domenica 4 agosto 2019

L’ISTITUTO PER LE CHIESE ORIENTALI




L’ISTITUTO PER LE CHIESE ORIENTALI
 

 

1. Come è nato?
Nell’ anno 1960 due studenti del Pontificio Collegio Germanico Ungarico di Roma decisero di spendere tutta la vacanza estiva in Grecia, invece di tornare a casa in Germania. Alla fine degli anni cinquanta a Roma avevano conosciuto l’ideale del focolare tramite Toni Weber, studente nel medesimo collegio. Avevano studiato "Missarum solemnia" di Jungmann SJ e volevano conoscere le sante liturgie dell’ Oriente volevano vivere l’unità con le altre confessioni cristiani. Avevano conosciuto le Chiese dell’ Unione. Volevano conoscere quella ortodossa. Avevano imperato il greco moderno e si erano lanciati in quel mondo ancora sconosciuto.
Nella Grecia trovarono parecchi sacerdoti, professori, catechisti, che avevano fatto le loro studii teologici in facoltà di teologia nella Germania, però alla loro sorpresa esclusivamente nelle facoltà protestanti.
Ben presto i due studenti romani capirono il perchè: in quell’ epoca era necessario pronunciare il "giuramento antimodernista" prima di passare un esame teologico cattolico, giuramento che comprendeva la professione dell’ ubbedienza verso il Santo Padre.
Tornati dalla Grecia presentarono la questione al cardinale Lorenz Jäger di Paderborn, un noto fautore dell’ unità dei cristiani, in quell’ epoca. Il cardinale Jäger a sua volta discuteva la questione con il cardinale Ottaviani. Nel 1962 il Segretariato per l’unità dei cristiani in Vaticano chiamò i due studenti e presentò loro una lettera del cardinale Ottaviano, un cui furono dispensati dal "giuramento antimodernista" tutti gli studenti di altre confessioni cristiane, che volessero superare un esame per avere un grado universitario in teologia cattolica. Nicola Wyrwoll fù incaricato di fare l’ambasciatore ufficiale per presentare la nuova disposizione alle chiese ortodosse. Ciò fu fatto con una visita all’ allora rettore Metropolita Maximos Repanellis della facoltà di teologia internazionale del patriarcato ecumenico sull’ isola di Chalki in Istanbul Costantinopoli. Le porte furono aperte.
Il Concilio Vaticano II. ha dato al Movimento Ecumenico degli impulsi nuovi. Per concretizzarli in Germania non solo con le chiesa dalla Riforma, ma anche con le chiese orientali la conferenza episcopale della Germania nel 1967 diede incarico al vescovo di Regensburg Rudolf Graber di seguire i contatti con quelle chiese. Pasqua 1967il vescovo Graber fece un viaggio a Costantinopoli in testa di una delegazione ufficiale della conferenza episcopale tedesca per parlare con sua santità il Patriarca Atenagora. Sulla strada di ritorno si visitarono anche i Patriarchi della Bulgaria e della Serbia. Con tutti parlò sulle possibilità di rapporti reciproci delle chiese.
Nel suo saluto iniziale a Costantinopoli il vescovo Graber disse tra l’altro: "Ci chiaro che, solo con dei passi piccoli, possiamo avviccinarci alla grande meta dell’unità. Siamo del parere che quest’incontro non solo deve servire a manifestarci l’amore è reciproco, ma dovrebbe avere delle conseguenze concrete. La mia delegazione si permetterà di offrire alcune proposte dopo aver ascoltato i suoi desideri …"
Il Patriarca Atenagora rispose: "Dobbiamo andare avanti con dei passi piccoli, come Lei ha detto. Ma non con dei passi troppo piccoli. Perchè i tempi non lo permettono. Il tempo urge. La chiesa di Cristo incontra oggi dei grossi problemi, che sempre ci sono stati, ma che oggi sono di una gravità particolare. Tutti noi dobbiamo vedere bene le realtà nella forza della fede, ma anche con l’impegno di trovare la verità … Tutto ciò è impregnato dell’ amore. Vorrei dire: Ora la carità di Cristo è venuta su di noi in una nuova Pentecoste."
Dopo tali prelusioni nell’ incontro a Costantinopoli sono state avanzate delle proposte, fra l’altro l’istituzione d’una segeteria della Conferenza Episcopale Tedesca per i contatti con l’ortodossia. Questa istituzione avrebbe dovuto impegnarsi a promuovere la comunione spirituale fra le chiese ortodosse e la chiesa cattolica, far conoscere meglio le chiese ortodosse ai cattolici della Germania e viceversa, lavorare per una conoscenza più profonda della chiesa cattolica fra gli ortodossi. Per questo compito bisognava organizzare conferenze scientifiche, creare uno scambio di professori di teologia e di letteratura teologica e un interscambio di studenti di teologia delle altre chiese nelle accademie e negli istituti ecclesiali.
L’ incontro finì con l’approvazione di queste proposte, che poi furono approvate anche da parte della chiesa ortodossa bulgara e di quella serba, ed il lavoro del segretariato della Conferenza Episcopale Tedesca cominciò. Il vescovo Graber incaricò il della direzione di tale segretariato il sacerdote Dr. Albert Rauch, uno dei due studenti di cui parlammo all’ inizio di questo discorso.
Nell’ottobre dell’anno seguente, 1968, il presidente della Conferenza Episcopale, il cardinale Julius Döpfner viaggiò a Costantinopoli assieme al vescovo Graber. Durante questo nuovo incontro col Patriarca Atenagora si decisedi istituire dialoghi ufficiali e congressi scientifici.
Nel 1971 è stata possibile la visita del vescovo Graber al patriarca Iustinian di Bucuresti. Anche il patriarca Iustinian acconsentì a questo programma di contatti tra ortodossi e cattolici.
Negli anni seguenti tali contatti si sono allargatialle altre chiese ortodosse e alle Antiche Chiese orientali.
La Conferenza Episcopale tedesca ha messo a disposizione delle borse di studio per gli studenti di teologia ortodossi. Subito sono arrivati in Germania i primi studenti, soprattutto greci. All’inizio abitavano singolarmente a Regensburg e nei dintorni. Ma era difficile seguirli bene e aiutarli. Perciò Dr. Rauch, conoscendo il desiderio del Patriarca Athenagoras, cio che gli studenti vivessero insieme per conoscersi meglio, ha fondato nel 1976 l’ Ostkirchliche Institut, l’istituto per le chiese dell’est, che è agganciato al segretariato della Conferenza Episcopale Tedesca per i contatti con l’ortodossia. Se sono informata bene, questa è la prima e finora l’unica istituzione della chiesa cattolica destinata esclusivamente al servizio delle Chiese orientali.
La sede dell’istituto è stata arredata grazie all’impegno dei nostri amici ortodossi e cattolici. Per noi è una gioia tale che ognuno che vi abita dice: E’ la mia, la nostra casa. Lo dice il bulgaro come l’etiope, l’indiano come il russo.
Già nel 1967 il vescovo Graber ha chiesto a Chiara la collaborazione delle focolarine in questo campo, e Chiara ha aperto il focolare di Regensburg in gennaio 1968. In questi 25 anni c’è stato un cambio nelle focolarine, ma Chiara ha sempre mantenuto la sua promessa. Oggi lavoriamo in tre nell’istituto: Una focolarina come segretaria, una volontaria per le lezioni di tedesco ed io da 15 anni come insegnante di tedesco, per gli ospiti e per la casa. Una focolarina sposata e alcuni amici ci aiutano ogni tanto come possono.

2. Principi di base
Fin dall’ inizio il lavoro nell’ istituto si svolge sulla base dell’ accordo coi vescovi ortodossi e cattolici e col Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani a Roma.
Nel frattempo Dr. Rauch ha trovato un secondo collaboratore responsabile, il sacerdote Dr. Klaus Wyrwoll, l’altro dei due studenti del "viaggio iniziale" del 1960. Assieme ai direttori cerchiamo di svolgere i nostri compiti nello spirito del Vangelo: di decidere sempre in unità, di aggiornarci vicendevolmente dei nostri lavori, di farci uno coi borsisti e con gli ospiti, di amarli concretamente, come Gesù ci ha raccomandato, e Chiara si aspetta.
Stiamo attenti che ognuno possa celebrare o assistere alla propria liturgia, vivere le feste della propria chiesa, osservare il digiuno della propria tradizione, in breve: che ognuno possa vivere come membro autentico della sua chiesa. Le borse di studio sono limitate ad un periodo di quattro anni al massimo e annualmente desideriamo che ogni borsista trascorra uno o due mesi a casa sua in modo da non perdere il rapporto con la propria chiesa. Normalmente lo studente prepara dottorato con un professore di una istituzione scientifica nell’ambito della sua chiesa, ed usa le facilità sciemtifiche di Regensburg, le biblioteche, il consiglio dei nostro professori della facoltà cattolica.

3. Il nostro lavoro
Praticamente siamo stati fedeli alla linea originale. Ma i contatti con le chiese ortodosse e orientali sono talmente cresciuti, che ora lavoriamo solo per le chiese orientali, cio per dare a loro la possibilità di conoscere meglio la chiesa cattolica. Ci sono altri istituto che s’impegnano per i fedeli dell’ovest facendo loro conoscere meglio le chiese dell’est.
3.1. Il nostro lavoro coi borsisti
Come borsisti vengono quasi sempre degli studenti già laureati in teologia, scelti dai loro professori e raccomandati dai loro vescovi, per prepararsi ad un dottorato. Sono monaci, sacerdoti, diaconi e laici o monache mandate dalle loro badesse.
I nostri amici nell’istituto sono diversissimi, non solo per la tradizione ecclesiale, per la mentalità e cultura, ma anche per la lingua, per l’età e per lo stato civile. La maggioranza di loro viene senza conoscenza della lingua tedesca. La loro permanenza a Regensburg dura da tre mesi a 4 anni.
Come prima cosa offriamo loro delle lezioni di tedesco in modo che possano poi studiare all’università di Regensburg o in un’altra università tedesca la loro materia specifica o approfittare della letteratura teologica tedesca per i loro successivi studi. Già qui nascono tantissime possibilità di amarli concretamente e di farsi uno con loro per ciò che riguarda i metodi ed i programmi delle lezioni, soprattutto con coloro che hanno maggiori difficoltà, nello sforzo di farsi capire particolarmente all’inizio.
Attualmente ho per esempio nei corsi di tedesco tredici persone di sette lingue diverse che scrivono in cinque diversi caratteri. Così siamo praticamente costretti ad esprimerci e a capirci con l’amore concreto, che vuol dire farci uno con loro. Per esempio preparare le loro stanze come potrebbe piacere a loro con delle icone sui pareti con delle decorazioni dei loro paesi, procurare gli strumenti che sono abituati ad usare in cucina a casa loro, fare delle lezioni con mimi, gioccatoli, figurine invece di spiegare le cose con delle parole che non possono capire, cercare di avere un’atmosfera distesa nella quale trovano il coraggio di pronunciare le prime parole tedesche, in breve: mettere in atto la fantasia …
Ho già accennato alla diversità degli abitanti dell’istituto. Certo, quando uno sa’ un po’ di tedesco ci può spiegare tante cose del suo popolo, della sua famiglia, della sua chiesa, delle sue usanze. Ma molto di più si capisce naturalmente vivendo, pregando, lavorando, studiando insieme, praticando la carità e la misericordia l’uno verso l’altro.
Chi arriva vede subito che in questa casa abitano delle persone di diversissime mentalità e tradizioni. Il rapporto fra loro non si costruisce sempre con facilità. Forse questi fratelli e sorelle hanno la stessa tradizione ecclesiale, ma poi vengono da nazioni diverse. Ci sono usanze diverse per esempio riguardando i pasti: Gli indiani usano delle spezie fortissime, c’è chi mangia moltissimo aglio. Altri sono abituati a mangiare con le dita e dicono che le nostre posate di metallo sono barbariche. Ma gli studenti sono in quattro o cinque insieme in una cucina, dove preparono i pasti e mangiano. Diciamolo pure: Si tratta delle famose cosidette piccolezze che possono formare col tempo una difficoltà seria fra coloro che volevano amarsi in Cristo. Non parlo neanche dei diversi caratteri o delle riserve del’uno verso l’ altro - in parte dovute a fatti storici.
Cosa fare allora? Spesso abbiamo constatato che non esiste sistema migliore per creare una vera comunità che fare una cosa concreta insieme. Così vengono fuori da ciascuno le capacità più belle e nasce una vera famiglia. Abbiamo cominciato con la restaurazione della casa. E un vechio monastero, costruito più di 300 anni fà. Assieme ai borsisti abbiamo tappezzato e dipinto le stanze, messo delle moquette sui lunghi corridoi, sistemato le porte e le finestre, in base alla proposta di due borsisti russi abbiamo messo sù una cappella ortodossa.
Un esempio: Un piccolo problema era per noi la scala interna della casa, diventata molto brutta dal colore sciupato. Mentre stavamo pensando come si poteva renderla più bella con pochi soldi (perch ne abbiamo sempre troppo pochi), un etiopie, già dottore di teologia, ci ha detto: "Facciamo un’azione insieme. Noi tutti aiutiamo." Di fatti hanno poi tutti aiutato a scolorare il legno di 64 scalini, a lisciarli e verniciarli. E’ stato un lavoro di quattro mesi in cui ognuno ha dato del suo tempo libero quanto poteva. La cosa più bella in questa azione è stato l’amore fra tutti e l’esperienza della gioia che dà la fraternità, l’uguaglianza dei figli dell’unico Padre.
Un punto importante nel corso dell’anno di studio è un viaggio a Roma con l’udienza del vescovo di Roma. I nostri spesso scoprono che il nostro Papa non esercita il suo ministero nella maniera da loro pensata prima.. Le preghiere alle tombe degli Apostoli o una funzione nelle catacombe fa crescere in tutti noi il desiderio della comunione piena, voluta da Cristo, cercata sempre dagli Apostoli e vissuta nella chiesa primitiva. Esperienze di questo tipo rimangono nella memoria per parecchi decenni.
Oltre un viaggio a Roma fa parte del programma la partecipazione a manifestazioni ecumeniche importanti in Germania. In esse i borsisti hanno la possibilità di fare delle esperienze preziose anche con le chiese della Riforma.
3.2. Funzioni liturgiche e vita spirituale
Ogni mattino alle ore nove ci incontriamo coi borsisti prima delle lezioni nella cappella ortodossa per una breve preghiera per l’unità dei cristiani, chiedendo allo Spirito Santo che ci aiuti a dare ad essa il nostro contributo.
Alle volte siamo presenti alle divine liturgie degli ortodossi e loro alla nostra santa messa, logicamente senza concelebrazione e intercomunione, perchè la nostra unità con la chiesa cattolica e quella degli ortodossi con le loro rispettive chiese è per noi di una importanza enorme.
Alle liturgie del rito bizantino contribuiscono tutti i presenti, perciò devono mettersi bene d’accordo su chi celebra e quando, chi canta quale parte. La s.liturgia quasi sempre celebrata alternando nelle singole preghiere 4 lingue: lo slavo, il greco, il romeno e il tedesco. Anche questo è un aiuto per avvicinarsi vicendevolmente. Si è verificato il caso che non c’era nessun ortodosso a cantare. Allora abbiamo imparato, noi cattolici, i canti più importanti per sostituire il coro ortodosso.
Per me non è stato sempre facile. Sono abituata piùttosto alle funzioni brevi del rito latino. Partecipare ad una liturgia di due o quattro ore, di cui non capisco la lingua e non conosco i riti mi è costato particolarmente all’inizio. Ma col tempo ho scoperto tante cose belle nei riti orientali. Spesso mi fanno riflettere. Ho scoperto che la forma e tradizione latina non è l’unica valida, che potremmo imparare tante cose l’uno dall’altro ed arricchirci a vicenda con i valori che Dio ha fatto crescere nelle diverse tradizioni ecclesiali.
Forse possiamo solo amare quanto conosciamo, e viceversa: E’ l’amore che ci spinge a conoscerci di più. Riusciamo a resistere alla tentazione di disunità a causa delle diversità in quanto cerchiamo di mettere in atto quest’amore.
Per ricordarci prima di tutto noi collaboratori di questo "programma dei programmi", appendiamo il cartello della parola di vita del mese all’ inizio di un lungo corridoio accanto ad una porta che attraversiamo spesso durante la giornata. Ci aiuta veramente a ricordarci della cosa più importante e a non perderla di vista fra le molte realtà della vita quotidiana.
Appena che un gruppo sa’ un po’ di tedesco io uso dei testi tedeschi come base della conversazione e per esercizi di traduzione. Cosa c’è di migliore per dei teologi che non il lavoro con la Santa Scrittura? Spesso abbiamo preso il pezzo del Vangelo che si leggeva la domenica seguente nella divina liturgia ortodossa. Altre volte abbiamo letto - poco alla volta - un Vangelo intero. Pezzo per pezzo ci siamo sforzati di colloquiare sul contenuto di esso. Non di rado trovo un commento adatto di Chiara che ci aiuta. Se i borsisti lo desiderano, leggiamo regolarmente il commento di Chiara alla parola del mese. I momenti dello scambio dei nostri pensieri sono per me sempre preziosi. Il fatto interessa, che più di un millione di uomini e donne in tutto il mondo vivono lo stesso programma spirituale. Così succede che alcuni borsisti vogliono avere regolarmente la parola di vita. Vengono invitati a partecipare al gruppo della parola di vita che s’incontra mensilmente nel focolare. Quasi sempre vi sono presenti gli ortodossi, è un dono per il gruppo intero.
Il soggiorno dei nostri amici in Germania dovrebbe servire - come detto - anche per conoscere meglio le chiese occidentali e la loro vita. A questo scopo servono inviti alle manifestazioni del movimento: alla mariapoli, alle giornate, ai congressi di Castelgandolfo. Alle volte c’è la possibilità di passare una serata in focolare, di approfondire la spiritualità dell’unità di Chiara e di scambiare le nostre esperienze. Di questi momenti bellissimi siamo sempre particolarmente grati a Dio.
Una volta costruita l’amicizia, questo rapporto reciproco va avanti, quando tornano nei loro paesi. Ci scriviamo, ci frequentiamo qui o lì, ci teniamo in contatto per mezzo della rivista "Città Nuova", in tedesco "Neue Stadt", quando è gradita. E poi esistono in tutti i loro paesi dei focolari con i quali alcuni dei nostri ex-borsisti cercano di comunicare.
Tutti questi contatti col nostro movimento si svolgono d’accordo coi nostri direttori che personalmente partecipano alle nostre manifestazioni in quanto è possibile.
3.3. Altre attività dell’istituto

Realizzando gli accordi col Patriarca Athenagora e con gli altri Patriarchi delle chiese ortodosse, l’istituto o meglio il segretariato per i contatti coll’ortodossia organizza dei congressi scientifici. Nella preparazione e nell’ esecuzione di essi cerchiamo di seguire le linee evangeliche: Mettere alla base dei colloqui l’amore reciproco, apertura senza pregiudizi, rispetto davanti alle diverse tradizioni ed alle stutture ecclesiali. Di più: Sappiamo bene che possiamo capire l’altro nella sua diversità solo mettendo da parte le proprie idee mentre l’ascoltiamo per far entrare in noi il fratello con le sue idee e sentimenti. Quando questo atteggiamento è diventato reciproco scopriamo tante, tante cose comuni nascoste sotte delle espressioni e forme diverse. Ci sembra di intuire che l’unità è nella varietà delle chiese con la grazia di Dio si può raggiungere. Molti partecipanti ce l’hanno confermato dicendo che hanno attinto speranza e forze nuove per le loro attività ecumeniche.
Nei dieci simposi sui sacramenti e il mistero della chiesa e in tre congressi in occasione di grandi giubilei, abbiamo sperimentato questa realtà di volta in volta con crescente chiarezza e ci siamo scoperti sempre di più come veri fratelli e sorelle.
Abbiamo pubblicato in un libro i singoli contributi di ognuno di questi congressi. Altre nostre pubblicazioni, con l’intenzione di farci conoscere reciprocamente di più o di offrire un piccolo servizio ai nostri fratelli e sorelle ortodossi sono un libro sulla venerazione della Madonna in Russia ed in Baviera (in lingua russa e tedesca), un libro "Sophia-Maria" sul rapporto fra la letteratura sapienziale nell’est e nell’ ovest e la Mariologia ed Ecclesiologia, un Videofilm che fa vedere il rapporto dei fedeli russi con la Madonna ( è stato più volte mandato in onda dalla televisione russa) e un "annuario", quasi un elenco alfabetico di tutti i vescovi ortodossi con il loro indirizzo e qualche appunto sui loro dati personali.
L’istituto di Regensburg vuole essere una casa di ospitalità. L’icona di casa è la Philoxenia di Abramo, che ha riconosciuto Dio nell’ estraneo dopo averlo accolto con amore. Ogni anno abbiamo più di 100 ospiti ortodossi che si fermano qualche giorno o qualche mese nell’istituto, ex-borsisti, vescovi, professori, amici, fratelli finora sconosciuti mandati dai nostri amici o persone che vogliono conoscere le nostre attività.
Con queste visite e con dei viaggi soprattutto dei due direttori nei paesi delle Chiese Orientali si approfondiscono i rapporti, nascono dei contatti nuovi, vengono fuori i desideri e le proposte dei vescovi e si fanno dei progetti riguardo i nostri compiti.
Nel periodo dopo il crollo dei sistemi comunisti nell’est abbiamo investito tempo e forze per offrire degli aiuti materiali. La riconoscenza dei destinatari è stata commovente. Ma poi, abbiamo visto, che moltissime azioni del genere vengono svolte da altre istituzioni e che noi non possiamo fare tutto quello che voremmo fare. Recentemente i nostri direttori si sono messi d’accordo per assumere in futuro solo i compiti originali dell’istituto cio dare degli aiuti al progresso spirituale e intellettuale delle persone.

4. Risultati
Da quando è stato iniziato questo lavoro quasi 300 vescovi sacerdoti diaconi e laici ortodossi e delle Antiche Chiese Orientali sono stati aiutati dai vescovi tedeschi a progredire nel loro lavoro pastorale per la propria diocesi ortodossa. Con quasi tutti i contatti vanno avanti in varie forme.
Tutti si ricordano con piacere del periodo passato da noi, dove mai c’è proselitismo, in cui hanno potuto conoscere meglio la chiesa cattolici e quelle della Riforma. Neanche uno ha lasciato la sua chiesa. Nel frattempo sono diventati sacerdoti, vescovi, professori, badesse o sono stati incaricati di altri compiti importanti dalla loro chiesa. Così hanno la possibilità di dare la loro esperienza ad altri, di ridurre pregiudizi, di sciogliere i timori nei contatti con la chiesa cattolici e contribuire a costruire un rapporto più disteso.
Consideriamo un risultato di questo lavoro il fatto che i nostri due direttori spesso sono richiesti di dare un contributo ufficiale nei congressi organizzati dagli ortodossi o per le feste ortodosse. E’ un risultato il fatto che la chiesa siro ortodossa dell’India ha chiesto a Chiara, nel 1993 per la quarta volta, di mandare due predicatori cattolici del movimento al grande convegno annuale dei suoi fedeli.
Giorno per giorno l’esperienza ci fa vedere che questo lavoro va avanti in quanto c’è unità fra noi collaboratori. Se non siamo uno o non del tutto, saltano fuori subito le diversità anche intorno a noi, nascono delle tensioni e difficoltà di ogni genere, che si possono capire ma non vincere umanamente. Però vivendo in unità fra noi con tutte le conseguenze questa unità si allarga quasi automaticamente e coinvolge anche gli abitanti dell’istituto, gli ospiti e tutte le persone che hanno a che fare con noi. E i problemi presto o tardi si risolvono. Sapere questo ci d coraggio e la speranza che con la grazia di Dio possiamo dare, con il nostro lavoro, un piccolo contributo all’

UT OMNES UNUM SINT.

Sigrid Scheer und Albert Rauch






Fonte : http://home.t-online.de/home/niko.wy/it.htm





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