Le risorse spirituali delle religioni per la Pace
Dichiarazione finale dei partecipanti al Simposio di Roma, 16-18 gennaio 2003
Mentre i conflitti separano i
vicini e le nazioni, e la minaccia della guerra incombe su di noi come un’ombra,
molte persone cercano di utilizzare la religione come una forza di divisione e
violenza, piuttosto che una forza di unità e pace.
Dal 16 al 18 gennaio 2003 a Roma,
il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha organizzato un simposio
su Le risorse spirituali delle religioni per la pace. In questo simposio,
38 partecipanti provenienti da 15 diversi paesi, si sono dedicati ad esplorare
le ricche risorse delle religioni (buddismo, cristianesimo, induismo, islam,
giainismo, ebraismo, sikhismo e zoroastrianesimo) per la pace. Questo incontro è
stato il seguito dell’Assemblea interreligiosa che si tenne in Vaticano dal 25
al 28 ottobre 1999, della Giornata di Preghiera per la Pace del 24 gennaio 2002
ad Assisi e del Forum per la pace che l’ha preceduta.
Nei recenti mesi si sono
intensificati i discorsi di guerra, ma non vi è stato un uguale incremento di
discorsi di pace. È necessario dedicare degli sforzi per esaminare come, in un
mondo che è sempre più interconnesso, possiamo trovare nuove vie per rispettare
le nostre differenze religiose mentre creiamo legami pacifici basati sulla
nostra comune umanità.
Le nostre scritture e tradizioni
sono le risorse spirituali più importanti che ciascuno di noi possiede. Siamo
convinti che le scritture di ciascuna religione insegnino il cammino della pace,
ma riconosciamo anche che i nostri vari scritti sacri sono spesso stati
utilizzati, e continuano ad esserlo, per giustificare violenza, guerra e
esclusione degli altri. Le nostre varie comunità non possono ignorare quei
passaggi che spesso sono stati male interpretati o manipolati per fini indegni
come il potere, la ricchezza o la vendetta, ma dobbiamo riconoscere la necessità
di nuovi studi contestuali e di una conoscenza più approfondita delle nostre
varie scritture che chiaramente proclamano il messaggio e il valore della pace
per tutta l’umanità.
I credenti devono esaminare quei
passaggi scritturistici che descrivono le persone di altre religioni in maniera
conflittuale con la loro autocomprensione. Ciò richiede uno sforzo rinnovato
nell’educare correttamente i nostri stessi aderenti ai valori e alle credenze
degli altri.
Tale educazione interreligosa che
prende sul serio l’autocomprensione delle altre tradizioni religiose, è
essenziale per comunicare il messaggio di pace alle nuove generazioni. La sfida
è quella di rimanere fedeli alla propria religione senza denigrare o distorcere
quella degli altri.
Le risorse spirituali per la pace
includono non solo i nostri fondamenti scritturistici, ma anche l’esempio dei
nostri correligionari che, lungo il percorso della storia, hanno insegnato la
pace ed hanno agito come operatori di pace. Questi comprendono santi, poeti,
martiri che hanno sofferto e spesso dato la propria vita a causa del loro
impegno non violento a favore della verità, della giustizia e dell’amicizia, che
sono stati i fondamenti del progresso umano. Ne fanno parte innumerevoli persone
di ogni religione, i cui nomi non sono ricordati dalla storia, ma che hanno
valorosamente agito per prevenire conflitti e guerre, che hanno dato assistenza
alle vittime della violenza senza guardare la religione o la nazione, e che
hanno lavorato per la giustizia e la riconciliazione come le basi per stabilire
la pace. Grazie alle loro azioni, essi hanno dato concreta testimonianza della
missione di ciascuna comunità religiosa ad operare per la pace in mezzo alle
dure realtà dell’ingiustizia, dell’aggressione, del terrorismo e della guerra.
Le risorse spirituali per la pace
comprendono anche gli incontri interreligiosi che hanno aiutato molti a riunirsi
insieme per apprendere le credenze religiose degli uni e degli altri, per
condividere valori, e per scoprire la possibilità di vivere e lavorare insieme
per costruire società di giustizia e di pace. Tali incontri cercano di istillare
uno spirito di rispetto reciproco e di genuina conoscenza gli uni degli altri e
ci hanno aiutato a vedere le nostre religioni come una forza di bene. Il
rispetto reciproco e il rispetto per le differenze non sono semplicemente dei
nobili scopi, ma delle realtà raggiungibili.
L’opzione per la pace non
significa una passiva acquiescenza al male o un compromesso di principio.
Richiede una lotta attiva contro l’odio, l’oppressione e la divisione, ma non
l’utilizzo di metodi violenti. La costruzione della pace richiede un’azione
creativa e coraggiosa. L’impegno per la pace è un lavoro paziente e
perseverante. Comprende anche la prontezza ad esaminare in maniera autocritica
le relazioni delle nostre tradizioni con quelle strutture sociali economiche e
politiche che sono frequentemente agenti di violenza e di ingiustizia.
Riconosciamo che nel contesto
interrelato delle nostre vite contemporanee, la cooperazione interreligiosa non
è più un’opzione ma una necessità. Si potrebbe dire che essere religiosi oggi
vuol dire essere interreligiosi. La religione prospererà in questo secolo solo
nella misura in cui manteniamo un senso di comunità fra persone di diverse
credenze religiose che lavorano insieme come una famiglia umana per ottenere un
mondo di pace .
Fonte : http://www.internetica.it/religioni_pace.htm
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