La rassegna realizzata dalla Galleria d'arte sacra dei
contemporanei di Milano presenta 50 lavori di autori quali Carpi,
Messina, Longaretti, Consadori, Bodini e molti altri, che testimoniano
il forte legame instauratosi fra Montini e il mondo dell'arte.
«Rifacciamo la pace? Vogliamo ritornare amici?». Possiamo solo
immaginare la sorpresa, l’emozione, la commozione perfino, da parte
degli artisti di fronte a queste inattese parole di Paolo VI. Con
urgenza e con premura, nella festa dell’Ascensione del 1964, a neppure
un anno dalla sua elezione, papa Montini aveva invitato nella Cappella
Sistina pittori, scultori, musicisti, poeti, scrittori. E li aveva
chiamati a sé, fatto inaudito, non per una pratica ragione di
committenza né per una <predica> di circostanza, e neanche per
dettare loro indicazioni o linee guida, ma per un vero, cordiale, franco
dialogo chiarificatore. Come accade tra persone il cui rapporto si è
incrinato fino alla rottura, ma che si rendono conto che bisogna fare di
tutto per recuperarlo.
Proprio quelle parole – «Torniamo amici» – diventano oggi il titolo
di una mostra realizzata dalla Galleria d’arte sacra dei contemporanei
(Gasc), con il patrocinio della diocesi di Milano e dell’Associazione
musei ecclesiastici italiani, che intende raccontare, da vari punti di
vista, l’intensa e duratura relazione fra san Paolo VI e gli artisti.
Cinquanta lavori, tra dipinti, disegni, sculture, bozzetti, grafiche,
raramente esposti al pubblico o del tutto inediti, pertinenti alla
Galleria milanese stessa, ma provenienti anche dai Musei Vaticani e
dalla Collezione Paolo VI di Concesio, di autori che sono stati
protagonisti del panorama culturale italiano della seconda metà del
ventesimo secolo.
L’interesse di Montini per l’arte, del resto, non fu occasionale né
limitato nel tempo. Giovane sacerdote e brillante studente, Giovanni
Battista aveva “scoperto” i saggi su arte e scolastica di Jacques
Maritain (di cui rimarrà amico per tutta la vita), diffondendoli tra gli
universitari della Fuci e arrivando a comporre nel 1931 un vero e
proprio “Manifesto per l’arte sacra futura”.
Ma fu proprio a Milano, nel 1955, che il neo arcivescovo ebbe
l’occasione di venire in contatto e instaurare un rapporto di amicizia e
di collaborazione con un gruppo di artisti attenti a coniugare i temi
del sacro con i linguaggi espressivi del Novecento. E luogo di tale
incontro fu appunto Villa Clerici, la nobile dimora di Niguarda dove la
Compagnia di San Paolo, accanto alla Casa di redenzione sociale, aveva
inaugurato una galleria dedicata all’arte sacra, ma rigorosamente
“contemporanea” (ed era un’assoluta novità), attraverso il contributo di
alcuni dei nomi più in vista dell’epoca. Artefice di tutto ciò era
Dandolo Bellini, il cui entusiasmo e la cui competenza colpirono subito
Montini, che una volta diventato papa lo chiamerà per realizzare una
simile collezione anche in Vaticano.
Di quel “cenacolo” ambrosiano facevano parte artisti come Aldo Carpi,
docente all’Accademia di Brera e sopravvissuto all’orrore dei campi di
sterminio nazisti; Francesco Messina e Luciano Minguzzi, tra i maggiori
scultori del secondo dopoguerra; Silvio Consadori e Luigi Filocamo,
pittori di primissimo piano, capaci di rielaborare con sensibilità
moderna la bimillenaria tradizione cristiana; Lello Scorzelli ed Ettore
Calvelli, la produzione medaglistica è ancor oggi ammirata per qualità e
bellezza; Floriano Bodini, “ritrattista” per eccellenza di Paolo VI;
Trento Longaretti, autentico interprete dello spirito del Concilio
Vaticano II, recentemente scomparso dopo aver festeggiato il secolo…
Senza dimenticare altri autori come Angelo Biancini, mosaicista di una
raffinatezza pari a quella di Eros Pellini nel plasmare forme e figure; o
lo stesso Enrico Manfrini, che aveva il suo studio proprio in Villa
Clerici, oggi “ereditato” da Mario Rudelli.
Artisti, tutti, di cui la rassegna milanese in corso presenta grandi
opere accanto a lavori meno noti, ma legati direttamente alla
sensibilità e al magistero di Paolo VI. Insieme alla gentile e accurata
mano femminile di Dina Bellotti, la cui litografia con papa Montini che
sorridente alza le mani ad abbracciare idealmente il mondo intero
diventa immediato quanto efficace manifesto della mostra stessa.
Dopo decenni di reciproca diffidenza, dopo dure accuse di tradimenti
da entrambe le parti, dopo una lunga serie di vicendevoli incomprensioni
e allontanamenti, quel giorno di 55 anni fa, tra le pareti affrescate
da Michelangelo e dagli altri straordinari protagonisti del
Rinascimento, san Paolo VI segnava dunque una svolta epocale nel
rapporto fra la Chiesa e il mondo dell’arte contemporanea. Tornare
amici, tornare alleati, chiedeva papa Montini agli artisti: «Il nostro
ministero ha bisogno della vostra collaborazione. Perché la vostra arte è
propria quella di carpire dal cielo dello Spirito i suoi tesori e
rivestirli di parole, di colori, di forme, di accessibilità».
https://www.chiesadimilano.it/news/arte-cultura/torniamo-amici-paolo-vi-e-gli-artisti-256839.html
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