SAN LEOPOLDO MANDIC
(1866-1942)
(1866-1942)
apostolo dell'ecumenismo e
del sacramento della riconcilazione
Leopoldo Mandic
(1866-1942)
cappuccino
cappuccino
San Leopoldo nacque a Castelnovo I (Herceg-Novi) alle Bocche di Cattaro (Kotor) il 12 maggio 1866, undecimo dei dodici figli della pia e laboriosa famiglia croata di Pietro Mandic e di Carlotta Carevic. Al battesimo ricevette il nome di Bogdan (Adeodato) Giovanni.
Suo bisnonno paterno Nicola Mandic era oriundo da Poljica, nell'arcidiocesi di Spalato (Split), dove i suoi antenati - " signori bosniaci " - erano venuti dalla Bosnía, nel lontano secolo XV.
Fin da ragazzo, Bogdan dimostrò un carattere forte, ma si rivelò in lui anche una spiccata pietà, la nobiltà d'animo e l'impegno nella scuola. Presto egli si sentì portato alla vita religiosa.
A Castelnovo in quel tempo prestavano la loro opera i PP. Cappuccini della Provincia Veneta, e Bogdan maturò la decisione di entrare nell'Ordine dei Cappuccini. Fu accolto prima nel seminario serafico di Udine e poi, diciottenne, il 2 maggio 1884 - a Bassano del Grappa (Vicenza) - vestì l'abito religioso, ricevendo il nuovo nome di fra Leopoldo e impegnandosi a vivere la regola e lo spirito di s. Francesco d'Assisi. Continuò gli studi filosofici e teologici a Padova e a Venezia, dove - nella basilica della Madonna della Salute - fu ordinato sacerdote, il 20 settembre 1890.
Sin dal 1887, fra Leopoldo si era sentito chiamato, più volte e " chiaramente ", a promuovere l'unione dei cristiani orientali separati con la Chiesa cattolica. Ma come realizzare questa vocazione? Causa l'esile costituzione fisica e un difetto di pronuncia, non poté dedicarsi alla predicazione. I superiori pertanto lo destinarono a servizio delle anime, quale ministro della riconciliazione. Fu confessore in varie città: Venezia, Zara, Bassano del Grappa, Thiene al santuario della Madonna dell'Olmo e, dall'ottobre 1909, a Padova. Nel 1923 fu trasferito a Fiume (Rijeka), ma dopo poche settimane, su insistenti richieste dei Padovani, ebbe l'ordine di ritornare nella loro città, dove rimase fino alla morte, 30 luglio 1942.
Lì, nella sua angusta cella-confessionale continuò ad accogliere numerosissimi penitenti, ascoltandoli con pazienza, incoraggiando e consolando, riportando la pace di Dio nelle anime e ottenendo talvolta anche delle grazie di ordine temporale. Durante il gelido inverno e l'afosa estate, senza vacanze, tormentato da varie malattie, fino all'ultimo giorno rimase a servizio delle anime, divenendo un vero martire del confessionale.
Tutto ciò però, egli lo faceva tenendo sempre presente quella che egli stesso riteneva la missione primaria della sua vita: cioè l'essere utile al suo popolo e all'unione delle Chiese. Non avendo potuto darsi all'apostolato tra i fratelli separati orientali, si impegnò con voto, più volte ripetuto, di offrire tutto - preghiere, sofferenze, ministero, vita - a questo scopo. Pertanto, in ogni anima che chiedesse il suo ministero, egli aveva deciso di vedere il " suo Oriente ".
Ma non per questo in lui venne meno il desiderio di servire il suo popolo anche con la presenza fisica. Disse un giorno ad un amico: " Preghi la Padrona Benedetta di farmi la grazia che, dopo aver compiuta la mia missione a Padova, possa portare le mie povere ossa in mezzo al mio popolo per il bene di quelle anime. Da Padova, per ora, non c'è verso di poter scappare; mi vogliono qui, ma io sono come un uccellino in gabbia: il mio cuore è sempre di là del mare ".
Anche quest'ansia faceva parte di quel sacrificio per cui il p. Leopoldo merita di essere considerato uno dei più grandi precursori ed apostoli dell'ecumenismo. Mentre era in vita, la sua missione rimase nascosta; ora essa appare grandiosa di fronte a tutta la Chiesa. Il beato Leopoldo addita la via dell'unità di tutti i cristiani, che è la via del sacrificio e della preghiera perché " tutti siano una cosa sola " (Gv 17, 21).
Suo bisnonno paterno Nicola Mandic era oriundo da Poljica, nell'arcidiocesi di Spalato (Split), dove i suoi antenati - " signori bosniaci " - erano venuti dalla Bosnía, nel lontano secolo XV.
Fin da ragazzo, Bogdan dimostrò un carattere forte, ma si rivelò in lui anche una spiccata pietà, la nobiltà d'animo e l'impegno nella scuola. Presto egli si sentì portato alla vita religiosa.
A Castelnovo in quel tempo prestavano la loro opera i PP. Cappuccini della Provincia Veneta, e Bogdan maturò la decisione di entrare nell'Ordine dei Cappuccini. Fu accolto prima nel seminario serafico di Udine e poi, diciottenne, il 2 maggio 1884 - a Bassano del Grappa (Vicenza) - vestì l'abito religioso, ricevendo il nuovo nome di fra Leopoldo e impegnandosi a vivere la regola e lo spirito di s. Francesco d'Assisi. Continuò gli studi filosofici e teologici a Padova e a Venezia, dove - nella basilica della Madonna della Salute - fu ordinato sacerdote, il 20 settembre 1890.
Sin dal 1887, fra Leopoldo si era sentito chiamato, più volte e " chiaramente ", a promuovere l'unione dei cristiani orientali separati con la Chiesa cattolica. Ma come realizzare questa vocazione? Causa l'esile costituzione fisica e un difetto di pronuncia, non poté dedicarsi alla predicazione. I superiori pertanto lo destinarono a servizio delle anime, quale ministro della riconciliazione. Fu confessore in varie città: Venezia, Zara, Bassano del Grappa, Thiene al santuario della Madonna dell'Olmo e, dall'ottobre 1909, a Padova. Nel 1923 fu trasferito a Fiume (Rijeka), ma dopo poche settimane, su insistenti richieste dei Padovani, ebbe l'ordine di ritornare nella loro città, dove rimase fino alla morte, 30 luglio 1942.
Lì, nella sua angusta cella-confessionale continuò ad accogliere numerosissimi penitenti, ascoltandoli con pazienza, incoraggiando e consolando, riportando la pace di Dio nelle anime e ottenendo talvolta anche delle grazie di ordine temporale. Durante il gelido inverno e l'afosa estate, senza vacanze, tormentato da varie malattie, fino all'ultimo giorno rimase a servizio delle anime, divenendo un vero martire del confessionale.
Tutto ciò però, egli lo faceva tenendo sempre presente quella che egli stesso riteneva la missione primaria della sua vita: cioè l'essere utile al suo popolo e all'unione delle Chiese. Non avendo potuto darsi all'apostolato tra i fratelli separati orientali, si impegnò con voto, più volte ripetuto, di offrire tutto - preghiere, sofferenze, ministero, vita - a questo scopo. Pertanto, in ogni anima che chiedesse il suo ministero, egli aveva deciso di vedere il " suo Oriente ".
Ma non per questo in lui venne meno il desiderio di servire il suo popolo anche con la presenza fisica. Disse un giorno ad un amico: " Preghi la Padrona Benedetta di farmi la grazia che, dopo aver compiuta la mia missione a Padova, possa portare le mie povere ossa in mezzo al mio popolo per il bene di quelle anime. Da Padova, per ora, non c'è verso di poter scappare; mi vogliono qui, ma io sono come un uccellino in gabbia: il mio cuore è sempre di là del mare ".
Anche quest'ansia faceva parte di quel sacrificio per cui il p. Leopoldo merita di essere considerato uno dei più grandi precursori ed apostoli dell'ecumenismo. Mentre era in vita, la sua missione rimase nascosta; ora essa appare grandiosa di fronte a tutta la Chiesa. Il beato Leopoldo addita la via dell'unità di tutti i cristiani, che è la via del sacrificio e della preghiera perché " tutti siano una cosa sola " (Gv 17, 21).
Nel 1946 si avviarono i processi informativi per la beatificazione. Il 1° marzo 1974 fu emanato il Decreto sulla eroicità delle virtù del Servo di Dio, e il 12 febbraio 1976 seguì il Decreto sui miracoli attribuiti alla sua intercessione. Finalmente è venuto il giorno della solenne beatificazione, decretata da Paolo VI, il Papa del Concilio Vaticano II e dell'intensa dedizione per l'ecumenismo.
Il 2 maggio 1976 venne proclamato " Beato " da Paolo VI. La sua canonizzazione avvenne entro l'Anno Santo straordinario della Redenzione, durante lo svolgimento del Sinodo dei Vescovi che aveva per tema la " Riconciliazione ", nel giorno - 16 ottobre 1983 - che coincideva col quinto anniversario dell'elezione al Pontificato di Giovanni Paolo II
Il 2 maggio 1976 venne proclamato " Beato " da Paolo VI. La sua canonizzazione avvenne entro l'Anno Santo straordinario della Redenzione, durante lo svolgimento del Sinodo dei Vescovi che aveva per tema la " Riconciliazione ", nel giorno - 16 ottobre 1983 - che coincideva col quinto anniversario dell'elezione al Pontificato di Giovanni Paolo II
Fonte :
www.vatican.va ;
www.leopoldomandic.it
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