RAOUL FOLLEREAU
Raoul Follereau nasce a Nevers, in Francia il 17 Agosto 1903, in una famiglia di industriali. Nel 1918 incontra per la prima volta Madeleine Boudou, che sposerà 7 anni dopo (22 giugno 1922) e che sarà sua inseparabile compagna di vita e di ideali. A 15 anni tiene la prima conferenza, organizzata a beneficio delle Suore dei poveri del suo Paese, affermandosi subito come un oratore capace di catturare l'attenzione del pubblico, nonostante la giovane età. A 17 anni scrive il suo primo libro, “Il libro d'amore”, che si caratterizza per una frase che diventerà il motivo ispiratore di tutta la sua attività: “essere felici è far felici”. Si laurea giovanissimo in legge, alla Sorbona di Parigi, ma rinuncia alla carriera di avvocato per dedicarsi alla poesia e al teatro: ottiene i primi successi con due commedie ("Piccole bambole" e "I nuovi cavalieri"), che da subito compariranno nel cartellone della Comédie Française, la più antica e prestigiosa compagnia teatrale francese.
Nel 1935,
mentre si trova in Africa come corrispondente di un giornale argentino, ha due
incontri che si rivelano decisivi per la strada che decide ben presto di
intraprendere: l'incontro spirituale con Padre Charles de Foucauld, in occasione
di un servizio sulla sua vita e la sua morte, che gli permette di conoscere
questo personaggio interessante e la sua lotta a favore dei più deboli, ed un
incontro-choc con i lebbrosi, nella foresta tropicale della Costa d'Avorio,
durante il quale si rende conto, in modo sconvolgente, delle condizioni in cui i
malati di lebbra sono costretti a vivere, a causa della paura e dell'ignoranza
che ancora circondano questa malattia. Già da tempo aveva incominciato a tenere
conferenze in varie zone della Francia, in nome dell'amore universale e delle
iniziative verso i più poveri e i più deboli, ma dopo questi incontri la sua
strada si indirizza con più precisione a favore dei malati di lebbra. Le sue
proposte, quindi, le campagne, gli scritti e le opere vengono tutti finalizzati
a sensibilizzare l'opinione pubblica di ogni Paese e a rendere concreti il
maggior numero possibile di interventi a favore dei lebbrosi e di tutte le
vittime di quelle che egli definisce come 'altre forme di lebbra' (razzismo,
povertà, emarginazione...).
Nel 1937
crea le Fondazioni Charles de Foucauld, per la diffusione della
testimonianza d'amore fraterno, iniziando una nuova serie di conferenze e di
viaggi.
Nel 1940
viene richiamato sotto le armi, ma prima che possa raggiungere il fronte,
l'esercito tedesco ha già occupato Parigi. A causa di alcuni articoli intitolati
"Hitler, l'anticristo", pubblicati sul suo giornale, è costretto a nascondersi,
in un primo momento presso alcuni amici, in periferia. In questo periodo,
tuttavia, la sua attività non si ferma e, grazie all'aiuto di molti
corrispondenti, continua a scrivere messaggi e articoli di denuncia e di
informazione. Successivamente, nel 1942, trova rifugio nel Convento di
Venissieux, nei dintorni di Lione (presso le Suore di Nostra Signora degli
Apostoli), all'interno del quale viene a conoscenza del progetto per una
città dei lebbrosi che le Suore vorrebbero costruire nella foresta vergine,
ad Adzopè, nella Costa d'Avorio. Egli offre immediatamente il proprio aiuto per
la raccolta dei fondi e, nonostante la guerra, riesce a tenere una serie di
conferenze per raccogliere il denaro necessario a ricominciare i lavori nella
foresta. Una volta sopraggiunta la liberazione dai tedeschi, gli sforzi per
sostenere questa opera grandiosa si intensificano ancora di più e, dopo 13 anni
di lavori, la 'città dei lebbrosi' viene finalmente inaugurata.
Dopo il
successo di quella prima e importante iniziativa, giungono a Follereau decine di
richieste di aiuto da ogni regione colpita da questa malattia, che lo porteranno
a compiere numerose volte il giro del mondo per portare aiuti e affetto, e per
verificare e denunciare le condizioni di vita scandalose in cui i malati di
lebbra sono costretti a vivere. Decide, a questo proposito, di suddividere ogni
anno in due parti: sei mesi per percorrere le terre lontane in cui sono relegati
i lebbrosi, per cercarli, abbracciarli e distribuire loro ciò che è stato
raccolto, e sei mesi per viaggiare nelle nazioni ricche e scuotere, attraverso
discorsi, conferenze, interviste e ogni altro mezzo utile, le coscienze di
tutti, mobilitandole in favore della sua missione.
Nel 1942
lancia l'iniziativa l'ora dei poveri, con la quale chiede a ciascuno di
dedicare almeno un'ora all'anno del proprio salario, guadagno o rendita a favore
degli infelici. L'importanza di questo semplice gesto risiede non solo nel
denaro che viene dato, ma soprattutto nel significato profondo che assume il
fatto di pensare ai più sfortunati, di offrire loro un momento della propria
vita. Inoltre, non caratterizzandosi per la somma offerta, ma per l'atto
fraterno che la costituisce, permette a tutti, ricchi o poveri che siano, di
unirsi nella più autentica carità. E, non a caso, come Follereau testimonia nei
suoi scritti, sono proprio i più poveri che, per primi, quando tutti giudicavano
utopica questa iniziativa, hanno avuto fede in essa e hanno contribuito a
renderla sempre più significativa anno dopo anno.
Nel 1944,
dopo aver compiuto il primo viaggio intorno al mondo ed aver riempito intere
pagine di denuncia per lo sdegno provato di fronte a ciò che ha visto, Follereau
scrive una lettera al Presidente degli USA Franklin Roosevelt, rimasta senza
risposta, nella quale chiede di destinare la cifra corrispondente ad un giorno
di guerra alle opere di pace.
Nel 1946,
in occasione del trentesimo anniversario della morte di Charles de Foucauld,
lancia un'altra importante iniziativa, il Natale di Padre de Foucauld:
ricordando le piacevoli feste natalizie della sua infanzia, Follereau chiede a
ciascuno di condividere la gioia del Natale con chi è più sfortunato, inviando
doni per i bambini più poveri e coinvolgendo le persone anziane, sole o
sfortunate all'interno della propria famiglia, per festeggiare insieme la festa
del Natale.
Lo stesso
anno fonda l'Ordine della Carità, che intende essere una libera
associazione per chiunque voglia impegnarsi con se stesso ad essere fraterno nei
pensieri, nelle parole, nelle azioni e che diventerà, dopo qualche anno, la
Fondazione Raoul Follereau. Questa iniziativa ambisce a dare fondamento
comune a tutti coloro che vogliono vivere nella carità, intesa, nel suo senso
più ampio, come principio ispiratore per colui che vuole condividere i problemi
di chi è più sfortunato, comprenderli, risolverli.
Nel 1947
proclama, per il Venerdì Santo, lo "sciopero generale dell'egoismo",
alle ore 15, "nell'ora in cui gli egoisti e i corrotti hanno messo a morte Colui
che diceva: Amatevi gli uni gli altri. Che ciascuno dedichi quest'ora della
propria vita ai più diseredati". Attraverso tutte le associazioni, senza
distinzione di confessioni, questa iniziativa viene diffusa in tutti gli Stati
ed è finalizzata a rendere ancora più significativa, in modo particolare dal
punto di vista religioso, quella precedente dell'ora della carità; anche la
Santa Sede si è espressa a favore di essa, attraverso un elogio esplicito
inviato personalmente a Raoul Follereau.
Il 20
settembre 1952 invia una Richiesta all'ONU nella quale suggerisce di
stabilire una Convenzione che fissi lo statuto dei lebbrosi e assicuri la
salvaguardia dei loro diritti e della loro dignità.
Nel 1953
compie il giro delle capitali europee per un'ulteriore campagna di
sensibilizzazione della stampa, dei poteri pubblici, delle associazioni
filantropiche al problema dei lebbrosi.
Nel 1954
invia le due famose Lettere ai grandi, indirizzate al Generale Eisenhower,
Presidente degli USA, e al presidente del Consiglio dei Ministri dell'URSS
Malenkov, per chiedere loro due bombardieri, vendendo i quali si sarebbero
potuti curare tutti i lebbrosi del mondo (non ottenendo risposta).
Nello
stesso anno fonda la "Giornata mondiale dei lebbrosi", fissata
nell'ultima domenica di gennaio, che diventerà una delle manifestazioni più
significative per sensibilizzare l'opinione pubblica al doloroso problema dei
lebbrosi.
Il 16, 17 e
18 aprile 1956 si tiene a Roma, su iniziativa di Follereau, il
Congresso internazionale per la difesa e la riabilitazione sociale dei lebbrosi,
che riunisce le personalità più competenti in leprologia per discutere del
problema scientifico e sociale della lebbra.
Nel 1959
invia nuovamente la "Lettera ai Grandi" (Eisenhower e Kruscev) per
chiedere ad entrambi un bombardiere, senza però ottenere risposta.
Nel 1962
decide di scrivere una lettera a tutti i Capi di Stato del mondo, con la
quale sensibilizzare e attivare iniziative concrete a favore della cura della
lebbra e della riabilitazione sociale dei malati.
Il 25
ottobre 1966, a Berna, promuove la fondazione dell'ELEP (Comitato
europeo di coordinamento delle associazioni europee contro la lebbra), di cui
diviene Presidente Onorario a vita. Nel 1975 l'associazione diventa
internazionale, con sigla ILEP (International LEProsy).
Nel 1972
compie l'ultimo dei numerosissimi viaggi in Africa, nel corso del quale
festeggia la XIX Giornata mondiale dei lebbrosi presso gli amici
del Benin e dell'attuale Burkina Faso.
Muore a
Parigi il 6 dicembre 1977.
In Italia
l' AIFO - Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau opera, dal 1961,
ispirandosi al suo pensiero e alla sua opera.
Dal 1986 l'AIFO,
ogni anno, assegna il Premio sul campo Raoul Follereau che segnala
storie di uomini e donne che hanno trasformato ideali e valori in energia,
azioni, esperienze. Come diceva Follereau "Un'idea che non diventi
immediatamente energia, è un'utopia". Il Premio segnala persone che hanno
trasformato realtà e che, con le loro storie, dimostrano che ciascuno può essere
agente di cambiamento.
Trai i
Premi Raoul Follereau si segnalano: Dom Helder Camara (Brasile); Abbè Pierre
(Francia); Albert Tèvoedjrè (Benin); Dom Samuel Ruiz (Messico); Padre Renato
Kizito Sesana e I Nuba (Sudan).
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