sabato 3 agosto 2019

LETTERA PASTORALE ALLE FAMIGLIE DELLA COMUNITA' DI ISCHIA, di mons. Filippo Strofaldi



LETTERA PASTORALE
ALLE FAMIGLIE DELLA COMUNITA' DI ISCHIA
di mons. Filippo Strofaldi (Vescovo di Ischia)




Carissima famiglia,
   comincio la mia prima visita pastorale in tutte le comunità ecclesiali e civili dell'isola portando sulle labbra e nel cuore la frase di Gesù quando entrò nella casa di Zaccheo " Oggi voglio fermarmi a casa tua" (Lc 19,5). Anch'io desidero bussare alla porta ed entrare in punta di piedi nella vostra dimora, sedermi accanto a voi tutti e parlare di Dio che ci ama.
   Vorrei iniziare da voi, perché la famiglia fondata sull'amore di Dio, come preghiamo nel Salmo 126,1 "Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori", è la "cellula" vivente e pulsante della Chiesa e della società, è il "luogo privilegiato" dove l'amore si concretizza e si espande dai genitori ai figli con tutti gli altri componenti, è il "nucleo" fondamentale intorno al quale ruotano tutte le iniziative d'apostolato, è la "sintesi" di tutti gli aspetti della vita pastorale dai genitori ai figli, dagli adulti ai ragazzi, dagli anziani ai fidanzati, dagli studenti ai lavoratori... 

1. La famiglia, immagine della Santissima Trinità. 
   Prima di entrare nella vostra casa vi consegno questa mia lettera per comunicarvi tutta l'attenzione e l'amore che la Chiesa dimostra per la famiglia, che deve tradurre nelle opere e nei giorni del tempo, l'immagine della famiglia divina cioè la Santissima Trinità, dove il Padre ama e genera eternamente il Figlio, il Figlio accoglie l'amore e s'incarna nella storia degli uomini e lo Spirito Santo si apre al mondo riversando l'amore di Dio nei nostri cuori.
    Perciò ogni famiglia diventa famiglia di Dio quando:
a) rapportandosi al Padre, sorgente dell'amore, cura la crescita dei figli nel rispetto delle loro scelte, onora gli anziani, portatori di valori e di saggezza, testimonia la reciprocità dell'aiuto fraterno e l'edificazione della casa nella comunione;
b) in relazione al Figlio la famiglia si fa accoglienza di quanti vengono a bussare alla porta del suo cuore, soprattutto degli ultimi, nella prossimità di chi è povero economicamente o spiritualmente;
c) in riferimento allo Spirito Santo la famiglia si apre alla novità di Dio, rinnova il suo "stile di vita", si converte orientandosi verso valori umani e cristiani radicati nel profondo, tende ad un cammino di liberazione per passare da una visione consumistica della conduzione familiare ad un ideale di ben-essere che abbraccia corpo e anima.
    In questo circuito trinitario la legge fondamentale è l'amore: comunione di anime e di corpi che la famiglia vive come fondamento del suo essere ed operare.
    Quest'amore nella Trinità è così profondo che le tre Persone divine sono veramente un solo Dio: nella famiglia umana invece le nostre individualità sono così spesso separate da creare difficoltà al dialogo e alla comunione.
    Perciò l'amore va custodito, rafforzato, difeso perché è continuamente attentato da ogni parte, a cominciare dall'io di ciascuno dei membri della famiglia, e lo stesso termine "amore" viene equivocato per ogni forma di degenerazione.
    Perciò la Pastorale della famiglia, insieme a quella giovanile, diventa, nell'ansia della madre Chiesa, azione attenta e impegnativa della comunità cristiana in quanto "è il luogo privilegiato dell'esperienza dell'amore e della trasmissione della fede" (Cfr. Comunicare il vangelo in un mondo che cambia, 52. CEI).
    Il ricordo delle nostre esperienze familiari non è solo nostalgia del passato, ma un rivivere e rinnovare nell'oggi la santità della famiglia. Infatti, molti di noi più adulti, tra i ricordi dell'infanzia, conservano nel cuore la memoria di quando, con i genitori e i vicini di casa, si recitava da ragazzi il S.Rosario intorno al braciere, oppure quando si ripeteva a memoria, alla loro presenza, il Catechismo in preparazione ai sacramenti dell'iniziazione cristiana o per la gara del "Premio-Roma". Infatti la famiglia svolgeva il suo ruolo di prima scuola di fede e di preghiera, dove i primi elementi di crescita cristiana si alternavano ai primi alimenti di crescita "in età, sapienza e di grazia, davanti a Dio e davanti agli uomini"(Lc 2,52), come Gesù ragazzo nella sua famiglia di Nazareth.

2. La famiglia, immagine della casa Nazareth.
    E' l'icona di Nazareth ad ispirare ogni famiglia cristiana perché Gesù, Figlio di Dio è diventato Figlio dell'uomo inserendosi nel tessuto dell'umanità, è entrato nelle case degli uomini, si è seduto alla mensa dei fratelli, ha chiesto da mangiare e da bere, ha trovato riposo come ospite a Betania presso gli amici Lazzaro, Maria e Marta, ha santificato con la sua presenza l'unione di due sposi a Cana di Galilea e per non turbare la loro gioia, ha trasformato l'acqua in vino ridando il sorriso della festa a tutti presenti.
    Che sentimento di tenerezza ci viene nel pensare a Gesù fanciullo, ragazzo, adolescente e poi giovane nella sua casa di Nazareth, covato con gli occhi dai suoi genitori Giuseppe e Maria, sempre più compresi nella loro casa di questa presenza misteriosa ma reale, divina ma umile! Nessun indizio soprannaturale, nessuna manifestazione straordinaria perché "non era ancora giunta la sua ora"(Gv 2,4) ma solo il suo inserimento nella storia normale di una famiglia che è passata attraverso prove, sofferenze, problemi...come l'emigrare in terra di Egitto e quindi, diremmo oggi, extracomunitari all'estero, rientrare in patria, ricostruire tutto daccapo, lavorare nella falegnameria, affrontare tutto con serenità: nessuna parola, nessun discorso, nessun avvenimento particolare nella vita familiare di Gesù a Nazareth, ma solo l'incubazione silenziosa e misteriosa in attesa di librare le ali per seguire il progetto di Dio: la salvezza dell'umanità. 
    Ecco come la famiglia segue il progressivo sviluppo dei figli che all'inizio della vita hanno bisogno di tutto ma poi si rendono progressivamente autonomi finché un giorno, "come frecce scoccate dall'arco" devono seguire la loro traiettoria: è il rispetto delle loro scelte vocazionali che i genitori, pur avvertendo una lacerazione nella carne, vivono nel momento del distacco senza assalti di possessività, senza mammismi o paternalismi che condizionano i figli nel loro agire.

3. La famiglia, immagine della Chiesa.
    Per questo ruolo delicato della famiglia, nonostante la crisi dell'istituto familiare con le coppie di fatto, quelle in difficoltà, quelle divise, la comunità cristiana vuole prendersi l'impegno di accompagnare con la preghiera, riflessione, incontri, approfondimenti sul "vangelo del matrimonio" in modo da rinnovare il sacramento a volte seppellito sotto la cenere della routine, a volte trascurato da frequenti crisi coniugali. 
    Se la famiglia si riporta, attraverso il sacramento del matrimonio, all'immagine della Chiesa-famiglia di tutti i battezzati, infatti fu definita dal Concilio "Chiesa domestica", vivrà in pienezza quell'osmosi di spiritualità che unisce nella solidarietà le varie esperienze familiari ( Cfr. NMI,47) e così potranno nascere nella parrocchia gruppi di famiglie che ascoltano, seguono, confortano, assistono gli altri, trovando in quest'apostolato anche la forza di superare le proprie difficoltà. 
    È questo il "ministero coniugale", il compito dei genitori, come c'è nella Chiesa il ministero presbiterale, quello dei consacrati, il ministero della vita religiosa, missionaria... È un servizio di edificazione della propria famiglia e di aiuto a quelle in difficoltà, per condividere esperienze e sostenersi a vicenda con quanti vivono la stessa realtà.
Diventeranno le nostre parrocchie famiglie di famiglie, comunione di comunità?
Nasceranno gruppi di spiritualità e si moltiplicheranno gli operatori pastorali?
Si formeranno nelle case nuclei di famiglia che, approfondendo il vangelo, porranno in opera un'azione di sostegno e di rinnovamento a focolari spenti?
Si trasformeranno le dimore familiari in luoghi di accoglienza affettiva ed effettiva e non resteranno pensioni dove si va solo a dormire a mangiare o dove separati in casa hanno messo in soffitta l'amore? 
    Ce lo auguriamo tutti a vicenda in modo che la nostra Chiesa di Ischia, anch'essa come grande famiglia di tante famiglie, possa realizzare nell'isola un'osmosi di comunione fra tutte le sue componenti.
Molti aspetti già forse sono in atto nelle nostre parrocchie, altre verranno suscitati in occasione della visita pastorale, così come auspichiamo anche una "scuola per genitori" che potrebbe fare da supporto a questo difficile "mestiere" che esige preparazione, aggiornamento e formazione permanente. 
    Termino questa mia lettera ricordando a voi e a me quanto disse Papa Giovanni, il Papa buono, in occasione di un incontro di famiglie: " Ed ora che cosa donerò a questa gente? una benedizione? una parola ? un po' di calore? ... Stasera questa brava gente rivivrà e commenterà le parole del Papa come se si fosse seduto accanto al focolare di ciascuna famiglia: ha posato la mano sul capo dei bambini, ha ammonito con dolcezza i giovani e le ragazze, ha richiamato agli sposi la dignità e l'impegno del sacramento che li unisce per sempre... il resto non importa... il resto è lo spazio lasciato alla speranza".
Sono questi i sentimenti di grande speranza che provo anch'io per voi in questa visita pastorale, mentre vi auguro tanta serenità e armonia familiare e invoco la benedizione di Dio, con l'intercessione di Maria e dei santi Patroni perché discenda con abbondanza sulla vostra casa.

      Ischia 21 Ottobre 2001: 
      beatificazione dei coniugi Beltrame-Quattrocchi 
      nel XX Anniversario della "Familiaris consortio".

    
 




Fonte : www.diocesi.ischia.it





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