venerdì 2 agosto 2019

LA LITURGIA IN «SACROSANCTUM CONCILIUM» E LE PROSPETTIVE POSTCONCILIARI, di Giorgio Bonaccorso




Convegno Liturgico Regionale , maggio 2004 , Milano.
LA LITURGIA IN «SACROSANCTUM CONCILIUM»
E LE PROSPETTIVE POSTCONCILIARI
di Giorgio Bonaccorso


1.      La situazione pre-conciliare della liturgia.
a)      Il peso del rubricismo. La liturgia ridotta a tecnica operativa sotto il controllo del testo scritto, ossia della rubrica. Si lamenta la perdita dei contenuti teologici della liturgia e del coinvolgimento attivo dell’assemblea.
b)      Le istanze del movimento liturgico. Il movimento liturgico ha sottolineato gli aspetti teologici e pastorali della liturgia. In modo particolare ha sottolineato che la liturgia è un’espressione fondamentale della fede e, quindi, una fonte primaria della teologia.

2.      La prospettiva teologica della liturgia in SC.
a)      La pista soteriologica: azione. La rivelazione non è la trasmissione di concetti ma la partecipazione viva alla storia della salvezza; questa, poi, non viene solo annunziata nella predicazione ma anche attuata nella liturgia (SC 6).
b)      La pista cristologica: presenza. La liturgia non è semplicemente il luogo nel quale si distribuiscono le grazie meritate da Cristo, ma è il contesto nel quale Cristo stesso è presente e agisce in modo del tutto speciale (SC 7).
c)      La pista escatologica: anticipazione. La liturgia non è solo memoria ma anche anticipazione: la liturgia che si compie sulla terra è già un modo di pregustare la liturgia del cielo (SC 8).
d)      La pista ecclesiologica: senso. La liturgia non esaurisce tutte le attività della chiesa (SC 9), ma le orienta in quanto ne è il culmine e la fonte: ciò verso cui tende l’attività della chiesa e la fonte da cui promana questa attività (SC 10).

3.      La prospettiva pastorale della liturgia in SC.
a)      La partecipazione dell’assemblea. Il punto centrale della prospettiva pastorale è la partecipazione consapevole, attiva, fruttuosa di tutti i fedeli alla liturgia (SC 11). Ciò avviene attraverso la «formazione» e la «riforma».
b)      La formazione alla liturgia. Una prima istanza del rapporto tra i credenti e la liturgia riguarda la formazione, ossia l’educazione dei credenti (laici e chierici) alla natura profonda e autentica della liturgia (SC 14ss).
c)      La riforma della liturgia. Una seconda istanza del rapporto tra i credenti e la liturgia riguarda la riforma, ossia il cambiamento della liturgia per purificarla dalle incrostazioni e adattarla alle nuove sensibilità dei credenti (SC 21ss).

4.      Le tendenze liturgiche post-conciliari.
a)      La tendenza teologica: la liturgia come contenuto. L’interesse è rivolto ai «testi» che compongono la liturgia, con particolare attenzione al linguaggio verbale. La liturgia ha valenza teologica perché ha i contenuti tipici della fede: proprio per questo costituisce un momento prezioso per la crescita spirituale e morale.
b)      La tendenza teologale: la liturgia come forma. L’approccio precedente è considerato ancora troppo intellettuale. La liturgia ha dei contenuti ma soprattutto realizza tali contenuti secondo una forma specifica che la rende unica e insostituibile per l’incontro con Dio, con Cristo, col mistero pasquale. In quanto luogo di incontro col Mistero divino, la liturgia ha valenza teologale.
c)      La tendenza pastorale: la liturgia come contesto. La preoccupazione per chi partecipa alla celebrazione liturgica pone le questioni pastorali della «comunicazione» e della «cultura». Prende sempre più consistenza la consapevolezza che la liturgia più che un libro o un testo è un «contesto» in cui interagiscono molti fattori e molte forme espressive (verbali e non verbali).
d)   La tendenza antropologica: la liturgia come vita. L’attenzione alla celebrazione concreta porta all’esigenza di aprirsi alle condizioni reali dell’umanità attraverso i percorsi delle scienze umane. Il punto nodale della tendenza antropologica però è più profondo, e nasce da una sorta di fusione tra istanza pastorale, attenta al contesto celebrativo, e istanza teologale, attenta alla forma liturgica. L’intento è quello di individuare le caratteristiche del contesto celebrativo che lo rendono congeniale alla forma teologale: tali caratteristiche sono individuabili nell’azione simbolico-rituale. 





Fonte : www.chiesadimilano.it/or/ADMI/esy/objects/docs/142016/bonaccorso.doc









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