ENRICO MEDI , lo
scienziato credente
Enrico Medi nasce a Porto Recanati il 26 aprile
1911: suo padre esercita nel paese la professione di medico chirurgo. Frequenta
le elementari nella scuola dell'allora Corso Vittorio Emanuele III° (oggi Corso
Matteotti). Medi è ancora giovanissimo quando lascia le sponde dell'Adriatico
per approdare a Roma, dove, appena diciassettenne, entra nell'università
laureandosi a 21 anni in fisica pura con Enrico Fermi.
Libero docente di Fisica terrestre nel 1937, è
chiamato nel 1942 alla cattedra di fisica sperimentale dell'Università di
Palermo. La prima tesi al mondo sul neutrone è opera sua, così come le prime
esperienze sul radar che raccolsero però l'ignorante supponenza delle autorità
pubbliche del tempo. Anche i suoi studi sulle fasce ionizzanti dell'alta
atmosfera subirono la stessa sorte.
Occorrerà attendere cinque anni e la segnalazione
dell'americano Van Allen per rendersi conto, con colpevole ritardo, che Medi
aveva ragione.
Dopo la triste esperienza della guerra e del
fascismo, nel 1946 Medi è eletto nell'Assemblea Costituente e successivamente è
deputato al parlamento nella prima legislatura della Repubblica. La sua carriera
politica giunge al culmine nel 1971 quando risulta primo degli eletti (75.000
voti di preferenza) al Consiglio Comunale di Roma. Ma, come ricorda Federico
Alessandrini, egli era un uomo che "mal si adattava al compromesso, alla
concessione sistematica, alla reticenza.... preferì, dunque, ritirarsi per
continuare un'azione volta a formare gli uomini...".
Già dal 1949 è direttore dell'Istituto Nazionale
di Geofisica e titolare della cattedra di Fisica terrestre presso l'Università
di Roma: nel 1958 è nominato Vice-Presidente dell'Euratom. Il suo nome divenne
noto al grande pubblico soprattutto per i suoi interventi alla televisione. Con
chiarezza e semplicità di espressione svolse un ruolo importante nel campo della
divulgazione scientifica e con grande successo personale il 21 Luglio 1969
commentò a tutti gli italiani lo sbarco sulla Luna dell'astronauta Amstrong.
"Questo Enrico Medi - scrive Marino Scalabroni -
dalla mente di scienziato e dal cuore di poeta, questo diffusore della scienza
fuori dalle paludate assise accademiche, questa coscienza che dalle immensità
dei mondi o degli infinitesimali cosmi atomici ha saputo raggiungere accenti di
grande poesia, questo Medi nostro, è nato qui (Porto Recanati), in questa terra
dove si sposa il dramma infinito di Leopardi alla umile e ultraterrena dolcezza
del mistero Lauretano...".
Scienziato credente, offrì tutte le sue energie
per l'avvento di una umanità migliore. Rivolse la sua opera soprattutto ai
giovani, visti nella luce di un superiore modello: il Cristo.
Enrico Medi concluse la sua giornata terrena sul
tramonto della domenica del 26 maggio 1974. Riposa nella tomba di famiglia, nel
cimitero di Belvedere Ostrense.
Il 26 maggio 1996 viene introdotta la causa di beatificazione.
Il 26 maggio 1996 viene introdotta la causa di beatificazione.
Per rilasciare testimonianze, consegnare
eventuali scritti o richiedere informazioni è possibile rivolgersi a:
Diocesi di Senigallia - Cancelleria Vescovile
Sezione Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Prof. Enrico Medi
Piazza Giuseppe Garibaldi (già del Duomo), 3
60019 Senigallia (AN)
Tel. 071/60.49.8 - Fax 071/60.09.4.
ENRICO MEDI ,
brano tratto dalla Conferenza " Gli Uomini e il Cielo "
«Sacerdoti, io non sono prete, e non sono mai
stato degno di poterlo diventare. Come fate a vivere dopo aver celebrato la
Messa? Ogni giorno avete il Figlio di Dio nelle vostre mani. Ogni giorno avete
una potenza che Michele Arcangelo non ha. Con la vostra bocca voi trasformate la
sostanza del pane in quella del Corpo di Cristo; voi obbligate il Figlio di Dio
a scendere sull'Altare. Siete grandi. Siete creature immense. Le più potenti che
possano esistere. Sacerdoti ve ne scongiuriamo, siate santi! Se siete santi voi,
noi siamo salvi. Se non siete santi voi, noi siamo perduti. Sacerdoti, noi vi
vogliamo ai piedi dell'Altare. A costruire opere, fabbricati, giornali, a
correre di qua e di là in "Lambretta" o con la "1100", siamo capaci noi. Ma a
pregare siete capaci solo voi. State accanto all'Altare. Andate a tenere
compagnia al Signore. Preghiera e Tabernacolo. Tabernacolo e Preghiera. Abbiamo
bisogno di quello. Nostro Signore è solo, è abbandonato. Le chiese si riempiono
soltanto per la Messa. Cosa stupenda! Ma Gesù ci sta 24 ore su 24 e chiama le
anime, chiama te sacerdote, chiama noi: "Tienimi compagnia, dimmi una parola.
Dammi un sorriso, ricordati che t'amo. Dimmi soltanto passando: "Amore mio, ti
voglio tanto bene!". E Io ti coprirò di ogni consolazione e di ogni conforto».
«Per arrivare all'esistenza di Dio non sono
necessari i miliardi di stelle che popolano gli abissi del cielo, non è
necessaria la perfezione del volo di una rondine, o la complessità di
funzionamento delle cellule in un cervello umano. Basterebbe la presenza di un
unico protone al quale si pone la domanda: «Tu esisti; quindi o tu hai l'essere
o sei l'essere». Se hai l'essere devo risalire a qualcuno che questo essere ti
ha dato e, questo qualcuno subirà la stessa domanda, fino a che non arrivo a
Colui che è l'Essere, che è Dio. «Se il protone fosse l'essere, avrebbe in sé
l'assoluta pienezza e l'essenza dell'essere totale, infinita; non potrebbe
esistere alcun altro protone eguale a lui; in lui sarebbe ogni intelligenza,
potenza e sapienza fuori dello spazio e del tempo». Ma questo non è. Quando
salgo diritto a Colui che ha creato anche un solo piccolo essere, e innanzitutto
che ha creato me, perché io sono e io non sono Dio, quindi Dio c'è, mi
inginocchio in adorazione ed amore innanzi a Colui che mi ha creato» (cfr.
Medi Enrico,
I giovani come li penso io, Studium Christi, Roma 1976).
«Oh voi misteriose galassie, voi mandate luce ma
luce non intendete; voi mandate bagliori di bellezza ma bellezza non possedete;
voi avete immensità di grandezza ma grandezza non calcolate. Io vi vedo, vi
calcolo, vi intendo, vi studio e vi scopro, vi penetro e vi raccolgo. Da voi io
prendo la luce e ne faccio scienza, prendo il moto e ne fo sapienza, prendo lo
sfavillio dei colori e ne fo poesia; io prendo voi oh stelle nelle mie mani e
tremando nell'umiltà dell'essere mio vi alzo al di sopra di voi stesse e in
preghiera vi porgo a quel Creatore che solo per mio mezzo voi stelle potete
adorare. L'uomo è più grande delle stelle. Ecco la nostra immensa dignità,
immensa grandezza dell'uomo, della vita umana. Giovani, godete di questo dono
che a voi è stato dato e che a noi fu dato. Non perdete un'ora sola di
giovinezza, perché un'ora di giovinezza perduta non ritorna più. Non la perdete
in vani clamori, in vane angoscie, in vani timori, in folli pazzie, ma nella
saggezza e nell'amore, nella gioia e nella festa, nel prepararvi con entusiasmo
e con speranza. Da una cosa Iddio vi protegga: dallo scetticismo, dal criticismo
e dal cinismo; il giovane sprezzante di tutte le cose è un vecchio che è risorto
dalla tomba. Guai se la giovinezza perde il canto dell'entusiasmo» (Dalla
conferenza su Gli uomini e il cielo).
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