e si mortifica portando il cilicio.
Nel gennaio 1952, cominciano i suoi colloqui intimi con Gesù e ogni venerdì per tre ore rivive la sua Passione con atroci sofferenze: un’offerta totale con Lui per le anime, in primis per i sacerdoti. Davvero Gesù la predilige, come sa fare solo Lui, e il venerdì santo 11 aprile 1952, la arricchisce delle sue stimmate. Il 20 dicembre 1952, il suo parroco è testimone delle sue "nozze spirituali" con Gesù nella chiesa di Urbania. Gesù le fa trovare un anello sull’altare proprio per lei. Dichiara Maria Teresa: "Gesù accetta di essere mio sposo, ma vuole che la sposa sia come Lui: perseguitata, calpestata, sofferente nel corpo e nello spirito".
Comincia a scrivere articoli e libri. Nel febbraio 1954, dedica a Pio XII un libro sulla Madonna: "Onnipotente per grazia e Mediatrice universale", e comunica al Papa la sua volontà di essere apostola e vittima della Chiesa perseguitata nell’Est europeo e dovunque, in primo luogo sorella e madre per quei sacerdoti e Vescovi perseguitati. "Il Prete vestito di bianco", Pio XII, il "Bianco Padre" la accetta tra i suoi primi collaboratori.
Tra i senza-Dio
L’Europa orientale, dalla fine della 2ª guerra mondiale, è caduta sotto i regimi comunisti, controllati dall’Unione Sovietica. Dalla Jugoslavia alla Polonia, dalla Germania Est alla Bulgaria, i senza-Dio di "falce e martello", puntano in ogni modo a distruggere la Chiesa Cattolica. Tragedia immane con Vescovi e sacerdoti incarcerati e uccisi, con credenti impediti e percossi nella loro fede e nella vita. Un’infamia iniziata in URSS e estesasi nella Cina, sotto Lenin, Stalin e Mao e rispettivi proconsoli.
A Maria Teresa restano 30 anni da vivere, ed ella, nelle condizioni sempre più precarie di salute e tra continua preghiera e penitenze, intraprende un’attività senza sosta in soccorso dei martiri dell’Est Europeo, fino alle coste del Pacifico, senza trascurare l’Africa dove i cristiani sono perseguitati dai musulmani. In primo luogo si prende cura dei Vescovi e dei sacerdoti "impediti". Qualcosa di grandioso, gigantesco per una fragile donna come lei.
A partire dal 1955, fa una serie di lunghi rischiosi viaggi nell’Europa orientale in mezzo a avversità di ogni genere. Si reca a incontrare Vescovi, sacerdoti e fedeli in clandestinità, da Norimberga a Mosca, da Zagabria a Varsavia, dalla Bulgaria all’Ungheria alla Cecoslovacchia. Vere avventure per portare loro i soccorsi materiali e conforto a piene mani, aiutata dal suo Padre spirituale; soprattutto a raccogliere informazioni sulla situazione di diversi diocesi calpestate dai comunisti.
Al ritorno, trasmette al Santo Padre Pio XII – quindi ai suoi Successori – notizie di prima mano. Innanzitutto Pio XII, quindi Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, la stimano e ne conoscono lo stile di vita configurato a Gesù Crocifisso, la sua singolare attività. La ricevono spesso in udienza e corrispondono con lei. Papa Pacelli arriva al punto di mandarle il suo autista a prenderla alla stazione di Roma alla sera, di accoglierla in colloquio per tutta la notte sulle "cose dei martiri", e di farla riaccompagnare alla stazione al mattino presto.
Nella "Chiesa del silenzio", Maria Teresa Carloni avvicina i Card. Luigi Stepinac (1898-1960) Arcivescovo di Zagabria, confinato da Tito a Krasic, suo paese natale; Il Card. Wiszinski, primate di Polonia, il Card. Mindzenty, Arcivescovo di Budapest, prima in carcere, poi ospite della ambasciata americana, senza poter mai uscire, e altri numerosi Vescovi. Per tutti e per i loro preti, è sorella e madre, come essi stessi la chiamano.
Come altri mistici, ella gode del carisma della bilocazione con cui raggiunge in modo straordinario i Presuli di diocesi disperse nella Russia e nell’Asia, fino all’Estremo Oriente, dominati dal comunismo ateo e omicida. Con loro concorda le strategie da seguire e ne riferisce al Papa che può provvedere alle loro necessità, in modo mirato e sicuro.
Una stupenda sbalorditiva missione che sta a dimostrare che il nostro incomparabile Gesù, l’Uomo-Dio, il Salvatore, non teme alcun potere della terra e scrive nella storia pagine divine! È impossibile raccontare in breve l’opera di Maria Teresa Carloni: rimandiamo al libro a cura di A. Di Chio e L. Mirri, Il soffio dello Spirito Santo nella storia. Missione e vita di Maria Teresa Carloni, Minerva Edizioni, Bologna, 2004.
Come se quest’opera immane non bastasse, ella trova il tempo di scrivere il suo diario spirituale con 77 quaderni ("La mia vita"); 38 quaderni sui paesi comunisti (1954-1957), con le notizie per Pio XII riguardanti i sacerdoti clandestini e le vittime delle persecuzioni, quindi le relazioni annuali alla Segreteria di Stato dal 1971 al 1977.
Meravigliose avventure di una piccola donna più forte, grazie a Gesù, della roccia. Dall’abbondanza del suo cuore, ella scrive anche articoli per bollettini, meditazioni, preghiere, splendide poesie. Mirabili le sue lettere ai Pontefici, ai Presuli, ai sacerdoti, ai suoi "figli/e" spirituali, tra i quali ci sono numerosi seminaristi africani da lei conosciuti nei suoi viaggi in Sudan. Come abbia potuto farlo, sembra incredibile, ma ella scrive libri che vengono pubblicati ("Vita di S. Giosafat", "Venceslao, principe boemo", "Un Cardinale scomodo", "I fioretti del Card. Beran") e molti altri rimasti manoscritti, di stupenda dottrina e bellezza.
È letteralmente consumata dall’amore per Gesù e per le anime, dalla "maternità spirituale", in primo luogo per i sacerdoti, che vuole veri "altri-Gesù".
A servizio del Sacerdozio
Tutta la sua esistenza, Maria Teresa l’ha posta a servizio della Chiesa, in primo luogo dei Pontefici e dei Vescovi. Dopo la sua conversione, ha scritto al S. Padre Pio XII e gli fa conoscere le sue vicende e l’offerta della sua vita per i sacerdoti e per la Chiesa del silenzio. Tra il 1955 e il 1958, Pio XII la riceve in udienza 14 volte, l’ultima delle quali dieci giorni prima della sua morte. Nel 1957, Pio XII le dona il suo pastorale d’argento, ricevuto del 1917 alla sua consacrazione episcopale da Benedetto XV. Maria Teresa lo dona al Card. Wiszinski che lo offre a un Vescovo, l’amministratore apostolico di Pinsk, che confina con la Russia.
Giovanni XXIII, fin dal 18 novembre 1958, approva quanto ella fa per la Chiesa perseguitata e, ricevendola in udienza quattro volte, la incoraggia a proseguire. Nel 1962, le concede il privilegio di avere una cappella privata nella sua casa e di farvi celebrare la Messa. D’ora in poi, i Presuli che passano a Urbania, da Wiszinski di Varsavia, a Slipyi Arcivescovo di Leopoli a Beran di Praga (liberati dalla prigionia, questi due ultimi, da Giovanni XXIII e da Paolo VI) celebreranno anche nella cappella di Maria Teresa, insieme ad altri Vescovi dell’Est europeo e dell’Africa.
Paolo VI, il 24 febbraio 1964, le dice: "Approvo, benedico e incoraggio. La prego di continuare come voleva Pio XII in favore della Chiesa perseguitata". Nel 1965, le concede di avere Gesù Eucaristico nella sua cappella privata. Quando Maria Teresa è di ritorno da un viaggio in Russia (e dalle sue bilocazioni) e deve riferire direttamente al Papa, impedita a avere un’udienza, gli fa giungere per mezzo del Card. Beran, una "lettera di fuoco", per farsi ricevere… Paolo VI la riceve, la ascolta e fa tesoro delle sue informazioni: "Preghi per me, perché in questo posto si ha solo uno sconfinato bisogno di preghiera".
Ella ha conosciuto Giovanni Paolo II da quando era Arcivescovo di Cracovia ed è commossa quando apprende che lui ha esaminato di persona la documentazione da lei lasciata a Pio XII. Il 20 gennaio 1979, poi nel febbraio e nel luglio 1980, la riceve in udienza, informandosi della sua salute che ormai declina. Intensissimi i suoi contatti con i Cardinali Stepinac, Slipyi, Wiszynski, Mindzenty, i giganti della fede sotto i comunisti… ed essi la chiamano persino "mamma".
Alla fine del 1982, "il cero" della vita di Maria Teresa Carloni, arso dalla fiamma di amore e di interiore martirio per Gesù, sta per consumarsi tutto. I dolori ora la schiantano in tutto il suo corpo: davvero, come i santi più grandi, resa ostia con Gesù-Ostia. Va incontro allo Sposo Gesù, che un giorno l’ha personalmente inanellata, il 17 gennaio 1938, all’ospedale di Pavullo (Modena). Nelle sue pagine ardenti, aveva scritto: "Il martirio è condizione normale di chi può dire con la vita: Non sono più io che vivo, è Gesù che vive in me" (Gal 2, 20). E ancora: "Non c’è eroe più grande di chi pone Gesù in cima ai suoi pensieri e si consuma con ansia infuocata per la supremazia universale di Lui, Via, Verità e Vita per ogni redento".
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Fonte: https://www.santiebeati.it/dettaglio/96017
APERTURA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI MARIA TERESA CARLONI (2016)
URBINO – Ha suscitato una vasta eco e prodotto unanimi consensi la cerimonia per l’apertura della causa di beatificazione e canonizzazione della Serva di Dio Maria Teresa Carloni. La figura di questa santa donna inizialmente non era molto nota a livello popolare poiché i suoi meriti, oltre che da una vita di dedizione alla Chiesa, ai malati, ai poveri, derivavano anche da una lunga, intensa, rischiosa attività in favore della Chiesa del Silenzio – così era chiamata negli anni del comunismo la Chiesa dell’Est Europeo – svolta in stretta connessione con Papa Pio XII e con i suoi successori (Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II), che veniva portata avanti nella più rigorosa segretezza, per non compromettere i portatori ed i destinatari degli aiuti che venivano recati ai cristiane dei vari paesi comunisti. La cerimonia di sabato 1° ottobre in cattedrale, ha avuto il suo momento centrale nella richiesta di dare inizio alla causa di beatificazione e canonizzazione avanzata all’Arcivescovo Giovanni Tani da parte del Postulatore Ufficiale Volodymyr Pashkovsky.
"La fama di santità della Serva di Dio già posseduta in vita e diffusa tra chi la conosceva da vicino – ha affermato il Postulatore -, si diffuse e continua a diffondersi ogni giorno di più dopo la morte, avvenuta il 17 Gennaio 1983. La Serva di Dio ha una moltitudine di devoti non solo in Urbino, ma in altre regioni d’Italia e di Europa, dove è presente il suo esempio. Molti si affidano alla sua intercessione."
Il suo sviscerato amore per la Chiesa del silenzio, a cui consacrò tutta la sua attività, la sua mistica unione alla sofferenza di Cristo Crocifisso, la testimonianza della sua vita di povertà e di preghiera, le sue numerose opere benefiche, la sua illimitata fiducia nella Provvidenza, le sue virtù eroiche hanno suscitato l’ammirazione di migliaia di cristiani, e anche di non credenti.
Il ritardo nella richiesta di introdurre la Causa è dato da una serie di circostanze, per cui solo adesso si presenta il tempo favorevole per tale richiesta. La Causa di Beatificazione non è stata introdotta prima a motivo della riservatezza dei Documenti custoditi da Mons. Cristoforo Campana (1920-2006), che solo dal 2003 ha iniziato a consegnare gradualmente tutti i documenti a Mons. Alberto Di Chio e alla Prof.ssa. Luciana Mirri, residenti in Bologna. Non era possibile far conoscere questi documenti a motivo della prudenza, essendo in vita ancora troppe persone protagoniste, che avrebbero potuto averne conseguenze in persecuzioni.
Mons. Di Chio e la Prof. Mirri hanno ricevuto gradualmente la documentazione completa e l’Archivio Carloni, e, dal 2003 al 2006, intrapresa la lettura o la visione dell’insieme del materiale, hanno provveduto immediatamente al suo riordino, e a una sua collocazione protetta, utile e definitiva. Hanno anche scritto diversi libri in base a questo materiale, tra cui anche una biografia storica della Serva di Dio.
Stando ai fatti che risultano da una ricerca preliminare alla Causa, né Urbania, né Urbino conoscevano alcunché della figura o dell’operato della Serva di Dio Maria Teresa Carloni. Ciononostante continuava in Diocesi una non-conoscenza o addirittura una errata conoscenza della Serva di Dio, cosicché neanche dopo la morte di Mons. Campana, su interpellanza di Mons. Di Chio e Prof. Mirri, fu dimostrato interessamento alla possibile Causa di Beatificazione>.
Passarono alcuni anni, quindi l’arcivescovo, dopo aver conosciuto la vita di Maria Teresa Carloni, anche incontrando personalmente Mons. Di Chio, la Proff.ssa Mirri, la signora Adele Carloni con il marito Angelo Veneziani da Perugia, ha deciso di costituirsi L’Attore della Causa di Beatificazione della Serva di Dio Maria Teresa Carloni>.
Il Postulatore ha concluso affermando che <La Beatificazione e canonizzazione della Serva di Dio contribuirebbe a mantenere vivo il suo spirito di particolare missione del servizio alla Chiesa perseguitata, e sarebbe di modello a tutte le anime generose della Chiesa Universale nel portare avanti il loro impegno quotidiano per il bene della Chiesa e la salvezza delle anime>.
Preghiera a Maria Teresa Carloni
Santissima Trinità, umilmente ti ringrazio per
aver donato alla Chiesa Maria Teresa Carloni,
forte esempio di vita cristiana, di fedeltà alla
grazia ricevuta, di servizio ai fratelli in difficoltà
materiale, morale e spirituale e di apostolato tra
quelli più perseguitati. Degnati, Signore, di glorificarla
anche in terra a Tua gloria, a sua esaltazione e a nostro
incoraggiamento. Ti supplico con tutta la mia fede e con
proponimento di migliorare la mia vita, di concedermi
la grazia che ti domando (si esprime la grazia desiderata),
confidando nella Tua divina Misericordia per intercessione
della Serva di Dio.
Padre nostro, Ave Maria, Gloria
Al termine del rito, l’Arcivescovo mons. Tani ha esortato i fedeli ad invocare la Serva di Dio per avere da lei le grazie e così ottenere segni tangibili per portare avanti il processo canonico iniziato.
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