Frère Roger di Taizé
(1915-2005)
" Non lo dimentichiamo mai ,
il semplice desiderio di Dio è già
il principio della fede. " frère Roger
Roger Schutz , diventato poi frère Roger fondatore della Comunità Ecumenica di Taizé , era nato 12 maggio 1915 in una piccola località della Svizzera. Nel 1940, trasferitosi in Francia e segnato dalle vicende della Guerra mondiale, compra una casa nella Borgogna, con l'intento di creare una comunità monastica dedicata alla riconciliazione. Nel 1952 scrive la prima edizione della Regola di Taizé, che diventerà luogo di preghiera e di dialogo. Protestante, laureato in teologia, Roger Schutz ha consacrato la vita alla riconciliazione fra i cristiani, soprattutto all’incontro fra protestanti e cattolici. Pur essendo di tradizione protestante, egli ha sempre spinto per una riconciliazione fra le chiese attorno al ministero petrino del papa. Frère Roger rimane uno dei protagonisti della rinascita religiosa fra i giovani, accanto ai fondatori di movimenti quali Chiara Lubich e don Giussani e a personalità come Madre Teresa di Calcutta, alla quale era legato da una forte amicizia spirituale. Muore tragicamente - ferito a morte con un coltello da una donna rumena nella Chiesa della Riconciliazione durante la preghiera - il 16 agosto 2005 alla presenza di oltre 2500 persone.
Di lui ha detto padre Enzo Bianchi
priore della Comunità di Bose e grande amico di frère Roger dal 1965: " È
stato certamente uno degli uomini più carismatici della seconda metà del secolo
scorso. Un cristiano con la passione per Cristo. Un uomo pieno di capacità
visionarie. Il primo che, in un certo senso, ha iniziato le giornate della
gioventù dando vita al Consiglio dei giovani negli anni ‘70”. Per padre Bianchi
“la fine enigmatica e violenta di frère Roger corona una vita spesa per la
Chiesa e per i poveri del mondo. Attraverso di lui posso dire di aver conosciuto
un santo: sicuramente tutti quelli della mia generazione e di quelle successive
si sentiranno più poveri senza questo grande testimone di Cristo”.
Una realtà semplicissima , di frère Roger di Taizé
Aprendo il vangelo, ciascuno può
dirsi: queste parole di Gesù sono un po’ come una lettera molto antica che mi
è stata scritta in una lingua sconosciuta. Siccome mi è stata inviata da
qualcuno che mi ama, cerco di comprenderne il senso e provo subito a mettere
in pratica nella mia vita il poco che ne afferro….
All’inizio, non sono le vaste
conoscenze che contano. Avranno certo un loro grande valore. Ma è attraverso
il cuore, nelle profondità di sé stesso, che l’essere umano comincia ad
afferrare il Mistero della Fede. Le conoscenze verranno. Tutto non è dato
immediatamente. Una vita interiore si elabora a poco a poco. Ci addentriamo
nella fede oggi un po’ più di ieri, avanzando per tappe.
All’intimo della condizione umana
rimane l’attesa di una presenza, il silenzioso desiderio di una comunione. Non
lo dimentichiamo mai, questo semplice desiderio di Dio è già il principio
della fede.
E poi, nessuno riesce a
comprendere tutto il vangelo da solo. Ciascuno può dirsi: in questa comunione
unica che è la Chiesa, ciò che non comprendo della fede, altri lo comprendono
e lo vivono. Non mi appoggio solamente sulla mia fede ma sulla fede dei
cristiani di tutti i tempi, quelli che ci ha preceduti, a partire dalla
Vergine Marie e dagli apostoli fino a quelli di oggi. E giorno dopo giorno mi
dispongo internamente ad aver fiducia nel Mistero della Fede.
Allora è chiaro che la fede, la
fiducia in Dio, è una realtà semplicissima, così semplice che tutti la possono
accogliere. È come un sussulto ripreso mille volte lungo tutta l’esistenza e
fino all’ultimo soffio.
frère Roger, di Taizé
Taizé
, nel sud della Borgogna, in Francia, è la sede di una Comunità Ecumenica
Internazionale, fondata da fr. Roger nel 1940.
I fratelli sono impegnati, per la
loro intera vita, in una condivisione materiale e spirituale, nel celibato ed
in una grande semplicità di vita. Oggi la comunità è formata da circa un
centinaio di fratelli, cattolici e di varie origini protestanti, da più di
venticinque nazioni.
La preghiera comune, tre volte al
giorno, è al cuore della vita quotidiana a Taizé. I fratelli vivono del loro
lavoro. Non accettano doni o eredità. Alcuni dei fratelli vivono in piccoli
gruppi – “fraternità” - tra i più poveri.
Sin dalla fine degli anni 50,
molte migliaia di giovani da numerose nazioni hanno iniziato a venire a Taizé
per prendere parte agli incontri settimanali di preghiera e riflessione.
Inoltre alcuni fratelli di Taizé fanno visite e guidano incontri, piccoli e
grandi, in Africa, in Nord e Sud America, in Asia e in Europa, come parte del
“pellegrinaggio di fiducia sulla terra”.
Un avvenire di pace , di frère Roger di Taizé
Questa lettera, scritta da frère
Roger di Taizé e tradotta in 55 lingue (di cui 24 asiatiche), è stata
pubblicata per l’incontro europeo dei giovani a Lisbona. Sarà poi ripresa e
meditata durante l’anno 2005 negli incontri di giovani che avranno luogo sia a
Taizé, settimana dopo settimana, sia in altre parti d’Europa o del mondo.
«Dio prepara per voi un avvenire di pace, non di
sventura; Dio vuole donarvi un futuro e una speranza».1
Moltissimi sono coloro che oggi aspirano ad un
avvenire di pace, ad un’umanità liberata dalle minacce di violenza.
Se alcuni sono in preda all’inquietudine per il
futuro e si sentono immobilizzati, ci sono anche, in tutto il mondo, giovani
capaci di inventiva e di creatività.
Questi giovani non si lasciano trascinare in una
spirale di malinconia. Sanno che Dio non ci ha creato per essere passivi. Per
loro, la vita non è soggetta alla fatalità del destino. Sono coscienti che
l’essere umano può essere paralizzato dallo scetticismo o dallo
scoraggiamento.
Perciò essi cercano, con tutta la loro anima, di
preparare un avvenire di pace e non di sventura. Più di quanto immaginano,
sono già in grado di fare della loro vita una luce che rischiara tutto intorno
a loro.
Alcuni sono portatori di pace laddove ci sono
situazioni di crisi e di contrasto. Essi perseverano anche quando la prova o
il fallimento pesano sulle loro spalle. 2
A Taizé, certe sere d’estate, sotto un cielo colmo
di stelle, dalle nostre finestre aperte sentiamo i giovani.
Restiamo meravigliati di quanto siano numerosi.
Essi cercano, pregano. E noi ci diciamo: le loro aspirazioni alla pace ed alla
fiducia sono come queste stelle, piccole luci nella notte.
Attraversiamo un periodo in cui molti si chiedono:
che cos’è la fede? La fede è una semplicissima fiducia in Dio, uno slancio di
fiducia indispensabile, incessantemente ripreso durante tutta la vita.
In ciascuno di noi ci possono essere dei dubbi.
Essi non devono inquietarci. Vorremmo soprattutto ascoltare Cristo che mormora
nei nostri cuori: « Hai delle esitazioni? Non inquietarti, lo Spirito Santo
rimane sempre con te». 3
Alcuni fanno questa sorprendente scoperta: l’amore
di Dio può sbocciare anche in un cuore attraversato dal dubbio.4
Nel Vangelo, in una delle sue prime parole, Cristo
dice: « Beati i poveri in spirito! »5 Sì, beati
coloro che avanzano verso la semplicità, quella del loro cuore e quella della
loro vita.
Un cuore semplice cerca di vivere il momento
presente, cerca di accogliere ogni giorno come un oggi di Dio.
Lo spirito di semplicità non traspare forse dalla
gioia serena ed anche dalla contentezza?
Un cuore semplice non ha la pretesa di capire da
solo ogni aspetto della fede. Dice a se stesso: quello che io comprendo a
fatica, altri lo comprendono meglio e mi aiutano a proseguire nel cammino.6
Rendere semplice la propria vita permette di
condividere con chi è più sprovvisto, per alleviare le sofferenze dove c’è la
malattia, la povertà, la fame…7
Anche la nostra preghiera personale è semplice.
Pensiamo forse che per pregare abbiamo bisogno di molte parole?
8 No. Qualche parola, talvolta un po’ maldestra,
è sufficiente per affidare ogni cosa a Dio, i nostri timori come anche le
nostre speranze.
Abbandonandoci allo Spirito Santo, troveremo la
strada che porta dall’inquietudine alla fiducia.9
E noi gli diciamo:
«Spirito Santo, donaci
di tornare a te in ogni momento.
Così spesso dimentichiamo che abiti in noi,
che preghi in noi, che ami in noi.
La tua presenza in noi è fiducia
e continuo perdono».
«Spirito Santo, donaci
di tornare a te in ogni momento.
Così spesso dimentichiamo che abiti in noi,
che preghi in noi, che ami in noi.
La tua presenza in noi è fiducia
e continuo perdono».
Sì, lo Spirito Santo accende in noi un chiarore.
Per quanto debole, esso risveglia nei nostri cuori il desiderio di Dio. E il
semplice desiderio di Dio è già preghiera.
La preghiera non allontana dalle preoccupazioni
del mondo. Al contrario, non c’è nulla di più responsabile della preghiera:
più si vive una preghiera umile e semplice, più si è portati ad amare ed a
manifestarlo con la propria vita.
Dove trovare la semplicità indispensabile per
vivere il Vangelo? Una parola di Cristo ci rischiara. Un giorno egli disse ai
suoi discepoli: « Lasciate che i bambini vengano a me, perché le realtà di Dio
appartengono a chi è come loro ».10
Si riuscirà mai a dire quanto i bambini possono
trasmettere attraverso la loro fiducia?11
Vorremmo allora chiedere a Dio: « Dio che ci ami,
rendici umili, donaci una grande semplicità nella nostra preghiera, nelle
relazioni umane, nell’accoglienza… »
Gesù, il Cristo, è venuto sulla terra non per
condannare, ma per aprire agli esseri umani delle vie di comunione.
Da duemila anni, Cristo è presente attraverso lo
Spirito Santo,12 e la sua misteriosa presenza
diventa concreta in una comunione visibile13:
essa riunisce donne, uomini, giovani, chiamati ad avanzare insieme senza
separarsi gli uni dagli altri.14
Ma ecco che, nel corso della storia, i cristiani
hanno vissuto numerose scosse: delle separazioni sono sorte fra coloro che
tuttavia si riferivano allo stesso Dio d’amore.
Oggi è urgente ristabilire una comunione, ciò non
può essere continuamente rimandato a più tardi, fino alla fine dei tempi.15
Faremo tutto il possibile affinché i cristiani si risveglino allo spirito di
comunione?16
Ci sono dei cristiani che, senza indugiare, vivono
già in comunione gli uni con gli altri là dove si trovano, molto umilmente,
molto semplicemente.17
Attraverso la loro vita, vorrebbero rendere Cristo
presente per molti altri. Sanno che la Chiesa non esiste solo per se stessa ma
per il mondo, perché in esso venga deposto un fermento di pace.
«Comunione» è uno dei nomi più belli della Chiesa:
in essa non vi possono essere rigidità reciproche, ma solamente la limpidezza,
la bontà del cuore, la compassione…e si aprono le porte della santità.
Nel Vangelo possiamo scoprire questa sorprendente
realtà: Dio non crea né la paura né l’inquietudine, Dio non può che amarci.
Attraverso la presenza del suo Spirito Santo, Dio
viene a trasfigurare i nostri cuori.
E in una semplicissima preghiera possiamo
percepire che non siamo mai soli: lo Spirito Santo sostiene in noi una
comunione con Dio, non per un solo istante, ma fino alla vita che non ha mai
fine.
Note:
(1) Queste parole sono state scritte seicento anni
prima di Cristo: vedi Geremia 29,11 e 31,17.
(2) Nell’anno in cui dieci nuovi Paesi si sono
aggiunti all’Unione Europea, molti giovani europei sono coscienti di vivere su
un continente che, dopo essere stato lungamente provato dalle divisioni e dai
conflitti, ricerca la sua unità ed avanza sulla via della pace. Certamente ci
sono ancora delle tensioni, delle ingiustizie, talvolta delle violenze che
suscitano dubbi. Si tratta allora di non fermarsi per strada: la ricerca della
pace è alla base stessa della costruzione dell’Europa. Ma ciò non ci
interesserebbe se avesse come unico scopo quello di creare un continente più
forte e più ricco e se l’Europa cedesse alla tentazione di richiudersi
all’interno delle proprie frontiere. L’Europa diventa pienamente se stessa
quando è aperta agli altri continenti, solidale con le nazioni povere. La sua
costruzione trova il suo senso quando essa è considerata come una tappa al
servizio dell’intera famiglia umana. Ecco perché, se il nostro incontro alla
fine dell’anno si chiama « incontro europeo », ci piace ancor di più vederlo
come un « pellegrinaggio di fiducia sulla terra ».
(3) Vedi Giovanni 14,16-18 e 27. Dio esiste
indipendentemente dalla nostra fede o dai nostri dubbi. Se in noi c’è un
dubbio, non per questo Dio si allontana da noi.
(4) Dostoevskij scrisse un giorno nei suoi appunti
: « Sono un figlio del dubbio e dell’incredulità. Quale terribile sofferenza
mi è costata e mi costa questa sete di credere, che è tanto più forte nella
mia anima quanto sono più numerosi gli argomenti contrari … È attraverso il
crogiuolo del dubbio che è passato il mio ‘osanna’ » Nonostante ciò
Dostoevskij poteva continuare : « Non c’è niente di più bello, di più
profondo, di più perfetto che il Cristo ; e non solo non c’è niente, ma non
può esserci niente. » Quando quest’uomo di Dio lascia trasparire che in lui il
non-credente convive con il credente, il suo amore appassionato per Cristo non
è tuttavia intaccato.
(5) Matteo 5, 3.
(6) Anche se la nostra fiducia resta fragile,
possiamo appoggiarci non solo sulla nostra fede ma sulla fiducia di tutti
coloro che ci hanno preceduto e di tutti coloro che ci stanno intorno.
(7) Il programma alimentare mondiale dell’ONU ha
pubblicato recentemente un rapporto sulla fame nel mondo. A dispetto dei
progressi compiuti negli ultimi anni, 840 milioni di persone soffrono la fame,
di questi 180 milioni sono bambini che hanno meno di cinque anni.
(8) Vedi Matteo 6,7-8.
(9) Questo cammino di abbandono a Dio può essere
sostenuto da semplici canti, ripetuti più volte, come per esempio: «
Mon âme se repose en paix sur Dieu seul... » Quando
lavoriamo, quando ci riposiamo, questi canti risuonano all’interno del nostro
cuore.
(10) Matteo 19,14.
(11) Un bambino di nove anni che venne a pregare
con noi durante una settimana, un giorno mi disse: « Mio padre ci ha lasciati.
Io non lo vedo mai ma gli voglio sempre bene e la sera prego per lui ».
(12) Vedi 1 Pietro 3,18; Romani 1,4 e 1 Timoteo
3,16.
(13) Questa comunione si chiama Chiesa. Nel cuore
di Dio, la Chiesa è una, non può essere divisa.
(14) Più ci si avvicina al Vangelo, più ci si
avvicina gli uni agli altri. E si allontanano le separazioni laceranti.
(15) Cristo chiama ad una riconciliazione senza
tardare. Non possiamo dimenticare la sua parola nel Vangelo di Matteo: « Se
dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha
qualcosa contro di te, va’ prima a riconciliarti» (5,23). « Va’ prima » e non:
« Aspetta più tardi ».
(16) A Damasco, nel Medio Oriente così provato,
abita il patriarca greco-ortodosso d’Antiochia, Ignazio IV. Egli si esprime
con parole sorprendenti: « Il movimento ecumenico sta regredendo. Cosa resta
dell’avvenimento profetico degli inizi che personalità come il papa Giovanni
XXIII e il patriarca Atenagora, fra gli altri, hanno incarnato? Le nostre
divisioni rendono Cristo irriconoscibile, esse sono contrarie alla sua volontà
di essere uniti “perché il mondo creda”. Abbiamo bisogno con urgenza
d’iniziative profetiche per far uscire l’ecumenismo dai meandri nei quali temo
si stia impantanando. Abbiamo un urgente bisogno di profeti e di santi per
aiutare le nostre Chiese a convertirsi attraverso il perdono reciproco».
(17) Nel corso della sua visita a Taizé il 5
ottobre 1986, il papa Giovanni Paolo II ha suggerito una via di comunione
dicendo alla nostra comunità: « Volendo voi stessi essere una ‘parabola di
comunità’, aiuterete tutti quelli che incontrerete ad essere fedeli alla loro
appartenenza ecclesiale che è il frutto della loro educazione e della loro
scelta di coscienza, ma anche ad entrare sempre più profondamente nel mistero
di comunione che è la Chiesa nel disegno di Dio. »
Fonte :
http://www.taize.fr Sito ufficiale della Comunità Ecumenica
Internazionale di Taizé , fondata in Francia da Frère Roger nel 1940.
Sulla tragica morte vedi anche l'articolo al link :
http://www.asianews.it/view.php?l=it&art=3919
Fonte foto di Frère Rogerde di Taizé https://biografieonline.it/biografia-frere-roger-di-taize
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