lunedì 5 agosto 2019

SAN BERNARDO DA CHIARAVALLE





SAN BERNARDO DA CHIARAVALLE
       
            
            
San Bernardo, tra gli spiriti e i personaggi più autorevoli e originali della storia occidentale, fu senza dubbio il santo e il genio del XII secolo, il protagonista non solo della vita dell’Ordine Cistercense, ma anche delle vicende ecclesiastiche, delle controversie teologiche e monastiche, della politica del papato di quel tempo: predico' nel 1142 la seconda crociata, sostenne e promosse l’Ordine Cavalleresco dei Templari. Non a caso, dunque, fu chiamato con l'appellativo di "ultimo dei Padri della Chiesa".

Egli nacque nel 1090 nel castello paterno di Fontaines-lès-Dijon in Borgogna. Ad otto anni circa, Bernardo fu affidato alla scuola cattedrale dei Canonici di Saint Vorles in Châtillon, dove, secondo il cronista «amava restare in disparte, timido, poco incline alla conversazione, mirabilmente raccolto, gentile ed obbediente, modesto, dedito al servizio di Dio e vigile nel conservare pura la propria fanciullezza». La scuola dei Canonici di Châtillon era, in quel tempo, una delle istituzioni più prestigiose della Borgogna, dove lo studio degli scrittori latini costituiva l'elemento fondamentale del curriculum umanistico, ma non includeva il pensiero greco, ancora poco studiato in Occidente.
Dopo la morte della madre, avvenuta nel 1107, Bernardo avvertì un senso di vuoto interiore e di impotenza di fronte alla vita. Aveva 17 anni, e fece anche una certa esperienza di vita socialmente brillante. Tra il fragore delle armi e le seduzioni del mondo, Bernardo sentiva, con crescente insistenza, il richiamo di Dio per la quiete e la pace del chiostro.
Nel 1112 bussò, insieme ai suoi confratelli alle porte di Cîteaux e giurò all'abate Stefano Harding di osservare la Regola di San Benedetto. L'abate accolse sicuramente con gioia questo gruppo e seppe discernere la ricchezza della personalità di Bernardo e dargli fiducia, anche se, sotto molti aspetti, si scoprì tra loro una notevole differenza di temperamento. Un esempio è la divergenza di opinione sul concetto di estetica: per Stefano verteva più sul visivo, in conformità alle arti plastiche - sono testimoni a questo proposito i manoscritti con miniature che datano del suo abbaziato - invece, per Bernardo l'estetica si apprezzava con l'orecchio e con la voce, attraverso la musica e l'ascolto - essenzialmente ascolto della Parola di Dio, del Verbo di Dio che si rivolge al monaco al quale non è permesso distrarsi.
Anche a Cîteaux, nonostante l'austerità, Bernardo non riusciva ancora a soddisfare l'anelito per la perfezione spirituale. Considerava come perduto il tempo concesso al sonno ed aveva perso ogni desiderio del cibo: si nutriva solo per evitare di svenire. Trascorreva molto del suo tempo a studiare la Sacra Scrittura e le opere dei Padri della Chiesa, senza trascurare il lavoro nei campi. Bernardo aveva un grande amore per la natura che ammirava e considerava un mezzo di comunicazione con Dio.
L'arrivo di Bernardo con i suoi trenta compagni segnò una svolta nella storia di Cîteaux e dell'Ordine Cistercense.
Nel 1113 fu fondata la prima casa figlia La Fertè, nel 1114 fu eretta Pontigny e nel 1115 Clairvaux, sotto la guida di Bernardo, dove rimarrà per tutta la vita come abate. L'abbazia di Clairvaux fu edificata nel fondo di una valle - «Benedictus montes, Bernardus valles amabat» - perché il desiderio di solitudine e l'esigenza di nascondimento sono stati i criteri che hanno presieduto alla scelta dei siti delle prime fondazioni cistercensi.
Nel 1116, all'età di 26 anni Bernardo fu ordinato sacerdote e ricevette la benedizione abbaziale. Divenne grande amico del celebre maestro Guglielmo di Champeaux, considerato con lo stesso Bernardo, con Elredo di Rievaulx e con Guerrico d'Igny, uno dei 'quattro grandi Padri' della spiritualità cistercense. Grazie alla grande spiritualità di Bernardo, alla sua purezza e semplicità, l'abbazia di Clairvaux appariva come «la cittadella dello spirito».
Nel 1118 Clairvaux fondò la sua prima casa figlia, e, durante trent' anni circa, il ritmo delle fondazioni è di due monasteri all'anno, attraverso tutta la cristianità occidentale ad eccezione dell'Europa centrale. Alla morte di Bernardo, nel 1153, l'Ordine di Cîteaux può contare 345 monasteri, di cui 167 risalenti a Clairvaux, che si tratti di fondazioni o di monasteri che hanno chiesto di essere incorporati all'Ordine. Bernardo stesso affermava: «Ardere et lucere perfectum» (la perfezione consiste nel bruciare e nel brillare della carità), affermazione che racchiude tutta la spiritualità e austerità del Santo. La salvezza di una persona, per San Bernardo, dipendeva dalla risposta ad una vocazione di cui si é intimamente convinti.
Durante la vita di Bernardo a Clairvaux furono copiati molti manoscritti. Sul finire del XII secolo Clairvaux aveva una biblioteca di 340 volumi - i manoscritti cistercensi, come le abbazie dell'Ordine, emanano un sereno spirito di vetustà e traspirano, nella loro sublime semplicità disadorna, un senso di austerità.
Bernardo fu anche poeta alla maniera di San Francesco. Nei Sermoni, ricchi di immagini e testimonianza del suo animo profondamente poetico, Bernardo proponeva ai suoi monaci come tema di riflessione l'unione dell'anima con Dio. I monaci, la cui vita era tesa alla santità ed alla quiete interiore, trovavano nelle parole di Bernardo l'alimento necessario alla loro perfezione. Bernardo scrisse diversi trattati, ricchi di riflessione mistica, e circa cinquecento lettere, alcune delle quali sono da considerare veri trattati spirituali. L'esempio più brillante é 'L'amore di Dio, il suo contributo alla spiritualità cistercense'.
 

La Lactatio di San Bernardo, affresco nella chiesa abbaziale di Rivalta Scrivia (Alessandria)
Un altro grande contributo di Bernardo alla spiritualità dell'Ordine fu la sua devozione per la Madre di Dio. La tradizione di chiudere la giornata con il canto Salve Regina, dopo la Compieta, ha avuto inizio nei monasteri cistercensi, da cui si é propagata in tutto il mondo cristiano. Il trattato 'Memorare' può essere considerato il compendio della devozione di Bernardo verso Maria. Per Bernardo, Maria, la 'Madre di Dio', non era un'astratta formula dottrinale, ma 'madre' prima di tutto, un tramite necessario voluto da Dio: senza di lei non c'è salvezza per l'eternità.
Durante i primi dieci anni a Clairvaux, Bernardo visse nel ritiro della vita monastica. Il suo influsso, però, attraverso le lettere che egli scriveva, si andava allargando. Il suo prestigio spirituale cominciava a prendere le redini della storia del XII secolo.
Nel 1128 partecipò, sebbene molto malato, al concilio di Troyes, e presenziò all'approvazione dell'Ordine dei Cavalieri del Tempio. Ai suoi occhi l'ideale di questo nuovo Ordine, che fondeva cavalleria e monachesimo, appariva come il vertice della perfezione umana. 




 
L'anno 1130 è una data chiave per la vita di Bernardo: fino ad ora si è unicamente consacrato alla vita della sua comunità e del suo Ordine, ora entra, in modo attivo e decisivo, nella vita della Chiesa, aiutando a risolvere una situazione di crisi; alla morte di papa Onorio II, furono eletti, da due fazioni avverse, altrettanti papi: Innocenzo II e Anacleto II. Il primo fu costretto a fuggire e si rifugiò in Francia, a Cluny. Il re francese Luigi VI, per un pronunciamento sulla legittimità di elezione, convocò un Concilio ad Etampes al quale fu invitato anche Bernardo. Si stabilì che il pronunciamento di Bernardo dovesse essere accettato come espressione del Concilio. Bernardo si pronunciò per Innocenzo II quale papa legittimo, il quale così ottenne il riconoscimento dal re Luigi VI, da Enrico d'Inghilterra, dall'imperatore di Germania, Lotario.
Bernardo era così divenuto guida ed arbitro, rispettato e temuto, degli avvenimenti europei. Dal 1131 al 1133 seguì il papa Innocenzo consigliandolo ed aiutandolo nella riconquista della sede papale a Roma. Da quel momento, sempre più spesso la Chiesa lo chiamò per risolvere difficili dispute di potere. Sicuramente grande era l'ascendenza di Bernardo sui cavalieri del tempo, uomini forti, disposti ad ogni avventura, sensibili però ai forti ideali dello spirito. Il fascino della grande personalità di Bernardo fu motivo di numerose conversioni anche tra i potenti. Al culmine del prestigio politico, dopo aver portato a termine l'unificazione della Chiesa cattolica, egli si ritirò con gioia nella solitudine di Clairvaux.
In una lettera del 1142, Bernardo esprimeva il desiderio di lasciare Clairvaux solo per partecipare al Capitolo Generale, una volta l'anno. Oramai le forze lo stavano abbandonando. Nonostante questo suo desiderio, nel 1145 percorse la Languedoc per porre termine agli errori degli eretici e nel 1147 il papa Eugenio III, già abate cistercense delle Tre Fontane, lo incarica di predicare la seconda crociata. Così Bernardo predicò in Francia e in Germania raccogliendo un nuovo esercito destinato ad uno sfortunato destino. Bernardo accettò la sconfitta cristiana in Terra Santa come una prova di fede. Ancora una volta aveva sperimentato che le vie di Dio non coincidono con quelle dell'uomo.
Gli ultimi anni di Bernardo, ormai malato, passarono in attesa della morte. Nonostante ciò notizie di sempre nuove eresie lo chiamarono all'opera fino alla vigilia della fine, sopraggiunta il 20 agosto 1153.
 Senza di lui, il secolo XII sarebbe stato, forse, diverso: ha consigliato papi, re, ed é stato una guida per gli uomini del suo tempo. Guglielmo di Champeaux, nella biografia del Santo 'Vita Prima' scrive che Bernardo «portò il XII secolo sulle sue spalle».
La storia ecclesiastica del secondo quarto del secolo XII (1123-1153) si compendia nella persona carismatica di Bernardo «Non c'è, infatti, avvenimento cui san Bernardo non sia stato interessato: Oriente ed Occidente, Chiesa e società laica, clero secolare e regolare hanno subìto l'impronta del suo genio: papi, vescovi, re, signori, contadini, operai sono stati a diverso titolo, rimproverati, moderati, flagellati come anche confortati, esortati, incoraggiati, infiammati da questo monaco ardente e impetuoso, vero inviato di Dio per strappare gli uomini al peccato, all'iniquità e al vizio, per attirarli, in seguito, verso le più alte vette dell'ideale cristiano».
Bernardo è passato alla storia soprattutto per l'apporto e l'influsso del suo pensiero, dell'esperienza di mistico che permeò tutto il basso medioevo e riaffiorò, in esigenza di autenticità e di esperienza del divino, alla metà del XV secolo nella theologia cordis, nella devotio catholica: «L'influsso religioso nei suoi tempi fu enorme; da lui dipesero tutti i mistici del medioevo e a lui attinsero a piene mani: lo si leggeva, lo si studiava quasi come sant'Agostino».
La comprensione di Bernardo è legata all'aspirazione, all'esperienza, all'ideale della vita monastica come espressione più alta della vita cristiana. Bernardo fu uomo di azione a causa delle circostanze e suo malgrado: «Egli volle essere monaco, monaco anzitutto e sempre,non aspirando che alla meditazione delle cose divine, alla pratica dell'ascetismo che, mortificando la carne e lo spirito, permette di raggiungere quel Gesù crocifisso che egli considerava compendio di tutta la sua filosofia».
L'ideale monastico di Bernardo è intimamente collegato al chiostro cistercense. Se il monachesimo è l'apice della perfezione cristiana, l'aspirazione alla vita monastica è correlata direttamente al monastero cistercense, agli ideali cistercensi, al movimento cistercense: «Extra Cistercium nulla salus».
Il primo abate di Clairvaux ha dato all'Ordine cistercense un respiro universale, permeandolo di profonda sensibilità ecclesiale. Per inclinazione e intenzione egli fu sempre un monaco; visse con forte intensità ecclesiale l'impegno dell'azione sostenuto dalla ricchezza della contemplazione.
Nel 1830, Pio VIII lo insignisce del titolo di Dottore della Chiesa. La santità di Bernardo e i suoi scritti, costituiscono l'eredità e il patrimonio dell'Ordine cistercense che sopravvive a più di otto secoli di storia. Il messaggio di San Bernardo agli uomini del nostro tempo, affamati di felicità e amore é sicuramente in questo brano del trattato 'L'amore di Dio': «Il cammino di questo pellegrinaggio terreno non si può chiamare tale se la ricerca della felicità non esce dal meschino cantuccio dell'egoismo, per immergersi nella volontà di Dio».









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