IL VUOTO
di Beppe
Fragomeni
Presentazione di Massimo Bolognino
Il testo del prof. Beppe
Fragomeni è un studio comparativo su due importanti tradizioni sapienziali
dell'umanità, il Tantra buddhista ed il Taoismo, in dialogo con il
misticismo cristiano ed avente la finalità di mostrare l'unità nella
differenza ed il comune orientamento di ogni percorso tradizionale verso una
purificazione incessante del piano psichico e passionale sino ad attingere
quel vuoto, quella puritas cordis che, se per le grandi tradizioni non
cristiane coincide con l'attingimento mistico, nel misticismo cristiano è
condizione di possibilità della generazione del Verbo e dell'assunzione in
Cristo, nella carità dello spirito di tutto l'uomo e dell'uomo come un
tutto.
"la relazione presentata non ha
altro intento che quello di offrirsi come luogo di dialogo e conoscenza di e
tra voci autorevoli della tradizione spirituale cristiana, delle vie
sapienziali e della cultura, con l'unico scopo di creare affezione per la
lettura ed offrire stimoli e riferimenti per un personale percorso di
approfondimento diretto sui testi indicati che l'autore si è limitato a
raccogliere ed ordinare".
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Premessa
Tratteremo questo tema in modo un pò inconsueto: daremo cioè spazio e voce a tradizioni diverse, lasciando ad ognuna il commento dei propri testi. Proporremo testi e commenti Tantra, Tao Te Ching e del Misticismo Cristiano.
Potrebbe sembrare imprudente accogliere nella stessa relazione tradizioni tanto
lontane per chiarire uno stesso concetto Ma non vi saranno raffronti né
contrasti, perché noi non commenteremo i testi delle tradizioni orientali, e
queste non commenteranno i nostri. Di più, il vuoto interiore, come lo spirito,
è un valore fondante, universale, lo stesso per tutti e per ciascuno. Non c’è un
vuoto nostro da difendere e uno altrui da disprezzare, né una
religione estrinseca, superficiale da accettare o rifiutare: il discorso sul
vuoto si colloca al di là della dialettica degli opposti, oltre il principio di
non contraddizione e del terzo escluso, e si sviluppa secondo la “logica”
della mistica, che si fonda sulla coincidentia oppositorum - la “
identità degli opposti” - e sui “concetti dialettici”.
Che
poi, per la nostra razionalità duale, questo modo di procedere importi una
assurdità, è evidente: si tratta di un paradosso. Ma non ne consegue che le
cose cui si giunge debbano essere assurde.
Scrive Marco Vannini nel prologo al suo La mistica delle grandi religioni,
Mondatori, Milano 2004:
“Religioni come luogo di
separatezza, di distinzione, spesso di opposizione e conflitto: non v’è dubbio
che sia così; ma anche religioni come luogo di incontro e unione tra gli uomini,
proprio in ciò che l’uomo ha di fondamentale.
Il
primo senso è quello legato alla dimensione superficiale, super-stiziosa
appunto, rappresentativa, determinata, sociale e psicologica, delle religioni;
il
secondo è quello che si esprime nella loro dimensione profonda, universale,
spirituale, che oggi si indica spesso col termine “mistica”. In tale senso
notava, ad esempio, Simone Weil (in Lettera a un religioso, Adelphi,
Milano 1996, p. 49) come i mistici di quasi tutte le religioni si assomigliano
fin quasi all’identità”.
à l a y a
Da Tantra - la comprensione suprema - di
Bhagvan Rajneesh, Bompiani Milano
Alaya è un termine buddista. Vuol dire “la dimora”. E’ la dimora
interna, il vuoto interno, il cielo interno.
Poichè
àlaya non è mai nata
non
conosce macchia né ostruzione
La tua purezza interna è
assoluta ! E’ impossibile macchiarla. Perciò non preoccuparti ! Il tuo essere
interno non è mai nato (e) non può morire. Dalla sorgente viene ogni cosa. E’
inutile che tu ti intrometta. Non cercare di spingere il fiume, che già
scorre per conto suo verso il mare. Lascia che le cose succedano.
Il mondo va avanti anche
senza di te: i fiumi scorrono verso il mare, le stelle si muovono nel cielo, il
sole sorge al mattino, le stagioni si succedono, gli alberi crescono, mettono
fiori e foglie, poi invecchia- no e muoiono. Il tutto va avanti senza di te.
Non sei capace di lasciarti in pace, di restare sciolto e naturale e di
lasciarti trasportare dal tutto ?
Non
c’è bisogno di migliorarsi, non c’è bisogno di cambiare. Resta sciolto e
naturale, e i miglioramenti verranno da sé.
Sarai trasformato, ma non per
opera tua.
Se
tu (in quanto “io”) cerchi di trasformarti, è come se cercassi di
sollevarti da solo tirandoti sù per i lacci delle scarpe. Non provarci neppure.
Entra nella “dimora interna” e limitati ad aspettare, consapevole che
non è possibile migliorare nulla. Le cose sono già al meglio delle loro
possibilità. Non devi far altro che goderne. Tutto è pronto per la celebrazione,
non manca nulla: non farti prendere dalla smania di assurde attività. E lavorare
alla propria crescita, alla crescita spirituale dell’io è una delle attività più
assurde.
.....Non conosce né macchia né ostruzione.
Puoi aver fatto milioni di
cose. Non preoccuparti: nessuna tua azione può macchiare il tuo essere interno o
renderlo impuro. (*)
(*) Questa è la base del mito della verginità di Maria: il mito esprime un
atteggiamento di totale distacco da parte di Maria. Come è possibile che
un amplesso macchi la verginità dell’essere interno ? L’essere interno non è
neppure coinvolto, è un puro testimone. La sua verginità non conosce macchia .
Qualsiasi cosa tu faccia, la tua cavità ne resta al di fuori. Nessuna tua azione
lascia una cicatrice: è impossibile. E quando ti rilassi te ne rendi conto;
perciò smetti di preoccuparti di cosa fare e di cosa non fare, e lascia che le
cose seguano il loro corso. Allora galleggi nel cielo come una nuvola bianca,
senza andare da nessuna parte, godendoti semplicemente il movimento: il
viaggiare in se stesso è bello.
...Non conosce macchia né ostruzione;
Dimorando nella sfera dell’innato
le esperienze si dissolvono nel Dharmata. ...
Il
Dharmata è la natura elementare propria a ogni cosa.
Se
resti nella tua dimora interna, ogni cosa pian piano si dissolve nei propri
elementi naturali. (E’ questo un buon modo per liberarti dell’ego)
Sei
tu, ora, che crei la confusione; se resti dentro di te, nell’ àlaya, nel
cielo interno, scopri che in quell’assoluta purezza, come nel cielo, le nubi
vanno e vengono senza lasciare traccia.
Le
azioni passano, i pensieri passano, succedono molte cose; ma dentro, in
profondità, non succede nulla: le azioni, i pensieri non scendono a quella
profondità. Dharmata è la natura elementare propria a ogni cosa.;
quando tu torni alla tua dimora, ogni cosa spontaneamente torna alla propria, e
non c’è più alcuna turbolenza.
Quando la Luce dello Spirito colma di sé una cavità vi resta come nella propria
dimora.
Allora, se il corpo ha fame, il corpo va alla ricerca del cibo.
Il
corpo ha fame, lo Spirito osserva; il corpo mangia, Lui osserva. Lui si limita a
guardare, non fa nulla: sono le forze elementari che agiscono. Quando dici: “ho
sete”, fai confusione. Non sei tu che hai sete: il corpo ha sete, e agisce di
conseguenza, va verso l’acqua.
Restando all’interno scopri che le cose accadono da sé.
Gli
alberi trovano le sorgenti nascoste nel terreno pur non avendo ego né mente C’è
un albero; e trenta metri più a nord c’è una piccola sorgente nascosta. Come fa
l’albero a sapere dove spingere le proprie radici ? Non ha nessun indizio a
disposizione: e del resto non ha né ego né mente. Ma, per azione delle forze
elementari, le sue radici si estendono verso il nord e arrivano all’acqua.
Quando siedi tranquillo nella tua dimora interna, le forze elementari funzionano
nella loro cristallina purezza.
N o
n m e t t e r t i d i m e z z o !
Il
corpo ha fame e si muove verso il cibo: è una delle esperienze più belle, vedere
il proprio corpo muoversi da sé, e trovare acqua e cibo, o amore. Tu continui a
sedere nella tua dimora interna, e assisti ad azioni che non ti appartengono,
non sei attore ma spettatore.
Quando arrivi a questa consapevolezza, hai raggiunto l’irraggiungibile “Hai
attraversato la porta, anche se nessuno ha attraversato la porta, anche se non
c’è stata mai una porta da attraversare”.
...Dimorando nella sfera dell’ignoto
le apparenze si dissolvono nel Dharmata,
e volontà autonoma e orgoglio
svaniscono nel nulla.
Quando ti accorgi che le cose accadono da sé, come puoi inorgoglirti, come puoi
servirtene per alimentare il tuo ego ?
Come puoi dire “io” , quando ti sei accorto che la fame segue il suo corso, si
soddisfa da sé e diviene sazietà ? ; quando ti sei accorto che la vita segue il
proprio corso e diventa morte, riposo ?
Chi sei tu per affermare “io sono”?
L’orgoglio, l’io, la tua
volontà si dissolvono. Non fai più nulla, non vuoi più nulla; ti limiti a sedere
nel profondo del tuo essere; e l’erba cresce da sé !
Le
cose accadono da sé: ti riesce difficile capirlo, perchè sei stato educato ad
agire, a lottare.
L’ambiente in cui sei cresciuto ti ha insegnato che altrimenti sei perduto, che
non arrivi a nulla.
Ma
le cose succedono da sé, è nella loro natura. Lasciale accadere.
Il Maestro di Lin Chi morì.
Era un Maestro famoso, ma Lin Chi era più famoso
del suo Maestro, perchè il Maestro viveva in silenzio, ed era stato Lin Chi a
farlo conoscere alla gente.
Si radunò una folla di
diverse migliaia di persone, per rendere omaggio al morto, che, come il suo
discepolo era un Illuminato. E al funerale trovarono Lin Chi che piangeva a
dirotto, come un bambino cui è morta la madre.
La gente non credeva ai propri occhi. Era un
comportamento ammissibile in un ignorante; ma in un Illuminato, in uno che
insegna che l’essere interno è immortale ?
Se l’essere interno è immortale perchè piangi ?
Alcuni intimi andarono da Lin Chi e gli dissero:
“Smetti di piangere ! Non è bene; cosa penserà la gente di te ? Si sta già
spargendo la voce che non sia vero che sei un Illuminato; è in gioco il
tuo prestigio. E un uomo come te non ha bisogno di piangere” !
Ma Lin Chi disse loro “Cosa posso farci ? Le
lacrime sgorgano da sé, è il loro Dharmata. Chi sono io per fermarle?
Lasciate pure che la gente pensi che non sono un Illuminato. Cosa posso farci
? Non c’è più nessuno in me che agisce; succede, semplicemente. I miei occhi
piangono per conto loro. Non vedranno più il Maestro, che era il cibo di cui
vivevano.
Lo so che l’anima è
immortale, che in verità nessuno muore ! Ma come farlo capire a questi miei
occhi ? Essi non ascoltano, non hanno le orecchie !
Come si fa a insegnar loro a non piangere, perchè la
vita è eterna ? E chi sono io per insegnar loro qualcosa ? Se hanno voglia di
piangere, piangano”.
Questo è restare sciolti e
naturali: le cose succedono da sé, non sei tu che le fai.
Senza accettare né rifiutare nulla, ogni traccia di volontà svanisce; il
concetto di forza di volontà si svuota, e l’orgoglio si dissolve nel nulla.
E’
difficile capire un Illuminato; le rappresentazioni mentali non servono.
Cosa pensare di Lin Chi, che dice: “Lo so, ma i miei occhi piangono ugualmente.
Lasciateli piangere; li aiuta a rilassarsi. Non vedranno più quest’uomo, il suo
corpo sta per essere bruciato. E i miei occhi erano abituati a nutrirsi di
lui, non conoscevano altra grazia, altra bellezza che la sua. Per troppo tempo
si sono nutriti della forma di quest’uomo: è naturale che ora si sentano mancare
il terreno sotto ai piedi. Perciò
piangono”. Un uomo naturale siede al proprio interno e lascia che le cose
succedano.
Non
fa !
Solo allora appare Mahamudra, l’orgasmo ultimo con l’esistenza.
Allora non si è più separati; il cielo interno si fonde con il cielo esterno e
non ci sono più due cieli, ma uno solo.
Tutti nasciamo liberi ma moriamo in schiavitù ... !
Il
bambino è malleabile, può essere plasmato in qualsiasi modo. La società, i
genitori, gli insegnanti lo plasmano e ne fanno un personaggio con una certa
struttura caratteriale. A poco a poco impara le regole della convivenza civile,
e diventa un conformista, che è una forma di schiavitù; oppure un ribelle, che è
un’altra forma di schiavitù: i reazionari e i rivoluzionari sono nella stessa
barca; viaggiano schiena a schiena, senza guardarsi in faccia, ma sono sulla
stessa barca, dipendono entrambi dalla stessa cosa.
L’uomo religioso (nel senso di ri-legato alla dimora interiore), non è
reazionario, né rivoluzionario. L’uomo religioso è semplicemente sciolto e
naturale. Non è pro né contro nulla; è solo se stesso, non obbedisce ad alcuna
regola e non si ribella ad alcuna regola; si limita a non avere regole, è libero
nel proprio essere.
Non
è il prodotto di una cultura.
Tuttavia non è primitivo, incivile; anzi, è la possibilità più alta della
civiltà e della cultura; ma non è “educato”.
Non
ha bisogno di regole perchè la sua consapevolezza è cresciuta, e ha trasceso le
regole. Dice la verità, ma non per obbedienza ad una regola.
Essendo sciolto e naturale, è anche sincero: è una cosa che viene da sé.
Ha
compassione, ma non perchè segua un precetto. Essendo sciolto e naturale,
diffonde la propria compassione su tutto ciò che lo circonda. Lui non ci può
fare nulla, è un effetto della sua accresciuta consapevolezza.
Non
è né pro, né contro la società: è al di là della società. E’ tornato bambino; è
il bambino di un mondo sconosciuto, di una nuova dimensione; è rinato.
Ogni bambino nasce sciolto e naturale, poi interviene la società a plasmarlo. E’
inevitabile che intervenga, non c’è nulla di male. Lasciato a se stesso il
bambino non crescerebbe e non sarebbe mai in grado di diventare religioso.
Resterebbe un animale.
E’
necessario passare attraverso la società.
Basta ricordare che è solo un passo da attraversare, e che non si
dovrebbe costruire lì la propria dimora.
Bisogna prima adattarsi alla
società, poi trascenderla, prima imparare le regole e poi disimpararle
Le
regole entrano nella tua vita perchè esistono anche gli altri, perchè non sei
solo.
Una
buona società, una società autenticamente religiosa, insegna ai propri membri la
civiltà e la trascendenza della civiltà.
Una
società che non insegna la trascendenza è una società puramente secolare e
politica, priva di religione.
Fino a un certo punto bisogna ascoltare gli altri; poi bisogna cominciare ad
ascoltare se stessi.
Alla fine bisogna tornare al proprio stato originario.
Prima di morire bisogna tornare all’innocenza, ridiventare sciolti, naturali;
con la morte si rientra nella dimensione della solitudine, proprio come
nell’utero; la società non c’è più.
E
durante la vita bisogna trovare dei momenti, degli spazi simili a oasi nel
deserto, in cui si chiudono gli occhi e si va al di là della società,
s i r i e n t r a i n s é, n e l p r o p r i o u t e r o: q u e g
l i s p a z i s o n o l a m e d i t a z i o n e .
Fuori la società continua ad esistere; ma tu te ne dimentichi e torni ad essere
solo. Non ci sono più regole, né morale, né linguaggio, e non c’è bisogno di
armatura caratteriale: dentro di te puoi essere sciolto e naturale: e s s
e r e a c a s a è l a m e d i t a z i o n e.
Siamo tutti diventati eccentrici.
Questa è una parola molto bella: significa fuori dal centro e la si usa per
indicare i pazzi.
Ma
tutti siamo eccentrici, fuori dal nostro centro. E’ la dimensione in cui ci
troviamo; e non può che durare finchè continuiamo a dar retta a tutto fuorchè
a l n o s t r o c e n t r o i n t e r n o .
Tutta la meditazione serve per
centrarsi, per arrivare al proprio centro p e r n o n e s s e r e e c c
e n t r i c i !
La femmina mistica
Da Lao -Tzu, Tao Te Ching, commento di Bhagwan
Rajneesh, Ed. Mediterranee
La cavità
Il Tao è un recipiente cavo,
il cui uso è inesauribile,
insondabile.
Lo Spirito della Valle
Lo Spirito della Valle non muore mai.
Si chiama la Femmina Mistica.
La porta della Femmina Mistica
è la radice del Cielo e della Terra.
Estasi
Incessantemente perdura.
E quando attingi alla sua fonte
ti serve senza fatica.
“...... La casa è lo spazio interno, non le pareti. Non si vive nelle pareti, ma
nel vuoto che racchiudono, n e l l a c a v i t à : quella è la vera
casa. ....La sola abitabile.
Ci sono muri ricchi e muri
poveri: ma non esiste una cavità ricca e una cavità povera; tutte le cavità sono
uguali. ......Quando guardi un essere umano guardi soltanto il corpo? Allora
vedi soltanto le pareti. Si può andare al mercato e comprare un vaso di coccio,
oppure a comprare un vaso d’oro: la cavità interna è la stessa. Dentro non c’è
che vuoto.
Lao-Tzu dice: guarda l’interno, non l’esterno: dentro non c’è nessuno. Il
qualcuno è tutto all’esterno; dentro non c’è nessuno, l’interno è cavo.
L’ego è solo in superficie: dentro c’è assenza di ego. C’è
precisamente il nulla; perciò sei vasto; perciò la tua natura è quella di
Brahma; e perciò non trovi Dio da nessuna parte. Dio è l a c a v i t à
d e l t u t t o ; e tu continui a cercarne il corpo.
Nessuno cerca la cavità
interna; altrimenti dove ci sarebbe bisogno di andare?
Lo spazio (il vuoto) ti
circonda da ogni lato.
Questo è Dio, lo spazio; lo
spazio in cui sei nato, lo spazio in cui vivi, lo spazio in cui ti dissolverai.
Il pesce nasce nel mare,
vive nel mare, muore e si dissolve nel mare, non è altro che acqua marina. E
così sei tu: la cavità ti circonda da tutte le parti, e la stessa cavità c’è
dentro di te.
Tu sei così attaccato
alle pareti, che non vedi che non significano nulla. Uno che fa qualcosa
che tu chiami buono, lo chiami santo; e uno che fa qualcosa che tu chiami
cattivo, lo chiami peccatore. La cavità interna può forse diventare impura
per via delle azioni?
Si può macchiare il vuoto?
Lo si può purificare? Il
vuoto è semplicemente vuoto, come può essere puro o impuro? Il vuoto resta
sempre intatto. Se faccio qualcosa, lo faccio con le pareti: il vuoto non fa
nulla.
Se Dio non fosse vuoto,
non potrebbe essere inesauribile. Un bel giorno Dio sarebbe esaurito, E se Dio
potesse consumarsi, come si potrebbe chiamarlo Dio?
... Il Tao è un recipiente cavo
…E’ un gran vuoto, e da
quel vuoto sorge ogni cosa; e in esso ritorna, cade. Ed è inesauribile perchè
non ha limiti.
Allora sorge una domanda: come
possono esistere le cose?
Chiedilo ai fisici. Essi ci
dicono, oggi, che man mano che ci si addentra nella materia, la materia
scompare, finchè non resta più nulla. All’interno l a m a t e r i a è c
a v a .
A lungo hanno cercato di
afferrare la sostanza della materia. Oggi dicono che non sanno più cosa sia.
Prima l’hanno cercata nelle molecole; poi sono andati più a fondo, negli atomi;
poi hanno spezzato gli atomi e si sono addentrati negli elettroni. Ora la
materia è completamente scomparsa. Essi sono arrivati, oggi, alla stessa
comprensione di Lao-Tzu: i l n u l l a . L a m a t e r i a è c a v
a.
Anche questi muri di pietra
sono cavi, perciò gli Indù chiamano il mondo della materia illusione: ha un’aria
molto solida e sostanziale, ma, internamente ogni cosa è cava.
Non aver paura della cavità,
del vuoto. Se ti fai prendere dalla paura, resti aggrappato alle pareti; e, in
ultima analisi, anche queste sono cave. L’esistenza è un gran vuoto, e in ciò
sta la sua bellezza.
Perchè questa insistenza sulla cavità ?
Lao-Tzu cerca di indicarti qualcosa.
Lao-Tzu cerca di mostrarti
che l a c a v i t à è l a t u a v e r i t à; e, a meno che tu non
divenga cavo, ti toccherà soffrire, perchè l’irrealtà è sofferenza.
Questo è il significato della meditazione : d i v e n t a r e c a
v i,
v u o t i d e n t r o ,
senza neppure un pensiero che svolazza, senza contenuto, puro spazio.
Allora ogni sofferenza svanisce, perchè la sofferenza esiste nel pensiero
; il passato svanisce, perchè il peso del passato è
portato dal pensiero; l’ambizione svanisce, perché
non si può essere ambiziosi senza pensiero.
Quando Budda raggiunse l’illuminazione coniò una parola che non esisteva prima
di lui: a n a t t a .
A n a t t a significa a n a t m a , n o n - io.
A n a t t a significa che “tu” non ci sei.
A n a t t a significa “che non c’è”, “tu” non ci
sei.
A n a t t a significa i l n u l l a, l a c a v
i t à .
Diventa cavo, come un bambù cavo. Vivi come una cavità: fai quel che
devi fare, ma fallo come se fossi cavo internamente.
Allora il karma (seme di ulteriori azioni) non ti tocca; allora le tue
azioni non ti diventeranno un peso; allora non ci resti impigliato, perchè
una cavità non può restare impigliata in nulla.
Lo Spirito della Valle
Lo Spirito della Valle non muore mai.
Si chiama la Femmina Mistica.
Sono analogie.
L’uomo è una vetta, la
donna è una valle. L’uomo è aggressività, la donna è ricettività,
(accoglienza), come la Femmina Mistica.
Per Lao-Tzu la Femmina
Mistica è la r e a l t à u l t i m a ; per Lao-Tzu la natura
dell’esistenza è più femminile che maschile.
L’uomo ha in sé qualcosa di
innaturale, mentre la donna è simmetrica, bilanciata. La donna è più bella, più
rotonda, senza spigoli, mentre l’uomo è angoloso.
La donna è un fenomeno più equilibrato; perciò
non cerca di creare, di
inventare, di fare, di andare.
La donna non è in movimento.
L’uomo è sempre in movimento. E’ incapace di accettarsi semplicemente così
com’è: ha bisogno di fare qualcosa per provare la propria esistenza. E’ incapace
di esistere semplicemente, e di gioire. C’è in lui uno squilibrio in profondità,
che gli impedisce di star semplicemente seduto, ed essere.
La donna gioisce del fatto
di esistere; lei è bilanciata. Non ha molti bisogni: cibo, riparo, un po' di
calore intorno, una casa, e basta. Non si preoccupa di null’altro. Nessuna donna
ha dato origine ad una scienza, nessuna donna ha fondato una religione.
Molti si chiedono: perchè
tutte le religioni sono state fondate da
uomini? Perchè l’uomo è in stato di tensione, e sente il bisogno di fare
qualcosa. Se si sente frustrato da questo mondo, si mette a fare qualcosa con
quell’altro, ma qualcosa deve sempre fare. N o n è m a i q u ì e
o r a : è i n c a p a c e d i e s s e r e q u ì e o r a.
Nell’analogia di Lao-Tzu,
la natura dell’esistenza è più femminile, più bilanciata. L’analogia è
bella. Non vuol dire che l’esistenza è femmina, bada; la sua non è
un’argomentazione femminista. E non è un’asserzione logica, ma un’analogia.
Anche un uomo può essere
femminile:
- Budda è femminile,
Lao-Tzu è femminile, Gesù è femminile.
Un uomo femminile vive
nel presente, senza fretta, e senza fretta gioisce di ogni momento.
Gesù dice ai discepoli:
“Guardate come sono belli i gigli dei campi. Neppure Salomone in tutta la
sua gloria era così bello”.
Qual è il segreto dei
gigli ? Sbocciano semplicemente quì e ora; cosa avverrà fra un istante non è
causa di nessuna preoccupazione.
Quando un uomo vive
un’esistenza femminile, diventa un mistico.
E’ l a s o l a v i a !
Tutti i mistici, perciò,
sono in un certo modo femminili. Essi sono i veri uomini religiosi, non
fondatori di religioni. Sono due cose diverse.
Non
è stato Budda a fondare il Buddhismo, ma i suoi discepoli. Non è stato Gesù a
fondare il Cristianesimo, ma sono stati gli apostoli. Non è stato Mahavir a
fondare il Jainismo (*), ma è stato il suo allievo Gautam, un dotto e un
grande pandit.
Quelli sono gli uomini.
Ma Gesù è femminile.
Per esprimere questo fatto, in India, le incarnazioni divine (Avatara),
i “fondatori del cammino”
del Jainismo , Budda, li abbiamo sempre raffigurati senza barba e baffi. E’
un modo di indicare la loro natura femminile. Non che fossero carenti di
ormoni, che fossero il terzo sesso Erano uomini, e avevano la barba.
Ma è una analogia: abbiamo omesso la barba per indicare che sono d i v e n
u t i f e m m i n i l i, che in essi la Femmina Mistica è s b o c c
i a t a .
Sono vissuti senza
fretta; non tesi come uomini, ma rilassati come donne; e intorno a
loro puoi cogliere un calore femminile, la
rotondità di Budda.
La porta della Femmina Mistica
è la radice del Cielo e della Terra.
..…..la radice del Cielo e della Terra: se trovi la chiave che apre la
porta della Femmina Mistica, hai aperto la porta dell’esistenza. Per
quella porta si passa rilassati, equilibrati, contenti: è i l s e g r e
t o
d e l l ‘ e s s e r e f e m m
i n i l e.
Quando dico questo, potete fraintendermi in due modi. Le donne
possono fraintendermi e
pensare di non aver più bisogno di nulla; e gli uomini possono fraintendermi e
pensare che Lao-Tzu non faccia per loro. No, Lao-Tzu è per tutt’e due. Le
donne non sono puramente donne: hanno perso anch’esse la mistica femminile;
devono ritrovarla.
Tutti, uomini e donne, devono ritornare alla Madre. Sei nato dal grembo
materno, devi ritrovare il grembo materno (Questo passo Ricorda quanto Gesù
disse a Nicodemo).
(*)JAINISMO:
(pr. gainismo; scritto anche giainismo) Religione sorta in India
nel sec. VI a. C. ; deriva dal bramanesimo ed è caratterizzata da un rigido
ascetismo e dal precetto della non violenza, anche verso gli animali e le
piante. Deriv. Del sanscr. Jainì ‘dottrina dei Jaina ‘ cioè dei
seguaci del Jina che significa propr. ‘vincitore ‘, appellativo di
ciascuno dei 24 maestri di questa dottrina.
Se sai ritrovare i l g r
e m b o d e l l ’ e s i st e n z a , lo stesso calore, la stessa
vita, lo stesso amore, la stessa cura, l’esistenza diventa per te l a M
a d r e, c a s a t u a.
La Femmina Mistica, lo
Spirito della Valle, la cavità incessantemente perdura. E quando attingi
alla sua fonte ti serve senza fatica: e ti riporta a casa.
Ti conduce a rilassarti.
Non guardare l’esistenza
come lotta, ma come gioia; non guardare
l’esistenza come conflitto,
ma come celebrazione. E la celebrazione è infinita, infinita la possibilità di
estasi.
I sogni
La notte i sogni sorgono dal nulla, e sembrano realtà;
di giorno i sogni emergono dal nulla, e sembrano realtà.
La sola differenza fra notte
e giorno è che il sogno notturno è privato, e quello diurno è pubblico. Nel
sogno diurno puoi invitare gli amici: è un sogno pubblico, la tua casa diurna è
pubblica.
Come esiste la possibilità
di sognare privatamente, così esiste la possibilità di sognare pubblicamente.
Se noi tutti, quì presenti,
ci addormentassimo, ci sarebbero tanti sogni diversi quanti individui. Sogni
privati. Nessun sogno entrerebbe nel sogno di un altro, nessun sogno
entrerebbe in conflitto con un altro sogno; ciascuno si dimenticherebbe di
tutti gli altri, vivrebbe nel proprio sogno e nella propria realtà onirica.
Invece siete svegli, mi guardate e io vi parlo. Questo è un sogno
collettivo, state sognando tutti insieme. In ciò sta la vera differenza fra
sogno diurno e sogno notturno.
..E
c’è un risveglio più grande: è q u a n d o c i s i r i s v e g l i a
a n c h e d a l s o g n o c o l l e t t i v o. Q u e l r i s v e g l i
o è l ‘ i l l u m i n a z i o n e.
Improvvisamente il mondo è maya.
Proponiamo in chiusura tre brani tratti dal libro Semi di saggezza di
Bhagwan Shree Rajneesh, Edizioni Sugarco, tasco 57.
Brano 29
Vedo la gente così presa da se stessa che mi fa pietà. In queste persone non vi
è nessuno spiraglio di apertura, nessuno spazio vuoto. Come può essere liberato
chi non ha alcuno spazio dentro di sé? Perché avvenga una liberazione è
essenziale avere spazio dentro di sé, non al di fuori. Colui che ha spazio
dentro di sé, ha spazio anche al di fuori. Quando lo spazio interiore è
collegato allo spazio dell’universo, quella comunione, quell’incontro, quella
trasformazione è liberazione. Infatti là si realizza Dio.
Per
questo non spingo nessuno a colmare il proprio essere con Dio, ma dico: “Fai il
vuoto in te, e comprenderai che Dio ti ha ricolmato”.
Nella stagione delle piogge, quando le nuvole si sciolgono in pioggia, i
terrapieni restano secchi, ma i fossati ne vengono riempiti. Siate come fossati
e non come terrapieni. Non riempite il vostro essere. Conservatevi vuoti. Il
divino si riversa ovunque, in ogni momento. Chi è vuoto per riceverlo ne viene
inondato e ne è ricolmo.
Il
valore di una brocca è questo: è vuota. L’oceano la riempie in
proporzione allo spazio vuoto che ha in sé.
Anche il valore dell’uomo è proporzionale al suo vuoto. L’oceano si riversa in questo spazio e lo riempie.
Brano 25 , stralci
Il
crepuscolo s’è mutato nella notte. Alcune persone son venute da me. Mi dicono
che insegno il nichilismo, l’annullamento. Ma al solo pensiero del vuoto si
spaventano. (…)
Racconto loro una storia.
Una notte senza luna un
viaggiatore, trovandosi a passare in una strana regione attraverso montagne
desolate, s’avvide di essere caduto in un burrone. I piedi scivolarono, si
afferrò ad un arbusto e restò là sospeso. Intorno a lui era oscurità. E
oscurità era nell’abisso sottostante. Per ore rimase sospeso a quel modo. E per
tutto il tempo soffrì le pene di una morte prematura. Era una notte invernale, e
pian piano le mani divennero fredde e intirizzite. Alla fine incominciò a
mollare la presa. Stava per precipitare nell’abisso. Nessuno sforzo lo poteva
aiutare. Si vide precipitare negli artigli della morte. Cadde, ma di fatto non
precipitò. Non c’era affatto un burrone. Quando cadde si ritrovò in piedi.
Anch’io mi sono trovato nelle stesse circostanze. Cadendo nel vuoto ho scoperto
che il vuoto stesso era il terreno d’appoggio. Colui che abbandona gli appoggi e
gli aiuti della mente ottiene l’appoggio del divino. L’unica meta nella vita
dell’uomo è diventare vuoto, e coloro che non trovano il coraggio di diventarlo,
si svuoteranno con le loro mani.
Brano 17
Ho sentito questa storia
Un fachiro chiedeva
l’elemosina. Era molto vecchio e ci vedeva poco. Si fermò di fronte ad una
moschea e chiamò a gran voce. Un passante gli disse: “Và via. Questa non è
la casa di un uomo che ti possa dare qualcosa”. Il fachiro chiese: “Ma, dimmi,
come si chiama il padrone di questa casa, così avaro da non dare nulla
nessuno?”. E l’altro: “Pazzo, non sai che questa è una moschea? Il
padrone di questa casa è il Sommo Padre: Dio, l’Anima Suprema”
Il
fachiro alzò la testa e diede un’occhiata alla moschea. Il suo cuore si colmò di
una sete ardente. (Aveva trovato la casa di Dio !). La sua voce interiore
parlò: “Ahimè, è una sofferenza atroce allontanarsi da questa porta. Questa
è l’ultima soglia. Dove potrei trovare un’altra porta simile a questa?”.
Simile ad una solida roccia il suo cuore esplose in questa decisione: “ Da qui
non me ne andrò a mani vuote”.
Si fermò vicino a quei gradini.
Alzò le nude mani al cielo. Era assetato e la sete è preghiera.
Passarono i giorni. I mesi
fuggirono via. Passò l’estate. Venne la pioggia e se ne andò. Anche l’inverno
trascorse. Era passato circa un anno. Anche la vita di quell’uomo giunse alla
fine. Ma negli ultimi istanti della sua vita la gente lo vide danzare.
I suoi occhi erano ricolmi
di uno splendore ultraterreno. Raggi splendenti si irraggiavano da quel corpo
vecchio ed emaciato.
Prima di morire disse a qualcuno: “Colui che mendica, ottiene. Si deve solo
avere il coraggio di impegnare se stessi”.
Il coraggio di impegnare se stessi
Il coraggio di distruggere de stessi.
Il coraggio di divenire vuoto.
Colui che è disposto a morire consegue la propria realizzazione. Colui che è
disposto a morire consegue la vita.
(Gesù
Cristo ha detto: “Colui che cerca di salvarsi si perde, e colui che si perde si
salva”. Non ho altro da aggiungere. Solo questo è amore. Perdere se stessi è
amore. Accettare la morte in amore è la via per conseguire la vita divina).
La donna mistica
Breve premessa
Concluderemo la nostra
breve relazione sul vuoto interiore accennando al pensiero mistico cristiano.
Noteremo senz’altro delle differenze tra quanto detto nelle precedenti serate e
quanto diremo questa sera:
-Per la tradizione Tantra,
“àlaya” è la dimora interna, il cielo interno la cui purezza è assoluta.
Durante la vita bisogna trovare degli spazi simili a oasi nel deserto, in cui si
rientra in sé, nel proprio utero: quegli spazi sono la meditazione. Non c’è
bisogno di migliorarsi: entra nella dimora interna e limitati ad aspettare. Non
ti preoccupare: nessuna tua azione può macchiare il tuo essere interno. Lascia
che le cose seguano il loro corso. E allora galleggi nel cielo come una nuvola
bianca. Se resti nella tua dimora interna, vedi ogni cosa dissolvesi nei propri
elementi naturali. Non metterti di mezzo. Siedi in te, al tuo interno e lascia
che le cose accadano. E raggiungi l’irraggiungibile.
-Per il Taoismo,
la cavità interiore è femminile, è la Femmina Mistica, la porta del cielo e
della terra, la vera casa dell’uomo, la sola abitabile. Dentro non c’è
nessuno: l’ego è solo in superficie. C’è precisamente il nulla, perciò l’uomo è
vasto, perciò la sua natura è quella di Brahma: Dio è la cavità del tutto, lo
spazio, lo spazio in cui l’uomo è nato, lo spazio da cui sorge ogni cose ed in
cui ogni cosa ritorna, cade. Lao-tzu dice che la
cavità è la verità dell’uomo:
non muta mai, non è mai nata, non può morire. La si realizza con la
meditazione:: il fine della meditazione è diventare cavi, senza neppure un
pensiero. Budda definisce il vuoto interiore a n a t t
a, anatma, non-io.
Per Lao-tzu la Femmina Mistica è la
r e a l t à u l t i m a : chi trova
la chiave che apre la porta della Femmina Mistica, trova il grembo
dell’esistenza, la Madre, casa sua, il luogo del risveglio dal sogno collettivo.
Quel risveglio è l’illuminazione. E improvvisamente il mondo è maya.
-Per il misticismo
cristiano, l’anima umana è divina nel suo fondo e deve diventare ciò che è.
Per mezzo dei sensi e con le sue facoltà inferiori, essa si lega bensì
all’esterno, perdendo così la sua libertà e dimenticando se stessa. Per
portarla alla sua meta suprema la si deve subordinare all’intelletto,
svincolandola da tutto ciò che è immagine, come dall’ “io” e dal “mio”, e da
quanto di irrazionale, di sentimentale e di impulsivo pretende di dirigere la
sua esistenza. Solo così ritrova la sua essenza, libera la sua cavità e diventa
vergine.
Ma la verginità non
rappresenta la meta ultima
per il misticismo cristiano: In questo soprattutto, come avremo modo di vedere,
sta la differenza sostanziale fra le tradizioni finora considerate ed il
misticismo cristiano.
Iniziamo con una frase di
san Massimo il Confessore:
“Occorre
approfondire la parola fino a quando Cristo non s’è formato in noi: il Cristo
si genera nell’anima, facendo dell’anima che lo accoglie una madre
vergine”.
Riportiamo ora due brani del Vangelo, già visti in altra occasione.
Primo brano:
“Noi
leggiamo nel Vangelo : Or, sua Madre e i suoi fratelli vennero a trovarlo; ma
a causa della folla, non poterono avvicinarsi a lui. E gli fu riferito: “Tua
Madre e i tuoi fratelli son là fuori e desiderano vederti”. Ma egli rispose
loro: “Mia madre e i miei fratelli son coloro che
ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.(Lc. 8, 19 –21)
Secondo brano:
“Quando nostro Signore aveva
dodici anni, andò con Maria e Giuseppe a Gerusalemme nel Tempio; e quando essi
tornarono Gesù rimase nel Tempio senza che essi lo sapessero. E quando furono
vicini a casa e si accorsero della sua assenza, lo cercarono tra i conoscenti e
gli ignoti, fra i parenti e la folla e non lo trovarono: essi lo avevano perduto
in mezzo alla moltitudine. Perciò non rimase loro che di tornare indietro donde
erano partiti; e quando furono arrivati al punto di partenza, al Tempio, là lo
trovarono”. ( Lc. 2, 41- 46)
Dice Meister Eckhart: E’ così veramente; se tu vuoi trovare in te questo
nobile Figlio, devi abbandonare la moltitudine e tornare al punto di partenza,
al fondo, dal quale sei venuto.
Tutte le potenze dell’anima con la loro attività, ecco la moltitudine: la
memoria, l’intelligenza e la volontà, sono esse che ti
trascinano nel molteplice; perciò tu devi abbandonarle tutte, e abbandonare
l’attività dei sensi, l’attività immaginativa e tutto ciò in cui ti senti e ti
vedi. Allora potrai trovare il Figlio, non altrimenti.
Egli
non è mai stato trovato presso gli amici, i parenti, i conoscenti: là piuttosto
è stato perduto..........
Quì si presenta subito una obiezione:
-Un
uomo nato e cresciuto nella vita cosciente, come potrebbe essere così libero da
ogni impressione come quando non era ancora nato ? Egli sa un mucchio di cose,
tutte immagini di qualcuna! Come può nello stesso tempo esserne libero ?
Lasciate dunque che vi spieghi. Se tutte le immagini che lo spirito umano ha mai
accolto in sé, fossero davanti alla mia coscienza, senza tuttavia che io le
considerassi come mie, proprio che nel mio fare ed agire non mi attaccassi
ad alcuna di esse con il suo prima e con il suo poi, ma invece ora, in questo
momento presente, stessi libero e vuoto a disposizione di Dio, queste immagini
mi sarebbero di tanto poco impedimento come quando ancora non ero, e l’anima
mia sarebbe vergine.
E
tuttavia, penso che tale specie di verginità non toglie affatto all’uomo nulla
di tutte le opere che ha già dietro di sé: ma egli, per niente impacciato, si
erge libero in verginale purezza, realizzando completamente soltanto allora
il suo vero io.
Ora esaminate e osservate
accuratamente.
Chi è vergine non dà
frutto: per diventare fecondo è necessario che d i v e n t i d o n n a.
“Donna” è il nome più nobile
che si possa dare all’anima, molto più nobile che quello di “vergine”. Che
l’uomo accolga Dio in se stesso è bene - e in tale accoglimento si manifesta
la sua verginità; ma che Dio diventi fecondo in lui è meglio (...) E
che l’anima in un ritorno di gratitudine faccia rinascere Gesù nel cuore
paterno di Dio è c o s a
d a d o n n a ! (...) La
verginità non serve all’anima, se essa non è anche donna con la sua fecondità.
Il fondo
dell’anima
“Fondo dell’anima”, Scintilla animae, castellum animae, apex mentis, sono
alcuni dei modi con cui Eckhart indica la parte più profonda e pura
dell’anima, nella quale avvengono tutte le operazioni superiori, essenziali.
Luogo della nascita di Dio, intellectus inquantum intellectus ed
essenza dell’anima sono, rispettivamente, i tre aspetti cui si può
riassumere questo concetto fondamentale, che ha dunque una triplice
connotazione:
-m
i s t i c a : Luogo della nascita di Dio;
-i n t e l l e t t i v a , da
intelletto: (*)
facoltà che intuisce, contempla, coglie in modo immediato
l’universale;
-p s
i c o l o g i c a : che comprende percezione, associazione delle idee,
memoria, immaginazione, ragione; suoi atti importanti sono: distinguere e
generalizzare.
I
due ultimi aspetti presentano la maggiore rilevanza: la scintilla dell’anima,
scintilla divina o fondo dell’anima, è l’elemento essenziale di noi stessi,
il “Sé” eterno, l’unico elemento di purezza e di libertà nell’universo del
condizionamento, per cui chi non lo conosce naufraga perduto nel mare della
dissomiglianza, incalzato dall’onda inarrestabile del divenire, senza mai
giungere a conoscere né Dio né se stesso.
Questo “fondo”, sempre rivolto al bene, permane immutabile nell’uomo (anche
nell’inferno, dice paradossalmente Eckhart), ma appare alla luce solo quando
le altre potenze dell’anima tacciono, cioè quando il distacco da esse è
completo.
“Fondo
dell’anima”, tempio di Dio
(Meister
Eckhart, Opere tedesche, Sermone 1, p. 123, a cura di Marco Vannini,
Firenze 1982)
“…Entrò Gesù nel Tempio, e ne scacciò
tutti quelli che compravano e vendevano” (Matt. 21,12).
Leggiamo nel Vangelo che
Nostro Signore entrò nel Tempio, scacciò quelli che compravano e vendevano, e
disse agli altri, che tenevano tortore e altre cose simili: togliete queste
cose, portatele via!
Perchè Gesù cacciò quelli
che compravano e vendevano e ordinò a quelli che tenevano delle tortore di
portarle via ? Non indicava niente altro se non la sua volontà di vedere vuoto
il Tempio, proprio come se
(*)
INTELLETTO: -Termine usato dalla Scolastica medioevale per tradurre il greco
nous che indica la facoltà che intuisce, contempla, coglie in modo immediato
l’universale; si distingue dal termine ragione (ratio; in greco
dianoia) che è caratterizzata dallo sviluppo discorsivo, dialettico,
non immediato.
Per
Platone è l’organo che permette di “vedere”, intuire in modo diretto, immediato
le idee costituenti un mondo intelligibile, distinto dal mondo sensibile.
Aristotele distingue un intelletto attivo e uno passivo; il primo
non ha contenuti, è al di fuori dei princìpi fondamentali del pensiero (
identità, non contraddizione, terzo escluso) e dei princìpi comuni alle varie
scienze, su cui le scienze si fondano. E’ la facoltà che astrae la forma
universale del sensibile (mentre l’intelletto passivo la riceve).
avesse voluto dire: io ho un diritto su questo Tempio, voglio starvi da solo ed
averne sovranità. Cosa intende con ciò ? Questo Tempio in cui Dio vuole regnare
da signore secondo la sua volontà, è l’anima umana, che egli ha formata e creata
perfettamente simile a se stesso; infatti noi leggiamo che il Signore dice in
Gen. 1, 23: Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza. E così ha fatto.
Spiega la nota immagine aristotelica: De anima
III 429 b : “Quando voglio scrivere in una tavoletta di cera, per quanto
nobile sia ciò che è scritto sulla tavoletta, ciò non può fare a meno di
ostacolarmi, in modo tale che non posso scrivervi, e se tuttavia io voglio
scrivervi, occorre che cancelli quel che sta sulla tavoletta. Essa non è mai
tanto pronta alla scrittura come quando non v’è niente su di essa. Nello stesso
modo, se Dio deve scrivere nel mio cuore secondo la maniera più elevata,
bisogna che dal cuore esca tutto quel che può chiamarsi questo o quello, e
tale è il cuore distaccato.” (Meister Eckhart, già cit.,
p. 116)
Chi erano le persone che
compravano e vendevano, e chi sono ancora?
Fate bene attenzione! Non voglio parlare ora altro che delle persone dabbene.
Tuttavia voglio stavolta indicare chi erano e sono questi mercanti che
compravano e vendevano in tal modo e che Nostro Signore cacciò e mise fuori.
Egli lo fa ancora con tutti quelli che comprano e vendono in questo tempio: Non
vuole lasciarne alcuno.
Vedete, sono tutti mercanti quelli che si astengono dai grossolani peccati, che
vorrebbero essere gente dabbene e compiono buone opere in onore di Dio, come
digiunare, vegliare, pregare ed altre cose simili - ogni sorta di opera buona -
e le compiono perchè Nostro Signore dia loro qualcosa in cambio o faccia in
cambio qualcosa di piacevole per loro: questi sono tutti mercanti. Bisogna
intenderlo in questo senso generale, infatti essi vogliono dare una cosa in
cambio di un’altra, ed in questo modo commerciare con Nostro Signore(...)
Sono persone del tutto sciocche quelle che vogliono commerciare in questo modo
con Nostro Signore; persone che non sanno della verità che poco o nulla. Perciò
Nostro Signore le cacciò dal Tempio e le espulse.
La
luce e le tenebre non possono dimorare insieme.
Dio
è la verità e la luce in se stessa.
Quando dunque Dio entra in questo tempio, ne caccia l’ignoranza, ovvero le
tenebre, e si rivela in luce e verità.
Quando la verità è riconosciuta se ne sono andati i mercanti, e la verità non
desidera alcun mercanteggiare. Dio non cerca il proprio bene; in tutte le opere
è libero, e le compie per vero amore. Lo stesso fa l’uomo che è unito a Dio:
anche egli è libero in tutte le opere, e le compie soltanto per l’onore di Dio,
senza cercare il proprio bene, e Dio le compie in lui.
Dico ancora di più: finchè l’uomo cerca in tutte le sue opere qualcosa di ciò
che Dio può o vuole donare, egli è uguale a questi mercanti. Se tu vuoi essere
completamente libero da questo mercanteggiare, perchè Dio possa ammetterti nel
Tempio, devi fare tutto quello di cui sei capace in ogni opera unicamente a lode
di Dio, e ne devi esser tanto distaccato quanto lo è il nulla, che non è né quì
né là. Quando agisci così, le tue opere sono spirituali e divine, e allora i
mercanti sono tutti cacciati dal tempio e Dio vi abita da solo; infatti quest’uomo
non ha che Dio in vista(...)
Così dovrebbe essere l’uomo che vuole rendersi accessibile alla verità più alta,
e vivere senza un prima e un poi, senza essere ostacolato da tutte le opere e da
tutte le immagini di cui ha avuto conoscenza, libero e distaccato, ricevendo
incessantemente il dono divino nel presente, e di rimando generandolo
senza ostacolo in questa stessa luce.(...)
……...Così se ne andrebbero le tortore, ovvero gli ostacoli dati
dall’attaccamento al proprio io in tutte quelle opere, che paraltro sono buone,
nelle quali l’uomo non cerca soltanto il proprio bene.
Perciò Nostro Signore dice
benevolmente: Toglietele, portatele via ! come se avesse voluto dire: Ciò è
bene, ma porta con sé degli ostacoli.
Quando questo tempio si libera così da tutti gli ostacoli, ovvero dal-
l’attaccamento a se stessi e dall’ignoranza, il suo splendore è così bello,
esso brilla con tanta purezza e chiarezza al di sopra di tutto ciò che Dio ha
creato, che niente può avere altrettanto splendore, se non il solo Dio increato.
Con tutta verità, nessuno è veramente uguale a questo tempio, se non il solo
Dio increato.
Tutto ciò che è al di sotto degli angeli non assomiglia assolutamente a questo
tempio. Gli angeli più elevati assomigliano fino a un certo grado a questo
tempio dell’anima nobile, ma non completamente. E’ esatto che assomigliano
all’anima in qualche modo, per quanto concerne la conoscenza e l’amore.
Tuttavia a loro è fissato un segno, ed essi non possono passarlo. Invece l’anima
può andare oltre.
Se
l’anima di un uomo che vive nel tempo fosse alla stessa altezza dell’angelo più
elevato, questo uomo potrebbe ancora, grazie alla sua libera possibilità,
giungere incomparabilmente più in alto.
(...) Come ho detto prima, Gesù era penetrato nel Tempio e ne aveva espulso
quelli che compravano e vendevano, e cominciò a dire agli altri: Togliete ciò
! Ora, vedete, io prendo questa piccola parola:
- Gesù entrò e cominciò a
dire: Togliete ciò ed essi lo tolsero. Vedete, a quel punto, non c’era nel
Tempio altri che Gesù ...........e d e g l i a l l o r a c o m i n c i
ò a p a r l a r e.
Vedete, sappiatelo in verità ! se qualcuno diverso da Gesù solo vuole parlare
nel tempio, ovvero nell’anima, Gesù tace, come se non fosse a casa propria, ed
egli non è a casa propria nell’anima, giacchè essa ha degli ospiti stranieri con
i quali parla.
Ma
se Gesù deve parlare nell’anima, bisogna che essa sia sola e che taccia, se
deve sentir parlare Gesù.
A l
l o r a e g l i e n t r a e c o m i n c i a a p a r l a r e.
Cosa dice Gesù?
D i
c e c o s a e g l i è. Cosa è dunque ?
Egli è il Verbo del Padre.
In questo stesso Verbo, il Padre stesso si esprime con tutta la natura divina, e
tutto ciò che Dio è e tal quale lo conosce, e lo conosce tal quale è. E, come
egli è perfetto nella sua conoscenza e nella sua potenza, così è perfetto anche
nella sua parola.
Richiamaci perciò, alla comprensione del tuo Verbo, che è Dio presso di te Dio,
il quale è eternamente detto ed in cui tutte le cose sono eternamente dette,
perchè in Lui non si termina ciò che si diceva prima per dire altre cose e per
poter dire tutto; ma tutte simultaneamente sono dette eternamente. Altrimenti
si avrebbe il tempo ed il mutamento; non la vera eternità né la vera
immortalità.
Comprendiamo, o Signore, comprendiamo come una cosa in quanto non è più ciò che
era ed è ciò che non era, in tanto muore e nasce.
Nulla, perciò, nel tuo Verbo passa, nulla sopravviene, poichè è veramente immortale
ed eterno. Perciò con il tuo Verbo, a te coeterno, tu dici in un punto
simultaneamente ed eternamente tutte le cose che dici, ed è fatto tutto ciò che
dici sia fatto; né lo fai altrimenti che dicendolo. ( Sant’Agostino,
Le Confessioni, cap.VII)
Esprimendo il Verbo Dio esprime se stesso e tutte le cose in un’altra persona;
le dà la sua stessa natura, ed esprime nello stesso Verbo tutti gli spiriti
dotati di intelletto, simili a questo stesso Verbo secondo l’immagine, nella
misura in cui questa permane all’interno, non tuttavia simile in ogni modo a
questo stesso Verbo, secondo che essa si spanda al di fuori, avendo ogni
immagine per sé un proprio particolare essere, ma le immagini hanno ricevuto la
possibilità di ottenere per grazia una somiglianza con questo stesso Verbo. E
questo stesso Verbo, tal quale è in se stesso, il Padre lo ha completamente
espresso: il Verbo e tutto ciò che è nel Verbo
Essendosi il Padre così
espresso, cosa dice dunque Gesù nell’anima ?
Come ho detto: il Padre esprime il Verbo e si esprime nel Verbo, non altrimenti.
Gesù parla nell’anima. Il modo della sua parola è il rivelare se stesso,
come tutto ciò che il Padre ha espresso in lui, secondo il modo con cui lo
spirito è ricettivo.
Egli rivela la sovranità del Padre nello spirito, nella medesima
incommensurabile potenza.
Quando lo spirito riceve questa potenza nel Figlio e grazie al Figlio,
progredisce potentemente, in guisa tale da divenire simile e potente in ogni
virtù. ed in ogni perfetta purezza, così che né amore né dolore, né tutto ciò
che Dio ha creato nel tempo, è capace di turbare l’uomo, ed egli vi dimora
potentemente come una forza divina, nei confronti della quale tutte le cose sono
piccole ed impotenti.(...)
Gesù si rivela anche con una dolcezza e pienezza infinita, che
scaturisce dalla forza dello Spirito santo e trabocca e si effonde, con una
pienezza ed una dolcezza ricca e sovrabbondante, in ogni cuore ricettivo.
Quando Gesù si rivela con questa pienezza e dolcezza e si unisce all’anima,
l’anima si ritira con questa pienezza e dolcezza in se stessa e fuori di se
stessa ed al di sopra di se stessa e di tutte le cose create, per grazia, con
forza e senza intermediari, tornando nella sua origine primaria.
Allora l’uomo esteriore obbedisce all’uomo interiore fino alla sua morte, in
una costante pace, al servizio di Dio.
La grazia (Da Meister Eckhart e la mistica…. Di Giuseppe Faggin, F.lli Bocca, 1946)
“La
grazia, più che un’opera eccezionale di Dio, è lo stesso essere di Dio
nell’anima, è immota luce intellettuale che, in quanto superiore alle facoltà
psichiche collegate al sensibile, deve essere detta soprannaturale, ma che in
realtà è la stessa natura dell’anima. Ma poiché l’anima è soltanto
potenzialmente intelletto, in quanto la conoscenza superiore non è possesso
immediato, ma conquista che richiede da parte nostra un’opera liberatrice, è
necessario che questa opera sia nostra e che la grazia che la rende possibile
sembri fuori di noi: la grazia è l’Eterno e l’Increato nell’anima – ma in
senso dialettico. E difatti l’anima non è divina, ma si fa divina e conquista il
suo vero essere solo nell’atto con cui si spoglia della creaturalità e svela ciò
che giaceva nascosto nel fondo e che pur rendeva silenziosamente possibile la
sua opera liberatrice; e, d’altra parte, Dio non è grazia operante se non
nell’anima e per l’anima, mentre in se stesso non opera, ma è.
L’efflusso è corrispondente all’influsso ed inversamente; e il tutto si compie
in Dio, poiché nulla è fuori di lui, e si compie nell’anima, poiché essa, nella
sua nudità interiore, non esce da sé, ma ritrova in sé la sua natura”,
Nel rimpianto del tempo,
invano speso alla ricerca della felicità in ciò che non soddisfa né il cuore né
la mente, Sant’Agostino ha uno slancio pieno di mistico lirismo:
“Tardi
ti ho amato, o bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato! Tu eri
dentro di me ed io fuori; ivi io ti cercavo gettandomi deforme su queste belle
cose da te fatte.
Tu eri con me, ma io non ero con te, poiché mi tenevano lontano quelle creature
che, se non esistessero in te, non avrebbero esistenza.
Tu mi hai chiamato, hai gridato, hai vinta la mia sordità. Tu hai balenato, hai
brillato, hai dissipato la mia cecità. Hai sparso il tuo profumo, io l’ho
respirato ed ora a tre anelo. Ti ho gustato ed ora ho fame e sete. Mi hai
toccato ed ardo dal desiderio della pace tua.
“E’
questa la casa di Dio, non certo a lui coeterna, ma tuttavia,
secondo la sua condizione,
eterna nei cieli.
Invano cercheremo vicende di
tempo, poichè non le troveremo.
Essa trascende ogni
estensione e ogni spazio volubile di tempo, poichè per essa è bene lo stare
sempre unita a Dio.
Entrerò nel giaciglio del mio cuore; canterò a te cantici d’amore, gemerò di
inenarrabili gemiti in questo mio pellegrinare, ricordando Gerusalemme con
il cuore verso di essa proteso, Gerusalemme mia patria, Gerusalemme madre mia.
Mi ricorderò di te che sopra di essa regni e l’illumini, Tu che le sei padre,
tutore, sposo, casta e forte letizia,sicuro gaudio che contiene tutti i beni
ineffabili,tutti uniti, poichè Tu sei l’unico sommo e vero bene.
Né mi staccherò di la fino a che tu non mi raccoglierai interamente da questa
mia disperazione e deformità formandomi e confermandomi, o mio Dio, mia
misericordia, in quella pace come di madre carissima, dove sono le primizie
dello spirito e da dove mi viene questa certezza.
Fonte : testo gentilmente segnalato e inviato ad ARTCUREL da Massimo Bolognino.
E-mail Autore : Beppe Fragomeni ( Kormoran7@libero.it )
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