martedì 10 dicembre 2019

«Torniamo amici»: Paolo VI e gli artisti




 
   La rassegna realizzata dalla Galleria d'arte sacra dei contemporanei di Milano presenta 50 lavori di autori quali Carpi, Messina, Longaretti, Consadori, Bodini e molti altri, che testimoniano il forte legame instauratosi fra Montini e il mondo dell'arte.
   «Rifacciamo la pace? Vogliamo ritornare amici?». Possiamo solo immaginare la sorpresa, l’emozione, la commozione perfino, da parte degli artisti di fronte a queste inattese parole di Paolo VI. Con urgenza e con premura, nella festa dell’Ascensione del 1964, a neppure un anno dalla sua elezione, papa Montini aveva invitato nella Cappella Sistina pittori, scultori, musicisti, poeti, scrittori. E li aveva chiamati a sé, fatto inaudito, non per una pratica ragione di committenza né per una <predica> di circostanza, e neanche per dettare loro indicazioni o linee guida, ma per un vero, cordiale, franco dialogo chiarificatore. Come accade tra persone il cui rapporto si è incrinato fino alla rottura, ma che si rendono conto che bisogna fare di tutto per recuperarlo.
  Proprio quelle parole – «Torniamo amici» – diventano oggi il titolo di una mostra realizzata dalla Galleria d’arte sacra dei contemporanei (Gasc), con il patrocinio della diocesi di Milano e dell’Associazione musei ecclesiastici italiani, che intende raccontare, da vari punti di vista, l’intensa e duratura relazione fra san Paolo VI e gli artisti. Cinquanta lavori, tra dipinti, disegni, sculture, bozzetti, grafiche, raramente esposti al pubblico o del tutto inediti, pertinenti alla Galleria milanese stessa, ma provenienti anche dai Musei Vaticani e dalla Collezione Paolo VI di Concesio, di autori che sono stati protagonisti del panorama culturale italiano della seconda metà del ventesimo secolo.
  L’interesse di Montini per l’arte, del resto, non fu occasionale né limitato nel tempo. Giovane sacerdote e brillante studente, Giovanni Battista aveva “scoperto” i saggi su arte e scolastica di Jacques Maritain (di cui rimarrà amico per tutta la vita), diffondendoli tra gli universitari della Fuci e arrivando a comporre nel 1931 un vero e proprio “Manifesto per l’arte sacra futura”.
   Ma fu proprio a Milano, nel 1955, che il neo arcivescovo ebbe l’occasione di venire in contatto e instaurare un rapporto di amicizia e di collaborazione con un gruppo di artisti attenti a coniugare i temi del sacro con i linguaggi espressivi del Novecento. E luogo di tale incontro fu appunto Villa Clerici, la nobile dimora di Niguarda dove la Compagnia di San Paolo, accanto alla Casa di redenzione sociale, aveva inaugurato una galleria dedicata all’arte sacra, ma rigorosamente “contemporanea” (ed era un’assoluta novità), attraverso il contributo di alcuni dei nomi più in vista dell’epoca. Artefice di tutto ciò era Dandolo Bellini, il cui entusiasmo e la cui competenza colpirono subito Montini, che una volta diventato papa lo chiamerà per realizzare una simile collezione anche in Vaticano.
  Di quel “cenacolo” ambrosiano facevano parte artisti come Aldo Carpi, docente all’Accademia di Brera e sopravvissuto all’orrore dei campi di sterminio nazisti; Francesco Messina e Luciano Minguzzi, tra i maggiori scultori del secondo dopoguerra; Silvio Consadori e Luigi Filocamo, pittori di primissimo piano, capaci di rielaborare con sensibilità moderna la bimillenaria tradizione cristiana; Lello Scorzelli ed Ettore Calvelli, la produzione medaglistica è ancor oggi ammirata per qualità e bellezza; Floriano Bodini, “ritrattista” per eccellenza di Paolo VI; Trento Longaretti, autentico interprete dello spirito del Concilio Vaticano II, recentemente scomparso dopo aver festeggiato il secolo… Senza dimenticare altri autori come Angelo Biancini, mosaicista di una raffinatezza pari a quella di Eros Pellini nel plasmare forme e figure; o lo stesso Enrico Manfrini, che aveva il suo studio proprio in Villa Clerici, oggi “ereditato” da Mario Rudelli.
   Artisti, tutti, di cui la rassegna milanese in corso presenta grandi opere accanto a lavori meno noti, ma legati direttamente alla sensibilità e al magistero di Paolo VI. Insieme alla gentile e accurata mano femminile di Dina Bellotti, la cui litografia con papa Montini che sorridente alza le mani ad abbracciare idealmente il mondo intero diventa immediato quanto efficace manifesto della mostra stessa.
   Dopo decenni di reciproca diffidenza, dopo dure accuse di tradimenti da entrambe le parti, dopo una lunga serie di vicendevoli incomprensioni e allontanamenti, quel giorno di 55 anni fa, tra le pareti affrescate da Michelangelo e dagli altri straordinari protagonisti del Rinascimento, san Paolo VI segnava dunque una svolta epocale nel rapporto fra la Chiesa e il mondo dell’arte contemporanea. Tornare amici, tornare alleati, chiedeva papa Montini agli artisti: «Il nostro ministero ha bisogno della vostra collaborazione. Perché la vostra arte è propria quella di carpire dal cielo dello Spirito i suoi tesori e rivestirli di parole, di colori, di forme, di accessibilità».

 https://www.chiesadimilano.it/news/arte-cultura/torniamo-amici-paolo-vi-e-gli-artisti-256839.html

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