domenica 28 luglio 2019

Don FERRANTE APORTI (1791-1858) , fondatore della Scuola Infantile di Carità



Don FERRANTE APORTI  (1791-1858) ,
fondatore della Scuola Infantile di Carità


Don Ferrante Aporti  , grande pedagogista risorgimentale, con la propria iniziativa e con i suoi scritti seppe catalizzare intorno a sé l’attenzione degli uomini del primo Ottocento più aperti ai problemi educativi e sociali: inoltre, con l’istituzione degli asili infantili, prima struttura educativa per fanciulli minori di sei anni, contribuì in maniera essenziale alla crescita culturale ed ideale della Lombardia preunitaria.

Nato a San Martino nel 1791, è il più noto ed illustre cittadino sammartinese e grande pedagogista risorgimentale. Studia a Vienna, al Teresianum. Quando torna approfondisce il greco, l'ebraico, la matematica e l'agricoltura, insegnando esegesi biblica nel seminario di Cremona, dove, nel 1821, diventa direttore delle scuole elementari maggiori.
Constata la scarsezza e la "vergogna" delle "scuolette", le sale di custodia in cui i bimbi si ammassano, guardati da qualche donna impreparata e allora pensa di creare un asilo educativo. Sperimenta il suo metodo nell'asilo per ricchi dell'abate Gallina, a Cremona; poi, nel 1828, ne apre uno proprio a pagamento e, nel 1831, uno per i poveri con refezione, prima per 50, poi per 120 bambini.
Ed eccoci al 1834, anno importantissimo in cui a San Martino viene aperta la Scuola Infantile di Carità, il primo asilo rurale, prototipo di successive realizzazioni, situato nell'attuale bar presente sotto i portici di piazza Castello, già caserma Renati. È un indubbio primato per San Martino, che fa scrivere all'Aporti: "Tutto il mondo sappia che fummo i primi a dare l'esempio di questa nobilissima e ragionevole carità".
I fini dell'asilo per l'Aporti sono i seguenti: custodire i figli dei lavoratori, toglierli dall'abbandono, dare loro un'educazione morale e religiosa, avviarli allo studio, attraverso di loro elevare la coscienza del popolo.
Trasferitosi in Piemonte, gli viene assegnata la cattedra universitaria di metodica nel 1844; escluso dalle amnistie austriache dopo il 1848, rimane a Torino, onorato di cariche pubbliche. Muore, sempre a Torino, nel 1858.

 
 










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