domenica 4 agosto 2019
La Chiesa sconosciuta : i Cristiani di San Tommaso, di Anto Akkara
La Chiesa sconosciuta : i Cristiani di San Tommaso di Anto Akkara
Nell'India meridionale, nello stato del Kerala, c'è una comunità cristiana, la chiesa siro-malabarica, che data la sua origine alla predicazione dell'Apostolo San Tommaso.La sua fede profonda e attiva produce abbondanza di vocazioni. Ben radicata nella cultura locale, oggi ha diramazioni e proprie diocesi in tutta l'India.
Localizzata nello stato indiano meridionale del Kerala, la Chiesa siro-malabarica, forte di ben 3.200.000 fedeli, riannoda le proprie origini a San Tommaso Apostolo che, si racconta, raggiungesse questa regione nell'anno 52 d.C. Nel dicembre 1992 la Santa Sede le ha riconosciuto lo stato di Chiesa autonoma, facendo di essa la seconda Chiesa autonoma del mondo cattolico, dopo quella ucraina.
La Chiesa siro-malabarica, una delle più ferventi del gregge cristiano, procura quasi il 70% delle 120.000 vocazioni dell'India, fra i 15 milioni di credenti che hanno dato a questo paese la prerogativa di essere la nazione con la più alta percentuale di vocazioni rispetto alla popolazione cattolica. Secondo l'arcivescovo Varkey Vithayathil, Amministratore Apostolico della Chiesa siro-malabarica, "perfino il Santo Padre è sorpreso dell'elevato indice di vocazioni di questa Chiesa che ne vanta una ogni 50 fedeli".
Nel suo messaggio per l'insediamento del nuovo Amministratore Apostolico, il 18 gennaio 1997, il cardinale Achille Silvestrini, Prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali, ha affermato: "Desidero esprimere le mie congratulazioni e formulare preghiere affinché... la Chiesa, benedetta da una vivida fede e da un evangelico fervore, possa progredire con zelo sempre più grande".
Lo stesso Giovanni Paolo II, nel 1980, ha riconosciuto che "torna a merito di questa Chiesa il fatto che essa non si sia mai separata dalla comunione con Roma, in una continuità che la distanza geografica non è riuscita a spezzare".
Nelle antiche cronache storiche qualunque riferimento ai cristiani dell'India riconduceva invariabilmente a quelli di San Tommaso. Unica macchia nella gloriosa tradizione di questa Chiesa è la netta divergenza di opinione sul suo patrimonio liturgico. Un contrasto che ha costretto la Santa Sede a riservare a sé il potere di decidere in tale maniera e di fare le nomine ecclesiastiche principali. Mentre un gruppo vuole che la Chiesa ripristini in toto la liturgia orientale siriaca, usata per secoli, la maggioranza è favorevole a modifiche in sintonia con le attuali condizioni dell'India. Fra le tesi pro e contro, un punto è rimasto inconfutato: l'unicità per molti aspetti della Chiesa siro-malabarica. Pochi potrebbero contestare che la condizione attuale di questa Chiesa sia "indù per cultura, cristiana per religione e orientale per culto". Essa viene riconosciuta siriaca per i suoi legami con la Chiesa siriaca orientale e con la lingua siriaca, in uso nella liturgia fino al 1968, quando per la prima volta la Santa Messa fu celebrata in malayalam, la lingua-madre del Kerala.
Gli storici ritengono che l'Apostolo S. Tommaso seguisse la via del commercio delle spezie, dal Medio Oriente all'India, e approdasse sulla costa del Kerala, nota come Malabar ai mercanti di spezie, per diffondere il Vangelo in questa regione famosa per il pepe, il cardamomo, gli anacardi, il caffè e il tè. Gradatamente la comunità cristiana ne divenne il principale venditore della regione e conquistò il monopolio virtuale del commercio delle spezie, eredità, questa, che continua ancora oggi. Una svolta
L'approdo sulla costa del Kerala, nel 345 d.C., di Tommaso di Cana con alcune famiglie, rappresentò uno dei momenti culminanti nella storia delle comunità dei cristiani di San Tommaso, che avevano sviluppato una propria liturgia assimilando pratiche e usanze locali. Tommaso di Cana dimostrò un sottile acume negli affari e ottenne speciali favori (incisi su lastre di rame) dai re indù locali, al servizio militare dei quali si distinsero i suoi discendenti. Mentre il numero preciso delle famiglie giudeo-cristiane che lo accompagnarono è oggetto di controversia, la maggior parte degli storici è d'accordo che l'arrivo del gruppo spianò il terreno al dominio e al controllo dei vescovi della Siria orientale sulla Chiesa del Kerala.
Bisogna notare, tuttavia, che la minoranza filo-caldea contesta questa convinzione, e afferma che l'arrivo di Tommaso di Cana con la sua famiglia avvenne solo nel secoloVIII, mentre dell'epoca in cui San Tommaso Apostolo portò la fede cristiana in India, questa Chiesa ha seguto il rito caldeo.
"Questo legame ebbe un effetto negativo sullo sviluppo e sulla trasformazione della comunità cristiana originaria in una Chiesa indiana, composta da indiani", dice Padre Andrew Thazheth, un pioniere degli studi sulle fonti giuridiche della Chiesa siro-malabarica. Attualmente in servizio presso la curia di questa stessa Chiesa, Padre Thazheth sostiene che l'arrivo dei mercanti giudeo-cristiani dalla Mesopotamia "aprì la via allo scaltro dominio dei siriaci dell'Est sulla Chiesa del Kerala". Mentre i vescovi provenienti dalla Persia erano impegnati in problemi spirituali, l'amministrazione della Chiesa rimaneva sotto il controllo dell'arcidiacono, che era anche il capo della comunità locale. Solo pochi elementi - come le nomine ecclesiastiche dell'arcidiacono, le assemblee parrocchiali (yogam) e quelle generali (pothuyogam) - erano caratteristiche specificamente indiane.
Nel XVI secolo i missionari portoghesi, con il sostegno dell'aggressivo esercito coloniale, operarono molte conversioni. In questo periodo venne imposto il sistema amministrativo occidentale. Il giuramento della Croce di Koonan del 1653, segnò il culmine della resistenza contro i gesuiti portoghesi, che dimostrarono scarso rispetto per le tradizioni e gli usi indigeni. Gli ultra-zelanti missionari tentarono di introdurre lo stile di vita della Chiesa latina e interferirono nel funzionamento religioso della Chiesa locale. Ciò provocò la rivolta. I ribelli accolsero così il rito siro-antiocheno della Chiesa siro-ortodossa, conosciuta come Chiesa Giacobita.
La Chiesa siro-malankarica - il siro-malankarico è uno dei tre riti dell'India contemporanea accanto a quello siro-malabarico e al latino - fa anch'essa parte di coloro che datano le origini della propria fede ai tempi dell'Apostolo S. Tommaso e che sono ritornati nel 1930 all'ovile cattolico, staccandosi dai Giacobiti. Invece dei vescovi caldeo-persiani, i cattolici hanno avuto un vescovo europeo fino al XIX secolo. Il primo vicariato siro-malabarico fu istituito nel 1896. La Chiesa cattolica dei cristiani di San Tommaso venne chiamata Chiesa siro-malabarica nel 1923 quando fu separata dalla Chiesa latina ed ebbe una propria gerarchia ecclesiastica. Radicata nella cultura indiana
La Chiesa siro-malabarica è profondamente radicata nella cultura indiana, come appare evidente dalle sue pratiche sociali. I cristiani di San Tommaso hanno adottato molte delle consuetudini indù per quanto concerne le celebrazione dei matrimoni, l'unzione degli infermi, i riti connessi con la nascita e la morte, la formazione del clero e la costruzione delle chiese. Perfino le feste e i digiuni seguono regole locali.
Diverse usanze indù fanno oggi parte del rito siro-malabarico. Il momento più significativo di un matrimonio è, per esempio, quello in cui viene annodato il tali (una piccola croce d'oro che assomiglia al pegno nuziale nella celebrazione degli indù). La cena dopo i funerali, come pure la benedizione della casa il settimo e l'undicesimo giorno dopo un decesso, incarna pure le tradizioni indù. Il rito indù della fertilità legato al matrimonio è di prassi anche nelle famiglie di rito siriaco, con l'accensione delle lampade sacre sullo sfondo di mazzi di piante di riso e noci di cocco, dentro un recipiente per la misurazione del riso e tenuti in mano dallo sposo e dalla sposa mentre entrano in casa dopo la cerimonia nuziale in chiesa. Muthukkuda (ombrelli multicolori), chendas (tamburi sacri) e perfino gli elefanti - elementi essenziali delle feste indù - fanno parte delle celebrazioni e delle processioni parrocchiali della Chiesa siro-malabarica. Anche le ricorrenze e i digiuni cristiani sono in armonia con le tradizioni locali.
Il Sinodo di Diamper del 1599 entra nella vita della comunità cristiana di quei tempi e proibisce, per esempio, ai cristiani di celebrare Onam (la grande festa del Kerala in memoria di un mitico e benevolo re) e di mandare i bambini ai centri di addestramento in kalari (l'arte marziale indù). Tuttavia oggi alcuni parroci chiedono alle donne di recarsi a messa nel giorno di Onam con il tipico abbigliamento femminile indù. In un paese dove inginocchiarsi è un fatto insolito, i cristiani di San Tommaso si accovacciano per terra durante le funzioni religiose come fanno i loro confratelli indù nel tempio.
Le profonde radici nella cultura locale dei cristiani di San Tommaso si possono desumere anche dai loro nomi, che manifestano derivazioni indigene, mentre i nomi dei cristiani, convertiti a partire dal XVI secolo in poi, tradiscono legami europei. Così, per esempio, un cristiano di San Tommaso si chiama Thoma o Thomman, invece di Thomas, Ouseph al posto di Joseph, Mathai invece di Mathew, Vareed e Varkey invece di Varghese, Devassy invece di David, Porinchu e Pranchi al posto di Francis, Mariam e Mariamma invece di Mary, Annama corrisponde ad Anne, e Plemena a Philomina.
Un'esigenza crescente nella comunità è il ribattezzare la Chiesa siro-malabarica con la "Chiesa dei cristiani di San Tommaso". Essa ha perfino una croce speciale, detta "Croce di San Tommaso". Intanto, uno dei motivi di lagnanza dei cristiani di San Tommaso nei confronti del governo del Kerala è il fatto che quest'ultimo non ha ancora incluso il 3 luglio (giorno del martirio dell'Apostolo San Tommaso) nelle festività pubbliche dello stato in cui sei milioni di cristiani costituiscono più del 20% della popolazione. I fedeli della Chiesa siro-malabarica hanno, comunque, l'obbligo di assistere alla messa, come la domenica, in quel giorno in cui, secondo la leggenda, perfino gli elefanti selvaggi e le tigri scendono ai fiumi per piangere il martirio dell'Apostolo.
I cristiani di San Tommaso hanno pure una propria danza folcloristica, chiamata Margam Kali, che evoca l'arrivo di Tommaso di Cana. L'identità etnica si evidenzia anche nell'abbigliamento, particolarmente in quello femminile, che li distingue dagli indù. Dalla bianca chattayum mundum chiunque può riconoscere una donna cristiana. Analogamente, anche il mekkamothiram (un grande orecchino superiore portato dalle donne cristiane) rappresenta un altro segno distintivo che identifica i cristiani di San Tommaso. Tuttavia oggi l'abito tradizionale cristiano è indossato solo dalle persone anziane, mentre le ragazze preferiscono vestire il sarii, il vestito femminile comune a tutte le donne, indipendentemente dalla casta o dal credo.
Prima dell'imposizione della forma di amministrazione occidentale durante il periodo latino (a partire dal XVI secolo), i sacerdoti erano sposati. Un'altra conseguenza delle relazioni con l'Europa, che perdura ancora oggi, è stata che i cristiani siro-malabarico, vegetariani prima dell'arrivo dei portoghesi, presero a imitare i cristiani dell'Ovest, fino al punto che oggi sono poche le famiglie cristiane che rinunzierebbero ad acquistare la carne di domenica. Anzi, nessuna festa o solennità può dirsi perfetta se non c'è carne a tavola, tanto che i cristiani vengono attualmente identificati come "mangiatori di carne", in contrapposizione agli indù che nelle ricorrenze festive o augurali servono solamente cibi vegetariani.
Analogamente, la comunità cristiana ha perfezionato nei secoli alcuni piatti tipici, quali l'achappam, il kuzhiappam, e il kuzhalappam (dolci di farina di riso cotti in olio di cocco), o il vatteppam, una torta rotonda, cotta a vapore, preparata con farina di riso zuccherata e fermentata nel toddy, un liquore estratto dalla fibra della noce di cocco.
A partire dall'istituzione del Vicariato della Chiesa siro-malabarica, i vescovi hanno dimostrato un forte interesse nell'organizzazione dei pallikkoodams (scuole adiacenti alle chiese). Questo interesse ha spianato la via all'elevata alfabetizzazione che si riscontra fra i cristiani del Kerala e al loro grande contributo all'educazione delle masse.
Persone altamente qualificate, come pure giovani privi di lavoro, insieme a un grande numero di persone consacrate, uomini e donne, hanno varcato i confini del Kerala e si sono stabilite altrove, costringendo la Santa Sede a costituire, in tempi recenti, ben dieci diocesi di rito siro-malabarico fuori dal Kerala, oltre alle dodici già esistenti nello stato, dove vive più dell'80% dei suoi membri.
Perfino i vescovi di rito latino riconoscono che le famiglie della Chiesa siro-malabarica che vivono fuori dal Kerala sono cristiani migliori degli altri. "Voi avete una gloriosa tradizione di preghiera e di devozione in seno alla famiglia; siate modello per gli altri", ha raccomandato l'arcivescovo di Delhi, Alan Basil de Lastic, nel corso di una riunione dei membri della Chiesa siro-malabarica, il 12 aprile scorso. Più del 70% degli 80.000 cattolici dell'arcidiocesi della capitale indiana appartiene alla Chiesa siro-malabarica.
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