Ma i tesori d'arte nella Chiesa contrastano con la povertà del Vangelo?
Card. Joseph Ratzinger
Ma la
Chiesa ha bisogno dell’arte. L'unica, vera apologia del cristianesimo può
ridursi a due argomenti: i Santi che la Chiesa ha espresso e l'Arte che è
germinata nel suo grembo. Il Signore è reso credibile dalla magnificenza della
Santità e da quella dell'Arte, che esplose dentro la comunità credente, più che
dalle astute scappatoie che l'apologetica ha elaborato per giustificare i lati
oscuri di cui purtroppo abbondano le vicende umane della Chiesa.
Se la
Chiesa deve continuare a convertire, dunque a umanizzare il mondo, come può
rinunciare nella sua liturgia alla Bellezza, che è unita in modo inestricabile
all'amore e insieme allo splendore della Resurrezione? No, i cristiani non
devono accontentarsi facilmente, devono continuare a fare della loro Chiesa un
focolare del Bello - dunque del Vero - senza il quale il mondo diventa il primo
girone dell'inferno... Non è affatto trionfalismo la solennità del culto con cui
la Chiesa esprime la bellezza di Dio, la gioia della Fede, la vittoria della
Verità e della Luce sull'errore e sulle tenebre.
La storia
dell’umanità è ricchissima di uomini che hanno scoperto Cristo grazie all’arte,
si pensi al poeta Wilde o al pittore Chagall, tanto per dirne due. Non con poca
banalità si può affermare che l’arte ha poco o nulla a che fare con la fede. Al
contrario, l’arte è uno dei modi più belli e sublimi di manifestare la fede. E
come potrebbe essere diversamente? Consideriamo Michelangelo, Raffaello,
Caravaggio, Bernini… Le loro opere non sono altro che la grandiosa espressione
del loro sentimento religioso, parlano di Dio, sono al servizio della Teologia e
del Vangelo. Se è vero che ogni cristiano ha il dovere di testimoniare la
propria fede dinanzi al mondo contribuendo a evangelizzarlo, gli artisti
cristiani, con i loro intramontabili capolavori, si sono innalzati al rango di
“sacerdoti”. Grazie ad essi la bellezza astratta del sentimento religioso si è
trasfusa in quella concreta dell’opera d’arte.
E proprio
sulla forte connotazione spirituale dell’arte discussero a lungo i filosofi
dell’Ottocento: per Shopenauer la contemplazione dell’opera
d’arte, con la relativa estasi, era via di liberazione dal dolore; per i
filosofi cristiani del Romanticismo l’arte s’andava ancor più elevando di
significato, dato che le era affidato il compito di ricongiungere il mondo delle
idee al mondo sensibile, in quanto nell’arte il mondo dello spirito non si
affermava distruggendo la natura, ma al contrario assumendo le forme della
realtà sensibile. Ad esempio per Schelling l’arte era l’unica forma di
conoscenza dell’Assoluto, capacità di penetrazione dell’Infinito; per Hegel,
invece, era il primo momento di vita dell’Assoluto, cioè Dio, manifestatosi
nelle forme dell’intuizione sensibile. L’arte ricomponeva la frattura tra natura
e spirito; con essa la natura si spiritualizzava e lo spirito si naturalizzava.
Da tali
premesse ne deriva che l’arte, sacra ed intoccabile, è dono supremo per la
crescita spirituale e culturale dell’umanità, obiettivo che la Santa Chiesa ha
ricevuto in mandato di perseguire al massimo delle sue forze, e a cui non può e
non intende rinunciare. Senza poi pensare che l'arte cristiana è stata uno dei
modi più belli e pacifici che ha concesso al Cristianesimo di imporsi
all'attenzione del mondo intero, permettendogli di compiere un'entrata a gamba
tesa in una cultura globale e laica da cui non tramonterà mai.
"Gli affreschi che contempliamo qui nella Cappella
Sistina ci introducono nel mondo dei contenuti della Rivelazione.
Le verità della nostra fede ci parlano qui da ogni
parte.
Da esse il genio umano ha tratto la sua
ispirazione impegnandosi a rivestirle di forme di ineguagliabile bellezza" .
Papa Giovanni Paolo II, 8 aprile del 1994.
La cura
dell'arte non condiziona o pregiudica l'assistenza ai poveri, invero si tratta
di due esigenze che riguardano dimensioni molto diverse. L'assistenza al
bisognoso sopperisce al bisogno inderogabile e materiale, l'opera d'arte,
invece, a quello estetico-spirituale, che non è per niente più superfluo del
primo, specie se si considera che è stato lo stesso Gesù a dirci "non di solo
pane vive l'uomo".
Si
sarebbe parecchio superficiali in materia di religione, se non in cattiva fede,
se si volesse limitare il Cristianesimo a filantropia e la Chiesa ad
associazione umanitaria; se così fosse il concetto di religione non avrebbe più
alcun senso. Il Cristianesimo, oltre a carità, è anche e soprattutto dimensione
spirituale, e quindi Magistero, teologia, filosofia, letteratura, pedagogia,
impegno politico, arte, ed altro ancora. Dunque, la ricchezza liturgica non è
ricchezza di una qualche casta sacerdotale; è ricchezza del genere umano, di
tutti, anche dei poveri, che infatti la desiderano e non se ne scandalizzano
affatto.
Tutta la
storia della pietà popolare mostra che anche i più miseri sono sempre stati
disposti istintivamente e spontaneamente a privarsi persino del necessario pur
di rendere onore con la Bellezza, senza alcuna tirchieria, al loro Signore e
Dio...Un esempio piuttosto recente è quello delle autorità della Chiesa
anglicana di New York che avevano deciso di sospendere i lavori della nuova
cattedrale. La giudicavano troppo fastosa, quasi un insulto al popolo, tra il
quale avevano deciso di distribuire la somma già stanziata in beneficenza.
Ebbene, sono stati i poveri stessi a rifiutare quel denaro e a imporre la
ripresa dei lavori, non capendo questa strana idea di rinunciare alla solennità
e alla bellezza...La Chiesa è viva... la sua liturgia non può essere
pietrificata ...
In
realtà, la Chiesa medievale (o anche, in certi casi, la Chiesa barocca) hanno
proceduto a un approfondimento liturgico che occorre vagliare con attenzione
prima di eliminare...Dobbiamo rispettare anche qui la legge cattolica della
sempre migliore e più profonda conoscenza del patrimonio che ci è stato
affidato. Il puro arcaismo non serve, così come non serve la pura
modernizzazione. La bellezza è la grande necessità dell’uomo, è la radice della
nostra pace e della nostra speranza, ed è anche rivelatrice di Dio perché, come
Lui, l’opera bella è pura gratuità, invita alla libertà e strappa dall’egoismo.
Fonte : http://www.facebook.com/note.php?note_id=178947352127333&id=119327864746668
Joseph Ratzinger, tratto dal Capitolo nono di "Rapporto sulla fede".
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