sabato 3 agosto 2019

L'ORAZIONE , Don Columba Marmion O.S.B.




L'ORAZIONE
Don Columba Marmion O.S.B.


In un dialogo si ascolta e si parla. L'anima si dà a Dio e Dio si comunica all'anima.
Per ascoltare Dio, per ricevere la sua Luce, basta che il cuore sia pieno di sentimenti di fede, di reverenza, di umiltà, di fiducia ardente, di amore generoso.
Per parlargli bisogna avere qualche cosa da dirgli. Quale sarà il soggetto dei colloqui? Ciò dipende principalmente da due elementi: la misura della grazia che Gesù Cristo dà all'anima e lo stato dell'anima stessa.
Il primo elemento, di cui bisogna tener conto, è la misura dei doni di grazia comunicati da Cristo: " Secundum mensuram donationis Christi (secondo la misura del dono di Cristo) " (Ef 4, 7). Gesù Cristo, essendo Dio, è padrone assoluto dei suoi beni, dispensa la sua grazia all'anima come vuole; sparge in lei la sua luce come piace alla sua sovrana maestà. Per mezzo del suo Spirito, Cristo ci guida e ci attira al Padre suo. Se leggete i maestri della vita spirituale, vedrete che hanno sempre santamente rispettato questa sovranità di Cristo nel dispensare i suoi favori e le sue luci. Ciò spiega la loro assoluta discrezione quando devono intervenire nei rapporti dell'anima col suo Dio.
S. Benedetto, il grande contemplativo favorito di grazie straordinarie di orazione, divenuto maestro nella conoscenza delle anime, esorta i suoi discepoli a " darsi frequentemente alla orazione ": Orationi frequenter incumbere (Regola cap. 4). Egli fa chiaramente capire che la vita d'orazione è assolutamente necessaria per trovare Dio.
Ma quando si tratta di determinare il modo di darsi a Dio, egli mantiene una singolare discrezione. Suppone naturalmente che si sia già acquistata una certa conoscenza abituale delle cose divine, per mezzo della lettura assidua delle Sante Scritture e delle opere dei Padri della Chiesa. Per l'orazione, si limita ad indicare dapprima l'attitudine, che deve avere l'anima dinanzi a Dio nel momento in cui si avvicina a lui: profonda reverenza ed umiltà (Regola cap. 20). Vuole che l'anima resti alla presenza di Dio in uno spirito di grande compunzione e di perfetta semplicità; questa attitudine è la migliore per ascoltare la voce di Dio con frutto. Riguardo al colloquio stesso, oltre a riallacciarlo strettamente alla salmodia (di cui è, per così dire, il prolungamento interiore) San Benedetto lo fa consistere in slanci corti e ferventi del cuore verso Dio. " L'anima, dice, riprendendo lo stesso consiglio di Cristo (Mt 6, 7), deve evitare la molteplicità delle parole; essa non prolungherà l'esercizio dell'orazione, se non vi è spinta dall'impulso dello Spirito Santo, che abita in essa per la grazia ". Null'altro di formale a questo proposito dice il legislatore della vita monastica.
Un altro maestro della vita spirituale, arrivato ad un alto grado di contemplazione e pieno delle luci della grazia e dell'esperienza, S. Ignazio da Lojola, ha scritto alcune parole di cui non riusciremo mai abbastanza a pesare la profonda sapienza. " Per ognuno, scrive a San Francesco Borgia, quella meditazione è la migliore nella quale Dio si comunica di più a lui. Poiché Dio vede e sa ciò che più ci conviene, e, sapendo tutto, ci indica egli stesso la via da seguire. Ma per trovarla, noi dobbiamo tentarne varie, prima di incontrare quella che ci condurrà alla vita senza fine, nella quale godremo il dono santissimo di Dio ". Il Santo insegna dunque che bisogna lasciare a Dio la cura di indicare ad ogni anima la maniera migliore di conversare con lui.
Santa Teresa, in molti punti delle sue Opere, enuncia lo stesso pensiero: " Sia che un'anima si eserciti molto o poco nell'orazione, importa estremamente di non costringerla troppo e di non tenerla, per così dire, incatenata in un canto ".
S. Francesco di Sales non è meno discreto. Ascoltate ciò che dice. Il testo è un po' lungo, ma caratterizza bene la natura dell'orazione, frutto dei doni dello Spirito Santo, e la discrezione che bisogna usare nel regolarla: " Non pensate, figlie mie, che l'orazione sia un'opera dello spirito umano. E' un dono particolare dello Spirito Santo, che eleva le potenze dell'anima al disopra delle loro forze naturali, per unirle a Dio per mezzo di sentimenti e di comunicazioni, che tutti i discorsi e la saggezza degli uomini non possono operare senza di lui. Le vie per le quali egli conduce i santi in questo esercizio (che è la più divina occupazione per una creatura ragionevole) sono meravigliose nella loro diversità e bisogna onorarle tutte, poiché esse ci conducono a Dio e sotto la condotta di un Dio. Ma non bisogna né volerle seguire tutte, né sceglierne alcune di propria volontà. Il punto importante è il riconoscere l'azione della grazia in noi ed esservi fedeli ".
Si potrebbero moltiplicare simili testimonianze; ma queste basteranno a dimostrarvi che, per quanto i maestri della vita spirituale spingano le anime a darsi all'orazione, giacché essa è un elemento vitale di perfezione spirituale, nondimeno si guardano bene dall'imporre indistintamente a tutte le anime una via piuttosto che un'altra. Noi diciamo, " imporre "; essi esaltano o raccomandano certe vie, suggeriscono o propongono dei metodi particolari. Tutti hanno la loro utilità che si può provare; ma voler imporre indifferentemente a tutte le anime un metodo esclusivo, sarebbe non tener nessun conto né della libertà divina, con la quale Gesù Cristo distribuisce la sua grazia, né dello slancio che fa nascere in noi il suo Spirito.





Fonte :   www.ora-et-labora.net
Tratto dal libro "Cristo, vita dell'anima" di Don Columba Marmion O.S.B. - Soc. Edit. Vita e Pensiero , Cap. X.




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