EVANGELIZZAZIONE E DIALOGO IN
GIAPPONE
Alcune annotazioni finali
Mons. Pietro Rossano
22 maggio 1987 (Uji-Kyoto)
L'evento di Assisi (ottobre 1986) ne e' stato l'epifania.
In questo contesto il dialogo appare oggi nella Chiesa come una forma moderna della missione, in quanto considera l'altro gia' depositario di valori etico-religiosi, che sono significativi anche per i cristiani, per la Chiesa e per l'umanita'. Esso non prevede innanzitutto l'annuncio, ma cercando cio' che gia' unisce e accrescendolo con l'immissione di valori evangelici ne prepara la strada, la formulazione e l'accoglienza. "Il clima del dialogo e' l'amicizia, anzi, il servizio" (Paolo VI Ecclesia Suam n.90)
2- Per evangelizzare in spirito dialogico e' necessario conoscere a fondo, ascoltare, apprezzare, discernere le aspirazioni profonde e i valori dell'interlocutore. Esiste infatti gia' un'azione creatrice illuminatrice e santificatrice di Cristo e dello Spirito nel campo dell'umanita', fuori dei confini della Chiesa visibile, che si manifesta soprattutto nel dinamismo religioso. Ne danno testimonianza la Bibbia, (soprattutto nella tradizine sapienziale e nella cristologia efesina), la tradizione cristiana, il Concilio Vaticano II e il magistero del Papa.
Esiste pero' anche l'influsso dello spirito del male, dell'egoismo, del peccato e della resistenza umana allo spirito nelle religioni umane. Per raggiungere questa conoscenza sincera degli interlocutori non cristiani, si richiede amore, connaturalita', superamento delle proprie eterocomprensioni, stare insieme, per raggiungere l'altro nella sua autocomprensione, "la' dove si trova" (Kierkegaard)
3- Il campo del Giappone e' intriso in profondita' di Shinto, Confucianesimo e Buddismo nelle sue varie forme. Ma queste tradizioni, pur essendo ben visibili, non sembrano offrire oggi un vero quadro di pensiero e di condotta, rispondendo soltanto perlopiu' a bisogni rituali.
Si affacciano invece le nuove e le nuovissime religioni, mentre pullula una religiosita' superstiziosa e si diffonde la mentalita' scientifica (logica-formale) che, unita al consumismo, porta alla secolarizzazione.
Non esiste un pensiero religioso forte e organico che sappia affrontare i nuovi problemi della vita e della cultura, ma e' innegabile che la radice religiosa esiste, caratterizzata qui da facile accoglienza, sincretismo e relativismo pragmatistico, allergico a forme dottrinali e istituzionali.
4- Sembra urgente per gli operatori del Vangelo, percorrere il tunnel della inculturazione, cioe' assumere le forme espressive, le categorie culturali, la scala dei valori, i modelli, le reattivita' degli interlocutori, mettendo tra parentesi, per quanto e' possibile, le forme culturali ricevute per natura ed educazione, per avvicinarsi all'altro fin nelle radici della sua autocomprensione e del suo itinerario culturale, accoglierne le istanze profonde e rispettandole umanamente e teologicamente.
La comunicazione del Vangelo e dei suoi valori esige poi, sia un'ermeneutica del messaggio, sia dell'interlocutore, in modo che cio' che viene offerto risponda alle sue attese profonde e doni senso, conforto, comunione, purificazione, luce e speranza.
Si riflette abbastanza, per esempio, a cio' che si nasconde dietro alla diffusa aspirazione, che si nota ovunque nei templi giapponesi, a conoscere il futuro e a garantirsi da esso? Non vi potrebbe rispondere il cristiano sottolineando la certezza dell'amore di Dio che e' in noi? (Cfr. Rom. 8,31)
5- E' necessaria una chiara consapevolezza della novita' evangelica che rompe lo schema sostanzialmente umanistico-naturistico della religiosita' giapponese, il Vangelo con la sua struttura storico-sapienziale etica e le sue valenze culturali che toccano e trasformano tutti gli aspetti della vita e della cultura (lavoro, economia, educazione, diritto, politica, arte, etc.).
Questa donazione evangelica che viene dall'alto non distrugge cio' che trova, ne' si identifica od equivale ad esso, ma perfeziona, purifica, eleva e forma la "nuova creatura".
E' come il sale, il seme, il lievito, l'innesto, secondo il linguaggio biblico. Comporta una forte idea di Dio creatore e dell'uomo, sua immagine e creatura, ma peccatore, afferma l'intervento di Cristo nella storia e il dono dello Spirito, la nascita della Chiesa come comunita' aperta, accogliente, sollecita per gli uomini, celebrativa e piena di speranza, con il compito nel mondo di operare per il Regno di Dio di cui deve essere segno, inizio e strumento. Il tutto proiettato verso un'orizzonte escatologico sotto il segno della vittoria del bene e della giustizia.
6- L'offerta del Vangelo viene realizzata con fatti e parole intimamente connesse. Si effettua con il dialogo e con l'annuncio, a seconda delle circostanze, due realta' inscindibili perche' ogni dialogo deve irradiare profumo evangelico, e ogni annuncio deve essere attuato in stile dialogico, di domanda e di risposta, di ascolto e di comunicazione.
E' necessario riflettere molto sulla molteplicita' delle forme di comunicazione e quale di esse convenga meglio in Giappone: verbale e non verbale, con il corpo e con il silenzio, da cuore a cuore, con simboli e immagini, con l'amicizia e la collaborazione, nel servizio e nel contagio esistenziale, nell'esperienza e nell'estetica, in ogni caso nella ostensione concreta della vita nuova.
7- Non si dovrebbe nascondere che il fine di tutta la comunicazione (annuncio e dialogo) e' di avvicinare maggiormente gli uomini a Dio e tra loro (fine della Chiesa) e che il dialogo tende a una crescita reciproca e a una conversione continua.
Se e quando la conversione approdi alla richiesta del battesimo e divenga un fatto anche sociologico, e' un segreto di Dio e va lasciato alla libera decisione del singolo.
Certo il fine di tutta l'opera evangelizzatrice e dialogica e' far sorgere "persone nuove" che formino comunita' che operino come lievito e germe di speranza nella grande societa'.
8- Una attenzione particolare va data alle comunita' parrocchiali, nate dal battesimo. Chiese minoritarie, circondate da un ambiente shinto-buddista, aggredite dalle sette, minacciate dalla secolarizzazione, con un fondo atavico sempre latente, non possono correre avventure rischiose di dialogo. Devono soprattutto essere confermate nella propria identita', gli si deve offrire una spiritualita' congeniale, (per es. sfruttando il grande tema bonaventuriano della Rivelazione attraverso il Liber Naturae, Liber Scripturae, Liber Vitae), si devono educare ad assimilare i valori tradizionali e ad esprimerli in forme cristiane, a confrontarsi onestamente con il Buddismo e lo Shinto, e a darsi ragione della novita' del Vangelo.
Al tempo stesso devono diventare consapevoli della missione che loro compete in Giappone e che il dialogo e' e sara' soprattutto compito delle chiese locali. "Pronte sempre a rendere ragione della speranza che e' in loro".
9- E' urgente formare specialisti del dialogo che assumano compiti di frontiera e preparino il clima, il vocabolario, i mezzi espressivi, entrando fiduciosamente in contatto sia con i monasteri, sia con i centri di studio, sia con le maggiori personalita' religiose, in stile di amicizia e collaborazione.
Cio' per conoscere a fondo il patrimonio spirituale giapponese, per apprenderne la scala dei valori, i modelli, le categorie concettuali, e comportamentali, per creare il linguaggio di una vera comunicazione e inculturare il Vangelo.
Il loro lavoro servira' alla evangelizzazione del Giappone, dell'Asia e ridondera' a vantaggio di tutta la Chiesa.
Fonte : www.cele-jp.com/index.htm
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