“Notizie storiche sul Romitorio di San Liberatore”
di Elisabetta De Rosa e Maria
Carla Del Duca
Il
Monastero Romitorio di San Liberatore si erge sull’omonimo rilievo montuoso, a
proteggere e sorvegliare il Golfo di Salerno. Il complesso grazie alla sua
posizione si colloca su un territorio che grava su tre comuni limitrofi:
Vietri sul Mare, Cava dei Tirreni e Salerno.
Già nel secolo X era detta San
Liberatore la chiesetta esistente sul Monte Butornino. La chiesa fu fondata “ in
onore Domini nostri ac Liberatoris Jesu Christi”. L’attuale chiesetta in origine
era a due navate , attualmente oggi una è occupata dalla sacrestia dove un tempo
venivano sepolte delle monache benedettine che venivano a trovare menarvi di
vita monastica ed eremita.
Ben presto il complesso passò alle
dipendenze della badia della S.S. Trinità,secondo uno scritto del 1149 , esso
prosperò fino al XIV secolo quando poi le suore furono trasferite a Salerno.
Diverse vicende lo vedono protagonista anche durante la Seconda Guerra
Mondiale, dopo l’8 settembre 1943 gli alleati lo usarono come posizione
strategica per le piazzare i loro avamposti per dominare la “ Valle Tirrena” per
circa due settimane.
Attualmente è costituito da due
corpi di fabbrica: uno occupato dalla chiesa con sottostante un antico convento
costituito da due celle con cucina annessa. La chiesa è molto semplice
costituita da una unica navata centrale con altare in marmo e con un dipinto di
recente fattura eseguito dal pittore Maestro Apicella donato da un gruppo di
fedeli del posto da sempre devoti all’ameno monastero.
L’altro corpo di fabbrica, di forma
parallelipeda di altezza totale di circa otto metri, è costituita da due livelli
uno inferiore con accesso da una scala costituito da due ambienti di cui uno
occupato da un forno. Il piano superiore invece è costituito da un unico
ambiente diviso da un tramezzo
L’architettura del complesso è molto
semplice , di natura agreste ma grazie alla sua felice posizione paesaggistica
rende il monastero da sempre una meta per escursionisti e persone desiderose di
solitudine e amanti della natura.
Esso, infatti , è accessibile solo a
piedi, da un impervio sentiero di montagna, immerso in una vegetazione di
macchia mediterranea, quasi intatta, è notevole infatti per raggiungere il
Romitorio si attraversa un sentiero roccioso ricco di vegetazione tipica
mediterranea come il mirto, il corbezzolo, il rosmarino.. Di fatti, al termine
del tortuoso percorso pedemontano, non si ci aspetterebbe mai di trovare un
complesso di tanta bellezza e semplicità.
Una serie di interventi nel corso
degli anni hanno permesso al Romitorio di mantenere la sua funzione di Eremo, e
la sua semplice, ma allo stesso tempo, imponente struttura architettonica,
nonostante cio’, il Complesso, ormai abbandonato da diversi anni, versa in uno
stato di degrado e grave abbandono.
L’ intero complesso, attualmente non
è fruibile dai fedeli, se non in particolari ricorrenze, che, in memoria di una
forte religiosità, non dimenticata, nonostante il passare del tempo, rimane
viva, anche nelle nuove generazioni.
Tra i due corpi di fabbrica , prima
descritti, troviamo una piccola piazza, che funge da belvedere e da sagrato
alla chiesa, ma, che, aveva anche la funzione di raccogliere le acque piovane
per convogliarle nella contigua cisterna.
La parte del Complesso di S.
Liberatore che risente maggiormente dell’attuale stato di abbandono è
sicuramente il Monastero, di fatti, l’umidità di risalita, d’infiltrazione, e
quella proveniente dalla roccia, alla quale la struttura è addossata, hanno
provocato notevoli danni ai solai in legno, compromettendone gravemente la
funzione di elemento orizzontale di distribuzione dei carichi, inoltre, gli
infissi, ormai inesistenti, hanno lasciato la struttura, priva di protezione
dalle intemperie, permettendo alla vegetazione circostante di impadronirsene.
Nonostante tutto, l’ umidità
proveniente dalla parte addossata alla roccia è in continuo aumento, ed, anche,
il manto impermeabile del solaio di copertura, ormai quasi inesistente, permette
alle acque piovane di infiltrarsi e provocare, con il tempo, gravi danni all’
intera struttura.
Gli
interventi, che vengono proposti, per ridare al romitorio di San Liberatore
tutto il suo fascino di struttura religiosa, sono di manutenzione straordinaria
e risanamento conservativo, senza alterare lo stato dei luoghi, e in totale
rispetto dell’ ambiente circostante.
Verranno previsti interventi per
risanare ed isolare la strutture murarie, ammalorate, dall’ umidità di
risalita, la totale sostituzione del solaio in legno del primo piano, del
Monastero, ormai pericolante, un nuovo manto di protezione impermeabile sul
solaio di copertura, sia del Monastero che della Chiesa, un nuovo regime alle
acque piovane, e il rifacimento dell’ intonaco esterno, per buona parte
totalmente distaccatosi, sul lato del Monastero. Verranno inoltre conservate
tutti i materiali di possibile riutilizzo.
Inoltre, verrà prevista, per
l’intera struttura, l’adeguamento funzionale, per quanto riguarda, i servizi
igienici e degli impianti. La struttura potrà, così, tornare ad ospitare i
ritiri religiosi e tutti quei fedeli, che vogliano godere della ritrovata
spiritualità di S. Liberatore, di fatti, il progetto prevede una nuova
organizzazione spaziale, aumentando la capacità di ospitalità con circa 18
nuovi posti letto ripartiti in 4 camerate nel monastero con annessi servizi
igienici e due posti letto posti con bagno collocati sotto la chiesa . E’
prevista inoltre una zona comune , l’attuale sacrestia, mentre la futura sarà il
locale posto nella zona retrostante la chiesa. Tutto il progetto non altera la
natura del luogo che rimarrà cosi come è stato in tutti questi anni non ci
saranno aumenti si superfice ne cambi di destinazione d’uso.
Il futuro utilizzo del monastero
sarà quello di turismo religioso come un “OASI DI SPIRITUALITA’” dove si
potranno organizzare ritiri religiosi per piccole comunità .
Arch. Elisabetta De Rosa
Arch. Maria Carla Del Duca
FONTE : si ringraziano gli architetti Elisabetta De Rosa e Maria Carla Del Duca, tecnici incaricati del progetto di recupero del Monastero di San Liberatore, che hanno cortesemente inviato il testo della loro relazione alla Redazione di Artcurel.
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