NATALE , MISTERO D'EPIFANIA
di André-Marie Jerumanis
« Nel mistero del Verbo incarnato è apparsa agli occhi della nostra mente la
luce nuova del tuo fulgore, perché conoscendo Dio visibilmente, per mezzo suo
siamo rapiti all’amore delle realtà invisibile » (Prefazio di Natale I)
Vedere e essere rapito
L’estetica
teologica di Balthasar ci aiuta ad approfondire alcuni aspetti del mistero di
Natale. Egli si riferisce al prefazio di Natale per presentare la logica
dell’estetica divina. Ci invita a contemplare con gli « occhi del nostro
spirito » toccati da una nuova luce che proviene da Dio la « forma misteriosa
sacramentale » del « Verbo incarnato ». Il mistero di Natale apre all’uomo la
possibilità di vedere nella luce della fede un mistero di Bellezza che supera
ogni splendore intramondano : « Lo splendor di questo mysterium
che offre se stesso non può quindi essere equiparato ad un qualsiasi altro
splendore estetico che si incontra nel mondo… »1.
Nello stesso tempo Balthasar evidenzia il « rapimento » dell’uomo che è
suscitato dalla « mediazione » di questo sguardo e che porta tutto l’uomo
all’amore del Dio invisibile. Queste considerazioni teologiche illustrano in
modo originale l’atteggiamento che dovrebbe essere nostro in questo tempo di
Natale : siamo invitati a prostrarci e adorare il Verbo incarnato nel Bambino di
Betlemme.
Prostrarsi e adorare
Per
Balthasar il mistero di Natale è Epifania; è la manifestazione, il risplendere
di Dio in questo misero bambino che i tre Maggi adorano. L’adorazione del Nuovo
Testamento ci rimanda al mistero di Natale. In effetti « l’Antico Testamento ha
adorato Dio nella sua maestà, nella sua giustizia giudicante, nella sua bontà
come Signore dell’Alleanza. Adesso, invece, lo si deve adorare in un bambino »2.
Adorare in una prospettiva estetica significa « riconoscere che Dio è l’essenza
di ogni bellezza, che noi perciò con entusiasmo dobbiamo dargli ragione e
servirlo con letizia.. »3.
Nel contesto del Nuovo Testamento, « se noi dunque qui ci prostriamo e adoriamo,
non adoriamo carne, ma Dio, l’unica cosa che noi sicuramente non siamo, Dio, il
Tutt’Altro, l’Essere per sé, l’Onnipotente, al quale però è piacuto mostrarci
che egli è abbastanza onnipotente da poter essere anche impotente, abbastanza
beato da poter anche soffrire, abbastanze pieno di gloria da poter anche
collocarsi all’utlimo posto della creazione »4.
E’ proprio questa onnipotenza paradossale che genera nel cristiano un
atteggiamento di adorazione davanti ad una Omnipotenza umile. Ecco perché « solo
adesso noi possiamo arrivare a intuire fin dove può giungere in realtà la divina
Onnipotenza. Non può, perciò, darsi adorazione più profonda di quella cristiana,
se essa è autentica »5.
Evidenza dell’amore
La bellezza
del Bambino non fa violenza alla libertà dell’uomo. E’ una bellezza legata alla
povertà e alla fragilità del bambino neonato. La bellezza di Cristo possiede
l’evidenza dell’amore (Liebesevidenz)6;
per questo la bellezza di Cristo genera, secondo Balthasar, un movimento
d’adorazione. Inoltre, questa bellezza della figura di Cristo si caratterizza
per una potenza propria che segna l’esistenza del soggetto contemplatore. È la
dynamis interiore della figura proveniente dallo Spirito Santo e che dona
a questa figura una profondità plastica e una potenza vitale7.
La bellezza di Cristo ha dunque una forza esistenziale (Balthasar l’attribuisce
allo Spirito Santo) che porta l’essere umano al rapimento
e che
corrisponde al movimento d’uscita dell’uomo verso Dio, un
movimento che avviene sotto la luce stimolante della grazia, cioè la luce dello
Spirito8.
È ancora opera dello Spirito Santo rendere presente questa bellezza a tutti i
tempi, realizzando l’unità tra il Cristo della fede ed il Cristo storico. La
chiamata che emana dalla bellezza di Cristo resta allora la stessa di quella che
fu all’origine del cristianesimo.
Vedere e adorare Dio nell’altro
E. Levinas
parla dell’epifania del volto. Con Balthasar l’altro riceve una determinazione
ulteriore « ..ognuno dovrebbe divenire per l’altro un’occasione di epifania,
un’occasione di adorare la presenza di Dio in ogni uomo singolo »9,
perché il cristiano vede l’amore divino che ama ogni uomo in particolare e
questo amore è degno di adorazione. È solo a partire da Gesù Cristo che possiamo
vedere l’altro come un figlio del Padre che possiede in Gesù Cristo una sua
unicità. L’altro non è così un numero, « un esemplare ambiguo, un essere da
nulla, un esemplare del tutto imperfetto della specie umana, bensì qualcuno che
Dio stesso ama con amore immutevole »10.
Il cristiano sa che l’altro è, per grazia di Dio, destinato, eletto e chiamato
ad essere figlio del Padre, fratello di Gesù e portatore dello Spirito Santo. In
questo senso Balthasar parla del sacramento del fratello. Questo modo di
concepire l’adorazione dell’amore di Dio nell’altro offre a Balthasar la
possibilità di fondare una spiritualità concreta incarnata nella vita quotidiana :
« se una volta, riflettiamo sul mistero dell’Epifania penetriamo sino all’amore
(degno di adorazione) di Dio, allora non c’è più motivo di rinunciare al nostro
atteggiamento di adorazione durante il lavoro quotidiano ; non solo noi siamo circondati
sempre nuovamente da questo mistero, ma attraverso ogni incontro con qualsiasi
persona diventiamo sempre profondamente familiari con questo mistero »11.
Il Natale non è dunque una celebrazione nostalgica di un evento del passato ma
« questo Figlio donato sta davanti ai nostri occhi. Qui nel tempo di Natale, ma
ugualmente sulla croce, nel giorno di Pasqua, e in ogni giorno feriale dell’Anno
Liturgico »12.
A tutti coloro che leggeranno
questo editoriale, al nome dei collaboratori del Centro di Studi Hans Urs von
Balthasar della Facoltà di Teologia di Lugano, auguro un santo Natale.
André
- Marie Jerumanis
1
G 1, 106 (H 1, 114).
2
BALTHASAR, H.-U. von, Tu coroni l’anno con la tua
grazia, Jaca Book, Milano 1990, 19 (Du krönst das Jahr Deiner Huld,
Johannes Verlag, Einsiedeln 1988).
3
Ibid, 20.
4
Ibid, 20.
5
Ibid, 21.
6
Cf. G 1, 452-453 (H 1, 464).
7
Cf. G 1, 460 (H 1, 471).
8
Cf. G 1, 106 (H 1, 114).
9
Tu coroni…, 21.
10
Ibid, 21.
11
Ibid., 22.
12
Ibid., 22.
Fonte : Centro di Studi Hans Urs von Balthasar www.aventicum.ch
L'autore Prof. Dr. André-Marie
Jerumanis è il Direttore del Centro di
Studi Hans Urs von Balthasar .
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