Papa Giovanni Paolo II
ECCLESIA
IN ASIA
ESORTAZIONE APOSTOLICA
POST-SINODALE
ECCLESIA IN ASIA
DEL SANTO PADRE
GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI
AI PRESBITERI E AI DIACONI
ALLE PERSONE CONSACRATE
E A TUTTI I FEDELI LAICI
CIRCA GESÙ CRISTO, IL SALVATORE
E LA SUA MISSIONE DI AMORE
E DI SERVIZIO IN ASIA:
"... PERCHÉ ABBIANO LA VITA
E L'ABBIANO IN ABBONDANZA" (Gv 10,10)
POST-SINODALE
ECCLESIA IN ASIA
DEL SANTO PADRE
GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI
AI PRESBITERI E AI DIACONI
ALLE PERSONE CONSACRATE
E A TUTTI I FEDELI LAICI
CIRCA GESÙ CRISTO, IL SALVATORE
E LA SUA MISSIONE DI AMORE
E DI SERVIZIO IN ASIA:
"... PERCHÉ ABBIANO LA VITA
E L'ABBIANO IN ABBONDANZA" (Gv 10,10)
INTRODUZIONE
Le meraviglie del piano di Dio
in Asia
1. La Chiesa in Asia canta le
lodi del « Dio della salvezza » (Sal 68 [67], 20) per avere scelto di
dare inizio al suo piano salvifico sul suolo dell'Asia, mediante uomini e donne
di quel Continente. È stato in Asia, infatti, che Dio sin dall'inizio rivelò e
portò a compimento il suo progetto salvifico. Guidò i Patriarchi (cfr Gn
12) e chiamò Mosè affinché conducesse il suo popolo verso la libertà (cfr Es
3, 10). Al popolo che si era scelto Egli parlò attraverso molti Profeti,
Giudici, Re e intrepide donne di fede. Nella « pienezza del tempo » (Gal
4, 4), inviò l'Unigenito suo Figlio, Gesù Cristo il Salvatore, che si incarnò
come asiatico! Esultando per la bontà dei popoli del Continente, per le culture
e la vitalità religiosa, e cosciente, allo stesso tempo, dell'unicità del dono
della fede ricevuta per il bene di tutti, la Chiesa in Asia non può cessare di
proclamare: « Celebrate il Signore, perché è buono; perché eterna è la sua
misericordia » (Sal 118 [117], 1).
Dato che Gesù è nato, vissuto,
morto e risorto in Terra Santa, questa piccola porzione dell'Asia occidentale è
diventata terra di promessa e di speranza per tutto il genere umano. Gesù
conobbe ed amò quella terra, facendo sue la storia, le sofferenze e le speranze
di quel popolo; ne ebbe cara la gente, abbracciando le tradizioni e l'eredità
ebraiche. Dio, infatti, sin dall'antichità scelse questo popolo e ad esso si
rivelò in preparazione della venuta del Salvatore. Da questa terra, mediante la
predicazione del Vangelo, con la potenza dello Spirito Santo, la Chiesa andò
ovunque per « ammaestrare tutte le nazioni » (cfr Mt 28, 19). Insieme con
la comunità ecclesiale diffusa nel mondo, la Chiesa in Asia varcherà la soglia
del terzo millennio cristiano, contemplando con meraviglia quanto Dio ha
compiuto dagli inizi sino ad oggi e forte della consapevolezza che « come nel
primo millennio la Croce fu piantata sul suolo europeo, nel secondo millennio su
quello americano e africano, nel terzo millennio si potrà sperare di raccogliere
una grande messe di fede in questo continente così vasto e vivo ».1
La preparazione
all'Assemblea Speciale
2. Nella Lettera apostolica
Tertio millennio adveniente, ho delineato per la Chiesa in vista del
terzo millennio del cristianesimo un programma centrato sulle sfide della nuova
evangelizzazione. Elemento importante di questo piano era la celebrazione di
Sinodi continentali, così che i Vescovi potessero affrontare la questione
dell'evangelizzazione secondo le situazioni locali e le necessità di ogni
continente. Questa serie di sinodi, collegati dal tema comune della nuova
evangelizzazione, è risultata un importante contributo per la preparazione della
Chiesa al Grande Giubileo dell'Anno 2000.
Nella stessa Lettera, riferendomi
all'Assemblea Speciale per l'Asia del Sinodo dei Vescovi, osservavo che in
quella parte del mondo « più marcata è la questione dell'incontro del
cristianesimo con le antichissime culture e religioni locali. Una grande sfida,
questa, per l'evangelizzazione, dato che sistemi religiosi come il buddismo o l'induismo
si propongono con un chiaro carattere soteriologico ».2 È davvero un
mistero perché mai il Salvatore del mondo, nato in Asia, sia rimasto fino ad ora
largamente sconosciuto ai popoli del Continente asiatico. Il Sinodo ha offerto
una opportunità provvidenziale alla Chiesa in Asia per riflettere su tale
mistero e per affermare un rinnovato impegno nella missione di far meglio
conoscere a tutti Gesù Cristo. Due mesi dopo la pubblicazione della
Tertio millennio adveniente, rivolgendomi alla sesta Assemblea plenaria
della Federazione delle Conferenze Episcopali dell'Asia, a Manila nelle
Filippine, durante le indimenticabili celebrazioni della decima Giornata
mondiale della Gioventù, ho ricordato ai Vescovi: « Se la Chiesa in Asia deve
compiere il suo destino provvidenziale, l'evangelizzazione, come gioiosa,
paziente e progressiva predicazione della morte salvifica e della Risurrezione
di Gesù Cristo, deve essere una vostra priorità assoluta ».3
Lungo la fase preparatoria si è
evidenziata la positiva risposta dei Vescovi e delle Chiese particolari alla
proposta di un'Assemblea Speciale per l'Asia del Sinodo dei Vescovi. Ad ogni
tappa, essi hanno comunicato i loro desideri ed opinioni con franchezza e
penetrante conoscenza del Continente, pienamente coscienti del vincolo di
comunione che li lega alla Chiesa universale. In linea con l'idea originale
della
Tertio millennio adveniente e seguendo le proposte del Consiglio
Presinodale che aveva valutato i pareri dei Vescovi e delle Chiese particolari
nel Continente asiatico, ho scelto per tema del Sinodo: Gesù Cristo, il
Salvatore e la sua missione di amore e di servizio in Asia: « perché abbiano la
vita e l'abbiano in abbondanza » (Gv 10, 10). Mediante questa particolare
formulazione del tema, era mio auspicio che il Sinodo « illustrasse e
approfondisse la verità su Cristo come unico Mediatore tra Dio e gli uomini e
unico Redentore del mondo, ben distinguendolo dai fondatori di altre grandi
religioni ».4 Mentre ci avviciniamo al Grande Giubileo, la Chiesa in
Asia ha bisogno di essere in grado di proclamare con rinnovato vigore: Ecce
natus est nobis Salvator mundi, « Ecco, è nato per noi il Salvatore del
mondo »... è nato in Asia!
La celebrazione dell'Assemblea
Speciale
3. Per grazia di Dio, l'Assemblea
Speciale per l'Asia del Sinodo dei Vescovi si è svolta dal 18 aprile al 14
maggio 1998 in Vaticano, dopo le Assemblee per l'Africa (1994) e per l'America
(1997) e prima dell'Assemblea Speciale per l'Oceania, tenutasi alla fine
dell'anno 1998. Per quasi un mese, i Padri sinodali e gli altri partecipanti,
riuniti attorno al Successore di Pietro e condividendo il dono della comunione
gerarchica, hanno dato voce e volto alla Chiesa in Asia. Si è trattato senza
dubbio di uno speciale momento di grazia!5 Precedenti riunioni di
Vescovi dell'Asia avevano contribuito alla preparazione del Sinodo, rendendo
possibile un'atmosfera di intensa comunione ecclesiale e fraterna. A tale
proposito, di particolare rilevanza furono le precedenti Assemblee plenarie e i
Seminari sponsorizzati dalla Federazione delle Conferenze Episcopali dell'Asia e
dai suoi uffici, che hanno radunato periodicamente un gran numero di Vescovi
dell'Asia, promuovendo tra di loro vincoli e legami ministeriali. Ad alcuni di
tali incontri ho avuto la gioia di partecipare, presiedendo a volte le solenni
Celebrazioni eucaristiche di apertura o di chiusura. In quelle circostanze, ho
potuto osservare direttamente l'incontro nel dialogo tra le Chiese
particolari, comprese le Chiese orientali, nella persona dei Pastori. Queste e
altre Assemblee regionali dei Vescovi dell'Asia sono provvidenzialmente servite
alla preparazione remota dell'Assemblea sinodale.
L'effettiva celebrazione del
Sinodo stesso ha confermato l'importanza del dialogo quale modo
caratteristico della vita della Chiesa in Asia. Una condivisione sincera ed
onesta di esperienze, di idee e di proposte si è rivelata come la via per un
genuino incontro di spiriti, una comunione di menti e di cuori che, nell'amore,
rispetta e trascende le differenze. È stato particolarmente commovente
l'incontro delle nuove con le antiche Chiese, che fanno risalire le proprie
origini agli Apostoli. Abbiamo sperimentato la gioia incomparabile di vedere i
Pastori delle Chiese particolari in Myanmar, in Vietnam, nel Laos, nella
Cambogia, nella Mongolia, nella Siberia e nelle nuove repubbliche dell'Asia
Centrale seduti a fianco dei loro Fratelli, che avevano a lungo desiderato di
incontrarli e dialogare con loro. C'è stato però anche un senso di tristezza per
il fatto che Vescovi della Cina continentale non hanno potuto essere presenti.
La loro assenza si è trasformata in un costante richiamo ai sacrifici eroici ed
alle sofferenze che la Chiesa continua ad affrontare in molte parti dell'Asia.
L'incontro nel dialogo dei
Vescovi con il Successore di Pietro, al quale è affidato il compito di
confermare i fratelli (cfr Lc 22, 32), è servito a rinsaldarli nella fede
e nella missione. Giorno dopo giorno, l'Aula sinodale e le sale degli incontri
si sono riempite di testimonianze di fede profonda, di amore pronto al
sacrificio, di speranza incrollabile, d'impegno a lungo provato, di perseverante
coraggio, di perdono misericordioso. Nelle diverse esposizioni si è manifestata
eloquentemente la verità delle parole di Gesù: « Io sono con voi tutti i giorni
» (Mt 28, 20). Il Sinodo è stato un momento di grazia, un incontro con il
Salvatore che continua ad essere presente nella sua Chiesa mediante la potenza
dello Spirito Santo, sperimentata nel dialogo fraterno di vita, di comunione e
di missione.
Condividere i frutti
dell'Assemblea Speciale
4. Attraverso questa Esortazione
post-sinodale, desidero condividere con la Chiesa che è in Asia e nel mondo
intero i frutti dell'Assemblea Speciale. Il documento si sforza di offrire la
ricchezza del Sinodo, grande evento spirituale di comunione e di collegialità
episcopale, che è stato anzitutto una memoria celebrativa delle radici
asiatiche del cristianesimo. I Padri sinodali hanno ricordato la prima comunità
cristiana, la Chiesa primitiva, il piccolo gregge di Gesù in questo immenso
Continente (cfr Lc 12, 32). Hanno rammentato quanto la Chiesa ha ricevuto
e udito sin dagli inizi (cfr Ap 3, 3) e, dopo averne fatto memoria, hanno
celebrato « l'immensa bontà » di Dio (Sal 145 [144], 7) che non viene mai
meno. Il Sinodo è stato anche un'occasione per riconoscere le antiche tradizioni
religiose e civiltà, le profonde filosofie e la sapienza da cui è stata plasmata
l'Asia di oggi. Al di sopra di tutto, sono stati ricordati i popoli stessi
dell'Asia quale vera ricchezza del Continente e speranza per il futuro. Durante
il Sinodo, quanti di noi erano presenti sono stati testimoni di un incontro
straordinariamente ricco di frutti tra le antiche e nuove culture e civiltà
dell'Asia, meravigliose da vedersi nella loro diversità e convergenza,
specialmente quando simboli, canti, danze e colori si sono radunati insieme in
armonioso accordo attorno all'unica Mensa del Signore nelle Liturgie
eucaristiche di apertura e di chiusura.
Il Sinodo non è stato una
celebrazione motivata dall'orgoglio per i risultati umani conseguiti, ma un
evento consapevole di ciò che l'Altissimo ha fatto per la Chiesa in Asia (cfr
Lc 1, 49). Rammentando l'umile condizione della Comunità cattolica, come
pure la debolezza dei suoi membri, il Sinodo è stato anche una chiamata alla
conversione, affinché la Chiesa in Asia possa divenire sempre più degna
delle grazie continuamente offerte da Dio.
Oltre a memoria e a celebrazione,
il Sinodo è stato un'ardente affermazione di fede in Gesù Cristo Salvatore.
Riconoscenti per il dono della fede, i Padri sinodali non hanno trovato modo
migliore per celebrarla che di affermarla nella sua integrità, riflettendo su di
essa in rapporto ai contesti entro i quali essa deve essere proclamata e
professata nell'Asia contemporanea. Essi hanno frequentemente sottolineato che
la fede viene già oggi proclamata con fiducia e coraggio nel Continente anche in
mezzo a grandi difficoltà. A nome di tanti milioni di uomini e donne in Asia,
che ripongono la loro fiducia in nessun altro all'infuori del Signore, i Padri
sinodali hanno confessato: « Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il
Santo di Dio » (Gv 6, 69). A fronte delle molte questioni dolorose
connesse con la sofferenza, la violenza, la discriminazione e la povertà, alle
quali la maggioranza dei popoli dell'Asia sono soggetti, essi hanno pregato: «
Credo, aiutami nella mia incredulità » (Mc 9, 24).
Nel 1995, ho invitato i Vescovi
dell'Asia riuniti a Manila a « spalancare in Asia le porte a Cristo ».6
Confidando nel mistero della comunione con gli innumerevoli e spesso sconosciuti
martiri della fede in Asia e confermati nella speranza dalla costante presenza
dello Spirito Santo, i Padri sinodali hanno coraggiosamente chiamato i discepoli
di Cristo in Asia a un nuovo impegno nella missione. Durante l'Assemblea
sinodale, i Vescovi e gli altri partecipanti hanno dato testimonianza del
carattere, del fuoco spirituale e dello zelo che rendono certamente l'Asia terra
di un'abbondante messe nel prossimo millennio.
CAPITOLO I
IL CONTESTO DELL'ASIA
L'Asia, luogo di nascita di
Gesù e della Chiesa
5. L'incarnazione del Figlio di
Dio, che la Chiesa intera commemorerà nel Grande Giubileo dell'Anno 2000,
avvenne in un ben definito contesto storico e geografico, che esercitò un
importante influsso sulla vita e sulla missione del Redentore in quanto uomo. «
Dio ha assunto in Gesù di Nazareth le caratteristiche proprie della natura
umana, compresa la necessaria appartenenza dell'uomo a un determinato popolo e a
una determinata terra [...] La concretezza fisica della terra e le sue
coordinate geografiche fanno un tutt'uno con la verità della carne umana assunta
dal Verbo ».7 Di conseguenza, conoscere il mondo nel quale il
Salvatore « venne ad abitare in mezzo a noi » (Gv 1, 14) è una chiave
importante per una comprensione più precisa del disegno dell'eterno Padre, e
dell'immensità del suo amore per ogni creatura: « Dio infatti ha tanto amato il
mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia,
ma abbia la vita eterna » (Gv 3, 16).
Alla stessa maniera, la Chiesa
vive ed adempie alla sua missione in circostanze concrete di tempo e di spazio.
Se il Popolo di Dio in Asia vuole, mediante la nuova evangelizzazione,
rispondere alla volontà di Dio nei suoi confronti, deve acquisire una
consapevolezza profonda delle complesse realtà di questo Continente. I Padri
sinodali hanno sottolineato che la missione di amore e di servizio della Chiesa
in Asia è condizionata da due fattori: da un lato, la comprensione di se stessa
come comunità dei discepoli di Gesù Cristo radunata attorno ai Pastori;
dall'altra le realtà sociali, politiche, religiose, culturali ed economiche
estremamente diversificate nell'immenso continente asiatico,8
esaminate in modo dettagliato durante il Sinodo da quanti con esse vivono in
quotidiano contatto. Quanto segue è, in sintesi, il risultato delle riflessioni
dei Padri sinodali.
Realtà religiose e
culturali
6. L'Asia è il più vasto
continente della terra ed è abitato da circa i due terzi della popolazione
mondiale, mentre la Cina e l'India insieme costituiscono quasi la metà della
popolazione totale del globo. Ciò che più colpisce del Continente è la varietà
delle popolazioni, « eredi di antiche culture, religioni e tradizioni ».9
Non possiamo non rimanere colpiti dall'enorme quantità numerica della
popolazione asiatica e dal variegato mosaico delle sue numerose culture, lingue,
credenze e tradizioni, che comprendono una parte veramente considerevole della
storia e del patrimonio della famiglia umana.
L'Asia è anche la culla delle
maggiori religioni del mondo, quali il giudaismo, il cristianesimo, l'islamismo
e l'induismo. È il luogo di nascita di molte altre tradizioni spirituali, quali
il buddismo, il taoismo, il confucianesimo, lo zoroastrismo, il giainismo, il
sikhismo e lo shintoismo. Inoltre, milioni di persone seguono altre religioni
tradizionali o tribali, con vari gradi di riti, di strutture e di insegnamenti
religiosi formali. La Chiesa ha il rispetto più profondo per queste tradizioni e
cerca di intrecciare un dialogo sincero con i loro seguaci. I valori religiosi
che esse insegnano attendono il loro compimento in Gesù Cristo.
I popoli dell'Asia sono fieri dei
propri valori religiosi e culturali tipici, come ad esempio l'amore per il
silenzio e la contemplazione, la semplicità, l'armonia, il distacco, la non
violenza, lo spirito di duro lavoro, di disciplina, di vita frugale, la sete di
conoscenza e di ricerca filosofica.10 Essi hanno cari i valori del
rispetto per la vita, della compassione per ogni essere vivente, della vicinanza
alla natura, del filiale rispetto per i genitori, per gli anziani e per gli
antenati, ed un senso della comunità altamente sviluppato.11 In modo
tutto particolare, considerano la famiglia come una sorgente vitale di forza,
come una comunità strettamente intrecciata, che possiede un forte senso della
solidarietà.12 I popoli dell'Asia sono conosciuti per il loro spirito
di tolleranza religiosa e di coesistenza pacifica. Senza negare la presenza di
aspre tensioni e di violenti conflitti, si può tuttavia dire che l'Asia ha
spesso dimostrato una notevole capacità di adattamento ed una naturale apertura
al reciproco arricchimento dei popoli, nella pluralità di religioni e di
culture. Inoltre, nonostante l'influsso della modernizzazione e della
secolarizzazione, le religioni dell'Asia mostrano segni di grande vitalità e
capacità di rinnovamento, come si può vedere nei movimenti di riforma
all'interno dei vari gruppi religiosi. Molti, specie tra i giovani, sperimentano
una profonda sete di valori spirituali, come traspare dall'insorgere di nuovi
movimenti religiosi.
Tutto questo sta ad indicare un
innato intuito spirituale ed una saggezza morale tipica dell'animo asiatico, che
costituisce il nucleo attorno al quale si edifica una crescente coscienza di «
essere abitante dell'Asia ». Tale coscienza può essere meglio scoperta ed
affermata non tanto nella contrapposizione o nell'opposizione, quanto piuttosto
nella complementarità e nell'armonia. In tale quadro di complementarità e di
armonia, la Chiesa può comunicare il Vangelo in un modo che sia fedele tanto
alla propria tradizione, che all'animo asiatico.
Realtà economiche e sociali
7. Nell'ambito dello sviluppo
economico, le situazioni nel Continente asiatico sono molto diverse e sfuggono a
qualsiasi classificazione semplificatrice. Alcuni Paesi sono altamente
sviluppati, altri si stanno sviluppando attraverso politiche economiche
efficaci, mentre altri si trovano tuttora in un'abietta povertà, e certamente
tra le più povere Nazioni della terra. Nel processo di sviluppo, stanno
prendendo piede il materialismo e il secolarismo, specialmente nelle aree
urbane. Queste ideologie, che minano i valori tradizionali, sociali e religiosi,
possono arrecare incalcolabili danni alle culture dell'Asia.
I Padri sinodali hanno parlato
dei rapidi cambiamenti che stanno avvenendo all'interno delle società asiatiche
e degli aspetti positivi e negativi di tali cambiamenti. Tra questi vi sono il
fenomeno dell'urbanesimo ed il formarsi di enormi città, spesso con larghe aree
depresse dove prosperano il crimine organizzato, il terrorismo, la prostituzione
e lo sfruttamento dei settori più deboli della società. Un altro dei più vistosi
fenomeni sociali è l'emigrazione, che espone milioni di persone a situazioni
economicamente, culturalmente e moralmente difficili. Le persone emigrano
all'interno dell'Asia e dall'Asia verso altri Continenti per molteplici ragioni,
tra le quali la povertà, la guerra e i conflitti etnici, la negazione dei
diritti umani e delle libertà fondamentali. La costruzione di giganteschi
complessi industriali è un'altra causa della migrazione interna o verso
l'estero, con effetti distruttivi sulla vita familiare e sui valori che la
compongono. È stata pure menzionata l'installazione di centrali nucleari con
particolare riguardo ai costi e all'efficienza, ma con minima attenzione nei
confronti della sicurezza delle persone e dell'integrità dell'ambiente.
La realtà del turismo abbisogna
poi di speciale attenzione. Pur trattandosi di un'industria legittima con propri
valori culturali ed educativi, il turismo ha in alcuni casi un'influenza
devastante sulla fisionomia morale e fisica di numerosi Paesi asiatici, che si
manifesta sotto forma di degradazione di giovani donne ed anche di bambini
mediante la prostituzione.13 La cura pastorale degli emigranti e dei
turisti è difficile e complessa in modo speciale in Asia, dove mancano adeguate
strutture per tale scopo. La pianificazione pastorale a tutti i livelli ha
bisogno di prendere in considerazione queste realtà. Né vanno dimenticati gli
emigranti delle Chiese cattoliche orientali che hanno bisogno di cure pastorali
secondo le tradizioni loro proprie.14
Diversi Paesi dell'Asia si
trovano ad affrontare difficoltà connesse con la crescita della popolazione, che
« non è un semplice problema demografico o economico, bensì soprattutto un
problema morale ».15 È chiaro che la questione della popolazione è
strettamente legata a quella della promozione umana, ma abbondano false
soluzioni che minacciano la dignità e l'inviolabilità della vita, e
costituiscono una speciale sfida per la Chiesa in Asia. È forse appropriato a
questo punto ricordare il contributo della Chiesa nella difesa e nella
promozione della vita attraverso l'impegno in campo sanitario, nell'ambito dello
sviluppo sociale e nell'educazione, con speciale attenzione ai poveri. Quanto
mai opportuno è stato l'omaggio reso a Madre Teresa di Calcutta, « conosciuta
nel mondo intero per il suo amore e la cura disinteressata dei più poveri dei
poveri ».16 Ella rimane un'icona del servizio alla vita che la Chiesa
offre in Asia, in coraggioso contrasto con le molteplici forze oscure operanti
nella società.
Un certo numero di Padri sinodali
ha sottolineato le influenze che dall'esterno vengono esercitate sulle culture
asiatiche. Stanno emergendo nuove forme di comportamento che sono il risultato
di una eccessiva esposizione ai mezzi di comunicazione e al genere di
letteratura, di musica e di film che proliferano nel Continente. Senza negare
che i mezzi di comunicazione sociale possono essere una grande risorsa per il
bene,17 non possiamo non considerare l'impatto negativo che spesso
essi hanno. Gli effetti benefici possono talvolta essere vanificati dal modo con
cui tali mezzi sono controllati ed usati da parte di quanti nutrono discutibili
interessi politici, economici e ideologici. Conseguenza di ciò è che gli aspetti
negativi delle industrie dei media e dell'intrattenimento minacciano i valori
tradizionali, in particolare la sacralità del matrimonio e la stabilità della
famiglia. L'effetto di immagini di violenza, di edonismo, di sfrenato
individualismo e materialismo « colpisce al cuore le culture asiatiche, il
carattere religioso delle persone, delle famiglie e di intere società ».18
Si tratta di una situazione che pone una grande sfida alla Chiesa e all'annuncio
del suo messaggio.
La persistente realtà della
povertà e dello sfruttamento delle persone è un dato urgente e preoccupante. In
Asia vi sono milioni di persone oppresse, che per secoli sono state tenute
economicamente, culturalmente e politicamente ai margini della società.19
Riflettendo sulla situazione delle donne nelle società asiatiche, i Padri
sinodali hanno notato che « anche se il risveglio della presa di coscienza delle
donne circa la loro dignità e diritti è uno dei segni più significativi del
nostro tempo, la loro povertà e il loro sfruttamento resta un serio problema in
tutta l'Asia ».20 L'analfabetismo femminile è di molto superiore a
quello maschile; e le bambine sono molto più soggette ad essere abortite o
addirittura ad essere soppresse subito dopo la nascita. Vi sono inoltre in tutta
l'Asia milioni di persone indigene o appartenenti a tribù che vivono in
isolamento sociale, culturale e politico nei confronti della popolazione
dominante.21 È stato motivo di conforto sentire dai Vescovi presenti
al Sinodo che, in alcuni casi, a questi problemi viene prestata una crescente
attenzione a livello nazionale, regionale e internazionale, e che la Chiesa
cerca attivamente di affrontare questa seria situazione.
I Padri sinodali hanno affermato
che la riflessione, necessariamente breve, circa gli aspetti delle realtà
economiche e sociali dell'Asia non sarebbe completa se non si riconoscesse anche
la massiccia crescita economica di molte società asiatiche negli ultimi decenni:
sta crescendo giorno per giorno una nuova generazione di lavoratori
specializzati, di scienziati e di tecnici, e il loro gran numero promette bene
per lo sviluppo dell'Asia. Tuttavia, non tutto è stabile e solido in questo
processo: ciò è apparso con evidenza nelle recenti e vaste crisi finanziarie,
che hanno colpito molti Paesi del Continente. Il futuro dell'Asia resta nella
cooperazione, sia all'interno sia con Nazioni di altri Continenti, sempre, però,
costruendo su quanto i popoli stessi dell'Asia fanno a favore del proprio
sviluppo.
Realtà politiche
8. Alla Chiesa è sempre
necessaria una esatta comprensione della situazione politica nei diversi Paesi
dove svolge la propria missione. Oggi, in Asia, il panorama politico è assai
complesso, con un vasto insieme di ideologie che ispirano forme di governo che
vanno dalla democrazia alla teocrazia. Sono purtroppo presenti anche dittature
militari e ideologie atee. Alcuni Paesi riconoscono una religione ufficiale di
Stato che permette poca, o addirittura nessuna, libertà di religione alle
minoranze e ai seguaci di altre religioni. Altri Stati, anche se non
esplicitamente teocratici, riducono le minoranze a cittadini di seconda classe,
con scarsa salvaguardia dei diritti umani fondamentali. In alcuni luoghi, i
cristiani sono visti come dei traditori del proprio Paese;22 sono
perseguitati e a loro viene negato il legittimo posto nella società. I Padri
sinodali hanno ricordato in modo speciale il popolo della Cina, ed hanno
espresso la fervida speranza che tutti i cattolici cinesi possano un giorno
esercitare la propria religione liberamente e professare apertamente la loro
piena comunione con la Sede di Pietro.23
Pur apprezzando i progressi che
molti Paesi asiatici stanno compiendo sotto forme diverse di governo, i Padri
sinodali hanno attirato l'attenzione anche sulla diffusa corruzione che esiste a
vari livelli sia di governo che della società.24 Troppo spesso le
persone sembrano impotenti a difendere se stesse nei confronti di politici
corrotti, di ufficiali giudiziari, di amministratori e burocrati. Ma non manca
una crescente presa di coscienza in Asia della capacità del popolo di cambiare
strutture ingiuste. Vi sono nuove richieste di maggiore giustizia sociale, di
maggiore partecipazione nel governo e nella vita economica, di uguali
opportunità nel campo dell'educazione e di una giusta distribuzione delle
risorse della Nazione. I cittadini stanno prendendo sempre più consapevolezza
della propria dignità e dei propri diritti umani, e stanno divenendo
maggiormente determinati a proteggerli. Gruppi minoritari etnici, sociali e
culturali che da lungo tempo non davano segni di vita, cercano le vie per
divenire agenti del proprio sviluppo sociale. Lo Spirito di Dio aiuta e sostiene
gli sforzi delle persone volti a trasformare la società, così che la ricerca
umana di vita più abbondante possa realizzarsi nella maniera voluta da Dio (cfr
Gv 10, 10).
La Chiesa in Asia: passato
e presente
9. La storia della Chiesa in Asia
è antica quanto la Chiesa stessa, dato che proprio in Asia Gesù alitò sui
discepoli lo Spirito Santo e li inviò sino ai confini della terra perché
proclamassero la Buona Novella e riunissero comunità di credenti. « Come il
Padre ha mandato me, anch'io mando voi » (Gv 20, 21, cfr Mt 28,
18-20; Mc 16, 15-18; Lc 24, 47; At 1, 8). Seguendo il
comando del Signore, gli Apostoli predicarono la parola e fondarono Chiese. Sarà
utile richiamare alcuni elementi di questa storia affascinante e complessa
dispiegatasi sul suolo asiatico.
Da Gerusalemme, la Chiesa si
diffuse ad Antiochia, a Roma e oltre, raggiungendo l'Etiopia al sud, la Scizia
al nord e l'India all'est, dove, secondo la tradizione, san Tommaso apostolo
giunse nel 52 d.C. e fondò Chiese nel sud del Paese. Straordinario fu lo spirito
missionario durante il terzo e quarto secolo della comunità siriana dell'est,
avente come centro Edessa. Le comunità ascetiche della Siria rappresentarono una
forza fondamentale dell'evangelizzazione in Asia dal terzo secolo in poi, e
fornirono l'energia spirituale della Chiesa, specialmente durante i tempi di
persecuzione. L'Armenia fu la prima nazione ad abbracciare il cristianesimo alla
fine del terzo secolo: essa si sta ora preparando a celebrare il 1700
anniversario del suo battesimo. Alla fine del quinto secolo, il messaggio
cristiano aveva raggiunto i regni arabi, ma per molte ragioni, incluse le
divisioni tra i cristiani, il messaggio non si radicò fra questi popoli.
Mercanti persiani portarono la
Buona Novella in Cina nel quinto secolo e la prima chiesa cristiana fu qui
costruita all'inizio del settimo secolo. Durante la dinastia T'ang (618-907
d.C.), la Chiesa fiorì per circa due secoli. Il declino della vivace Chiesa in
Cina, alla fine del primo millennio, è uno dei capitoli più tristi nella storia
del Popolo di Dio nel Continente asiatico.
Nel tredicesimo secolo, la Buona
Novella fu annunciata ai Mongoli e ai Turchi e, ancora una volta, ai Cinesi, ma
il cristianesimo quasi scomparve in queste regioni per una serie di cause, tra
le quali l'insorgere dell'Islam, l'isolamento geografico, l'assenza di un
appropriato adattamento alle culture locali, e forse, soprattutto, la mancanza
di preparazione ad incontrare le grandi religioni dell'Asia. Alla fine del
quattordicesimo secolo si verificò un drammatico ridimensionamento della Chiesa
in Asia, eccetto per quanto concerne la comunità isolata dell'India del sud. La
Chiesa in Asia doveva attendere una nuova era di sforzi missionari.
Le fatiche apostoliche di san
Francesco Saverio, la fondazione della Congregazione di Propaganda Fide
per opera di Papa Gregorio XV e le direttive ai missionari di rispettare ed
apprezzare le culture locali contribuirono, nel corso del sedicesimo e
diciassettesimo secolo, a conseguire risultati più positivi. Nel diciannovesimo
secolo, vi fu un risveglio dell'attività missionaria e varie congregazioni
religiose si dedicarono totalmente a questo compito. Fu riorganizzata
Propaganda Fide; fu posto un maggiore accento sull'edificazione delle Chiese
locali; attività educative e caritative andarono di pari passo con la
predicazione del Vangelo. La Buona Novella continuò così a raggiungere un più
vasto numero di persone, specialmente tra i poveri e gli svantaggiati, ma anche,
qua e là, tra l'élite sociale e intellettuale. Furono effettuati nuovi tentativi
di inculturazione della Buona Novella, anche se non si rivelarono per nulla
sufficienti. Nonostante la sua plurisecolare presenza e i suoi sforzi
apostolici, la Chiesa in molte parti veniva ancora considerata estranea all'Asia
e di fatto era spesso associata nella mentalità popolare con le potenze
coloniali.
Tale era la situazione alla
vigilia del Concilio Vaticano II. Grazie, tuttavia, all'impulso che esso fornì,
la Chiesa maturò una nuova comprensione della propria missione e con ciò si
accese una grande speranza. L'universalità del piano salvifico di Dio, la natura
missionaria della Chiesa e, al suo interno, la responsabilità di ciascuno nei
confronti dei compiti così fortemente riaffermati nel decreto conciliare
sull'attività missionaria
Ad gentes, costituirono il quadro di riferimento di un impegno
rinnovato. Durante l'Assemblea speciale, i Padri hanno reso testimonianza alla
recente crescita della comunità ecclesiale tra molti e diversi popoli in varie
parti del Continente ed hanno, al tempo stesso, lanciato l'appello per nuovi
sforzi missionari negli anni a venire, specialmente in considerazione del fatto
che nuove possibilità di annuncio del Vangelo emergono nelle regioni dell'Asia
centrale, come ad esempio la Siberia, o nei Paesi che hanno di recente raggiunto
l'indipendenza, quali il Kazakhstan, l'Uzbekistan, il Kyrgyzstan, il Tagikistan
e il Turkmenistan.25
Una rassegna delle comunità
cattoliche in Asia mostra una splendida varietà per l'origine e lo sviluppo
storico, come pure per le diverse tradizioni spirituali e liturgiche dei vari
riti. Tutte però sono unite nel proclamare la Buona Novella di Gesù Cristo
mediante la testimonianza cristiana e le opere di carità e di solidarietà umana.
Mentre alcune Chiese particolari svolgono la loro missione in condizioni di pace
e di libertà, altre si trovano in situazioni di violenza e di conflitto, o si
sentono minacciate da vari gruppi per motivi religiosi o per altre ragioni. Nel
diversificato mondo culturale dell'Asia, la Chiesa si trova di fronte a
specifiche sfide filosofiche, teologiche e pastorali, ed il suo compito è reso
ancor più difficile dal fatto di essere minoranza, con l'unica eccezione delle
Filippine, dove i cattolici sono invece maggioranza.
Quali che siano le circostanze,
la Chiesa in Asia si trova inserita fra popoli che dimostrano un intenso
desiderio di Dio e sa che tale desiderio può essere pienamente soddisfatto da
Gesù Cristo, Buona Novella di Dio per tutte le Nazioni. I Padri sinodali hanno
ardentemente auspicato che la presente Esortazione apostolica post-sinodale
focalizzasse la propria attenzione su tale desiderio ed incoraggiasse la Chiesa
in Asia a proclamare con vigore in parole e in opere che Gesù Cristo è il
Salvatore.
Lo Spirito di Dio, sempre
all'opera nella storia della Chiesa in Asia, continua a guidarla e i molteplici
elementi positivi che si trovano nelle Chiese locali, frequentemente richiamati
nel Sinodo, rafforzano la speranza di una « nuova primavera di vita cristiana ».26
Solida ragione di speranza è l'incremento di laici maggiormente formati,
entusiasti e pieni di Spirito, sempre più coscienti della propria specifica
vocazione all'interno della comunità ecclesiale. E fra questi va reso un grato
encomio ai catechisti.27 Inoltre, i movimenti apostolici e
carismatici sono un dono dello Spirito, poiché portano nuova vita e vigore alla
formazione dei laici, delle famiglie e della gioventù.28 Le
associazioni e i movimenti ecclesiali che si dedicano alla promozione della
dignità umana e della giustizia, infine, rendono accessibile e tangibile
l'universalità del messaggio evangelico della nostra adozione a figli di Dio
(cfr Rm 8, 15-16).
Allo stesso tempo, vi sono Chiese
che vivono in circostanze difficilissime, e « stanno sperimentando intense prove
nella pratica della fede ».29 I Padri sinodali si sono commossi per i
racconti di testimonianza eroica, perseveranza incrollabile e continua crescita
della Chiesa cattolica in Cina, per gli sforzi della Chiesa nella Corea del Sud
nell'offrire assistenza al popolo della Corea del Nord, per l'umile fermezza
della comunità cattolica in Viêt Nam, per l'isolamento dei cristiani in luoghi
quali il Laos e Myanmar, per la difficile coesistenza con la maggioranza in
alcuni Stati a predominanza islamica.30 Il Sinodo ha prestato pure
attenzione speciale alla situazione della Chiesa in Terra Santa e nella santa
città di Gerusalemme, « cuore del cristianesimo »,31 città cara a
tutti i figli di Abramo. I Padri sinodali hanno espresso l'opinione che la pace
nella regione, e addirittura nel mondo, dipende in larga misura dalla
riconciliazione e dalla pace da lungo tempo assente a Gerusalemme.32
Non posso concludere questa breve
panoramica della situazione della Chiesa in Asia, necessariamente incompleta,
senza menzionare i santi e i martiri dell'Asia, quelli dichiarati tali, come
pure quelli che solo Dio conosce. Il loro esempio è fonte di « ricchezza
spirituale e un grande mezzo di evangelizzazione ».33 Con il loro
silenzio, essi parlano ancor più potentemente dell'importanza della santità di
vita e di come occorra essere pronti ad offrire la propria esistenza per il
Vangelo. Sono i maestri e i protettori, la gloria della Chiesa in Asia nella sua
opera di evangelizzazione. Insieme con tutta la Chiesa, prego il Signore di
mandare ancor più operai per mietere la messe di anime, ormai pronta e
abbondante (cfr Mt 9, 37-38). A questo riguardo, desidero richiamare
quanto ho scritto nella
Redemptoris missio: « Dio apre alla Chiesa gli orizzonti di un'umanità
più preparata alla semina evangelica ».34 Vedo schiudersi un nuovo e
promettente orizzonte in Asia, dove Gesù nacque e dove ebbe inizio il
cristianesimo.
CAPITOLO II
GESU SALVATORE:
UN DONO PER L'ASIA
UN DONO PER L'ASIA
Il dono della fede
10. Mentre andava svolgendosi la
discussione sinodale sulle complesse realtà dell'Asia, diventava sempre più
evidente a tutti che lo specifico contributo della Chiesa ai popoli del
Continente è la proclamazione di Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, il solo e
unico Salvatore di tutte le genti.35 Ciò che distingue la Chiesa
dalle altre comunità religiose è la fede in Gesù Cristo; ed essa non può tenere
per sé questa preziosa luce della fede sotto il moggio (cfr Mt 5, 15),
poiché la sua missione è quella di condividerla con tutti. « La vita nuova che
ha trovato in Gesù Cristo, [la Chiesa] la vuole offrire a tutti i popoli
dell'Asia che ricercano la pienezza di vita, affinché possano instaurare la
stessa comunione con il Padre e con suo Figlio Gesù Cristo nella potenza dello
Spirito Santo ».36 È questa fede in Gesù Cristo ad ispirare
l'attività evangelizzatrice della Chiesa in Asia, spesso portata avanti in
circostanze difficili, se non addirittura pericolose. I Padri sinodali hanno
osservato che proclamare Gesù quale unico Salvatore può presentare particolari
difficoltà nelle loro culture, dato che molte religioni dell'Asia insegnano
esservi divine automanifestazioni che mediano la salvezza. Lungi dallo
scoraggiare i Padri sinodali, le sfide che stanno davanti ai loro sforzi di
evangelizzazione sono state un ulteriore incentivo all'impegno di trasmettere «
la fede che la Chiesa in Asia ha ereditato dagli Apostoli e mantiene con la
Chiesa di tutte le generazioni e luoghi »,37 nel convincimento che «
il cuore della Chiesa in Asia rimarrà inquieto fino a che tutta l'Asia non trovi
riposo nella pace di Cristo, il Signore Risorto ».38.
La fede della Chiesa in Gesù è un
dono ricevuto ed un dono da condividere; è il dono più grande che essa può
offrire all'Asia. Condividere la verità di Gesù Cristo con gli altri è il
solenne dovere di quanti hanno ricevuto il dono della fede. Nella Lettera
enciclica
Redemptoris missio, scrivevo che « la Chiesa e, in essa, ogni cristiano
non può nascondere né conservare per sé questa novità e ricchezza, ricevuta
dalla bontà divina per essere comunicata a tutti gli uomini ».39 E
proseguivo: « Coloro che sono incorporati nella Chiesa cattolica devono sentirsi
dei privilegiati, e per ciò stesso maggiormente impegnati a testimoniare la
fede e la vita cristiana come servizio ai fratelli e doverosa risposta a Dio
».40
Profondamente convinti di ciò, i
Padri sinodali si sono mostrati egualmente coscienti della loro personale
responsabilità nel fare propria l'eterna verità di Gesù mediante lo studio, la
preghiera e la riflessione per portarne la potenza e la vitalità nelle sfide
presenti e future dell'evangelizzazione in Asia.
Gesù Cristo, l'Uomo-Dio che
salva
11. Le Scritture attestano che
Gesù visse una vita autenticamente umana. Quel Gesù che proclamiamo unico
Salvatore, ha camminato sulla terra come Uomo-Dio in pieno possesso di una
natura umana. Nato da Madre Vergine negli umili dintorni di Betlemme, fu
bisognoso di cure come gli altri bambini, soffrendo pure il destino di
rifugiato, per sfuggire l'ira di un crudele governante (cfr Mt 2, 13-15).
Fu soggetto a genitori umani che non sempre comprendevano il suo agire, ma dei
quali egli ebbe piena fiducia e ai quali amorevolmente obbedì (cfr Lc 2,
41-52). Costantemente in preghiera, visse in intima relazione con Dio, al quale
si rivolgeva chiamandolo Abbà, « Padre », con sconcerto di quanti lo
ascoltavano (cfr Gv 8, 34-59).
Fu vicino ai poveri, ai
dimenticati e agli umili, dichiarandoli veramente beati, perché Dio era con
loro. Sedette a mensa con i peccatori, assicurando che alla mensa del Padre
c'era un posto anche per loro, se si allontanavano dalle loro vie peccaminose
per ritornare a Lui. Toccando gli impuri e lasciandosi toccare da essi, fece
loro comprendere la vicinanza di Dio. Pianse per un amico morto, restituì vivo
alla madre vedova un figlio morto, accolse con benevolenza i bambini e lavò i
piedi ai suoi discepoli. La divina compassione non era mai stata così
immediatamente accessibile.
Malati, storpi, ciechi, sordi e
muti, tutti sperimentarono guarigione e perdono al suo tocco. Scelse come suoi
più stretti compagni e collaboratori un insolito gruppo in cui dei pescatori
erano al fianco di esattori di tasse, zeloti insieme con persone inesperte della
Legge, e vi erano anche alcune donne. Venne così a crearsi una nuova famiglia,
sotto l'accogliente e sorprendente amore del Padre. Gesù predicava con
semplicità, usando esempi tratti dalla vita di ogni giorno per parlare
dell'amore di Dio e del suo Regno; e le moltitudini riconobbero che parlava con
autorità.
Tuttavia, fu accusato di essere
un bestemmiatore, uno che violava la sacra Legge, un pubblico mestatore che
doveva essere eliminato. Dopo un processo basato su false testimonianze (cfr
Mc 14, 56), fu condannato a morire come un criminale sulla croce;
abbandonato e umiliato, sembrò uno sconfitto. Fu velocemente sepolto in una
tomba presa a prestito. Ma il terzo giorno dopo la sua morte, nonostante la
vigilanza delle guardie, la tomba fu trovata vuota! Gesù, risorto dai morti,
apparve in seguito ai discepoli prima di ritornare al Padre, dal quale era
venuto.
Con tutti i cristiani, noi
crediamo che questa singolare esistenza, da una parte così ordinaria e semplice,
dall'altra così mirabile e avvolta nel mistero, ha introdotto nella storia umana
il Regno di Dio e ha « immesso la sua potenza in ogni aspetto della vita umana e
della società afflitta dal peccato e dalla morte ».41 Mediante le sue
parole e le sue azioni, specialmente la sua passione, morte e risurrezione Gesù
ha adempiuto la volontà del Padre di riconciliare con se stesso l'umanità, dopo
che il peccato originale aveva introdotto una frattura nel rapporto tra il
Creatore e la creazione. Sulla Croce egli ha preso su di sé il peccato del mondo
- passato, presente e futuro. San Paolo ricorda che noi eravamo morti per i
nostri peccati e la morte di Cristo ci ha riportato alla vita: « Con lui Dio ha
dato vita anche a [noi][...] perdonandoci tutti i peccati, annullando il
documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli » (Col
2, 13-14). In questo modo la salvezza è stata sancita una volta per tutte.
Gesù è il nostro Salvatore nel senso pieno del termine perché le sue parole e le
sue opere, specialmente la sua risurrezione dai morti, lo hanno rivelato come il
Figlio di Dio, il Verbo preesistente, che regna per sempre come Signore e
Messia.
La persona e la missione
del Figlio di Dio
12. Lo « scandalo » del
cristianesimo sta nel credere che il santissimo, onnipotente e onnisciente Dio
ha assunto la nostra natura umana ed ha sopportato sofferenza e morte al fine di
guadagnare la salvezza per tutti i popoli (cfr 1 Cor 1, 23). La fede che
abbiamo ricevuto afferma che Gesù Cristo ha rivelato e portato a compimento il
piano del Padre di salvare il mondo e l'intera umanità in ragione di « chi
egli è » e di « ciò che compie in ragione di chi egli è ». « Chi
egli è » e « ciò che fa » acquistano il loro pieno significato solo
quando sono posti all'interno del mistero di Dio Uno e Trino. È stata costante
preoccupazione del mio Pontificato ricordare ai fedeli la comunione di vita
della Trinità beata e l'unità delle tre Persone nel piano della creazione e
della redenzione. Le Lettere encicliche
Redemptor hominis,
Dives in misericordia e
Dominum et vivificantem riflettono rispettivamente sul Figlio, sul Padre
e sullo Spirito Santo e sui rispettivi ruoli nel piano divino della salvezza.
Non si può, tuttavia, isolare o separare una Persona dalle altre, poiché
ciascuna si rivela soltanto all'interno della comunione di vita e di azione
della Trinità. L'opera salvifica di Gesù ha la sua origine nella comunione della
natura divina, e a quanti credono in lui spiana la strada per entrare in intima
comunione con la Trinità e tra loro stessi nella Trinità.
« Chi ha visto me ha visto il
Padre », afferma Gesù (Gv 14, 9). Solo in Gesù Cristo abita corporalmente
tutta la pienezza della divinità (cfr Col 2, 9), e ciò lo costituisce
unica e assoluta Parola salvifica di Dio (cfr Eb 1, 1-4). Quale Parola
definitiva del Padre, Gesù fa conoscere Dio e la sua volontà salvifica nel modo
più perfetto possibile. « Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me », dice
Gesù (Gv 14, 6). Egli è « la Via, la Verità e la Vita » (Gv 14,
6), poiché — come egli stesso spiega — « il Padre che è in me compie le sue
opere » (Gv 14, 10). Soltanto nella persona di Gesù la parola di salvezza
di Dio appare nella sua pienezza, introducendo gli ultimi tempi (cfr Eb
1, 1-2). Agli albori della Chiesa, pertanto, Pietro poteva proclamare che « in
nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il
cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati » (At 4, 12).
La missione del Salvatore
raggiunse il suo culmine nel Mistero pasquale. Sulla Croce, quando stese le
braccia fra il cielo e la terra in segno di perenne alleanza,42 Gesù
levò l'ultimo grido al Padre affinché perdonasse i peccati dell'umanità: «
Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno » (Lc 23, 34). Egli
distrusse il peccato con la potenza del suo amore per il Padre e per l'umanità.
Prese su di sé le ferite inferte dal peccato all'umanità ed offrì la liberazione
da esse attraverso la conversione, i cui primi frutti appaiono evidenti nel
ladrone pentito, appeso ad una croce al fianco della sua (cfr Lc 23, 43).
Le sue ultime parole furono il grido del figlio fedele: « Padre, nelle tue mani
consegno il mio spirito » (Lc 23, 46). In questo supremo atto di amore,
egli affidò tutta la sua vita e la sua missione nelle mani del Padre che l'aveva
inviato. Così restituì al Padre tutta la creazione e l'intera l'umanità,
affinché l'accogliesse di nuovo con amore compassionevole.
Tutto ciò che il Figlio è ed ha
compiuto è accolto dal Padre, che può così offrirlo come dono al mondo nel
momento in cui risuscita Gesù dai morti e lo fa sedere alla sua destra, dove
peccato e morte non hanno più alcun potere. Nel sacrificio pasquale di Gesù,
il Padre offre irrevocabilmente al mondo riconciliazione e pienezza di vita.
Questo dono straordinario poté essere offerto soltanto attraverso l'amato
Figlio, l'unico in grado di rispondere pienamente all'amore del Padre, amore
rifiutato dal peccato. In Cristo Gesù, mediante la potenza dello Spirito Santo,
noi veniamo a conoscere che Dio non è lontano, al di sopra e al di fuori
dell'uomo, ma, al contrario, è vicinissimo, anzi è unito ad ogni persona e a
tutta l'umanità in ogni circostanza della vita. Questo è il messaggio che il
cristianesimo offre al mondo, messaggio di incomparabile conforto e di speranza
per tutti i credenti.
Cristo Gesù: verità
dell'uomo
13. Come può l'umanità di Gesù e
l'ineffabile mistero dell'incarnazione del Figlio del Padre illuminare la
condizione umana? Il Figlio di Dio incarnato non soltanto rivela completamente
il Padre e il suo piano di salvezza, ma anche « rivela pienamente l'uomo a se
stesso ».43 Le sue parole e le sue opere, e soprattutto la sua morte
e risurrezione, rivelano in profondità che cosa significhi essere uomo. In Gesù,
l'uomo può finalmente conoscere la verità su se stesso. La vita perfettamente
umana di Gesù, dedicata interamente all'amore e al servizio del Padre e
dell'umanità, rivela che la vocazione di ogni essere umano è quella di ricevere
e donare amore. In Gesù rimaniamo stupiti dall'inesauribile capacità del cuore
umano di amare Dio e l'uomo, anche quando ciò può comportare grande sofferenza.
Soprattutto sulla Croce, Gesù spezza il potere dell'autodistruttrice resistenza
all'amore inflittaci dal peccato. Per parte sua, il Padre risponde innalzando
Gesù come il primogenito di coloro che ha predestinato ad essere conformi
all'immagine del Figlio suo (cfr Rm 8, 29). In quel momento, Gesù è
divenuto una volta per sempre la rivelazione e il compimento di una umanità
rigenerata e rinnovata secondo il piano di Dio. In Gesù, pertanto, scopriamo la
grandezza e la dignità di ogni persona al cospetto di Dio, che creò l'uomo a sua
immagine (cfr Gn 1, 26) e troviamo l'origine della nuova creazione di cui
siamo divenuti parte mediante la sua grazia.
Il Concilio Ecumenico Vaticano II
ha insegnato che « con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo
ad ogni uomo ».44 I Padri sinodali hanno visto in questa profonda
intuizione la sorgente ultima di speranza e di forza per gli abitanti dell'Asia
nelle loro fatiche e nelle loro incertezze. Quando uomini e donne rispondono con
fede viva all'offerta d'amore di Dio, la sua presenza porta amore e pace ad ogni
cuore umano, trasformandolo dal di dentro. Scrivevo nella
Redemptor hominis che « la redenzione del mondo — questo tremendo
mistero dell'amore, in cui la creazione viene rinnovata — è, nella sua più
profonda radice, la pienezza della giustizia in un cuore umano: nel cuore del
Figlio primogenito, perché essa possa diventare giustizia dei cuori di molti
uomini, i quali proprio nel Figlio primogenito sono stati, fin dall'eternità,
predestinati a divenire figli di Dio e chiamati alla grazia, chiamati all'amore
».45
La missione di Gesù non soltanto
ha ristabilito la comunione tra Dio e l'umanità, ma ha istituito una nuova
comunione tra gli esseri umani alienati l'uno dall'altro a causa del peccato. Al
di là di ogni divisione, Gesù rende possibile per tutti di vivere come fratelli
e sorelle, riconoscendo un unico Padre che è nei cieli (cfr Mt 23, 9). In
lui, è emersa una nuova armonia, in cui « non c'è più Giudeo né Greco, non c'è
più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in
Cristo Gesù » (Gal 3, 28). « Egli è la nostra pace, colui che ha fatto
dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo,
cioè l'inimicizia » (Ef 2, 14). In tutto ciò che ha detto e fatto, Gesù è
stato la voce, le mani e le braccia del Padre, radunando tutti i figli di Dio in
un'unica famiglia d'amore; ha pregato perché i suoi discepoli vivessero in
comunione alla stessa maniera in cui egli è in comunione con il Padre (cfr Gv
17, 11), e tra le sue ultime parole l'abbiamo udito dire: « Come il Padre ha
amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore [...] Questo è il
mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati » (Gv
15, 9.12). Inviato dal Dio della comunione, Gesù ha stabilito la comunione
tra il cielo e la terra nella sua persona, poiché è vero Dio e vero uomo. Noi
crediamo che « piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di
lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua
croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli
» (Col 1, 19-20). La salvezza può essere trovata nella persona del Figlio
di Dio fatto uomo e nella missione affidata soltanto a lui come Figlio, una
missione di servizio e di amore per la vita di tutti. Insieme con la Chiesa in
tutto il mondo, la Chiesa in Asia proclama la verità della fede: « Uno solo è
Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha
dato se stesso in riscatto per tutti » (1 Tm 2, 5-6).
L'unicità e l'universalità
della salvezza in Gesù
14. I Padri sinodali hanno
ricordato che la Parola preesistente, l'Unigenito ed eterno Figlio di Dio, « era
già presente nella creazione, nella storia e in ogni essere umano che anela al
bene ».46 Mediante la Parola, presente nel cosmo anche prima
dell'Incarnazione, il mondo ebbe l'esistenza (cfr Gv 1, 1-4.10; Col
1, 15-20). Ma come Parola incarnata che visse, morì e risuscitò dai morti,
Gesù Cristo viene ora proclamato compimento dell'intera creazione, di tutta la
storia e di ogni aspirazione umana alla pienezza della vita.47
Risorto dai morti, egli « è presente a tutti e all'intera creazione in un modo
nuovo e misterioso ».48 In lui, « i valori autentici di ogni
tradizione religiosa e culturale, quali la misericordia e la sottomissione alla
volontà di Dio, la compassione e la rettitudine, la non violenza e la giustizia,
la pietà filiale e l'armonia con il creato trovano il loro compimento e la loro
realizzazione ».49 Dal primo istante del tempo sino all'ultimo, Gesù
è il solo Mediatore universale. Anche per quanti non professano esplicitamente
la fede in lui quale Salvatore, la salvezza giunge da lui come grazia, mediante
la comunicazione dello Spirito Santo.
Noi crediamo che Gesù Cristo,
vero Dio e vero uomo, è l'unico Salvatore, poiché soltanto lui — il Figlio — ha
portato a compimento il piano universale della salvezza. Quale definitiva
manifestazione del mistero dell'amore del Padre verso tutti, Gesù è infatti
unico ed « è proprio questa singolarità unica di Cristo che a lui conferisce un
significato assoluto e universale, per cui, mentre è nella storia, è il centro e
il fine della stessa storia ».50
Nessuna persona, nessuna nazione,
nessuna cultura è impermeabile all'appello di Gesù, che parla dal cuore stesso
della condizione umana. « È la sua stessa vita che parla, la sua umanità, la sua
fedeltà alla verità, il suo amore che abbraccia tutti. Parla, inoltre, la sua
morte in croce, cioè l'imperscrutabile profondità della sua sofferenza e
dell'abbandono ».51 Nel contemplarne la natura umana, i popoli
dell'Asia trovano risposta alle proprie domande più profonde e compimento alle
proprie speranze; essi trovano la loro dignità innalzata e vinta la loro
disperazione. Gesù è la Buona Novella per gli uomini e le donne di ogni tempo e
luogo, i quali cercano il significato dell'esistenza e la verità della loro
stessa umanità.
CAPITOLO III
LO SPIRITO SANTO:
SIGNORE E DATORE DI VITA
SIGNORE E DATORE DI VITA
Lo Spirito di Dio nella
creazione e nella storia
15. Se è vero che il significato
salvifico di Gesù può essere compreso soltanto nel contesto della sua
rivelazione del piano di salvezza della Trinità, ne consegue che lo Spirito
Santo appartiene intrinsecamente al mistero di Gesù e della salvezza da lui
recata. I Padri sinodali hanno fatto spesso riferimento al ruolo dello Spirito
Santo nella storia della salvezza, notando come una falsa separazione tra il
Redentore e lo Spirito Santo potrebbe mettere a repentaglio la stessa verità che
Cristo è l'unico Salvatore di tutti.
Nella tradizione cristiana, lo
Spirito Santo è stato sempre associato alla vita e alla sua comunicazione. Il
Credo niceno-costantinopolitano chiama lo Spirito Santo « Signore e datore di
vita ». Non sorprende, perciò, che molte interpretazioni del racconto della
creazione nel libro della Genesi abbiano riconosciuto lo Spirito Santo nel vento
poderoso che aleggiava sopra le acque (cfr Gn 1, 2). Egli è presente sin
dal primo istante della creazione; sin dalla prima manifestazione dell'amore di
Dio Trinità, ed è sempre presente nel mondo come la sua forza che dona vita.52
Poiché la creazione è l'inizio della storia, lo Spirito è, in un certo senso,
una potenza nascosta all'opera nella storia, che la guida sulle vie della verità
e del bene.
La rivelazione della persona
dello Spirito Santo, che è il vicendevole amore del Padre e del Figlio, è
propria del Nuovo Testamento. Nel pensiero cristiano, egli viene visto come la
sorgente di vita per tutte le creature. La creazione è la libera comunicazione
d'amore di Dio, che, dal nulla, chiama ogni cosa all'esistenza. Tutto ciò che è
creato è riempito dell'incessante scambio d'amore che contraddistingue l'intima
vita della Trinità, cioè è ricolmato di Spirito Santo: « Lo Spirito del Signore
riempie l'universo » (Sap 1, 7). La presenza dello Spirito nella
creazione genera ordine, armonia e interdipendenza in tutto ciò che esiste.
Creati ad immagine di Dio, gli esseri umani diventano in modo nuovo la dimora
dello Spirito, quando sono innalzati alla dignità dell'adozione divina (cfr
Gal 4, 5). Rinati nel battesimo, essi sperimentano la presenza e la potenza
dello Spirito non soltanto come Autore della vita, ma anche come Colui che
purifica e salva, producendo frutti di « amore, gioia, pace, pazienza,
benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé » (Gal 5, 22). Questi
frutti sono il segno che « l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per
mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato » (Rm 5, 5). Quando viene
accolto nella libertà, questo amore rende uomini e donne strumenti visibili
dell'incessante attività dell'invisibile Spirito nella creazione e nella storia.
È anzitutto questa nuova capacità di dare e ricevere amore che rende
testimonianza dell'interiore presenza e potenza dello Spirito Santo. Come
conseguenza della trasformazione e del rinnovamento che produce nei cuori e
nelle menti delle persone, lo Spirito influenza le società e le culture umane.53
« Lo Spirito, infatti, sta all'origine dei nobili ideali e delle iniziative di
bene dell'umanità in cammino: "Con ammirabile provvidenza egli dirige il corso
dei tempi e rinnova la faccia della terra" ».54
Seguendo il percorso del Concilio
Vaticano II, i Padri del Sinodo hanno prestato attenzione all'azione molteplice
e diversificata dello Spirito Santo che semina costantemente semi di verità fra
tutti i popoli e nelle loro religioni, culture e filosofie.55 Ciò
significa che queste sono capaci di aiutare le persone, individualmente e
collettivamente, ad operare contro il male e a servire la vita e tutto ciò che è
bene. Le forze della morte isolano tra loro i popoli, le società e le comunità
religiose e generano sospetti e rivalità che conducono a conflitti. Al
contrario, lo Spirito Santo sostiene le persone nella mutua comprensione e
accettazione. A ragione, dunque, il Sinodo ha visto nello Spirito di Dio
l'agente primario del dialogo della Chiesa con tutti i popoli, culture e
religioni.
Lo Spirito Santo e
l'Incarnazione del Verbo
16. Sotto la guida dello Spirito
la storia della salvezza si dispiega sulla scena del mondo, e addirittura del
cosmo, secondo il piano eterno del Padre. Questo piano, iniziato dallo Spirito
fin dall'origine della creazione, viene rivelato nell'Antico Testamento, è
portato a compimento dalla grazia di Gesù Cristo e viene messo in opera nella
nuova creazione da questo stesso Spirito fino a quando il Signore tornerà nella
gloria alla fine dei tempi.56 L'incarnazione del Figlio di Dio è
l'opera suprema dello Spirito Santo: « La concezione e la nascita di Gesù Cristo
sono la più grande opera compiuta dallo Spirito Santo nella storia della
creazione e della salvezza: la suprema grazia – la "grazia dell'unione", fonte
di ogni altra grazia ».57 L'Incarnazione è l'evento in cui Dio
riconduce ad una nuova e definitiva unione con se stesso non soltanto l'uomo, ma
l'intera creazione e tutta la storia.58
Concepito nel grembo della
Vergine Maria per la potenza dello Spirito (cfr Lc 1, 35; Mt 1,
20), Gesù di Nazareth, Messia e unico Salvatore, fu pieno di Spirito Santo, che
discese su di lui al momento del battesimo (cfr Mc 1, 10) e lo guidò nel
deserto per irrobustirlo prima del ministero pubblico (cfr Mc 1, 12;
Lc 4, 1; Mt 4, 1). Nella sinagoga di Nazareth, Gesù diede inizio al
suo ministero profetico applicando a sé l'oracolo di Isaia sull'unzione dello
Spirito che porta alla predicazione della Buona Novella ai poveri, della libertà
ai prigionieri, e di un anno di grazia del Signore (cfr Lc 4, 18-19). Per
la potenza dello Spirito, Gesù guariva i malati e scacciava i demoni come segno
che il Regno di Dio era giunto (cfr Mt 12, 28). Dopo esser risorto dai
morti, donò lo Spirito Santo ai discepoli, ai quali aveva promesso di effonderlo
nella Chiesa quando sarebbe tornato al Padre (cfr Gv 20, 22-23).
Tutto questo mostra come la
missione salvifica di Gesù porti l'inconfondibile marchio della presenza dello
Spirito: è vita, vita nuova. Tra l'invio del Figlio da parte del
Padre e l'invio dello Spirito da parte del Padre e del Figlio vi è un
legame stretto e vitale.59 L'azione dello Spirito nella creazione e
nella storia umana riceve un significato completamente nuovo nella sua azione
nella vita e nella missione di Gesù. I « semi del Verbo » seminati dallo Spirito
preparano l'intera creazione, la storia e l'uomo alla piena maturità in Cristo.60
I Padri sinodali hanno espresso
preoccupazione circa la tendenza a separare l'attività dello Spirito Santo da
quella di Gesù Salvatore; e rispondendo al loro assillo, ripeto quanto ho già
scritto nella
Redemptoris missio: « [Lo Spirito] non è alternativo a Cristo, né
riempie una specie di vuoto, come talvolta si ipotizza esserci tra Cristo e il
Logos. Quando lo Spirito opera nel cuore degli uomini e nella storia dei
popoli, nelle culture e nelle religioni, assume un ruolo di preparazione
evangelica e non può non avere riferimento a Cristo, Verbo fatto carne per
l'azione dello Spirito, "per operare lui, l'Uomo perfetto, la salvezza di tutti
e la ricapitolazione universale" ».61
L'universale presenza dello
Spirito, pertanto, non può servire come scusa per omettere di proclamare Gesù
Cristo esplicitamente come il solo ed unico Salvatore. Al contrario, la presenza
universale dello Spirito Santo è inseparabile dalla salvezza universale in Gesù.
La presenza dello Spirito nella creazione e nella storia orienta a Gesù Cristo,
nel quale entrambe sono redente e portate a compimento. La presenza e l'azione
dello Spirito, sia nel momento dell'Incarnazione sia in quello culminante della
Pentecoste, mirano sempre a Gesù e alla salvezza da lui recata. Per questo
motivo la presenza universale dello Spirito non può mai essere separata dalla
sua azione all'interno del Corpo di Cristo, che è la Chiesa.62
Lo Spirito Santo e il Corpo
di Cristo
17. Lo Spirito Santo custodisce
saldo il legame di comunione tra Gesù e la sua Chiesa. Dimorando in essa come in
un tempio (cfr 1 Cor 3, 16), lo Spirito la guida, anzitutto, alla
pienezza della verità su Gesù. È lui, poi, che rende possibile alla Chiesa di
continuare la missione di Gesù, dando in primo luogo testimonianza a Gesù stesso
e portando così a compimento quanto da lui promesso prima della sua morte e
risurrezione, che cioè avrebbe inviato lo Spirito ai discepoli affinché gli
rendessero testimonianza (cfr Gv 15, 26-27). L'opera dello Spirito
nella Chiesa è quindi di attestare che i credenti sono figli adottivi di Dio,
destinati ad ereditare la salvezza, la promessa piena comunione con il Padre
(cfr Rm 8, 15-17). Adornando la Chiesa di differenti doni e carismi, lo
Spirito la fa crescere nella comunione come corpo unico, composto di molte parti
diverse (cfr 1 Cor 12, 4; Ef 4, 11-16). Lo Spirito raduna in unità
ogni genere di persone, con i rispettivi costumi, risorse e talenti, rendendo la
Chiesa segno della comunione dell'intera umanità sotto l'unico capo, Cristo.63
Lo Spirito conferisce alla Chiesa la forma di comunità di testimoni, che, con la
sua potenza, rendono testimonianza a Gesù Salvatore (cfr At 1, 8) e, in
questo senso, è l'agente primario dell'evangelizzazione. Da tutto ciò, i Padri
sinodali hanno potuto concludere che, come il ministero terreno di Gesù si è
svolto nella potenza dello Spirito Santo, così « questo stesso Spirito è stato
dato alla Chiesa a Pentecoste dal Padre e dal Figlio per portare a compimento la
missione di amore e di servizio di Gesù in Asia ».64
Il piano del Padre per la
salvezza dell'uomo non termina con la morte e la risurrezione di Cristo. Con il
dono dello Spirito di Cristo, i frutti della missione salvifica vengono offerti
attraverso la Chiesa a tutti i popoli di tutti i tempi mediante l'annuncio del
Vangelo e il servizio e la promozione dell'umana famiglia. Come insegna il
Concilio Vaticano II, la Chiesa « è spinta dallo Spirito Santo a cooperare
perché sia mandato ad effetto il piano di Dio, il quale ha costituito Cristo
principio di salvezza per il mondo intero ».65 Avendo ricevuto dallo
Spirito il potere di portare a compimento la salvezza di Cristo sulla terra, la
Chiesa è il germe del Regno di Dio e ne attende con impazienza la venuta finale.
La sua identità e missione sono inseparabili dal Regno di Dio che Gesù ha
annunciato ed inaugurato mediante tutto ciò che ha fatto e detto, principalmente
mediante la sua morte e risurrezione. Lo Spirito ricorda alla Chiesa che essa
non esiste per se stessa, ma per servire Cristo e la salvezza del mondo in tutto
ciò che essa è e fa. Nella presente economia della salvezza, l'attività dello
Spirito Santo nella creazione, nella storia e nella Chiesa è parte del disegno
eterno della Trinità nei confronti di tutto ciò che esiste.
Lo Spirito Santo e la
missione della Chiesa in Asia
18. Lo Spirito che si librava in
Asia al tempo dei Patriarchi e dei Profeti e, in modo più potente, all'epoca di
Gesù e della Chiesa primitiva, è ora sopra i cristiani dell'Asia, rafforzandone
la testimonianza di fede tra i popoli, le culture e le religioni del Continente.
Come il grande dialogo d'amore tra Dio e l'uomo fu preparato dallo Spirito Santo
e si è compiuto in terra d'Asia nel mistero di Cristo, così il dialogo tra il
Salvatore e i popoli del Continente continua oggi con la potenza dello stesso
Spirito, operante nella Chiesa. In tale processo, i vescovi, i sacerdoti, i
consacrati e i laici, uomini e donne, hanno un ruolo essenziale da svolgere,
memori delle parole di Gesù, che sono al tempo stesso una promessa e un mandato:
« Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni
a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della
terra » (At 1, 8).
La Chiesa è convinta che nel
profondo del cuore degli uomini, delle culture e delle religioni dell'Asia vi
sia sete di « acqua viva » (cfr Gv 4, 10-15), sete che lo Spirito stesso
suscita e che solo Gesù Salvatore potrà pienamente saziare. Essa si volge allo
Spirito Santo perché continui a preparare i popoli dell'Asia al dialogo
salvifico con il Redentore di tutti. Guidata dallo Spirito nella missione di
servizio e di amore, la Chiesa può offrire un incontro fra Gesù Cristo e i
popoli dell'Asia, alla ricerca della pienezza della vita. Solo in tale incontro
può essere trovata l'acqua viva che sgorga per la vita eterna, e cioè la
conoscenza dell'unico vero Dio e del suo inviato, Gesù Cristo (cfr Gv 17,
3).
La Chiesa sa bene di poter
adempiere alla sua missione soltanto se obbedisce agli impulsi dello Spirito
Santo; impegnata ad essere segno e strumento genuino dell'azione dello Spirito
nelle complesse realtà dell'Asia, essa deve saper discernere, nelle diverse
circostanze del Continente, la chiamata dello Spirito a testimoniare Gesù
Salvatore in modi nuovi ed efficaci. La piena verità di Gesù e della salvezza da
lui guadagnata per noi è sempre un dono e mai il risultato di uno sforzo umano.
« Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo
figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo » (Rm 8,
16-17). Perciò la Chiesa grida incessantemente: « Vieni, Santo Spirito! Invadi
nell'intimo i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore! ».
È questo il fuoco che Gesù lascia cadere sulla terra, e la Chiesa in Asia
condivide il suo ardente desiderio affinché quel fuoco si accenda ora (cfr Lc
12, 49). Con tale intenso sentimento, i Padri del Sinodo hanno cercato di
discernere le principali aree di missione che la Chiesa deve affrontare in Asia,
mentre si prepara a varcare la soglia del Terzo Millennio.
CAPITOLO IV
GESU SALVATORE:
PROCLAMARE IL DONO
PROCLAMARE IL DONO
Il primato dell'annuncio
19. Alla vigilia del Terzo
Millennio, la voce di Cristo risorto risuona nuovamente nel cuore di ogni
cristiano: « Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e
ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e
dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,
18-20). Certi dell'immancabile sostegno dello stesso Gesù e della potente
presenza dello Spirito, subito dopo Pentecoste gli Apostoli si apprestarono ad
adempiere a questo comando: « Essi partirono e predicarono dappertutto, mentre
il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che
l'accompagnavano » (Mc 16, 20) e quanto essi annunciavano può essere
riassunto con le parole di san Paolo: « Noi non predichiamo noi stessi, ma
Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù »
(2 Cor 4, 5). Benedetta dal dono della fede, la Chiesa, dopo duemila
anni, continua ad andare ovunque per incontrare i popoli del mondo, per
condividere con loro la Buona Novella di Cristo, come comunità infiammata di
zelo missionario per far conoscere, amare e seguire Gesù.
Non vi può essere vera
evangelizzazione senza l'esplicita proclamazione che Gesù è il Signore. Il
Concilio Vaticano II e, da allora, il Magistero, nel rispondere ad una certa
confusione circa la vera natura della missione della Chiesa, hanno ripetutamente
sottolineato il primato della proclamazione di Gesù Cristo in ogni attività di
evangelizzazione. Al riguardo, Papa Paolo VI ha scritto esplicitamente che « non
c'è vera evangelizzazione se il nome, l'insegnamento, la vita e le promesse, il
Regno, il mistero di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, non siano proclamati ».66
Questo è ciò che generazioni di cristiani hanno fatto lungo i secoli. Con
comprensibile orgoglio, i Padri sinodali hanno ricordato che « numerose comunità
cristiane dell'Asia hanno preservato la fede lungo i secoli nonostante grandi
tribolazioni, e sono rimaste attaccate a questa eredità spirituale con
perseveranza eroica. Questo immenso tesoro è per loro sorgente di grande gioia e
slancio apostolico ».67
Allo stesso tempo, i partecipanti
all'Assemblea Speciale hanno testimoniato più e più volte la necessità di un
rinnovato impegno nell'annuncio di Gesù Cristo proprio nel Continente che ha
visto l'inizio di quella proclamazione duemila anni fa. Le parole dell'apostolo
Paolo diventano ancor più puntuali, date le molte persone che in quel Continente
non hanno mai incontrato la persona di Gesù in maniera chiara e cosciente: «
Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come potranno
invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne
sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? » (Rm
10, 13-14). La grande questione che sta ora dinanzi alla Chiesa in Asia è
come condividere con i nostri fratelli e sorelle asiatici ciò che noi
gelosamente custodiamo come dono che contiene ogni altro dono, e cioè la Buona
Novella di Gesù Cristo.
Annunciare Gesù Cristo in
Asia
20. La Chiesa in Asia è molto ben
disposta al dovere dell'annuncio, sapendo che « esiste già nei singoli e nei
popoli, per l'azione dello Spirito, un'attesa, anche se inconscia, di conoscere
la verità su Dio, sull'uomo, sulla via che porta alla liberazione dal peccato e
dalla morte ».68 Questa insistenza sulla proclamazione non deriva da
impulso settario né da spirito di proselitismo, né da alcun senso di
superiorità. La Chiesa evangelizza in obbedienza al comando di Cristo, nella
consapevolezza che ogni persona ha il diritto di udire la Buona Novella di Dio
che rivela e dona se stesso in Cristo.69 Rendere testimonianza a Gesù
Cristo è il servizio supremo che la Chiesa può offrire ai popoli dell'Asia,
poiché risponde alla loro profonda ricerca di Assoluto e svela le verità e i
valori che garantiscono loro lo sviluppo umano integrale. Profondamente
cosciente della complessità di così differenti situazioni in Asia e « vivendo
secondo la verità nella carità » (Ef 4, 15), la Chiesa proclama la Buona
Novella con rispetto e stima amorevole nei confronti di quanti l'ascoltano. Una
proclamazione che rispetta i diritti delle coscienze non viola la libertà, dal
momento che la fede richiede sempre una libera risposta da parte dell'individuo.70
Ma il rispetto non elimina la necessità dell'esplicita proclamazione del Vangelo
nella sua interezza. Specialmente nel contesto della ricca varietà di culture e
religioni in Asia, occorre rilevare che « né il rispetto e la stima verso queste
religioni, né la complessità dei problemi sollevati sono per la Chiesa un invito
a tacere l'annuncio di Cristo di fronte ai non cristiani ».71 Durante
la Visita in India nel 1986, ho detto chiaramente che « l'approccio della Chiesa
ad altre religioni è fatto di autentico rispetto [...]. Questo rispetto è
duplice: rispetto per l'uomo nella sua ricerca di risposte alle domande più
profonde della sua vita, e rispetto per l'azione dello Spirito nell'uomo ».72
I Padri sinodali hanno volentieri riconosciuto l'azione dello Spirito nelle
società, nelle culture e nelle religioni asiatiche, attraverso le quali il Padre
prepara i cuori dei popoli dell'Asia alla pienezza di vita in Cristo.73
Nonostante questo, anche prima
delle consultazioni antecedenti al Sinodo molti Vescovi dell'Asia hanno fatto
presenti difficoltà nel proclamare Gesù quale unico Salvatore. Durante
l'Assemblea, la situazione fu descritta in questi termini: « Alcuni dei seguaci
delle grandi religioni asiatiche non hanno alcun problema ad accettare Gesù come
una manifestazione della divinità o dell'Assoluto, o come un ‘essere
illuminato'. Tuttavia hanno difficoltà a considerarlo come l'unica
manifestazione della divinità ».74 Infatti, lo sforzo di condividere
il dono della fede in Gesù quale unico Salvatore è denso di difficoltà
filosofiche, culturali e teologiche, specialmente alla luce delle credenze delle
grandi religioni dell'Asia, strettamente intrecciate con valori culturali e
specifiche visioni del mondo.
Nell'opinione dei Padri sinodali,
la difficoltà è aggravata dal fatto che Gesù viene spesso percepito come
estraneo all'Asia. È un paradosso che molti abitanti del Continente tendano a
vedere Gesù, nato su suolo asiatico, come un occidentale piuttosto che come una
figura asiatica. In fondo, era inevitabile che l'annuncio del Vangelo da parte
dei missionari occidentali fosse influenzato dalle culture di provenienza. I
Padri del Sinodo hanno preso atto di ciò come di un fatto da tener presente
nella storia dell'evangelizzazione. Allo stesso tempo essi hanno approfittato
dell'occasione per « esprimere in maniera speciale la propria gratitudine a
tutti i missionari, uomini e donne, religiosi e laici, stranieri ed autoctoni,
che hanno recato il messaggio di Gesù Cristo e il dono della fede. Speciale
riconoscenza va anche a tutte le Chiese sorelle che hanno inviato e continuano a
mandare missionari in Asia ».75
Gli evangelizzatori possono
prendere spunto dall'esperienza di san Paolo che stabilì un dialogo con i valori
filosofici, culturali e religiosi dei suoi ascoltatori (cfr At 14, 13-17;
17, 22-31). Anche i Concili ecumenici, nel formulare dottrine vincolanti per la
Chiesa, hanno dovuto adoperare le risorse linguistiche, filosofiche e culturali
che avevano a disposizione; ma queste risorse sono divenute parte dell'eredità
della Chiesa universale, essendosi rivelate capaci di esprimere la dottrina
cristologica in modo appropriato e universale. Esse sono parte dell'eredità
della fede, che deve essere assimilata e condivisa costantemente nell'incontro
con le varie culture.76 Pertanto, il compito di proclamare Gesù in
maniera da consentire ai popoli dell'Asia di identificarsi con lui, rimanendo
fedeli sia alla dottrina teologica della Chiesa che alle proprie origini
asiatiche, costituisce una sfida enorme.
La presentazione di Gesù Cristo
come unico Salvatore esige l'adozione di una pedagogia che introduca le
persone passo dopo passo alla piena appropriazione del mistero. Chiaramente, la
prima evangelizzazione di non cristiani e la susseguente proclamazione a dei
credenti dovrà avere approcci diversi. Nella proclamazione iniziale, ad esempio,
« la presentazione di Gesù Cristo dovrebbe giungere come compimento dell'anelito
espresso nelle mitologie e nel folklore dei popoli dell'Asia ».77 In
generale, i metodi narrativi affini alle forme culturali asiatiche sono da
preferire. Di fatto, la proclamazione di Gesù Cristo può essere attuata in modo
molto efficace mediante la narrazione della sua vicenda terrena, come fa il
Vangelo. Le nozioni ontologiche, che devono sempre essere presupposte ed
espresse nel presentare Gesù, possono essere arricchite da prospettive più
relazionali, storiche o anche cosmiche. La Chiesa, come hanno sottolineato i
Padri sinodali, deve essere aperta alle nuove e sorprendenti vie con le quali il
volto di Gesù può essere oggi presentato in Asia.78
Il Sinodo ha raccomandato che la
successiva catechesi segua « una pedagogia evocativa che usi storie, parabole e
simboli così caratteristici della metodologia asiatica nell'insegnamento ».79
Il ministero di Gesù stesso mostra chiaramente il valore del contatto
personale che richiede all'evangelizzatore di prendere a cuore la situazione
dell'ascoltatore, offrendo una proclamazione adatta al suo grado di maturità,
attraverso forme e linguaggi appropriati. In tale prospettiva, i Padri sinodali
hanno sottolineato molte volte la necessità di evangelizzare in un modo che
faccia riferimento alle sensibilità dei popoli asiatici, suggerendo immagini di
Gesù intelligibili alla mentalità e alle culture asiatiche e, allo stesso tempo,
fedeli alla Sacra Scrittura e alla Tradizione. Tra esse vi sono state: « Gesù
Cristo, Maestro di Sapienza, il Guaritore, il Liberatore, la Guida spirituale,
l'Illuminato, l'Amico compassionevole dei poveri, il Buon Samaritano, il Buon
Pastore, l'Obbediente ».80 Gesù potrebbe essere presentato come la
Sapienza incarnata di Dio, la cui grazia porta a maturazione i « semi » della
Sapienza divina già presenti nelle vite, nelle religioni e nei popoli dell'Asia.81
Tra le tante sofferenze che affliggono i popoli dell'Asia, Gesù potrebbe essere
meglio annunciato come Salvatore « che può dare senso a quanti patiscono
indicibile dolore e sofferenza ».82
La fede che la Chiesa offre in
dono ai suoi figli e figlie dell'Asia non può essere confinata entro i limiti
della comprensione e dell'espressione di alcuna cultura umana, dato che li
trascende e in verità sfida ogni cultura ad elevarsi a nuove altezze di
comprensione ed espressione. Ma allo stesso tempo, i Padri del Sinodo erano ben
coscienti dell'impellente necessità che le Chiese locali in Asia hanno di
presentare il mistero di Cristo ai loro popoli secondo i criteri culturali e i
modi di pensare di questi, sottolineando pure che una tale inculturazione della
fede nel Continente coinvolge una riscoperta del volto asiatico di Gesù,
individuando modi attraverso i quali le culture asiatiche possano afferrare
l'universale significato salvifico del mistero di Cristo e della sua Chiesa.83
Occorre emulare ai nostri giorni la penetrante comprensione dei popoli e delle
culture, di cui sono esempio uomini come Giovanni da Montecorvino, Matteo Ricci
e Roberto de Nobili, per nominarne solo alcuni.
La sfida
dell'inculturazione
21. La cultura è lo spazio vitale
entro il quale la persona umana si confronta faccia a faccia con il Vangelo.
Come una cultura è il risultato della vita e dell'attività di un gruppo umano,
così le persone che appartengono a quel gruppo sono formate in larga misura
dalla cultura nella quale si trovano a vivere. E poiché sia le persone sia le
società cambiano, così la cultura cambia con esse. Come questa è trasformata,
così da essa lo sono le persone e le società. Da tale punto di vista, diventa
più chiaro come l'evangelizzazione e l'inculturazione siano tra loro in naturale
ed intima relazione. Il Vangelo e l'evangelizzazione non si identificano
certamente con la cultura, ma anzi sono da essa indipendenti. E tuttavia, il
Regno di Dio giunge a persone profondamente legate a una cultura, e la
costruzione del Regno non può esimersi dal prendere a prestito elementi di
culture umane. Perciò Paolo VI definì la spaccatura tra Vangelo e cultura il
dramma del nostro tempo, con un impatto profondo sia sull'evangelizzazione sia
sulle culture.84
Nel processo di incontro tra le
diverse culture del mondo, la Chiesa non trasmette soltanto le sue verità e i
suoi valori rinnovando le culture dal di dentro, ma attinge anche da esse gli
elementi positivi già presenti. Questo è il sentiero obbligato degli
evangelizzatori nel presentare la fede cristiana e nel farla diventare parte del
bagaglio culturale di un popolo e, d'altra parte, le diverse culture, quando
sono purificate e rinnovate alla luce del Vangelo, possono divenire espressioni
vere dell'unica fede cristiana. « Con l'inculturazione la Chiesa diventa segno
più comprensibile di ciò che è e strumento più atto della missione ».85
Questo coinvolgimento con le culture è sempre stato parte del pellegrinaggio
della Chiesa nella storia, ma ha una speciale urgenza oggi, nella situazione
multietnica, multireligiosa e multiculturale dell'Asia, dove il cristianesimo è
troppo spesso visto come straniero.
A questo punto, è bene ricordare
quanto è stato ripetutamente detto al Sinodo, e cioè che lo Spirito Santo è
l'agente primario dell'inculturazione della fede cristiana in Asia.86
Lo stesso Spirito che ci conduce alla verità tutt'intera rende possibile un
dialogo fruttuoso con i valori culturali e religiosi di differenti popoli, tra i
quali, in certa misura, è presente, offrendo agli uomini e alle donne di cuore
sincero la forza di superare il male e l'inganno del Maligno e porgendo a
ciascuno la possibilità di far parte del Mistero pasquale in un modo che solo
Dio conosce.87 La presenza dello Spirito Santo fa sì che questo
dialogo si svolga nella verità, con onestà, umiltà e rispetto.88 «
Nell'offrire agli altri la Buona Novella della Redenzione, la Chiesa si sforza
di comprendere le loro culture. Essa cerca di conoscere le menti e i cuori di
chi l'ascolta, i loro valori e costumi, i loro problemi e le loro difficoltà, le
loro speranze e i loro sogni. Una volta che essa conosce e comprende questi
diversi aspetti della cultura, allora può iniziare il dialogo di salvezza; essa
è in grado di offrire, con rispetto ma chiaramente e con convinzione, la Buona
Novella della Redenzione a tutti coloro che liberamente desiderano ascoltare e
rispondere ».89 Pertanto, i popoli dell'Asia desiderosi di
appropriarsi della fede cristiana siano sicuri che le loro speranze, attese,
ansietà e sofferenze non solo sono abbracciate da Gesù, ma diventano il vero
punto nel quale il dono della fede e la potenza dello Spirito entrano nel più
profondo delle loro vite.
È compito dei Pastori, in virtù
del carisma loro proprio, guidare questo dialogo con discernimento. Allo stesso
modo, gli esperti in discipline sacre o secolari hanno ruoli importanti da
svolgere nel processo di inculturazione. Ma il processo stesso deve
coinvolgere tutto il popolo di Dio, dato che la vita della Chiesa come tale
deve rendere visibile la fede annunciata e fatta propria. Per essere certi che
ciò avvenga in modo adeguato, il Padri del Sinodo hanno identificato alcune aree
bisognose di particolare attenzione: la riflessione teologica, la liturgia, la
formazione dei sacerdoti e dei religiosi, la catechesi e la spiritualità.90
Aree chiave di
inculturazione
22. Il Sinodo ha espresso
incoraggiamento ai teologi nel delicato compito di sviluppare una
teologia inculturata, specialmente nell'area della cristologia.91
Essi hanno sottolineato che « questa maniera di fare teologia deve essere
perseguita con coraggio, rimanendo fedeli alla Scrittura e alla Tradizione della
Chiesa, con sincera adesione al Magistero e con conoscenza delle situazioni
pastorali ».92 Anch'io desidero invitare i teologi ad operare in
spirito di unione con i Pastori e con i membri del Popolo di Dio, che — in unità
e mai separati gli uni dagli altri — « riflettono il genuino senso della fede
che non bisogna mai perdere di vista ».93 Il lavoro teologico deve
essere sempre guidato dal rispetto per le sensibilità dei cristiani, in modo
che, mediante una crescita graduale verso forme inculturate dell'espressione
della fede, le persone non siano né indotte a confusione né scandalizzate. In
ogni caso, l'inculturazione deve essere guidata dalla compatibilità con il
Vangelo e dalla comunione con la fede della Chiesa universale,94 e
perseguita in pieno accordo con la Tradizione della Chiesa, avendo di vista il
rafforzamento della fede del popolo. La prova di una vera inculturazione è se i
credenti diventano più impegnati nella fede cristiana per la ragione che la
percepiscono più chiaramente con gli occhi della propria cultura.
La liturgia è la fonte e
il culmine di tutta la vita e la missione cristiana,95 ed un mezzo
fondamentale di evangelizzazione, specialmente in Asia, dove i seguaci di
diverse religioni sono così attirati dal culto, dalle festività religiose e
dalle devozioni popolari.96 La liturgia delle Chiese orientali per la
maggior parte è stata inculturata con successo attraverso secoli di interazione
con la cultura che la circondava, mentre le Chiese fondate più di recente hanno
bisogno di far sì che essa divenga una sorgente ancora maggiore di nutrimento
per i fedeli attraverso un uso saggio ed efficace di elementi tolti dalle
culture locali. E ciononostante, l'inculturazione liturgica richiede ben più che
un concentrarsi su valori culturali tradizionali, su simboli e riti. Occorre
tener presenti i cambiamenti nella coscienza e negli atteggiamenti causati
dall'emergere di culture secolaristiche e consumistiche che influiscono sul
senso asiatico del culto e della preghiera; né, per una genuina inculturazione
liturgica in Asia, si possono dimenticare i bisogni specifici dei poveri, degli
emigrati, dei rifugiati, della gioventù e delle donne.
Le Conferenze Episcopali
nazionali e regionali devono lavorare più a stretto contatto con la
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti per ricercare
vie efficaci per promuovere forme appropriate di culto nel contesto dell'Asia.97
Una simile collaborazione è essenziale perché la Sacra Liturgia esprime e
celebra l'unica fede professata da tutti ed essendo eredità di tutta la Chiesa
non può essere determinata dalle Chiese locali isolate dalla Chiesa universale.
I Padri sinodali hanno
particolarmente insistito sull'importanza della parola biblica nel comunicare il
messaggio della salvezza ai popoli del Continente, dove la parola trasmessa è
così importante per preservare e comunicare l'esperienza religiosa.98
Ne consegue, pertanto, che un apostolato biblico efficace ha bisogno di essere
sviluppato per poter assicurare che il testo sacro sia più ampiamente diffuso e
più intensamente usato con spirito d'orazione tra i membri della Chiesa in Asia.
I Padri del Sinodo hanno sottolineato l'urgenza che essa sia presa come base di
ogni annuncio missionario, catechesi, predicazione e stile di spiritualità.99
Devono pure essere incoraggiati e sostenuti gli sforzi per tradurre nelle lingue
locali la Bibbia, mentre la formazione biblica dovrebbe essere considerata un
importante mezzo per educare alla fede le persone e renderle pronte al compito
della proclamazione. Dovranno essere inclusi corsi sulla Scrittura orientati
alla pastorale, con l'accento sull'applicazione dei suoi insegnamenti alle
complesse realtà dell'Asia nei programmi di formazione per il clero, per i
consacrati e per il laicato. 100 La Sacra Scrittura dovrebbe essere
fatta conoscere anche tra i seguaci di altre religioni, poiché la Parola di Dio
ha un intrinseco potere di toccare il cuore dell'uomo, dato che attraverso di
essa lo Spirito di Dio rivela il piano divino della salvezza per il mondo.
Inoltre, gli stili narrativi che si possono rilevare in molti libri della Bibbia
hanno affinità con i testi religiosi tipici dell'Asia.
101
Un altro aspetto chiave
dell'inculturazione è la formazione degli evangelizzatori, dai quali
dipende in larga parte il suo futuro. Nel passato, la formazione spesso ha
seguito lo stile, i metodi e i programmi mediati dall'Occidente. Pur apprezzando
il servizio reso da quel tipo di formazione, i Padri sinodali hanno riconosciuto
come uno sviluppo positivo gli sforzi recentemente fatti per adattare la
formazione degli evangelizzatori ai contesti culturali dell'Asia. Oltre a una
solida istruzione biblica e patristica, i seminaristi devono acquisire una
conoscenza articolata e sicura del patrimonio teologico e filosofico della
Chiesa, come ho sottolineato nell'Enciclica
Fides et ratio. 102 Sulla base di questa preparazione, essi
troveranno beneficio nell'avvicinare le tradizioni filosofiche e religiose
dell'Asia. 103 I Padri sinodali hanno incoraggiato inoltre professori
di seminario e collaboratori a cercare di comprendere gli elementi di
spiritualità e di preghiera prossimi all'animo asiatico e a lasciarsi
coinvolgere più profondamente nella ricerca da parte dei popoli dell'Asia di una
vita più piena. 104 A tale scopo, è stata posta particolare enfasi
sulla necessità di assicurare un'adeguata formazione del corpo educativo dei
seminari. 105 Il Sinodo ha pure espresso preoccupazione per la
formazione di uomini e donne alla vita consacrata, specificando chiaramente che
la loro spiritualità e il loro stile di vita devono dimostrare sensibilità al
patrimonio religioso e culturale delle persone tra le quali vivono e che
servono, sempre supponendo il necessario discernimento su ciò che è conforme al
Vangelo e ciò che non lo è. 106 Inoltre, dato che l'inculturazione
del Vangelo coinvolge tutto il Popolo di Dio, il ruolo del laicato è di
importanza fondamentale. Sono essi prima di tutti ad essere chiamati alla
trasformazione della società, in collaborazione con i Vescovi, il clero e i
religiosi, infondendo il « pensiero di Cristo » nella mentalità, nei costumi,
nelle leggi e nelle strutture del mondo secolare nel quale vivono. 107
Una più ampia inculturazione del Vangelo ad ogni livello della società in Asia
dipenderà considerevolmente dalla formazione appropriata che le Chiese locali
sapranno dare al laicato.
Vita cristiana come
annuncio
23. Più la comunità cristiana è
fondata sull'esperienza di Dio che promana da una fede vissuta e più sarà capace
di annunciare in modo credibile agli altri il compimento del Regno di Dio in
Gesù Cristo. Questo dipende dall'ascolto fedele della Parola di Dio, dalla
preghiera e dalla contemplazione, dalla celebrazione del mistero di Gesù nei
sacramenti, anzitutto nell'Eucaristia, e dall'esempio di vera comunione di vita
e di integrità dell'amore. Il centro della Chiesa particolare deve essere posto
nella contemplazione di Gesù Cristo, Dio fatto uomo: la Chiesa deve tendere
costantemente ad una più intima unione con lui, del quale continua la missione.
La missione è azione contemplativa e attiva contemplazione. Pertanto, un
missionario che non abbia una profonda esperienza di Dio nella preghiera e nella
contemplazione avrà poca influenza spirituale o successo nel ministero. Si
tratta di una riflessione che traggo dalla mia personale esperienza sacerdotale
e, come ho scritto altrove, il contatto con rappresentanti delle tradizioni
spirituali non cristiane, particolarmente quelle asiatiche, mi ha confermato nel
convincimento che il futuro della missione dipende in grande misura dalla
contemplazione. 108 In Asia, dimora di grandi religioni dove persone
ed interi popoli hanno sete del divino, la Chiesa è chiamata ad essere una
Chiesa di preghiera, profondamente spirituale anche se coinvolta in
preoccupazioni umane e sociali immediate: ogni cristiano ha bisogno di
un'autentica spiritualità missionaria fatta di preghiera e di contemplazione.
Una persona realmente religiosa è
con grande facilità rispettata e seguita in Asia. Preghiera, digiuno e varie
forme di ascetismo sono tenute in grande considerazione. Rinuncia, distacco,
umiltà, semplicità e silenzio sono considerati dei grandi valori dai seguaci di
ogni religioni. Affinché la preghiera non venga staccata dalla promozione umana,
i Padri sinodali hanno sottolineato che « l'opera di giustizia, di carità e di
compassione è strettamente legata ad una vita di autentica preghiera e di
contemplazione e, inoltre, questa stessa spiritualità sarà la sorgente di ogni
nostra opera di evangelizzazione ». 109 Pienamente convinti
dell'importanza di una testimonianza autentica nella evangelizzazione dell'Asia,
i Padri del Sinodo hanno affermato: « La Buona Novella di Gesù Cristo potrà
essere annunciata soltanto da coloro che sono presi e ispirati dall'amore del
Padre verso i suoi figli, manifestato nella persona di Gesù Cristo. Tale
annuncio è una missione che ha bisogno di uomini e donne santi che faranno
conoscere ed amare il Salvatore attraverso la loro vita. Un fuoco non può essere
acceso che mediante qualcosa che sia esso stesso infiammato. Così, un annuncio
riuscito della Buona Novella della Salvezza in Asia può essere istituito
soltanto se i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i laici sono essi stessi
accesi di amore per Cristo e ardenti di zelo per farlo conoscere a più ampio
raggio, per farlo amare più intensamente e seguirlo più da vicino ». 110
I cristiani che parlano di Cristo devono incarnare nella vita il messaggio che
proclamano.
A tale riguardo, tuttavia, una
particolare circostanza nel contesto asiatico esige attenzione. La Chiesa sa che
la silenziosa testimonianza di vita a tutt'oggi rimane l'unico modo di
proclamare il Regno di Dio in molti luoghi in Asia, dove la proclamazione
esplicita è proibita e la libertà religiosa negata o sistematicamente ridotta.
La Chiesa vive questo tipo di testimonianza in modo consapevole, considerandola
il suo « prendere la propria croce » (cfr Lc 9, 23), anche se non si
stanca di richiamare i governi e di spingerli a riconoscere la libertà religiosa
come diritto umano fondamentale. È significativo ripetere, a tale riguardo, le
parole del Concilio Vaticano II: « La persona umana ha diritto alla libertà
religiosa. Tale libertà consiste in questo, che tutti gli uomini devono essere
immuni dalla coercizione da parte di singoli, di gruppi sociali e di
qualsivoglia potestà umana, così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad
agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in
conformità alla sua coscienza privatamente o pubblicamente, in forma individuale
o associata ». 111 In alcuni Paesi asiatici, questo principio deve
ancora essere riconosciuto e posto in atto.
Chiaramente, pertanto, l'annuncio
di Gesù Cristo in Asia presenta molti aspetti complessi sia di contenuto che di
metodo. I Padri sinodali erano acutamente coscienti della legittima varietà di
approcci alla proclamazione di Gesù, a patto, però, che la fede sia rispettata
nella sua integrità nel processo di appropriazione e di condivisione della
medesima. Il Sinodo ha sottolineato che « l'evangelizzazione è oggi una realtà
ricca e dinamica, con vari aspetti, quali la testimonianza, il dialogo,
l'annuncio, la catechesi, la conversione, il Battesimo, l'inserimento nella
comunità ecclesiale, l'implantazione della Chiesa, l'inculturazione e lo
sviluppo integrale dell'uomo. Alcuni di questi elementi procedono insieme,
mentre altri sono delle tappe o fasi successive del processo intero di
evangelizzazione ». 112 In tutta l'opera evangelizzatrice, tuttavia,
è la completa verità di Gesù Cristo che deve essere annunciata.
Sottolineare alcuni aspetti dell'inesauribile mistero di Gesù è legittimo e
necessario nel proporre gradualmente Cristo ad una persona, ma non può essere
permesso alcun compromesso nell'integrità della fede. Alla fin fine,
l'accettazione della fede da parte di una persona deve basarsi su una
comprensione certa della persona di Gesù Cristo, il Signore di tutti che « è lo
stesso ieri, oggi e sempre » (Eb 13, 8), come insegnato dalla Chiesa di
ogni tempo e luogo.
CAPITOLO V
COMUNIONE E DIALOGO
PER LA MISSIONE
PER LA MISSIONE
Comunione e missione
procedono di pari passo
24. In obbedienza all'eterno
disegno del Padre, la Chiesa, prevista sin dalle origini del mondo, preparata
nell'Antico Testamento, istituita da Cristo Gesù e resa presente nel mondo dallo
Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, « prosegue il suo pellegrinaggio tra le
persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio », 113 mentre incede
verso la perfezione nella gloria del cielo. Poiché Dio desidera « la
costituzione di tutto il genere umano nell'unico Popolo di Dio, la sua riunione
nell'unico Corpo di Cristo, la sua edificazione nell'unico tempio dello Spirito
Santo », 114 la Chiesa è nel mondo « il disegno visibile dell'amore
di Dio per l'umanità, il sacramento della salvezza ». 115 Non la si
può, pertanto, considerare semplicemente come un'organizzazione sociale o
un'agenzia di assistenza umanitaria. Nonostante abbia tra i suoi membri uomini e
donne peccatori, essa deve essere vista come il luogo privilegiato dell'incontro
tra Dio e l'uomo, nel quale Dio sceglie di rivelare il mistero della sua vita
intima e di realizzare il suo piano di salvezza del mondo.
Il mistero del disegno d'amore di
Dio è reso presente e attivo nella comunità degli uomini e delle donne che sono
stati sepolti con Cristo mediante il Battesimo nella morte, così che come Cristo
è stato risuscitato dai morti dalla gloria del Padre, anch'essi possano
camminare in novità di vita (cfr Rm 6, 4). Al centro del mistero della
Chiesa c'è il vincolo di comunione che unisce Cristo-Sposo a tutti i battezzati.
Attraverso questa comunione vivente e vivificante, « i cristiani non
appartengono a se stessi, ma sono proprietà di Cristo »; 116 uniti al
Figlio nel vincolo d'amore dello Spirito, sono uniti al Padre, e da questa
comunione fluisce la comunione che essi condividono l'uno con l'altro mediante
Cristo nello Spirito Santo. 117 Il fine primario della Chiesa,
pertanto, è di essere il sacramento dell'intima unione della persona umana
con Dio e, poiché la comunione delle persone l'una con l'altra è radicata in
questa unione con Dio, la Chiesa è pure il sacramento dell'unità del genere
umano, 118 in lei già iniziata; allo stesso tempo, essa è « segno
e strumento » della piena realizzazione di questa unità che deve ancora
compiersi. 119
E un requisito essenziale della
vita in Cristo che chi entra nella comunione con il Signore porti frutto: « Chi
rimane in me e io in lui, fa molto frutto » (Gv 15, 5), e ciò è così vero
che la persona che non porta frutto non rimane nella comunione: « Ogni tralcio
che in me non porta frutto, [il Padre] lo pota » (Gv 15, 2). La comunione
con Gesù, che dà origine alla comunione dei cristiani tra di loro, è la
condizione indispensabile per portare frutto; e la comunione con gli altri, dono
di Cristo e del suo Spirito, è il frutto più bello che i tralci possano offrire.
In questo senso, comunione e missione sono inseparabilmente connesse l'una con
l'altra, sono intrecciate e si implicano vicendevolmente, così che « la
comunione rappresenta la sorgente e insieme il frutto della missione: la
comunione è missionaria e la missione è per la comunione ».
120
Adoperando la teologia di
comunione, il Concilio Vaticano II ha potuto descrivere la Chiesa come il Popolo
di Dio in pellegrinaggio al quale, in certo modo, tutti i popoli sono collegati.
121 Su questa base, i Padri sinodali hanno posto l'accento sul legame
misterioso tra la Chiesa e i seguaci di altre religioni asiatiche, notando che
essi sono « relazionati alla [Chiesa] in modi e gradi differenti ». 122
Tra popoli, culture e religioni così differenti, « la vita della Chiesa come
comunione è della più grande importanza ». 123 In effetti, il
servizio di unità della Chiesa ha una specifica rilevanza in Asia, dove vi sono
molte tensioni, divisioni e conflitti, causati da differenze etniche, sociali,
culturali, linguistiche, economiche e religiose. E in tale contesto che le
Chiese locali in Asia, in comunione con il Successore di Pietro, hanno bisogno
di promuovere tra loro una più profonda comunione di mente e di cuore mediante
una più stretta collaborazione tra di loro. Sono inoltre vitali alla missione
evangelizzatrice le relazioni con le altre Chiese e Comunità ecclesiali e con i
seguaci di altre religioni. 124 Il Sinodo, pertanto, ha rinnovato
l'impegno della Chiesa in Asia nel compito di promuovere sia i rapporti
ecumenici che il dialogo interreligioso, prendendo atto del fatto che il
costruire unità, l'adoperarsi per la riconciliazione, il plasmare vincoli di
solidarietà, il promuovere il dialogo tra religioni e culture, lo sradicare
pregiudizi e il suscitare fiducia tra i popoli è essenziale alla missione
evangelizzatrice della Chiesa nel Continente. Tutto ciò richiede dalla comunità
cattolica un sincero esame di coscienza, il coraggio della riconciliazione e un
rinnovato impegno al dialogo. Alle soglie del Terzo Millennio, è chiaro che la
capacità della Chiesa di evangelizzare richiede che essa si sforzi vigorosamente
di servire la causa dell'unità in tutte le dimensioni, poiché comunione e
missione procedono di pari passo.
Comunione dentro la Chiesa
25. Riuniti attorno al Successore
di Pietro, pregando e lavorando insieme, i Vescovi dell'Assemblea Speciale per
l'Asia hanno offerto un'immagine concreta di quel che sarebbe la comunione della
Chiesa in tutta la ricca diversità delle Chiese particolari sulle quali
presiedono nella carità. La mia stessa presenza alle Congregazioni Generali del
Sinodo è stata sia una grande opportunità per condividere le difficoltà, le
gioie e le speranze dei Vescovi, sia un esercizio intenso e profondamente
sentito del mio ministero. E proprio all'interno della prospettiva della
comunione ecclesiale che l'autorità universale del Successore di Pietro
risplende più chiaramente, non in primo luogo come potere giuridico sulle Chiese
locali, ma anzitutto come primato pastorale al servizio dell'unità della fede e
della vita dell'intero Popolo di Dio. Profondamente coscienti che « il Ministero
petrino ha la specifica funzione di garantire e promuovere l'unità della Chiesa
», 125 i Padri sinodali hanno riconosciuto con apprezzamento il
servizio che i Dicasteri della Curia Romana e il Servizio Diplomatico della
Santa Sede rendono alle Chiese locali, nello spirito di comunione e di
collegialità. 126 Essenziale dimensione di questo servizio è il
rispetto e la sensibilità che questi stretti collaboratori del Successore di
Pietro mostrano nei confronti della legittima diversità delle Chiese locali e
della varietà di culture e di popoli con i quali vengono a contatto.
Ogni Chiesa particolare deve
fondarsi sulla testimonianza della comunione ecclesiale che costituisce la
natura stessa della Chiesa. I Padri sinodali hanno scelto di descrivere la
Diocesi come una comunione di comunità riunite attorno al Pastore, dove il
clero, i consacrati e i laici sono impegnati in un « dialogo di vita e di cuore
» sorretto dalla grazia dello Spirito Santo. 127 E in primo luogo
nella Diocesi che la visione di una comunione di comunità può avverarsi
nel mezzo delle complesse realtà sociali, politiche, religiose, culturali ed
economiche dell'Asia. La comunione ecclesiale implica che ogni Chiesa locale
deve diventare ciò che i Padri sinodali hanno chiamato una « Chiesa
partecipativa », una Chiesa, cioè, nella quale ognuno vive la propria vocazione
ed adempie al proprio ruolo. Al fine di edificare la « comunione per la missione
» e la « missione di comunione », il singolare carisma di ogni membro deve
essere riconosciuto, sviluppato ed utilizzato in modo efficace. 128
In particolare, vi è la necessità di promuovere un maggiore coinvolgimento dei
laici e delle persone consacrate nella programmazione pastorale e nel processo
decisionale mediante le strutture partecipative come i consigli pastorali e le
assemblee parrocchiali. 129
In ogni Diocesi, la parrocchia
rimane il luogo ordinario dove i fedeli si riuniscono per crescere nella
fede, per vivere il mistero della comunione ecclesiale e per prendere parte alla
missione della Chiesa. Pertanto, il Padri del Sinodo hanno caldamente invitato i
Parroci ad approntare nuovi ed efficaci modi di guidare pastoralmente i fedeli,
così che ciascuno, specialmente il povero, si senta realmente parte della
parrocchia e dell'intero Popolo di Dio. La programmazione pastorale con i laici
dovrebbe essere una prassi normale di tutte le parrocchie. 130 Il
Sinodo, poi, ha individuato in particolare i giovani come coloro per i quali «
la parrocchia dovrebbe offrire maggiori opportunità di amicizia e di comunione
attraverso attività di apostolato giovanile organizzato e di associazioni di
giovani ». 131 Nessuno a priori dovrebbe essere escluso dal
condividere pienamente la vita e la missione della parrocchia in ragione della
condizione sociale, economica, politica, culturale o educativa e come ogni
seguace di Cristo ha un dono da offrire alla comunità, così la comunità dovrebbe
mostrare disponibilità a ricevere il dono di ognuno e beneficiarne.
In tale contesto e riferendosi
alla propria esperienza pastorale, i Padri sinodali hanno sottolineato il valore
delle comunità ecclesiali di base come un modo efficace per promuovere la
comunione e la partecipazione nelle parrocchie e nelle Diocesi, ed anche una
genuina forza per l'evangelizzazione. 132 Questi piccoli gruppi
aiutano i fedeli a vivere come comunità che credono, pregano e si amano come i
primi cristiani (cfr At 2, 44-47; 4, 32-35). Essi tendono ad aiutare i
propri membri a vivere il Vangelo in spirito di amore fraterno e di servizio, e
sono perciò un solido punto di partenza per costruire una nuova società che sia
espressione della civiltà dell'amore. Insieme con il Sinodo, incoraggio
la Chiesa in Asia, là dove possibile, a considerare queste comunità di base come
uno strumento utile per l'attività evangelizzatrice della Chiesa. Allo stesso
tempo, saranno efficaci se, come ha scritto Paolo VI, vivono in unione con la
Chiesa particolare e universale in sincera comunione con i Pastori e il
Magistero, con un impegno all'opera missionaria e senza dare spazio ad
isolazionismi o a sfruttamento ideologico. 133 La presenza di queste
piccole comunità non è contraria alle istituzioni e alle strutture stabilite,
che rimangono necessarie alla Chiesa per adempiere alla propria missione.
Il Sinodo ha riconosciuto pure il
ruolo dei movimenti di rinnovamento nella edificazione della comunione,
quando offrono opportunità per un'esperienza di Dio più interiore attraverso la
fede e i sacramenti e la promozione della conversione di vita. 134 E
responsabilità dei Pastori guidare, accompagnare ed incoraggiare tali gruppi
così che possano integrarsi bene nella vita e nella missione della parrocchia e
della Diocesi. Quanti sono coinvolti in associazioni o movimenti dovrebbero
offrire sostegno alla Chiesa locale e non presentare se stessi come alternativi
alle strutture diocesane e alla vita parrocchiale. La comunione cresce più
robusta quando i responsabili locali di questi movimenti lavorano insieme con i
Pastori in spirito di carità per il bene di tutti (cfr 1 Cor 1, 13).
Solidarietà tra le Chiese
26. Questa comunione ad intra
contribuisce alla solidarietà tra le stesse Chiese particolari.
L'attenzione ai bisogni locali è legittima e indispensabile, ma la comunione
esige che le Chiese particolari rimangano aperte l'una nei confronti dell'altra
e tra di loro collaborino, così che nella loro diversità preservino e
manifestino chiaramente il vincolo di comunione con la Chiesa universale. La
comunione esige la mutua comprensione ed un approccio coordinato alla missione,
senza pregiudizio all'autonomia e ai diritti delle Chiese secondo le rispettive
tradizioni teologiche, liturgiche e spirituali. La storia, tuttavia, dimostra
come le divisioni abbiano spesso ferito la comunione delle Chiese in Asia; lungo
i secoli, le relazioni tra Chiese particolari di differenti giurisdizioni
ecclesiastiche, di tradizioni liturgiche e di metodi missionari sono talvolta
state tese o difficili. I Vescovi presenti al Sinodo hanno riconosciuto come
anche oggi tanto tra le Chiese particolari in Asia quanto al loro interno vi
siano, purtroppo, di quando in quando delle divisioni, spesso connesse con
diversità rituali, linguistiche, etniche, ideologiche e di casta. Alcune ferite
sono state parzialmente rimarginate, ma non vi è ancora totale guarigione.
Riconoscendo che là dove la
comunione è indebolita, viene a soffrire la testimonianza della Chiesa e il
lavoro missionario, i Padri hanno proposto iniziative concrete per rafforzare i
rapporti tra le Chiese particolari in Asia. Oltre alle necessarie espressioni
spirituali di sostegno e di incoraggiamento, hanno suggerito una più equa
distribuzione dei sacerdoti, una solidarietà economica più efficace, scambi
culturali e teologici, ed aumentate opportunità di gemellaggio fra Diocesi.
135
Associazioni regionali e
continentali di Vescovi, in particolare il Consiglio dei Patriarchi cattolici
del Medio Oriente e la Federazione delle Conferenze dei Vescovi dell'Asia, hanno
contribuito a promuovere l'unità tra le Chiese locali ed hanno fornito un luogo
di incontro per la collaborazione al fine di risolvere problemi pastorali. Allo
stesso modo, vi sono molti centri di teologia, di spiritualità e di attività
pastorale in Asia che promuovono la comunione e la collaborazione pratica.
136 Deve essere preoccupazione di tutti far sì che queste promettenti
iniziative siano ulteriormente sviluppate per il bene sia della Chiesa che della
società in Asia.
Le Chiese orientali
cattoliche
27. La situazione delle Chiese
orientali cattoliche, principalmente del Medio Oriente e dell'India, merita
una attenzione speciale. Esse sono state custodi sin dai tempi apostolici di una
preziosa eredità spirituale, liturgica e teologica; i loro riti e le loro
tradizioni, nati in una profonda inculturazione della fede sul suolo di molti
Paesi dell'Asia, hanno diritto al più grande rispetto. Con i Padri del Sinodo,
chiedo ad ognuno di riconoscere i legittimi costumi e libertà di queste Chiese
in materie disciplinari e liturgiche, come stabilito dal Codice dei Canoni delle
Chiese Orientali. 137 Alla luce degli insegnamenti del Concilio
Vaticano II, vi è l'urgente necessità di superare le paure e le incomprensioni
che sembrano comparire talvolta fra le Chiese orientali cattoliche e la Chiesa
latina, e pure fra quelle Chiese stesse, specialmente per quanto attiene alla
cura pastorale dei fedeli, anche al di fuori dei territori loro propri. 138
Come figli dell'unica Chiesa, rinati alla novità della vita in Cristo, i
credenti sono chiamati ad affrontare ogni cosa in spirito di comunione di
intenti, di fiducia e di incrollabile carità. Non si deve lasciare che i
conflitti generino divisioni, ma devono essere affrontati in spirito di verità e
di rispetto, poiché non vi può essere alcun bene se non dall'amore.
139
Queste venerabili Chiese sono
coinvolte direttamente nel dialogo ecumenico con le Chiese ortodosse sorelle, e
i Padri sinodali le hanno incoraggiate a proseguire su questa strada. 140
Esse hanno anche avuto preziose esperienze di dialogo interreligioso,
specialmente con l'Islam, e ciò può aiutare altre Chiese in Asia e altrove. E
chiaro che le Chiese orientali cattoliche hanno una grande ricchezza di
tradizioni e di esperienze che possono grandemente recare beneficio a tutta la
Chiesa.
Condividere le speranze e i
patimenti
28. I Padri del Sinodo erano pure
coscienti della necessità di un'effettiva comunione e collaborazione con le
Chiese locali presenti nei territori asiatici dell'ex Unione Sovietica che si
stanno ricostituendo tra le difficili circostanze ereditate da un tormentato
periodo della storia. La Chiesa le accompagna con la preghiera, condividendone
le sofferenze e le ritrovate speranze. Incoraggio tutta la Chiesa ad offrire
sostegno morale, spirituale e materiale, mettendo a disposizione anche persone
ordinate e non ordinate: esse sono veramente necessarie per aiutare queste
comunità nel compito di condividere l'amore di Dio rivelato in Gesù con i popoli
di queste terre. 141
In molte parti dell'Asia, i
nostri fratelli e sorelle continuano a vivere la fede tra restrizioni o totale
negazione della libertà. Per questi membri sofferenti della Chiesa, i
Padri sinodali hanno espresso speciale preoccupazione e sollecitudine. Con i
Vescovi dell'Asia, esorto i fratelli e le sorelle di queste Chiese che vivono in
difficili circostanze ad unire le loro sofferenze a quelle del Signore
crocifisso, poiché noi e loro sappiamo che soltanto la Croce, quando portata con
fede e amore, è via alla risurrezione e a vita nuova per l'umanità. Incoraggio
le varie Conferenze Episcopali nazionali in Asia a stabilire un ufficio per
aiutare queste Chiese; per parte mia garantisco la continua vicinanza e
sollecitudine della Santa Sede a quanti soffrono persecuzione per la fede in
Cristo. 142 Faccio appello ai governi e ai responsabili delle Nazioni
ad adottare e a mettere in pratica politiche che garantiscano la libertà
religiosa per tutti i cittadini.
In diverse occasioni i Padri
sinodali hanno volto gli sguardi alla Chiesa cattolica nella Cina Continentale
ed hanno pregato affinché venga presto il giorno in cui i nostri amatissimi
fratelli e sorelle cinesi siano liberi di praticare la fede in piena comunione
con la Sede di Pietro e la Chiesa universale. A voi, cari fratelli e sorelle
cinesi, rivolgo questa fervente esortazione: non permettete mai che le
difficoltà e le lacrime diminuiscano la vostra devozione a Cristo e il vostro
impegno per la vostra grande Nazione. 143 Il Sinodo ha pure espresso
una cordiale solidarietà con la Chiesa cattolica in Corea ed ha manifestato
sostegno agli « sforzi [dei cattolici] di offrire assistenza al popolo della
Corea del Nord, privato dei mezzi minimi di sopravvivenza, e di portare
riconciliazione tra due Paesi formati da un unico popolo, con un'unica lingua ed
un'unica eredità culturale ». 144
Allo stesso modo, i pensieri del
Sinodo si sono spesso rivolti alla Chiesa in Gerusalemme, che ha un posto
speciale nel cuore di tutti i cristiani. Le parole del profeta Isaia trovano
senza dubbio un'eco nei cuori di milioni di credenti in tutto il mondo, per i
quali Gerusalemme occupa un posto unico e molto amato: « Rallegratevi con
Gerusalemme, esultate per essa quanti l'amate succhierete con delizia
all'abbondanza del suo seno » (66, 10-11). Gerusalemme, città della
riconciliazione degli uomini con Dio e tra di loro, è stata così spesso luogo di
conflitti e di divisione. I Padri sinodali hanno esortato le Chiese particolari
a dimostrare solidarietà con la Chiesa in Gerusalemme condividendone le
sofferenze, pregando per lei e con lei collaborando per servire la pace, la
giustizia e la riconciliazione tra i due popoli e le tre religioni presenti
nella Città Santa. 145 Rinnovo l'appello più volte fatto ai leader
politici e religiosi e a tutte le persone di buona volontà di cercare vie per
assicurare la pace e l'integrità di Gerusalemme. Come ho già avuto modo di
scrivere, è mio fervido auspicio andarvi in religioso pellegrinaggio, come il
mio Predecessore Papa Paolo VI, per pregare nella Città Santa dove Gesù Cristo è
vissuto, morto e risorto e a visitare il luogo dal quale, nella potenza dello
Spirito Santo, gli Apostoli partirono per proclamare il Vangelo di Gesù Cristo
al mondo. 146
Una missione di dialogo
29. Il tema comune dei vari
Sinodi « continentali », che hanno contribuito alla preparazione della Chiesa al
Grande Giubileo dell'Anno 2000, è quello della nuova evangelizzazione.
Una nuova epoca di annuncio del Vangelo è essenziale non solo perché, dopo
duemila anni, una grande parte della famiglia umana ancora non riconosce Cristo,
ma anche perché la situazione in cui la Chiesa e il mondo si trovano alle soglie
del nuovo millennio presenta particolari sfide alla fede religiosa e alle verità
morali che discendono da essa. Vi è una tendenza pressoché ovunque a costruire
il progresso e la prosperità senza riferimenti a Dio ed a ridurre la dimensione
religiosa della persona alla sfera privata. La società, separata dalle più
fondamentali verità che riguardano l'uomo, e specificamente la sua relazione con
il Creatore e con la redenzione realizzata da Cristo nello Spirito Santo, può
soltanto smarrire sempre più le vere sorgenti della vita, dell'amore e della
felicità. Questo secolo violento che sta rapidamente giungendo al termine dà
terrificante testimonianza di ciò che può succedere quando si abbandonano la
Verità e la Bontà per la brama del potere e per l'affermazione di sé a scapito
degli altri. La nuova evangelizzazione, come invito alla conversione, alla
grazia e alla sapienza, è l'unica speranza genuina per un mondo migliore e per
un futuro più luminoso. La questione non è se la Chiesa abbia qualcosa di
essenziale da dire agli uomini e alle donne del nostro tempo, ma piuttosto se lo
possa dire con chiarezza e in modo convincente!
All'epoca del Concilio Vaticano
II, il mio Predecessore, il Papa Paolo VI ha dichiarato, nella Lettera enciclica
Ecclesiam suam, che la questione del rapporto tra la Chiesa e il mondo
moderno era una delle preoccupazioni più importanti del nostro tempo, e scrisse
che « la sua esistenza e la sua urgenza sono tali da creare un peso nel nostro
animo, uno stimolo, una chiamata ». 147 Dal Concilio ad oggi la
Chiesa ha coerentemente dimostrato di voler perseguire quel rapporto in spirito
di dialogo. Il desiderio di dialogo, tuttavia, non è semplicemente una strategia
per una pacifica coesistenza tra i popoli; è invece una parte essenziale della
missione della Chiesa poiché esso affonda le proprie origini nell'amorevole
dialogo di salvezza che il Padre intrattiene con l'umanità nel Figlio con la
potenza dello Spirito Santo. La Chiesa può adempiere alla sua missione soltanto
in un modo che corrisponde alla maniera in cui Dio ha agito in Gesù Cristo, che
si è fatto uomo, ha condiviso la vita umana ed ha parlato un linguaggio umano
per comunicare il suo messaggio salvifico. Questo dialogo che la Chiesa propone
trova fondamento nella logica dell'Incarnazione. Pertanto, nient'altro che una
fervida e disinteressata solidarietà sospinge il dialogo della Chiesa con gli
uomini e le donne d'Asia che sono alla ricerca della verità nell'amore.
Sacramento dell'unità del genere
umano, la Chiesa non può non entrare in dialogo con tutti i popoli di ogni tempo
e in ogni luogo. In ragione della missione che ha ricevuto, essa prende il largo
per incontrare i popoli del mondo, conscia di essere un « piccolo gregge »
all'interno di una vasta folla di umanità (cfr Lc 12, 32), ma anche di
essere lievito nella pasta del mondo (cfr Mt 13, 33). Gli sforzi per
impegnarsi nel dialogo sono anzitutto rivolti verso quanti condividono la fede
in Gesù Cristo, Signore e Salvatore, per poi estendersi al di là del mondo
cristiano e raggiungere i seguaci di ogni altra tradizione religiosa, sulla base
dell'ansia religiosa presente in ogni cuore umano. Il dialogo ecumenico e il
dialogo interreligioso costituiscono dunque per la Chiesa una vera vocazione.
Dialogo ecumenico
30. Il dialogo ecumenico è una
sfida e una chiamata alla conversione per tutta la Chiesa, specialmente per la
Chiesa in Asia, dove gli abitanti si attendono dai cristiani un più chiaro segno
di unità. Occorre restaurare la comunione tra quanti con fede hanno accettato
Gesù Cristo come Signore, perché tutti i popoli possano riunirsi insieme nella
grazia di Dio. Gesù stesso ha pregato per l'unità visibile dei suoi discepoli e
non cessa di stimolarli ad essa, così che il mondo creda che il Padre l'ha
mandato (cfr Gv 17, 21). 148 Ma la volontà del Signore che la
sua Chiesa sia una, attende una risposta completa e coraggiosa dai suoi
discepoli.
In Asia, proprio dove il numero
dei cristiani è proporzionalmente piccolo, la divisione rende l'attività
missionaria ancora più difficile. I Padri sinodali hanno preso atto che « lo
scandalo di una cristianità divisa è un grande ostacolo per l'evangelizzazione
in Asia ». 149 Infatti, la divisione tra i cristiani è considerata
una contro-testimonianza a Gesù Cristo da quanti in Asia sono alla ricerca di
armonia e di unità attraverso le loro religioni e culture. Pertanto, la Chiesa
cattolica in Asia si sente particolarmente sospinta ad operare per l'unità con
gli altri cristiani, rendendosi conto che la ricerca della piena comunione esige
da ciascuno carità, discernimento, coraggio e speranza. « Per essere autentico e
fruttuoso, l'ecumenismo richiede, da parte dei fedeli cattolici, alcune
fondamentali disposizioni. Innanzitutto la carità, con uno sguardo pieno di
simpatia e un vivo desiderio di cooperare, dove è possibile, con i fratelli
delle altre Chiese e Comunità ecclesiali. In secondo luogo la fedeltà alla
Chiesa cattolica, pur senza ignorare né negare le mancanze manifestate dal
comportamento di certi suoi membri. In terzo luogo lo spirito di discernimento,
per apprezzare ciò che è buono e degno di lode. Infine, è richiesta una sincera
volontà di purificazione e di rinnovamento ».
150
Anche se hanno riconosciuto le
difficoltà tuttora esistenti nei rapporti tra cristiani, che implicano non
soltanto pregiudizi ereditati dal passato ma anche convincimenti radicati in
profonde convinzioni che coinvolgono la coscienza, 151 i Padri del
Sinodo hanno tuttavia evidenziato i segni delle migliorate relazioni tra alcune
Chiese e comunità cristiane in Asia. Ad esempio, cattolici e ortodossi
riconoscono spesso una unità culturale tra loro, un senso di condivisione di
elementi importanti di una tradizione ecclesiale comune. Questo costituisce una
solida base per un dialogo ecumenico fruttuoso che possa proseguire anche nel
prossimo millennio, e che, speriamo e preghiamo, alla fine ponga termine alle
divisioni del millennio che si sta per concludere.
A livello pratico, il Sinodo ha
proposto che le Conferenze Episcopali in Asia invitino le altre Chiese cristiane
ad unirsi in un cammino di preghiera e di consultazioni per esplorare le
possibilità di nuove strutture e associazioni ecumeniche per promuovere l'unità
dei cristiani. Aiuterà pure il suggerimento del Sinodo affinché la Settimana di
preghiera per l'unità dei cristiani sia celebrata più fruttuosamente. I Vescovi
sono incoraggiati ad istituire e a presiedere dei centri ecumenici di preghiera
e di dialogo; ed è necessario includere nel curriculum dei seminari, delle case
di formazione e nelle istituzioni educative una formazione adeguata per il
dialogo ecumenico.
Dialogo interreligioso
31. Nella Lettera apostolica
Tertio millennio adveniente, ho indicato che l'avvicinarsi di un nuovo
millennio offre una grande opportunità per il dialogo interreligioso e per
incontri con i leader delle grandi religioni del mondo. 152 Contatti,
dialogo e cooperazione con i seguaci delle altre religioni è compito che il
Concilio Vaticano II ha affidato a tutta la Chiesa come un dovere ed una sfida.
I principi per la ricerca di un positivo rapporto con le altre tradizioni
religiose sono enunciati nella Dichiarazione conciliare
Nostra aetate, promulgata il 28 ottobre 1965. Essa è la magna carta
del dialogo interreligioso per i nostri tempi. Dal punto di vista cristiano,
il dialogo interreligioso è ben più che un modo per promuovere la conoscenza e
l'arricchimento reciproci; è parte della missione evangelizzatrice della Chiesa,
una espressione della missione ad gentes. 153 I cristiani
apportano a questo dialogo la ferma convinzione che la pienezza della salvezza
proviene soltanto da Cristo e che la comunità della Chiesa alla quale
appartengono è il mezzo ordinario di salvezza. 154 Ripeto qui
quanto scrissi alla Quinta Assemblea Plenaria della Federazione delle Conferenze
Episcopali dell'Asia: « Sebbene la Chiesa riconosca con piacere ciò che c'è di
vero e santo nelle tradizioni religiose del Buddismo, dell'Induismo e
dell'Islamismo, come riflesso di quella verità che illumina tutti gli uomini,
questo non limita il suo compito di proclamare incessantemente Gesù Cristo che è
"la via, la verità e la vita" (Gv 14,6) Il fatto che seguaci di altre
religioni possano ricevere la grazia di Dio e possano essere salvati da Cristo
al di là dei mezzi che lui ha stabilito, non annulla la chiamata alla fede e al
Battesimo che Dio vuole per tutte le persone ».
155
Riguardo al processo del dialogo,
nella Lettera enciclica
Redemptoris missio ho scritto: « Non ci deve essere nessuna abdicazione
né falso irenismo, ma la testimonianza reciproca per un comune progresso nel
cammino di ricerca e di esperienza religiosa e, al tempo stesso, per il
superamento di pregiudizi, intolleranze e malintesi ». 156 Solo
quanti sono dotati di una fede cristiana matura e convinta sono qualificati per
un coinvolgimento in un genuino dialogo interreligioso. « Soltanto i cristiani
che sono profondamente immersi nel mistero di Cristo e sono felici nella propria
comunità di fede possono, senza inutile rischio e con speranza di frutti
positivi, coinvolgersi nel dialogo interreligioso ». 157 E perciò
importante per la Chiesa in Asia fornire modelli appropriati di dialogo
interreligioso (evangelizzazione nel dialogo e dialogo per l'evangelizzazione) e
preparazione adeguata per quanti ne sono coinvolti.
Dopo aver sottolineato la
necessità di una ferma fede in Cristo nel dialogo interreligioso, i Padri
sinodali hanno parlato del bisogno di un dialogo di vita e di cuore. I
seguaci di Cristo devono avere il cuore umile e cordiale del Maestro, mai
superbo né condiscendente, quando incontrano la controparte nel dialogo (cfr
Mt 11, 29). « Le relazioni interreligiose si sviluppano al meglio in un
contesto di apertura ad altri credenti, di volontà d'ascolto e di desiderio di
rispettare e di comprendere gli altri nelle loro differenze. Per tutto questo è
indispensabile l'amore per gli altri. Ciò dovrebbe condurre alla collaborazione,
all'armonia ed al mutuo arricchimento ».
158
Per guidare quanti sono impegnati
in questo processo, il Sinodo ha suggerito di stendere un direttorio sul dialogo
interreligioso. 159 Mentre la Chiesa esplora nuove vie d'incontro con
altre religioni, desidero ricordare alcune forme di dialogo già in corso con
buoni risultati, inclusi scambi accademici tra esperti nelle varie tradizioni
religiose o rappresentanti di queste, l'azione comune a favore dello sviluppo
umano integrale e la difesa dei valori umani e religiosi. 160
Desidero riaffermare quanto sia importante, nel processo del dialogo,
rivitalizzare la preghiera e la contemplazione. Le persone di vita consacrata
possono contribuire in modo significativo al dialogo interreligioso
testimoniando la vitalità delle grandi tradizioni cristiane di ascetismo e di
misticismo. 161
Il memorabile incontro ad Assisi,
la città di san Francesco, il 27 ottobre 1986 tra la Chiesa cattolica e i
rappresentanti delle altre religioni mondiali dimostra che gli uomini e le donne
di religione, senza abbandonare le rispettive tradizioni, possono tuttavia
impegnarsi nella preghiera e operare per la pace e il bene dell'umanità.
162 La Chiesa deve continuare ad impegnarsi per preservare e promuovere a
tutti i livelli questo spirito di incontro e di collaborazione con le altre
religioni.
La comunione e il dialogo sono
due aspetti essenziali della missione della Chiesa: essi hanno il loro esemplare
infinitamente trascendente nel mistero della Trinità, dalla quale viene ogni
missione ed alla quale deve tornare. Uno dei grandi doni « di compleanno » che i
membri della Chiesa, specialmente i Pastori, possono offrire al Signore della
storia nel duemillesimo anniversario dell'Incarnazione è il rafforzamento dello
spirito di unità e di comunione ad ogni livello della vita ecclesiale,
una « santa fierezza » nella continua fedeltà della Chiesa a quanto le è stato
dato, una nuova fiducia nella grazia e nella missione perenni che la inviano tra
i popoli del mondo quale testimone dell'amore e della misericordia salvifici di
Dio. Solo se il Popolo di Dio riconoscerà il dono che in Cristo gli è proprio,
sarà in grado di comunicarlo agli altri mediante l'annuncio e il dialogo.
CAPITOLO VI
IL SERVIZIO
DELLA PROMOZIONE UMANA
DELLA PROMOZIONE UMANA
La dottrina sociale della
Chiesa
32. Nel servizio alla famiglia
umana, la Chiesa si rivolge a tutti gli uomini e a tutte le donne senza
distinzione, sforzandosi di costruire insieme con loro la civiltà dell'amore,
fondata sui valori universali della pace, della giustizia, della solidarietà e
della libertà, che trovano il pieno compimento in Cristo. Come ha affermato con
parole memorabili il Concilio Vaticano II: « Le gioie e le speranze, le
tristezze e le angosce degli uomini d'oggi soprattutto e di tutti coloro che
soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei
discepoli di Cristo e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel
loro cuore ». 163 La Chiesa in Asia, pertanto, con la sua moltitudine
di poveri e di oppressi, è chiamata a vivere una comunione di vita che si
manifesta in modo particolare nell'amorevole servizio ai poveri e agli indifesi.
Se nei tempi recenti il Magistero
della Chiesa ha vieppiù insistito sulla necessità di promuovere lo sviluppo
autentico e integrale della persona umana, 164 lo ha fatto in
risposta alla reale situazione dei popoli del mondo e ad un'aumentata
consapevolezza che non soltanto le azioni degli individui ma anche strutture
della vita sociale, politica ed economica sono spesso nemiche dell'umano
benessere. Gli squilibri connessi col crescente divario tra coloro che
beneficiano della aumentata capacità del mondo di produrre ricchezza e quanti
sono lasciati ai margini del progresso esigono un cambiamento radicale sia di
mentalità sia di strutture a favore della persona umana. La grande
sfida morale che sta di fronte alle Nazioni e alla comunità internazionale
nei confronti dello sviluppo è di avere il coraggio di una nuova solidarietà,
capace di fare passi creativi ed efficaci per superare tanto il sottosviluppo
disumanizzante quanto il « supersviluppo » che tende a ridurre la persona ad una
particella economica in una ragnatela di consumi sempre più oppressiva. Mentre
cerca di promuovere questo cambiamento, « la Chiesa non ha soluzioni tecniche da
offrire », ma « dà il suo primo contributo alla soluzione dell'urgente problema
dello sviluppo quando proclama la verità su Cristo, su se stessa e sull'uomo,
applicandola a una situazione concreta ». 165 Lo sviluppo umano non è
mai una semplice questione tecnica o economica. E anzitutto una questione
umana e morale.
La dottrina sociale della Chiesa,
che propone un insieme di principi di riflessione, di criteri per il giudizio e
di direttive per l'azione, 166 è rivolta in primo luogo ai membri
della Chiesa. E essenziale che i fedeli impegnati nella promozione umana abbiano
una solida comprensione di questo prezioso corpo di insegnamenti e lo
rendano parte integrante della loro missione evangelizzatrice. I Padri sinodali,
perciò, hanno sottolineato l'importanza di offrire ai fedeli — in ogni attività
educativa, e specialmente nei seminari e nelle case di formazione — una solida
preparazione nei riguardi della dottrina sociale della Chiesa. 167 I
leader cristiani nella Chiesa e nella società, specialmente i laici con
responsabilità nella vita pubblica, debbono essere ben formati in questo
insegnamento così che possano ispirare e vivificare la società civile e le sue
strutture con il lievito del Vangelo. 168 La dottrina sociale della
Chiesa non soltanto richiamerà questi leader cristiani ai loro doveri, ma
offrirà loro anche delle linee guida per agire a favore dello sviluppo umano, e
li libererà da false nozioni circa la persona e l'attività umana.
La dignità della persona
umana
33. Gli esseri umani e non la
ricchezza o la tecnologia sono gli agenti primari e i destinatari dello
sviluppo. Pertanto, il tipo di sviluppo che la Chiesa promuove va ben al di là
delle questioni di economia o di tecnologia: inizia e termina con l'integrità
della persona umana creata ad immagine di Dio e dotata di dignità e diritti
umani inalienabili dati ad essa da Dio. Le diverse dichiarazioni internazionali
sui diritti umani e le molte iniziative da esse ispirate sono segno di una
crescente attenzione a livello mondiale alla dignità della persona umana.
Purtroppo, queste dichiarazioni vengono spesso violate nella pratica. A
cinquant'anni dalla solenne proclamazione della Dichiarazione Universale dei
Diritti Umani, molte persone sono ancora soggette alle più degradanti forme di
sfruttamento e di manipolazione, che le riducono a vere forme di schiavitù in
balìa dei più potenti, di ideologie, del potere economico, di sistemi politici
oppressivi, della tecnocrazia scientifica o dell'invadenza dei mass media.
169
I Padri del Sinodo erano ben
coscienti della persistente violazione dei diritti umani in molte parti del
mondo, e in maniera particolare in Asia, dove « milioni di persone soffrono
discriminazione, sfruttamento, povertà ed emarginazione »; 170 essi
hanno espresso la necessità che tutto il popolo di Dio in Asia giunga ad una
chiara consapevolezza della sfida inevitabile e irrinunciabile connessa con la
difesa dei diritti umani e con la promozione della giustizia e della pace.
Amore preferenziale per i
poveri
34. Nella ricerca della
promozione della dignità umana, la Chiesa dimostra un amore preferenziale per i
poveri e i senza voce, perché il Signore si è identificato con loro in modo
speciale (cfr Mt 25, 40). Questo amore non esclude nessuno, ma incarna
semplicemente una priorità di servizio alla quale tutta la tradizione cristiana
dà testimonianza. « Questo amore preferenziale, con le decisioni che esso ci
ispira, non può non abbracciare le immense moltitudini di affamati, di
mendicanti, di senzatetto, senza assistenza medica e, soprattutto, senza
speranza di un futuro migliore: non si può non prendere atto dell'esistenza di
queste realtà. L'ignorarle significherebbe assimilarci al "ricco epulone", che
fingeva di non conoscere Lazzaro, il mendico giacente fuori della sua porta (cfr
Lc 16, 19-31) ». 171 Ciò è particolarmente vero per quanto
concerne l'Asia, continente con abbondanti risorse e grandi civiltà, ma dove si
possono trovare alcune delle Nazioni più povere della terra e dove più della
metà della popolazione soffre privazioni, povertà e sfruttamento. 172
I poveri dell'Asia e del mondo troveranno sempre le migliori ragioni di speranza
nel comandamento evangelico di amarsi l'un l'altro come Cristo ci ha amati (cfr
Gv 13, 34) e la Chiesa in Asia non può non sforzarsi con grande zelo per
adempiere, in parole e in opere, quel comandamento nei confronti dei poveri.
La solidarietà con i poveri
diviene più credibile se i cristiani stessi vivono in semplicità, seguendo
l'esempio di Gesù. La semplicità di vita, la fede profonda e il sincero amore
verso tutti, specialmente per i poveri e i reietti, sono esempi luminosi del
Vangelo all'opera. I Padri sinodali hanno invitato i cattolici dell'Asia ad
adottare uno stile di vita consono all'insegnamento del Vangelo, così da poter
servire meglio la missione della Chiesa e affinché la Chiesa stessa possa
diventare una Chiesa dei poveri e per i poveri.
173
Nel suo amore per i poveri
dell'Asia, la Chiesa si rivolge in modo speciale agli emigranti, alle
popolazioni indigene e tribali, alle donne e ai bambini, poiché sono spesso
vittime delle forme peggiori di sfruttamento. Innumerevoli persone, inoltre,
soffrono discriminazione a causa della loro cultura, colore, razza, casta, stato
economico o modo di pensare. Tra di essi vi sono coloro che sono oppressi a
causa della loro conversione al cristianesimo. 174 Mi unisco ai Padri
del Sinodo nel fare appello a tutte le Nazioni affinché riconoscano il diritto
alla libertà di coscienza e di religione e agli altri diritti umani
fondamentali. 175
Nelle attuali circostanze l'Asia
sta sperimentando un flusso senza precedenti di rifugiati, di persone che
cercano asilo, di emigranti e di lavoratori d'oltremare. Nei Paesi dove
arrivano, queste persone si trovano spesso senza amici, estraniati
culturalmente, svantaggiati linguisticamente e vulnerabili economicamente. Hanno
bisogno di sostegno e di attenzione per poter preservare la propria dignità
umana e la propria eredità culturale e religiosa. 176 Nonostante le
limitate risorse, la Chiesa in Asia cerca generosamente di essere una casa
accogliente per quanti sono stanchi e affaticati, sapendo che nel Cuore di Gesù,
dove nessuno è straniero, troveranno ristoro (cfr Mt 11, 28-29).
In quasi tutte le Nazioni
dell'Asia vi sono consistenti popolazioni aborigene, alcune di queste al livello
più basso dell'economia. Il Sinodo ha più volte rilevato che gli indigeni o i
tribali spesso si sentono attratti dalla persona di Gesù Cristo e dalla Chiesa,
comunità di amore e di servizio. 177 Qui si prospetta un campo
immenso di azione nell'educazione e nella sanità, come pure nel campo della
promozione della partecipazione sociale. La comunità cattolica deve
intensificare il lavoro pastorale tra costoro, prestando attenzione alle loro
preoccupazioni e alle questioni di giustizia che toccano la loro vita. Ciò
suppone un atteggiamento di grande rispetto per la loro religione tradizionale e
i suoi valori; suppone inoltre la necessità di aiutarli ad aiutare se stessi,
così che possano lavorare per migliorare la loro situazione e divenire gli
evangelizzatori della propria cultura e della propria società.
178
Nessuno può rimanere indifferente
di fronte alle sofferenze di innumerevoli bambini in Asia, vittime di
intollerabile sfruttamento e violenza, non semplicemente come risultato del male
perpetrato da individui, ma spesso come conseguenza diretta di strutture sociali
corrotte. I Padri sinodali hanno identificato il lavoro minorile, la pedofilia e
il fenomeno della droga come mali sociali che direttamente colpiscono i bambini
ed hanno chiaramente individuato il fatto che si combinano con altri mali, come
la povertà e mal concepiti programmi di sviluppo nazionale. 179 La
Chiesa deve fare tutto ciò che è nelle sue possibilità per vincere il potere di
questi mali, agendo per conto dei più sfruttati e cercando di condurre questi
piccoli all'amore di Gesù, poiché a loro appartiene il Regno di Dio (cfr Lc
18, 16). 180
Il Sinodo ha manifestato una
speciale preoccupazione per le donne la cui situazione rimane un serio problema
in Asia, dove la discriminazione e la violenza contro di esse avviene spesso tra
le mura domestiche, nel luogo di lavoro e addirittura nel sistema legale.
L'analfabetismo è particolarmente diffuso tra le donne, e molte sono trattate
semplicemente come oggetti nell'ambito della prostituzione, del turismo e
dell'industria del divertimento. 181 Nella lotta contro ogni forma di
ingiustizia e di discriminazione, le donne dovrebbero trovare nella comunità
cristiana un alleato, e per tale ragione il Sinodo ha proposto che le Chiese
locali in Asia promuovano, ove possibile, iniziative a tutela dei diritti umani
per conto delle donne. Lo scopo deve essere quello di introdurre un cambiamento
di atteggiamenti attraverso un'adeguata comprensione del ruolo degli uomini e
delle donne nella famiglia, nella società e nella Chiesa attraverso una maggiore
coscienza della originaria complementarità tra uomini e donne, e un maggiore
apprezzamento della dimensione femminile in ogni attività umana. Il contributo
delle donne è stato troppo spesso sottovalutato o ignorato, con il risultato di
un impoverimento spirituale di umanità. La Chiesa in Asia potrebbe difendere più
visibilmente ed efficacemente la dignità e la libertà delle donne
incoraggiandone il ruolo nella vita della Chiesa, inclusa la vita intellettuale,
ed aprendo loro maggiori opportunità per essere attivamente presenti nella
missione di amore e di servizio che le è propria.
182
Il Vangelo della vita
35. Il servizio a favore dello
sviluppo umano inizia con il servizio alla vita stessa, che è un grande dono
datoci da Dio: egli ce lo affida come progetto e come responsabilità. Siamo,
pertanto, i custodi della vita, non i proprietari. Abbiamo ricevuto liberamente
il dono e, in atteggiamento di gratitudine, non possiamo mai esimerci dal
rispettarlo e dal difenderlo, dal momento del suo inizio fino alla sua naturale
conclusione. Dal momento del concepimento, la vita umana coinvolge l'azione
creatrice di Dio e rimane per sempre in un legame speciale con il Creatore,
sorgente della vita e suo unico termine. Non vi è vero progresso, né vera
società civile e nemmeno promozione umana senza il rispetto della vita umana,
specialmente quella di quanti non hanno voce per difendere se stessi. La vita di
ogni persona, sia quella del bimbo nel grembo materno o quella del malato,
dell'handicappato o dell'anziano, è un dono per tutti.
Circa la santità della vita
umana, i Padri sinodali hanno riaffermato in maniera incondizionata
l'insegnamento del Concilio Vaticano II e del Magistero susseguente, compreso
quello della mia Lettera enciclica
Evangelium vitae. Mi unisco a loro nell'esortare i fedeli dei loro
Paesi, dove la questione demografica viene spesso usata come argomento per la
necessità di introdurre l'aborto e programmi artificiali di controllo della
popolazione, a resistere alla « cultura della morte ». 183 Essi
potranno dimostrare la loro fedeltà a Dio e il loro impegno per la vera
promozione umana sostenendo e partecipando a programmi che difendono la vita di
quanti non hanno il potere di difendere se stessi.
La sanità
36. Seguendo le orme di Gesù
Cristo che ebbe compassione per tutti e curò « ogni malattia e infermità » (Mt
9, 35), la Chiesa in Asia è impegnata a divenire ancora più coinvolta nella
cura dei malati, poiché questo è una parte vitale della sua missione tesa ad
offrire la grazia sanante di Cristo a tutta la persona. Come il Buon Samaritano
della parabola (cfr Lc 10, 29-37), la Chiesa vuole prendersi cura dei
malati e dei disabili in modi concreti, 184 specialmente là dove le
persone sono prive delle cure mediche elementari a causa della povertà e
dell'emarginazione.
In diverse occasioni durante le
mie visite alla Chiesa nelle differenti parti del mondo mi sono profondamente
commosso per la straordinaria testimonianza cristiana offerta da religiosi e da
consacrati, medici, infermieri e altri operatori sanitari, specialmente da
coloro che lavorano con gli handicappati, o nel campo dei malati terminali,
oppure nella lotta contro la diffusione di nuove malattie, come l'AIDS. Sempre
più gli operatori sanitari cristiani sono chiamati ad essere generosi e
disinteressati nel donarsi nei confronti delle vittime della droga e dell'AIDS,
spesso disprezzati ed abbandonati dalla società. 185 Molte
istituzioni mediche cattoliche in Asia si trovano a dover fronteggiare politiche
della sanità pubblica non basate su principi cristiani, e diverse di loro si
trovano appesantite da difficoltà economiche sempre maggiori. Nonostante questi
problemi, l'amore disinteressato e la sollecita professionalità degli operatori
fanno di queste istituzioni un ammirevole ed apprezzato servizio alla comunità,
come pure un segno particolarmente visibile ed efficace dell'inesauribile amore
di Dio. Questi operatori sanitari devono essere incoraggiati e sostenuti per il
bene che compiono. La loro perseverante dedizione ed efficienza sono il modo
migliore per far sì che i valori cristiani ed etici entrino profondamente nei
sistemi della sanità in Asia, trasformandoli dall'interno.
186
L'educazione
37. In tutta l'Asia l'impegno
della Chiesa nel campo dell'educazione è vasto e ampiamente visibile, ed è
pertanto un elemento chiave della sua presenza tra i popoli del Continente. In
molti Paesi, le scuole cattoliche hanno un ruolo importante
nell'evangelizzazione, inculturando la fede, insegnando uno stile di apertura e
di rispetto, e promuovendo la comprensione interreligiosa. Le scuole della
Chiesa spesso forniscono le uniche opportunità educative per bambine, per
minoranze tribali, per i poveri delle campagne e per i bambini meno
privilegiati. I Padri sinodali si sono dimostrati convinti della necessità di
espandere e di sviluppare l'apostolato dell'educazione in Asia, avendo uno
sguardo particolare per gli svantaggiati, così da aiutarli a prendere il posto a
cui hanno diritto come cittadini a pieno titolo nella società. 187
Come hanno segnalato i Padri sinodali, questo significherà che il sistema
dell'educazione cattolica deve diventare ancor più chiaramente diretto alla
promozione umana, fornendo un ambiente dove gli studenti ricevano non soltanto
gli elementi formali dell'apprendimento ma, più in generale, una formazione
umana integrale basata sugli insegnamenti di Cristo. 188 Le scuole
cattoliche dovrebbero continuare ad essere luoghi dove la fede può essere
liberamente proposta e ricevuta. Allo stesso modo, le università cattoliche,
oltre a perseguire l'eccellenza accademica per la quale sono già note, devono
mantenere una chiara identità cristiana al fine di essere lievito cristiano
nelle società dell'Asia. 189
L'edificazione della pace
38. Al temine del ventesimo
secolo il mondo è ancora minacciato da forze che generano conflitti e guerre, e
l'Asia certamente non ne è esente. Fra queste forze si annoverano l'intolleranza
e l'emarginazione di ogni tipo: sociale, culturale, politica ed anche religiosa.
Giorno dopo giorno nuova violenza viene esercitata su individui e su popoli
interi, e la cultura della morte prende piede nell'ingiustificabile ricorso alla
violenza per risolvere le tensioni. Di fronte alla tragica situazione di
conflitto esistente in troppe parti del mondo, la Chiesa è chiamata ad essere
profondamente coinvolta negli sforzi internazionali e interreligiosi per far
trionfare la pace, la giustizia e la riconciliazione. Essa continua ad insistere
sul negoziato e sulla soluzione non militare dei conflitti, e attende il giorno
in cui le Nazioni abbandoneranno la guerra quale strumento per venire a capo
delle rivendicazioni o quale mezzo per risolvere le dispute. Essa è convinta che
la guerra crei maggiori problemi di quanti ne risolva, che il dialogo sia
l'unica strada giusta e nobile per giungere all'accordo e alla riconciliazione,
e che l'arte paziente e saggia dell'edificazione della pace è benedetta in
maniera speciale da Dio.
Particolarmente preoccupante nel
contesto asiatico è l'incremento di arsenali di armi di distruzione di massa:
ciò costituisce una spesa immorale e rovinosa nei piani di bilancio nazionali,
che in alcuni casi non possono soddisfare neppure i bisogni fondamentali del
popolo. I Padri del Sinodo hanno parlato pure dell'enorme numero di mine
antiuomo in Asia, che hanno mutilato o ucciso centinaia di migliaia di persone
innocenti, rendendo inutilizzabili allo stesso tempo terreni fertili che
avrebbero potuto essere usati per la produzione di cibo. 190 E
responsabilità di tutti, specialmente di chi governa le Nazioni, adoperarsi con
maggiore energia a favore del disarmo. Il Sinodo ha invocato la fine della
costruzione, della vendita e dell'uso di armi nucleari, chimiche e biologiche ed
ha esortato quanti hanno disseminato mine nel terreno ad aiutare nell'opera di
bonifica e di ricostruzione. 191 Al di sopra di tutto, i Padri
sinodali hanno invocato Dio, che conosce le profondità di ogni coscienza umana,
affinché ponga sentimenti di pace nel cuore di quanti sono tentati di seguire le
vie della violenza, così che possa divenire realtà la visione della Bibbia: «
Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà
più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della
guerra » (Is 2, 4).
Il Sinodo ha ascoltato molte
testimonianze sulle sofferenze del popolo dell'Iraq, e come molti iracheni,
specie i bambini, siano morti a causa della mancanza di medicine e di altri beni
di prima necessità in conseguenza del persistente embargo. Insieme con i Padri
sinodali, esprimo ancora una volta la mia solidarietà al popolo dell'Iraq e sono
particolarmente vicino nella preghiera e nella speranza ai figli e alle figlie
della Chiesa di quel Paese. Il Sinodo ha supplicato Dio di illuminare le
coscienze di quanti hanno la responsabilità di dare giusta soluzione alla crisi,
affinché ad un popolo già duramente provato siano risparmiate ulteriori
sofferenze e lacrime. 192
La globalizzazione
39. I Padri del Sinodo hanno
riconosciuto l'importanza del processo di globalizzazione economica nel
considerare la questione della promozione umana in Asia. Pur prendendo atto dei
molteplici aspetti positivi della globalizzazione, hanno rilevato anche il fatto
che essa si è risolta a svantaggio dei poveri 193 per l'intrinseca
tendenza a spingere le Nazioni più povere ai margini dei rapporti internazionali
di carattere economico e politico. Molti Paesi asiatici non sono in grado di
inserirsi in una economia globale di mercato. Forse anche più significativo è
poi l'aspetto di una globalizzazione culturale, resa possibile dai
moderni mezzi di comunicazione: essa sta rapidamente attirando le società
asiatiche in una cultura consumistica globale, secolarizzata e materialistica.
Ne risulta l'erosione della famiglia tradizionale e dei valori sociali che fino
ad ora hanno sostenuto popoli e società. Tutto ciò rende evidente che gli
aspetti etici e morali della globalizzazione devono essere direttamente
affrontati dai capi delle Nazioni e dalle organizzazioni coinvolte nella
promozione umana.
La Chiesa insiste sulla necessità
di una « globalizzazione senza marginalizzazione ». 194 Con i Padri
del Sinodo, invito le Chiese particolari dovunque, specialmente quelle che sono
nelle regioni dell'Occidente, ad operare per far sì che la dottrina sociale
della Chiesa abbia il dovuto impatto nella formulazione delle norme etiche e
giuridiche che regolano il mercato libero mondiale e i mezzi di comunicazione
sociale. I leader e i professionisti cattolici dovrebbero spronare le
istituzioni governative e internazionali della finanza e del commercio a
riconoscere e a rispettare queste norme.
195
Il debito estero
40. Inoltre, nel perseguimento
della giustizia in un mondo contrassegnato da ineguaglianze sociali ed
economiche, la Chiesa non può ignorare il pesante fardello del debito nel quale
sono incorse molte Nazioni asiatiche in via di sviluppo, con le conseguenze che
ne derivano per il loro presente e il loro futuro. In molti casi, questi Paesi
sono obbligati a tagliare le spese per le necessità vitali, come il cibo, la
sanità, la casa e l'educazione, per pagare i debiti nei confronti delle agenzie
monetarie internazionali e delle banche. Questo significa che molte persone sono
intrappolate in condizioni di vita che sono un affronto alla dignità umana. Pur
cosciente delle complessità della materia, il Sinodo ha affermato che tale
problematica mette alla prova la capacità di popoli, di società e di governi nel
valutare la persona umana e le vite di milioni di esseri umani al di sopra e al
di là della considerazione dei vantaggi economici e materiali.
196
L'avvicinarsi del Grande Giubileo
dell'Anno 2000 è un tempo favorevole per le Conferenze episcopali del mondo,
specialmente quelle delle Nazioni più ricche, per incoraggiare le agenzie
monetarie internazionali e le banche ad esplorare modi atti ad alleviare la
situazione del debito internazionale. Tra i più ovvi vi è la rinegoziazione dei
debiti, con una sostanziale riduzione o addirittura la totale cancellazione,
come pure iniziative d'affari e investimenti per assistere le economie dei Paesi
più poveri. 197 Allo stesso tempo, i Padri sinodali hanno avuto una
parola anche per le nazioni debitrici, sottolineando la necessità di sviluppare
il senso della responsabilità nazionale, ricordando loro l'importanza di una
saggia pianificazione economica, della trasparenza e del buon governo, ed
invitandole ad impegnarsi in una decisa campagna contro la corruzione. 198
Hanno fatto appello ai cristiani dell'Asia, affinché condannino ogni forma di
corruzione ed appropriazione indebita di fondi pubblici da parte di chi ha il
potere politico. 199 I cittadini dei Paesi debitori sono stati troppo
spesso vittime di sprechi ed inefficienza all'interno, prima di cadere vittime
della crisi del debito internazionale.
L'ambiente
41. Quando la preoccupazione per
il progresso economico e tecnologico non è accompagnata da uguale preoccupazione
per l'equilibrio dell'ecosistema, la nostra terra è inevitabilmente esposta a
seri guasti ecologici, con grave danno al bene degli esseri umani. Il disprezzo
per l'ambiente naturale che è sotto gli occhi di tutti continuerà fintantoché la
terra e il suo potenziale sono visti semplicemente come oggetto di immediato uso
e consumo, come una cosa da manipolare per lo sfrenato desiderio di profitto.
200 E compito dei cristiani e di quanti guardano a Dio come Creatore di
proteggere l'ambiente restaurando il senso di rispetto per tutte le creature di
Dio. E volontà del Creatore che l'uomo operi nella natura non come uno
sfruttatore spietato, ma come amministratore saggio e responsabile. 201
I Padri sinodali hanno invocato in modo speciale una maggiore responsabilità da
parte dei capi delle Nazioni, dei legislatori, del mondo degli affari e di
quanti sono direttamente coinvolti nell'amministrare le risorse della terra.
202 Hanno poi sottolineato la necessità di educare le persone, specie i
giovani, alla responsabilità ambientale, insegnando loro l'arte affidata da Dio
all'umanità di gestire la creazione. La protezione dell'ambiente non è soltanto
una questione tecnica, ma anche e soprattutto una questione etica.
Tutti hanno il dovere morale di prendersi cura dell'ambiente, non soltanto per
il proprio bene, ma anche per il bene delle generazioni future.
Nel concludere queste
riflessioni, vale la pena ricordare che facendo appello ai cristiani perché
lavorino e si sacrifichino al servizio dello sviluppo umano, i Padri del Sinodo
hanno fatto riferimento ai valori fondamentali della tradizione biblica ed
ecclesiale. L'antico Israele ha insistito appassionatamente sull'inscindibile
legame tra l'adorazione di Dio e la cura del debole, rappresentato in modo
tipico nelle Scritture come « la vedova, lo straniero e l'orfano » (cfr Es
22, 21-22; Dt 10, 18; 27, 19), i quali nelle società di quel tempo
erano i più esposti alla minaccia dell'ingiustizia. Molte volte nei Profeti
sentiamo l'invocazione alla giustizia, al giusto ordine della società umana
senza i quali non vi può essere vero culto a Dio (cfr Is 1, 10-17; Am
5, 21-24). Negli ammonimenti dei Padri sinodali, pertanto, udiamo una eco
dei Profeti che erano pieni di Spirito di Dio, il quale vuole « l'amore e non il
sacrificio » (Os 6, 6). Gesù fece sue queste parole (cfr Mt 9, 13)
e la stessa cosa vale per i santi di ogni tempo e di ogni luogo. Consideriamo le
parole di san Giovanni Crisostomo: « Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non
ignorarlo quando è nudo. Non dargli onori di seta nel tempio per poi
dimenticarlo quando fuori lo vedi infreddolito e nudo. Colui che disse "Questo è
il mio corpo" è lo stesso che disse pure "Mi hai visto affamato e non mi hai
dato da mangiare" [...]. Quale bene c'è se la Mensa eucaristica scricchiola
sotto il peso dei calici d'oro mentre Cristo sta morendo di fame? Inizia a
placare la sua fame, e poi con ciò che ti rimane puoi adornare anche l'altare!
». 203 Nell'appello del Sinodo per lo sviluppo umano e per la
giustizia nei rapporti umani, udiamo una voce che è simultaneamente antica e
nuova. E antica perché sorge dalle profondità della nostra tradizione cristiana,
che guarda a quella profonda armonia che il Creatore intende; è nuova perché
parla proprio della situazione immediata di moltissime persone nell'Asia di
oggi.
CAPITOLO VII
TESTIMONI DEL VANGELO
Una Chiesa che testimonia
42. Il Concilio Vaticano II ha
chiaramente insegnato che tutta la Chiesa è missionaria, e che l'opera di
evangelizzazione è compito di tutto il Popolo di Dio. 204 Dato che il
Popolo di Dio come tale è inviato a predicare il Vangelo, l'evangelizzazione non
è mai opera di un individuo isolato; essa è piuttosto un compito ecclesiale, che
deve essere espletato in comunione con tutta la comunità di fede. La missione è
unica e indivisa, poiché ha un'unica origine ed un unico scopo. Vi sono
tuttavia, al suo interno, diverse responsabilità e diversi tipi di attività.
205 In ogni caso, è chiaro che non vi può essere vero annuncio del
Vangelo, se i cristiani non offrono in pari tempo la testimonianza di una vita
che si accordi al messaggio che predicano: « La prima forma di testimonianza è
la vita stessa del missionario, della famiglia cristiana e della comunità
ecclesiale, che rende visibile un modo nuovo di comportarsi [...]. Tutti nella
Chiesa, sforzandosi di imitare il divino Maestro, possono e debbono dare tale
testimonianza, che in molti casi è l'unico modo possibile di essere missionari
». 206 Oggi vi è bisogno specialmente di una genuina testimonianza
cristiana, poiché « l'uomo contemporaneo crede più ai testimoni che ai maestri,
più all'esperienza che alla dottrina, più alla vita e ai fatti che alle teorie
». 207 Ciò è particolarmente vero nel contesto dell'Asia, dove le
persone sono persuase più dalla santità della vita che dagli argomenti
intellettuali. L'esperienza della fede e dei doni dello Spirito Santo divengono
perciò il punto di partenza di ogni attività missionaria nei villaggi, nelle
città, nelle scuole o negli ospedali, tra gli handicappati, gli emigranti o le
popolazioni tribali, oppure nel perseguimento della giustizia e dei diritti
umani. Ogni situazione costituisce per i cristiani un'occasione per dimostrare
quale potenza la verità di Cristo abbia acquistato nella loro vita. Pertanto,
ispirata dai tanti missionari che nel passato hanno dato eroica testimonianza
dell'amore di Dio tra i popoli del Continente, la Chiesa in Asia si sforza oggi
di testimoniare con non minore zelo Gesù Cristo e il suo Vangelo. Nulla di meno
esige la missione cristiana.
Consci del carattere
essenzialmente missionario della Chiesa e con lo sguardo volto ad una nuova
effusione del dinamismo dello Spirito Santo all'inizio del nuovo millennio, i
Padri sinodali hanno chiesto che la presente Esortazione Apostolica
post-sinodale offra alcune direttive ed indicazioni a quanti operano nel vasto
campo dell'evangelizzazione in Asia.
I Pastori
43. È lo Spirito Santo che rende
la Chiesa capace di compiere la missione affidatale da Cristo. Prima di inviare
i discepoli come suoi testimoni, Gesù diede loro lo Spirito Santo (cfr Gv
20, 22), che operava attraverso di loro rendendo disponibili i cuori di quanti
li ascoltavano (cfr At 2, 37). Lo stesso avviene nei confronti di coloro
che egli invia ora. Da un lato, tutti i battezzati, per la grazia stessa del
sacramento, sono delegati a prendere parte alla continuazione della missione
salvifica di Cristo e sono in grado di adempiere a questo compito precisamente
perché l'amore di Dio è stato effuso nei loro cuori mediante lo Spirito Santo
che è stato loro dato (cfr Rm 5, 5). D'altro canto, questa comune
missione viene a compiersi attraverso una varietà di funzioni e carismi
specifici. Cristo ha affidato la responsabilità principale della missione della
Chiesa agli Apostoli e ai loro successori. In virtù dell'ordinazione episcopale
e della comunione gerarchica con il Capo del Collegio episcopale, i Vescovi
ricevono il mandato e l'autorità di insegnare, governare e santificare il Popolo
di Dio. Per volontà di Cristo stesso, all'interno del Collegio dei Vescovi, il
Successore di Pietro – roccia sulla quale la Chiesa è edificata (cfr Mt
16, 18) – esercita uno speciale ministero di unità. I Vescovi, pertanto, devono
adempiere al loro ministero in unione col Successore di Pietro, che è il garante
della verità del loro insegnamento e della loro piena comunione nella Chiesa.
Associati ai Vescovi nell'opera
dell'annuncio del Vangelo, i sacerdoti mediante l'ordinazione sono chiamati ad
essere pastori del gregge, araldi della Buona Novella della salvezza e ministri
dei sacramenti. Per servire la Chiesa come Cristo vuole, i Vescovi e i sacerdoti
hanno bisogno di una solida e permanente formazione, che offra loro opportunità
di rinnovamento umano, spirituale e pastorale; abbisognano, pertanto, di corsi
di teologia, di spiritualità e di scienze umane. 208 Gli abitanti
dell'Asia devono poter vedere i membri del clero non soltanto come operatori
della carità o amministratori istituzionalizzati, bensì come uomini con le menti
ed i cuori sintonizzati sulle profondità dello Spirito (cfr Rm 8, 5). Al
rispetto che gli Asiatici hanno per le persone rivestite di autorità, deve
corrispondere da parte di quanti hanno responsabilità ministeriali nella Chiesa
una chiara rettitudine morale. Con la loro vita di preghiera, con il servizio
zelante e l'esemplare stile di vita, i membri del clero offrono una potente
testimonianza al Vangelo nelle comunità che essi pascono nel nome di Cristo. E
mia fervente preghiera che i ministri ordinati della Chiesa in Asia vivano ed
operino in spirito di comunione e di collaborazione con i Vescovi e con tutti i
membri della Chiesa, dando testimonianza all'amore che Gesù ha dichiarato essere
il vero distintivo dei suoi discepoli (cfr Gv 13, 35).
Desidero sottolineare
particolarmente la preoccupazione del Sinodo per la preparazione di quanti
saranno gli educatori e gli insegnanti nei seminari e nelle facoltà teologiche.
209 Dopo un'accurata preparazione nelle scienze sacre e nelle materie
correlate, dovrebbero ricevere una formazione specifica focalizzata sulla
spiritualità sacerdotale, sull'arte della direzione spirituale e sugli altri
aspetti del difficile e delicato compito che li attende nell'educazione dei
futuri sacerdoti. Si tratta di un apostolato che non è secondo a nessun altro
per il benessere e la vitalità della Chiesa.
La vita consacrata e le
società missionarie
44. Nell'Esortazione apostolica
post-sinodale
Vita consecrata ho sottolineato l'intimo legame esistente tra vita
consacrata e missione. Nei tre aspetti di confessio Trinitatis, signum
fraternitatis e servitium caritatis, la vita consacrata rende
visibile l'amore di Dio nel mondo, testimoniando in maniera specifica la
missione salvifica compiuta da Gesù mediante la sua totale consacrazione al
Padre. Riconoscendo che ogni azione nella Chiesa trova sostegno nella preghiera
e nella comunione con Dio, la Chiesa in Asia guarda con profondo rispetto ed
apprezzamento alle comunità religiose contemplative come ad una sorgente
speciale di forza e di ispirazione. Facendo seguito alle raccomandazioni dei
Padri sinodali, incoraggio vivamente la fondazione di comunità monastiche e
contemplative, ove possibile. Così, come ricorda il Concilio Vaticano II,
l'opera di edificazione della città terrena può avere il proprio fondamento nel
Signore e a lui tendere, affinché i costruttori non fatichino invano.
210
La ricerca di Dio, una vita di
comunione e il servizio agli altri sono le tre caratteristiche principali della
vita consacrata, che possono offrire una attraente testimonianza cristiana ai
popoli dell'Asia oggi. L'Assemblea Speciale per l'Asia ha insistito affinché i
consacrati siano testimoni davanti ai cristiani e ai non cristiani della
chiamata universale alla santità, e siano un esempio ispiratore tanto per gli
uni quanto per gli altri di amore generoso verso tutti, specialmente verso i più
piccoli tra i fratelli e le sorelle. In un mondo in cui il senso della presenza
di Dio è spesso offuscato, le persone consacrate devono rendere una
testimonianza convincente e profetica del primato di Dio e della vita eterna.
Vivendo in comunità, essi attestano i valori della fraternità cristiana e della
potenza trasformante della Buona Novella. 211 Quanti hanno
abbracciato la vita consacrata sono chiamati a divenire leader nella ricerca di
Dio, una ricerca che ha sempre appassionato il cuore umano ed è particolarmente
visibile nelle diverse forme di spiritualità e di ascetismo dell'Asia. 212
Nelle numerose tradizioni religiose di quel Continente, gli uomini e le donne
che si sono dedicati alla vita contemplativa e ascetica godono di grande
rispetto e la loro testimonianza ha un potere particolarmente persuasivo.
Vivendo in comunità, mediante una testimonianza pacifica e silenziosa, con le
loro esistenze essi possono ispirare le persone a lavorare per una maggiore
armonia nella società. Ciò è quanto ci si attende pure dalle donne e dagli
uomini consacrati della tradizione cristiana. L'esempio di povertà e di
abnegazione, di purezza e di sincerità, di capacità di sacrificio
nell'obbedienza può divenire un'eloquente testimonianza capace di toccare le
persone di buona volontà e condurre ad un dialogo fruttuoso con le culture e le
religioni circostanti e con i poveri e gli indifesi. Ciò rende la vita
consacrata un mezzo privilegiato per una evangelizzazione efficace.
213
I Padri sinodali hanno
riconosciuto il ruolo vitale che gli ordini religiosi e le congregazioni, come
pure gli istituti missionari e le società di vita apostolica hanno avuto
nell'evangelizzazione dell'Asia nei secoli passati. Per questo magnifico
contributo, il Sinodo ha espresso loro la gratitudine della Chiesa e li ha
incoraggiati a non deflettere dal loro impegno missionario. 214 Mi
unisco ai Padri sinodali per invitare i consacrati a rinnovare il loro zelo nel
proclamare la verità salvifica di Cristo. A tutti devono essere assicurati una
formazione e un addestramento appropriati, che siano centrati su Cristo e fedeli
al proprio carisma di fondazione, con accentuazione della santità personale e
della testimonianza; la loro spiritualità e il loro stile di vita dovrebbero
essere attenti all'eredità religiosa delle persone tra le quali si trovano a
vivere e a servire. 215 Nel rispetto del carisma specifico, è chiesto
loro di integrarsi nei piani pastorali della Diocesi in cui si trovano; e le
Chiese locali, per parte loro, devono ravvivare la consapevolezza dell'ideale
della vita religiosa e consacrata, promuovendo tali vocazioni. Ciò esige che
ogni Diocesi appronti un programma pastorale per le vocazioni, assegnando anche
sacerdoti o religiosi che lavorino a tempo pieno tra i giovani per aiutarli ad
ascoltare e discernere la chiamata di Dio.
216
Nel contesto della comunione
della Chiesa universale, non posso non invitare la Chiesa in Asia ad inviare
missionari, anche se essa stessa ha bisogno di operai nella vigna. Sono lieto di
constatare che sono stati recentemente fondati istituti missionari di vita
apostolica in diversi Paesi dell'Asia come riconoscimento del carattere
missionario della Chiesa e della responsabilità delle Chiese particolari in Asia
di annunciare il Vangelo in tutto il mondo. 217 I Padri del Sinodo
hanno raccomandato « là dove ancora non esista, l'istituzione in seno ad ogni
Chiesa locale dell'Asia, di Società missionarie di vita apostolica
caratterizzate da specifico impegno per la missione ad gentes, ad
exteros e ad vitam ». 218 Una simile iniziativa porterà
sicuramente frutti abbondanti non soltanto nelle Chiese che ricevono i
missionari, ma anche in quelle che li inviano.
I laici
45. Come chiaramente indicato dal
Concilio Vaticano II, la vocazione laicale inserisce saldamente i laici nel
mondo, perché assumano i compiti più svariati, essendo chiamati a diffondere in
esso il Vangelo di Gesù Cristo. 219 In virtù della grazia e della
chiamata del Battesimo e della Cresima, tutti i laici sono missionari; e il
campo del loro lavoro missionario è il vasto e complesso mondo della politica,
dell'economia, dell'industria, dell'educazione, dei mezzi di comunicazione,
della scienza, della tecnologia, delle arti e dello sport. In molti Paesi del
Continente, i laici stanno già operando come veri missionari, raggiungendo i
conterranei che non avrebbero altrimenti mai contatto con il clero o con i
religiosi. 220 Esprimo loro la gratitudine di tutta la Chiesa e
incoraggio tutti i laici, ad assumersi il ruolo che è loro proprio nella vita e
nella missione del Popolo di Dio, quali testimoni di Cristo ovunque si trovino.
E compito dei Pastori assicurare
che i laici siano formati come evangelizzatori in grado di affrontare le sfide
del mondo contemporaneo non soltanto con la sapienza e l'efficienza del mondo,
ma con un cuore rinnovato e rafforzato dalla verità di Cristo. 221
Testimoniando il Vangelo in ogni ambito della vita sociale, i fedeli laici
possono svolgere un ruolo unico nello sradicare l'ingiustizia e l'oppressione,
ed anche per tale compito devono ricevere adeguata formazione. A questo scopo,
mi unisco ai Padri del Sinodo nel proporre l'istituzione a livello diocesano o
nazionale di centri per la formazione dei laici, che li preparino alla attività
missionaria come testimoni di Cristo in Asia oggi.
222
I Padri sinodali hanno
manifestato particolare preoccupazione, affinché la Chiesa sia partecipativa,
così che nessuno in essa si senta escluso, ed hanno ritenuto che una più ampia
partecipazione delle donne alla vita e alla missione della Chiesa sia una
necessità veramente urgente. « La donna ha una attitudine tutta particolare a
trasmettere la fede, sicché Gesù stesso vi ha fatto appello per
l'evangelizzazione. Così avviene con la Samaritana, che Gesù incontrò al "pozzo
di Giacobbe" e scelse per la prima espansione della nuova fede in territorio non
giudaico ». 223 Per valorizzare il loro servizio nella Chiesa,
occorre che siano offerte alle donne maggiori opportunità di frequentare corsi
di teologia e di altre materie di studio; e gli uomini nei seminari e nelle case
di formazione debbono essere educati a considerare le donne come collaboratrici
nell'apostolato. 224 Esse dovrebbero essere coinvolte nei programmi
pastorali in maniera più efficace, nei consigli pastorali diocesani e
parrocchiali e nei sinodi diocesani. Le loro capacità di servizio dovrebbero
essere pienamente apprezzate nell'ambito della sanità, nell'educazione, nella
preparazione dei fedeli ai sacramenti, nell'edificazione della comunità,
nell'opera a favore della pace. Come hanno notato i Padri del Sinodo, la
presenza delle donne nella missione di amore e di servizio della Chiesa
contribuisce grandemente a portare agli abitanti dell'Asia, specialmente ai
poveri ed agli emarginati, Gesù, ricco di misericordia, capace di guarire e
riconciliare. 225
La famiglia
46. La famiglia è il luogo
normale dove le giovani generazioni giungono alla maturità personale e sociale.
La famiglia reca con sé l'eredità dell'umanità stessa, poiché la vita passa
attraverso di essa di generazione in generazione. La famiglia occupa un posto
molto importante nelle culture dell'Asia e, come hanno sottolineato i Padri
sinodali, i valori familiari quali il rispetto filiale, l'amore e la cura per
gli anziani e i malati, l'amore per i piccoli e l'armonia sono tenuti in grande
stima in tutte le culture e le tradizioni religiose di quel Continente.
Vista attraverso occhi cristiani,
la famiglia è « la Chiesa domestica (ecclesia domestica) ». 226
La famiglia cristiana, come l'intera Chiesa, dovrebbe essere il luogo in cui la
verità del Vangelo è regola di vita e dono che i membri della famiglia portano
alla comunità più ampia. Essa non è semplicemente l'oggetto della cura pastorale
della Chiesa, ma ne è anche uno degli agenti di evangelizzazione più efficaci.
Le famiglie cristiane sono oggi chiamate a testimoniare il Vangelo in tempi e
circostanze difficili, quando la famiglia stessa è minacciata da un coacervo di
forze. 227 Per essere agente di evangelizzazione in simili
circostanze, la famiglia cristiana ha bisogno di essere in modo genuino « la
Chiesa domestica », vivendo con umile amorevolezza la vocazione cristiana.
Come hanno indicato i Padri del
Sinodo, ciò significa che la famiglia dovrebbe assumere un ruolo attivo nella
vita della parrocchia, prendendo parte ai sacramenti, specialmente
all'Eucaristia e al sacramento della Penitenza, e coinvolgendosi nel servizio
agli altri. Ciò significa anche che i genitori dovrebbero sforzarsi di rendere i
momenti in cui la famiglia naturalmente si riunisce insieme una opportunità di
preghiera, di lettura e di riflessione sulla Bibbia, di appropriate celebrazioni
presiedute dai genitori e di sana ricreazione. Ciò aiuterà la famiglia cristiana
a divenire un focolare di evangelizzazione, dove ogni membro sperimenta l'amore
di Dio e lo comunica agli altri. 228 I Padri sinodali hanno pure
riconosciuto che i figli svolgono un ruolo nell'evangelizzazione sia della
propria famiglia che della comunità più vasta. 229 Convinto che « il
futuro del mondo e della Chiesa passa attraverso la famiglia », 230
ancora una volta propongo di studiare e di porre in atto quanto ho indicato
circa il tema della famiglia nell'Esortazione apostolica
Familiaris consortio, a seguito della Quinta Assemblea generale
ordinaria del Sinodo dei Vescovi del 1980.
I giovani
47. I Padri sinodali si sono
mostrati particolarmente sensibili al tema della gioventù nella Chiesa. I molti
e complessi problemi che i giovani si trovano oggi ad affrontare nel mondo
asiatico in cambiamento spingono la Chiesa a richiamarli alle loro
responsabilità nei confronti del futuro della società e della Chiesa,
incoraggiandoli e sostenendoli ad ogni passo per essere sicura che siano in
grado di accettare questa responsabilità. A loro la Chiesa offre la verità del
Vangelo come un mistero gioioso e liberante da conoscere, da vivere e da
condividere con gli altri con convinzione e coraggio.
Perché i giovani possano essere
agenti efficaci di missione, è necessario che la Chiesa offra loro una cura
pastorale adatta. 231 In sintonia con i Padri sinodali, raccomando
che, dove possibile, ogni Diocesi in Asia designi dei cappellani o direttori
della gioventù per promuoverne la formazione spirituale e l'apostolato tra i
giovani. Alle scuole cattoliche ed alle parrocchie compete un ruolo vitale
nell'offrire una formazione integrale ai giovani, cercando di condurli sulla via
del vero discepolato e sviluppando in essi le qualità umane che la missione
richiede. Opere apostoliche organizzate per la gioventù o club specifici per
loro possono offrire l'esperienza dell'amicizia cristiana, così importante per i
giovani. La parrocchia, le associazioni e i movimenti sono in grado di aiutarli
a meglio affrontare le pressioni sociali, offrendo loro non soltanto una più
matura crescita nella vita cristiana, ma anche un sostegno sotto forma di
consulenze per l'orientamento professionale, la ricerca vocazionale, la
problematica giovanile.
La formazione cristiana dei
giovani in Asia deve partire dal riconoscimento che essi non sono soltanto
oggetto della cura pastorale della Chiesa, ma anche « agenti e cooperatori nella
missione della Chiesa nei vari compiti apostolici di amore e di servizio ».
232 Pertanto, nelle parrocchie e nelle Diocesi, i giovani e le giovani
dovrebbero essere invitati a prender parte all'organizzazione di attività che li
riguardano e li coinvolgono. La freschezza e l'entusiasmo, lo spirito di
solidarietà e di speranza li possono rendere costruttori di pace in un mondo
diviso; a tale riguardo, è incoraggiante vedere giovani coinvolti in programmi
di scambio tra Chiese particolari e Paesi asiatici e di altri continenti, in
vista della promozione del dialogo interreligioso e interculturale.
Le comunicazioni sociali
48. In un'epoca di
globalizzazione, « i mezzi di comunicazione sociale hanno raggiunto una tale
importanza da essere per molti il principale strumento informativo e formativo,
di guida e di ispirazione per i comportamenti individuali, familiari, sociali.
Le giovani generazioni crescono in un mondo condizionato soprattutto da essi ».
233 Il mondo si trova a veder emergere una nuova cultura che « nasce,
prima ancora che dai contenuti, dal fatto stesso che esistono nuovi modi di
comunicare con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici
». 234 Il ruolo eccezionale che svolgono i mezzi di comunicazione
sociale nel plasmare il mondo, le culture e i modi di pensare ha condotto nelle
società asiatiche vasti e rapidi cambiamenti.
Inevitabilmente, anche la
missione evangelizzatrice della Chiesa è profondamente segnata dall'impatto dei
mass media, i quali, in considerazione della loro crescente influenza sino nelle
aree più remote dell'Asia, possono essere di grande aiuto nell'annuncio del
Vangelo in ogni angolo del Continente. Tuttavia, « non basta usarli per
diffondere il messaggio cristiano e il Magistero della Chiesa, ma occorre
integrare il messaggio stesso in questa "nuova cultura" creata dalla
comunicazione moderna ». 235 A tale scopo, la Chiesa necessita di
esplorare nuovi modi di integrare accuratamente i mass media nella
pianificazione e nelle attività pastorali, così che, mediante il loro uso
efficace, la potenza del Vangelo possa raggiungere ancor più individui ed intere
popolazioni, e infondere nelle culture dell'Asia i valori del Regno.
Mi unisco all'elogio dei Padri
del Sinodo di Radio Veritas Asia, l'unica stazione radio del Continente
per la Chiesa in Asia, per i suoi quasi trent'anni di evangelizzazione mediante
radiodiffusione. Occorrerà impegnarsi per rafforzare questo eccellente strumento
missionario attraverso una appropriata programmazione linguistica, l'apporto di
collaboratori, il sostegno finanziario da parte delle Conferenze Episcopali e
delle Diocesi in Asia. 236 Oltre alla radio, le pubblicazioni
cattoliche e le agenzie di stampa possono aiutare a diffondere informazione ed
offrire educazione e formazione religiosa continua in tutto il Continente. In
luoghi dove i cristiani sono in minoranza, questi possono essere strumenti
importanti per sostenere e nutrire il senso dell'identità cattolica e diffondere
la conoscenza dei principi morali cattolici.
237
Faccio mie le raccomandazioni dei
Padri sinodali circa l'evangelizzazione mediante le comunicazioni sociali, l'«
areopago dei tempi moderni », nella speranza che ciò possa servire la promozione
umana e la diffusione della verità di Cristo e dell'insegnamento della Chiesa.
238 Sarebbe d'aiuto se ogni Diocesi allestisse, dove possibile, un ufficio
per le comunicazioni e per i media. L'educazione ai media, comprendente la
valutazione critica dei prodotti mediatici, deve essere sempre più parte della
formazione dei sacerdoti, dei seminaristi, dei religiosi, dei catechisti, dei
professionisti laici, degli studenti nelle scuole cattoliche e delle comunità
parrocchiali. Data l'ampia influenza e l'impatto straordinario dei mass media, i
cattolici hanno bisogno di lavorare insieme con i membri di altre Chiese e
Comunità ecclesiali, e con i seguaci di altre religioni per assicurare ai valori
spirituali e morali un posto nei media. Con i Padri del Sinodo, incoraggio lo
sviluppo di piani pastorali per le comunicazioni sia a livello nazionale che
diocesano, sulla scia delle indicazioni dell'Istruzione pastorale
Aetatis novae, prestando la dovuta attenzione alle circostanze
prevalenti in Asia.
I martiri
49. Per quanto importanti possano
essere i programmi di formazione e le strategie, alla fine è il martirio che
rivela l'essenza più vera del messaggio cristiano. La parola stessa «
martire » significa testimone, e quanti hanno sparso il proprio sangue per
Cristo hanno dato la testimonianza estrema all'autentico valore del Vangelo.
Nella Bolla di indizione del Grande Giubileo dell'Anno 2000,
Incarnationis mysterium, ho sottolineato l'importanza vitale di
ricordare i martiri. Ho scritto: « Dal punto di vista psicologico, il martirio è
la prova più eloquente della verità della fede, che sa dare un volto umano anche
alla più violenta delle morti e manifesta la sua bellezza anche nelle più atroci
persecuzioni ». 239 Lungo i secoli, l'Asia ha dato alla Chiesa e al
mondo un grande numero di questi eroi della fede, e dal cuore dell'Asia si
innalza il grande canto di lode: « Te martyrum candidatus laudat exercitus
». E questo l'inno di coloro che sono morti per Cristo sul suolo dell'Asia nei
primi secoli della Chiesa, ed è anche il grido gioioso di uomini e donne di
tempi più recenti, come san Paolo Miki e compagni, san Lorenzo Ruiz e compagni,
sant'Andrea Dung Lac e compagni, sant'Andrea Kim Taegon e compagni. Che la
grande schiera di martiri dell'Asia, antichi e nuovi, non cessi mai di insegnare
alla Chiesa in quel Continente cosa significhi rendere testimonianza all'Agnello
nel cui sangue essi hanno lavato le loro vesti splendenti (cfr Ap 7, 14)!
Siano essi testimoni indomiti del fatto che i cristiani sono chiamati a
proclamare sempre e ovunque nient'altro che la potenza della Croce del Signore!
E il sangue dei martiri dell'Asia sia, ora come sempre, seme di nuova vita per
la Chiesa in ogni angolo del Continente!
CONCLUSIONE
Gratitudine e
incoraggiamento
50. Al termine di questa
Esortazione apostolica post-sinodale, che, nell'intento di discernere ciò che lo
Spirito dice alle Chiese in Asia (cfr Ap 1, 11), ha cercato di delineare
i frutti dell'Assemblea Speciale per l'Asia del Sinodo dei Vescovi, desidero
esprimere la gratitudine della Chiesa a tutti voi, cari fratelli e sorelle
dell'Asia, che avete in molti modi contribuito al successo di questo importante
evento ecclesiale. In primo luogo, rendiamo lode a Dio per la ricchezza di
culture, di lingue, di tradizioni e sensibilità religiose di questo grande
Continente. Dio sia benedetto per i popoli dell'Asia, così ricchi nella loro
diversità ed uniti nella ricerca della pace e della pienezza della vita. Ora
specialmente, nell'immediata prossimità del duemillesimo anniversario della
nascita di Gesù Cristo, ringraziamo Dio per aver scelto l'Asia quale dimora
terrena del Figlio suo incarnato, Salvatore del mondo.
Non posso non esprimere il mio
apprezzamento ai Vescovi dell'Asia per il loro profondo amore a Gesù Cristo,
alla Chiesa e ai popoli dell'Asia e per la loro testimonianza di comunione e la
generosa dedizione al compito dell'evangelizzazione. Sono grato a quanti formano
la grande famiglia della Chiesa in quel Continente: i sacerdoti, i consacrati e
le consacrate, i missionari, i laici, i giovani, i popoli indigeni, i
lavoratori, i poveri e gli afflitti. Nel profondo del mio cuore vi è un posto
speciale per quanti in Asia sono perseguitati a causa della fede in Cristo: essi
sono i pilastri nascosti della Chiesa, ai quali Gesù stesso si rivolge con
parole di consolazione: « Voi siete benedetti nel Regno dei cieli » (cfr Mt
5, 10).
Le parole di Gesù rassicurano la
Chiesa in Asia: « Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto
di darvi il suo regno » (Lc 12, 32). I credenti in Cristo sono ancora una
piccola minoranza in questo vasto e popoloso Continente. Ciononostante, lungi
dall'essere una timida minoranza, sono vivi nella fede, ricolmi di quella
speranza e vitalità che solo la fede può recare. Nella loro umile ma coraggiosa
maniera, hanno influenzato le culture e le società dell'Asia, specialmente le
vite dei poveri e degli indifesi, molti dei quali non condividono la fede
cattolica. Offrono così un esempio ai cristiani di ogni luogo, perché siano
pronti a condividere il tesoro della Buona Novella « in ogni occasione opportuno
e non opportuna » (2 Tm 4, 2). Essi trovano forza nel mirabile potere
dello Spirito Santo, il quale fa sì che la presenza della Chiesa in Asia,
nonostante la sua in genere limitata diffusione, sia come il fermento che fa
lievitare tutta la pasta in modo silenzioso e nascosto (cfr Mt 13, 33).
I popoli dell'Asia hanno bisogno
di Gesù Cristo e del suo Vangelo, poiché il Continente ha sete dell'acqua viva
che solo lui può dare (cfr Gv 4, 10-15). I discepoli di Cristo in Asia
devono pertanto essere generosi nello sforzo di adempiere alla missione ricevuta
dal Signore, il quale ha promesso di essere con loro sino alla fine dei tempi
(cfr Mt 28, 20). Fiduciosa nel Signore che non abbandonerà quanti ha
chiamato, la Chiesa in Asia compie con gioia il suo pellegrinaggio verso il
Terzo Millennio. L'unico suo gaudio è quello che discende dal condividere con la
moltitudine dei popoli dell'Asia l'immenso dono che anch'essa ha ricevuto,
l'amore di Gesù Salvatore. L'unica sua ambizione è di continuarne la missione di
servizio e d'amore, affinché tutti gli abitanti del Continente « abbiano la vita
e l'abbiano in abbondanza » (Gv 10, 10).
Preghiera alla Madre di
Cristo
51. Di fronte a questa
formidabile missione, ci rivolgiamo a Maria, Madre del Redentore, per la quale,
come hanno affermato i Padri del Sinodo, i cristiani dell'Asia hanno grande
amore e devozione venerandola quale loro Madre e Madre di Cristo. 240
In tutto il Continente vi sono centinaia di templi e santuari mariani nei quali
si riuniscono non soltanto i fedeli cattolici, ma anche credenti di altre
religioni.
A Maria, modello di tutti i
discepoli e Stella luminosa della evangelizzazione, affido la Chiesa in Asia
alle soglie del Terzo Millennio dell'era cristiana, confidando pienamente nel
suo orecchio che sempre ascolta, nel suo cuore che sempre accoglie, nella sua
preghiera che mai fallisce:
O Madre Santa, Figlia
dell'Altissimo,
Vergine Madre del Salvatore e Madre nostra,
volgi il tuo tenero sguardo sulla Chiesa
che il tuo Figlio ha piantato sul suolo d'Asia.
Siile guida e modello, mentre continua la missione
di amore e di servizio del Figlio tuo in Asia.
Vergine Madre del Salvatore e Madre nostra,
volgi il tuo tenero sguardo sulla Chiesa
che il tuo Figlio ha piantato sul suolo d'Asia.
Siile guida e modello, mentre continua la missione
di amore e di servizio del Figlio tuo in Asia.
Tu hai accettato pienamente e
liberamente
l'invito del Padre ad essere Madre di Dio;
insegnaci a svuotare
il cuore da tutto ciò che non è di Dio,
sì da essere riempiti anche noi
di Spirito Santo dall'alto.
Tu hai contemplato i misteri della volontà di Dio
nel silenzio del tuo cuore;
aiutaci nel cammino di discernere
i segni della potente mano di Dio.
Tu ti sei prontamente recata a visitare Elisabetta
per aiutarla nei giorni dell'attesa;
ottieni per noi lo stesso spirito zelante e servizievole
nel compito dell'evangelizzazione.
Tu hai levato la voce
per cantare le lodi del Signore;
guidaci nel gioioso annuncio della fede
in Cristo Salvatore.
Tu hai avuto compassione
di quanti erano nel bisogno
ed hai implorato a loro nome il Figlio tuo;
insegnaci a non temere di parlare
del mondo a Gesù
e di Gesù al mondo.
Tu eri ai piedi della Croce,
quando tuo Figlio esalò l'ultimo respiro;
sii al nostro fianco mentre cerchiamo di essere uniti
nello spirito e nel servizio con quanti soffrono.
Tu hai pregato con i discepoli nel Cenacolo;
aiutaci ad attendere il dono dello Spirito,
per andare ovunque Egli ci conduce.
l'invito del Padre ad essere Madre di Dio;
insegnaci a svuotare
il cuore da tutto ciò che non è di Dio,
sì da essere riempiti anche noi
di Spirito Santo dall'alto.
Tu hai contemplato i misteri della volontà di Dio
nel silenzio del tuo cuore;
aiutaci nel cammino di discernere
i segni della potente mano di Dio.
Tu ti sei prontamente recata a visitare Elisabetta
per aiutarla nei giorni dell'attesa;
ottieni per noi lo stesso spirito zelante e servizievole
nel compito dell'evangelizzazione.
Tu hai levato la voce
per cantare le lodi del Signore;
guidaci nel gioioso annuncio della fede
in Cristo Salvatore.
Tu hai avuto compassione
di quanti erano nel bisogno
ed hai implorato a loro nome il Figlio tuo;
insegnaci a non temere di parlare
del mondo a Gesù
e di Gesù al mondo.
Tu eri ai piedi della Croce,
quando tuo Figlio esalò l'ultimo respiro;
sii al nostro fianco mentre cerchiamo di essere uniti
nello spirito e nel servizio con quanti soffrono.
Tu hai pregato con i discepoli nel Cenacolo;
aiutaci ad attendere il dono dello Spirito,
per andare ovunque Egli ci conduce.
Proteggi la Chiesa da ogni potere
che la minaccia.
Aiutala ad essere immagine vera
della Trinità Santissima.
Prega affinché,
mediante il servizio reso con amore dalla Chiesa,
tutti i popoli dell'Asia possano giungere a conoscere
il Figlio tuo Gesù Cristo,
unico Salvatore del mondo,
ed assaporare così la gioia della vita
nella sua pienezza.
O Maria, Madre della nuova creazione
e Madre dell'Asia
prega per noi, figli tuoi, ora e sempre!
Aiutala ad essere immagine vera
della Trinità Santissima.
Prega affinché,
mediante il servizio reso con amore dalla Chiesa,
tutti i popoli dell'Asia possano giungere a conoscere
il Figlio tuo Gesù Cristo,
unico Salvatore del mondo,
ed assaporare così la gioia della vita
nella sua pienezza.
O Maria, Madre della nuova creazione
e Madre dell'Asia
prega per noi, figli tuoi, ora e sempre!
Dato a Nuova Delhi, in India,
il 6 novembre dell'anno 1999, ventiduesimo di Pontificato.
GIOVANNI PAOLO II
INDICE
INTRODUZIONE
Le meraviglie del piano di Dio in
Asia [1]
La preparazione all'Assemblea
Speciale [2]
La celebrazione dell'Assemblea
Speciale [3]
Condividere i frutti
dell'Assemblea Speciale [4]
CAPITOLO I
IL CONTESTO DELL'ASIA
L'Asia, luogo di nascita di Gesù
e della Chiesa [5]
Realtà religiose e culturali [6]
Realtà economiche e sociali [7]
Realtà politiche [8]
La Chiesa in Asia: passato e
presente [9]
CAPITOLO II
GESU SALVATORE:
UN DONO PER L'ASIA
UN DONO PER L'ASIA
Il dono della fede [10]
Gesù Cristo, l'Uomo-Dio che salva
[11]
La persona e la missione del
Figlio di Dio [12]
Cristo Gesù: verità dell'uomo
[13]
L'unicità e l'universalità della
salvezza in Gesù [14]
CAPITOLO III
LO SPIRITO SANTO:
SIGNORE E DATORE DI VITA
SIGNORE E DATORE DI VITA
Lo Spirito di Dio nella creazione
e nella storia [15]
Lo Spirito Santo e l'Incarnazione
del Verbo [16]
Lo Spirito Santo e il Corpo di
Cristo [17]
Lo Spirito Santo e la missione
della Chiesa in Asia [18]
CAPITOLO IV
GESU SALVATORE:
PROCLAMARE IL MONDO
PROCLAMARE IL MONDO
Il primato dell'annuncio [19]
Annunciare Gesù Cristo in Asia
[20]
La sfida dell'inculturazione [21]
Aree chiave di inculturazione
[22]
Vita cristiana come annuncio [23]
CAPITOLO V
COMUNIONE E DIALOGO
PER LA MISSIONE
PER LA MISSIONE
Comunione e missione procedono di
pari passo [24]
Comunione dentro la Chiesa [25]
Solidarietà tra le Chiese [26]
Le Chiese orientali cattoliche
[27]
Condividere le speranze e i
patimenti [28]
Una missione di dialogo [29]
Dialogo ecumenico [30]
Dialogo interreligioso [31]
CAPITOLO VI
IL SERVIZIO DELLA PROMOZIONE
UMANA
La dottrina sociale della Chiesa
[32]
La dignità della persona umana
[33]
Amore preferenziale per i poveri
[34]
Il Vangelo della vita [35]
La sanità [36]
L'educazione [37]
L'edificazione della pace [38]
La globalizzazione [39]
Il debito estero [40]
L'ambiente [41]
CAPITOLO VII
TESTIMONI DEL VANGELO
Una Chiesa che testimonia [42]
I Pastori [43]
La vita consacrata e le società
missionarie [44]
I laici [45]
La famiglia [46]
I giovani [47]
Le comunicazioni sociali [48]
I martiri [49]
CONCLUSIONE
Gratitudine e incoraggiamento
[50]
Preghiera alla Madre di Cristo
[51]
NOTE
(1) Giovanni Paolo II, Discorso
alla sesta Assemblea plenaria della Federazione delle Conferenze Episcopali
dell'Asia (FABC), Manila (15 gennaio 1995), 11: Insegnamenti XVIII, 1
(1995), 159.
(2) Lett. ap. Tertio millennio
adveniente (10 novembre 1994), 38: AAS 87 (1995), 30.
(3) N. 11: Insegnamenti
XVIII, 1 (1995), 159.
(4) Giovanni Paolo II, Lett. ap.
Tertio millennio adveniente (10 novembre 1994), 38: AAS 87 (1995),
30.
(5) Cfr Assemblea Speciale per
l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Messaggio finale, 2.
(6) Discorso alla sesta Assemblea
plenaria della Federazione delle Conferenze Episcopali dell'Asia (FABC), Manila
(15 gennaio 1995), 10: Insegnamenti XVIII, 1 (1995), 159.
(7) Giovanni Paolo II, Lettera
sul pellegrinaggio ai luoghi legati alla storia della salvezza (29 giugno
1999), 3: L'Osservatore Romano, 30 giugno – 1 luglio 1999, p. 8.
(8) Cfr Propositio 3.
(9) Propositio 1.
(10) Cfr Assemblea Speciale per
l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Lineamenta, 3.
(11) Cfr ibid.
(12) Cfr Propositio 32.
(13) Cfr Assemblea Speciale per
l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Instrumentum laboris, 9.
(14) Cfr Propositiones 36
e 50.
(15) Propositio 44.
(16) Propositio 27.
(17) Cfr Propositio 45.
(18) Assemblea Speciale per
l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Instrumentum laboris, 9.
(19) Cfr Propositio 39.
(20) Propositio 35.
(21) Cfr Propositio 38.
(22) Cfr Propositio 22.
(23) Cfr Propositio 52.
(24) Cfr Assemblea Speciale per
l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Lineamenta, 6.
(25) Cfr Propositio 56.
(26) Giovanni Paolo II, Lett. ap.
Tertio millennio adveniente (10 novembre 1994), 18: AAS 87 (1995),
16.
(27) Cfr Propositio 29.
(28) Cfr Propositiones 29
e 31.
(29) Propositio 51.
(30) Cfr Propositiones 51,
52, 53.
(31) Propositio 57.
(32) Cfr ibid.
(33) Propositio 54.
(34) N. 3: AAS 83 (1991),
252.
(35) Cfr Propositio 5.
(36) Assemblea Speciale per
l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Relatio ante disceptationem:
L'Osservatore Romano, 22 aprile 1998, p. 5.
(37) Assemblea Speciale per
l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Relatio post disceptationem, 3.
(38) Propositio 8.
(39) N. 11: AAS 83 (1991),
260.
(40) Ibid.
(41) Assemblea Speciale per
l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Relatio post disceptationem, 3.
(42) Cfr Messale Romano,
Preghiera eucaristica della riconciliazione I.
(43) Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Redemptor hominis (4 marzo 1979), 10: AAS 71 (1979), 274.
(44) Cost. past. sulla Chiesa nel
mondo contemporaneo Gaudium et spes, 22.
(45) N. 9: AAS 71 (1979),
272-273.
(46) Assemblea Speciale per
l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Relatio post disceptationem, 3.
(47) Cfr ibid.
(48) Ibid.
(49) Propositio 5.
(50) Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 6: AAS 83 (1991), 255.
(51) Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Redemptor hominis (4 marzo 1979), 7: AAS 71 (1979), 269.
(52) Cfr Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Dominum et vivificantem (18 maggio 1986), 54: AAS 78 (1986),
875.
(53) Cfr ibid., 59,
l.c., 885.
(54) Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 28: AAS 83 (1991), 274;
cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo
Gaudium et spes, 26.
(55) Cfr Propositio 11;
Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sull'attività missionaria della Chiesa Ad gentes,
4, 15: Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 17; Cost. past. sulla
Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, 11, 22, 38; Giovanni
Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 28: AAS
83 (1991), 273-274.
(56) Cfr Assemblea Speciale per
l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Relatio ante disceptationem:
L'Osservatore Romano 22 aprile 1998, p. 5.
(57) Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Dominum et vivificantem (18 maggio 1986), 50: AAS 78 (1986),
870; cfr S. Tommaso D'Aquino, Summa Theol. III, 2, 10-12; 6, 6; 7, 13.
(58) Cfr Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Dominum et vivificantem (18 maggio 1986), 50: AAS 78 (1986),
870.
(59) Cfr ibid., 24,
l.c., 832.
(60) Cfr Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 28: AAS 83 (1991), 274.
(61) N. 29: AAS 83 (1991),
275; cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo
Gaudium et spes, 45.
(62) Cfr Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 29: AAS 83 (1991), 275.
(63) Cfr Conc. Ecum. Vat. II,
Cost. dogm. Lumen gentium, 13.
(64) Propositio 12.
(65) Cost. dogm. Lumen gentium,
17.
(66) Esort. ap. Evangelii
nuntiandi (8 dicembre 1975), 22: AAS 68 (1976), 20.
(67) Propositio 8.
(68) Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 45: AAS 83 (1991), 292.
(69) Cfr ibid., 46:
l.c., 292-293.
(70) Cfr Conc. Ecum. Vat. II,
Dich. sulla libertà religiosa Dignitatis humanae, 3-4; Giovanni Paolo II,
Lett. enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 39: AAS 83
(1991), 287; Propositio 40.
(71) Paolo VI, Esort. ap.
Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), 53: AAS 68 (1976), 41-42.
(72) Discorso a rappresentanti
delle religioni non cristiane (5 febbraio 1986), 2: AAS 78 (1986), 767.
(73) Cfr Propositiones 11,
12; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990),
28: AAS 83 (1991), 273-274.
(74) Relatio ante
disceptationem: L'Osservatore Romano, 22 aprile 1998, p. 5.
(75) Propositio 58.
(76) Cfr Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Fides et ratio (14 settembre 1998), 72: AAS 91 (1999), 61.
(77) Assemblea Speciale per
l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Relatio post disceptationem, 15.
(78) Cfr ibid.
(79) Ibid.
(80) Propositio 6.
(81) Cfr Assemblea Speciale per
l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Relatio post disceptationem, 6.
(82) Ibid.
(83) Cfr Assemblea Speciale per
l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Relatio ante disceptationem:
L'Osservatore Romano, 22 aprile 1998, p. 5.
(84) Cfr Esort. ap. Evangelii
nuntiandi (8 dicembre 1975), 20: AAS 68 (1976), 18-19.
(85) Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 52: AAS 83 (1991), 300.
(86) Cfr Assemblea Speciale per
l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Relatio post disceptationem, 9.
(87) Cfr Conc. Ecum. Vat. II,
Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, 22;
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 28:
AAS 83 (1991), 273-274.
(88) Cfr Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 56: AAS 83 (1991), 304.
(89) Giovanni Paolo II, Omelia
alla Messa con i cattolici del Bengala occidentale (Calcutta, 4 febbraio 1986),
3: Insegnamenti IX1 (1986), 314.
(90) Cfr Propositio 43.
(91) Cfr Propositio 7.
(92) Ibid.
(93) Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 54: AAS 83 (1991), 302.
(94) Cfr ibid., l.c.,
301.
(95) Cfr Conc. Ecum Vat. II,
Cost. sulla sacra Liturgia, Sacrosanctum concilium, 2; Assemblea Speciale
per l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Relatio post disceptationem, 14.
(96) Assemblea Speciale per
l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Relatio post disceptationem, 14;
Propositio 43.
(97) Cfr Propositio 43.
(98) Cfr Assemblea Speciale per
l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Relatio post disceptationem, 13.
(99) Cfr
ibid.
(100) Cfr Propositio
18.
(101) Cfr Propositio 17.
(102) Cfr NN. 60, 62, 105: AAS
91 [1999], 52-53; 54; 85-86.
(103) Cfr Propositio 24.
(104) Cfr Propositio 25.
(105) Cfr ibid.
(106) Cfr Propositio 27.
(107) Cfr Propositio 29.
(108) Cfr Lett. enc.
Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 91: AAS 83 (1991), 338.
(109) Propositio 19.
(110) Propositio 8.
(111) Dich. sulla libertà
religiosa Dignitatis humanae, 2.
(112) Propositio 6.
(113) S. Agostino, De civitate
Dei, XVIII, 51, 2: PL 41, 614; cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm.
sulla Chiesa Lumen gentium, 8.
(114) Conc. Ecum. Vat. II, Decr.
Sull'attività missionaria della Chiesa Ad gentes, 7; cfr Cost. dogm.
sulla Chiesa Lumen gentium, 17.
(115) Paolo VI, Discorso ai
Cardinali in occasione della propria festa onomastica (22 giugno 1973): AAS
65 (1973), 391.
(116) Giovanni Paolo II, Esort.
ap. post-sinodale Christifideles laici (30 dicembre 1988), 18: AAS 81
(1989), 421.
(117) Cfr ibid.; cfr Conc.
Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 4.
(118) Cfr Catechismo della
Chiesa Cattolica, 775.
(119) Cfr ibid.
(120) Giovanni Paolo II, Esort.
ap. post-sinodale Christifideles laici (30 dicembre 1988), 32: AAS 81
(1989), 451-452.
(121) Cfr Conc. Ecum. Vat. II,
Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 16.
(122) Propositio 13.
(123)
Ibid.
(124) Cfr
Assemblea Speciale per l'Asia del Sinodo dei
Vescovi, Relatio ante disceptationem: L'Osservatore Romano, 22
aprile 1998, p. 6.
(125) Propositio 13; cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 22.
(126) Cfr
ibid.
(127) Cfr Propositio
15; Congregazione per la Dottrina della Fede,
Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica su alcuni aspetti della Chiesa come
comunione Communionis notio (28 maggio 1992), 3-10: AAS 85 (1993),
839-844.
(128) Cfr Propositio 15.
(129) Cfr. ibid.
(130) Cfr Propositio 16.
(131) Propositio 34.
(132) Cfr Propositio 30;
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 51:
AAS 83 (1991), 298.
(133) Cfr Esort. ap. Evangelii
nuntiandi (8 dicembre 1975), 58: AAS 68 (1976), 46-49; Giovanni Paolo
II, Lett. enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 51: AAS 83
(1991), 299.
(134) Cfr Propositio 31.
(135) Cfr Propositio 14.
(136) Cfr Assemblea Speciale per
l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Relatio ante disceptationem:
L'Osservatore Romano, 22 aprile 1998, p. 6.
(137) Cfr Propositio 50.
(138) Cfr Propositiones
36; 50.
(139) Cfr Giovanni Paolo II,
Discorso al Sinodo dei Vescovi della Chiesa Siro-Malabarese (8 gennaio 1996), 6:
AAS 88 (1996), 41.
(140) Cfr Propositio 50.
(141) Cfr Propositio 56.
(142) Cfr Propositio 51.
(143) Cfr Propositio 52.
(144) Propositio 53.
(145) Cfr Propositio 57.
(146) Cfr Giovanni Paolo II,
Lettera sul pellegrinaggio ai luoghi legati alla storia della salvezza (29
giugno 1999), 7: L'Osservatore Romano, 30 giugno – 1 luglio 1999, p. 9.
(147) AAS 56 (1964), 613.
(148) Cfr Propositio 42.
(149)
Ibid.
(150)
Giovanni Paolo II, Discorso all'Udienza generale del
26 luglio 1995, 4: Insegnamenti XVIII, 2 (1995), 138.
(151) Cfr Giovanni Paolo II,
Discorso all'Udienza generale del 20 gennaio 1982, 2: Insegnamenti V, 1
(1982), 162.
(152) Cfr n. 53: AAS 87
(1995), 37.
(153) Cfr Giovanni Paolo II,
Lett. enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 55: AAS 83
(1991), 302.
(154) Cfr ibid., l.c.,
304.
(155) N. 4: AAS 83 (1991),
101-102.
(156) N. 56: AAS 83
(1991), 304.
(157) Propositio 41.
(158)
Ibid.
(159) Cfr ibid.
(160) Cfr
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio
(7 dicembre 1990), 57: AAS 83 (1991), 305.
(161) Cfr Giovanni Paolo II,
Esort. ap. post-sinodale Vita consecrata (25 marzo 1996), 8: AAS
88 (1996), 383.
(162) Cfr Giovanni Paolo II,
Lett. enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987), 47: AAS 80
(1988), 582.
(163) Cost. past. sulla Chiesa
nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, 1.
(164) Per molti aspetti il punto
di partenza fu la Lettera enciclica Rerum novarum di Papa Leone XIII (15
maggio 1891) che introdusse una serie di solenni dichiarazioni su vari aspetti
della questione sociale. Fra queste vi è stata la Lettera enciclica Populorum
progressio (26 marzo 1967) che Papa Paolo VI pubblicò come risposta agli
insegnamenti del Concilio Vaticano II e alle mutate situazioni del mondo. Per
commemorare il 20 anniversario di questo Documento ho scritto la Lettera
enciclica Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987) nella quale,
seguendo il Magistero precedente, ho invitato tutti i fedeli a considerarsi
chiamati ad una missione di servizio che include necessariamente la promozione
dello sviluppo umano integrale.
(165) Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987), 41: AAS 80
(1988), 570-571.
(166) Cfr Congregazione per la
Dottrina della Fede, Istr. sulla libertà cristiana e sulla liberazione
Libertatis conscientia (22 marzo 1986), 72: AAS 79 (1987), 586.
(167) Cfr Propositio 22.
(168) Cfr Propositio 21.
(169) Cfr Giovanni Paolo II,
Esort. ap. post-sinodale Christifideles laici (30 dicembre 1988), 5:
AAS 81 (1989), 400-402; Lett. enc. Evangelium vitae (25 marzo 1995),
18: AAS 87 (1995), 419 ss.
(170) Propositio 22; cfr
Propositio 39.
(171) Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987), 42: AAS 80
(1988), 573; cfr Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. sulla libertà
cristiana e sulla liberazione Libertatis conscientia (22 marzo 1986), 68:
AAS 79 (1987), 583.
(172) Cfr Propositio 44.
(173) Cfr ibid.
(174) Cfr Propositio 39.
(175) Cfr Propositio 22.
(176) Cfr Propositio 36.
(177) Cfr Propositio 38.
(178) Cfr ibid.
(179) Cfr Propositio 33.
(180) Cfr ibid.
(181) Cfr Propositio 35.
(182) Cfr ibid.
(183) Cfr Propositio 32.
(184) Cfr Giovanni Paolo II,
Lett. ap. Salvifici doloris (11 febbraio 1984), 28-29: AAS 76
(1984), 242-244.
(185) Cfr Propositio 20.
(186) Cfr ibid.
(187) Cfr Propositio 21.
(188) Cfr ibid.
(189) Cfr ibid.
(190) Cfr Propositio 23.
(191) Cfr ibid.
(192) Cfr Propositio 55.
(193) 3 Cfr Propositio 49.
(194) Giovanni Paolo II,
Messaggio per la giornata mondiale della pace del 1o gennaio 1998, 3: AAS
90 (1998), 50.
(195) Cfr Propositio 49.
(196) Cfr Propositio 48.
(197) Cfr ibid.; Giovanni
Paolo II, Lett. ap. Tertio millennio adveniente (10 novembre 1994), 51:
AAS 87 (1995), 36.
(198) Cfr Propositio 48.
(199) Cfr Propositio 22;
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre
1987), 44: AAS 80 (1988), 576 ss.
(200) Cfr Giovanni Paolo II,
Lett. enc. Redemptor hominis (4 marzo 1979), 15: AAS 71 (1979),
287.
(201) Cfr ibid.
(202) Cfr Propositio 47.
(203) Hom. in Matth., 50,
3-4: PG 58, 508-509.
(204) Cfr Decr. sull'attività
missionaria della Chiesa Ad gentes, 2 e 35.
(205) Cfr Giovanni Paolo II,
Lett. enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 31: AAS 83
(1991), 277.
(206) Ibid., 42; l.c.,
289.
(207)
Ibid.
(208) Cfr Propositio
25.
(209) Cfr ibid.
(210) Cfr Cost. dogm. sulla
Chiesa Lumen gentium, 46.
(211) Cfr Propositio 27.
(212) Cfr Giovanni Paolo II,
Esort. ap. post-sinodale Vita consecrata (25 marzo 1996), 103: AAS
88 (1996), 479.
(213) Cfr Paolo VI, Esort. ap.
Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), 69: AAS 68 (1976), 59.
(214) Cfr Propositio 27.
(215) Cfr ibid.
(216) Cfr ibid.
(217) Cfr Propositio 28.
(218) Ibid.
(219) Cfr Cost. dogm. sulla
Chiesa Lumen gentium, 31.
(220) Cfr Propositio 29.
(221) Cfr ibid.
(222) Cfr ibid.
(223) Giovanni Paolo II, Discorso
all'Udienza generale del 13 luglio 1994, 4: Insegnamenti XVII, 2 (1994),
40.
(224) Cfr Propositio 35.
(225) Cfr ibid.
(226) Conc. Ecum. Vat. II, Cost.
dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 11.
(227) Cfr Assemblea Speciale per
l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Relatio ante disceptationem:
L'Osservatore Romano, 22 aprile 1998, p. 6.
(228) Cfr Propositio 32.
(229) Cfr Propositio 33.
(230) Discorso alla
Confederazione dei Consultorii cristiani (29 novembre 1980), 4: Insegnamenti
III, 2 (1980), 1454.
(231) Cfr Propositio 34.
(232) Ibid.
(233) Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 37: AAS 83 (1991), 285.
(234) Ibid.
(235) Ibid.
(236) Cfr Propositio 45.
(237) Cfr ibid.
(238) Cfr ibid.
(239) N. 13: AAS 91
(1999), 142.
(240) Cfr Propositio 59.
Fonte : http://www.vatican.va
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