sabato 3 agosto 2019

DUOMO DI S.ANDREA AMALFI (SA)




DUOMO DI S.ANDREA
AMALFI   (SA)












I l Duomo di Amalfi è dedicato a S. Andrea del quale si commemora un miracolo.
Era il 27 Giugno del 1544 quando a mare apparvero navi pirate. Gli amalfitani atterriti si raccolsero in preghiera nella cattedrale, invocando la protezione del loro patrono: S. Andrea Apostolo.
Ad un tratto ecco che il mare divenne tempestoso così da costringere le navi pirate ad andar via.
Si gridò al miracolo e per la grazia ottenuta, gli amalfitani consacrarono il 27 Giugno giorno festivo a ricordo di quell'avvenimento.

La Cattedrale, costruita nel IX secolo, venne ampliata nel 990, quando il doge Mansone III, ottenne da papa Giovanni XV: "la promozione ed innalzamento di essa chiesa episcopale a dignità metropolitana".
Venne così ricostruita nel 1203.
Il 1208 la Cattedrale vive il momento più prestigioso della sua storia, oltre ad essere pressoché completata nella sua struttura architettonica.
Pietro Capuano, uomo dotto e di nobile famiglia amalfitana, legato pontificio in Siria che Innocenzo III aveva nominato cardinale, porta ad Amalfi il corpo dell'apostolo, cui era già dedicata la chiesa cittadina.
Con l'acquisizione delle reliquie e del crisma dell'apostolicità, la Chiesa amalfitana mostrerà il nuovo prestigio già nei termini con cui nei documenti viene da ora in poi indicata la cattedrale. Dopo l'arrivo delle reliquie, viene per la prima volta indicata come "maior ecclesia", mentre qualche anno dopo compare anche l'appellativo "ecclesia mater".
Rimaneggiata negli anni 1526, 1566 e 1691, fu poi ricostruita nel 1701-1731 allorchè l'arcivescovo Bologna la fece "rimodernare" nonostante l'opposizione degli amalfitani, come fu riportato dallo storico Camera.
Dopo il crollo della facciata avvenuta il 24 Dicembre 1861, l'atrio venne rifatto con tutta la facciata da Enrico Alvino, con la collaborazione di Domenico Morelli.
La facciata inaugurata nel 1891 è in uno stile riecheggiante l'architettura normanna campana.

L 'interno del Duomo si presenta in stile tardo-barocco. Restaurato tra il 1690 ed il 1724 da Arcangelo Guglielmelli il più celebre architetto dell'epoca, l'interno è a croce latina con tre navate divise da 20 pilastri racchiudenti colonne.
Il soffitto, a cassettoni in oro ed eseguito agli inizi del XVIII secolo dall'intagliatore napoletano Francesco Gori, presenta quattro grandi tele di Andrea d'Aste, allievo del Solimena, rappresentanti la Flagellazione di S. Andrea, la sua crocifissione, il miracolo della Manna e il Santo innalzato sulla croce.
Dello stesso artista è la tela raffigurante la Crocifissione di S. Andrea posta sul settecentesco altare maggiore, ai cui lati vi sono due amboni della fine del XII secolo, decorati di mosaici.
E' da ammirare l'antica vasca battesimale di porfido rosso egiziano proveniente da Paestum situata nella prima cappella a sinistra. In fondo alla navata destra si trova il quattrocentesco sepolcro del vescovo Andrea d'Acunto; nella prima cappella a destra è la cinquecentesca ancona marmorea raffigurante tre Santi; all'ingresso del presbiterio vi sono due candelabri con decorazioni a mosaico.
Dalla navata sinistra, tra la quarta e la quinta cappella, una scala conduce alla cripta.


D alla navata sinistra del Duomo, tra la quarta e la quinta cappella, una scala conduce alla cripta che costruita nel 1253 venne rinnovata nel 1719.
Sulle pareti della scala vi è la quattrocentesca tavola raffigurante la Madonna col Bambino ed i SS. Giovanni e Andrea e la cinquecentesca Pietà.
L'altare, opera di Domenico Fontana, è sovrastato dalla statua bronzea raffigurante S. Andrea (vedi foto), realizzata da Michelangelo Naccherino e donata da Filippo III di Spagna, e sulla trabeazione che conclude l'altare vi sono le statue marmoree di S. Stefano e S. Lorenzo di Pietro Bernini.
Sotto l'altare sono custodite le reliquie del Santo patrono, trasportate nel 1208 dal cardinale Pietro Capuano, reduce dalla Terra Santa.
Le ossa di S. Andrea, racchiuse tra meravigliose lastre istoriate, emanano una sostanza straordinaria: la Manna.


T ra i pellegrini più illustri che hanno visitato il Duomo di Amalfi nei secoli passati, gli storici hanno tramandato la visita della regina Giovanna di Napoli con il marito Ludovico e, secoli dopo, alcuni vicerè spagnoli.
 

Tra molti vanno ricordati Santa Brigida, che sulla tomba dell'apostolo pregò nel 1366, forse proprio il 30 Novembre, giorno della festività di S. Andrea, a conclusione del suo primo pellegrinaggio nell'Italia meridionale, ma prima ancora, stando ad un'antica tradizione locale, san Francesco d'Assisi.
Il movimento devozionale si intensificò ulteriormente a partire dal 29 Novembre 1304 in seguito al cosiddetto miracolo della manna, quando un vecchio pellegrino, reduce dalla Terra Santa si accorse che il vaso posto al di sopra dell'urna del santo si cosparse di bollicine gommose simili alla brina.
Da allora le reliquie furono sistemate in modo che la manna potesse venir raccolta, mediante un canaletto, in occasione delle sue frequenti e miracolose emanazioni, interpretate dagli amalfitani come un segno della protezione dell'apostolo.
L'ampolla è posta sulla tomba del santo, custodita nella cripta del Duomo.



A sinistra della facciata del Duomo è ubicato il campanile che iniziato nel 1180 e ultimato nel 1276 dall'arcivescovo Filippo Augustariccio, venne restaurato nel 1768 e ripristinato, eliminando la veste barocca che lo ricopriva, nel 1934.
Della fine del XII secolo sono la zona basamentale e i due ordini successivi di cui il primo con bifore decorate da tufo giallo e il secondo di trifore decorate da tufo grigio scuro.
La cella campanaria, databile alla fine della seconda metà del XIII secolo, presenta un corpo centrale cilindrico, al quale sono addossate agli angoli del quadrato di base quattro piccole torri coperte da un tetto con tegole gialle e nere e concluse da lanterne e presentanti ognuna tre monofore.
Gli archi intrecciati sorrette da colonne, i motivi stellari e floreali, le fasce geometriche policrome poste al di sotto del tetto del tamburo centrale, realizzati con maioliche gialle e verdi, offrono una preziosa testimonianza di forme decorative romaniche.
Un'imponente scala di 57 gradini dà accesso all'atrio coperto e sorretto da 26 colonne di spoglio chiuse nei pilastri, formanti delle trifore con archeggiature acute.

Gli storici ci hanno tramandato che nel 1389, durante la lotta tra Ludovico d'Angiò e Ladislao, gli Amalfitani che parteggiavano per il secondo, rifugiatasi all'interno del campanile, riuscirono dopo ripetuti tentativi a mettere in fuga i nemici che così scapparono via.

L a porta bronzea del Duomo di Amalfi fu fusa a Costantinopoli nel 1066 e venne donata dal ricco mercante Pantaleone di Mauro alla Cattedrale della Repubblica marinara, sua città natale.
La serie costantinopolitana comprende anche due porte della Basilica di S. Marco a Venezia, quella detta di S. Clemente, e quella donata da Leo da Molina, procuratore della Basilica dal 1112 al 1138.
I battenti bizantini si distinguono nettamente dalle altre porte romaniche, caratterizzate dal rilievo estremamente plastico e da una vivacità ricca di notazioni espressionistiche: presentano tutti un rivestimento bronzeo fissato per mezzo di chiodi a capocchia semisferica ad una robusta struttura lignea.
Verticali e correnti racchiudono pannelli decorati con figure ageminate. Le immagini sono cioè incise a bulino e nei solchi sono battuti fili d'argento, rame e smalto.
La croce che si eleva sulla porta allude al sacrificio di Cristo sulla croce, attraverso il quale l'uomo ha riconquistato la salvezza eterna.
Le quattro formelle inserite fra le croci fogliate, raffigurano l'intercessione da parte della Vergine e dei Santi tutelari della chiesa a Cristo perchè permetta all'uomo di entrare nel tempio e quindi nel Regno dei Cieli.




FONTE :  http://www.ecostieramalfitana.it/diocesiamalfi/index.html







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